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Autore: Seeker of the Secret    07/09/2011    1 recensioni
- Perché é nei tuoi occhi che si cela il segreto. Senza di esso, saremo tutti dannati. -
La ragazza continuò a fissare il vecchio, non più spaventata. - Non m'importa, ormai. Voglio solo che questa storia finisca. -
Albus Silente si alzò dalla sedia e le si avvicinò - Ah, ma non sarai di certo tu a mettere la parola "fine" a tutto questo. Vedi, il mondo si sorregge tra il precario equilibrio che esiste tra bene e male. Continuerà comunque a ricadere nel baratro della follia, in un modo nell'altro, con o senza Voldemort. E tu? Che ruolo hai in tutto questo? Non capisci che il destino della tua esistenza è impresso in quell'orologio? Non penso tu l'abbia dimenticato. Avrai commesso i tuoi errori, ma solo perché io ti ho lasciato libera di farli. A tirare i fili sono stato io. Ti sei lasciata condurre come un burattino tra le mie vecchie e stanche mani. Tra un anno cosa farai, però? Sarai sola, senza l'amore di una famiglia e la guida di un grande, saggio, uomo come me. -
- Modestia a parte, eh professore? - sibilò la ragazza.
- Oh, in questi casi preferisco sempre lasciare la modestia da parte signorina Jones. O dovrei chiamarla col suo vero nome? -
- No, grazie. - ribattè gelida - Lizzy Jones è diventata parte di me. E così sempre sarà. Sempre. -
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo tre: Ironic Things

 
 

-         It’s like rain on your wedding day
-         It’s a free ride when you’ve already paid
-         It’s the good advice that you just didn’t take
-         And who would’ve thought it figures?
        - Ironic, Alanis Morissette

 - Siamo salvi, Freddie! – bisbigliò George, dopo aver raggiunto la camera che divideva con il suo gemello. – Smaterializzati all’ultimo minuto… sei un grande! –
 -Ah, modestamente. – si compiacque Fred, un ghigno stampato in volto – Le idee geniali vengono sempre a me, dopotutto! –
 - Vorrai dire a noi! – ribatté suo fratello.
 - Ovvio, gemellino. –
I due ragazzi si stesero sui propri letti per un po’.
Nell’oscurità della camera traspariva una certa eccitazione per la loro ultima trovata: Orecchie Oblunghe per origliare e, infine, una rapidissima Materializzazione.
 “Certo che avere diciassette anni ha i suoi vantaggi…”pensò Fred.
 Rimasero in silenzio per un tempo indefinito, a fissare il soffitto scuro con in testa mille pensieri. Il cuore pulsava furioso nei loro petti, senza dar segno di calmarsi.
In realtà, Fred e George stavano ancora cercando di attribuire un senso a ciò che avevano appena ascoltato dall’Ordine. L’argomento centrale non era stata la sicurezza di Harry, cosa di cui non si faceva che discutere da settimane, ma la strana situazione riguardante la ragazza di prima, Lizzy.
