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Autore: Heven Elphas    05/09/2011    2 recensioni
La morale è rimasta sempre quella, salda ed inalterata durante tutti questi anni: Tutti avrebbero voluto essere come Gabe Saporta.
-…è fantastico.- Mormorò quest’ultimo, con gli occhi che brillavano stregati. –Non penso ci sia nulla di così bello al mondo.-
Saporta lo osservò perso, esaminando come le luci del luna park gli illuminavano il volto.
-Ah no? Forse qualcosa di più bello c’è…-
Mormorò, bevendo ancora e sorridendo alla costa cosparsa di puntini luminosi che si riflettevano anche nelle onde.
-E cosa? La vodka? Il Cobra?-
La domanda di Bill era intrisa di un allegro cinismo che fece ridacchiare Saporta.
-…essere in un posto fantastico con una persona splendida.-
Avrebbe voluto che Bill capisse, ma quest’ultimo sembrò improvvisamente rattristirsi.
-Un giorno magari te la ritroverai a fianco.-
_____
2006
Gabe Saporta è arrivato a Los Angeles per dar forma al suo nuovo progetto musicale: i Cobra starship. Uscito da una storia d'amore di sei aanni con Bianca Duenas, si ritrova a cercare una via d'uscita... William Beckett è a Los Angeles da mesi con i The Academy Is e si è ritrovato a stare a casa di Travis McCoy con cui ha avviato una relazione. Ad entrambi viene proposto di lavorare al singolo "Bring It" di Gabe Saporta. William è attratto da Gabe da quando era ancora nei Midtown, mentre quest'ultimo pian piano sembra prendersi una cotta per il più giovane. Brendon Urie e Ryan Ross sono nel pieno del successo con i Panic! At The Disco. Il chitarrista, tuttavia, è innamorato perso del cantante che non pare accorgersene preso dall'innocente euforia dell'improvviso successo.
Pete e Patrick seguono le band come dei genitori e da bravi migliori amici, mentre la situazione tra di loro pare ancora sconosciuta.
2011
I legami sono tutti spezzati. Nessuno è più a contatto con chi amava un tempo... Manhattan diventa un punto di ritrovo per il quindicesimo anniversario della FBR. Ma nessuno vorrebbe essere lì. Tutte storie che girano attorno alla vita di Gabe ed un solo luogo in cui lui vorrebbe tornare: il molo di Santa Monica.
//Gabilliam (principalmente, ma non solo, si accennano anche Ryden, Treckett, Brallon,PetexPat)//
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Third track *take care with a broken boy, is it worth it to you to try? *

 

 

*2oo6*July

 

Gabe si sporgeva dall’Hammer di Pete, i gomiti appoggiati alla portiera e la testa fuori dal finestrino abbassato. L’aria era talmente calda che sembrava quasi che gli avessero puntato addosso un phon. Si sistemò gli occhiali da sole, che teneva nonostante fossero ormai le undici… Le insegne e le luci della città gli davano fastidio, dato che si era svegliato da poco. Esatto… Tutta la sua voglia di parlare in privato con Pete era stata annegata dall’alcool e, dopo pranzo, si era addormentato sul divano. Lì, con la bocca spalancata a perdere bava su un cuscino nero del sofà… Stupido Saporta, aveva pensato, non potevi bere meno vino e passare un bel pomeriggio con il tuo migliore amico?! Macchè! L’alcool aveva vinto su di lui… Oh, ma aveva intenzione di recuperare, un paio di vodka redbull e poi dritto in pista a far vedere a Los Angeles come si scuote il didietro! Ecco le sue intenzioni in quel momento…

-…allora, dove si va?-

Domandò a Wentz, ammiccando verso una ragazza che stava attraversando la strada, mentre loro si fermavano al semaforo rosso. Questa lo guardò stranita, prima di sorridergli e spostarsi i capelli indietro. Uuh, queste ragazze lo facevano impazzire, constatò Saporta, prima di sera si sarebbe preso una chica e… No. Insomma, aveva seriamente intenzione di darsi alla pazza gioia? Non era passato molto da quand Bianca l’aveva mollato… Sarebbe davvero riuscito a divertirsi senza pensare minimamente alla sua storia finita?

