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Autore: sayuri_88    06/09/2011    8 recensioni
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Hola! leggermente in ritardo ma ci sono ancora! (lettrici : ebbè?/ io : T_T ) ringrazio tutte quelle ragazze che hanno aggiunto la storia tra le preferite,ricordate e seguite ma soprattutto le 8 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo!
VI ADORO TUTTE!!!
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…: La mia vita :…



— Bella prima di entrare devo dirti una cosa — dico quando siamo davanti alla porta di casa. Avrei voluto dirglielo a scuola ma c’erano troppe orecchie in ascolto.
Bella mi guarda interrogativa. — Dimmi.
— Ecco vedi… sai che ho un altro fratello, Emmet, no?
— Sì — lo dice come se fosse una domanda, logico, sembra che mi stiano tirando fuori le parole con le pinze.
— Bene… lui è — ma non faccio in tempo a finire la frase che la porta si spalanca e il soggetto del mio discorso si palesa davanti a noi.
— Perché non entri? Tu sei Bella? — chiede lanciando rapide occhiate alla mia amica. Negli ultimi tempi è migliorato molto, ora riesce a guardare le persone in faccia per più di cinque minuti.
— Sì, e tu devi essere Emmet — gli risponde Bella con un sorriso dolce e divertito.
— Fa freddo. Mamma vi guardava dalla finestra. “Ha detto che carini, sono una bella coppia. Ma fuori fa freddo”, così vi ho chiamato. Fuori fa freddo.
Mi sporgo all’indietro e posso chiaramente vedere la figura di mia madre attraverso il piccolo spazio tra le tendine della finestra che mi saluta con la mano. Sbuffo sconsolato. Perché sono nato in una famiglia di matti?
Emmet senza aspettare alcuna risposta rientra in casa per poi tornare con un giaccone e sedersi sui gradini.
— Emmet, aspettala dentro. Così prenderai freddo — gli dico preoccupato che possa prendersi un malanno. Emmet scuote la testa con insistenza e alza il braccio sinistro, dove tiene l’orologio. — Mancano due minuti, due minuti e arriva. Vedi? — e picchietta con l’indice sul quadrante.
— Chi deve arrivare? — la voce di Bella mi coglie alla sprovvista. Bella… è bello poterla chiamare così.
— La volontaria dell’ospedale che si occupa di Emmet. Forza entriamo, tanto da qui non si schioda — e con un  gesto della mano le faccio segno di precedermi.
— Qualcuno a fatto colpo? — dice Bella, ammiccando verso mio fratello che accenna un sorriso timido.
Ridacchio mentre la accompagno in cucina — Decisamente, non fa che parlare di lei.
— Ciao tesoro! Già di ritorno — mamma sembra sinceramente stupita di vedermi. Si è fatta trovare indaffarata a pulire il lavandino. Se non l’avessi vista, crederei che sia davvero impegnata in quello che sta facendo. — Com’è andata la scuola?
Mi avvicino e le lascio un bacio sulla guancia e la saluto ma, quando mi giro verso Bella per presentarla lei ha uno sguardo ferito e triste.
— Bella? — la richiamo, e lei come svegliatasi da un sogno sorride e porge la mano a mia madre per presentarsi.
— Piacere signora Cullen, sono Isabella Swan.
Anche a mamma, non è sfuggito il tono un po' roco di Bella e il suo atteggiamento.
— Non chiamarmi signora Cullen. Chiamami pure Esme. È un piacere conoscerti. La tua fama ti precede, Edward ci ha parlato molto di te — le confessa gettando me nel più completo imbarazzo. Lo sguardo di Bella saetta nel mio, la situazione la diverte, e molto.
— Non dia retta a quello che dice suo figlio. Non sono tanto matta — esclama facendo ridere mia madre.
— Bene, ora vi lascio lavorare e torno al mio di lavoro — dice pulendosi le mani nello strofinaccio vicino al lavabo.
Sta salendo le scale quando il rumore di una macchina che rallenta la blocca. 
— È arrivata Rose! — trilla felice, ridiscendendo le scale e andare ad aprire.
— Rose? Rose è la ragazza che si occupa di Emmet? — chiede scioccata, la guardo interrogativo non capendo la sua reazione.
— Isabella! — la voce squillante di Rose annuncia il suo ingresso in cucina.
— Ciao Rose — dice con voce acuta — Ti trovo bene.
— Oh sì, grazie. Ora che non sono più in Ospedale non ci vediamo molto — le dice con tono dispiaciuto. Come fanno queste due a conoscersi?
— Vi conoscete? — chiede sinceramente curiosa mamma. Le due ragazze annuiscono, solo che una sorride felice, l’altra come se l’avessero colta in flagranza di reato.
— Certo! Isabella passa tutti i giorni in Ospedale per leggere ai piccoli del reparto di pediatria.
La guardo positivamente colpito, non me ne ha mai parlato. Ci saranno altre cose di cui non mi ha reso partecipe, ed è così che realizzo che l’ignorare aspetti della sua vita mi fa sentire male. Vorreisapere tutto di lei, condividere ogni cosa.
— Davvero Bella? È ammirevole in una giovane ragazza come te — asserisce mamma, piena di ammirazione per Bella. Se prima la incuriosiva, per le storielle che raccontavo su di lei, ora la ama letteralmente.
— Sì,manon è nulla di speciale — borbotta toccandosi nervosamente i capelli e mordendosi il labbro inferiore. È in imbarazzo.
— Bene. Noi dovremmo iniziare — dico per toglierla dalla situazione e cosi finalmente rimaniamo soli. Mamma si chiude nel suo ufficio e Rose esce seguendo un Emmet felice di poterle mostrare la piccola serra dove coltiva i fiori.
Io e Bella ci spostiamo in salotto, dove prendiamo possesso del grande tavolo ovale vicino alla vetrata. Appoggio la borsa e vado a recuperare alcuni libri dagli scaffali — Beh… accomodati.
Lei si siede dando le spalle alla vetrata.
— Tu fai la volontaria all’ospedale? — le chiedo stupito, anche se faccio fatica a immaginarla circondata dai bambini.
Lei alza le spalle e tira fuori un block notes. Sorrido del suo tentativo di dare poco peso alla cosa.
— Allora c’è qualcosa oltre quel cuore di ghiaccio! Perché non me lo hai mai detto?
— Danneggerebbe la mia reputazione a scuola — mi risponde beffarda per poi sbuffare sotto il mio sguardo inquisitore — Okay, non te l’ho detto perché, non c’è un perché, sono fatti miei, non avevo motivo di dirtelo — sbotta esasperata. La guardo dispiaciuto, quelle parole mi hanno ferito molto.
— Sì, scusa hai ragione, non sono fatti miei — rispondo atono e mi siedo dalla parte opposta alla sua e recupero i libri che ci possono servire — Forza iniziamo.
 
