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Autore: Sybeoil    04/09/2011    3 recensioni
Come dovrebbe essere una ragazza? Dolce, aggrazziata, sensibile e schiva. Beh, io sono l'esatto opposto. Il mio nome è Amalia e faccio parte della Gilda, la più grande congrega di assassini di tutto il regno. Vivo in questo modo da quando ho quattro anni, vale a dire, dal momento in cui Shiack mi trovò per le vie della capitale a chiedere l'elemosima. Sono stata cresciuta da una banda di uomini che di mestiere fanno gli assassini, perciò fossi in voi non mi stupirei se vedeste in me una specie di maschiaccio imprigionato nel corpo di una donna.Quando voglio so essere piuttosto spietata e crudele e decisamente non assomiglio a quelle oche giulive che fanno da protagoniste nelle favole per bambini. Io, al contrario loro, non ho bisogno di essere salvata, anzi forse dovrei salvare gli altri, ma da me stessa. Ah,e per finire. Ho diciotto anni, capelli biondo lucente, occhi azzurro lapislazzuli e questa è la mia storia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25

 

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"Il passato per quanto distante
possa sembrarti, troverà sempre il modo
di tornare da te, per una ragaione
o per l'altra"

 

 

La voce della bionda era incrinata e scossa per il dolore della ferita e il sincero rimorso che provava. Era la prima volta in tutta la sua vita che chiedeva scusa a qualcuno, prima di quel giorno nessuno aveva mai sentito le parole “mi dispiace” fuoriuscire dalle perfette labbra di Amalia. Nemmeno Shiack, l’uomo che l’aveva salvata, sommo capo della Gilda, aveva avuto questa fortuna. Adesso formulando quei pensieri bizzarri, Xavier proruppe in una silenziosa risata, resa visibile solo dal continuo scuotersi del petto. Dopo il momento di ilarità in cui Amalia aveva fissato il suo sguardo interrogativo sulle labbra curvate del moretto per poi riabbassarlo, il ragazzo prese il mento della ragazza sollevandole il viso in modo da poter legare a sé il suo sguardo di ghiaccio.

Ben presto gli occhi lapislazzuli della bionda furono preda di quelli verde smeraldo di Xavier che prese a parlare in modo sensuale. < Tu non devi chiedermi scusa per nulla > Il ragazzo cominciò a parlare con tutta l’intenzione di fare un bel discorsetto su quanto riguarda l’amore e le cazzate che uno è disposto a fare per esso quando la bionda lo interruppe.

< Sì, che devo invece. Insomma è colpa mia se tu sei ridotto così, se Neifel è costretta a dover usare la magia per uccidere e se quel povero ragazzo ha dovuto imparare a soffrire e a combattere in pochi giorni >

Ormai era fuori controllo, le parole le uscivano spontanee senza che lei potesse fermarle o sceglierle con cura. Tutto quello che si era portata dentro dal giorno della partenza ad adesso stava fuoriuscendo come un fiume in piena andando ad intaccare la fiducia che lei riponeva in se stessa e ogni briciolo di dignità che possedeva.

< Shhh > sussurrò dolcemente il moretto prima di stringere le braccia attorno al corpo esile della ragazza in un muto gesto che voleva racchiudere quanto tutto quel fiato fosse sprecato e che tutto il percorso, la fatica e le morti sopportate fino ad ora fossero nulla se messe in confronto con l’amore che lui provava nei suoi confronti. Nell’arco dei suoi diciannove anni Xavier aveva visitato molti più letti di quanto si potesse immaginare. In quasi tutti i bordelli della città in cui viveva era conosciuto come l’Amante, colui che fa meraviglie a letto e che è in grado di soddisfare ogni più segreto desiderio. Molte erano le donne che sospiravano al suo passaggio e altrettante erano quelle che potevano vantarsi di averlo avuto come compagno di una notte, ma nessuna poteva vantarsi di averne conquistato il cuore. Quel piccolo organo pulsante era sempre stato interdetto a qualunque paio di occhi si fissasse nei suoi, nessuna carezza, nessuna parola aveva avuto il potere di attraversarlo, almeno fino a quando Amalia non fece la sua comparsa. Sin da piccolo Xavier aveva capito di appartenerle, ma non poteva lasciare che si innamorasse di una sua collega e per di più amica, così aveva cominciato a cercare compagnia tra le floride doti di prostitute. Le sue doti di amatore erano rinomate e conosciute in tutte il regno, persino la stessa Amalia era a conoscenza delle voci, a volte squallide, che circolavano sul suo amico e proprio per quello aveva sempre cercato di reprime quella strana sensazione di bruciore allo stomaco che le prendeva quando lo vedeva. Ora invece erano uniti non solo nella vita di tutti i giorni come semplici compagni e amici, bensì uniti nell’amore.

