Questa fan fiction è stata scritta per partecipare al
concorso di Setsuka “La TragiCommedia”, ora annullato.
Onestamente, sono stata costretta a scrivere in condizioni che oserei definire soffocanti.
Bloccata in un posto dove il mio animo artistico stava raggrinzendosi, e dove
la mia mente da Fan Girl ha quasi preso il sopravvento (cosa che non dovrebbe
MAI accadere).
Mio unico amico, in questa desolazione lacerante, è stato Oscar Wilde. Questa
storia non parte da lui, ne imita il suo stile, ma volevo semplicemente dire
che è grazie a lui che ho ritrovato la voglia di creare; è grazie a lui se non
sono andata fuori di testa ed è grazie a lui che il mio amore per l’arte non
solo non si è affievolito… ma non è mai stato così forte. Lo amo. Diciamo che,
se ho ancora voglia di sedermi davanti al computer a mezzanotte passata, per
scrivere una FF con la felicità in corpo è solo merito suo… e della bellezza
sconvolgente di ogni sua parola.
Fandom: South Park
Genere: Commedia, Triste
Rating: Giallo/Arancione
Note: One shot, Slash
Personaggi: Kyle Broflovsky, Eric Cartman (piccolo cameo di
Kenny McCormick)
Tragedia è se mi taglio le dita... Commedia è se camminando cadi in una
fogna aperta e muori ( Mel Brooks )
Britney Spears one more time
§§
Quando sei all’interno di un mini-market a tarda
serata, con la pioggia battente che imperversa all’esterno e le luci al neon
che fanno compagnia agli occhi stanchi circondati da un viola opaco, è
scientificamente provato che ci siano l’82% di possibilità che il commesso
pensi che sei un drogato ridotto ad ingozzarti di patatine al formaggio per non
sentire il tuo cervello che urla:
Acido, eroina, coca, anche tagliata con lievito.
Strizzò gli occhi, premendosi il setto nasale tra il
pollice e l’indice.
«Tutto bene, signore?»
Annuì leggermente. Gettò uno sguardo alla TV dietro il
commesso.
Mel Gibson stava agitando una spada per aria, col viso coperto di cerone
azzurro e un kilt che svolazzava allegramente, scosso dal vento. Kyle si passò
una mano a mo di schiaffo sulla faccia.
«Cazzo…» Mormorò, ricevendo uno sguardo di
disapprovazione dal commesso. Agitò una mano in segno di scuse, senza tuttavia guardare
l’uomo in faccia.
Pagò ciò che aveva preso e afferrò la busta di carta
(che pareva già sul punto di sfondarsi) tenendola saldamente in braccio.
Uscendo fu investito dalla pioggia come Lady Gaga dai paparazzi. Si riparò il
viso col cappello più che poté e s’incamminò velocemente verso la propria auto.
«Apriti. Andiamo, apriti!» La maniglia fece
resistenza. Solo facendo forza col piede contro la portiera (e lasciando una
bella orma di fango su di essa) riuscì finalmente ad aprirla. Mise la busta sul
sedile del passeggerò e richiuse velocemente la portiera. Batté le mani sul
volante in un gesto esasperato.
«Parti. Forza… parti!» Sentì picchiettare sul
finestrino e si girò. Vide Craig.
«Devi usare le chiavi, cretino.» Disse semplicemente
per poi fargli il dito medio ed andarsene. Kyle digrignò i denti. Non poteva
nemmeno fingere per qualche secondo che la sua auto fosse Saetta McQueen?
Evidentemente no.
Girò la chiave un paio di volte e, non appena udì il
rombo un po’ secco del motore, uscì dal parcheggio.
Quando si ritrovò al primo incrocio, divenne un solido componente di una fila
lunga circa tre kilometri. Avrebbe potuto stringere amicizia con tutti coloro
che, come lui, si ritrovarono fuori dall’auto ad imprecare contro il mal tempo
e a domandarsi che cazzo stesse facendo il primo della fila (E non solo in
questo caso. Si può sapere che accidenti sta combinando sempre il primo
della fila per creare questi casini!?), ma preferì mormorare qualche insulto in
ebraico e ritornare in auto il più in fretta possibile.
