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Autore: Youki    06/05/2006    2 recensioni
Vento di battaglie per Inuyasha e i suoi amici. La guerra per i frammenti della Shikon no Tama continua, ma le vicende del passato tornano ad intrecciarsi con il presente e la tela di Naraku, ordita 50 anni prima, ancora una volta allunga le sue maglie sul futuro dei nostri amici. Ma non saranno soli a combattere...qualcuno sta tornando dal passato solo per combattere al fianco di Inuyasha. COMPLETA, posterò il più regolarmente possibile!
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Nuovo personaggio, Sango, Sesshoumaru, Shippou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 15

La danza dei sogni

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


I raggi obliqui del sole al tramonto arrossavano la parete inclinata della Cupola. Un fascio incerto di luce entrava da una finestrella parzialmente ostruita da grossi vasi, illuminando le minuscole particelle di polvere che turbinavano scompostamente nell’aria. Sugli scaffali non rimaneva che un grigio strato uniforme, interrotto solo dalle orme circolari dei vasi che ora ingombravano, vuoti, il pavimento. Al centro della stanza, un calderone nero era stato abbandonato a raffreddarsi dopo che il suo contenuto era evaporato per effetto dell’immane calore.

-Bentornata, madre.-
L’Alchimista si rivolse alla figura eterea che era apparsa sulla soglia, proprio davanti a lui.
La donna fluttuava leggera nell’aria, in uno svolazzo di sete dai colori pastello, avvolta dal prezioso hagaromo che ne attesteva la divinità.
-Sono felice di rivederti, figlio mio.-
La dea sorrise e le labbra si incurvarono dolcemente, trasmettendo quel calore agli occhi dal colore indefinibile. La sua pelle era traslucida come madreperla ed i suoi tratti erano cangianti quasi fosse l’irreale apparizione di un sogno. Si trattava infatti della dea dei sogni.
Kurosei si affrettò ad uscire dalla cupola polverosa per inginocchiarsi dinanzi alla divina genitrice.
-Oyume-sama...- disse prostrandosi e sfiorando terra con la fronte -il Destino si è compiuto e voi siete finalmente libera dalla maledizione che vi incatenò a questa terra di mortali ormai diecimila anni fa.-
Oyume accarezzò amorevolmente il suo hagaromo, lieta di averlo riavuto indietro dopo una così penosa attesa.
-Non fosse stato per la tua devozione, figlio mio, mi sarei reincarnata in altre mille vite come Dama dei Sogni- con leggiadra compostezza depose i piedi a terra e fece rialzare l’Alchimista, porgendogli una piccola mano diafana -...E avrei dovuto soffrire altri diecimila anni di dolore alla mercè dei giochi crudeli di chi mi esiliò e condannò per il solo crimine di aver amato un mortale.-
L’uomo, frutto di quella unione proibita, non commentò.
-Cosa farete ora, madre? Tornerete nel Tengoku a reclamare il vostro legittimo posto?-
La donna diresse lo sguardo verso gli ultimi raggi del sole calante e sospirò, scuotendo lentamente la testa. L’elaborata acconciatura che raccoglieva sul suo capo la folta massa di capelli neri ondeggiò con lei ed un pettine dorato brillò infuocato catturando un raggio solitario.
-Nei lunghi anni che ho vissuto come una mortale, ho imparato tante cose...sui mortali...ma anche sugli dei. Il disprezzo che le divinità nutrono nei confronti dei mortali, siano essi youkai o umani, non trova in me nessuna ragione di esistere. In queste mille vite ho imparato ad apprezzare la fugacità del tempo e l’intensità dei sentimenti che animano questo mondo terreno, effimero sì, eppure infinitamente più vivo dello splendente Regno del Cielo...Diecimila anni di storia mi hanno fatto capire quanto grande sia la distanza che ormai mi separa dalle mie origini. No. Non tornerò indietro all’apatia sterile e immutabile del mondo celeste. C’è ancora molto che devo fare per questi mortali.
L’Alchimista parve confuso. Dopo aver passato diecimila anni incatenata al mondo mortale dalla maledizione della reincarnazione, si sarebbe aspettato che Oyume si dirigesse immediatamente nel Tengoku per reclamare i suoi diritti e cercare vendetta. Ma a ben pensarci, Kurosei poteva capire che sua madre non avesse tanta fretta di tornare da coloro che l’avevano esiliata, maledetta e perseguitata...
-Cosa intendete fare, dunque?- chiese.
La dea sorrise:
-Perchè si compisse il mio destino, molti hanno profondamente sofferto e non posso permettere che le loro giovani vite ne vengano distrutte. Sarà molto meglio, per tutti loro, dimenticare di aver mai conosciuto la Dama dei Sogni.-

