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Autore: MaxT    04/09/2011    4 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam

Cara Scarlettheart, grazie mille per la rapidissima recensione. Sì, nel capitolo non è successo molto, ma era necessario definire bene perché non reagiscono subito.

Cara Atlantis Lux, grazie di cuore per la tua recensione graditissima.
Al momento attuale, non credo che l'Oracolo approverebbe un'ingerenza nelle beghe di potere di un altro mondo; per motivare l'intervento delle W.I.T.C.H. manca ancora un ingrediente, che sarà fornito nei prossimi capitoli.

Cara Kuruccha, che giornata di festa, due recensioni... grazie!
Sì, la storia recente aveva molto trascurato le WITCH, del resto tutti gli avvenimenti importanti per la trama stavano avvenendo a Meridian.
Irma ha indovinato parecchie cose in diverse occasioni, ma siccome lei si considera un genio, le altre, Cornelia in testa, pensano invece tutto il contrario. E poi, diciamolo, non è che il bofonchiare a bocca piena conferisca il giusto peso a un'idea originale.
Elyon, essendo ipersensibile, ha certamente capito l'ostilità di Taranee e certamente ne soffre, ma comunque non è che le due fossero grandi amiche da prima. Ripensando alla cronologia del primo numero del fumetto, le due sono state amiche, o amiche di amiche, per solo quattro giorni prima che i loro destini divergessero; poi Elyon l'ha imprigionata, e lei ha sognato di bruciarla con tutta la casa. Difficile che ciò non lasci un segno. E poi, l'orgoglio che Tara ha mostrato più volte nei confronti dell'Oracolo non poteva non risvegliarsi davanti a certe ambiguità di Elyon.

Grazie anche ad Aleinadp per le sue recenti e graditissime recensioni ai primi capitoli.

 

Qualche parola su questo capitolo, che è ambientato a Meridian il giorno dopo l'incoronazione di Vera, e mostra l'inizio dell'apparente normalizzazione in questa città, in parallelo con la sperimentazione di armi segrete che le anti-eroine stanno preparando per far fronte al grande momento. Naturalmente devo riconoscere il debito verso due anime: Gundam Seed, cui è ispirato il mobil suit, e Mai Otome, per l'espressione 'materializzazione dai fotoni'. Questo tipo di materializzazione è supposta temporanea e dipendente dal sistema che la genera, a differenza della 'materializzazione dall'aria' che è permanente, la stessa usata per creare le Nemesis. 



      PROFEZIE

      

Riassunto delle puntate precedenti 

Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. 

A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si 
rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. 
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera, che ha comunque il rango di una principessa Escanor, la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e  le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian. 
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane, sollevando le gocce dal compito, e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile. 
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.
Passano i mesi, e la situazione a Meridian si fa sempre più pesante. La falsa Elyon diventa sempre più tirannica e incoerente, isolandosi tra i mormoranti come già Phobos prima di lei, e perdendo ogni simpatia tra la popolazione, l'establishment e perfino l'esercito. La principessa Vera, per contro, finge di mitigare le conseguenze della follia della regina e delle Guardiane e si guadagna sempre più approvazione e credibilità nella città. Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta i falsi mormoranti, le false guardiane e infine Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
 Entrato in città in incognito, Caleb assiste a tutto ciò dal punto di vista del popolo di Meridian, che è ingannato dalla montatura e festeggia la nuova regina; dopodichè si teletrasporta a Heatherfield per riferire a Elyon che, spiazzata, coinvolge le WITCH nel cuore della notte per osservare la situazione attraverso il loro portale. 
Dopo una combattuta discussione, Elyon trae gli auspici e decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.

 


 

Capitolo  65

Giganti nella notte

 

 

 

Meridian, palazzo reale, camera di Carol
 

"Sveglia, bella addormentata!", squilla la voce di Paochaion mentre lei spalanca la finestra della camera.

Carol, sprofondata nel suo letto, mugola qualcosa come: "…mpiballe", aggrottando gli occhi chiusi per difenderli dalla luce feroce del sole che attraversa le palpebre. Poi allunga una mano verso il comò, afferra un libretto e lo scaglia in direzione della voce. Il proiettile improvvisato, mancata Pao, infila la finestra aperta, proseguendo in un turbinio di fogli al vento la sua parabola verso il giardino.

"Ehi! Che modi!", protesta la cinesina azzurra. "Che ti prende?".

Carol, aperti gli occhi, realizza ciò che ha appena fatto. "Oh, no! Non saprò mai il finale!". Balza in piedi e va alla finestra, ma il sole la costringe a serrare ancora gli occhi.

