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Autore: _StayStrong    08/09/2011    7 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO:
“Draco, mia sorella non è sempre stata come l’hai conosciuta tu” disse la donna leggendo negli occhi del figlio solo disprezzo, la sua voce era melliflua “Bellatrix finché ebbe la tua età era una ragazza dolce, affidabile, completamente sbagliata per la casa dei Serpeverde. Lei con noi non c’entrava assolutamente nulla con tranelli, cattiverie, dispetti, era sempre stata calma e posata. Cambiò dopo, con l’ascesa di Tom Riddle. Se ne innamorò perdutamente...” disse, i suoi occhi erano acquei mentre pensava a ciò che una volta era stata la sorella, nulla in confronto alla donna tra le sbarre.
“Lei, lei è figlia di Voldemort?” chiese Draco in un misto tra lo schifato e lo spaventato, no, lei non poteva assolutamente essere figlia sua, non aveva nessuna caratteristica dei Riddle
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Draco entrò nella sala da pranzo con passo svelto e insolitamente pesante, con in mano la scatola di legno contenente i documenti che scaraventò con forza sul tavolo, nella parte opposta rispetto a quella della madre, seduta a capo tavola, cinque metri distante da lui. Quella sala metteva i brividi, scura, il tavolo stile imperiale, così come le sedie, di legno nero e cristallo, che aveva visto fin troppe riunione tra Mangiamorte e che aveva ospitato pranzi e cene per Voldemort. Narcissa riconobbe subito la scatola, appena il figlio la scaraventò sul tavolo e subito si chiese come avrebbe potuto spiegare cosa fosse successo, ormai quasi diciotto anni fa.

“Per quanto pensavate di tenermelo nascosto, Madre?”chiese con tutta la rabbia e la veemenza che aveva in corpo dopo la scoperta; che la zia gli avesse tenuto segreta una notizia del genere poteva capirlo sforzandosi, ma non la madre che l’aveva sempre portato in palmo di mano, l’unico vero genitore che abbia mai veramente avuto.

“Per sempre, Figliolo, per sempre. Così come per tua zia Bellatrix”rispose la donna serafica, cercando di mantenere la calma e alzandosi, andando verso il figlio e prendendo la scatola, la osservò per qualche momento, quel monile di legno lo aveva regalato lei stessa alla sorella, per il suo sedicesimo compleanno, dicendole di tenerlo come nascondiglio per i suoi più bei ricordi, come la nascita della figlia e i documenti di quella che era diventata crescendo così tanto lontana da lei.

Draco la guardava con il respiro veloce, mentre accarezzava la pietra incastonata nella scatola, non sapeva cosa pensare, aveva fin troppi sentimenti che prendevano possesso del suo corpo. Amore, odio, pena, risentimento, rabbia, rassegnazione, compassione e poi ancora rabbia.

“Perché non mi avete mai detto niente?”chiese lui ancora, sua madre tentò di avvicinarsi per posare la sua mano sulla guancia del figlio, ma il ragazzo si scosto, Narcissa non poteva non capirlo, lei avrebbe reagito probabilmente nello stesso modo

“Perché anche tua zia non doveva ricordare niente, aveva fatto in modo di dimenticare la nascita”rispose la donna, il ragazzo abbassò la testa, lo sapeva, era presente quando lei ha modificato la memoria della sorella, probabilmente neppure per la prima volta.

“Vi ho viste quel giorno, vicino alla serra”disse appoggiando una mano sulla bacchetta, infilata nella tasca anteriore dei pantaloni neri e serrando la mano intorno ad essa, le nocche stavano diventando bianche, non era arrabbiato tanto perché nessuno gli avesse mai detto nulla, quanto per la scoperta di chi fosse la figlia di Bellatrix.
Narcissa annuì lievemente.

“Draco, mia sorella non è sempre stata come l’hai conosciuta tu” disse la donna leggendo negli occhi del figlio solo disprezzo, la sua voce era melliflua “Bellatrix finché ebbe la tua età era una ragazza dolce, affidabile, completamente sbagliata per la casa dei Serpeverde. Lei con noi non c’entrava assolutamente nulla con tranelli, cattiverie, dispetti, era sempre stata calma e posata. Cambiò dopo, con l’ascesa di Tom Riddle. Se ne innamorò perdutamente...” disse, i suoi occhi erano acquei mentre pensava a ciò che una volta era stata la sorella, nulla in confronto alla donna tra le sbarre.