I suoi capelli rossi erano fradici, così come il suo giacchetto e le scarpe. Si
sentiva indolenzito e tremante, il volto già chiaro di per sé, pareva
malaticcio, riflesso nello specchietto retrovisore.
Sospirò. Aveva anche un bel paio di occhiaie stile portabagagli. All’improvviso
si sentì solidale con i commessi di tutto il mondo. Se non avesse saputo che
quell’immagine riflessa era la propria, avrebbe pensato anche lui ad un drogato
in cerca di snack.
«Io sono qui. E lui è a casa a trastullarsi con Mel
Gibson!» Diede un calcio al porta-oggetti, che si aprì e lasciò cadere una
quantità di roba che poteva anche essersi moltiplicata autonomamente, da tanto
tempo era lì.
Cartine (da viaggio e non. Dare un passaggio a Kenny
comportava qualche imprevisto del genere), i documenti dell’auto, fumetti
comprati agli Auto Grill, sacchetti vuoti ed unti che una volta contenevano
ciambelle, portachiavi che non avrebbe mai usato ( fra tutti, un cuore rosso
con la scritta Jersey che gli aveva regalato sua madre) e delle batterie
scariche.
Guardò il cumolo di inutilità che ora stava nello spazio sotto al sedile del
passeggero e scosse le spalle.
Non aveva la minima intenzione di ripulire; anche se, doveva ammetterlo, un po’
lo infastidiva vedere lì tutta quella robaccia.
Era diventato una di quelle persone a cui da fastidio il disordine solo quando
sbuca fuori da sotto il tappeto dove era stato accuratamente nascosto
per tanto tempo.
Emise un profondo sospiro. Velocemente afferrò lo zerbino sotto il proprio
sedile e lo buttò sopra al cumulo accanto a lui.
«Fatto. E per un altro paio di mesi non se ne parla
più.» Sorrise tra sé.
Dopo circa quaranta minuti, riuscì ad uscire da quel
maledetto ingorgo.
Nell’attesa aveva divorato metà del pacchetto di patatine al formaggio e bevuto
una delle sei lattine di Red Bull. Una volta, Wendy aveva fatto a lui, Stan e
Kenny un discorso su quella bevanda. Li aveva messi in guardia, dicendo che
conteneva non solo caffeina e ormoni di toro, ma anche il liquido spermatico di
quest’ultimo. Stan e Kyle si erano guardati increduli, mentre Kenny aveva
affermato:
Bè, certo che ci vuole coraggio per fare un lavoro
simile. Masturbare un toro non è cosa da poco.
Wendy era rimasta allibita e disgustata, Stan si era
trattenuto a stento dal ridere, mentre Kyle aveva pensato che Kenny avesse
ragione e aveva sorriso. Se in quel momento ci fosse stato anche Cartman,
probabilmente gli sarebbe venuta una sorta di idea balzana. Del tipo, metter su
un allevamento di tori per produrre della Red Bull in proprio. O peggio:
Utilizzare qualcosa preso dalla banca del seme.
Buttò la lattina vuota nel cumulo di robaccia accanto a lui e svoltò. Era
finalmente arrivato.
Parcheggiò nel primo buco disponibile e scese con la busta di carta sotto al
giacchetto fradicio.
Era quasi al portone, quando, per poco, non rischiò di cadere in un tombino.
Era aperto e traboccante d’acqua scura. Il suo piede vi era affondato fino alla
caviglia e la sua scarpa ora non era solo zuppa. Era quasi interamente composta
da molecole d’acqua.
«Ma porca troia! » Tirò fuori il piede dall’acqua e si
mise velocemente a distanza di sicurezza dal tombino.
Ci mancava solo che, magari, spuntasse fuori un Clown
da un canale di scolo, offrendogli un bel palloncino. Quello sarebbe stato un
modo fantastico per coronare la serata.