Perse immediatamente il sorriso, assalito da una mestizia tremenda. Poi, voltandosi verso Pete, si accorse che questo lo osservava attento.

-Mi dici che cos’hai, Gabey?-

Gli chiese curioso, prima di accelerare al verde appena scattato. Pete aveva ovviamente notato che c’era qualcosa che non andava nell’amico, insomma… Passare da quei momenti di euforia atroce ad altri di completo mutismo non era esattamente da lui. Lo conosceva fin troppo bene per lasciarsi ingannare da quel comportamento e poi, diciamola tutta, per quanto il viaggio nel deserto potesse aver cambiato la sua vita non era detto che lui fosse totalmente cambiato. Insomma, era lo stesso Gabe Saporta a cui aveva sempre voluto bene.

-Cazzo, Pete, non lo so nemmeno io!!- Sbottò il riccio, portandosi una mano sullla visiera cappellino. -…vorrei staccarmi da tutto e prendere la strada suggerita dal Cobra, ma…-

-Credi che sia dura ricominciare da zero dopo tutti quegli anni insieme a Bianca?-

Colpito ed affondato… Wentz, come sempre, riusciva a comprenderlo meglio di ogni altro. Come poteva non amarlo in quel modo?

-Esatto… Lei è stata tutto per me, lo sai, no? E…-

La voce gli si spezzò in gola e si voltò di nuovo a guardare fuori dal finestrino per non scoppiare in singhiozzi. Aveva cercato di reprimere i suoi sentimenti, di essere completamente libero da ogni preoccupazione… Ma come fai a cancellare tutto ad un tratto sei lunghi anni di relazione? Aveva anche già pensato al matrimonio, al vestito di lei, ai fiori… E ad un bambino. Sì, aveva già in mente come decorare la sua cameretta… Avrebbe sistemato la sua esistenza spregiudicata per una vita accanto a lei. Ma Bianca aveva gettato via tutto, con quell’addio sputato improvvisamente sulla soglia di Central Park.

Andando nel deserto aveva cercato di trovare se stesso, di trovare altre vie da percorrere. Tutto l’aveva portato lì a Los Angeles, accanto a Pete su quell’auto. Perché non riusciva a staccarsi da tutto, si domandava, perché non riusciva a vivere come voleva?!

-Non devi farti tutte queste pare mentali, GabeyBaby!! È normale ricordarsi sempre di chi si ha amato in quel modo, ma non devi sentirti in colpa…- Gli spiegò il più basso, appoggiandogli la mano sul ginocchio. –Vedrai che troverai qualcun altro per cui perdere la testa!! E magari qualcuno che ti tratterà meglio… ovviamente intanto ci sono anche io che ti amo come nessun altro al mondo!! Ricordatelo!!!-

Finì in tono scherzoso, dandogli qualche pacca sulla coscia e tirandogli fuori il sorriso. Sì, con Pete era così… Quando uno dei due era giù, l’altro riusciva sempre a farlo sorridere tirandogli su il morale. Ed il sorriso che nacque sulle labbra di Saporta era del tutto sincero ed impregnato di una felicità imparagonabile.

-Ovvio che lo ricorderò, Petey!- Sogghignò, tornando a guardare la strada a doppia corsia e tutti i negozi e ristoranti che vi si affacciavano. –Hey, gente!!! Andiamo a sbronzarci!!!-

Urlò attirando alcuni sguardi dal marciapiede, mentre alcuni ragazzi gli risposero pure con un urlo di approvazione. Rientrò così in auto e diede il cinque al conducente, che stava ridendo come un matto. No, non c’era nulla al mondo che gli facesse sentire così come lo stare insieme…

 

*  *  *

 

William si scostò i capelli dal volto, mentre la brezza della costa glieli accarezzava dolcemente. Riempì i polmoni di quell’aria intrisa dell’odore di salsedine, affondando lo stivale a punta nella sabbia. Dietro di lui Travie osservava la sua sagoma longilinea tagliare la ruota panoramica sullo sfondo. Sorrise davanti a quella splendida visione, sistemandosi alla meglio il cappello da gangsta sulla testa. Quanto avrebbe voluto restare a casa su quel divano, pensò sospirando, sarebbe stata una serata perfetta anche così. Nonostante il desiderio di esser solo con Bill, comunque, non gli dispiaceva del tutto essere lì a due passi dal club in cui avevano deciso di andare. Avrebbero ballato a distanza ravvicinata, pieni di alcool e magari anche un po’ di roba da sballo… E poi, via, a casa a finire la serata in grande stile.