 - Che pensi abbiano voluto dire? – domandò George a suo fratello, dopo un po’ – Si, insomma… sembra quasi che mamma e papà la conoscano. –
 - Non penso che la conoscano, Georgie. –
 - Ma sanno chi è, sanno che non è del tutto umana! Possibile che neanche Hermione l’abbia notato prima? E’ lei, quella intelligente. –
- Hermione è solo troppo femminista per dar ragione a due tipi come noi.– rise Fred – Ok, seriamente! Può darsi abbia notato qualcosa, ma non abbia detto nulla perché… bè avrà pure i suoi motivi, no? Se non l’ha detto vuol dire che non era nulla di importante. –
George si alzò dal letto – Ma hai visto come ne parlavano di sotto?! Quasi quasi sembrava più pericolosa di Tu- Sai- Chi, dalle parole di mamma. –
- Secondo me ti preoccupi troppo, fratellino. Non credo che questo sia un campo di nostra competenza. –
 - Certo che è di nostra competenza! E’ in casa nostra, maledizione! –
Stupito dall’alteramento del gemello, Fred si alzò dal proprio letto e lo fissò, nel buio – Non capisco perché ti importi tanto di Lizzy… - un sorrisetto malizioso si stese sulle sue labbra – sarà che il piccolo Georgie si sia innamorato? –
- Non dire sciocchezze! – ribatté convinto – solo che mi agito, al pensiero di avere un nemico in casa. –
 - Ah, Georgie! – continuò a chiamarlo Fred – papà sarà anche squinternato qualche volta, ma non è stupido. Non l’avrebbe mai portata qui se non fosse stato sicuro di ciò che faceva. –
 Fred s’infilò sotto le coperte, sicuro di aver chiuso per sempre la questione. Ma George non gli diede tregua – Secondo te cos’è? –
 - Cos’è cosa? – sospirò.
- Lizzy, intendo. Chi è, secondo te? –
 Fred non capiva come George potesse davvero penarsi per un ragazzina come quella. Era piccolissima e sottile, non aveva neanche l’aria di essere una tipa tanto sveglia, quasi fosse una bambina! In tutta sincerità a Fred non importava molto.
 Non aveva motivo di preoccuparsi, con tutti quei maghi dell’Ordine che gironzolavano per Grimmauld Place. Anche se i suoi genitori, come al solito, si mettevano subito a presagire il peggio, Fred aveva imparato a non prestare attenzione a tutte le moine e le scenette di panico a cui assisteva. Niente era da temere, per lui.
 - Non lo so, George… - disse nel dormiveglia – forse una Veela… -
 - Le Veela non sono così! – protestò suo fratello – Innanzitutto sono sicure di sé e belle da far paura… non ricordi la reazione di noi maschietti quando arrivò Fleur ad Hogwarts? E poi Lizzy ha qualcosa di vagamente inquietante, o no? Ehi, Freddie mi stai ascoltando? –
 Dall’altro capo della stanza, però, non giunse alcuna risposta. Fred era scivolato ben presto nel sonno, spensierato e felice per la buona riuscita del suo piano, senza neanche fermarsi ad ascoltare le improbabili ipotesi del fratello.
 Ma Fred Weasley era sempre stato così. Tra i due gemelli, lui era quello più volubile e attivo, menefreghista in certi casi; George era leggermente più calmo e riflessivo, invece. A Fred non importava trovare soluzioni ai problemi: lui amava la tensione con cui intraprendeva i suoi piani e scherzi. Il suo gemello preferiva fermarsi un attimo e decidere il da farsi, al contrario.
  George voleva risposte.
 Fred voleva domande e il brivido del pericolo.
Erano simili, ma così maledettamente diversi per molte altre caratteristiche.
 Tuttavia George Weasley, cedendo al dolce tepore delle braccia di Morfeo, non avrebbe mai pensato che tutta quella storia sarebbe riuscita a cambiare suo fratello in modo tanto inequivocabile.
 Ma, si sa, il tempo è l’unico in grado di compiere vere e proprie magie.

 


Fred si destò dal proprio sonno madido di sudore. Non aveva assolutamente idea del perché, ma qualcosa lo aveva costretto a svegliarsi dal torpore dell’incoscienza con una strana sensazione addosso. Cercò di calmare i veloci battiti del suo cuore e ritornare a respirare in modo regolare.
Spinse via le lenzuola con stizza e si sedette. Guardò in direzione del letto di suo fratello, dove vide George sepolto sotto una coltre di coperte pesanti (NdA: Siamo in estate, Georgie! O_O). A lui piaceva stare al caldo, mentre Fred preferiva il fresco dell’inverno. Specie in quel preciso istante, il povero ragazzo ebbe l’impressione di sciogliersi come un ghiacciolo davanti a una stufa rovente.
