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Autore: Brigitte Burns    08/09/2011    2 recensioni
Rose Laurent è una giovane ragazza di diciassette anni e ha da poco perso sua madre. In punto di morte, Isabelle le ha rivelato di avere una sorella di nome Adèle in un lontano paese innominabile, Aix En Provence. Perché sua madre le aveva nascosto di avere una sorella? Cosa si nasconde nel suo passato? Rose compirà un lungo viaggio, e grazie all'aiuto di un giovane di nome André, raggiungerà la casa di sua zia. Riuscirà Rose a ritrovare la felicità perduta e a scoprire chi era veramente sua madre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Pousses de la vie


Les rues d'Aix-en-Provencece


Arrivai ad Aix- en- Provence alle dieci del mattino. Le mie dita scivolarono sulla fronte bagnata di sudore. Mi sentivo una vera zoticona! Beh...pensai.. tanto valeva adattarsi sin dall'inizio a quella che sarebbe stata la mia nuova vita.

Il guidatore del vetturino che mi aveva condotto fino a questo sperduto paesino della Francia Meridionale, aveva perso un po' del suo prezioso tempo a raccontare delle storie sul luogo in cui mi apprestavo a mettere piede.

Disse che non dovevo mai pronunciare il nome del posto, tanto per cominciare: secondo una leggenda locale, farlo equivaleva a dieci anni di sfortuna. Niente male, come inizio!

Avevo stretto le spalle e non smettevo di tremare. Ma l'uomo sembrava piuttosto divertito dalla mia reazione, o piuttosto abituato.

Il signor Dupont, così si chiamava, aveva delineato un' ambiente molto diverso da quello parigino che avevo lasciato. E già cominciavo a sentirmi come un uccellino in gabbia, strappato con forza dal suo habitat naturale, e costretto ad adattarsi in uno spazio che non era il suo.

Mi fermai di botto davanti all'architrave della porta d'ingresso e lanciai un'occhiata fugace verso il cartello alla mia destra.. La scritta non era molto visibile, perché qualcuno aveva pensato bene di oscurare il nome di Aix- en- Provence, evitando così che uno sventurato come me, ignaro della triste leggenda che avevo avuto la “fortuna” di conoscere, non fosse colpito da qualche grave disgrazia.

 Benvenuti ad Aix- en- Provence” lessi nella mente. Diedi un'occhiata al cielo, ormai grigio e terso, come si preannunciava essere tutto quello che sarebbe apparso davanti ai miei occhi di lì a poco. Una strana sensazione di inquietudine attraversò il mio corpo in un lampo.

Quanto avrei desiderato che ci fosse la mamma vicino a me...

Superai l'arco della porta ed entrai decisa. Diedi uno sguardo qua e là. Poca gente in giro, visi che non di certo ispiravano allegria. Di fronte a me un'unica lunga stradina polverosa, e tetra come il cielo che si snodava sopra la mia testa. Ai lati della strada due minuscoli marciapiedi di mattoni giallastri, qualche vicoletto che mai avrei osato attraversare. Piccole casette, una attaccata all'altra, di colore bianco. Alcune signore erano sedute all'aria aperta e stavano chiacchierando rumorosamente nel loro dialetto locale. Dall'altro capo della strada, un po' più avanti, una tavolata di signori che giocavano a carte. Accidenti, sentivo di essere capitata nel posto più sbagliato del mondo!

Appena mi videro, le signore si zittirono di colpo, voltandosi all'unisono nella mia direzione. Mi scrutarono la faccia, poi passarono alla valigia, al cappellino ed a ogni minimo particolare che avevo indosso.

Salve...”

Un cenno per tutta la risposta.

Feci qualche passo verso di loro con atteggiamento impacciato.

Potreste dirmi dove si trova la contrèe della Verriere?”. Quattro paia di occhi mi guardarono con uno sguardo identico. Le signore inziarono a discorrere tra loro, riuscì a decifrare solo qualcosina. Rimasi immobile, senza avere il coraggio di intervenire.

Una delle quattro interruppe il gioco, e si rivolse a me, sforzandosi di parlare in francese nazionale.