Bill, dal canto suo, stava ossevando il panorama e sorrideva in quella sensazione fantastica che stava provando. Era una nostalgia di quelle che ti fanno venire la pelle d’oca, come se il suo cervello gli stesse dicendo che era lì che avrebbe dovuto stare. Non sapeva spiegarselo… Poteva solo paragonarla all’ascolto di una canzone, le cui note ti trasportano attraverso ricordi che non ti appartengono.

-Babe… Se ti dai una mossa andiamo a ballare!!-

Disse il rapper, sedendosi su una panchina per finire di svuotare la lattina di birra che aveva comprato poco prima. Beckett si voltò a guardarlo e spalancò le braccia, come ad indicare che era pronto. Era davvero stuprabile con quella maglietta bordeaux attillata la giacca nera in velluto, pensò l’afroamericano, per non parlare del modo in cui calzano su di lui quei jeans neri a vita ultra bassa. Doveva smetterla di mangiarselo con gli occhi, o non sarebbe arrivato al club senza dovergli per forza mettere le mani addosso. Prese un lungo respiro per darsi una calmata, poi si alzò dalla panchina nel preciso istante il cui il castano lo raggiunse.

-…si va ancora allo Zanzibar?-

Chiese lui, afferrando la mano tatuata che Travie gli porgeva. Si scambiarono uno sguardo e quest’ultimo annuì, voltandosi verso la strada e trascinandolo sulla Ocean Avenue.

Il locale non era molto distante e quando arrivarono c’era quella solita fila chilometrica per entrarci. William si guardò attorno impaziente, ascoltando il beat soffuso della musica sparata nel club.

-Come al solito, cercheremo di saltare la fila…-

Fece il rapper, ammicando verso il più giovane che ridacchiò. A quanto pare, però, il Destino decise di miracolarli, perché in quel momento apparve magicamente Pete Wentz. E tutti, al mondo, sapevano una cosa riguardo a Wentz: lui aveva libero accesso a qualsiasi nightclub, party o evento della città. McCoy ebbe quindi la buona idea di sbracciarsi per chiamarlo, accorgendosi solo dopo che con lui c’era anche Saporta. Per poco non gli partì un’imprecazione, non sapeva come avesse fatto a trattenersi. Bill sembrava invece contento di essersi trovato lì con loro, pensando che avrebbe potuto recuperare tutte le parole non dette durante il pranzo.

Wentz arrivò immediatamente da loro trottorellando ed abbracciò Travis, sotto lo sguardo un poco smarrito della gente. Tutti quei fraintendibili gesti d’affetto ogni tanto destavano sospetti negli spettatori… Ma forse nessuno aveva notato che la cosa più carica di passione in quel momento, era lo sguardo che Bill e Gabe si stavano scambiando. A dire il vero nemmeno loro erano consci del modo in cui si erano guardati, semplicemente era una scarica che gli aveva fatti tremare per un secondo. Non pareva niente di più…

Saporta incolpò il bel volto del ragazzo, mentre quest’ultimo pensò si trattasse della sua enorme stima verso l’ex leader dei Midtown. Passò talmente in fretta che non ci fecero più caso. Si limitarono a salutarsi con un piccolo gesto della mano, prima che Pete battesse le mani attirando la loro attenzione.

-Aw!! Dato che ci siamo trovati tutti dobbiamo assolutamente passare la serata insieme!!! È destino!!!-

Gridò il più basso del gruppo, guardando verso gli altri tre. William pareva l’unico felice della compagnia, dato che McCoy avrebbe preferito passare una serata da solo con lui. Per non parlare di Gabe, che voleva restare con Pete a divertirsi come facevano di solito.