"Perché non l’hai preso?", rimprovera lamentosa a Paochaion.

"Prenderlo come, in faccia?", protesta l’altra un po’ offesa. "Ma che hai, oggi? E io che volevo darti il buon giorno…".

"Scusa, ma dormivo di sasso". Riprova a sporgersi fuori, ma il suo libro sembra essersi perso tra le fronde dei rami sottostanti. "Spero che nessuno stesse passando qui sotto". Poi, andando verso il bagno: "Che fame da lupi! Che sete! Ma da quand’è che vieni a svegliarmi la mattina?".

"Da quando dormi per due giorni e tre notti di fila", risponde Pao col broncio.

"Due giorni…", ripete come se non capisse. "Scusascusascusa un attimo, non scappare..", e sparisce frettolosamente in bagno.

"E chi scappa…", brontola l’altra mentre cerca di estraniarsi dai rumori guardando dalla finestra verso la sala del trono, ben visibile nella torre accanto.

Poco dopo, Carol è di nuovo sulla porta del bagno. "Due giorni, hai detto?".

"Sì. Ti sei persa due giornate storiche".

"Immagino che Vera ci abbia messo lo zampino", si dice tra sé. "Ma cos’è successo di così speciale?".

Con lo sguardo nuovamente brillante di entusiasmo, Pao racconta: "E’ stato formidabile! Vera ha affrontato i mormoranti, le guardiane, e infine Elyon!". All’occhiata fredda dell’altra, ridimensiona con imbarazzo: "Sì, erano le false guardiane e la falsa Elyon, ma… è stato così realistico! Anche io, che sapevo che era tutto finto, mi sono emozionata!".

"E scommetto che ha vinto lei", conclude Carol con una vaga vena di sarcasmo. "Così, la grande sorella non mi voleva tra i piedi, e ha preferito che dormissi. Va bene. Anche per me è stato meglio così". Poi rientra in bagno.

Paochaion scuote piano il viso, un po’ ferita: le dispiace non poter condividere tanti pensieri ed emozioni con quella che ha sempre continuato a considerare la sua migliore amica.

"Ma Carol, non ti pesa questa sfiducia? Essere tenuta fuori dai discorsi, dalle decisioni, dai momenti più importanti? Non ti umilia dover portare il marchio di orecchini che registrano tutti i tuoi pensieri giorno e notte?".

L’altra torna sulla porta del bagno, appoggiandosi allo stipite. Tocca uno dei due orecchini, una grossa semisfera perlacea aderente al lobo, come incollata alla pelle. "Pao, se mai fossimo chiamate a rendere conto di ciò che abbiamo fatto, questi orecchini saranno la migliore prova a mia difesa. Anzi, se vuoi un consiglio: cerca di fartene mettere un paio anche tu". Poi torna dentro.

Due minuti dopo, quando esce, trova l’altra seduta sul letto a capo chino, e si rende conto che ci è rimasta malissimo. Sentendosi finalmente in colpa, le si siede accanto cingendole le spalle. "Allora, Pao, mi racconti di queste due giornate così speciali mentre andiamo a colazione?".

Senza alzarsi, l’altra risponde: "Carol, pensi davvero che Elyon ci processerà per quello che stiamo facendo?".

"Lei non mi preoccupa molto… anche se ho l’impressione che le cose non stiano andando affatto come voleva. Con il casino che avete fatto ieri, avrà più che mai bisogno di un capro espiatorio da portare davanti alla città. Però sono gli altri che mi fanno davvero paura: le vere guardiane, l’Oracolo…".

"Speriamo che Vera riesca a difenderci da loro", piagnucola Paochaion. "Che le prove di questa sera…". Si interrompe di colpo, mordendosi il labbro.

"Quali prove, Pao?".

"Niente! Non ho detto niente!".

L’altra la guarda interrogativa, poi rinuncia: se si tratta di qualcosa che lei non deve sapere, è meglio che non tenti neppure. E’ vero, essere esclusi dai discorsi le pesa. Avere un registratore di pensieri le pesa. Ma è meglio così, si ripete: in questa situazione, ogni conoscenza in più può ritorcersi contro.

Usando il potere che per lei non scarseggia mai, si fa avvolgere da un alone di luce, e riappare preparata e ben vestita. "Vieni, Pao, andiamo a fare colazione, prima di cercare quel libretto in giardino".

