19 Dicembre –
Prima
del Ballo del Ceppo
“Manca un’ora e mezza al Ballo
del Ceppo, e tu
scrivi il tuo adorato diario.” Draco fece un sorrisetto
mentre lasciava cadere
la sua bacchetta sul tavolo più vicino e gettava i vestiti
sul bracciolo di una
poltrona. Sprofondò sul divano e poggiò i piedi
sul tavolino di fronte a lui.
“E non sei ancora pronta.”
Hermione sospirò annoiata, ma non smise
di
scrivere.
“Che cosa scriverai di stasera?”
domandò Draco. “Caro
diario, stasera andrò al Ballo del Ceppo con
quell’anima sfortunata di Neville
Paciock. Povera me. Per lo meno avrò la
possibilità danzare con
l’incredibilmente meraviglioso Draco Malfoy, però
– ne vale proprio la pena. È così
affascinante e popolare. Sono proprio la ragazza più
fortunata del mondo.”
Hermione sorrise e chiuse il diario.
Batté la
bacchetta sulla copertina, probabilmente per chiuderlo a chiave. Aveva
imposto
un incantesimo anti-lettura abbastanza buono, per chiunque tentasse di
aprirlo.
“Sai, Malfoy, spesso resto sveglia la notte, domandandomi
come fai a infilarti
le magliette con quella testa gigante che ti ritrovi.”
Draco ghignò e sollevò un
sopracciglio
guardandola. “E perché, Granger, io che non avevo
idea che passassi la notte a
pensare a me? Sono lusingato, sul
serio.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Non posso
prendermela che con me stessa,” mormorò.
“Me la sono cercata.”
“Sì che te la sei
cercata.”
“Ma davvero, adesso, hai mai pensato che
magari
potevi provare ad adorare te stesso un
po’ meno?”
“Ci provo continuamente, Granger, ma
è così
difficile. C’è semplicemente troppo da adorare, in
me.”
Hermione sbuffò.
“Allora perché
stai scrivendo sul tuo diario, invece che prepararti per il
Ballo?” chiese
Draco.
“Non tutte
le ragazze impiegano quattro ore a prepararsi, Malfoy,”
costatò Hermione. “E
poi, non ho molto da fare. Infilarmi i vestiti, pettinarmi. Non devo
agghindarmi troppo. Non
passerò mica
tutta la sera al Ballo.”
Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure.
“Non resterai fino alla fine del Ballo? Ma hai un
accompagnatore.”
Hermione scrollò le spalle. “A
Neville va bene
così. Gli ho detto che avremmo ballato un po’
insieme, poi sarei andata via. Ha
detto che per lui andava bene.”
“Che sciocchezza, Granger.
Perché non restare
fino alla fine? È l’ultimo Ballo del Cappo a cui
parteciperai come studentessa
di Hogwarts.”
“Beh, non sono dell’umore per
passare tutta la
serata a guardare le coppiette felici che dimostrano il loro amore
sulla
pista,” ribatté Hermione tranquillamente.
Draco grugnì. “Cavolo,
Granger,” disse, un po’
più irritato di quanto realmente volesse essere,
“basta deprimersi per quel
coglione di Potter. Quando pensi di metterci una pietra sopra?”
Hermione aggrottò le sopracciglia.
“E chi ha
nominato Harry?”
borbottò.
Draco la scrutò, cercando di capire cosa
volesse
dire con quella frase. Stava per chiederglielo quando un colpo alla
porta lo
fermò.
“Oh, per l’amor del
cielo,” brontolò. Si alzò e
andò verso il buco del ritratto per aprire la porta.
Dall’altro lato
dell’apertura, vi erano tre ragazze che ridacchiavano: Ginny
Weasley, Lavanda
Brown e Luna Lovegood. Anche se, a dire il vero, solo Ginny e Lavanda
ridacchiavano; Luna si limitava a guardarsi intorno, con un grande
sorriso
stampato sul volto.
Le risatine s’interruppero quando le
ragazze
videro Draco. “Oh. Malfoy,” disse Ginny, senza
preoccuparsi di cercare di
nascondere il disgusto nella sua voce. “Hermione è
qui?”
“E dove potrebbe essere altrimenti?”
bofonchiò Draco. Si fece da parte, per lasciar entrare
le ragazze. “Granger,” la chiamò
tornando nella sala comune. “Ci sono tre
ospiti molto fastidiosi qui che vorrebbero vederti.”
Ginny e Lavanda lo guardarono male. Luna invece
continuò a sorridere.
Hermione si alzò quando le sue amiche
entrarono
nella stanza. “Ehi, cosa ci fate qui?”
Lavanda ricominciò a ridacchiare.
“Siamo qui per
aiutarti a prepararti per il Ballo.”
“Ma non ho bisogno di aiuto,”
disse Hermione,
abbassando lo sguardo sulle varie cose che avevano in mano Ginny e
Lavanda.
“Oh, smettila di dire
sciocchezze,” esclamò
Ginny, afferrando Hermione per un braccio. “È il
tuo ultimo ballo a Hogwarts, e
ci faremo in modo che tu sia bellissima.”
“Ma -” protestò
Hermione.
“Zitta!” disse Ginny,
coprendole la bocca con una
mano. “Quando avremo finito con te, nessuno al Ballo
sarà in grado di
riconoscerti!”