Nonostante questo si ritrovarono seduti tutti allo stesso tavolo. Gabe non aveva nemmeno voluto la lista, sapendo già che la vodka redbull sarebbe stata la sua unica salvezza… Per quanto riguarda Beckett, lui preferì ordinare il solito Jack Daniel’s, imitato da Pete. Solo Travis tentennò a lungo per cercare qualcosa per sfidare Saporta in una gara di bevuta, finendo per prendere un Mojito. Aveva deciso che casomai si sarebbe calato qualche sostanza a caso più tardi… Non sapeva nemmeno lui perché volesse sfidare Saporta, anche se un’idea se l’era fatta. Sapeva che William era particolarmente attratto da questo strano soggetto apparso magicamente quella mattina… Insomma, fin da quando era ragazzino ascoltava i Midtown e ora era al tavolo con il loro cantante. Dato la giovane età, come minimo il castano si sarebbe fatto prendere alla svelta dall’eccitazione mostrando tutta la sua pazzia da fan incallito. Travie ci avrebbe scommesso un rene…

Bill, dal canto suo, se ne stava seriamente a fissare Gabe senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Si chiedeva chi l’avesse mai scolpito in tutta quella perfezione assoluta. E quel sorriso? Era meraviglioso… Quando mostrava quegli splendidi denti bianchi, le sue gote arrossivano appena e gli zigomi venivano evidenziati. Avrebbe voluto toccarle per vedere se erano vere o, chissà, aveva fatto qualche intervento chirurgico davvero perfetto. Per non parlare di queglo occhi scuri e profondi! Oddio, stava davvero sbavando su Gabe Saporta, ragionò, non poteva credere di essere ridotto così male da provare attrazione da subito!

Si portò una mano fra i capelli, scostandoseli dalla faccia in un gesto abituale. Era un modo come un altro per scaricare la tensione che stava accumulando in corpo. Si sentiva avvampare… O semplicemente la temperatura nel locale era troppo alta. Fortuna che il suo Jack arrivò e subito lo scolò, sentendosi la gola bruciare piacevolemente. Doveva riprendersi o tutti si sarebbero accorti di quello che gli stava passando per la testa. L’avrebbero preso per una fangirl sfegatata, pronta a far qualsiasi cosa per un autografo da parte del suo idolo. Doveva ancora convincersi di essere un suo collega di lavoro, non un semplice ammiratore devoto.

-Allora, ragazzi!! Dato che dovete lavorare tutti insieme, perché non iniziate a conoscervi meglio?- Domandò concitato Wentz, afferrando la mano di Gabe e quella di Bill che erano seduti vicino a lui. –Bill è un bravissimo cantante, sai Gabe? Non so se hai mai sentito qualcosa dei The Academy Is! Quando ho sentito la demo mi è piaciuta un sacco… Oddio! The Author è ancora una delle mie preferite!!-

Miagolò, rivolto al sudamericano che per tutta risposta voltò lo sguardo verso un sognante William Beckett. Pensò che non sapeva nemmeno come era la sua voce normalmente, dato che aveva detto una frase e basta in tutta la giornata. Poteva benissimo essere il cantante più bravo del mondo, per quel che ne sapeva…

-Beh, ma se l’hai preso sotto la tua ala deve per forza essere bravo, Petey…- Esclamò Gabe prendendo un sorso dal suo cocktail, prima di guardare il più giovane. –Allora… Da quanti anni canti, William?-

Sentendo pronunciare il suo nome da quella voce, Bill si lasciò scappare un sorriso appagato che non sfuggì a nessuno. Soprattutto a Travis, che però continuò a fingersi indifferente dietro il suo mojito.

-…da un po’. Uhm… Ero al liceo e, sai, ho registrato un album acustico. Questo… prima… prima dei The Academy Is. Ma, dico, non sapevo cantare… uhm, ecco…-

Ecco, si era inceppato nelle sue stesse parole, pensò il castano, dannazione! Possibile che non sapeva fare una frase compiuta?! Sbuffò scazzandosi subito per la sua parlantina poco spigliata. Era invidioso di quanto bene riusciva a parlare Saporta, con tutta quella cantilena melodiosa che lo affascinava. Perché non poteva essere come lui? Restava sempre il solito ragazzino impacciato…

-Beh, dai eri un bambino, Bill! Ora sei dannatamente sensuale invece…-

Fu il rapper a prendere parola, beccandosi così un’occhiata smarrita del ragazzo. Saporta li osservò per un secondo, prima di prendere un lungo sorso dalla sua vodka redbull, mentre Pete pareva godersela parecchio nell’ascoltare i loro discorsi.