Entrò. Il condominio era immerso nel silenzio. Kyle
stette pochi secondi ad asciugarsi le scarpe sullo zerbino e poi andò a
chiamare l’ascensore… che non arrivava. Perché non arrivava?
«Perché non arrivi, dannato stronzo? Eh? Perché non
arrivi?» Assestò un paio di colpi con la mano alla pulsantiera, ma non servì a
nulla. Lui non era Gesù (ovviamente) e l’ascensore non era Lazzaro (forse).
Al limite della sopportazione, Kyle diede una testata
al pulsante rosso di chiamata e poi si diresse verso le scale. Rischiò di
scivolare un paio di volte, ma alla fine riuscì a raggiungere la porta di casa
sua con solamente un principio di ulcera dovuto allo stress.
Consapevole del fatto che non sarebbe servito a nulla suonare, tirò fuori dalla
tasca le chiavi e aprì da solo.
Appena mise piede in casa, una voce lo salutò in un modo a cui, oramai, era
abituato da anni.
«Ci hai messo parecchio, Kahl.»
Cartman era seduto sul divano, con una tuta e il
proprio cappello azzurro ben saldato sulla testa. Stava guardando (com’era
prevedibile) Breave Heart alla TV.
«Io sto bene, grazie. E tu?» Disse in tono acido Kyle.
Si sfilò le scarpe e le ripose in un angolo dell’ingresso. Lo stesso fece con
il giacchetto e il capello. Li avrebbe lavati più tardi.
Posò la busta di carta sul divano, accanto a Cartman.
«Riesco già a vedere che ti sei fottuto metà delle
patatine.» Disse.
«Tre quarti, per l’esattezza.» Ribatté Kyle con una
vena di sarcasmo.
«E anche una Red Bull…»
« ‘Grazie per essere uscito a prendere la roba
nell’unico negozio aperto, a kilometri da qui e sotto la pioggia battente’»
Disse improvvisamente Kyle con una voce falsamente dolce.
«… ma, davvero te lo aspetti?» Incrociò le braccia.
«Mi aspetto tutto da te. Tranne le cose più normali.»
«Ma ringraziare qualcuno è normale.»
«Non per te. Quindi il mio ragionamento non fa un
piega.»
Cartman alzò un sopracciglio e aprì la bocca per
parlare, ma ci ripensò. Era inutile discutere con Kyle quando iniziava con i
suoi paradossi (almeno… Eric credeva di poterli definire così) intellettuali.
Con gli anni era diventato sempre più insopportabile. Per far posto alla
possente mole di questa caratteristica, altre si erano fatte meno evidenti o
erano totalmente sparite. Il suo senso dell’ordine in primis; quel poco di
autocontrollo che aveva era svanito, il suo buon senso si era dimezzato e la
sua razionalità si limitava a cose altamente tecniche. Ma invariati erano
rimasti la sua acidità e il fare scorbutico, nonché il suo senso morale del
cazzo… che però spariva completamente se si trattava di discutere con Cartman.
«Potresti toglierlo quel cappello, almeno in casa.»
Disse ad un certo punto l’ebreo.
«Non ne ho intenzione.»
«Kenny inizia a sospettare che tu nasconda della droga
nella fodera.»
«Se dovessi nascondere della droga, la metterei in un
sacchetto, appesa dietro la catena del cesso.» Kyle alzò un sopracciglio.
«Cartman… lì si nascondono le pistole, non la droga.»
Disse lentamente e con un tono paziente.
«E chi sei tu? Micheal Corleone?»
«Per tua fortuna, Cartman, no.» Afferrò la busta della
spesa bruscamente e si diresse in cucina. Erano settimane che cercava di
convincerlo a togliersi quel cazzo di coso dalla testa, ma il culone non voleva
dargli retta. Odiava quando lo trattava con tanta sufficienza. Era in quei
momenti che il suo senso morale e il suo filtro celebrare andavano
completamente a farsi friggere.
«Eric…» Si girò verso di lui con un sorriso. L’altro
stava in allerta, poiché aveva sentito il proprio nome di battesimo.
