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Autore: LoveShanimal    07/09/2011    5 recensioni
Io sono Helena. E questa è la mia storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno :3 
Spero che il capitolo vi piaccia ^-^
Ringrazio chi mi segue, e chi mi recensisce!
Buona lettura!



Capitolo 5: No warning sign, No Alibi.
 
 
 
“Benven.. oh ciao Hel!”
Ero entrata nella libreria di Kristen verso l’una, in quel pomeriggio ancora non troppo caldo di aprile.
Erano passati giorni dalla litigata con Shannon, ma io cercavo di non pensarci, anche se era inevitabile quando ascoltavo i suoi dischi. E perché continuavo allora?
Bella domanda. Non lo sapevo neppure io.
Sapevo solo che mi faceva sentire bene la loro musica, ed entravo in un mondo tutto mio ogni volta che le cuffiette sfioravano le mie orecchie.
“Che ci fai qui?!” mi disse allegramente, mentre posava il libro che aveva in mano fino a poco prima che entrassi io. Quella era la sua libreria, quella che sognava di avere e dove sognava di lavorare fin da quando aveva sei anni. Con la fatica e con il sudore, dopo tante peripezie, aveva acquistato un enorme locale nel centro della città, e poco a poco lo aveva risistemato, riempito di scaffali e di libri.
Aveva fatto tutto da sola, nemmeno il mio aiuto aveva accettato.
Pur di fare tutto con le sue uniche forze e le sue risorse, aveva iniziato a lavorare in tre posti diversi in una giornata sola, tanto da non riuscire neppure ad andare a dormire perché un turno finiva alle sei di mattina e alle otto cominciava il successivo.
Però non l’avevo mai vista così soddisfatta, mai in vita mia, di quando là inaugurò. Pianse per ore e iniziò ad abbracciare tutti quelli che erano presenti, nessuno escluso.
L’ha chiamata “Reading, fuck you reality!”.
Mi sembra inutile spiegare il perché.
C’era stato qualche commento maligno e contrariato per il nome, ma più ne sentiva più lei beveva alla salute.
In quel momento erano dieci anni che lei lavorava lì, dieci anni che l’aveva fondato.
Proprio quel giorno cadeva l’anniversario, e io le portai una sorpresa.
“Ho chiesto a Cris di poter prolungare la mia pausa pranzo, ti ho portato una cosa.”
I suoi occhi caddero sulla busta che avevo in mano, e si tolse anche gli occhiali da vista per scaraventarli poi vicino al computer del negozio senza pietà.
“Dai dai dai! Fammi vedereeeeeee!”
Iniziò a saltellare sulla sedia, mentre io mi avvicinavo e piano piano scartavo la busta.
“Taaaaaaaaaaaaaanti augurii a teee!” iniziai a cantare sottovoce, e lei finalmente vide quello che le stavo portando. Una torta non troppo grande a forma di libro, con sopra scritto: Reading, fuck you reality. 10 years.
Le vennero le lacrime agli occhi, e quando la raggiunsi, spense la candelina che avevo posizionato all’interno della ‘O’ di ‘You’.
Appese alla porta un cartoncino con scritto torno subito e mi disse di accomodarmi a un tavolino nello spazio lettura.
Appena posai la torta su una superficie stabile, mi corse incontro e mi abbracciò.
“Te ne sei ricordataaaaaaaaaa! Grazieeeee!” sentivo le sue lacrime inzupparmi la maglietta, e sorridevo dicendole di calmarsi, che non era nulla di così esaltante.
Ci attrezzammo con due cucchiai, e iniziammo, tra una parola e un’altra, ad assalire quella povera torta che in poco tempo finì, non prima, però, che io le avessi fatto due foto insieme a Kristen.
Io suoi occhi marroni erano lucidi, e aveva un sorriso che andava da una parte all’altra della faccia. Aveva i capelli, sotto i raggi del sole ancora più arancioni del solito, legati in testa con una penna, e solo il ciuffo le scendeva morbido sulla fronte alta.
Passò il tempo, tra le chiacchiere e la torta. Ad un certo punto presi l’ultimo pezzo rimasto, che nessuno delle due voleva, con le mani, e glielo piazzai dritto nella faccia.
Lei rimase per cinque secondi ferma immobile con la bocca aperta, mentre gocce di panna le pendevano sul pantalone blu, per poi scoppiare ad urlare.
Con la mano ancora sporca, afferrai la borsa e corsi verso la porta.
“Ops, la mia pausa è finita! Cris mi aspetta!” La sentii imprecare in giapponese, l’ultima lingua che stava imparando, prima di correre via verso il parcheggio.
 