Nella notte buia, una figura evanescente vagava solitaria per la foresta: chi avesse già incontrato la Dama dei Sogni avrebbe potuto giurare che si trattasse certamente di lei, ma nessuno, da quella notte in poi, se ne sarebbe più ricordato. La dea stese sull’intera isola il più potente incantesimo del sonno che fosse mai stato operato e in una sola notte cancellò, ad una ad una, ogni traccia lasciata nel mondo e nella storia dalla Dama dei Sogni. Cominciò, con odio e minuziosa perizia, da Naraku.
Oyume non era del tutto immune ai ricordi dell’ultima vita vissuta e non poteva guardare in modo spassionato alla condotta di quell’essere, anche se ora sapeva che egli, il pericoloso Ragno tessitore, non era altro che un burattino in mano agli dei. Non provò compassione nemmeno al pensiero che Naraku stesso, nonostante la sua precedente vita dissoluta, potesse aver davvero meritato il trattamento crudele e beffardo che gli dei del cielo gli avevano riservato. Quegli stessi dei che avevano scacciato e maledetto Oyume diecimila anni prima e si erano poi dedicati a perseguitarla di vita in vita, trovando infine Onigumo e si erano trastullati nel trasformarlo nel più adeguato strumento di infelicità che potesse esistere al mondo. Naraku. Con infinita pazienza eliminò selettivamente dalla mente dell’hanyou tutti i ricordi che riguardavano non solo Sayouki e Hirimi, ma anche tutto quanto aveva appreso sul conto di Inuyasha successivamente al primo scontro alla Fortezza. La dea, con nel cuore gli ultimi desideri di Sayouki, decise di fare tutto quello che poteva per salvare il segreto di Inuyasha. Se avesse potuto, avrebbe volentieri cancellato quell’essere infido e malvagio dalla faccia della terra, ma non erano così che andavano le cose...perchè anche gli dei erano impotenti quando si trattava del Destino ed erano assoggettati alle sue leggi. Così come i suoi avversari non avevano potuto impedire la liberazione di Oyume, ma soltanto rinviarla il più possibile, ora Oyume non poteva far altro che rimandare quanto poteva il tempo in cui Naraku avrebbe di nuovo scoperto il punto debole di Inuyasha. Prima o poi quei due sarebbero giunti davvero allo scontro finale, ma lei, giurò a se stessa, avrebbe fatto in modo che accadesse solo quando Inuyasha fosse stato pronto. Avrebbe agito in silenzio, invisibile, inudibile, proprio come aveva fatto Sayouki stessa negli ultimi momenti della sua vita, quando, intrappolata in un buio senza ritorno, era stata in grado di sfiorare la coscienza di Kagome per rivelarle la verità. La dea non avrebbe creduto possibile una cosa del genere, se non ne conservasse lei stessa il ricordo. Con questa decisione nella mente e nel cuore, Oyume pose fine al suo operato e se ne andò, lasciando Naraku al sonno della dimenticanza.
Nel suo breve viaggio attraverso la penisola rimuginò ancora una volta sul retaggio lasciatole dalla vita di Sayouki: per diecimila anni Oyume si era reincarnata in youkai e come tale aveva vissuto godendo di una certa protezione, nonchè di una relativa longevità...ma, che l’avesse voluto il Destino o che fosse stata una macchinazione dei suoi persecutori, l’ultima vita l’aveva vissuta come mezzodemone, tra gli umani. Si chiese se, nel caso Kurosei non fosse riuscito a completare l’incantesimo necessario a liberarla, le vite successive sarebbero state sempre più brevi e, perchè no, umane. Ora che aveva conosciuto gli esseri umani, non provò quel terrore che avrebbe provato un tempo al solo pensiero di vivere una vita così breve e miserevole...anzi, amò quegli esseri dal cuore tempestoso così come li aveva amati Sayouki e come lei desiderò di proteggerli dalla meschinità della loro esistenza. Se ne compiacque.