— Non pensavo t’interessasse — mormora dopo qualche minuto di silenzio. Alzo lo sguardo aggrottando le sopracciglia, in attesa.
— Da qualche anno alla sera passo dal reparto di pediatria dove ci sono i bambini con gravi malattie e gli leggo qualcosa. Classici per lo più, amano molto Joule Vern.
— Anche a me piace — le dico sorridendo, felice che si sia aperta. — e perché hai iniziato?
— Non lo so. Ero in ospedale per un prelievo e li ho visti, erano tutti mogi e sciupati. Così mi sono messa a leggergli qualcosa e loro erano così felici — uno scintillio negli occhi al ricordo. Poi torna seria e mi guarda con compassione.
— Prima volevi dirmi che Emmet è autistico? — io involontariamente indurisco la mascella, non so perché, ma la compassione che leggo nei suoi occhi non mi piace, non la voglio perché non c’è nulla da compatire.
— Sì, ma ti prego non voglio la tua compassione — le dico serio e lei mi guarda senza capire. Tutte le persone che guardano Emmet vedono in lui solo una serie di problemi e complicazioni e ci compatiscono per la disgrazia, per come dicono loro, di avere una persona autistica in famiglia.
— L’ultima cosa che provo è la compassione, credimi.
Da fuori giungono le risate di Rose ed Emmet ed entrambi ci giriamo verso la vetrata, dove li vediamo camminare fianco a fianco mentre mio fratello gesticola vistosamente.
— Semmai ammirazione — dice tornando a guardarmi.
— Ammirazione?
— All’ospedale ho visto molte famiglie distrutte a causa dell’autismo di un figlio. Alcuni genitori non riescono a sopportare il peso delle responsabilità, — dice con tono triste e anche arrabbiato. Ed io provo lo stesso. — ma voi siete uniti, vi sostenete a vicenda — dice tornando a guardare la coppietta. Sospiro pesantemente, sotto il peso dei ricordi.
— All’inizio non era così. C’erano urla, pianti e litigate. Era una situazione stressante. — le confesso tornando a ricordare quei momenti bui — Emmet non è nato così, l’autismo si è presentato verso gli otto anni. Iniziava a distogliere lo sguardo, a rimanere in silenzio e col tempo è diventato evidente cosa avesse — avevo tanta paura, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo a mio fratello e i miei genitori non volevano parlare con me e Alice, continuavano a ripetere “ va tutto bene”, “ non sta tanto bene, ma passerà”. Ma non è mai passato.
— Sai, quando ero piccolo avevo paura dell’uomo nero  — le dico ridacchiando e anche lei sorride — e per farmi addormentare, Emmet entrava in camera mia e mi cantava una canzone. Aveva l’effetto di calmarmi di farmi sentire al sicuro — l’ha sempre fatto, prima e dopo, mi cantava una filastrocca che gli aveva insegnato mamma.
— Avete un bel legame. Tutti — lo dice sorridendo ma quel sorriso non contagia gli occhi che, al contrario sono spenti. Perché?
Io le ho raccontato molto di me ma lei si è sempre dimostrata restia verso certi argomenti, da parte mia ho sempre rispettato i suoi silenzi, anche se la curiosità è sempre stata forte.
— Iniziamo? — chiede con voce tesa, recuperando uno dei libri poggiati sul tavolo.
 