Rivoli di sudore continuarono a scendergli dalla fronte, accompagnati da una stretta allo stomaco.
Fred non ricordava ancora per quale motivo il sonno lo aveva abbandonato in maniera tanto brusca, benché non gli andasse neanche saperlo. Con ogni probabilità qualche incubo era ritornato per sottometterlo al suo regno di terrore.
Eppure non era paura, la sensazione stretta e bruciante che l’aveva costretto ad aprire gli occhi. No, era decisamente qualcos’altro.
In ogni caso, Fred decise di non rimanere a crogiolarsi nell’attesa di una risposta che non l’avrebbe mai raggiunto.
Optò infine per andare a sciacquarsi la faccia in bagno, per rinfrescarsi e lavare via orride preoccupazioni.
Scivolò dal letto in punta di piedi, ben attento a non svegliare il suo gemello.
Barcollando leggermente, si avviò verso la porta e si fiondò nel corridoio.
Sulla strada verso la stanza da bagno, Fred credette di avvertire rumori minacciosi e losche figure negli anfratti più bui della casa, dove lavoravano in attesa di un modo geniale per farlo fuori…
Ecco. C’era cascato di nuovo. Incubi che lo avevano tormentato da bambino tornavano a vendicarsi della sua eccessiva spavalderia. “Che razza di stupido!” si rimproverò con veemenza, cosa che non faceva dall’ultima volta in cui aveva trasformato l’orsacchiotto preferito di Ron in un ragno.
Fece scivolare il battente della porta del bagno e accese la luce con un colpo di bacchetta, quest’ultima legata al suo pigiama dal giorno in cui aveva compiuto diciassette anni.
George ancora non lo sapeva, ma Fred in realtà era solito a non separarsi mai dalla sua bacchetta.
Quando osservò il suo volto riflesso nello specchio, al ragazzo salì un groppo in gola.
Gli occhi erano gonfi e cisposi a causa del sonno mancato, un alone rosso a ricoprire le sue iridi azzurre.
Aveva le labbra blu-violacee, cosa che capitava spesso quando non era in forma, e i capelli spettinati formavano strani angoli alla base della fronte. Il naso gli sembrò più aquilino del solito, era pallido come un cencio, e il graffio che si era procurato giocherellando con uno degli affari trovati sugli scaffali di Grimmauld Place si era riaperto e sanguinava. Parecchio.
In poche parole, si sentiva una schifezza.
Il giorno prima era stato così pieno di energie, vitale e allegro ed ora era… così.
Fece scorrere l’acqua fredda dal rubinetto e si sciacquò velocemente il viso. A contatto con la gelida superficie liquida, il graffio sotto l’occhio di Fred prese a pulsare in maniera terribile. Cercò di asciugarselo con una asciugamano, ma tutto ciò che riuscì a fare fu spargervi sopra il proprio sangue, sporcandolo irrimediabilmente.
Oh, miseriaccia!” constatò stanco e irritato.
Il giorno dopo sua madre avrebbe provveduto a fargli fare il bucato, grazie a questo.
Uscì in fretta e furia, senza neanche preoccuparsi del fatto di non essersi asciugato a dovere, portando stretto al petto la tovaglia ormai inutilizzabile.
Mentre tornava a grandi passi nel corridoio del secondo piando, cercando di ricordare qualche incantesimo domestico in grado di cancellare le macchie disporco ostinato (come avrebbe detto sua madre), Fred avvertì un’altra, dolorosa, stretta allo stomaco. Si piegò in due per contrastare il dolore, la tovaglia ancora stretta in grembo.
Cosa gli stava succedendo? Per quale motivo stava così male? Cosa gli stava accadendo, quella notte?
- Che stai facendo? – bisbigliò una voce nel buio.
A quel suono, Fred si riscosse dalle sue fitte e girò la testa per fronteggiare l’idiota che aveva avuto l’intenzione di seguirlo nel cuore della notte.
