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Autore: xenascully    07/09/2011    2 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Interrogare Smith non li aveva portati da nessuna parte. Per quanto ne sapeva l’Ufficiale, Micheals aveva preso quel periodo di licenza così da poterlo passare con lei. Non c’era segno di un imbroglio; nessun segno che ci fosse del malanimo o un’ossessione del Tenente nei confronti di Ashley Trelawny. E visto che non si aveva più traccia dei due da sole ventiquattro ore, tecnicamente, non c’era molto da poter fare.

Eppure, l’istinto di Gibbs andava a mille all’ora, e Tony lo sapeva. Diavolo, persino il suo istinto gli diceva che qualcosa non andava. Ed era per quello che stava controllando tutto quello che poteva sui due Tenenti.

“Ora di andarsene, DiNozzo.” La voce di Gibbs lo distolse dallo schermo del computer, e lui alzò lo sguardo, sbattendo le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco l’uomo. Gibbs sembrava pronto ad andarsene. Tony si guardò attorno in ufficio, realizzando che erano rimasti solo loro due. “Si sta facendo tardi.”

Lanciando un’occhiata fuori dalla finestra alla città ormai immersa nel buio, poi all’ora sull’orologio, incontrò di nuovo gli occhi del suo capo. Il suo intento era di insistere perché gli fosse permesso di restare e finire ciò che aveva iniziato. Ma realizzò che Gibbs aveva intenzione di portarlo a casa. Con un sospiro rassegnato, replicò. “Giusto, Capo.” E spense lo schermo.

“Ho due bistecche scongelate in frigo.” Gli disse mentre Tony preparava le sue cose. “Hai fame?”

Alzandosi, mettendosi in spalla lo zaino, incontrò di nuovo gli occhi di Gibbs. “Certo. Non mangio da mezzogiorno. Una bistecca mi va più che bene.”

Gibbs annuì, in segno di approvazione, mentre i due si incamminavano verso l’ascensore. “Possiamo fermarci lungo la strada; prendere delle patate o qualcosa da mangiarci assieme?”

“Se vuoi. Ma a me va bene solo una bistecca, stasera. Non voglio mettere su peso, seduto alla scrivania tutto il giorno.” Sogghignò mentre entravano in ascensore e Gibbs premeva il pulsante.

“Non dovevi fare una passeggiata con Abby dopo pranzo?”

“Entrambi abbiamo avuto da fare.” Ritorse lui. “Pensavo di poter andare a correre dopo il lavoro. Forse dopo aver cenato-”

“A correre?” Gibbs sollevò le sopracciglia.

“Beh…una camminata veloce…”

“Si suppone che tu arrivi alla corsa un po’ per volta, Tony.”

“Lo so. Ho fatto le scale per andare e tornare dal laboratorio, prima. Non mi hanno causato problemi, perciò ho pensato di-”

“Sfidare la sorte?”

“Tentare di fare qualcosa di più.” Corresse lui. “So quando mi sto stancando troppo per poter continuare, Capo.” Si difese. “Non è che avessi intenzione di allontanarmi troppo da casa.”

“Beh, se hai intenzione di provare qualcosa, verrò con te.”

“Avanti, Gibbs, posso prendermi cura di me stesso.” Rise brevemente.

“Oh, lo so.” Gibbs chinò il capo.

“Allora perché devi venire con me?”

“Per come la vedo io, ti stai allenando.” Gli disse Gibbs mentre uscivano dall’ascensore dirigendosi verso la sua macchina. “Le persone che si allenano hanno bisogno di un osservatore. Qualche volta possono andare oltre i limiti senza accorgersene. Anche se non pensano di volerlo fare.”

“Sei preoccupato per me?” Sogghignò Tony, sollevando un sopracciglio mentre si avvicinavano alla macchina. Gibbs incontrò i suoi occhi con uno sguardo divertito, ma non gli diede risposta aprendo la portiera dell'auto per entrare…

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Avevano deciso di andare a correre prima di mangiare, visto che più tardi avrebbe fatto anche più freddo. Si trattava solo di mezzo miglio di andata e mezzo di ritorno. Una mera distanza se comparata a quella che correva di solito. Ma era comunque un progresso da quando era stato avvelenato.

