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Autore: hithisisfrollah    06/09/2011    6 recensioni
Insomma, quando erano usciti la prima volta non ci avevo neanche fatto caso. Amanda mi avrebbe detto se qualcuno di così importante fosse piombato nella sua esistenza. L’avrebbe fatto sicuramente.
Bon bon, ff strana che mi è venuta in mente in questi giuorni U.U
Prima long-fic seria sui Green Day. Un po' ispirata alla mia vita, un po' a come vorrei che fosse.
Buona lettura e fatemi sapere se ve gushta ;D
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bene, Billie era una rock star. Supponevo che anche mia madre lo sapesse. Insomma, era un tipo con cui usciva, doveva avergli chiesto qualcosa della sua vita. Sì, l’aveva sicuramente fatto, ma mi aveva tenuto all’oscuro di tutto per evitarmi una crisi isterica. Sicuramente. Anche se non avrei avuto nessuna crisi isterica. Certo, le rock star piacciono a tutti, ma quella suddetta rock star stava cercando di sedurre mia madre, cavolo! Questo eliminava a prescindere ogni tipo di approccio amichevole da parte mia. Gli avevo stretto la mano, d’accordo, ma da quel momento non volevo neanche sentirne parlare. Amanda avrebbe capito, ne ero certa. Sarebbe stata comprensiva come solo mia madre sa essere.


« Non riesco proprio a capire cos’ha Billie di così orribile!» esclamò mia madre, mentre vuotava dentro un’enorme pentola un’intera retina di cozze. Accese il fuoco sotto la pentola e si spostò davanti al lavandino per pulire i calamari.
«Ho solo detto che non mi va molto giù. Non ti sto dicendo di farlo a pezzi e gettarlo nel tritarifiuti.» sospirai, stizzita. Mia madre si girò verso di me, spalancando i grandi occhi nocciola.
«Ma come ti vengono in mente certe cose?» chiese in un sussurro, scioccata. Beh, era solo una delle tante morti dolorose e sanguinolente che avevo progettato nell’ultima settimana appositamente per quel fantastico uomo ch’è Billie.
Scossi piano la testa e stesi la tovaglia sul tavolo. Il silenzio ci sommerse per un po’, mentre posizionavo posate, piatti e bicchieri per due.
«Serve un piatto in più, tesoro.» mi avvertì mia madre, indicando la tavola e pulendosi le mani sul grembiule rosso. Aggrottai le sopracciglia, confusa.
«Viene zio Jerry a trovarci?» chiesi, speranzosa. Zio Jerry non veniva mai da Spring Valley per farci visita. Lì aveva una specie di maneggio attrezzato ad agriturismo e purtroppo, nel suo caso, di vacanze se ne fanno ben poche. Amanda scosse la testa e rispose, girandosi:
«Ho invitato Billie a pranzo.»
«Cosa? Mamma ho appena finito di dirti che non mi piace!» sbottai, alzando almeno di due ottave la voce. Lo facevo per rafforzare i concetti, non per aggredire. La maggior parte delle volte. 
Mia madre scrollò le spalle, cercando di giustificarsi:
«Me l’hai detto oggi, io ho pensato che ti fosse simpatico. Insomma, vi siete stretti la mano e tutto… E poi stravede per te, Ty! Davvero, non fa che chiedermi di te.»
Oh, certo. Come no. L’allegra rock star adesso si interessava delle ragazzine! Ma per favore.
«Non m’importa. Vorrà dire che andrò a mangiare fuori.» la informai acida, avvicina domi a passi pesanti verso l’entrata e strappando la mia giacchetta di jeans dall’appendiabiti.
«Leotie Namid Ehawee Trainor!» sbraitò Amanda, catapultandosi all’entrata. Merda, odiavo quando urlava il mio nome completo. Che tra l’altro non era neanche normale, cavolo. Maledetta passione per gli Indiani d’America. «Non puoi andartene.» disse, indicandomi con il coltello appuntito con cui stava affettando i calamari. Deglutii, con la bruttissima sensazione che mia madre fosse posseduta. Mi guardava con sguardo indecifrabile, tesa. Decisi di sorvolare le mie elucubrazioni mentali sulla possibilità che mi uccidesse e dissi, ironica:
«Oh, andiamo! Se vado via vi faccio anche un piacere.» e m’infilai il giacchetto. Lei abbassò il coltello e sospirò, per poi mormorare:
«Ty, vorrei solo che riuscissi a capire che Billie è importante per me.» e si passò una mano sulla faccia, esausta. «Da quando… tuo padre se n’è andato, insomma… credevo che non sarei più riuscita a vedere nessuno nello stesso modo in cui vedevo lui. Poi ho inc-»
«Sì, sì. Ho capito.» tagliai corto. Ci mancava solo che mi raccontasse tutta la storiella dell’incontro e cominciasse a farmi sentire in colpa. Tirare fuori la faccenda di papà non era affatto leale, ma anche io ci avevo pensato. Ormai era tanto ch’erano divorziati e in tutto quel tempo non avevo mai riflettuto su quanto mia madre dovesse sentirsi sola. Magari Billie non mi andava a genio, ma rendeva felice Amanda. Sbuffai, seccata dal mio ragionamento fin troppo ragionevole. Lei mi sorrise e mi abbracciò, dondolando a destra e sinistra. Sorrisi anch’io vedendola correre in cucina all’urlo di:
«Forza, Ty! Billie sarà qui a momenti e non è ancora pronto nulla!»