 La contreèè della Verriere è un po' lontana da qui... Avrete un bel po' da camminare signorinella! Ma se volete ho mio marito che vi ci può accompagnare...”

Una di loro aggiunse qualcosa . Mi sembrò di capire :“ Sta attenta che non te lo rubi!”.

Perché poi tutte scoppiarono a ridere e ne ebbero così per un po', fino a quando poi non colsi l'occasione di rispondere che non volevo disturbarla.

Mi allontanai a grandi passi.

Questo era proprio il posto più strano in cui potevo capitare, mi ripetevo nella mente, come se fosse una filastrocca. Più mi guardavo intorno e più mi auto convincevo che era tutto un brutto sogno, un incubo. Mi tirai anche un pizzicotto sul braccio ma nulla di quello che avevo di fronte a me si dissolse. La calda e solare Parigi era lontana miglia e miglia. Persa nei miei pensieri andai a sbattere contro un passante frettoloso.

Mi scus...” stavo per dire.

E stai attenta dove metti i piedi!”. Gridò quello senza la benché minima gentilezza.

Le parole mi si fermarono in gola. Strinsi i pugni e proseguì facendo qualche girotondo per scansare le pozzanghere.

Senza accorgermene ero passata proprio accanto ai signori impegnati a giocare a carte.

Uno di loro si alzò di scatto dalla sedie e mi chiamò.

Ehi! Ehi bella signorina! Volete venirci a fare compagnia?”. Avvampai in volto e abbassai lo sguardo.

 Su su! Non siate timida!”. La voce continuava a parlarmi ma io mi allontanai terrorizzata. La udì fino a quando non svoltai l'angolo della strada. Tirai un mezzo sospiro di sollievo.

La strada davanti a me era un po' più larga della precedente. Passai davanti a una chiesa, e feci il segno della croce. Salì i gradini e diedi un'occhiata dentro. Era vuota, non c'era nessuno.

Mentre mi allontanavo dalla porticina, passarono altre due signore che mi squadrarono dalla testa ai piedi.

A giudicare dagli sguardi che suscitavo tra la gente di Aix-en-Provence, mi resi conto che non doveva essere per niente normale vedere una ragazza come me, ben vestita, aggirarsi tranquillamente per le vie del paese. Le mie scarpette a la mahonnaise rosa antico ticchettarono sugli scalini della chiesa, richiamando l'attenzione di alcuni bambini che stavano giocando a nascondino.

 Ciao, come ti chiami?” Mi domandò quello che mi sembrava il più grande di tutti. Era un ragazzino di dodici anni circa, magro, con indosso un pantalone grigio, tutto sporco di polvere, e una camicia bianca, che non sembrava affatto immacolata.

 Mi chiamo Rose” Risposi con la mente affollata di mille pensieri. Gli altri bambini mi osservavano incuriositi, come se fossi un fenomeno da baraccone. Due bimbe iniziarono a toccare il mio vestito e a giocherellare con i miei capelli.

Sembri una principessa...” Disse una di loro. Era molto piccola, poteva avere sei o sette anni e due occhietti molto dolci.

 Anche le tue trecce sono molto belle...se avessi una sorellina, la vorrei esattamente come te...”. Mi sorrise.

Alzai lo sguardo per caso e vidi davanti a una porta una signora che mi guardava in cagnesco, con le mani sui fianchi. Immaginai che tutti quei bambini dovessero essere i suoi figli, perché poi ad un tratto gridò.

Stefan, venite qui!”. Il ragazzino si mise a correre e tutti lo seguirono, come uno sciame di api.

Davanti la chiesa c'era una piazzetta, con una minuscola fontana, dove alcuni ragazzini stavano sorseggiando dell'acqua. La attraversai e presi una strada leggermente più stretta. Un'altra possibilità sarebbe stata quella di attraversare la via dove abitava la signora che mi aveva guardata minacciosamente, e non ci pensavo proprio.

Dopo aver camminato per una decina di minuti senza vedere nessuno, scorsi una donna di mezza età sulla soglia della porta, che stava lavorando all'uncinetto. Era un po' robusta, vestita con un abito molto modesto color porpora, e portava una mantellina leggera sulle spalle. Appena sentì il rumore delle mie scarpette sollevò il capo e mi sorrise, facendo un cenno con la testa. Finalmente incontravo una signora con i modi più gentili.