— Okay di questo passo non concluderemo nulla, — borbotto dopo la sua ennesima battuta sull’amore, — perché sei così disillusa dall’amore? — da un’ora continua a ridicolizzare tutti gli autori che celebrano l’amore e lo considerano il sentimento più alto che possa provare l’uomo.
— Ed, dai ma cosa pensi che ne sapessero dei ragazzini dell’amore? Romeo e Giulietta s’incontrano una sera e lui rinnega la “donna” — dice facendo le virgolette in aria — che fino a quel momento aveva detto essere la ragione della sua vita! Romeo è solo uno che non sa decidersi e Giulietta la bambinetta che vive nel mondo delle favole e pensa di aver trovato il principe azzurro. Che poi anche quello è una fregatura — io la ascolto a bocca aperta mentre con cinismo distrugge tutte le coppie che rappresentano le migliori rappresentazioni dell’amore.
— Insomma non credi nell’amore? — le chiedo iniziandomi ad agitare sul posto. Non so perché ma la cosa mi rende ansioso.
— Perché tu si? Ormai i ragazzi pensano solo al sesso e a nient’altro. Trovami un ragazzo che non abbia fatto ancora sesso perché aspetta la persona giusta e l’amore di cui tanto parli — dice con tono di sfida.
— Beh, lo hai davanti — affermo deciso, per poi imbarazzarmi all’inverosimile per una confessione tanto intima. Come abbiamo fatto ad arrivare a parlare di sesso?
— tu sei vergine? — chiede tra lo stupito e l’incredulo.
— Sì, che c’è di male? — dico ostentando una sicurezza che non mi appartiene. Certo non mi vergogno, per me è un passo importante e non mi pento di aver aspettato. — Come dici tu, sto aspettando quella giusta.
— Nulla, è solo che siete una specie rara da proteggere — il tono è tranquillo e non sembra nascondere frasi non dette. Anzi sembra quasi compiaciuta.
— Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda. Non credi nell’amore?
Bella non ha il tempo di rispondere perché mio fratello fa il suo ingresso in salotto e inizia ad armeggiare con il televisore.
— Emmet! Stiamo studiando vai di là — sbotto infastidito dalla sua intrusione. Voglio sapere la risposta di Bella. Emmet non sembra minimamente toccato da quello che gli ho detto. Si avvicina al tavolo e guarda i fogli sparsici sopra.
— Amore, Rose — esclama felice.
— Ti piace Rose? — interviene Bella maliziosa.
— Rose è gentile e bella. Molto bella — borbotta in risposta, ma si azzittisce subito quando il soggetto dei suoi pensieri entra nella sala.
— Emmet? Tutto bene?
— Sì, ma ora inizia A-Team — e torna ad armeggiare con la televisione seguito da una Rose leggermente preoccupata.
— Emmet! Aspetta. Faccio io — e sotto le sue direttive accende la televisione, impostandola sul canale dell’ABC.
— Emh… noi staremmo facendo una ricerca — dico quando vedo Emmet sedersi sul divano e iniziare a raccontare a Rose l’episodio del giorno prima.
— Sono le cinque, tra poco inizia l’episodio. Zitto! — ordina lanciandomi uno sguardo infastidito. Rimango a guardarlo sconcertato mentre Bella e Rose iniziano a ridere.
— Giusto Edward zitto. L’A-Team è da vedere assolutamente — mi canzona Bella, alzandosi e sedendosi sulla poltrona vicino al divano. 
— Sai Emmet. a me è sempre piaciuto Murdock. Era il mio amico immaginario, da piccola apparecchiavo anche la tavola per lui, ero convinta che mangiasse come me.
— Io preferisco Sberla — interviene Rose.
— È meglio Baracus. Mamma dice che gli assomiglio — dice Emmet gongolante.
— Effettivamente c’è della somiglianza — ribatte Rose stando al suo gioco.
Scuoto la testa diverto e prendo posto nella poltrona libera, senza dire nulla guardo la televisione da cui arrivano le prime note della sigla.
— Per la cronaca è Hannibal il migliore — esclamo giusto per dire anche il mio parere.
 