Il pranzo fu l’ora e mezza più noiosa della mia vita. Billie e mia madre non facevano che parlare, parlare e parlare, senza mai interpellarmi e lasciandomi depressa e sconsolata ad ingurgitare chili di pesce fritto. Non che mi dispiacesse, visto ch’era raro che Amanda cucinasse il pesce, ma ebbi tutto il tempo di pentirmi di non essermene andata quando potevo. La cosa più interessante era fissare le braccia di Billie per decifrare la quantità anormale di tatuaggi che aveva. La maglietta bianca che indossava lasciava tutte le braccia scoperte, così non mi fu difficile identificarli. Restare lì a fissarlo con aria confusa ed interrogativa non lo infastidì, o forse neanche se ne accorse, preso com’era dai discorsi di mia madre. Dopo che tutti e tre finimmo il dolce, un budino al cioccolato cosparso di caramello e zuccherini colorati, mia madre si alzò per portare via i piatti.
«Ti aiuto.» dissi di slancio, alzandomi. Di restare là sola con BJ non se ne parlava neanche.
«Oh, non ce n’è bisogno, tesoro. Resta qui.» rispose mia madre, sottolineando le ultime due parole. Mi risedetti e appoggiai il mento sul pugno chiuso della mano destra. Quando Amanda si fu eclissata in cucina, alzai gli occhi su Billie, incontrando le sue iridi verdi. Trattenni il respiro per due secondi, sorpresa che mi stesse guardando. Personalmente non avevo nulla da dirgli, ma non riuscivo proprio a distogliere lo sguardo. Possibile che dentro quegli occhi fosse nascosta un piccola calamita?
«Beh, che c’è?» chiese lui, d’un tratto. Abbassai subito lo sguardo sulla tovaglia, leggermente sporca di sugo di cozze.
«Nulla.» e mi venne naturale scrollare le spalle. Lo sentii sospirare, poi appoggiò i gomiti sulla tavola e la testa su una mano.
«Perché mi odi? Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiese, sussurrando. In realtà non sembrava così interessato a saperlo, il suo era un tono annoiato.
«E’ così evidente?»
Lui annuii, con un sorrisino. Sbuffai, credevo di saper controllare meglio le mie emozioni.
«Senti, non è che ti odio. È una parola grossa. Diciamo che… devo abituarmi al fatto che stai con mia madre.» spiegai, cercando di sembrare convincente. La verità era che quel tizio era molto più sveglio di quanto sembrava.
«E’ perché sono famoso?» domandò, come se le mie parole non gli fossero neanche arrivate. Strinsi i pugni sulle ginocchia.
«Non m’importa che tu sia famoso o no. M’importa mia madre, e tu non sei esattamente il suo tipo.» sputai. Mi aveva provocato, ignorando completamente il mio tentativo di assecondare le preferenze di Amanda.
Sembrò soppesare il mio discorso, poi disse, bevendo un sorso d’acqua:
«Non dovrebbe deciderlo lei, questo?»
E mi zittii. Quel brutto nano mi zittii. Quella sottospecie di brufolo ambulante.
Era ufficiale, da quel momento io e Billie Joe eravamo in assetto di guerra.  

 

Okay, ecco questo capitolo decisamente lungo per i miei standard >.<
Beh, ci tenevo e poi mi è venuto di getto.
Vabbè, basta con queste cose che non interessano a nessuno xD
Volevo davvero ringraziare _Misa_, Y'kownGirl, Amy Jay Ramone e LadyPunk, per aver recensito il primo capitolo e avermi fatto tutta quella marea di complimenti ;)
Grazie ancora a loro e a tutte le altre che leggono silenziosamente :3


Rage and Love,
Meg.

  
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