Approfittai del suo gesto cortese e mi avvicinai per chiederle qualche altra informazione.

Salve, signora. Dovrei raggiungere la contrada della Verriere. Sa dirmi come fare per arrivarci?”

La donna distolse completamente lo sguardo dal suo lavoro, assumendo un'espressione del viso che giudicai molto buffa. Percepì un leggero movimento alla mia destra...

Mi voltai.

Aahh!!”Gettai un grido.

C'era una vecchietta, pallida come uno spettro, dietro la finestra davanti a me. Mi fissava con un'area funerea e balbettava cose senza senso, come se mi stesse facendo il malocchio. Ero quasi sul punto di svenire. Credetti per un momento di vedere un fantasma. Mi misi la mano al petto e cercai di riprendere fiato.

 Uh, non temete! E' mia madre, è molto anziana. Ma non vi spaventate in questo modo!”.

Diedi un'altra occhiata alla vecchia. Rabbrividì. Mi ero presa proprio un bello spavento.

 Oh, scusatemi. Sono solo molto stanca.”.Abbassai la testa per la vergogna.

 Voi non siete di queste parti?” La signora si sistemò leggermente gli occhialetti rotondi e strizzò gli occhi per vedermi bene in faccia. Poi dischiuse leggermente le labbra.

 Non vi ho mai vista...”

 Si signora, sono di Parigi. Sono appena arrivata a.... “ Mi morsi le labbra perché stavo per pronunciare quel nome maledetto. La signora se ne accorse e fece un leggero sorriso. “Sto cercando dei parenti che abitano qui. E' molto lontano la contrada che vi ho detto?”.

La donna cambiò leggermente la posizione della sedia.

 E' si!...! Esclamò “ Vi conviene trovare un passaggio a cavallo...o magari con una carrozza...anche se qui non se ne vedono molte passare, signorina. ”.

 A piedi quanto dista?”

 Penso che tenendo un bel passo ce la fate in un'ora, due al massimo”

Oh signore! Ero stanca, affamata. Volevo trovare un posto dove riprendere un po' di respiro.

Sapete se per caso c'è una locanda da queste parti, dove mangiare qualche boccone?”.

Avrei proseguito il viaggio dopo essermi rimessa in forze. La donna allungò il braccio indicandomi una direzione che si trovava esattamente alle mie spalle.

 Vada per quella stradina. Poi giri a destra e continui sempre dritto. Troverete un'ottima locanda dove mangiare.. si chiama “La luna rossa.”.

Risposi che andava bene e la ringraziai. Presi la strada che mi aveva indicato. Quando mi voltai vidi che mi stava tenendo d'occhio. Non osai rivolgermi verso la finestra, ma sapevo che anche la vecchietta aveva lo sguardo su di me. Feci una preghierina e e strinsi il ciondolo nelle mani, più forte che potevo.

Fortunatamente non ci volle molto per trovare la locanda che la donna mi aveva consigliato. Appena svoltai per un'altra via la vidi in lontananza. Si trovava all'angolo di una strada.

In realtà sembrava una casa come tante altre, aveva solo delle vetrate più grandi, da cui si poteva vedere le gente che mangiava all'interno. Il cartello “La Luna Rossa” dondolava mosso dal vento, producendo un cigolio assolutamente tetro.

Spiai dal vetro, poi mi feci forza ed entrai. La fame superava di gran lunga ogni mio timore.

Appena aprì la porta, tutta le gente che era seduta a mangiare si voltò a guardarmi. Tesi l'orecchio e tutti preso a parlare a bassa voce.

Mi tolsi il capello e serrai con forza le mani sul manico della valigia.

Raggiunsi timorosa il bancone, dove c'era un uomo intento a scrivere qualcosa su un registro. Era alto, corpulento, stempiato, e portava un paio di occhialini sul naso. Indossava una maglietta verde un po' logora, e un gilet marrone. Posai le dita sulla tavola di legno. Lui sollevò gli occhi senza muovere la testa.

Salve, potrei accomodarmi da qualche parte?”.

L'uomo emise un ghignò e scrollò la testa, come se la cosa che avessi detto risuonasse divertente.