Ma al posto di un vero e proprio idiota, chi si ritrovò davanti fu Lizzy.
La ragazza indossava una veste da notte troppo grande per la sua corporatura minuta, candida quasi quanto la sua pelle. Le conferiva una strana aura magnetica intorno… aveva l’aspetto di un fantasma illuminato dalla pallida luce lunare.
 Fred, in quel momento, non seppe quale fosse la decisione giusta da prendere davanti a quella ragazza. Forse prevalse in lui il senso di sincerità che sembrava aver perso con tutti, escluso
George. – Io… non credo di sentirmi tanto bene. –
Si accasciò contro il muro, tremante. Lizzy lo guardò ad occhi sbarrati, quasi lucidi, e parve persa in qualche meandro nei recessi della sua mente. Infine, si riscosse dai suoi pensieri e si chinò sulla figura di Fred. – Stai male, vero? Cosa ti è successo? –
Fred la guardò negli occhi e qualcosa, completamente diverso dalla sensazione soffocante di prima, prevalse in lui. Quando la osservò per la prima volta, vide un paio di tristissimi occhi dal colore indefinito: non seppe distinguere se nelle sue iridi era presente una strana sfumatura del colore grigio; o forse del blu. Visti da una certa angolazione però erano scuri, del colore della pece.
Un’altra cosa che lo colpì fu la presenza di un’antica consapevolezza. Erano gli occhi di una persona privata di qualcosa, gli occhi di chi ha capito come va il mondo. Ed erano tristi, costantemente lucidi. Neanche quelli di Harry potevano essere visti in quella maniera; Harry ha sempre avuto un guizzo, un barlume di speranza che non lo abbandonava mai, neanche nei momenti più difficili.
A Fred, Lizzy somigliava ad un’anima privata dalla felicità e dallo stupore. Niente riusciva a scalfire quello sguardo, seppur tremolante che fosse (?).
- Si… - le disse lui, continuando a fissarla.
Lizzy respirò a fondo e tolse delicatamente la tovaglia dalle mani di Fred. La vista della scia del sangue provocata dalla sua ferita non sembrò turbarla. La ripiegò con cura accanto a lui. Dopodiché, sfiorò il taglio di Fred con le dita.
Il ragazzo avvertì il freddo pungente emanato dalle sue dita e cercò di ritrarsi al suo tocco, ma lei lo pose con gentilezza sotto l’occhio di Fred. Quest’ultimo rabbrividì senza ritegno.
Lizzy si abbassò per osservarlo dritto negli occhi. Con sguardo enigmatico aggiunse – Si è infettata. –
 - Cosa? –
- La ferita. Si è infettata. – stavolta alzò leggermente la voce. Si stava sforzando per parlare in un tono adeguato… “allora non è completamente matta” si disse Fred.
- Ma com’è possibile?! Non era niente di grave e mia madre l’ha curata con facilità. –
- Lo so. Ma può capitare, a volte. La ferita non è grave, ma il taglio è profondo. Alcune volte, la magia non può niente con la complessità del corpo umano. – parlò in tono professionale, come fosse abituata a trattare questo genere di cose – Forse qualche metodo Babbano può esserci utile fino a domattina… avete delle bende e del disinfettante in casa? –
- Delle… cosa?? – chiese perplesso il ragazzo.
- Oh, fa niente. Aspettami qui. Non fare danni e non muoverti. – intimò Lizzy, d’un tratto caparbia e sicura di sé.
Si mosse leggiadra verso le scale per raggiungere con probabilità la sua stanza, al piano superiore.
Fred la aspettò con una pazienza che sembrava non appartenere a lui, in silenzio. In qualche maniera, molto a fondo dentro di lui, sapeva di potersi fidare di quella ragazza. Almeno per l’urgenza del momento.
Lizzy ritornò poco dopo con una bottiglietta contenente un liquido, piuttosto melmoso a dire il vero, e delle bende.