< Ti amo > le sussurrò con voce roca all’orecchio. La ragazza sorrise per poi staccarsi lentamente dall’abbraccio di lui e fissare i suoi grandi occhi azzurri in quelli luminosi del ragazzo. < Ti amo anche io > mormorò lei.

Detto questo la ragazza si girò e tornò dal suo avversario ora occupato a combatter con tre cittadini di Chruer. Ben presto l’uomo dalla folta capigliatura nera e riccia si liberò dei suoi tre assalitori per tornare a dedicarsi allo scontro interrotto poco prima. Con suo sommo piacere notò che la ferita al fianco sinistro della ragazza sanguinava ancora copiosamente. Sicuramente quel taglio avrebbe indebolito la ragazza favorendo lui nelle sorti del combattimento. Pregustando già l’imminente vittoria l’uomo sorrise maligno avvicinandosi sempre più al corpo tonico della bionda. Grosse gocce di acqua fredda continuavano a cadere, macchiando il terreno e andando a mischiarsi con la sabbia sino a formare una fanghiglia appiccicosa. < Sai > intervenne il tiranno < Sei davvero molto bella e forte, potresti facilmente entrare nelle mie grazie >

La malizia nascosta nelle parole dell’uomo fece rivoltare lo stomaco della ragazza che sentendosi oltraggiata passò ad attaccare con tutte le sue forze. L’uomo parò il colpo frontale con estrema facilità ruotando di metà sul lato destro e cercando lui stesso di portare a compimento un affondo laterale senza successo. < Come siamo violente > la stuzzicò sarcastico. < Dicevo sul serio, se ti unissi a me diventeresti regina e potresti avere tutto quello che vuoi > insistette.

< Ho già tutto quello che voglio, lurido verme > rispose la ragazza in un sibilo di rabbia. < Ah, si? > domandò fingendo ingenuità il tiranno. In risposta a quella domanda la bionda sorrise maligna e tornò a colpire la lama del suo avversario con quanta forza aveva in corpo. Grosse gocce di sudore le imperlavano la fronte spaziosa colando sugli occhi e arrivando fino alla bocca dove lasciavano un retrogusto salato. La fatica era visibile nei tratti del suo viso come negli occhi. Era esausta e la ferita che aveva riportato al fianco durante la prima fase del combattimento, di certo non aiutava, anzi la indeboliva ulteriormente.

Se continua così posso dire addio alla mia cara vita” pensò mentre con agilità felina schivava un affondo diretto. Se voleva sperare di cavarsela e magari anche di togliere la vita a quel lurido verme doveva trovare il modo di risvegliare i suoi poteri. Ma come fare? Lei di magia non ne sapeva nulla se non quello che aveva letto nei libri, ma cosa poteva farsene di qualche frase scritta da un vecchietto in una stanza polverosa? Nulla, concluse amaramente. La risposta arrivò quando e come meno se l’aspettava.