 
 
Appoggiai la borsa alla macchina, mentre con la mano sinistra cercavo delle salviettine per pulirmi quella destra, che dopo aver già fatto abbastanza danni sulla mia camicetta e sulla borsa, tenevo a mezz’aria.
“Ma quanta cavolo di roba c’è qui dentro?!” dissi, scocciata, dopo l’ennesimo giro nelle parti più nascoste della borsa senza nessun risultato.
“Serve una mano?!” Quella voce mi era così familiare. Poteva essere..?
No, non era Shannon. Mi girai e mi trovai di fronte Tomo, con degli occhiali da sole gigante, i capelli legati in un codino e senza barba.
“Uhh! È difficile riconoscerti così! Che ci fai senza la tua barba?!”
Lui rise, aspettandosi quella domanda, e fece spallucce.
“Cambio di look. Jared dice che è importante rinnovarsi ogni tanto.” Rise enfatizzando le due ultime parole.
“Oh, non ascoltarlo più. Detto da lui che si fa i capelli rosa!” ridacchiammo insieme, e lui guardò la mia mano sporca.  “Hai bisogno di un fazzoletto?!”
“Magari – risposi io, agitando la mano – ma in questa borsa non trovo mai niente!!” stufa, la spinsi ancora più in fondo sul cofano, e mi girai, appoggiandomi alla superficie calda della macchina.
“Aspetta.. – disse lui, iniziando a rovistare nelle tasche – ecco! Cacciò un pacchetto di fazzolettini intatti, lo aprì e me passò uno.
“Oh ma tu sei un angelo! Grazie mille!” Lo presi e iniziai a pulirmi le dita, sentendomi molto meglio dopo aver rigirato le mani all’altezza del viso e aver ritrovato la mano senza neppure un accenno di panna.
Pensai a Kristen, che in quel momento stava probabilmente in bagno a togliersi la torta tra le ciglia, a struccarsi e a rifarsi il trucco, mentre imprecava contro di me in diverse lingue.
Ridacchiai immaginandomi la scena, e Tomo mi fissò con un sopracciglio sollevato.
“Scusa scusa! E che.. – ridacchiai di nuovo – non ti stai chiedendo per quale motivo ho la mano piena di panna?!” cercavo di girarci intorno, almeno non mi prendeva completamente per pazza.
“Non proprio! Avrai i tuoi motivi per avere la mano così no?! Chi sarei io per giudicare gli affari tuoi?!” Sorrise, e io con lui.
“Naaa, non è nulla alla fine! Ho portato una torta ad una mia amica, e le ho spiaccicato l’ultima fetta in faccia!” Iniziai a ridere, e se solo Kris l’avesse saputo mi avrebbe ucciso!
“Mmm.. – prima rise, poi riprese a parlare e mi chiese qualcosa che non mi aspettavo – la tua amica, quella per cui hai litigato con Shannon?!”
Io smisi di ridere all’istante, e lo guardai. Mi aveva spiazzato.
Avevo cercato di non pensarci, parlando con lui. Anche perché.. perché mi ero dispiaciuta scoprendo che non era Shannon quello che mi aveva chiamato.
“Si, quella.” Risposi, cercando di non cambiare atteggiamento. Era una domanda innocente, dopotutto, no?!
Mi sentivo qualcosa nello stomaco, quindi cercai di congedarmi il più in fretta possibile.
“No scusa.. non sono fatti miei, hai ragione! È solo che.. ultimamente vedo Shannon spesso imbronciato e pensieroso. Si sente in colpa. Non so bene cos’è successo, ha raccontato sommariamente a me e Jared qualcosa qualche giorno fa. Lui non ama spiattellare i suoi sentimenti in giro sai? Fino ad ora non ci aveva detto niente. L’ha spiegato solo perché iniziavamo a chiederci perché non vi sentivate più.”
“Tomo, sei un ottimo oratore sai?” dissi, sorridendo.
“Grazie.” Mi disse lui, senza scomporsi.
“Vuoi un passaggio?! Sono in macchina e ho un po’ di tempo prima di tornare al lavoro!” lui accettò dopo diversi incitamenti, e salì in auto.
Mi diede l’indirizzo di Shannon, diceva che dovevano incontrarsi da lui per pranzare.
“Ti ho trattenuto?! Mi dispiace!” chiesi, cercando di riempire quel buco persistente che avevo nello stomaco di parole.
“No, non ti preoccupare! E comunque Jared fa sempre più tardi di tutti, quindi non si sarebbe notato neppure.”
Era davvero una brava persona, lo dovevo ammettere. Era simpatica e in più era pure oggettiva, non si schierava da una parte o dall’altra solo per il legame che aveva con Shannon.
Mi fermai su quel vialetto dove solo una volta ero andata, alcune settimane prima, in una situazione completamente diversa da quella.
“Grazie mille, davvero!” Disse lui, voltandosi verso di me sorridendo prima di scendere dall’auto. Fece tutto il giro, per poi girarsi e chiedermi dal finestrino aperto.
“Vuoi entrare!?” c’era una punta di speranza nella sua voce, ma io la disintegrai scuotendo la testa.
“Mi farebbe davvero piacere – che bugiarda che sei Helena, che bugiarda – ma ho giusto il tempo del viaggio di ritorno per poter andare a lavorare!”
“Allora la prossima volta! Ciao Helena, e grazie ancora!” Accompagnò le sue parole con un saluto della mano, e si girò, avvicinandosi alla porta di casa.
Prima che potesse uscire qualcuno dalla casa, misi il piede sull’acceleratore e andai via, lontana da quella strada. Non vedevo l’ora di togliermi quel peso sullo stomaco, quel buco che mi torturava più dell’ansia, più dei sensi di colpa.
Sensi di colpa per cosa poi? IO non avevo fatto nulla.

