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Autore: Circe_laMaga    04/09/2011    2 recensioni
Otto anni che non vedevo la mia famiglia: perché loro erano la mia famiglia.
Tante cose erano cambiate, nessuno era rimasto lo stesso. Vedevo il dolore nei loro visi. Tante domande affollavano il loro volto.
"Issa, perché?" Ecco cosa mi chiedevano tutti.
Mi sentivo più viva con loro, ma... il mio ritorno avrebbe svegliato i fantasmi del passato?
Una storia senza pretese, inventata così di getto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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  II°
 

 
[Ciao Issa. Rispondo al tuo squallido messaggio, sì. Mi manchi e voglio assolutamente vederti al più presto. Che ne dici ‘sta sera a cena? Abitiamo nella vecchia casa dei miei, quindi sai l’indirizzo. Rispondi. Baci.]
Mittente: Selina;
Selina era, da sempre, la mia migliore amica. Negli ultimi tempi si erano aggiunte anche Roby e Kiara, ma Selina non l’avrei mai potuta dimenticare. Insomma, era con lei che ero stata al mio primo concerto, con lei avevo preso la mia prima sbornia, con lei, in prima superiore, ero stata rimandata di educazione artistica. Era la prima persona di cui mi ero fidata ciecamente, la prima persona a cui ho raccontato di mio padre. Era estremamente importante che lei mi volesse vedere.
[Sono felice che tu abbia risposto. Accetto il tuo invito, ma porto con me una persona J]
Lei mi rispose dopo poco, dicendo che ne sarebbe stata felice. Corsi subito a disfare le valigie, cercando qualcosa da indossare. Si, lei mi aveva visto appena sveglia, ma era importante fare un buona figura per me. Non le avevo parlato per così tanto tempo che ero stupita che mi avesse risposto. Alla fine trovai un paio di Jeans scuri e una camicetta a maniche corte. Sembravo una persona seria, così da dare l’idea di essere maturata finalmente, di non essere più la solita lunatica, depressa Elissa.
Andai a svegliare mio figlio, bellamente stravaccato sul divano, che russava beato. Appena sveglio, si strofinò gli occhietti e mi chiese “Dove andiamo, mamma?”
“Da Selina, una mia vecchia amica. Ti starà simpatica, vedrai!” dissi, rassicurandolo. Alan, per questo verso, mi assomigliava abbastanza: aveva una fottuta paura delle novità, includendo anche la paura degli estranei in essa.
Non ci fu verso di costringere il bambino a infilarsi qualcosa di decente, così fui obbligata a portarlo in pantaloncini e canotta.
La casa di Selina non era troppo lontana dall’appartamento che avevo in affitto, ma scelsi di prendere comunque la macchina. Per come me la ricordavo, quella via era abbastanza malfamata quando ero adolescente, quindi non volevo andare in giro di notte, con magari Alan addormentato, a piedi. Quando arrivai nel parcheggio notai una moto fiammante ed acquistai la certezza che Selina stava ancora con Domenico, il fidanzato storico. Domenico aveva la passione per le moto e per Selina. Era un uomo veramente insopportabile, lunatico e con un pessimo senso dell’umor, simile al mio. Selina, però, riusciva a prenderlo e si era innamorata di tutti i suoi difetti. Dovevo ammettere, però, che nemmeno Sel aveva un carattere particolarmente facile. Era violenta, lunatica, esibizionista, prima donna, ma tutti le volevamo bene per quello che era.
Vidi il campanello con quei due nomi sopra e fui felice, felice per loro. Suonai e dopo pochi istanti una vocina di donna mi chiese “Chi è?”
“Ehm, Issa. Sono Issa” dissi, con voce titubante.