Durante questi minuti in cui la sua mente si era estraniata dal mondo per mettere in fila dei pensieri sensati Hoord aveva avuto la bell’idea di dirigersi verso Xavier e di cominciare ad ingaggiarci una furiosa lotta. I due uomini si muovevano in circolo studiando con attenzione ognuno le messo dell’altro. Gli sguardi omicidi puntati sui rispettivi visi ognuno distorto da un ghigno di malcelata soddisfazione e crudeltà, ma se su Hoord aveva l’effetto di spaventare e disgustare, su Xavier riusciva ad incantare ed estasiare. Poi il caos e il cuore di Amalia prese a battere furioso come mai aveva fatto. Un ritmico tu-tum che sembrava risuonare al di sopra delle grida e del frastuono. E poi l’urlo di disperazione e paura che ebbe il potere di gelare il sangue nelle vene a tutti coloro che erano impegnati a combattere. Per qualche secondo tutto divenne immobile e statico, un immenso quadro di figure sporche e sanguinanti che osservava la bionda con sguardo curioso e stranito mentre lei, con quei suoi occhi lapislazzuli non riusciva a credere a ciò che era appena caduto. Ancora prima che la sua mente potesse registrare il cambiamento di posizione, la bionda, si ritrovò a correre per tutto il campo di battaglia verso il suo ragazzo che ora giaceva a terra in una pozza di sangue e l’uomo che lo sovrastava ghignante e soddisfatto.

< Ora non hai più nulla > sentì sussurrare una voce dentro la sua testa.

Un nuovo straziante urlo carico di disperazione si fece largo attraverso le labbra della ragazza mentre calde lacrime cominciavano a colare lungo il profilo della guancia colando a terra e mischiandosi alla sabbia e al sangue. Il cielo sopra di lei divenne, se possibile, ancora più scuro e i tuoni sempre più rumorosi sembravano voler squassare cielo e terra. Il profilo di una saetta attraversò le nubi spaccandole a metà mentre il vento aumentava d’intensità sollevando odori e polvere. < Bastardo > gridò la bionda ormai completamente vinta dalla disperazione. Stremata si lasciò cadere accanto al corpo quasi senza vita del moretto, il quale aprì gli occhi e li fissò stancamente in quelli velati di lacrime di lei, sorridendo poi come a voler chiedere scusa.

< Shh, stai tranquillo andrà tutto bene > sussurrò dolcemente la bionda prendendo una mano del ragazzo tra le sue e accarezzandola spasmodicamente. < N..non andrà tutto bene > sussurrò Xavier prima di chiudere gli occhi nel tentativo di soffocare il dolore < Sto morendo, lo so bene però tu devi lottare amore mio >

Era la prima volta che la chiamava amore mio e questo non poté che riempirle il cuore di gioia nonostante la tragedia che si stava compiendo.

< Lotta, salva il Mondo Conosciuto e salva te stessa, io sarò con te > continuò subito dopo. Le poche lacrime colate dal viso della bionda ormai si erano trasformate in un pianto disperato corredato di singhiozzi mentre la paura che davvero Xavier potesse morire andava radicandosi sempre più in profondità. Cosa avrebbe fatto lei se lui l’avesse abbandonata? Come avrebbe potuto sopportare una vita intera senza l’unica persona che realmente l’amava? Non poteva, ecco.

< Non mi lasciare > supplicò tra le lacrime. < Ti amo > rispose il moretto un secondo prima di chiudere gli occhi e morire definitivamente.

Il straziante e secco che fuoriuscì dalle labbra perfette della ragazza ebbe il potere di spaventare coloro che avevano assistito attoniti alla scena. Dopo un momento di disperazione in cui le lacrime avevano preso a scorrere come fiumi sul viso della ragazza e la disperazione aveva intaccato ogni parte libera dell’anima, il rosso scarlatto che prima illuminava lo sguardo della bionda crebbe d’intensità.

La tristezza e il dolore aveva lasciato il posto ad un furia cieca e incontrastabile che presto avrebbe trovato sfogo in un duello all’ultimo sangue tra lei e il tiranno. Senza proferir parola la bionda agguantò la spada da terra, dove l’aveva lasciata cadere poco prima, e attaccò con furia omicida l’uomo il quale si vede costretto a dover indietreggiare di parecchio per sostenere la forza del suo attacco.