Posando gli occhi su una Kaede vecchia e addolorata, Oyume versò per lei una lacrima di nostalgia e accarezzando la sua mente con delicatezza la liberò dal peso del dolore e dei ricordi. Fece lo stesso con Sango e Miroku e donò loro un sogno comune, in cui potessero finalmente condividere i propri sentimenti.
Shippo piangeva nel sonno, ma smise quando la dea gli passò una mano eterea tra la chioma ispida, portando via ogni sofferenza.
Kirara si agitò nel sonno facendo le fusa al suo tocco impercettibile, apparentemente ignara della presenza pruriginosa di Myoga, accoccolato dietro al suo orecchio. Ad Oyume occorse un po’ più di tempo per frugare tra le copiose informazioni stipate nella piccola pulce, ma anche quei ricordi furono infine cancellati e la dea passò oltre.
Davanti a lei Kagome si agitava nel sonno, la fronte madida di sudore, i capelli corvini appiccicati al collo e al viso. Nonostante il potente incantesimo di Oyume, la sua coscienza era al limite della veglia ed era tormentata da visioni e ricordi di quella giornata tremenda. Era profondamente addolorata per la fine tragica di Ryu e Sayouki, ma era anche più in pena per la sorte di Inuyasha, la cui mente era un groviglio doloroso di disperazione e senso di colpa, orrore e terrore. Non aveva più detto una parola da quando aveva riacquistato coscieza di sè e aveva capito cosa era successo, quale fosse il tranello che si celava nelle parole dell’Alchimista.
Oyume guardò quei due giovani così provati eppure così forti ed ebbe compassione di loro, del loro amore tormentato, della loro vita travagliata, del loro sonno inquieto. Il tormento di Inuyasha era una nube oscura quasi tangibile e la dea non potè che condividere quel sentimento di orrore che attanagliava l’hanyou. Inuyasha avrebbe voluto morire per la propria leggerezza. Si sentiva in colpa per aver accettato senza pensare il prezzo richiesto da Kurosei, per non aver dato ascolto a Kagome che, nella sua prudente saggezza, aveva forse subodorato l’inganno o la mezza verità, che dir si volesse. L’hanyou avrebbe dovuto aver imparato la prudenza, invece si era lasciato trascinare dall’oracolo ingannevole dell’Alchimista, senza fermarsi a riflettere. In fondo, pensò Oyume, Hirimi, ovvero Sayouki, era davvero stata “il peggior nemico” di Inuyasha...perchè in realtà era la sua migliore amica. Cosa ci poteva essere di peggiore che combattere le persone amate? I pensieri confusi di Inuyasha andavano anche costantemente a Kikyo e al triste destino che li aveva separati e successivamente li aveva fatti ritrovare come avversari. Anche questo era opera di Naraku e, per suo tramite, delle divinità che l’avevano reso tale. Oyume avrebbe voluto fare qualcosa per lenire quel dolore, ma anche in quel caso non le era permesso intervenire. Placò i dubbi e le paure di Kagome, cullò la mente sconvolta di Inuyasha ed eliminò in loro ogni ricordo legato a Sayouki, versando lacrime brillanti nel dire addio all’amico di cui conservava ricordi tanto vivi che non erano del tutto suoi.

