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Autore: luceterea    05/09/2011    5 recensioni
Avanzava leggero, splendente nella divisa celeste e i suoi piedi, calzanti solidi stivali neri, parevano non toccare il terreno.
Quando giunse davanti a Madamigella Oscar si fermò e le fece il saluto militare, portando rapidamente alla fronte la mano destra e sbattendo i tacchi con la maestria di un ballerino.
Alzati gli occhi verso il comandante, sorrise.
“Marcel de Lemaire, ai vostri ordini, Comandante”.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che questo capitolo mi convince forse ancora meno del precedente. All'inizio l'avevo ideato diversamente. Poi ho voluto tentare questa pazzia. In questa parte della storia si svela, finalmente, la verità sul conto di Dorian e sull'assassinio di Nicole Olivier. Presumo che molti si saranno chiesti come possa Dorian dichiararsi "buono", avendo ucciso una ragazza innocente. Qui c'è la risposta. Forse vi sembrerà un'assurdità. Può darsi. Ma, d'altronde, già dal titolo la storia si preannunciava folle. :)
Fatemi sapere. E non fatemi rimanere sulle spine. 
albazzurra

16
Sorprese

 

“Andrè! Andrè! Per l’amor del cielo cosa ci fai qui?” squittì Maria Antonietta, quando il duca d’Orleans spinse malamente il giovane nella stretta cella.
“Il nostro prode cavaliere è venuto a salvare la sua bella dalle grinfie del lupo cattivo, o meglio, dell’orso cattivo” disse ironicamente il Duca, indicando la folta pelliccia bianca che aveva ancora addosso.
“Maestà!” esclamò Andrè “State bene? Siamo stati tutti così in pensiero per voi…”
“Io sto bene, Andrè. Ma Oscar…”
Andrè si guardò intorno, cercando, inutilmente, di vedere la chioma bionda della ragazza.
“Cosa è successo ad Oscar? Dov’è?” chiese angosciato.
“Che cosa le avete fatto?” urlò, rivolgendosi al duca d’Orleans.
“Non le ho fatto proprio niente, se proprio vuoi saperlo. C’è Dorian con lei, in questo momento” ripose laconico l’uomo.
“Dorian?”
“Non lo conoscete? Eppure mi ha detto di avervi visto, a Versailles. Disse che vi siete arrabbiato molto quando lo avete visto dare un innocente bacio alla vostra padrona” ghignò il duca.
Ad Andrè fu subito chiara la verità, come se fosse stato appena colpito da un fulmine.
“L’avete mandato voi a Versailles? L’avete mandato appositamente perché vi portasse Oscar?”
“Per essere solamente un servo devo dire che sei astuto” ironizzò il duca “Però, ora che mi ci fai pensare…Dorian non mi ha ancora raccontato nulla. E dire che sono così curioso di sapere come si comporta Madamigella Oscar quando è, come dire?, in intimità con qualcuno. Voi che mi sapete dire, Andrè? Anche in quei casi mantiene quel suo irritante sorrisino altezzoso? Chi lo sa, magari è la volta buona che qualcuno è riuscito a cancellarglielo dalla faccia.”
Andrè si scagliò contro il duca
“Bastardo!”
Il duca d’Orleans, velocissimo, estrasse una pistola da una tasca interna del costume e, con il calcio, colpì il giovane alla tempia.
Andrè rovinò a terra, premendosi una mano sulla parte colpita, che già sanguinava. La regina lanciò un grido terrorizzata.
“Andrè!”
Il duca troneggiava sul ragazzo, terribile.
“Ancora una mossa avventata come questa e diventerai cibo per i vermi, ragazzo. Tu non mi sei di alcuna utilità ed inoltre sei un servo. Quindi sta’ pur certo che non mi farò scrupoli ad ammazzarti!” sibilò l’aristocratico.
“Ed ora, se non vi dispiace, vado a vedere come se la sta cavando il mio protetto con l’audace Colonnello biondo” rise.
Aprì la porta, uscì, e la richiuse dietro di sé.
Poi, affacciatosi alla piccola finestrella sbarrata aggiunse, rivolto alla Regina.
“Ah, Antoinette, dimenticavo…al mio ritorno voglio che voi abbiate preso una decisione riguardo a voi sapete cosa. Ricordatevi questo: a Madamigella Oscar non verrà fatto alcun male se voi farete quello che vi ho chiesto. Dopotutto sono un uomo magnanimo, non vi pare?”
“Duca!” lo richiamò la Regina, afferrando le sbarre della cella “Duca, voi mi garantite…siete pronto a giurare davanti a Dio che ad Oscar non verrà fatto alcun male? Né ad Andrè, né a Luigi…a nessuno, se io scrivo quella lettera?”
“Certo mia cara” sussurrò il duca d’Orleans, prima di allontanarsi a grandi passi.
La Regina, sentendo già le lacrime premerle contro gli occhi, prese con mano tremante la piuma e, dopo averla intinta nell’inchiostro, cominciò a scrivere.
Mon Roi, mon cher Louis…
 