< Ora non hai più nulla > ghignò quello con voce soddisfatta. La bella bionda non rispose, si limitò ad incrementare gli affondi serrando il ritmo della lotta fino ad arrivare a disarmare l’avversario. La punta della lama era poggiata al centro esatto della gola del tiranno il quale ora stava ritto e con le mani alzate.

< Sei un bastardo > sussurrò prima di affondare la lama con tale potenza da riuscire a trapassarlo.

Nel momento in cui il tiranno esalò il suo ultimo respiro e il cielo smise di piangere le parole della Dea Morte risuonarono chiare e forti nella mente di Amalia che si accasciò al suo esausta e abbattuta.

Disgustata si guardò attorno, scoprendo che i suoi colleghi della Gilda aveva messo fuori combattimento tutto l’esercito aiutati anche dalla popolazione locale. Ma mentre loro si occupavano di portare i feriti in un granaio per essere curati oppure separare i morti delle due parti, i suoi pensieri andavano al corpo senza vita di colui che era stato il suo unico amore.

Figlia mia, ricordati che dalla morte nasce sempre la vita, anche quando per questa non sembra esserci speranza”. Le parole della sua Dea, la distrassero momentaneamente dai suoi cupi pensieri portandola a fissare inconsciamente il corpo di Xavier.

Il ragazzo, tornato alla vita grazie agli Dei, aprì lentamente gli occhi e ancora dolorante si alzò in piedi per poi passare ad osservare il mondo intorno a lui. Prima ancora che potesse terminare il giro su se stesso due braccia calde ed esili gli si strinsero al collo in una morsa d’acciaio, carica di paura, rabbia e amore. Ben presto le sue labbra furono impegnate con quelle di Amalia che le pretese per poter verificare che non si trattava di un sogno ma della realtà e che il suo Xavier era vivo.

< Grazie > mormorò in direzione del cielo ora quasi del tutto limpido dopo essersi staccata dal moretto.

Erano passate due settimane dalla grande battaglia in cui Hoord aveva perso la vita e se vogliamo dirla tutta anche Xavier aveva rischiato grosso eppure la vita nelle cinque terre stentava a tornare quella pacifica e serena di dodici anni prima. Quell’essere infimo e crudele aveva intaccato gli animi della gente talmente in profondità da renderli schiavi anche dopo la sua morte.

Amalia non riusciva a credere che finalmente tutto il dolore sarebbe scomparso e la vita sarebbe potuta tornare a scorrere serena e tranquilla. Il Palazzo del Potere riluceva più spendente che mai al sole di mezzogiorno, con le sue finestre colorate e decorate a mano, gli addobbi a festa appesi su tutte le guglie e i giardini finemente curati che circondavano le stanze. L’intera città di Kadheral era in festa, in ogni strada si potevano udire melodie allegre suonate da giovani suonatori di strada o molto semplicemente intonate da bambini allegri e spensierati. I quattro liberatori del Mondo Conosciuto ( così erano stati soprannominati dopo la sconfitta di Hoord ) si fecero largo tra la folla assiepata ai lati della strada per poterli osservare ed osannare con un sorriso pieno e sincero sui visi semplici. In sella ai loro cavalli camminarono fino alle grandi porte del palazzo che si spalancarono accogliendoli al suo interno, mentre urla di giubilo giungevano ovattate alle orecchie dei quattro ragazzi.

< Non avrei mai creduto di piacere tanto alla gente > scherzò Xavier un secondo prima di posare il suo braccio dietro la schiena di Amalia la quale ricambiò il gesto baciandoli leggera le labbra soffici.

Anche Jason e Neifel si presero per mano e dopo aver tirato tutti un profondo respiro si incamminarono verso la grande Sala del Popolo, dove li aspettavano da circa dieci minuti tutti i più influenti membri del vecchio Senato. Come si consegue alle più importanti famiglie del Mondo Conosciuto i quattro ragazzi furono annunciati agli uomini e alle donne seduti sui rispettivi scranni avvolti nelle più preziose vesti. Amalia e Xavier furono i primi ad entrare nella stanza andando ad accomodarsi sui loro privilegiati scranni subito seguiti da un ghignate Jason ed una affascinata Neifel, che non la smetteva di guardarsi intorno estasiata.