«Sai, stanno trasmettendo un reportage sulla vita di
Britney Spears sul canale 9. Dal 1998 fino al 2007… dovresti guardarlo.» Si
stupì lui stesso di ciò che aveva detto. Stare così a lungo in contatto con
Cartman, doveva averlo fatto diventare stronzo tanto quanto lui… se non di più.
Cartman sbarrò gli occhi. Lentamente si alzò dal
divano. Non guardò nemmeno Kyle in faccia; si diresse direttamente verso la
camera da letto con passo veloce.
«C-Cartman?» Nessuna risposta.
«Andiamo… non fare l’offeso. Da quando sei così
sensibile?» Ancora niente. Eric aveva chiuso la porta della camera, anche se
avesse detto qualcosa, Kyle non l’avrebbe comunque sentito.
Sospirò e cominciò a mettere la Red Bull in frigo.
Quando fu passata un’ora, iniziò seriamente a preoccuparsi… e a sentirsi una
merda. Se quando commetteva un’azione riprovevole, Cartman ne era perfettamente
consapevole, Kyle cercava mille scuse con se stesso per non doversi sentire in
colpa. E questo non faceva altro che farlo stare peggio.
Prese in considerazione di bere ancora una lattina di Red Bull, ma capì subito
che ingurgitare sperma di toro non era una soluzione.
Men che meno era una soluzione mettersi a costruire bamboline di carta, ma che
cazzo stava facendo!?
Buttò giù dal tavolino tutto ciò che c’era, indiscriminatamente; tanto che non
solo finirono a terra pezzi di carta, forbici e tubetti di colla, ma anche un
portacenere a forma di pacchetto di sigarette (era di Kenny… c’erano indizi
della sua costante presenza un po’ ovunque, sia in macchina che in casa)
che per poco non si frantumò. Kyle, infatti, riuscì ad afferrarlo appena toccò
il pavimento, evitando il disastro. Se Kenny avesse visto qualcosa di suo
distrutto, avrebbe fatto una delle sue solite pantomime.
Razza di insensibile! Quello me lo aveva regalato
Clara!
… e chi è Clara?
E chi se lo ricorda!? Però è il regalo di una donna!
Ma li tieni come fossero trofei, per caso?
Ci sei arrivato! Kyle, ti amo quando sei così intuitivo.
Rimani ad almeno un metro di distanza da me, o mi metto ad urlare.
Rimise il portacenere al suo posto. Aver sfiorato la
tragedia gli fece venire in mente una cosa.
Pronto?-
Kenny, sono Kyle.-
Kyle! Che bello
sentirti!-
Il tono
della sua voce gli fece venire voglia di chiudere subito la conversazione.
Dimmelo subito. Hai bevuto o
fumato?-
No! Ho appena fatto sesso.-
Kyle si
massaggiò una tempia.
Perché ti faccio delle domande?-
Perché hai bisogno di risposte,
caro.-
Ah, sì. E’ vero.-
Molto bene. Ora che hai compreso
questo piccolo punto… perché mi hai chiamato?-
Ecco… non potresti venire qui, dire
qualche cazzata delle tue a Cartman e poi levare le tende?-
E’ una richiesta insolita, Kyle.
Contando che sono nudo in un letto con un ragazzo accanto a me, e non ho-
nessuna voglia di cambiare questa mia posizione.
Capisco ma… aspetta, sei con un
ragazzo?-
Sì! Non ti senti incredibilmente
vicino a me in questo momento?-
M-ma… e chi sarebbe?-
Butters.-
Il tono mieloso
della sua voce fece rimanere Kyle a bocca spalancata.
Mio Dio.-
Dai, era abbastanza scontato, non
credi?Ad ogni modo, perché dovrei venire da te e deliziare Eric con le mie
magnifiche perle di saggezza? -
Perché si è chiuso nella sua stanza,
e non credo abbia voglia di parlare con me.-
Kyle, che cosa gli hai fatto?-
Come sarebbe?-
Eric non si chiude MAI nella sua
stanza. Ti urla in faccia e prende per il culo te e la tua famiglia.-
Senti, non ho fatto niente di male…
ho solo fatto una piccola battuta.-
Che battuta?-
Su Britney Spears.-
Kyle… tu non sei affatto bravo con
le battute. Io lo
sono, tu no.-
Cosa vorrebbe dire?-
Che le tue battute sono cattive,
Kyle.-
Le MIE sarebbero cattive!?Chi è che
mi dice quasi ogni giorno di andarmi a ficcare nel forno!?-
Kyle; Eric fa quelle battute da
quando aveva otto anni. Ti provoca, perché gli piace, perché gli piaci tu.-
Kyle si
sentì arrossire.