**
 
“Il duca d’Orleans è tuo…padre?” Oscar non riusciva a credere a quello che Dorian aveva appena detto.
“Già” sospirò amaramente il russo “E ha sbattuto mia madre fuori dalla sua casa, in mezzo ad una  strada, a morire. E non gli importava niente di lei, il divertimento di una notte, e di me, una conseguenza inaspettata e sgradita”. Strinse i pugni.
“Ma io gliela farò pagare! Sono venuto in Francia apposta. Dopo la morte di mia madre venni adottato da un musicista di Mosca, il professor Ludmil Milankovic. Un pianista che mi trasmise la passione per la musica – come vedete non tutto quello che vi ho detto era una bugia – e mi portò in giro per le corti d’Europa. Come vi ho già detto, egli morì a Stoccolma e, non avendo eredi né parenti prossimi, lasciò a me tutti i suoi averi. Quel che possedeva non era molto, ma fu sufficiente a permettermi di proseguire il mio viaggio verso la Francia”.
Oscar lo guardava, rapita, nonostante tutto, da quel racconto.
“Ma come sei entrato in contatto con il duca d’Orleans?”
Dorian sogghignò.
“Fu lui ad avvicinarmi, a corte. Mi notò mentre suonavo, un pomeriggio, nella sala della musica. Mi disse che era molto colpito dal mio talento e che mi avrebbe preso sotto la sua ala. Io ero sul punto di rifiutare l’offerta ma, quando mi disse il suo nome, cambiai immediatamente idea. All’inizio non facevo che stupirmi dal colpo di fortuna che avevo avuto. Ma poi capii che avevo commesso un madornale errore. Il duca, apparentemente cortese, man mano che ci vivevo a contatto, si cominciò a rivelare per quello che era veramente: un astuto manipolatore. Mi rivelò i suoi progetti, la sua volontà di detronizzare Luigi XVI. E quando scoprì che sua Maestà la regina si era arruolata nella sua stessa Guardia personale, colse al volo l’occasione per attuare il duo piano. Mi convocò nel suo studio e mi ordinò di recarmi sulla via per la Spagna e di uccidere la falsa regina e il suo seguito. Non potei rifiutare: sapevo troppe cose e se mi fossi tirato indietro mi avrebbe sicuramente ucciso; io non mi sarei potuto vendicare e, per farlo, avrei dovuto aspettare il momento propizio. Così mi mostrai freddo e distaccato, accettai di buon grado il crudele compito che mi aveva affidato (dietro compenso, ovviamente) e partii per la Spagna. Dopo pochi giorni di viaggio avvistai la carrozza della regina. La bloccai al limitare di una foresta e misi fuori gioco i pochi soldati che la proteggevano. Feci scendere la ragazza e…”
“E la uccidesti.” Concluse Oscar, amareggiata.
“No. Non lo feci. Non ne ebbi la forza” Dorian abbassò lo sguardo “All’inizio mi ero convinto a farlo. ‘Il fine giustifica i mezzi’ pensavo. Ma poi ho visto il terrore negli occhi di quella giovane. Sentii il suo urlo terrorizzato, quasi un rantolo. Non ce l’ho fatta. In quell’istante capii che non l’avrei uccisa.” 
“Come!? Ma…ho visto la testa. L’ho vista con questi occhi Dorian, non prendermi in giro!” Oscar era più confusa che mai.
“L’avete toccata? L’avete osservata da molto vicino?” domandò il russo, fissandola.
“No, in effetti no ma...” Oscar rabbrividì, disgustata.
“Era una testa finta, di cera. I capelli erano una parrucca. Gli occhi di vetro” confessò Dorian, con un mezzo sorriso “Ho speso quasi metà dei miei averi per ottenere un’imitazione che sarebbe stata perfettamente credibile”.
“Ma…e il sangue? Ricordo perfettamente che c’era del sangue alla base del collo e sulla carta in cui era avvolta” ribatté la ragazza.
“Era sangue di cervo. La giovane Nicole e la Marchesa di Lambroux si trovano ora in una piccola tenuta al limitare del Paese. Ho detto loro di rimanere nascoste fino a quando non avessi detto loro di tornare a Parigi”
Dorian sorrise, notando l’espressione stupefatta di Oscar.
“Non sono un assassino, Oscar. L’unico sangue che sarò lieto di spargere è quello del duca d’Orleans”.
La ragazza si alzò in piedi e corse incontro all’uomo.
“Ma è magnifico!” esclamò.
Dorian alzò una mano, come per zittirla.
“Vorrei che voi mi ascoltaste ancora per qualche minuto, Oscar” disse e, quando lei annuì, riprese a parlare.
“Quando tornai a Versailles feci credere al duca di aver eseguito alla perfezione ogni suo ordine. Lui ne fu felicissimo e cominciò a fidarsi di me. Ma non era ancora soddisfatto. Gli avevo portato la testa della falsa regina, ora voleva che conducessi voi al suo palazzo. Mi ordinò di sedurvi (non gli importava come) e di portarvi qui. E vi confesso, Oscar, che quello fu l’ordine che eseguii più volentieri. Non una parola che vi ho detto non corrispondeva alla realtà. E questo sono pronto a giurarvelo. Ve lo giuro sulla mia stessa vita.”
Oscar non capiva.
“Ma…perché? Cosa vuol dire tutto ciò?”
Dorian le si avvicinò.
“Non l’avete ancora capito?” sussurrò, a pochi centimetri dal suo volto.
Oscar lo guardò e immancabilmente si perse in quegli occhi colore del sole. Il suo sguardo era incatenato a quello di lui
“Oscar io…” sussurrò Dorian, senza staccare gli occhi dai suoi.
 