-Ma no! Anche nei Remember Maine eri così puccioso, Bilvy!!- Gridò il più basso sporgendosi verso Saporta. –Devi sentirlo, GabeyBaby, è davvero un tesoro!!-

Scosse il braccio al ricciolino che scoppiò a ridere divertito. Sapeva che Pete si prendeva sempre a cuore i ragazzi delle band che decideva di produrre, quindi vederlo sempre così contento lo inteneriva. Soprattutto perché parlava di quel ragazzino tanto bello che in quel momento si stava mimetizzando con la sua magliettina bordeaux.

McCoy decise di farsi scivolare comodamente sul cuscino del divanetto e sbuffò, notando che il mojito stava finendo. Avrebbe dovuto ordinarne presto un altro, ma non era sicuro di volersi alzare da lì. Conosceva William abbastanza bene per sapere che non sarebbe di certo andato a far la corte a Saporta, però era di quest’ultimo che non si fidava. Questi sudamericani con la fama di fare i latin-lover non gliela davano a bere, constatò guardando gli occhi neri di Gabe, di certo non appena sparisco mette le grinfie addosso al mio personale ragazzo. Anche se non era affatto il suo ragazzo, ma solo un amico con cui si divertiva abbastanza a letto…

-Dovrei mettermi ad ascoltare un po’ di roba allora! Appena torniamo a casa mi passi le sue canzoni, eh?- Domandò Saporta a Wentz, che subito annuì concorde. –Poi domani ti faccio sapere se passi anche l’esame di Gabe Saporta!!-

Concluse rivolto a Beckett che rimase completamente stravolto. Non sapeva che altro dire, d’altronde… Stavano tutti parlando di lui e avevano detto così tante cose che non sapeva che aggiungere. Boccheggiò soltanto un “uh” che rimase sospeso a mezz’aria, sopraffatto dalla musica latina.

Travie si pizzicò il piercing sopra al labbro e decise di alzarsi per andare a fumare una sigaretta, non sopportando più quel teatrino. Aveva constatato che Pete non avrebbe permesso a William di fare mosse strane verso Saporta, così poteva lasciarli un attimo.

-Vado a farmi un salto fuori, poi torno gente!-

Disse alzando pollice, indice e mignolo della mano destra in direzione del gruppo. Pete rispose con delle corna e Gabe con uno strano gesto delle mani, che nessuno comprese. Un po’ d’aria, ecco cosa ci voleva! Pensò Travis, doveva starsene un po’ lontano da quel gruppo. Si sarebbe calmato e quando sarebbe tornato ci avrebbe pensato lui a fare a William i migliori complimenti che potesse mai sentirsi dire.

Il castano osservò l’amico andarsene e mischiarsi tra la clientela del locale, prima di voltarsi verso Saporta. Quest’ultimo infatti stava già ordinando un altro giro di cocktail alla cameriera, sorridendole in modo malizioso e facendola arrossire. Tutto in lui urlava “saltami addosso e ti faccio provare cose che non hai mai provato in vita tua” e la cosa non giovò affatto alla mente di William. Doveva per forza essere il fascino latino americano che sprizzava da ogni poro della sua pelle abbronzata… Ogni suo minimo movimento era un invito ad intrattenersi in una felice notte nel suo letto.

Fu Pete ad interrompere tutti i suoi pensieri, alzandosi all’improvviso ed indicando un punto nella mischia.

-Oh mio dio! Quello è il mio amico Mark!!-

Ed urlandolo prese a saltellare verso questo suo amico, lasciando da soli Gabe e William che tennero rigorosamente lo sguardo puntato verso il tavolino. Il più giovane non poteva guardarlo oppure avrebbe preso a balbettare in modo osceno, mentre l’altro non sapeva bene che fare. Se avesse anche solo guardato il viso di quel ragazzo avrebbe di certo provato quella sensazione piacevole e nostalgica, lo sapeva. Avrebbe allungato la mano verso la sua guancia pallida e l’avrebbe accarezzata, concluse Saporta. Avrebbe cercato di capire il perché di tutta la sicurezza che William gli infondeva…

Il silenzio che calò tra loro si fece davvero imbarazzante, tanto che Beckett prese ad attorcigliarsi i capelli finchè gli ci si incastrò il dito. Si morse le labbra sottili e le piegò in una smorfia indolente, prima di decidersi ad alzare lo sguardo in contemporanea del moro. Entrambi si accorsero della loro mossa sgamata in pieno, così sorrisero impacciati. Fu Gabe ad avvicinarsi a lui, guadagnando terreno sul divanetto color porpora. Allungò il braccio sullo schienale e si chinò appena in avanti verso Bill, che lo osservava senza potersi muovere.