Non ti sembra di aver esagerato? Hai chiuso un rapporto con Shannon solo per una cosa che è successa prima della vostra amicizia.

La ignorai, scossi la testa e premetti ancora più a fondo il pedale, come se quella fosse una gara contro il tempo, come se volessi lasciare indietro i miei pensieri.
 
 
 
“Hel.. secondo me dovresti smetterla. Questa tua rabbia è inutile. Alla fine Shannon non ha fatto niente, e non voglio che tu litighi con lui solo per colpa mia. Non voglio passare per la stronza della situazione, e mi sento in colpa. Non te l’ho detto finora perché sei testarda e avrei iniziato a dire no, non è colpa tua! È colpa sua! Ma invece si, è colpa mia. Non dovevo raccontarti di una cosa così scema sapendo come sei, e non dovevo svelarti che era lui. Che poi alla fine non ha fatto niente di male eh, c’ha provato, si, ma quanti ci provano? Andiamo ad uccidere tutti gli uomini che ci provano con le donne! Il mondo sarebbe vuoto! Su, smettila di fare la testarda e scusa Shannon, che eri tanto contenta quando stavi in sua compagnia e adesso vedi, sei sempre pensierosa e così rattristita!”
Solita Kristen, riusciva sempre a mettermi in difficoltà. L’avevo chiamata e tra le sue minacce di morte per la torta le avevo raccontato di Tomo.
Adesso ero sul divano, a mordermi le labbra, e a mettere in discussione quello che fino ad ora era stato certo.
“Ci penserò.” Riuscii a dire, distaccata. E prima che potesse ripartire all’attacco, le dissi che ero stanca e volevo andare a dormire.
Invece la verità, era che avevo bisogno di stare sola, sola con me stessa.
Sola, magari, con la mia musica.
Feci i gradini a due a due, e mi fiondai sul comodino dove i cd mi aspettavano, con un raggio di luna che trapassava la finestra e li indicava, neanche volesse che io li prendessi.
Mi stesi sul letto, e iniziai a canticchiare. Le note mi entravano dentro, ghiacciandomi le vene e arrivando dritte al cuore.
Pensai subito al poster per il gruppo.
Come lo potevo aggiustare?
Ebbi qualche idea, che mi tenne occupato il cervello per tutto il tempo che ci misi ad addormentarmi. Poi, pian piano, scivolai nel sonno, pensando come ultima cosa “Shannon, che faccio adesso con te?!”
 
 
 