Quando si furono seduti la riunione poté cominciare.

Passarono ore prima che si giungesse, con sommo piacere di Amalia, ad una conclusione che andasse bene a tutti. I partecipanti della riunione si erano divisi in due schieramenti ben distinti: da una parte cerano coloro che volevano ristabilire il vecchio ordine ridando potere al Senato, mentre dall’altra si ergevano i sostenitori della corona che difendevano il diritto di sangue di Amalia di aspirare a divenire regina. La stessa ragazza si immaginava seduta nella sala del trono ad amministrare tutte e cinque le terre, ma era un immagine troppo falsa e distorta. Lei non era una donna di governo, né tantomeno una donna di corte. No, lei era un’assassina, la migliore in tutto il mondo, quell’incarico decisamente non faceva per lei.

Nonostante avesse scoperto tutto riguardo le sue origini, compreso il nome dei suoi genitori, la storia dei suoi antenati e tutto il resto ancora non riusciva a credere di essere l’erede che sarebbe dovuta sedere sul trono del Mondo Conosciuto.

Aveva avuto infatti, non poche difficoltà ad adattarsi ai nomi altezzosi e regali che la popolazione delle varie città le affibbiava ogni qual volta venisse raccontata la sua storia.

Ma l’unica vera storia che la vedeva protagonista era quella che lei stessa sentì fuoriuscire dalle labbra di Horne, subito dopo lo scontro quando ancora era impegnata a piangere la morte di Shiack.

La battaglia si era conclusa da poco, gli assassini aiutati dai cittadini di Chruer erano ancora impegnati nella ricerca dei cadaveri e nella loro rimozione dalla piazza principale. Il terreno sembrava un immenso tappeto di fango e sangue che andava rattrappendosi sulle rocce e sulle vesti di color che erano sopravvissuti. I quattro ragazzi guardavano il campo di battaglia, ora silenzioso come un tomba, con occhi colmi di orrore e tristezza. Amalia e Xavier, erano i più scossi tra i quattro essendo gli unici a riconoscere nei visi degli assassini periti sotto i colpi di spada dei soldati di Hoord, compagni di molte avventure e risate quando quell’orrore era ancora lontano. Lo sguardo della bionda in particolare, era venato di orrore e disperazione quando con sgomento colse il volto del suo maestro non ché unico uomo avesse mai considerato padre tra i corpi dei feriti portati in una specie di capanno subito a destra della piazza. Dimenticando all’istante tutti i torti subiti e le bugie raccontatole, Amalia corse verso quell’uomo burbero eppure tanto premuroso inginocchiandosi accanto alla lettiga che lo sosteneva. Una giovane donna non molto più grande di lei si prendeva cura del suo maestro, passandogli di tanto in tanto un panno umido sulla fronte e inumidendogli le labbra con una spugna imbevuta d’aceto. L’uomo era messo piuttosto male, aveva ferite da taglio lungo tutto l’addome ed una più delle altre sembrava essere profonda e… mortale.

Gli occhi erano chiusi nel tentativo piuttosto vano di sopportare il dolore lancinante che l’uomo sentiva provenire dal busto, le labbra dischiuse in una muta supplica di aiuto che non sarebbe arrivato. < Shiack? > chiamò dolcemente la bionda andando a posare una sua mano su quella dell’uomo il quale aprì gli occhi inseguito al contatto. Le dita della ragazza si strinsero appena intorno a quelle dell’assassino, il quale facendo respiri brevi e veloci, cercò di parlare.