-…è bello il locale eh?-  Domandò Saporta, mentre la cameriera appoggiava altri cocktail sul loro tavolo. Il più giovane annuì e continuò a passarsi le dita fra i capelli. Pensandoci bene anche lui avrebbe voluto accarezzarli lentamente, rimuginò Gabe, chissà se erano morbidi quanto sembrava.  -Tu non sei di Los Angeles, eh? Mi pare un accento del nord il tuo…-

-Sono di Chicago.- Rispose il castano, affogando la timidezza con il bicchiere di Jack appena arrivato.- …sto qui da qualche mese, sai, per l’album. E… uhm… tra poco inizia il tour e poi…-

Si bloccò mentre Gabe prese a bere a grossi sorsi il suo cocktail, prima di puntare gli occhi dritti nei suoi. Perché non riusciva a fare un discorso di senso compiuto?! Si chiese arrabbiato il leader dei The Academy Is.

-Ah sì? Arrivo io e tu te ne vai subito in tour?-

-No… Io… Partiamo per l’inizio di dicembre. Fino ad allora siamo qui a Los Angeles…-

Riuscì a dire senza balbettare, trovandosi affondato nello sguardo di Gabe. Quest’ultimo gli sorrise e si grattò la tempia sotto il berrettino con visiera, prima di toglierselo ed appoggiarlo al divano. Non voleva sembrare un coglione davanti a quello splendido ragazzo.

-Bene, dai…- Mormorò, sorseggiando ancora un po’ di vodka. –Ti piace Los Angeles?-

La domanda di Gabe fece provare a Bill uno strano calore interno, così sorrise sincero.

-Mi piace Santa Monica…-

La sua risposta lasciò senza parole il sudamericano che sbattè le palpebre per qualche istante. E allora di nuovo quel deja-vù…

La persona sul pontile si nascondeva dietro i capelli e mormorava qualcosa di angosciante.

Cercò di risvegliarsi da quel senso di smarrimento e poi deglutì, non riuscendo a staccare lo sguardo da William. C’era qualcosa che non capiva… Ma era sicuro che quello che aveva appena sentito gli aveva cambiato la vita, un po’ come la comparsa del Cobra.

-Anche a me…- Si lasciò sfuggire, mentre i suoi zigomi accentuati dal sorriso si coprivano di un rossore compiaciuto. -Anche a me piace il molo.-

-…è bellissimo, uh? Vorrei restarci per sempre…-

L’affermazione di William venne coperta da Pete che tornò e si gettò di violenza sul divano, rotolando fra i due. Mostrò il suo più grande sorriso mentre recuperava il proprio bicchiere, prima di alzarlo.

-Avete fatto amicizia?! È favoloso!! Brindiamo allora!!! Brindiamo!!-

Fecero scontreare i rispettivi bicchieri proprio mentre tornava anche McCoy, che li osservò preoccupato. Cercò lo sguardo di Bill, trovando però che era puntato verso Saporta e che brillava di una luce propria. Ecco, lo sapeva, constatò, tutto il suo fanatismo gli avrebbe dato alla testa. Si sedette accanto al ragazzo ed allungò la mano dietro la sua schiena, afferrandogli il fianco per trascinarselo contro. Solo per mostrare all’ultimo arrivato di stare al suo posto, perché i territori erano già occupati… E Gabe parve comprenderlo, dato che il suo sorriso scomparve per un istante quando notò dove era finita la mano color cappuccino di Travie.

Non era geloso… Insomma, come poteva esserlo? Non conosceva nemmeno quel Beckett! Semplicemente gli dispiaceva vedere che fosse occupato con il rapper. Forse aveva solo sperato di poterci provare, ma la voglia era già morta in principio, vedendolo con quello.