Entrando in casa al loro ritorno, Gibbs si tolse le scarpe. “Sono impressionato, DiNozzo.” Gli disse. “Hai fatto molta strada.”

“Grazie, Capo.” Replicò Tony, ancora senza fiato mentre imitava il suo capo togliendosi le scarpe. “Devo farne ancora di strada, ma ci sto arrivando. Ora sì che mi andrebbe una bistecca.” Disse seguendo Gibbs in cucina.

“Il caminetto dovrebbe rasentare un incendio ormai.” Commentò Gibbs afferrando la cena dal frigo. “Le preparo in un attimo. Prendi qualche piatto, ti spiace?”

“Certo.” Tony si diresse verso la credenza e tirò fuori due piatti. Li mise da parte per il momento, con l’intenzione di prendere anche due forchette. Ma i suoi occhi tremarono quando caddero sulla liscia superficie del tavolo. La sua mente si riempì improvvisamente di ricordi dell’incubo che aveva avuto la notte precedente.

Si ricordò del corpo di Ziva fra le sue braccia; la vita che lasciava i suoi occhi mentre il veleno sconfiggeva il suo corpo.

Si ricordò del terrore che aveva provato quando Withey aveva piantato un proiettile in testa a Tim; quando era collassato davanti a lui per terra.

Si ricordò Gibbs…in piedi proprio dov'era in quel momento; la pistola puntata contro…

Tony si sentì stringere il petto, e il respiro che stava recuperando sin da quando erano ritornati dalla corsa, stava rapidamente svanendo. Panico. Era probabilmente la cosa peggiore che gli potesse capitare in quel momento, in casa di Gibbs. L’ultima cosa che voleva era che Gibbs scoprisse il suo nuovo problema. Ma non c’era nulla di più terrorizzante delle sensazioni che sentiva in quel momento.

A peggiorare la situazione, sembrava essere congelato dove si trovava; forse in attesa che il problema svanisse da solo. Dopotutto, era solo uno stupido sogno! Era stato stupido andare nel panico anche allora, ed ancora più ridicolo era andare nel panico ora, quando la sua mente era completamente sveglia! La frustrazione non fece altro che rafforzare la sensazione…

“Hai preso quei piatti, Tony?” Chiese Gibbs quando lo vide tornare in cucina. Dopo aver visto lo stato in cui si trovava il suo Agente, chiaramente incapace di respirare normalmente, e la mano che stringeva lo schienale di una delle sedie del tavolo, Gibbs gli si avvicinò. “Stai bene?” Chiese, la fronte corrugata. Tony incontrò i suoi occhi e Gibbs poté vedere l’angoscia in essi. “Cosa c’è? Tony, che sta succedendo?” Lo fece sedere a tavola, aprendogli gentilmente la mano che serrava la sedia. Chinandosi davanti al suo Agente Anziano, poté sentire il sibilo che accompagnava i respiri frenetici.

“Zaino…” Disse Tony, una volta trovata la voce.

Gibbs strinse momentaneamente gli occhi, fino a che non realizzò cosa gli stava chiedendo Tony. Si alzò immediatamente, e prese lo zaino dal foyer, tornando rapidamente in cucina. Tony lo prese e aprì la cerniera davanti, infilando dentro una mano per prendere un inalatore blu. Lo strinse in mano, gli occhi impauriti che incontravano nuovamente quelli del suo capo.

“Usalo, DiNozzo.” Istruì Gibbs, incerto sul perché il suo Agente avesse bisogno del suo permesso. Osservò Tony che scuoteva il contenitore; gli occhi che lasciavano quelli di Gibbs, anche se ora sembravano colmi di apprensione, e quelle che sembravano lacrime. Gibbs si sedette sulla sedia di fronte a quella dell’uomo più giovane mentre Tony inalava due volte e tratteneva il fiato.

Aveva gli occhi chiusi; le sopracciglia corrugate mentre si sforzava chiaramente di trattenere il fiato…

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Prevedo una lavata di capo quando Gibbs porrà la fatidica domanda: Perché diavolo Tony non è andato da lui quando ha scoperto di poter avere l'asma???? XD

  
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