< Sei tu bambina? > domandò con un filo di voce udibile a stento. < Sì > rispose debolmente la bionda. < Mi dispiace > disse subito dopo l’uomo < Non dovevo mentirti e tenerti nascosta la tua natura, ho sbagliato e ti chiedo scusa >

Gli occhi della ragazza, ormai privi di qualunque sfumatura sanguigna si velarono di lacrime amare, mentre tirava su con il naso nel tentativo piuttosto inutile di non farle scendere. < N…non devi scusarti > replicò balbettando la bionda

< Solo ora capisco il perché tu l’abbia fatto, e ti ringrazio > aggiunse. < Sai, ho sempre detto che saresti diventata una meravigliosa donna e non mi sbagliavo > si fermò un secondo per prendere fiato e poi riprese il discorso < Guardati, sei così bella e forte, posso dire di essere orgoglioso. Nessuno ha mai avuto il potere di riempirmi il cuore d’amore come hai fatto tu, ogni volta che ti vedevo sudare sette camice pur di riuscire nelle missioni che ti affidavo, sentivo il petto gonfiarsi d’orgoglio > Un singhiozzo uscì dalle labbra della ragazza andando ad interrompere quel momento toccante. < Non devi piangere, oggi è il tuo giorno. Hai salvato tante vite e l’intero Mondo Conosciuto dalle grinfie di un pazzo, dovresti essere felice >

La mano dell’uomo si staccò un secondo da quella della ragazza per andare a posarsi poi sulla sua guancia e asciugarne le lacrime calde che la solcavano prepotenti.

< Sì, ma non sono riuscita a salvare la tua > mormorò lei tra i singhiozzi. < Non importa bambina, io sono felice così e anzi ho una cosa da chiederti prima che la Morte mi chiami a sé >

Lo sguardo, prima vacuo e vuoto della bionda, si colorò di curiosità e incomprensione che furono presto sedate dalla spiegazione dell’uomo. < Voglio che tu prenda il mio posto al comando della Gilda > dichiarò in tono solenne < So che potrebbe sembrarti avventato ma sono sicuro che nessuno sarebbe più adatto di te per prendersi cura e gestire un’orda di barbari come i miei assassini > Credendo di non essere riuscito a convincerla aggiunse un ultimo disperato < Ti prego > prima di chiudere gli occhi e abbandonare per sempre il Mondo Conosciuto.

In quel momento il terreno sembrò cederle sotto i piedi, il vento soffiare più forte e il cielo tuonare nel suo petto. Gli occhi si riempirono di altre pesanti lacrime e il cuore prese a battere talmente forte che sembrava volerle uscire dal petto e scappare il più lontano possibile. Magari rifugiarsi nella sua vecchia stanza alla Gilda, oppure andare a seppellirsi sotto cumuli e cumuli di sabbia, di certo l’ultima cosa che voleva era quella di starsene lì seduta a guardare il corpo ormai privo di vita di Shiack. Poi improvvisamente le tornarono alla mente la parole che l’uomo le sussurrava ogni volta il mondo sembrava volerla schiacciare, la fatica opprimeva le sue ossa stanche e i suoi muscoli sempre troppo deboli. “Bambina, ricordati che la cosa più di difficile da fare nella vita è rialzarsi quando tutto sembra volerti trascinare a fondo, ma dannazione è anche la cosa che un giorno ti renderà la migliore donna che abbia mai calpestato suolo terrestre”. Mentre pensava a quelle perle di saggezza le sembrò di sentire la voce di Shiack risuonarle ancora nelle orecchie e la sua mano sfiorarle la spalla in un muto gesto di incoraggiamento. Aveva ragione, doveva alzarsi e rimettersi a lottare. Lui le aveva affidato la Gilda e lei doveva prendersene cura, stava giusto per uscire dal capanno e andare a richiamare gli assassini quando un irruento e spazientito Horne entrò seguito a ruota da uno Xavier altrettanto innervosito. Appena ricevuta la notizia delle condizioni in cui versava il suo capo e migliore amico, l’uomo si era precipitato verso il capannone ignorando bellamente le suppliche di suo figlio, che gli chiedeva di lasciare ad Amalia il suo spazio. A poco erano valsi i tentativi di bloccare l’uomo sulla soglia, anche ricorrendo alla forza, lui era comunque riuscito ad entrare. Prima ancora di notare Amalia, pallida e stanca in piedi davanti a lui, Horne notò la figura immobile e fredda dell’uomo che fino a poco prima gli aveva parlato e rivelato il segreto per quale era morto. Senza riuscire a capirne il perché, gli occhi gli si velarono di lacrime che prontamente ricacciò indietro ingoiando grandi quantità di saliva per mascherare il suo orrore e la sua disperazione. Senza proferir parola l’uomo andò ad inginocchiarsi accanto al suo vecchio amico posandosi la mano sinistra sul cuore in segno di rispetto e devozione e sussurrandogli un ultimo addio. Sperando di non urtare i sentimenti dell’uomo la bionda andò ad accomodarsi al suo fianco legando il suo immenso dolore a quello altrettanto grande di Horne. < Sai > cominciò questo sorridendo mestamente < Poco prima che quella spada gli trapassasse il torace mi ha pregato di raccontarti la tua storia >