 

Meridian, sala del trono
 

L’aria della mattina è ancora fresca, ma un bel sole limpido accompagna l’alba dell’ottava Luce di Meridian.

La fida Theresion la raggiunge sulla terrazza che sovrasta la città. "A che ora ti dovrai presentare al Consiglio dei Veglianti?".

"C’è tempo", risponde Vera, indicando il palazzo tronco-conico sull’altopiano, due chilometri verso sud. "E poi, all’inizio di ogni riunione, viene issato uno stendardo che si vede bene anche da qui". Apre la sua agenda di morbida pelle di quodrong e sospira, come già esausta: "Con quest’ordine del giorno, credo che passerò lì tutta la mattinata. E poi, tutti i notabili del circondario si sono preannunciati per gli omaggi di rito". Mentre parla, sulla pagina appaiono dal niente due nomi in più. "La lista cresce a vista d’occhio", sospira, "Spero tanto di finirli per stasera".

"Vuoi che rimandiamo le prove?", le chiede corrucciata la ragazza dai capelli candidi.

"No, no, sono troppo importanti. Ci sarò senza dubbio. E tu cosa farai, prima di sera?".

"Mi sono organizzata per far spostare le alette psicoenergetiche dalla città, prima che finiscano come le statue di Saddam Hussein".

"Brava! Ci serviranno più che mai, ora che riprenderemo le normali distribuzioni di acqua magica".

Mentre parla, osserva una delle aquile in volo sulla città che, anziché continuare a prendere quota volteggiando su una corrente ascensionale, descrive un ampio arco in direzione della terrazza e si avvicina con decisione, allargando le ali per rallentare.

Le due fanno appena in tempo a schivare l’aquila che passa tra di loro, per poi atterrare sul pavimento dentro la sala del trono, scivolando un po’ con le zampe artigliate. Dopodiché, il maestoso volatile viene avvolto da un alone luminoso, che in un attimo si dilata fino all’altezza di una figura umana.

Quando la spettacolare trasformazione si è compiuta, Wanda è davanti a loro, finalmente con il suo vero aspetto e la divisa scura delle Nemesis.

"Ehi, già stanca del voletto?", le chiede Vera rientrando nella sala.

"Ciao, Vera. Volevo sapere come ti senti con la Corona di Luce".

L’altra si guarda in uno dei grandi specchi allineati lungo la parete, aggiustandosi il gioiello sul capo. "Non è ciò che avevo desiderato all’inizio di questa storia, ma credo che stia cominciando a piacermi". Continua a rimirarsi per un attimo di troppo. Se al posto dell’ametista ci fosse un turchese, legherebbe meglio con il colore delle sue iridi, e sembrerebbe quasi un terzo occhio.

Wanda interrompe il suo idillio con l’immagine riflessa. "Intendevo dire: senti che la corona stia aumentando i tuoi poteri psichici?".

Vera accenna a fare spallucce. "Se escludi l’autostima… direi di no. Ma poi sarebbe ben strano, visto che è solo un simulacro".

"Perché un simulacro?", chiede Wanda allarmata.

"Te l’ho già spiegato una volta".

"Fai finta che io sia scema, e spiegamelo di nuovo".

Vera esita un attimo e si scurisce in viso nel rivangare le sue paure. "Perché la prima goccia di Elyon è morta appena l’ha indossata. O, se non è morta, è rimasta lì e nessuno l’ha mai più rivista".

Gli occhi di Wanda lampeggiano quando capisce: "Ma allora… anche quella con cui sei stata incoronata ieri era fasulla!".

"Proprio così. La stessa corona che mi ha lasciato Irene".

"Ma non ci posso credere!", rantola stringendosi il viso tra le mani. "Quella di ieri sarebbe stata un’incoronazione legalmente valida! Avresti potuto considerate tua la corona a tutti gli effetti!".

Vera si irrigidisce ancora di più. "Anche quella che fece Phobos alla goccia di Elyon era un’incoronazione legalmente valida, ma quella poveretta non è mai diventata regina".

"E la corona vera?".

Il gioiello appare tra le mani di Vera. "Eccola. La tengo smaterializzata, tanto per essere certi che non faccia la fine del Cuore di Kandrakar".

A quest'allusione, Wanda si altera ancora di più. Le viene a un passo, sovrastandola con la sua statura più imponente. "Smettila di girarci attorno! Trova una scusa qualsiasi, e fai ripetere l’incoronazione con questa! L’hai chiesta per avere il potere di difendere la tua gente, o no? Questo ce lo devi, a me e alle mie compagne che rischieremo la vita per te!".