Era ormai l’aurora, e, dopo aver percorso in lungo e in largo tutta l’isola, nell’oscurità assoluta che precede l’alba Oyume si apprestò a cancellare dalla faccia della terra l’ultimo ricordo che era rimasto di Sayouki.

Sesshomaru era tormentato. Il solo vederlo risvegliò nella dea un sentimento assoluto, pari solo all’amore che le era costato la condanna all’eterna reincarnazione; così come Oyume, Sayouki aveva perso ogni diritto all’amore e alla felicità nel compimento del proprio destino e la dea non potè che soffrire per lei e per se stessa. Ad uno ad uno, dolorosamente, sfilò dalla mente tumultuosa dello youkai tutti i ricordi della giovane Dama e dal suo cuore tormentato quei sentimenti d’amore che tanto l’avevano trasformato dal loro primo incontro. Per ogni memoria obliata, per ogni sentimento cancellato, la dea pianse calde lacrime, cosciente che così facendo avrebbe riportato Sesshomaru a quello stato di gelida aridità sentimentale in cui si trovava quando l’aveva conosciuto. Eppure non poteva fare altrimenti, se non conservare gelosamente lei stessa quei ricordi che avevano ormai abbandonato il mondo.
Quando ebbe finito, esplorò le profondità del cuore dell’amato youkai e vi trovò solo il gelo.
Asciugandosi le ultime lacrime piante per la fine tragica dell’amore di Sayouki, Oyume si ripromise di tornare, un giorno, da Sesshomaru, per riparare in qualche modo al danno appena causato. Quando i primi raggi del sole superarono l’orizzonte a rischiarare il cielo terso di un nuovo giorno, la Dama dei sogni era scomparsa per sempre e con lei ogni ricordo del suo passaggio.

-Bentornata, madre.- la salutò nuovamente l’Alchimista.
Oyume stette in silenzio a rimirare lo spettacolo del sole nascente.
-Cosa farai, ora, figlio mio?- gli domandò.
Kurosei indicò l’interno della Cupola, ora perfettamente pulito e sgombro da tutti i tributi ricevuti negli ultimi diecimila anni. Tutto ciò gli era servito per operare l’ultimo grande incantesimo.
-Credo che continuerò a fare quello che ho fatto negli ultimi diecimila anni...Non ho mai aspirato al regno celeste, nè credo che vi sarei ammesso...e temo di essermi affezionato, al pari di voi, a questi piccoli mortali dalle grandi passioni. Ora che la maledizione è spezzata, non sarà più necessario chiedere tributi tanto elevati in cambio del mio aiuto.-
In passato eveva cinicamente rifiutato di prestare soccorso a coloro che non avevano nulla di utile da dargli in cambio, ma ora decise che non si sarebbe più tirato indietro: avrebbe fatto ammenda per le crudeli scelte compiute in passato.
Oyume annuì, soddisfatta.
-Addio, figlio. E’ ora per me di andare: c’è un’ultima cosa che devo fare.-


C’era un’anima pura e perfetta che attendeva di esser condotta nel paradiso dei bambini: Oyume intendeva accompagnare personalmente nell’oltretomba l’ultimo ed il più coraggioso dei suoi discendenti, il cui sacrificio estremo le aveva restituito il suo hagaromo e la sua libertà. Lassù, tra soffici nuvole di ovatta, Ryu la aspettava fiducioso.

Nella diafana atmosfera mattutina la dea prese congedo e si sollevò, fluttuando, da terra. E sorrise, volteggiando sempre più in alto nell’ultima danza che dedicò al mondo prima di dissolversi nella nebbia dei sogni.


---------------FINE---------------



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
Hagaromo: alla lettera “abito di piume” è la stola fluttuante che contraddistingue le figure celestiali nella mitologia giapponese. Nel caso di Oyume (prendendo spunto da Ayashi no Ceres), la restituzione dell’hagaromo significa anche la restituzione dei poteri divini.
Tengoku: paradiso.


Ebbene, dopo tanti patimenti eccovi l’epilogo di questa lunga storia.
Per chi stesse per chiedermi “Ma finisce così????”, l’invito è di dare (o RIdare) un’occhiata alla breve oneshot “Il gelo del cuore” e farmi solo allora eventuali rimostranze, se proprio non fosse soddisfatto...^_^

Grazie per essermi stati fedeli e aver atteso i lunghi tempi per la pubblicazione di questi ultimi capitoli, nonchè per le vostre mail, per i vostri commenti e il vostro sostegno e incitamento! Non so se sarò mai ispirata ad imbarcarmi in di nuovo in un’impresa simile alla stesura di USdP o YnM, ma spero che vorrete leggere eventuali altre mie produzioni, anche se di minor portata e impegno.
Vi prego inoltre di continuare a leggere qui sotto, perchè vorrei riportare una piccola divagazione sulla psicopatia dell’autrice...Della serie: “quanto si può impazzire per scrivere due fanfictions”...