< La… la mia storia? > domandò balbettante Amalia. < Sì la tua storia > confermò deciso l’uomo un attimo prima di interrompersi e aspettare che anche Xavier si accomodasse al suo fianco. < Tutto ebbe inizio dodici anni fa. Come ogni giorno l’addetto alla posta della Gilda, recapitò nell’ufficio di Shiack le lettere con le richieste di omicidi, tra queste ce ne era una che portava uno strano sigillo > la voce dell’uomo tremò per un momento al ricordo di quel giorno. < Un aquila con due teste e due saette ai lati, la scrittura elegante e raffinata indicava che chiunque avesse scritto quella lettera doveva appartenere ad una famiglia ricca. Incuriosito da quello strano stemma mai visto, Shiack l’aprì e lesse. Ciò che conteneva avrebbe cambiato per sempre la storia della Gilda e del Mondo Conosciuto. A scrivere quella lettera era stato niente di meno che Hoord, uno dei membri più anziani del Senato. Inizialmente pensammo di trattasse di uno scherzo, in fondo cosa mai poteva volere un membro del Senato da un congrega di assassini che per di più si impegnava a screditare e a combattere? Ebbene, lui voleva la morte e non solo di qualcuno che gli stava particolarmente antipatico, lui voleva la morte di tutti > Tacque qualche istante per osservare le reazioni che quella notizia stava scatenando nei due ragazzi. I loro sguardi erano persi in un punto indefinito del grande stanzone dove si affollavano assassini e cittadini feriti per ricevere cure adatte. L’uomo sorrise mestamente tra se mentre con voce rotta dall’emozione dei ricordi riprendeva il racconto da dove lo aveva interrotto. < Più per curiosità che per il resto decidemmo di andarci a parlare e quello che scoprimmo ci lasciò perplessi. Quell’uomo voleva che uccidessimo l’intero Senato e la cifra che ci propose per farlo era troppo allettante perché potessimo rifiutare. All’epoca ci importava davvero poco della moralità, anzi posso tranquillamente dire che non la prendevamo nemmeno in considerazione, l’importante era fare soldi. Fu per questo motivo che accettammo e da quel giorno il nostro destino fu segnato > Si interruppe nuovamente questa volta per prendere un sorso d’acqua da un bicchiere li vicino. < Una settimana dopo eravamo pronti e tutto sarebbe andato bene se Shiack non avesse incontrato te sul suo cammino. Dato che è, o meglio era, il capo della Gilda decise che lui si sarebbe occupato dei presidenti e della piccola che viveva con loro. Silenzioso come sempre si intrufolò in casa tua e uccise per primo tuo padre, ma tua madre mossa da un eccezionale sesto senso si svegliò prima che lui potesse tagliarle la gola e corse da te. Voleva proteggerti, per lei eri la cosa più importante. Purtroppo però non ci riuscì e perì sotto i colpi di Shiack che però decise di risparmiarti la vita. A quanto ho capito provò tenerezza e pietà mentre fissava quei tuoi grandi occhi azzurri, che nonostante gli orrori che avevano appena visto, non versarono neanche una lacrima. Sapendo di non poterti lasciare da sola in quella città in cui avresti potuto raccontare tutto, ti portò con sé alla Gilda. Ti crebbe come una figlia e quando venne a conoscenza di chi tu fossi in realtà, si tormentò per settimana cercando di decidere se fosse meglio rivelarti la tua identità o tacerla per proteggerti. Venuto a conoscenza del fatto che Hoord sapesse della tua esistenza decise di non rivelartela, sperando che questo avrebbe potuto proteggerti > Questa volta fu un singhiozzo proveniente dalla bionda a interrompere il racconto di Horne. Inconsapevolmente aveva cominciato a piangere sommessamente andando ad allacciare le sue dita a quelle di Xavier, che prese a cullarla dolcemente. < Continuo? > domandò titubante l’uomo. Un cenno d’assenso da parte dei due lo convinse a riprendere. < Quello che non sapeva però, era che la tua natura un giorno sarebbe venuta a reclamarti e che tu, in modo o nell’altro avresti ceduto ad essa. Allora Hoord ti avrebbe individuato e avrebbe voluto ucciderti, in fondo eri l’unica cosa che poteva frapporsi tra lui e il potere completo ed eterno. Secondo fonti certe infatti quel pazzo squinternato, aveva trovato il modo di conquistare la vita eterna e con essa il potere di controllare non solo le terre e il mondo ma anche le persone. Se non fosse per te a quest’ora ci ritroveremmo con un pazzo in grado di controllare l’intero mondo. Ti dobbiamo molto mia cara Amalia, tutti noi ti dobbiamo molto. Ma tornando alla storia della tua vita posso dirti che una volta deciso di nasconderti la tua identità ti addestrò in modo da farti divenire forte e imbattibile. Tu fosti l’unica che addestrò personalmente e in fatti sei l’unica che sia mai riuscito a batterlo. Si occupò di te, preoccupandosi proprio come un vero padre fa, poi improvvisamente Hoord si rifece vivo chiedendo nuovamente i servigi della Gilda e noi non potemmo fare altro che accordargli un accordo. Ci offrì un lavoro, quello di sterminare la città di Chruer appunto, e noi sotto minaccia non potemmo fare altro che accettare. Quando tu udisti però la nostra conversazione dovette rinchiuderti per impedirti di partire con noi o peggio, da sola per andare a uccidere quel verme schifoso. Ti conosceva fin troppo bene e sapeva quanto quella tua testolina potesse scaldarsi per qualcosa che non ti piaceva. Tu invece sei stata più furba e più brava di noi, hai capito cosa tramava quel pazzo e ci hai salvato e per questo te ne sono grato >