Si fermo accanto a lui e prese a spalmargli quello strano fluido sotto l’occhio. Nello stesso istante in cui lo sfiorò, la ferita smise di pulsargli. Un’inattesa e sconosciuta calma lo invase. La sensazione di freschezza e protezione che quell’intruglio gli aveva dato non aveva paragoni. La stretta allo stomaco si allentò.
Fred chiuse gli occhi, spossato per quello che stava provando. Sentì Lizzy premergli una sorta di tessuto sulla ferita, appiccicoso.
- Potresti anche aprire gli occhi, sai. – disse la ragazza, una leggera punta di ironia nella voce.
Fred la guardò per la seconda volta e lei tentò di sorridere. Il ragazzo vide un piccolo taglio bianco e rimarginato sulle sue labbra. Bè, chiamarlo piccolo era seriamente un eufemismo: doveva essere stato molto profondo, e dal labbro inferiore le raggiungeva la base del mento.
Fred continuò a guardarla, senza ricambiare il sorriso. Le parve di nuovo a disagio e girò la testa dall’altra parte del corridoio.
 - Scusa se ti ho fatto arrabbiare, prima. –
Fred si stupì – Prima quando? –
- Dopo che sei uscito dal bagno. Non ti ho seguito, ma ho sentito un rumore e sono scesa. –
- Oh, capisco. – fu tutto quello che il ragazzo dai capelli rossi riuscì a dire.
Lizzy si voltò per fissarlo e di nuovo abbozzò un timido sorriso – Bè con la ferita è tutto a posto, direi. Spero di non averti fatto troppo male. –
 La ragazza si alzò e raccolse tutti gli oggetti a terra, compresa la tovaglia sporca di Fred.
Senza neanche ringraziarla, il ragazzo chiese – Perché sento qualcosa allo stomaco? – (NdA: Ma... che cosa? Ti sembrano cose da chiedere?!)
- Qualcosa allo stomaco? – gli fece eco lei.
- Si, tipo una stretta. –
Lei gli rispose pensierosa – Non saprei. Magari sei solo nervoso o impaurito. Tutto qui. –
Fred strinse i pugni. Allora qualcosa lo aveva davvero disturbato dal suo dolce sonno ristoratore.
- Buonanotte. – aggiunse lei. Sparì oltre la scala, vagando nel buio del piano superiore.
Fred si sentì uno stupido non appena la vide sparire nell’oscurità.
Non aveva avuto neanche la decenza di dire un semplice grazie! Continuava a sentirsi a disagio, in sua presenza, ma non sembrava neanche malefica. Il modo in cui lo aveva aiutato dopo tutto quello che aveva provato poco prima... e lui non l’aveva neanche ringraziata o, per lo meno, non le aveva rivolto parola in modo vero e proprio.
“ Ma cosa sto diventando?”Fred non avrebbe saputo dirlo con certezza.
L’unica cosa che si ritenne in grado di fare fu toccare la ferita, ora rimpiazzata da un qualche tipo di tessuto Babbano consono alla guarigione dei tagli. Come diamine faceva una strega a sapere dei metodi di cure dei Babbani? E perché gli era sembrata così sicura di sé, mentre lo medicava? Quel pomeriggio, Lizzy si aggirava rapida e silenziosa come un fantasma, a Grimmauld Place. Durante la cena non aveva neanche aperto bocca per parlare e mangiato pochissimo. Sembrava assente e stupida, più che altro. Distratta e ingenua. Nessuno le dava conto, salvo qualche occhiata da parte di Harry ed Hermione.
E mentre Fred Weasley era ancora poggiato a terra, perso in domande di cui, per la prima volta in vita sua, desiderava trovare risposta, Lizzy era appollaiata sulla cima della scala, riflettendo su ciò che aveva appena fatto e desiderando di non trovare domande alle risposte che aveva appena Visto.
  
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