Prima che l’uomo avesse il tempo di proseguire, si udirono chiaramente dei passi nel corridoio avvicinarsi alla porta della stanza.
“E’ lui!” sussurrò Dorian, allontanandosi di scatto da lei.
Oscar distolse, a fatica, lo sguardo dal suo.
“Oscar ascoltatemi!” Dorian la scosse, prendendola per le spalle “Io vi giuro che vi aiuterò a liberare la regina. Ma il duca d’Orleans crede che io sia dalla sua parte, capite? Qualunque cosa io faccia, vi prego, fidatevi di me!”
La ragazza lo fissò negli occhi per qualche istante.
“D’accordo” bisbigliò poi.
I passi si fermarono di fronte alla porta chiusa.
Veloce come un fulmine Dorian afferrò la ragazza e la spinse contro la parete, con i polsi imprigionati nelle sue mani sopra la testa.
Ad Oscar mancò il respiro per un istante, schiacciata contro il muro dal corpo pesante dell’uomo.
“Respingetemi” sussurrò lui e, quando udì la porta aprirsi, spinse le sue labbra su quelle della ragazza.
 
**
 
Il duca d’Orleans aprì la porta e rimase piacevolmente soddisfatto della scena che gli si parò davanti agli occhi.
Madamigella Oscar si dibatteva furiosamente, nel tentativo di allontanare da sé Dorian che, bloccandole le mani sopra la testa, le baciava il viso e il collo.
Un calcio della ragazza colpì il russo ad un ginocchio e l’uomo si allontanò bruscamente da lei, con una smorfia di dolore.
“Ah! E’ inutile con te, dannata sgualdrina!” ringhiò Dorian, fissandola con uno sguardo omicida.
Il duca d’Orleans, che si era appoggiato ad uno stipite della porta per godersi la scena, scoppiò in una sonora e bassa risata.
“Amico mio, dovresti legarle mani e piedi per poter agire indisturbatamente” scherzò “Fortunatamente per te era già disarmata!”
Dorian rispose con uno sbuffo e con una serie di imprecazioni nella sua lingua madre.
“In Russia…” cominciò lui.
“…le donne fanno tutto quello che gli uomini desiderano senza fiatare?” completò il duca d’Orleans, sogghignando “Perché se è così parto immediatamente alla volta di Mosca”.
Dorian non rise.
“Suvvia ragazzo!” sbottò il duca, contrariato, dandogli una pacca sulla schiena “Non te la prendere. Non sei tu. E’ che quella lì non la dà a nessuno”
Oscar gli lanciò un’occhiata truce e piena di disprezzo.
“Volevate dirmi qualcosa, Louis?” borbottò Dorian.
“In effetti, ero venuto a vedere come te la stavi cavando con questa indomita leonessa” il duca fece un cenno nella direzione di Oscar “ma, ora che mi ci fai pensare, ritengo opportuno che Madamigella venga ricondotta nelle segrete. C’è una sorpresa per lei…”
Oscar sgranò gli occhi lanciando un’occhiata preoccupata a Dorian.
“Cosa volete dire?” domandò.
“Oh, lo scoprirete ben presto, Madamigella. Molto, molto presto”
Il duca d’Orleans ridacchiò e uscì dalla stanza.
“Portala di sotto Dorian” ordinò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
Una volta che fu uscito, Oscar si rivolse al russo.
“Che cosa intendeva per sorpresa? Quale sorpresa?”