Te, invece, quando dici quelle cose,
le dici per farlo stare male. Non sei bravo a scherzare, tu usi l’umorismo in
malo modo, e lo sai benissimo.-
Vuoi dire che… che sono uno
stronzo?-
No, solo un cattivo comico.-
Cosa dovrei fare, allora?-
E’ il tuo ragazzo, mica il mio.-
Non me lo ricordare!-
Ma sei scemo o cosa?-
Scusami… mi viene ancora difficile
realizzare questa cosa.-
Non ti credo. Incominci solo a
sentire un peso da cui vuoi liberarti.-
Kenny…-
Sì?-
Come mai sembra sempre che tu sia
onnisciente?-
Io sono un dio, Kyle. Il dio del
sesso, e, se non ti spiace, torno alle mansioni che mi competono.
Dovresti –
vedere Butters in questo momento… è
così carino!
Bleah.-
Chiuse la
conversazione. Kenny, come sempre, aveva ragione su tutta la linea.
Forse era l’erba gramigna a donargli tanta consapevolezza, ma Kyle pensava che
non l’avrebbe mai scoperto. Emise un profondo sospiro. Sapeva ciò che doveva
fare, anche se la sola prospettiva gli faceva venire i bruciori di stomaco.
Aprì la
porta lentamente. Cartman non l’aveva chiusa a chiave, non ne avrebbe avuto
motivo.
Era disteso sul letto e guardava languidamente il piccolo schermo della TV. Era
piccola e vecchia, poggiata sulla cassettiera.
Kyle riuscì a capire cosa stava guardando ancora prima di vederlo. Questo
perché udì distintamente Ops, i did it again, provenire dalla piccola
scatola meccanica. Non credeva che lo avrebbe guardato, ma forse persino lui
stava iniziando a trovare la cosa divertente.
«Ehila.»
Disse sommessamente. Eric non rispose, ma alzò il volume della TV con il
telecomando.
E va bene.
In fondo lo stronzo sono stato io (questa volta).
Avanzò di
qualche passo e si mise di fianco alla TV, con le braccia distese lungo i
fianchi. Sapeva che ciò che stava per fare gli sarebbe costato almeno un mese
di prese per il culo, ma farlo… mettersi in ridicolo, era l’unico modo
per espiare le proprie colpe.
Aspettò paziente, che arrivasse quel pezzo.
Oops!...I did it again
I played with your heart, got lost in the game
Oh, baby, baby
Oops!...You think I'm in love
That I'm sent from above
I'm not that innocent
Okay. Gamba e braccio destri
in alto, mano sul cuore, giravolta, camminata laterale, movimento di fianchi,
braccia portate a formare una sorta di quadro, mani premute sul cuore e poi
allontanate per indicarne il battito, mano sulla testa, altra movenza di fianchi
a gambe divaricate…
Cartman lo guardava allibito. Per ironia della sorte, Kyle aveva addosso una
maglietta di colore rosso abbastanza aderente. Un leggero sorriso iniziò ad
affiorargli sulle labbra (anche se teneva un sopracciglio alzato) e, pochi secondi
dopo, rise sonoramente.
«Kyle… quante volte dovrò dirti che gli ebrei non hanno il senso del
ritmo?»
«Dì quello che vuoi, ma ballo Britney Spears molto meglio di quanto tu non
abbia mai fatto.» Rispose digrignando i denti, ma continuando a ballare.
«Hai ancora il cartonato di Justin Timberlake? Farei le mia porca figura
con lui vicino.»