Rimasi un po' interdetta e mi ammutolì, aspettando che fosse lui a parlare per primo. Quell'antipatico posò la penna sul tavolo e mi guardò dritto negli occhi, apostrofandomi.

Non pensate di aver sbagliato posto, signorina?”. Bofonchiò.

Lo fissai con risentimento.

Sono molto affamata, signore! Se fosse possibile vorrei sedermi. Vi pagherò bene!”

L'uomo sembrava ancora più divertito.

 Come volete...”.Quel come volete sembrava più simile a un “ Vada al diavolo!”. Strinsi i pugni cercando di trattenere la mia collera. Fortunatamente, ad un tratto, comparve alle spalle una donna un po' goffa e dall'aria simpatica che mi rivolse un sorriso a trentadue denti. Mi sentì come un mestolo bollente messo nell'acqua a stemperare.

Che cosa succede qui?” Alternò lo sguardo tra me e quello che doveva essere suo marito.

Sempre a importunare le brave ragazze, eh! Allora signorina, cosa posso fare per voi?”

Mi sentì sollevata. Una persona che aveva preso le mie difese. Era una bellissima sensazione.

Signora..” Incominciai. “ Sono molto affamata. Vorrei mangiare qualcosa...”

Oh! Per tutti i santi! Subito, signorina. Seguitemi su su”.

Uscì dal bancone e mi fece segno di starle alle calcagna. Vidi con la coda dell'occhio l'uomo del bancone, che intanto era ritornato a fare i suoi calcoli.

La proprietaria mi fece sedere proprio vicino alla finestra. Mandò subito una cameriera a prendere le ordinazioni. Era una ragazza della mia età, con i capelli neri e ribelli, trattenuti, per quanto possibile, con un piccolo fermaglio. Alcuni ciuffi si erano posizionati proprio davanti agli occhi, e che lei prese a scacciare come se fossero delle mosche.

 Avete per caso delle noisettes d’agneau?...” Chiesi gentilmente.

Assunse un'espressione sbigottita.

Si schiarì la voce. “ No madama...” Lo disse con un tono ironico. “ Non abbiamo le noisettes d'agneu. Potremmo portarvi qualcos'altro però...”

Il suo modo di parlare mi infastidì moltissimo.

 Possiamo portavi della zuppa, o un arrosto di oca, potage...”

Un' arrosto andrà benissimo”. Ordinai anche un'insalata e un dressert. Quando ebbe finito, mi fulminò con lo sguardo, per poi dileguarsi nelle cucine.

Tolsi i guanti di pizzo e li posai. Mi guardai un po' introno e scorsi una bambina che masticava la pietanza che la mamma le aveva imboccato. Mi sorrise e io feci lo stesso. Solo i bambini sembravano socievoli in questo paese.

Poi mi salutò con la mano e io ricambiai. Sentì che disse alla mamma. “Da grande vorrei anche io avere un vestito bello come quello”.

Mangiai voracemente, senza badare troppo al gusto. Avevo molta fame e mandai tutto giù in un lampo.

Dopo che ebbi finito la ragazza venne a sparecchiare tutto, e così tirai fuori dalla borsa la cartina che mi aveva regalato il signor Dupont.

La sistemai per bene sul tavolo e mi misi ad osservarla con attenzione. Ero concentrata a tal punto che non mi accorsi del ragazzo che si era seduto proprio davanti a me. Quando avvertì la sua presenza ebbi quasi un sussulto. Poteva avere ventidue anni. I suoi capelli castano chiaro e gli occhi grigio mare incorniciavano un viso scarno e spigoloso, la pelle bruciata dal sole. Era il viso più bello che avessi mai visto nella mia vita. Cercai di non arrossire e serrai le labbra, senza volerlo. Lui se ne accorse.

 Non ho potuto fare a meno di notarti...” Disse per rompere il ghiaccio, evidentemente.

Incrociai il suo sguardo. Tirai fuori la mia corazza.

 Sono in questo paese da poche ore, e vi assicuro che la gente non ha fatto altro che guardarmi in modo strano da quando sono arrivata...non dovete giustificarvi...credo di averci già fatto il callo!”. Lui lì per lì assunse un' espressione meravigliata. Era quasi sul punto di scoppiare a ridere, glielo leggevo negli occhi, ma si trattenne.

