a chi lascia una piccola traccia.(Recensione) u.u .
E vi segnalerò anche nella lista dei buoni di Babbo Natale. *w*
Bando alla ciance , questo è il primo capitolo di una storia
che spero abbia successo.
Starà a voi deciderne il destino.
*risata malefica* Buona lettura.
Prologo
Nella mia vita ho perso tante cose e altre mi sono state portate via.
In diciannove anni mi sono sempre chiesta : perché le cose belle sembrano nascere con l’unico scopo di morire , prosciugandoti della felicità che ti mantiene in vita , e allora quando sei li , solo un corpo retto da un mucchio di ossa , le cose brutte arrivano per non lasciarti mai?
Già , lo so. Nulla è per sempre. Allora qualcuno dovrebbe denunciare la Disney per i mucchi di stronzate che inculca nei bambini.
1 Dicembre 1992.
Tenete a mente questa data. Perché? Bèh , perché sono nata io.
Chi sono? Con il tempo lo scoprirete. Non posso dire tutto ora , altrimenti cosa racconto?
Gennaio 1998. Bèh , mi cadeva il mio primo dente da latte ma è meglio non ricordare certe cose imbarazzanti.
24 Giugno 2011 , apprendista truccatrice di rockstar. La mia mentore? Natalie.
Chi cazzo è Natalie?
Mi disturba , profondamente. Ha quella voce dolce come il miele , quel sorriso zuccherino , quell’espressione da madre.
Va a quel paese falsa santarellina. Il mio proverbio? Mai fidarsi delle acque calme. Si , lo so , sono profondamente diffidente ma cosa ci volete fare?
Lo sareste anche voi con un passato come il mio.
Ma , bhè , non parliamo di questo.
Parliamo piuttosto di come la mia vita è andata storta , di come la mia vita ha cambiato strada probabilmente utilizzando un navigatore comprato da una bancarella di qualche filippino ubriaco.
Mi è sempre piaciuta l’estetica. Sempre , fin da bambina giocavo a truccare le barbie e perfino mio fratello. Certo , utilizzavo il suo viso mentre era beatamente addormentato ma ho fatto comunque pratica.
Mia madre ha quindi assecondato il mio desiderio di andare a una scuola privata d’estetica , in Francia. Certo ha dovuto sborsare un bel po’ di soldi ma il mio caro , e
Insomma , una gallina dalle uova d’oro per quanto mi riguarda.
Nel bel mezzo dei miei studi la mia buona stella decide di baciarmi la fronte.
“Ricordi Natalie?” aveva chiesto mamma durante un pranzo parecchio abbondante. Io l’avevo guardata , restando in silenzio , sbattendo le palpebre più volte. Poi s’era messa a parlare di quella donna , di quella fortunata donna divenuta la truccatrice di Bill Kaulitz.
Si proprio di Bill Kaulitz.
Quel bellissimo ragazzo dai capelli neri , gli occhi nocciola , lo stile strambo.
Ma chi voglio prendere in giro? La renna Rudolf mi attira molto di più.
Comunque , Natalie è una cara amica di mamma che di me , ovviamente , ne aveva parlato molto e bene. Le capacità persuasive di quella donna avevano portato Natalie a chiederle di farmi andare in America , ove , al suo fianco , avrei potuto migliorare le mie capacità di truccatrice ed estetista.
Avrei visto il suo lavoro.
Insomma , uno stage particolare e molto privato.
24 Giugno 2011. Sono dunque qui , nel camerino dei Tokio Hotel.
Le loro fan pagherebbero per essere al mio posto , vero? Per loro fortuna sono disposta ad affrontare l’enorme sacrificio di cederlo in cambio di duecentomila euro. Umh.. forse anche più.
Da un mese conosco questi quattro musicisti. Ah , la storia di Ria? Puramente vera.
Anzi , vi dirò di più , voglio essere cattiva , spezzerò i vostri cuoricini pulsanti : Tom ne è cotto da un anno ormai.
Bene , ora andate a suicidarvi pure. Possibilmente niente spargimenti di sangue , insomma : impiccatevi , buttatevi in un fiume in piena o respirate gas. Ma niente sangue.
Sarebbe un casino pulire , dopo.
Georg e Gustav mi sono simpatici. Dico sul serio questa volta.
Mi piacciono e c’è un motivo : sono i più normali del gruppo. Gustav mi va particolarmente a genio : non parla mai , si veste come un qualsiasi ragazzo normale e.. non parla mai.
I requisiti adatti per andare d’accordo con me.
Tom , stendiamo su un velo pietoso. Ha la ragazza , no? Questo dovrebbe bloccare , tamponare , attutire la sua tempesta ormonale , vero? Giusto? Invece spesso e malvolentieri mi ritrovo mangiata dal suo sguardo ed evito di guardare come gioca con il suo piercing.
Uccidetelo , ve ne prego.
E pure preferisco sottostare alle sue radiografie piuttosto che subirmi la parlantina di suo fratello.
Bill Kaulitz.
Il famoso Bill Kaulitz. Dolce , egocentrico , egoista , romantico , sognatore , capriccioso , moccioso , bambino viziato , logorroico. Che nervi. Che nervi , che nervi e che nervi.
Natalie mi chiede di passarle il fondotinta , distraendomi da queste mie ormai ripetitive considerazioni.
Eseguo senza dire una parola.
Tra due ore vi sarà il loro ultimo concerto , poi inizieranno le vacanze.
Certo perché è stancante essere famosi , guadagnare diecimila euro al mese , ricevere applausi , premi , essere amati e vezzeggiati.
Si… un vero stress.
-Zia , zia- un bimbo dai riccioli rossi entra in camerino. Georg , seduto alla poltrona , gli sorride e torna a parlare con Gustav.
Non è proprio un bambino , in realtà ha undici anni. Ma è odioso. E’ forse la persona che odio di più in questa stramaledetta situazione.
-Cosa c’è Cal?- la donna , Natalie , finisce di stendere la pasta color pelle sul viso angelico del vocalist e fa repentinamente sgusciare lo sguardo sul moccioso.
-Posso andare a comprare qualcosa da sgranocchiare al McDonald’s?-
-E’ lontano- risponde indecisa , frugando tra i suoi trucchi , i suoi attrezzi da lavoro.
Abbassò lo sguardo e incrocio quello smeraldo del piccoletto. Sorride amorevolmente.
-Kim può accompagnarmi-
-Ti ho già detto mille volte che mi chiamo Kimberly , moccioso- sbottò infastidita.
Odio quando qualcuno che non sopporto usa il mio diminutivo e odio quando Cal mi sfrutta per ottenere ciò che vuole.
-Kim..- Natalie mi guarda , un misto di supplica e rammarico.
Come posso dir di no alla mia insegnante? Sospiro , stringendo i denti.
-E va bene , andiamo a farti mangiare- ricerco tutta la dolcezza che è in me ma ne esce fuori un sibilo irritato.
-E viva! Ho già i soldi- mi prende per mano –Andiamo Kim-
Spero che il panino ti vada di traverso.