Dorian scosse la testa.
“Non ne ho la più pallida idea…Se si tratta di una cosa che aveva già in mente di fare, non ne aveva mai fatto parola con me. Oppure potrebbe essere capitato un imprevisto…”
Oscar annuì. Dorian estrasse la sua pistola, la caricò e, con uno sguardo sofferente, la puntò contro la ragazza.
“Dobbiamo andare”
“Sì” concordò Oscar, alzando le mani e dirigendosi verso la porta.
Uscì, seguita a ruota da Dorian.
 
**
 
Oscar e Dorian camminavano silenziosamente attraverso i corridoi del Palazzo Reale.
La stanza che avevano occupato si trovava al terzo piano e per raggiungere le segrete bisognava recarsi fin nei sotterranei.
Quando passarono accanto a un portone chiuso, attraversando l’ingresso deserto, si udì una forte musica e un gran rumore di voci.
“Il duca ha invitato molte persone al ballo in maschera, questa sera!” osservò Dorian “C’è un rumore insopportabile”.
Oscar rise, senza allegria.
“Molto astuto da parte sua. Più caos c’è, meno si farà caso a rumori sospetti provenienti dal piano di sotto”
Il russo tacque ed Oscar capì che era d’accordo con lei.
Scesero piano le scale. Attraversarono un corridoio lungo ed angusto, sempre in discesa, fino a sbucare in un altro corridoio che era costruito perpendicolarmente a quello che avevano appena attraversato. Una fila di piccole porte si parò davanti a loro.
Dorian spinse leggermente la ragazza verso l’ultima di esse.
Quando furono a pochi passi dall’uscio l’uomo si arrestò, imitato da Oscar.
La ragazza sentiva il suo respiro solleticarle l’orecchio, tanto era vicino.
“Oscar, ascoltatemi. Per un po’ mi dovrò comportare come prima. Dobbiamo aspettare il momento opportuno per colpire il duca d’Orleans. Dobbiamo coglierlo di sorpresa, capite? Fidatevi di me, ancora per qualche minuto…”
Oscar si voltò e gli prese il volto tra le mani, guardandolo profondamente con quei suoi occhi chiari.
“Io mi fido di te, Dorian” sussurrò pianissimo, per non farsi udire al di là della porta.
Dorian ricambiò il suo sguardo. Aveva un’espressione seria, in volto.
“Sono pronto a morire pur di aiutarvi, Oscar” giurò, afferrandole una mano e portandosela al cuore.
Oscar rabbrividì al contatto con la sua pelle.  
“A-andiamo!” Oscar si voltò e ritornò ad alzare le mani.
“Aspettate” la bloccò Dorian e le mise in mano il suo pugnale.
“Per le emergenze” si giustificò.
Lei annuì. Fece per voltarsi ma poi si bloccò.
“Dorian…” iniziò, titubante.
“Si?”
“Cosa volevi dirmi prima?” domandò.
L’uomo la fissò vacuo per qualche secondo.
“Niente…di importante” disse infine “Ora dobbiamo andare”
Lei annuì.
Era un po’ agitata: il duca aveva parlato di una sorpresa. Non le piaceva affatto il tono con cui l’aveva detto. Era sicura che, qualsiasi cosa avesse visto una volta oltrepassata la piccola porta della cella, non sarebbe stato di certo nulla di buono.
Trasse un profondo respiro e, con il cuore a mille, si diresse verso il piccolo uscio.
 