“Lei, lei è figlia di Voldemort?”chiese Draco in un misto tra lo schifato e lo spaventato, no, lei non poteva assolutamente essere figlia sua, non aveva nessuna caratteristica dei Riddle.

Ma ne ha poche anche con i Lastrange e i Black, disse una vocina dentro alla sua testa; fortunatamente la madre negò subito.

 “No, Draco, non è figlia del Signore Oscuro. Ma di un uomo che fu sedotto da Bellatrix, dopo l’ennesimo rifiuto da parte dell’uomo che amava veramente...”rispose Narcissa, perdendosi per un attimo nei sui pensieri.

Amava la sorella, anche se era così diversa da lei, l’amava per il ricordo che conservava nel cuore della ragazzina pura con la quale sia lei che Andromeda, erano cresciute. Ragazzina che, a volte, tra uno sbalzo d’umore e l’altro, riusciva ancora a prendere il sopravvento. Faceva parte dell’altra faccia della medaglia di una doppia personalità compulsiva. Narcissa si ricordava esattamente i nove mesi della gravidanza, nove mesi in cui aveva rivisto quella ragazza che odiava il verde e l’argento, che odiava se stessa per ciò che era diventata.

“Non riesco a capire...”disse Draco confuso, Bellatrix per lui era sempre stata indecifrabile, sapeva del disturbo di personalità, era più che evidente, ma non pensava che una persona così crudele potesse essere nel contempo così fragile, che fosse nata buona.

“Non avrai altre risposte da me, Figlio mio”gli fece notare la madre prendendo la scatola e facendola svanire sotto gli occhi di Draco, riportandola nel posto in cui era stata trovata.

“Non voglio altre risposte, mi bastano i due nomi sulla carta”disse lui dando le spalle alla madre e dirigendosi verso la porta, in quello stesso momento Narcissa lo bloccò con un colpo di bacchetta, costringendolo a girarsi verso di lei. Lui aveva il volto tirato, la fronte aggrottata, la rabbia non l’aveva per niente abbandonato.

“Domani partirai per Hogwarts”disse la madre, solo lei sapeva l’idea che le era appena balenata in testa, una folle idea, più folle della sua vita, del suo matrimonio e persino della sorella.

Draco la guardò spalancando gli occhi il più possibile e alzando un sopracciglio.

“Non se ne parla”disse sibilando in risposta alla madre “Non tornerò in quel posto per essere umiliato” non poteva neppure pensarci, sarebbe stato l’unico Mangiamorte, anche se pentito, lui non aveva mai chiesto di diventarlo, ma sarebbe stato solo, nessuno l’avrebbe considerato, nessuno avrebbe parlato con lui, del suo gruppo no nera rimasto nessuno, alcuni erano morti, altri scappati come il suo migliore amico, altri ancora erano stati messi in prigione, come Theodore.

“Devi andare, devi farlo per te, per far capire agli altri che sei pentito. I Malfoy staranno cadendo a picco ogni giorni che passa, ma tu ti devi rialzare, la tua vita è lunga e potresti ancora essere rispettato. Potresti conoscere meglio tua cugina...”disse guardando il figlio negli occhi, ghiaccio puro, esattamente come quelli del marito, gli stessi occhi di cui si era innamorata appena dopo il matrimonio programmato. Draco all’ultima parola sussultò, il suo cuore incominciò a battere nel petto,come non faceva più da tempo, e non per paura.

“Madre, io non posso farcela”disse sprezzante, ma sprezzante verso se stesso. La madre si avvicinò e appoggiò la sua mano sul petto del ragazzo, lui non si scostò al tocco.

“Si che puoi”rispose le madre “Fai vedere a tutti il vero Draco, quello che ho cresciuto io, non quello che ha ostruito tuo padre, fallo vedere anche a lei” disse, lui annuì e poi si rigirò, ma la madre lo bloccò ancora, questa volta senza l’ausilio della magia.

“Draco, ti sei arrabbiato veramente perché ti abbiamo tenuto nascosto una cosa così grande, o te la sei presa perché provi qualcosa nei confronti di quella ragazza?”chiese a bruciapelo, Draco si girò verso la madre, stizzito ancora di più per quella domanda e poi, senza rispondere, oltrepassò la porta, smaterializzandosi poi in camera sua.


 
 
 
 
  

  
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