Selina ci aspettava sulle scale. Era esattamente come la ricordavo, con quelle sue guanciotte arrossate. Era sempre bassa, aveva capelli a caschetto lisci come spaghetti e quegli occhi a mandorla erano sempre lì al loro posto. Aveva un sorriso a trentadue denti e, appena salii l’ultimo gradino, mi saltò letteralmente addosso abbracciandomi. Mi stupivo di tutta quella sua dolcezza, infatti la Selina violenta che conoscevo non si fece attendere. Finito quell’abbraccio, mi arrivò uno schiaffo che mi arrossò una guancia.
“Stronza!” Disse lei, con aria crucciata. Io la squadrai per benino. Notai uno strano rigonfiamento nella zona del ventre.
“Sel, tu sei incinta!” Dissi quasi gridando. Lei, però, si distrasse. Infatti, scorse mio figlio che stava ancora sugli scalini e ci guardava curioso.
“Era, era lui la persona che portavi?” Disse con voce tremante. Io annuii e lei sorrise, dicendo che non poteva farci stare ancora sulle scale.
Mio figlio si andò a sedere sul divano, guardando sempre stranito quella nanetta con la frangetta. Si mise a guardare un vecchio film ed entrò in catalessi. Io seguii Sel in cucina, dove tutto il bancone era occupato da roba da mangiare. Cercai di allungare il braccio verso le bruschette ma, prima che lo potessi fare, mi arrivò un pizzicotto e la sua voce incazzata.
“Non ti sembra che mi devi dare qualche spiegazione? Okay, sono felice di rivederti. Sta di fatto che sono molto incazzata, anche.”
“Anche tu mi devi spiegare della tua pancia, Sel!” dissi, cercando di cambiare discorso.
Lei mi guardò truce: secondo me stava pensando un modo per uccidermi e nascondere il cadavere.
“E’ tuo figlio, il bambino?” mi chiese. Io mi limitai ad annuire.
“Come si chiama?”
“Alan, bello e armonioso. Anche prezioso.” Dissi, indicandole la scelta di quel nome.
“Giusto che tu sei fissata con i significati dei nomi. Quanti anni ha?” mi chiese.
“Otto anni a marzo.” Mi sedetti sullo sgabello, pronta a subirmi il terzo grado.
“E’ bellissimo, sul serio. Ora, però, devi parlare. Perché sei scappata così? Non ammetto variazioni del discorso. Se non me lo spieghi, ti butto fuori a calci da casa mia, chiaro?”
“E’ complicato, Sel. Ho dovuto. Per voi sarò una codarda, ma fidati è il gesto più coraggioso che abbia mai fatto!”
“Forse non hai capito, cara la mia Issa. Io voglio sapere tutta la storia. Tu me lo devi, per avermi fatto stare in pensiero otto anni.”
“Sono rimasta incinta di Alan, avevo paura che il padre scoprisse che ero incinta e me lo portasse via. Avevo paura del vostro giudizio. Ero spaventata e confusa. L’ho fatto per il bene di quel coso che avevo nella pancia, che si è trasformato nella cosa migliore della mia vita!” dissi, tutto d’un fiato, fissando le mie bellissime scarpe.
“E chi è il padre, Issa?” chiese lei.
“Non te lo posso dire, ti prego non insistere. Non posso!”
Lei non insistette, mi abbracciò e basta. Lei mi aveva capito, per una volta.
 
A cena, c’era Domenico, ora marito di Sel, che sembrava sul serio un’altra persona. Era sempre stato un tipo lunatico, ma quella sera era veramente divertente e giocava con Alan che si divertiva una marea.
“Sel, allora sta pancia?” chiesi io, mentre Domenico rincorreva mio figlio per tutto il salotto, che se la rideva come uno scemo.
“Sono al quinto mese! Non è fantastico?”
“Lo è! Almeno potrò vedere questo bimbo che nasce!” dissi io, con una punta di rammarico in voce.
Chissà se gli altri avevano figli, se erano sposati o cosa.
Mancavano all’appello altre tre persone.

Angolo dell'autrice:
Ecco il secondo capitolo. La storia è ancora un po' ferma. Lei incontra Selina, una delle sue migliori amiche. C'è ancora tanto da chiarire, ma da adesso in avanti si alterneranno interi capitoli "flashback". Il nome Selina significa piccola luna, per questo l'ho scelto. L'amica in questione è molto lunatica! Spero ci siano meno errori grammaticali, recensite vi prego :)
Circe la Maga

  
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