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Autore: Brigitte Burns    29/08/2011    3 recensioni
Rose Laurent è una giovane ragazza di diciassette anni e ha da poco perso sua madre. In punto di morte, Isabelle le ha rivelato di avere una sorella di nome Adèle in un lontano paese innominabile, Aix En Provence. Perché sua madre le aveva nascosto di avere una sorella? Cosa si nasconde nel suo passato? Rose compirà un lungo viaggio, e grazie all'aiuto di un giovane di nome André, raggiungerà la casa di sua zia. Riuscirà Rose a ritrovare la felicità perduta e a scoprire chi era veramente sua madre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Prologo.


Parigi 1801.


Non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe cambiata così velocemente.

A volte le vicissitudini ti costringono a guardare avanti prima che tu lo voglia . Non puoi prevederlo. Me l'aveva detto anche la mamma. Tanto tempo fa.

Devi essere pronta al peggio. La tempesta è sempre in agguato!”.

Così, all' improvviso mi trovavo da sola, senza un tetto sopra la testa, affacciata sulle sponde della Senna, con un due valige in mano, diretta chissà dove. Avrei tanto desiderato che fosse solo un brutto sogno; un bel mattino mi sarei svegliata con mia madre accanto, e tutto sarebbe tornato come prima. Ma mi sbagliavo...

Il vestito bianco di lino oscillava leggero come le onde del mare. Un capellino di paglia con un nastro rosso mi copriva la testa dal sole cocente di quella mattina e i capelli castani svolazzavano seguendo la direzione del vento, accarezzandomi le guance.

Lasciare la Senna, lasciare Parigi...Cosa mi avrebbe atteso? Sarei stata ancora felice?

Avevo un nome solo nella testa, martellante come il ticchettio di un orologio: Adele Laurent; e un indirizzo, scritto su un pezzetto di carta ingiallita: Rue della Verrierie, numero 5, Aix-en-Provence

Mi ero sempre chiesta come mai la mamma lo avesse conservato per così tanti anni. Ricordo che una volta glielo avevo chiesto, ma lei mi fornì tutt'altra spiegazione.

Adele Laurent era il nome della zia che non avevo mai conosciuto. Mia madre mi aveva rivelato la sua esistenza qualche giorno prima di morire.

Fu un vero colpo per me scoprire che aveva una sorella!

Fino a quel momento ero vissuta con la convinzione che non avessi altri parenti, all'infuori di lei. Lei era stato il mio universo. Ed io il suo.

Guardai attentamente lo specchio del fiume riflettere la luce del sole e lasciai che la mia mente si riempisse dei suoi ricordi. Era stata la mia migliore amica, la mia confidente, oltre ad essere la mamma più dolce e divertente del mondo.

L'ammiravo molto, perché la consideravo una donna forte e coraggiosa, l'eroina di tutte le storie che mi piaceva ascoltare prima di andare a dormire.

Chiusi gli occhi e ingoiai le lacrime. L'acqua diffondeva un tenue rumore di sottofondo. Era molto rilassante. Sentivo in lontananza la gente che chiacchierava ai tavolini del bar Venere Bianca.

Ero stata lì un mese prima con la mamma: avevamo ordinato una cioccolata calda discorrendo a lungo su tutto quello che desideravamo fare insieme, dei posti che avremmo voluto visitare: l'India, il Giappone, l'Africa, l'Australia, le Americhe.

Ora quei sogni non esistevano più, si erano frantumati. Volati via nel cielo. Ero sola a fare i conti con quello che la mamma mi aveva tenuto nascosto, in questi diciassette, lunghi anni. Non volevo darle delle colpe. Ma era la realtà: c'erano dei fantasmi nascosti nelle nostre vite, e ora mi toccava scoprirli e conviverci. Non sapevo se fossero belli o brutti. Dovevo andare avanti, seguire la strada che la mamma mi aveva indicato.

Mi aspettava un viaggio molto lungo, e avevo paura. Dopotutto quello che dovevo fare era costringere una perfetta sconosciuta a volermi bene e ad accogliermi nella sua casa come se fosse la cosa più normale del mondo. Non avevo garanzie sul mio futuro e la cosa mi spaventava moltissimo.

Mi sentivo come se stessi percorrendo un sentiero coperto di nebbia. Tutto quello che vedevo era ciò che si trovava vicinissimo a me.

Dovevo sforzarmi di essere coraggiosa, come lo era stata la mamma.

In fin dei conti non ero più una bambina.

Avevo un po' di denaro con me. Mi sarebbe bastato per raggiungere la zia Adele. Chissà se viveva ancora in quel paese. Quello che la mamma mi aveva dato era un biglietto vecchio dieci anni. Chissà quante cose erano cambiate da allora.

L'ansia e la preoccupazione avevano preso il sopravvento su di me.

Al collo portavo un piccolo ciondolo d'oro con la foto di mia madre. L'aprì, vidi il suo volto.

Lo richiusi.

“ Stringilo nella mano, quando ti senti sola, quando hai paura. Io ti starò sempre vicino, amore mio. Non devi temere”. Queste erano state le sue ultime parole. Rabbrividì.

Risuonavano nella mia mente come se le stessi ascoltando in quel momento. Una lacrima mi rigò il volto. Dovevo andare. Riafferrai le valigie.

Poche cose avrei portato con me: alcuni vestiti, scarpe, ricordi della mamma, bambole di porcellana che mi regalava da bambina. Erano la mia più grande passione. Non me ne sarei separata per nulla al mondo.

Chiusi gli occhi e cercai di svuotare la mente...

Mi aspettava una nuova vita. Niente sarebbe stato più come prima.

Mi allontanai dalla Senna a passo deciso, ignorando le opinioni della gente.

Non mi piaceva che gli altri provassero dispiacere per me.

“ La signorina Laurent, povera ragazza. Chi si occuperà di lei adesso?”.

Avrebbero parlato così vedendomi con le valigie in mano, pronta per un viaggio di cui ignoravo la destinazione.

Non sapevo come sarebbe andata, ma dentro di me desideravo tanto conoscere mia zia. Mi avrebbe parlato della mamma . Dopotutto c'erano tante cose di lei che non conoscevo...più di quanto osassi immaginare!

   
 
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