 Beh, non si vedono spesso ragazze come te da queste parti. Anzi a pensarci bene non si vedono mai...”. Mi sforzai di non sembrare scortese, anche se mi veniva naturale con uno sconosciuto che si era venuto a sedere vicino a me con tanto calanche.

 Infatti...” Tutte le persone che mi erano passate davanti quella mattina attraversarono la mia mente in un lampo. Poi tornai ad osservare la mia cartina.

Sei un po' come un'albicocca in mezzo a una cesta di limoni”. Disse lui.

Un sopracciglio si sollevò spontaneamente. “Prego?”.

 Si, si così”. Rise. “ Mia sorella fa sempre queste esempio quando c'è una cosa fuori posto”.

Bene, mi stava dicendo che ero fuori posto. Un'altra persona con cui poter parlare senza sentirmi accettata....era proprio quello che di cui avevo bisogno.

 Cioè...volevo dire che non sei certo passata inosservata. Non volevo offenderti...”.

Si affrettò a dire, appena notò la mia cera. Ma continuava comunque a sorridere e la cosa mi dava su i nervi.

Si si. Apprezzo il vostro tentativo di risultare socievole con me. Ma ora...posso anche starmene qui da sola, grazie...” Abbozzai un mezzo sorriso.

Lui non se ne andò. Forse non capiva. O forse voleva fare solo il finto ottuso. Aveva un'aria piuttosto sveglia.

 Mi fa ridere il fatto che mi dai del voi...non me l'ha mai dato nessuno...”

 Così mi hanno abituata...è una colpa in questo paese, dare del voi?”

I toni iniziavano a diventare sempre più aspri.

Lui aveva un'ostinazione impressionante. Quasi si divertiva a mettere alla prova la mia pazienza.

Quelle persone ti guardano da quando sei entrata...” Mi indicò un gruppo di signori che stavano bevendo del vino. “ Eh si, non smettono proprio!”

Inarcai le sopracciglia e tornai a guardare la cartina emettendo un sospiro spazientito.

 Cosa stavi cercando? Potrei aiutarti se vuoi...”.

Sembrava all'apparenza un bambino innocente, eppure doveva essere esattamente all'incontrario.

Agitai la mano infastidita. “ Non ne ho bisogno...devo solo cercare di capire come raggiungere...” Mi morsi il labbro inferiore. I miei occhi si muovevano in su e giù seguendo le linee che indicavano le strade. Quando li sollevai gli, lui mi stava osservando come un allocco. Aveva occhi molto grandi, e sembravano aver catturato l'oceano intero.

Non riuscivo davvero a trattenere il suo sguardo. Mi metteva estremamente a disagio.

 Da che parte della Francia provieni? Hai un accento molto diverso dal nostro...”.

 Io sono di Parigi... ” Si limitò a sorridere.

 Parigi...non ci sono mai stato in vita mia!”.

 Beh, è molto diversa...è una città, ci sono strade affollate, teatri, negozi, cafè, gente...”.Mi bloccai e scrollai la testa. Ma perché stavo perdendo tempo a parlare con uno come lui, che voleva solo prendersi gioco di me? E poi qualunque cosa avessi detto della mia città, lui non l'avrebbe capita...

 No continua...mi piacerebbe sapere come siete voi di Parigi...scommetto che in giro ci sono ragazze, vestite all'ultima moda, proprio come te...gentiluomini con il bastone e il cappello a cilindro...vero?”

Sorrisi perché corrispondeva alla verità.

 Quella gente non si vede molto da queste parti, sai?”.

L'ho capito dal primo momento in cui ho messo piede in questo paese. Lo pensai, ma non lo dissi.

Lui aggrottò le sopracciglia per il mio silenzio.

Quell'espressione lo rendeva meno detestabile.

 Allora, me lo vuoi dire che cosa ci fa una ragazza come te da queste parti?”.

L' invadenza non era una virtù che apprezzavo molto nelle persone, a dire la verità, specie dopo gli ultimi avvenimenti della mia vita. Non mi piaceva affrontare un argomento come la morte di mia madre con il primo che capitasse.