"I miei poteri basteranno, per questo e per altro!", dice Vera puntando i pugni sui fianchi con un'espressione di velata minaccia, mentre le pupille cominciano a brillarle di luce propria.

Theresion interrompe il confronto prima che possa degenerare: "Per me è inutile: è ovvio che anche l’altra corona è un falso. Se Elyon aspettava il nostro arrivo, perché avrebbe lasciato qui quella vera?".

Vera approfitta del momento per mettere qualche passo tra sé e la presenza troppo incombente di Wanda.

"Allora?", insiste quest’ultima, "E’ la corona vera, o no?".

Resistendo alla tentazione di un’inutile bugia di comodo, Vera le risponde: "Per me, sì. La sento diversa al tatto".

Theresion insiste: "Ma l’hai mai tenuta tra le mani quando la portava Elyon?".

"No,", ammette Vera. "Però ho ricordi ereditati da lei".

"E te ne fidi?".

Cala un attimo di silenzio teso, in cui le tre valutano le implicazioni di questo dubbio.

Wanda, immusonita, si va ad appoggiare allo stipite che dà sulla terrazza.

Theresion rompe il silenzio con una domanda: "Vera, in che modo la Corona di Luce rende più potente chi la indossa?".

"In molti modi", risponde Vera rigirandosi in mano l’oggetto dei loro dubbi. "I membri della nostra stirpe generano una grande quantità di energia magica col loro metabolismo; questa corona la accumula quando non viene utilizzata subito. Quando è del tutto carica, può restituirla molto rapidamente".

"E questa energia è il presupposto indispensabile per l’uso della magia?".

"Non di tutti i tipi di magia. Quello che utilizziamo è sostanzialmente un potere di influenzare la realtà con l’immaginazione. Oltre all’energia, richiede una predisposizione innata e una tecnica di visualizzazione".

"E gli altri tipi di magia?".

"Non tutti dipendono da questa risorsa. Lo spiritismo, la chimica, la tecnologia e molte altre forme non vi hanno nulla a che fare".

"Basta filosofare! E quindi?", la fa breve Wanda, senza tentare di nascondere il suo malumore.

"E quindi, si prosegue come previsto", risponde Vera facendosi sparire la corona in mano. "Appena alzeranno lo stendardo, andrò al Consiglio dei Veglianti, e poi ci ritroveremo stasera al poligono per la prova".

Wanda volge lo sguardo verso la porta del terrazzo. "Lo stendardo verde? Guarda che l’hanno già alzato da un po’ ".

"Davvero?!? Allora devo proprio sparire!". Passa vicino a Wanda per una pacchetta sulla spalla in segno di pacificazione e poi svanisce in un baluginio.

 

Meridian centro
 

L’ultima tappa del giro di questa mattina è in Piazzetta dei Ciabattini. Sei uomini robusti stanno caricando la diciottesima aletta psicoenergetica sul terzo carro della colonna, impilandola con cura sulle altre già smontate.

"Attenti alle punte, sono delicate!", ripete ossessivamente Theresion, "Non premete sulle parti trasparenti!".

"State tranquilla, Lady Theresion", la rassicura pazientemente per la diciottesima volta il caposquadra dalla pelle squamata, "I miei uomini hanno mani di velluto".

Poco dopo, mentre Theresion continua a profondersi in raccomandazioni e a invitare i passanti a fare largo, la piccola colonna di carri, con il loro carico ingombrante e irto di punte ben assicurato con funi, svolta l’angolo di piazza Due Lune.

"Ehilà, Terry", squillano all’unisono le voci di Paochaion e Irenior, sedute su una panca davanti alla omonima locanda.

"Ehi ragazze", le ricambia con un gesto distratto.

"Vieni a farti un Nettare del Paradiso con noi?", la invita a gran voce Irenior sollevando il bicchierone che tiene in mano.

"No, grazie, ho da lavorare", dice tergendosi il sudore con la manica, quasi come se fosse lei a spingere i carri. "Dobbiamo portare tutte queste alette fin sopra la scarpata".

"Volete prendere una scorciatoia?", dice Pao alzandosi in piedi, e indica i due portali di pietra bianca che spiccano al centro della piazza.

Theresion storce il viso. "No, grazie".

"Perché no?", chiede Paochaion delusa.

"Pensa a quanta fatica risparmiata", fa da spalla Irenior.

Avvicinatasi a loro, Theresion risponde a bassa voce: "Lo sapete che costo energetico ha un portale di teletrasporto?".