Visto che siamo giunti alla fine e che sono saltati fuori davvero tutti i personaggi che avevo previsto, vorrei ora illuminarvi su una particolarità (fin’ora nota soltanto all’autrice psicopatica) di Una Storia del Passato e Yume no Mai. Il fatto è che i nomi dei personaggi che compaiono in queste fic, non sono per nulla casuali, ma sono stati debitamente studiati con a fianco il mio dizionario di giapponese per principianti (in realtà c’è scritto “for dummies”...)^_^...

Eccovi allora dopo il tradizionale “Piccolo dizionario di giapponese senza pretese”, una sorta di “albero genealogico” di queste due fics (ugualmente senza pretese, visto che non ho idea se accoppiando parole diverse come ho fatto io il significato venga effettivamente mantenuto):

-Hirimi: nonna di Sayouki.
Ho cercato nel vocabolario la parola che meglio esprimesse il lato peggiore delle cose e “hirimasu”, alla lettera “escremento” è stata quella che ho deciso di trasformare nel nome del personaggio più controverso della storia.

-Kikara: nonno di Sayouki.
Deriva da “kiken”= pericolo e “arai”=duro, difficile, per sottolineare la grande forza e la pericolosità di questo leggendario Demone dei Ghiacci.

-Rie: Figlia di Hirimi e Kikara, madre di Sayouki.
“Rieki”=profitto, vantaggio. Colei che è riuscita a volgere a fin di bene un’azione tanto deprecabile quale il matricidio.

-Otenki: Figlio di Hirimi e Kikara, padre di Ryu. Alla lettera significa “tempo atmosferico” e l’ho scelto in concomitanza con il nome della moglie per fare un abbinamento originale per una coppia di demoni dei ghiacci ^_^

-Ohjo: Padre di Sayouki.
E’ l’unico che non ha un vero significato. E’ frutto di immaginazione e illuminazione.

-Tsuyome: Demone dei ghiacci, Madre di Ryu.
Alla lettera “stagione delle piogge”, ma può anche derivare da “tsuyu”= coraggioso e “yome”=moglie. In effetti è la moglie coraggiosa che ha sposato Otenki...ed è tutto un dire...

-Sayouki: Figlia di Rie e Ohjo, Dama dei sogni, ultima incarnazione della dea Oyume.
“Sai”= talento e “Yooki”=contenitore, sarà brutto da tradurre, ma la nostra Sayouki è davvero piena di talenti e volevo che fosse chiaro!

-Sato: Maestro di Sayouki ai tempi del monastero.
Significa “casa” perchè il monastero per Sayouki è stata l’unica vera casa che abbia mai conosciuto.

-Kooryu: Figlio di Otenki e Tsuyome, ultimo Demone dei ghiacci (o Drago), cugino di Sayouki.
“Koori”=ghiaccio e “Ryu”=drago. L’appellativo è abbastanza chiaro e per chi avesse qualche rudimento poteva anche essere un indizio...

-Oyume: Dea dei sogni, spririto originale della Dama dei Sogni.
“Yume”=sogno, “O-“= particella che indica rispetto.

-Kurosei: Semidio figlio di Oyume e di uno youkai ignoto.
“Kuro”=”oscuro”, ma anche “difficoltà, tribolazione” e “-sei”=suffisso che indica il materiale con cui è fatta una cosa. Pertanto il nostro Alchimista è “fatto di oscurità” perchè i suoi scopi ci sono rimasti oscuri fino alla fine, ma è anche “fatto di tribolazioni”, perchè tante ne ha dovute passare per liberare la madre dalla maledizione.

E con questo ho decisamente finito. Grazie ancora a tutti!

Qui la vostra affezionata Youki, che vi saluta con un bacio e vi invita a non abbandonarla, scrivendole (youki-chan@libero.it) o passando ogni tanto dal suo blog per un saluto (www.youki-laportadellalba.splinder.com).
  
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