 Sto cercando una persona....” Tagliai corto.

 Beh da queste parti ci conosciamo tutti...potresti dirmi il suo nome, tanto per cominciare...”

 Il suo nome è Adele Laurent! La conosci?”.

Lui sgranò un po' gli occhi. “ Adele Laurent? Se la conosco”. Sbuffò

Si! Si! La conosci?”

 Certo, certo...”

Davvero?”. Non mi resi conto di aver alzato troppo il tono della voce, perché qualcuno girò la testa nella nostra direzione. Divenni rossa come un peperone.

Tutti la conoscono. E so anche dove abita. Se vuoi ti ci posso accompagnare con il mio cavallo”. Spiegò.

 La contrèe della Verriere si trova a circa un miglio dal paese...”.

Non riuscì a trattenere lo stupore.

 E che cosa puoi dirmi di lei? Della signora Laurent? Su racconta”

 Calma! Calma” Agitò le mani.

 E' una signora a posto. Non si vede molto in giro, da quando...”

Da quando cosa?”.

Si stiracchiò come un gatto, le braccia avvolte dietro la testa, e iniziò a dondolandosi sulla sedia come un bambino di sei anni.

 Ma perché ti interessa così tanto?”. Cercai di frenare la mia curiosità e tenni la bocca chiusa.

 Ho sentito dire in giro che ha una sorella che non viene mai a trovarla...ma in paese si dicono sempre tante cose...”. Abbassò un po' il tono della voce.

Rimasi pietrificata. Non osai parlare.

E Comunque...” Continuò. “ se proprio vuoi che ti ci accompagni sarà meglio andare... non voglio rischiare che mio zio mi licenzi per colpa tua...”

. Gettò un'occhio al signore del bancone. Mi rannuvolai. Richiusi la cartina lentamente. Ero ancora provata dalle sue parole. “ E va bene..." Cominciai. " Mi affiderò alla tua guida, però preferisco seguirti a piedi...”

Lui annuì, un po' sorpreso dalla mia proposta. "Come vuoi". Non volevo andare a cavallo con un perfetto sconosciuto.

Andai al bancone per pagare. Il signore che si era comportato in modo scortese mi fissò di sottecchi.

 Via tu! Con la ragazza me la vedo io...” Esclamò da lontano la proprietaria creandosi un varco tra le sedie del locale.

 Vi ringrazio della vostra gentilezza, signora...” Le dissi quando si fu avvicinata.

 Oh, non dire sciocchezze cara! Quando vuoi venire sarà un piacere...”.

Ricambiai il sorriso. Uscendo vidi che la cameriera scambiò un saluto con la mia guida, che intanto mi aspettava alla porta.

Mi sistemai il capellino e i guanti. Presi la valigia e uscì.

Non mi hai ancora detto il tuo nome...” Disse mentre montava sulla sella del cavallo ed io ero intenta ad accarezzare il muso dell'animale.

Mi chiamo Rose. E tu come ti chiami?”.

 Io mi chiamo Andrè..”.

 Va bene Andrè....mi fiderò di te...”

Lui annuì e si sistemò il berretto in testa. Agitò le briglie e il cavallo partì.

Il sole iniziava a tramontare dietro l'orizzonte. Proseguimmo lentamente.

E quando raggiungemmo la famosa fattoria, nella Contreè della Verriere, erano le cinque del pomeriggio ed il giorno era ormai calato sopra le nostre teste.


Allora, qualche precisazione...Aix en Provence è una reale cittadina della Francia Meridionale. Ho letto qualcosina qua e là. E' una città storica, ricca di monumenti... molto lontana dalla mia rappresentazione, insomma. La mia Aix en Provence è una paesino sperduto, e quasi completamente disabitato. Come potete capire, ho preso in prestito solo il nome...il resto è tutta una mia fantasia.

E comunque, il paese che non può essere nominato esiste veramente e si trova in Basilicata. Anche leggere il nome porterebbe sfortuna..eheheheh... quindi vi prego di non cercarlo su wikipedia...come avrete capito sono molto superstiziosa...non voglio avervi sulla coscienza.. :P

Un bacione

alla prossima!!!!!!!

   
 
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