«Non sarai mai come lei.» Disse Cartman sorridendo e incrociando le braccia.
«Hai ragione. Tu ci somigli molto di più.» Si bloccò. Lo aveva fatto
un’altra volta. Eric se n’era accorto? Si voltò verso di lui, aspettando una
qualche reazione.
Cartman dapprima parve rabbuiato, ma successivamente si mise le mani dietro
la nuca e ridacchiò.
«Per quanto bastarda sia, ebreo, è una battuta divertente, te lo concedo.
Mi somigli ogni giorno di più.»
Kyle si lasciò andare ad un sorriso sollevato. Certo, farsi dare del
bastardo da Cartman era come sentirsi dare del drogato da Mark Renton, o del
pazzoide da Donnie Darko, ma si poté dire comunque soddisfatto.
Si avvicinò al letto e si sedette su di esso. Alla televisione era partito un
servizio sulla vita privata di Britney, con in sottofondo la canzone Toxic.
Kyle la giudicò una cosa di pessimo gusto.
Si sentì abbracciare da dietro. Cartman appoggiò il mento sulla sua spalla, con
un sorriso un po’ inquietante stampato in faccia.
«Questo era il tuo modo di farti perdonare?»
«So che possedere materiale per sfottermi, ti rende sempre molto felice.»
«Oh, come mi conosci bene.» Lo strinse e gli baciò la guancia. Un gesto che
a Kyle piaceva molto, ma che gli faceva anche non poca impressione.
«Non hai una bella cera, Kahl.» Constatò Cartman, osservando il viso
pallido dell’altro.
«Neanche tu l’avresti, se avessi passato la serata che ho passato io.» Gli
raccontò delle luci al neon che gli avevano quasi spappolato la cornea, di Mel
Gibson che gli aveva fatto saltare i nervi, di Craig che aveva impedito alla
sua macchina di essere Saetta McQueen, di essere rimasto bloccato nel traffico
con dello sperma di toro come unico sostentamento (precisò, pochi secondi dopo,
che parlava della Red Bull), del mucchio di rifiuti che aveva rinvenuto e della
caduta nel tombino evitata per miracolo.
«Non è che io mi perda granché a non uscire, allora. » Disse Cartman con un
sorrisetto abbastanza fasullo.
«… non dire stronzate, Eric.» Si girò verso di lui e gli diede un bacio a
fior di labbra. Cartman si ritrasse, come se fosse spaventato.
«Non hai alcuna ragione valida per non uscire.»
«Sì, invece.» Cartman digrignò i denti, Kyle alzò la voce.
«E non hai alcuna ragione nemmeno per indossare quel cappello in casa!»
Eric portò istintivamente la mani al cappello, schiacciandoselo in testa.
Sembrava un bambino che cerca disperatamente di ripararsi dal freddo.
Alla TV, iniziò il videoclip di Baby One More Time.
«Kyle, sta zitto.» Gli uscì fra i denti come un sibilo.
«Quanto tempo è passato, Cartman? Due settimane?» Gli si avvicinò
lentamente. Cartman tentò di “difendersi” da lui con un cuscino, che usò come
scudo. A chiunque sarebbe parsa una cosa parecchio ridicola… ma a Kyle fece
semplicemente molta tenerezza.
Il rosso scostò leggermente il cuscino, almeno quanto bastava per scoprire
il viso di Eric. Quel culone non lo guardava nemmeno negli occhi, pareva più
interessato a fissare il comodino. Era rosso in volto e con la mascella
serrata.
«Eric…» Si sporse verso di lui per baciarlo, ma Cartman sgusciò via,
scendendo dal letto e lasciando Kyle ad abbracciare un cuscino con la faccia
schiacciata contro il materasso.
Un ringhio soffocato provenne dall’ebreo. Pian piano alzò il viso. Guardò
Cartman con gli occhi di chi è appena stato svegliato bruscamente da una
profonda dormita e gettò il cuscino in un angolo.
Si alzò in piedi e raggiunse Eric, che si era schiacciato contro al muro. Gli
afferrò il collo della maglia e lo tirò con forza verso il basso, in modo che i
loro visi fossero vicini.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma si limitò a baciarlo con foga e trascinarlo
con se sul letto.