L’uomo terminò il racconto e fece per alzarsi e uscire dal capanno quando la voce di Amalia lo bloccò con un piede sull’uscio. < Cosa sai sui miei antenati? >

Un sorriso sghembo affiorò sul viso dell’uomo < Quello dovresti chiederlo alla tua amica maga, so che ha molte conoscenze in proposito > Detto questo uscì dal capanno per andare a radunare gli assassini sopravvissuti.


 

Angolo autrice:
Premetto che non era mia intenzione scrivere un capitolo così lungo ma comunque sia credo si venuto bene, quindi ben venga la sua lunghezza. Dunque, qui c'è un avvenimento decisamente sconvolgente ovvero la morte del nostro Shiack che a mio parere è davvero tragica. Mi è dispiaciuto moltissimo farlo morire ma dovevo, comunque sia capiamo che tutto ciò che quest'uomo meraviglios ha fatto nella sua vita, lo ha fatto per Amalia e la sua salvezza. Avrei voluto terminare la storia con questo capitolo, ma non ci sono riuscita perciò dovrete sopportarmi ancora per un altro capitolo, nel quale si scoprirà una verità sconvolgente sulla nostra cara Neifel. Non vi anticipo nulla ma posso dirvi che è qualcosa di incredibile che mai vi aspettereste di leggere. Vi lascio con una foto di Amalia che impersonifica la morte nella sua bellezza eterea e demoniaca http://weheartit.com/entry/14104953

 

 

 

 

 

 

  
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