Tok tok tok.
Tok tok tok.
Tok tok tok.
Nel pieno della notte, un possente bussare alla porta di casa mi fece rinvenire dal sonno, e mi spaventò.
Guardai il display.
4:03
Chi diavolo poteva essere a quest’ora?
Inizialmente ignorai quel fastidioso rumore, ma non cessò.
Pensai che forse era Kris che aveva bisogno di qualcosa.
Quindi in pigiama, infilando solo le pantofole, scesi al piano di sotto assonnata.
“Chi è?!” dissi, avvicinandomi.
“Helena, ti prego, aprimi.” La voce fredda e roca di Shannon proveniva dall’altra parte della porta.
Mi fermai lì davanti, quasi pensando di tornare al piano di sopra senza degnarlo di un minimo di attenzione.
Ma c’era un motivo più che valido per arrivare a quest’ora della notte, e nella sua voce c’era qualcosa di strano.
Aprii lentamente, e quando la sua figura mi si stagliò contro ebbi quasi paura.
Era distrutto.
La sua moto era non parcheggiata male, direttamente lasciata così sul prato, distesa.
Lui era conciato peggio di come se fosse reduce da una sbronza bella grossa: occhi cerchiati da profonde occhiaie, capelli scompigliati, vestiti mal ridotti, e un’espressione sul viso che gridava aiuto.
“Entra.” Riuscii solo a dire, con un groppo in gola.
Chiusi la porta dopo che lui aveva riportato quel suo dolce profumo tra le solite quattro mura di casa mia, e lo feci accomodare sul divano.
“Hai bisogno d’acqua? Cos’è successo?!” stavo quasi alzandomi per andare in cucina, quando lui mi afferrò il braccio e bisbigliò: “no ti prego, resta con me!”
Io vidi nei suoi occhi la paura, e mi sedetti vicino a lui. Gli feci segno di parlare.
“Mia madre e mio fratello. Sono all’ospedale.”
Io sgranai gli occhi, incredula.
“Hanno avuto un incidente. Jared non si è fatto quasi nulla, qualche graffio qua e là, ma niente di serio. Mia madre invece si è fratturata un braccio e non mi vogliono dire se c’è altro. L’hanno avuto qualche ora fa e sono stato tutto il tempo in ospedale. I medici stanno facendo quei fottuti accertamenti, e io non so che cazzo ha mia madre! – alzò la voce, e strinse le mani a pugno – Tomo è arrivato in ospedale dieci minuti fa, e mi ha intimato di andarmene via. Dovunque, ma via da lì. Mi ha detto che ero scioccato e che stare là mi avrebbe portato solo altro dolore. Non volevo andare via, no! Volevo stare con mia madre e con mio fratello! Volevo prendere a calci quel medico che non mi diceva nulla, volevo fare tutto, ma non andare via. Andare via poi per cosa? Tornare a casa a pensare e ripensare cosa stesse succedendo in ospedale? No! Non avrei resistito un’ora! Anzi, sarei stato peggio! E così ho pensato.. – mi guardò, ma che dico? Mi trapassò con i suoi occhi – mi dispiace Helena. Davvero. Non sarei dovuto venire. Ma tu sei la persona che sento più vicina dopo loro tre. E.. mi dispiace, vado via!”
Tentò di alzarsi, ma gli afferrai il braccio e lo feci risedere.
“No, Shannon, no. Non te ne andare. Non mi dai alcun fastidio. E poi sei instabile, ti faresti del male a quest’ora della notte con una moto in questo stato. Hai fatto benissimo a venire da me!” come se non fosse successo niente, come se fossimo rimasti ancora a qualche settimana prima, gli sorrisi, e gli accarezzai una guancia.
“Ma.. quello che è successo con la tua amica.. mi dispiace! Non dovevo! Quando l’ho vista avevo pensato di rifarmi con lei, perché tu mi avevi dato buca. Sono stato stupido, sono stato un animale! Ho rovinato t..”
Lo bloccai, prima che potesse continuare.
“E’ acqua passata adesso. Sono stata io l’esagerata. Alla fine c’hai solo provato con una donna, è normale no?! Basta però. Hai cose più importanti a cui pensare. E non hai rovinato niente, sono ancora tua amica, e sarò qui con te come tu sei stato con me nel mio momento del bisogno.”
Gli sorrisi. Lui mi guardò per l’ennesima volta negli occhi.
Erano lucidi.
“Helena, ho paura. È la prima volta in vita mia, ma ho fottutamente paura che possa capitare qualcosa di brutto a mia madre.”
Io mi commossi insieme a lui, e mi spostai sul divano. Gli feci segno di poggiarsi con la testa sulle mie gambe, e lo fece. Con forza si aggrappò al tessuto del mio pantalone, e lo sentii tremare.
Iniziai ad accarezzargli i capelli.
E senza neppure accorgermene, dalla mia bocca iniziarono ad uscire le loro parole.

 
No warning sign
No Alibi
We're fading faster
than the speed of light
 
Took our chance
Crashed and burned
No we'll never ever learn
 
I fell apart
But got back up again and then
I fell apart
But got back up again yeah..
 
We both could see
Crystalclear
That the inevitable end was near
 
Made our choice
Trial by fire
To battle is the only way we feel alive
 
And I fell apart
But got back up again and then
I fell apart
But got back up again and then
I fell apart
But got back up again
 
Way oh
 
So here we are
the witching hour
The quickest tongue
to divide and devour
Divide and devour
 
If i could end the quest for fire
For truth, for love, for my desire
my desire...
 
And i fell apart
But got back up again
 
Way oh
 
I fell apart
I fell apart
I fell apart
I fell apart
I fell apart
 
But got back up again...

 
 
Lo sentii addormentarsi, mentre una sola lacrima cadde dal suo viso, fino a raggiungere la mia gamba
Continuai ad accarezzargli la testa per tutta la notte, senza fermarmi mai.
In quel momento, io e Shannon fummo legati dal dolore.
In quel momento, io e Shannon condividevamo qualcosa.
 
  
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