Passiamo l’ora successiva a ridere e scherzare e continue frecciatine e sguardi tra me e Bella. Il discorso sull’amore è stato abbandonato ma ho capito molte cose, dai suoi sguardi, dalle sue reazioni. Qualcosa l’ha ferita e fatta chiudere a riccio verso tutti, forse una pena d’amore? Mi sembra però troppo, insomma per averla fatta reagire così deve essere qualcosa di più grave.
Alle sei l’episodio finisce e Bella deve tornare a casa.
— Ciao Emmet, mi sono davvero divertita — e dopo essersi chinata verso mio fratello gli lascia un bacio sulla guancia.
— Ehi! A me non hai mai dato un bacio sulla guancia! — protesto con un finto broncio. Cerco di metterla sul ridere ma la cosa mi da davvero fastidio. Bella sorride maliziosa.
— Che ti devo dire, tuo fratello ha fascino. — dice con un’alzata di spalle. Emmet ride divertito e più che pronto a darle man forte.
— Ho più fascino di te! Sono più cool — esclama facendo ridere Rose e Bella e anche me dopo il primo momento di smarrimento.
Rose è appena uscita e Bella sta andando a recuperare il suo giaccone all’appendiabiti ma la precedo. Con gesto di vecchia cavalleria l’aiuto a indossare il cappotto.
— Tu gli piaci. Piaci a mio fratello — cosa?!
Non mi sono accorto che Emmet ci aveva seguito e ora lo trovo alle mie spalle che ci guarda con un sorriso.
— Emmet! Ma cosa dici… — esclamo con una risata nervosa, quasi isterica — Zitto — aggiungo a denti stretti per non farmi sentire da Bella.
— E’ un giocherellone non dargli retta — dico tornando a rivolgermi a lei che guarda la scena divertita.
— È vero invece sei tu… — continua mio fratello ma questa volta agisco prontamente e dopo averlo raggiunto gli tappo la bocca con una mano.
— Quindi non ti piaccio? — domanda Bella con una strana luce negli occhi.
— No… No, è che… insomma… — diamine perché non riesco a fare un discorso sensato?!
— Peccato. Tu iniziavi a piacermi — con tono imbronciato. Sbarro gli occhi dallo stupore lasciando la presa su mio fratello. Sicuramente ho una faccia scioccata e la mascella che tocca terra. Bella ride allegra per poi chiudermi la bocca con una mano.
— Ciao Edward — e se ne va chiudendo delicatamente la porta alle sue spalle.
Qualcuno mi dica che questo me lo sono solo immaginato.
— Tesoro, ma Bella e Rose? — la voce di mamma arriva acuta dalle scale.
— Sono andate via adesso — le risponde Emmet — Ah! Edward è innamorato di Bella — dichiara prima di trotterellare sulle scale e chiudersi in camera sua.
— Tesoro ma è fantastico!oh ma lo sapevo! — mamma nel frattempo è scesa dalle scale e mi ha abbacchiato da dietro, schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia. — Quando torna Carl devo dirglielo assolutamente!
— Mamma! — urlo riprendendo coscienza di me stesso, ma lei ormai è già fuggita in cucina ad armeggiare con le pentole, canticchiando qualche strana canzone dei suoi tempi.
Io rimango nel mezzo dell’ingresso a guardare la porta da cui è appena uscita Bella.
Tu gli piaci. Piaci a mio fratello… piaci a mio fratello…
L’affermazione di Emmet mi continua a ronzare in testa senza darmi tregua e piano, piano, realizzo che è vero. Senza accorgermene mi sono irrimediabilmente innamorato di lei.
La porta si apre ancora una volta ma non è Bella quella che entra ma mia sorella Alice.
— Eddy? Che ci fai fermo davanti alla porta con sguardo da pesce lesso? — mi chiede preoccupata. Senza rispondere salgo le scale e mi chiodo nella mia camera.
Ho realizzato quello che Jazz, Emmet e mamma, forse anche Alice, avevano capito già da tempo. La cosa mi fa toccare il cielo con un dito ma allo stesso tempo mi fa sprofondare nelle viscere della terra.
Come faccio a conquistare una ragazza che non crede nell’amore?
 
 
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Okay non ho molto da dire anche perchè sono di fretta, quindi lascio a voi l'ardua sentenza. Che ve ne pare? a me non convince molto... 

 

   
 
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