Pao si adombra: "Ma allora, ho lavorato per niente? Perché li abbiamo costruiti, se non li usiamo?".

"Lo sai che non sono ancora operativi", ribatte ad alta voce Theresion, cercando un modo gentile di far capire all’altra di farsi gli affari suoi senza che si metta ancora a battere i piedi per terra.

"Come no? Uno lo abbiamo messo a punto proprio stamattina!", declama Pao indicandolo.

I carrettieri cominciano a parlottare tra di loro. "Allora, cosa dobbiamo fare?", viene a chiedere a Theresion il loro caposquadra, spazientito per il tiramolla.

"Venite di qua!", li incita Paochaion, e parte a passo deciso verso il primo portale. Appoggia la mano in un incavo, e la lastra di pietra bianca che lo chiude si ammanta per un attimo di una nebbia luminosa.

Un attimo dopo, il portale si apre sull’altopiano: attraverso i suoi stipiti si vede iniziare una strada carrabile che curva lasciandosi sulla destra il palazzo reale.

Dagli astanti si alzano mormorii affascinati.

"Allora? Che mi dite?", chiede orgogliosa Paochaion.

Irenior le viene vicino. "Avanti, non abbiate paura. Non vi mangia!" , poi passa la soglia e calpesta l’erba al di là, e torna indietro a dire: "O preferite farvi la salitona? Chi ve lo fa fare?".

I carrettieri iniziano a girare i carri per dirigersi verso i portali.

Theresion, messa in minoranza, può solo stare attenta che nessuna punta delle preziose alette venga danneggiata durante la manovra.

Poco dopo, mentre tutta la colonna ha preso a calcare la carrabile sull’altopiano, Theresion si volta con stizza verso le due amiche che la stanno salutando ancora da piazza Due Lune, al di là della soglia. Si avvicina loro e sussurra, tra i denti: "Ma vi rendete conto di che aspettative state creando nella gente? Se i portali diventassero di uso comune, non basterebbe l’energia di tutte quelle alette per alimentarli!".

"Va beh", la liquida allegramente Pao, "Vorrà dire che ne creeremo di nuove!"; la sua immagine viene celata da una cortina di nebbia luminosa, poi il fondo del portale torna a mostrare il candore della pietra.

 

Sotterraneo, palestra delle Nemesis
 

"E così, Pao le ha risposto che ce ne creeremo di nuove", racconta Irene a Wanda e Dora, impegnate in canottiera e pantaloncini a fare esercizi alle spalliere della loro palestra sotterranea.

Le due si scambiano un’occhiata di disappunto; con un po’ di delusione, Irenior constata che non sembrano affatto divertite dal racconto.

Fermandosi per tergersi il sudore, Wanda chiede: "L’ha detto davanti ad altre persone?".

Irenior si stringe nelle spalle, imbarazzata dal tono inquisitorio. "Beh… e se fosse?".

Dora sbuffa. "Tutto lavoro in più per noi!".

"Ma perché?", si stupisce Irenior.

"Perché uno degli scopi di quelle alette era inquietare la gente. Non fa il nostro gioco lasciar capire che le abbiamo create noi".

"Va beh", sbotta poi Dora lasciando la spalliera, "Vado a cercare le aquile che erano di turno a quell’ora, e vediamo di risolvere la cosa. Se facessimo tardi, tienici in caldo la cena". Detto questo, svanisce nell’ormai consueto baluginio.

"Io invece devo cenare presto", le dice Wanda. "Ho un impegno dopocena".

"Oh, che bello! Un impegno romantico?", le fa Irene, cercando di buttare il discorso sui toni leggeri che la mettono a suo agio. "Profumati per bene!".

L’altra la ricambia con un’occhiataccia. "E’ una prova. Non chiedermi di più". Fa per dirigersi verso il locale docce, poi ci ripensa; un alone luminoso nasconde il suo corpo, e subito dopo Wanda riappare già rinfrescata e con la divisa indosso. Poi aggiunge: "Comunque Terry ha ragione per quanto riguarda l’energia assorbita dai portali. Tutto il nostro sistema difensivo si basa su quella, e non dobbiamo restare a secco al momento critico".

Irenior risponde stizzita: "Allora credo che potreste risparmiarne un po’ anche voi, magari nel cambiarvi d’abito, o vi resteranno solo i pugni e le pistolette per la grande battaglia". Abbassando gli occhi verso la fondina, le nota un oggetto lungo una spanna appeso al cinturone. "E quello cos’è? Uno sfollagente per schiacciare le formiche?".