In quel momento, Baby One More Time finì, per fare spazio a delle
fotografie del 2007 che vedevano Britney nel salone di una parrucchiera mentre
si rasava i capelli a zero.
Kyle circondò il collo di Cartman con le braccia, come per schiacciarselo
addosso. Si staccò dal bacio, rimanendo comunque abbracciato a lui.
«Ti amo.»
«Faccio così pena, Kahl?» Sentì le dita del ragazzo stringere con forza la
sua maglietta, graffiandolo anche un po’.
«Coglione!» Affondò il viso nell’incavo della sua spalla. Singhiozzò e
Cartman ebbe voglia di stringerlo a se fino a fargli male. Kyle gli fece capire
che voleva tirarsi su, così Eric si mise seduto, per poi ritrovarsi comunque il
rosso appiccicato addosso, ma in una posizione diversa.
Eric gli carezzò i capelli e buttò uno sguardo alla TV.
«Ehi…» Fece quasi sussurrando. Kyle alzò il viso.
«Che c’è?»
«Davvero le somiglio?» Kyle avvertì una nota di speranza nella sua voce.
Non poté trattenersi per molto. Dette quasi l’impressione di stare per piangere
di nuovo, invece scoppiò in una fragorosa risata e si asciugò le lacrime
residue.
«Sì! Sì, le somigli parecchio. Sia quando avevi otto anni, che adesso.»
Improvvisamente, fu contento di aver fatto quella battuta tanto bastarda su
Britney. Era servita, almeno ad affrontare un po’ l’argomento. Se pensava a
quanto, in realtà, era assurda quella situazione, gli veniva da ridere e da
piangere insieme. Forse era la punizione per aver preso per il culo un intero
aeroporto… anche se a Kyle pareva davvero troppo severa.
«Ripetimi un po’… di che tipo è.» Disse guardandolo con un sorriso
sbilenco. Cartman parve stupito, ma poi il suo viso si addolcì e sorrise.
«’Di quelli che si diffondono un po’ in tutto il corpo’» Entrambi
scoppiarono in una risata fragorosa. Non perché la cosa fosse divertente, ma
perché era assurda… davvero troppo assurda! Più assurda persino del seme di
toro in lattina, più assurda di Justin Bieber che viene considerato un cantante
( bè, forse non così assurda) ed entrambi dovevano scegliere se piangere o
ridere. Scelsero la seconda, anche perché l’umor nero era il forte di entrambi.
Kyle sollevò leggermente il cappello di Cartman, che non lo fermò. Gli
diede un leggero bacio sulla fronte nuda. Due settimane. Erano due settimane
che Eric aveva iniziato a perdere i capelli, due settimane che si rifiutava di
togliersi il capello e di entrare in intimità con Kyle. L’ebreo non avrebbe mai
pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui Eric si sarebbe vergognato di un
suo particolare fisico. Quando Cartman era insicuro, diventava tremendamente
vulnerabile. L’unico motivo per la quale era sempre andato avanti a testa alta,
era perché era tremendamente narcisista (pur non avendo alcun motivo per
esserlo) e perché era convinto che tutti quelli che la gente elencava come
difetti, fossero pregi.
Quando, rivedendolo dopo alcuni anni, Stan aveva fatto luce sul fatto che
Cartman fosse dimagrito, lui aveva affermato di non essere mai stato grasso.
Vederlo così, con la paura di uscire, con la paura persino di mostrarsi a lui…
era strano. Era surreale.
Kyle buttò uno sguardo alla TV.
«Dici che un viaggio gratis in California ci può scappare?»
«Per me, magari. Non per te, ebreo sano e tirchio.» Gli baciò la guancia.
Poco dopo, fecero l’amore. Cartman si era sentito offeso, all’inizio,
quando Kyle lo aveva paragonato a Britney Spears nel 2007; ma successivamente, il
suo enorme ego aveva formulato un pensiero.