**
 
Quando Oscar entrò, spinta dalla canna della pistola che Dorian le premeva contro la schiena, la prima cosa che notò era che la regina Maria Antonietta non era sola come quando l’aveva lasciata. Al suo fianco, accovacciato per terra, con le ginocchia al petto e le mani legate dietro la schiena, c’era un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi verdi. Oscar ci mise meno di un secondo a riconoscerlo, ma quello che la turbò maggiormente fu il rivolo di sangue che, partendo dalla tempia, gli attraversava la guancia e macchiava di rosso il colletto della camicia candida.
La ragazza si precipitò al suo fianco.
“Andrè! Andrè!” urlò, terrorizzata.
“Oscar! Va tutto bene? Sei ferita?” biascicò lui, osservando il volto della giovane, controllando se vi fossero segni di violenza.
“No, no Andrè! Ma cosa ti è successo? Ti hanno colpito! Come mai sei qui?” Oscar si strappò il fazzoletto che portava al collo e cominciò a tamponare il sangue che, ringraziando il cielo, aveva smesso di scorrere.
“Sono venuto a cercarti, ma sono stato preso anche io. Mi dispiace Oscar, Ti avevo raccomandato di agire prudentemente, ma io stesso non ne sono stato capace. Perdonami se puoi” mormorò Andrè, abbassando il volto.
Oscar non rispose, ma si limitò a osservarlo con uno sguardo dolce e apprensivo allo stesso tempo.
Andrè, invece, non la guardava più. I suoi occhi fissavano un punto alle sue spalle.
“Tu!” gridò “Tu! Cosa le hai fatto, bastardo?!”
Dorian rimase immobile, per nulla turbato. Fissava il giovane con aria inespressiva.
Andrè balzò in piedi, ma la testa gli faceva male e la vista gli si offuscò, facendolo barcollare.
Oscar lo costrinse a mettersi di nuovo seduto, e gli accarezzò i capelli.
“Stai calmo Andrè. Va tutto bene!” gli sussurrò all’orecchio, in modo che solo lui potesse udirlo
“Non mi ha fatto nulla!”
Poi si voltò verso la regina che, in piedi, guardava con occhi pieni di lacrime l’amica. Alle sue spalle c’era Robert, l’omaccione che poco tempo prima l’aveva condotta nella cella.
La guardò interrogativa, poi notò il rotolo che teneva stretto nella mano tremante e, ai suoi piedi, la piuma d’oca, sporca d’inchiostro.
Oscar capì al volo quello che era successo.
“No mia Regina! Non potete cedere così. Non è giusto!”
Maria Antonietta cominciò a piangere silenziosamente.
“Mi dispiace…mi dispiace Madamigella Oscar. Ma ho dovuto farlo. Io…io non avrei potuto sopportare che vi facessero del male a causa mia. Nessun altro dovrà soffrire per me”
“Maestà, non fatelo! La mia vita non è nulla paragonata alla terribile sorte che attende la Francia se voi cedete.”
La regina scosse la testa.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto. Ma non posso perdervi, Oscar”.
Piangendo, porse la pergamena al duca d’Orleans, il quale la afferrò, con aria trionfante.
“Finalmente!” esultò “Finalmente il grande giorno è arrivato. Quanto ho aspettato questo momento!
Ho tra le mani la chiave per il trono di Francia! Dorian, amico mio, fedele servitore! Gioisci con me!”
Dorian sorrise.
“Ben fatto Louis” sussurrò.
Il duca d’Orleans ripose il prezioso foglio in una tasca della giacca.
Poi, sforzandosi di rimanere lucido, nonostante l’eccitazione del momento, si rivolse alla regina.