"Questo… ah, è nuovo". Lo sfila dalla custodia e lo mostra all’amica. Sembra un cilindro color verde-blu scuro con un’asola di cordicella per il polso, poco più di un’impugnatura. "Hai detto bene, può essere usato come sfollagente". Mentre lo tiene in mano, l’oggetto cresce fino alla lunghezza di un metro.

Irenior non si fa più impressionare per così poco. "Fantastico", commenta ironica, "Se le tua avversarie non avessero paura dei fasci ionizzati o delle pistole, potresti sempre terrorizzarle con uno sfollagente!".

"E’ molto più che questo", risponde l’altra, cominciando a farselo volteggiare sulla testa sempre più velocemente, producendo un suono basso e come ipnotico di aria lacerata. Mentre l’oggetto vortica, la sua lunghezza varia in modo irregolare, da poche spanne fino a più di due metri. Poi succede qualcosa di diverso: la punta sembra sciogliersi e piegarsi come un serpente. Con un agile colpo del braccio, Wanda lancia un colpo di frusta verso un orologio dall’altra parte della palestra. La punta dell’arma sfiora con precisione il centro del suo bersaglio senza toccarlo, e si ritira immediatamente nell’impugnatura.

"Visto? Ha una portata fino a quindici metri".

"L’ideale per un circo!", commenta beffarda Irenior. "Tra aquile, donne invisibili e prestigiatrici che fanno apparire le cose in mano, potremmo mettere assieme una compagnia di successo. Io mi offro come cheerleader, e tu come domatrice di sarvak. Faresti una gran figura con un bel costume sexy e i muscoli in bella vista".

Wanda sbuffa, agitando nervosamente lo sfollagente. "Ma non puoi essere seria, per una volta?".

"Certo", risponde Irene facendo spallucce, "Seriamente, non vedo perché una frusta dovrebbe fare più paura delle armi che avevi già".

L’altra scuote il viso. "Non hai ancora visto tutto!". Le mostra la punta, simile a una piccola molla elicoidale con al centro un oggettino a forma di fungo, al centro di quattro petali di metallo. "Questo è un iniettore dislocante. Quando sfiora una persona, può trasmetterle in circolo un narcotico senza neanche graffiare la pelle. A seconda della quantità, può rallentare i riflessi o far cadere addormentati in pochi secondi. Ma la cosa più importante è che, anche a piccole dosi, ogni tipo di narcotico inibisce l’uso dei poteri mentali".

"Però…", fa Irenior, che inizia a capire il senso della cosa.

Wanda estrae la sua Walther PPK dalla fondina, e mostra le due armi fianco a fianco. "Un’arma letale come una pistola è inutile, se non sei disposta a usarla per prima. Un’arma non letale, invece, non ti dà remore".

Irenior annuisce, finalmente convinta. "Con questa, potresti rendere innocua Elyon al primo colpo senza neanche farle un graffio. Ma sei sicura che lo stesso metodo sia efficace anche con le Guardiane? Non so se i loro poteri siano come i nostri".

Wanda storce il viso. "Se non fosse così, dovremo ricorrere a metodi molto meno gentili". Guarda l’ora sul quadrante appeso. "Irene, andiamo a mangiare qualcosa? Io e altre due dovremmo uscire presto per le prove".

"Ma certo, andiamo!", risponde Irene prendendola a braccetto e incamminandosi verso l’uscita della palestra. "E’ questa frusta l’arma che dovrete provare stasera?".

Uscendo nel cupo corridoio dalla fosforescenza verdina, Wanda svia il discorso: "Non vedo l’ora di gustarmi un altro dei tuoi favolosi hamburger di kraviakk".

 

Altopiano a nord di Meridian, di sera tardi
 

Il sole è già calato da ore, ma l’interno della vecchia torre diroccata è illuminato dal riverbero azzurrino di uno schermo al plasma.

Theresion è impegnata a disporre con cura decine di nanetti da giardino sui davanzali delle feritoie da osservazione: sono i cosiddetti ‘occhibelli’, il cui sguardo immobile dall'inquietante luminescenza verdolina, ben visibile nell'oscurità, è il presupposto per la materializzazione fotonica.

Wanda scruta all’esterno: verso nord, ai piedi della torre, si apre una grande conca boscosa, ben illuminata dagli astri artificiali che solcano il cielo con un movimento percettibile a vista d’occhio. Poco più in là, alcuni ruderi di case coloniche disabitate proiettano le loro ombre sul terreno.