-Bene, io vado ad ordinarmi un’altra vodka e mi butto nella mischia!!-

Esclamò il sudamericano, alzandosi dal divanetto e facendo sorridere McCoy in modo vincente. Pete seguì l’amico e salutò con un gesto della mano gli altri due, così le coppie si divisero…

Bill si lasciò andare sul divanetto, pensando al molo e alla sua fantasia di starci insieme a Gabe. Forse era empatia, chissà… Si sentì passare le labbra di Travis sulla guancia, prima di voltarsi e trovare il suo sguardo pieno di desiderio. Sorrise e fece sfiorare le loro labbra in un bacio fulmineo e delicato.

-Noi andiamo, babe?-

Domandò il riccio e Beckett annuì, prima di finire il suo Jack e tirarsi in piedi. Travie lo prese per la spalla e lo trascinò verso l’uscita, ma nonostante questo riuscì a vedere Gabe che ballava attaccato ad una ragazza dai lunghi capelli neri. Socchiuse appena le palpebre, prima di lasciarsi portare via dal suo amico ed abbandonarsi quella malinconia alle spalle, schiacciata dal ritmo incalzante della musica.

 

*  *  *

 

Saporta aveva ballato con quella ragazza fino alle tre, tra un bicchiere di vodka redbull e l’altro. Era riuscito ad appartarsi con lei nel bagno solo per un simpaticissimo servizietto orale da parte di lei… Poi l’aveva abbandonata, tornando a bere ancora e beccando Pete che ormai erano le tre e mezza di notte. Si reggeva in piedi per inerzia, ridendo per ogni sua perdita di equilibrio e per ogni conato di vomito che gli saliva e poi moriva in gola. Pure Pete non era del tutto sano e furono costretti a chiamare un taxi che li riportasse a casa, collassando così sui sedili.

Quando si ritrovò nella sua stanza, Gabe si lasciò cadere ridendo sul letto mentre Pete si appoggiava allo stipite della porta. Lo stette a guardare per un po’, mentre la ridarella scemava in sospiri trasognati.

-…anche a Bill piace il molo…-

Mormorò nei suoi vaneggiamenti, così il padrone di casa sorrise ed andò nella sua stanza a recuperare i cd di Beckett. Tornò con una copia di “The Last Place You Look”, una dell’Ep ed un’altra di “Almost Here”, mollandole sul comodino di Gabe. Quest’ultimo osservò le custodie e sorrise, afferrandone una ed esaminandola come per cercare qualcosa di speciale.

-Devi ascoltarlo, GabeyBaby… così mi dici che ne pensi per il featuring, eh?-

Biascicò Wentz, cercando di tenere aperti gli occhi, anche se la palpebra dispettosa dell’occhi sinistro sembrava serrarsi da sé. Il riccio annuì e si allungò sul letto, andando a recuperare le cuffie ed il portatile nella sua valigia. Non seppe nemmeno lui come ebbe la forza di accendere il pc ed inserire questo “Almost Here”, mentre Pete barcollava via per andare a dormire. 

Controllò il libretto mentre partiva la prima ed un Bill tutto felice gli urlava nell’orecchio, così la sua attenzione fu attirata da quel “Black Mamba” che lo fece sorridere. Quindi anche il caro Beckett aveva una fissa per i serpenti?? Mandò immediatamenta alla quinta traccia e poi cadde con il viso affondato nel cuscino. Un riff di chitarra cortissimo, prima che partisse quella voce… Oddio, quella voce. S’irrigidì un attimo, prima di rilassarsi e chiudere gli occhi.

Love me or leave me or rip me apart!!” Diceva ad un certo punto in un modo che fece quasi sciogliere Gabe. …così continuò ad ascoltare l’album in un susseguirsi di canzoni che lo cullarono nella sua sbronza. Era la voce più bella che avesse mai sentito, pensò, avrebbe potuto ascoltarla per sempre.

Fu trasportato nel mondo dei sogni lentamente, finchè non incontrò lo sguardo del castano. Dietro di lui l’Oceano Pacifico, la brezza che gli accarezzava i capelli…

-Our time is almost… Our time is almost here.-

Cantò, mentre Gabe si voltava verso Malibù e sorrideva investito dall’aria calda.