“Ottimo lavoro, Antoinette. Devo dire che non mi aspettavo che cedeste con tanta facilità. Non sapevo che Madamigella Oscar valesse quanto la corona di vostro marito. Finalmente la Francia sarà mia! Sarò Re! E, se vorrete, Antoinette, sarete regina, al mio fianco!”
“Preferirei morire!” disse Maria Antonietta, piena di disprezzo.
“Posso senz’altro accontentarvi!” ruggì il duca, adirato per l’impudenza della ragazzina.
“Ma prima” proseguì, suadente “Sarò costretto a togliere di mezzo la vostra cara Madamigella Oscar”
Un silenzio glaciale scese nella stanza. Lo sguardo di tutti i presenti si posò su Oscar che, ancora al fianco di Andrè, guardava il duca con gli occhi spalancati.
“No!” urlò la regina, terrorizzata “No! Avevate giurato su Dio che non le sarebbe stato fatto alcun male se avessi scritto quella lettera! Avete dato la vostra parola!”
Il duca scoppiò in una sonora risata.
“Oh, ma chère. A mio parere non esistono né Paradiso né Inferno, conta solamente quello che in vita si ha, o non si ha. Inoltre, dovreste ormai avere imparato a non fidarvi troppo della mia parola, Antoinette. Madamigella Oscar rappresenta un ostacolo pericoloso, molto pericoloso, per me: sa troppe cose. Non posso certo lasciarla libera di spifferare tutto o, peggio, di mettermi continuamente i bastoni fra le ruote, no?”.
Il duca d’Orleans estrasse la spada dal fodero. Un’arma piuttosto antica che aveva dei rubini incastonati nell’elsa.
“Dorian, vuoi avere l’onore? Credo che tu te lo sia meritato”
D’Orleans porse la spada al russo che l’afferrò e si voltò lentamente verso la ragazza.
“Nooo!” strillò la Regina, trattenuta a fatica da Robert, che bestemmiò per lo sforzo di tenerla ferma.
“Nooo!” urlò Andrè, dibattendosi e cercando, inutilmente, di liberarsi dalle corde che gli bloccavano i polsi.
Il duca d’Orleans si beò di quel terrore e si avvicinò alla regina.
“Ora” le sussurrò all’orecchio “il mio protetto trafiggerà il cuore del vostro amato soldato con questa spada, la stessa che ha reciso il capo di Nicole Olivier”
La regina cominciò a tremare violentemente, dibattendosi come una leonessa in gabbia.
“Oh, non vi angosciate mia cara! È questione di un attimo. Madamigella non sentirà niente. E voi, Antoinette, la seguirete immediatamente, secondo il vostro desiderio. Ma prima voi assisterete alla fine della vostra amica, che muore, per colpa del vostro egoismo e della vostra stupidità” proseguì l’aristocratico.
Il duca poi lanciò uno sguardo di sufficienza in direzione di Andrè.
“Per quanto riguarda te…non c’è bisogno che mi sporchi le mani. Ci penseranno i miei uomini a farti fuori, a suon di pugni. Non è vero Robert?”
L’omaccione che teneva la regina rise sommessamente.
La spada, affilatissima, era a pochi centimetri dal petto di Oscar e la ragazza rivolse uno sguardo di sfida al duca d’Orleans.
“Vedo che mantenete quell’espressione altezzosa anche di fronte alla morte, Madamigella. Molto bene. Vedremo se rimarrete impassibile anche di fronte al dolore” sussurrò quello.
Oscar non batté ciglio. Maria Antonietta, singhiozzando, chiuse gli occhi. Ma prima, rivolse uno sguardo supplichevole ad Oscar.
“Oscar…” riuscì solo a dire la Regina, prima di essere sopraffatta dalle lacrime.
Andrè si dibatteva come impazzito. Scalciava e si dimenava. Tutto inutile.
“Addio, Madamigella Oscar!” disse il duca d’Orleans.
Dorian sollevò la spada, pronto a colpire.
 
Continua…
 
  
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