Dalla parte opposta, oltre le basse colline a sud, si intravede la sagoma del palazzo reale, rimarcata dalla debole fosforescenza del suo giardino.

Attorno alla torre il cielo notturno è solcato da due grandi civette, rassicuranti e silenziose come spettri: le sue compagne Anne e Katja stanno vegliando dall’alto sulla prova.

"Sembra il posto ideale per non dare nell’occhio", constata.

Theresion annuisce distrattamente, riguardando con occhio critico la disposizione degli occhibelli e il grosso conversore psicoenergetico appoggiato sotto il tavolo col suo serbatoio colmo di preziosa acqua magica dalla fosforescenza verdolina. "Bene, è tutto pronto per iniziare, manca solo Vera". Sa che in sua assenza il sistema non funzionerebbe: pur essendo autonomo per quanto riguarda la parte di realtà virtuale, le ottiche e l’alimentazione psicoenergetica, l’anello principale del sistema di materializzazione fotonica sono alcuni inimitabili centri cerebrali di Vera.

Un istante dopo, la nuova Luce di Meridian emerge dal consueto baluginio. "Uffa, che giornata!", sbuffa curvando le spalle in modo molto poco regale, "Ho dovuto sorridere ininterrottamente tutto il pomeriggio, e ora mi fa male tutta la faccia!".

"Ecco un rischio che io non correrò mai", le risponde Wanda, sentendosi fortunata per una volta.

Vera accenna a ridacchiare alla battuta, ma subito una fitta sotto gli zigomi la fa smettere. "Allora, Terry, con cosa iniziamo?".

Theresion si mette a sedere davanti alla console. "Che ne dici di un mobil suit?".

"Un robottone? Vediamo…".

Theresion puntualizza: "Tecnicamente, un mobile suit non è un robot, ma un esoscheletro: una macchina da guerra antropomorfa pilotata". Mentre parla, inserisce un dischetto nella console, e la sigla di una nota casa produttrice di videogiochi balena sullo schermo, accompagnata da una monotona musica elettronica. Dopo una rapida navigazione nei menu, annuncia: "Ecco, ora inizia. Osservate fuori!".

Le altre due si sporgono dalle feritoie a guardare nella conca.

Alle luci puntiformi degli astri, delle sottilissime linee verdine si disegnano a mezz’aria ai piedi della torre, poi vengono rivestite da superfici piane grigiastre, finché sotto il loro sguardo prende forma un oggetto simile a un’armatura alta venti metri.

"Fantastico!", mormora Wanda, "E cosa può fare?".

Per tutta risposta, Theresion manovra alcune leve e preme un bottone sul suo joypad.

La testa del mostro meccanico gira silenziosamente, poi, dai suoi lati, due mitragliatrici vomitano nella notte vampate rossastre. Una raffica di proiettili traccianti colpisce il terreno, esplodendo in un piccolo inferno. Il crepitio secco lacera il silenzio della notte, facendole sussultare.

Interrotto il fuoco, un fischio persiste nelle loro orecchie e copre un lontanissimo abbaiare di cani.

Una seconda raffica, più alta, passa sopra le creste delle colline, ma le luci dei traccianti svaniscono nel niente a mezz’aria.

"Ma non può colpire più lontano? La gittata non ha superato i trecento metri", chiede Wanda un po’ delusa.

"Temo di no", risponde Theresion senza alzare gli occhi dallo schermo, "Il sistema di materializzazione ha dei limiti di portata. Comunque, se i proiettili andassero più lontano potrebbero fare disastri non voluti".

"Basterà", considera Vera, "Comunque, questa mole scoraggerà chiunque dall’affrontarlo". Resta pensierosa un attimo. "Vorrei fare una prova. Sei sicura che non reagisca, se lo colpisco?".

"Vai tranquilla, Luce. Lo sto pilotando io".

Vera protende le braccia verso l’apparizione. Dai suoi palmi sgorga una luminosità biancazzurra, e due raggi crepitanti colpiscono in pieno il dorso del mostro, sbilanciandolo in avanti. Alcune superfici scompaiono un attimo in uno sfrigolio elettrico, lasciando intravedere lo scheletro di sottilissime linee luminose, ma si riformano subito.

Appena la scarica ionizzata è finita, il mostruoso mezzo è intatto come prima, e si rimette subito in piedi.

"Questa materializzazione viene rinnovata istante per istante", spiega Theresion, "Non può essere danneggiato, tutt’al più sbilanciato".

Wanda obietta: "Ma riuscirebbe a muoversi in città?".