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

C’è un uomo seduto sulla sedia di un fastfood di Manhattan. Mastica lentamente il suo hamburger, stretto fra le mani tatuate ed unte. Davanti a lui una ragazza si scosta i capelli castano chiaro dal viso, persa a mangiare le crocchette di pollo. Silenzio, ecco quello che lui desidera… Solo silenzio per poter pensare a quel che sta per accadere. Non è del tutto sicuro che sia stata una buona idea, ma ormai non c’è più scelta. È lavoro, d’altronde. Che puo’ farci? Non avrebbe senso fare i capricci e passare per un ragazzino mai cresciuto… è un uomo, lui. È ormai entrato nella trentina e non puo’ fare il bambino. Niente più sceneggiate, mascalzonate o doppi giochi… Non più.

La ragazza incontra il suo sguardo e poi scuote il capo, non capendo che diavolo stia succedendo all’amico. Ma a lui non va di spiegarle tutto… Non gli va di dirle che tutto quello che ha in mente adesso è quell’infernale molo di Santa Monica. Come se venisse capultato indietro nel tempo, a quattro anni prima. Gli sembra di rivederli… Loro due, appoggiati con i gomiti al pontile e le loro labbra che si scontrano feroci. Il tramonto che tinge la costa di rosa ed arancio…

Per non pensarci punta lo sguardo verso la finestra, così che il grigiore della Grande Mela cancella subito i colori sgargianti della West coast.

-…non è poi così male essere qui.-

Sussurra attirando l’attenzione della sua amica, che si fa scappare un sorrisino. Lei inizia a parlare della città e delle compere che vuole fare, ma lui non la sta ascoltando. Chissà perché non riesce comunque a togliersi dalla mente il volto gioviale e pallido di quel ragazzo che un tempo giurava di aver amato. Solo un poco, sì, ma l’aveva amato a modo suo.

Sicuro che non ti manca quella costa? Non desidereresti di nuovo essere sulla sabbia e vederlo là, che si annoia sognando un futuro migliore che non gli è mai stato regalato? Speri di rivederlo adesso e cambiare qualcosa, forse… No. Non è così. Non vorresti mai ferirlo ancora. Lo sai anche tu che non potrai mai far nulla per il cuore di quel ragazzo distrutto…

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

_____________

 

Ciao ciaoooo!!!! *-*

 

Son riuscita a finire non senza difficoltà anche questo capitolo di totale fancazzismo e LetGetWasteddinaggio (?) totale.

Così ci ritroviamo le due coppiette felici nello stesso locale ad ubriacarsi a caso… XD E nel mentre Gabe e William prendono ad osservarsi da più vicino… uuuh uuuh!!!

 

Fa niente se non hanno ancora combinato una mazza perché sono persi nei loro mondi fantastici a pensare al molo, invece di darci dentro! Stupidi ragazzi… Uff… U__U Hopeless.

 

Anyway…

Il titolo è una frase di “Waiting Up” dei Remember Maine, che tanto ho citato in questa storia! Ma come dimenticare il giovane Bilvy alle prese con i primi acustici nel lontano 2002?? *-* che puccioso!!! XD

 

Ross e Bden sono assenti qui, ma nel prossimo avranno una bella parte tutta per loro, ho già deciso. Altrimenti vengono dimenticati, poveri!! Un po’ di Ryden non puo’ far male a nessuno.

 

Comunque volevo anche dire che i pezzi del Settembre 2011 finora parlano di tre persone diverse che non vengono nemmeno svelate, ma non è difficile arrivarci alla fine! Si alterneranno un po’ tutti giusto per sapere che cosa accade in questi giorni…

 

Altra cosa da dire… stima per Gabe che si fa fare “servizietti” felici nei cessi dei locali. Sapoooorta! Vai da Bill! Sveglia!!! XD

Scusate ma se non si piazza sesso occasionale in una storia il cui sottotitolo è “prostitution is revolution” non ha senso. U__U E Saporta è gnocco e se lo puo’ anche permettere!

 

Detto questo torno a sviaggiare da un social network all’altro cercando un senso nella mia vita XD

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

   
 
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