Alla fine, come Britney, sono un grande con o senza capelli, con o senza il
cancro.
Non lo pensava sul serio. Credeva che appena sarebbe rimasto solo, si sarebbe
nuovamente coperto la testa con il berretto, probabilmente avrebbe imprecato
dal profondo del cuore, e forse avrebbe anche pianto.
Ma si sarebbe servito di quell’assurda concezione, quando sarebbe stato con
Kyle. Oltre al fatto che era stufo di sentire quel dannato ebreo lamentarsi di
continuo, anche a lui mancava la loro intimità. Se quello stupido pensiero
poteva dargli la forza di amarlo senza vergognarsi di niente, di farlo felice
per quel poco tempo in cui sarebbero rimasti ancora insieme, di essere lui
stesso felice per qualche momento, allora va bene. Sarebbe stato Britney
Spears... un’altra volta ancora.
«Sai, scommetto che se dico di essere Britney
Spears col cancro, il viaggio ce lo offrono a tutti e due.»
FINE
Prima delle note, voglio fare delle precisazioni. Io non credo affatto che il
cancro possa essere considerato divertente, ne ho avuto alcuna esperienza con
questa malattia. Ricordiamoci che stiamo parlando di South Park.
Il titolo: E’ quello della prima canzone di Britney
Spears, con l’omissione della parola Baby. E’ traducibile come “un’altra volta
ancora”. Per chi non avesse capito a cosa mi riferisco: faccio riferimento a
quando Eric, da bambino, si è travestito da Britney, ballando accanto ad un
cartonato di Justin Timberlake (quello a cui fa riferimento Kyle). Ora
somiglia nuovamente a Britney, quando nel 2007 si è rasata i capelli a zero.
Saetta McQueen: Personaggio del film d’animazione Cars,
dove le auto hanno vita e volontà proprie.
Ci mancava
solo che, magari, spuntasse fuori un Clown da un canale di scolo, offrendogli
un bel palloncino: Faccio
riferimento ad IT, il famoso Clown assassino creato da Stephen King.
«Se dovessi nascondere della droga, la metterei in un
sacchetto, appesa dietro la catena del cesso.» «Cartman… lì si nascondono le
pistole, non la droga.»
«E chi sei tu? Micheal Corleone?»: Nel film Il Padrino, Micheal Corleone uccide il capo
di una famiglia rivale con uno stratagemma. Finge di dover andare in bagno,
dove è nascosta una pistola (dietro al water) per poi ritornare e ucciderlo.
Canzoni: Baby one more time, Ops, i did it again e Toxic sono,
ovviamente, tutte canzone di Britney.
La coreografia in cui si esibisce Kyle, è realmente quella del videoclip di
Ops, I did it again.
Per ironia della sorte, Kyle aveva addosso una maglietta di colore rosso
abbastanza aderente: Nel videoclip di Ops, i did it again, Britney indossa un costume lucido,
rosso e aderente.
Mark Renton: Protagonista di Trainspotting. E’ un ragazzo con seri problemi di
droga.
Donnie Darko: Protagonista dell’omonimo film, ha problemi di schizofrenia, allucinazioni
e sonnambulismo.
Ciò che ho detto sulla Red Bull potrebbe essere sia vero che falso. Sono
voci che circolano, ma io ho sempre pensato che fossero molto divertenti (non è
una tentativo di pubblicità).
Forse era la punizione per aver preso per il culo un intero aeroporto: Nella puntata della
dodicesima stagione “Problemi di tonsille”, Cartman finge di avere il cancro
per ottenere un viaggio gratis.
Justin Bieber: A questo proposito non voglio sentire
lamentele. South Park ha già preso in giro Justin Bieber e io mi limito a
ribadire il concetto. Ad ogni modo, è un “cantante” che ha ottenuto una certa
notorietà (più in senso negativo che positivo) ultimamente.
Di quelli che si diffondono un po’ in tutto il corpo: E’ il tipo di cancro
che Cartman finge di avere nella puntata “Problemi di tonsille”.
Per chi non lo avesse capito, Cartman ha perso i capelli per via della
chemioterapia.