"Ma certo!", risponde convinta Theresion, "L’altezza delle gambe gli consente facilmente di scavalcare le case a due piani". Per dimostrarlo, comincia ad agire nuovamente sui comandi.

All’esterno, il mobil suit inizia a camminare verso il borghetto abbandonato. Alza una gamba per scavalcare la prima casa, ma il piede colpisce quanto resta del tetto. Il gigante si sbilancia in avanti, cadendo rovinosamente sugli altri ruderi.

Una nuvoletta di povere, resa argentea dalla luce degli astri, si alza dagli edifici crollati.

"Non è niente!" minimizza Theresion con una smorfia di disappunto; manovrando il joypad, fa rialzare il mostro. "E poi, al bisogno, i mobil suit della classe G possono anche volare".

Vera e Wanda tornano a guardare fuori. Ora il gigante è nuovamente eretto, e dal suo dorso fuoriescono vampe azzurrine mentre si solleva nell’aria, accompagnate da un sibilo assordante. Sotto di lui, balenano lingue di fuoco arancioni: la vegetazione comincia a incendiarsi.

"Basta! Basta, o bruceremo il bosco!", grida Vera.

Subito dopo il gigante ripiomba a terra sui suoi piedi, facendo nuovamente tremare il terreno, e comincia a calpestare gli arbusti in fiamme nel tentativo di spegnerli.

Ad ogni impatto degli enormi piedi, la vecchia torre vibra in modo poco rassicurante, e scricchiolii sinistri provengono dal tetto già in rovina sopra le loro teste. Una pianella di legno marcito si stacca e, rimbalzando sulle strutture interne, cade ai loro piedi sul pavimento di legno.

"Fallo smettere!", strilla Vera allarmata a Theresion, che obbedisce immediatamente.
 

Quando è tornato il silenzio, Wanda scuote il viso. "Devo dirvi il vero? Non mi piace molto".

"E’ impensabile usarlo in città", conviene Vera, "Come minimo farebbe scoppiare il panico. Non hai qualche alternativa più stabile?".

"Vediamo…", risponde Theresion, allungando la mano verso la custodia dei dischetti.

Un minuto dopo, sparito il mobil suit, un’altra enorme macchina, questa volta con quattro zampe, appare nella conca.

Therese commenta, china sulla console: "Questo è un AT-AT, All Terrain Armoured Transporter".

"Quello di Star Wars!", esclama Wanda riconoscendo il mezzo.

"Con quattro zampe, è più stabile di un mobile suit antropomorfo", aggiunge Theresion facendo muovere la macchina.

Vera si porta alle sue spalle e osserva sullo schermo l’immagine agli infrarossi del terreno simulato, visto dai sensori dell’immaginaria cabina dell’AT-AT. "Sembra che vada tutto bene…".

‘Qui civetta-Anne. Cosa succede?’, risuona una voce nella sua testa, ‘Il mostro è sparito per un attimo, poi è ricomparso’.

Anche le altre hanno captato il messaggio.

Theresion si alza e va ad un davanzale, raddrizza un nanetto dagli inquietanti occhi luminosi, poi spiega: "Probabilmente è uscito dal campo visivo degli occhibelli, ma dallo schermo non si capiva. Qui compare solo ciò che la console sta simulando, non quanto viene effettivamente materializzato".

Wanda scuote piano il viso. "Però non mi piace neanche questo: nel film facevano vedere il trucco per farlo inciampare con una fune. Vogliamo regalare alle nostre nemiche un suggerimento così?".

"Eh, già", ammette Vera, "E poi, non vorrei che la Lucasfilm ci chiedesse i diritti".

Theresion interrompe il videogioco, e inizia a scartabellare nel raccoglitore di dischetti.

"Che ne dite di un aereo da caccia?".

"Nah! Che si schianti sul palazzo?", lo liquida Vera preoccupata.

"Un elicottero d’attacco?".

"Troppo vulnerabile alle correnti d’aria. Ci vorrebbe qualcosa che non possa essere sbilanciato facilmente".

Theresion continua a scartabellare sempre più nervosamente. "Una pianta carnivora?".

La regina scrolla la sua regale criniera. "Vuoi fare concorrenza a Cornelia nel suo stesso campo? Perderemmo in partenza!".

L’altra sbuffa, riponendo il raccoglitore di dischetti. "Qui non ho altro, Luce, a meno che tu non voglia affrontare le guardiane con un idraulico baffuto, con una pattinatrice o con un micino". 

  
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