Hermione guardò Draco con gli occhi
spalancati
mentre Ginny e Lavanda la spingevano nella sua stanza. La povera
ragazza
sembrava terrorizzata. Con amiche come quelle due, Draco non poteva
biasimarla.
Sorrise mentre le ragazze sbattevano la porta alle loro spalle.
Draco guardò Luna, che aveva scelto di
sedersi.
“È una sala comune proprio adorabile,”
disse educatamente. “C’è tanto.. spazio
libero.”
Quasi come la tua testa, avrebbe voluto dire Draco.
Ma respinse quell’impulso e disse invece,
“Già.”
“Voglio che Hermione sia davvero bella
per il
Ballo,” continuò Luna, senza neanche guardarlo
mentre parlava. Infatti, per
come stava parlando, sembrava che non si rivolgesse a nessuno in
particolare –
stava solo dando voce ai pensieri nella sua testa, che ci fosse
qualcuno ad
ascoltarli o no.
“E perché tutta questa
determinazione?” chiese
Draco, nonostante il suo giudizio gli dicesse di non farlo.
“Lunatica” Lovegood
non era la persona con cui era più facile portare avanti una
conversazione, e
questo perché lei era strana.
Luna alzò le spalle. “Non me
l’hanno detto.”
All’improvviso, la porta della stanza da
letto si
aprì e Lavanda sporse la testa fuori. “Luna, alza
il sedere e vieni qua.”
Luna sospirò. “Vado di
là.” Guardò Draco e sorrise
prima di alzarsi e lasciare la stanza. Ancora una volta, la porta della
camera
fu chiusa alle sue spalle.
Draco doveva ammettere che dannatamente curioso
di scoprire cosa stava succedendo dietro quella porta chiusa. Qualsiasi
cosa
stessero facendo, sapeva che probabilmente alla Granger non piaceva.
Hermione
non era mai stata una che perdeva troppo tempo a farsi bella. Infatti,
l’unica
volta, a Hogwarts, in cui l’aveva fatto, era stato per Il
Ballo del Ceppo del
loro quarto anno. Altrimenti, aveva solo due tipi di abbigliamento:
l’uniforme
scolastica, e i suoi vestiti casual – questi ultimi
consistevano in pratica di
soli jeans e maglioni, classici abiti Babbani. Draco sorrise al
pensiero della
ragazza che veniva torturata con trucco e prodotti per capelli e ogni
sorta di
incantesimo di bellezza.
Ridacchiò ancora mentre andava nella sua
stanza a
prepararsi. Aveva detto a Pansy che sarebbe stato dalle parti del
dormitorio
dei Serpeverde un’ora prima.
Circa mezzora più tardi, Draco era
lavato e
vestito per il Ballo. Le ragazze, però, erano ancora nella
stanza – poteva
sentire le loro voci eccitate. Alzò gli occhi al cielo.
Sperava che Pansy non
stesse affrontando cose del genere quando sarebbe arrivato nella Sala
Comune
dei Serpeverde. Le ragazze potevano essere davvero noiose a volte.
In silenzio, oltrepassò la porta della
stanza da
letto e si sforzò di dare un significato a quello che
dicevano, ma era inutile.
Quindi anziché origliare, busso alla porta e disse,
“Ehi, Granger.”
Al suono della sua voce, le ragazze tacquero.
“Granger, sto andando via. Volevo solo informarvi che fareste
bene ad arrivare
in orario al Ballo. Dobbiamo aprire le danze.”
“Ok, Malfoy,” dissero insieme
Ginny e Lavanda.
Immediatamente cominciarono altre risatine.
Draco alzò gli occhi al cielo. Non
poteva fare a
meno di sentirsi davvero
dispiaciuto
per Hermione in quel momento.
Draco fece ritorno nella sala comune sperando di
non trovarvi nessuno. Non fu
tanto fortunato, comunque – la sosia di Hermione era
rannicchiata su una
poltrona con un libro in mano.
“Cosa stai leggendo?” le
chiese.
La ragazza sobbalzò al suono della sua
voce, ma sorrise quando lo vide. “Oh,
ciao. Non ti ho sentito entrare.”
Draco abbassò lo sguardo verso il libro
che la ragazza teneva in mano. Gli sembrava
familiare. Perché lo aveva riconosciuto? Mentre
si avvicinava, poté vederlo meglio –
era il diario di Hermione.
“Cosa ci fai con quello?”
domandò.
“Lo leggo,” rispose Hermione
con semplicità.
“È il diario
di Hermione – non è
fatto per essere letto da chiunque.”
Hermione scrollò le spalle.
“Direi che io
ho il diritto di leggerlo, non pensi? Voglio dire, io e lei
siamo la stessa
persona, in pratica.”
Draco fece un respiro lento e profondo, sperando di
riuscire a calmare la
rabbia improvvisa che provava nei confronti della ragazza.
“Non penso funzioni così,
Granger. Inoltre, come sei riuscita ad aprirlo? Ci aveva messo un
incantesimo
abbastanza potente.”
“Lo so. Uso lo stesso incantesimo per il mio diario, a casa.”
“E la parola d’ordine? Come
sapevi quale usare per aprirlo?”
“È stato facile,”
disse. “Ho scoperto di avere un sacco di cose in comune
con lei, a cominciare dalla scelta della parola d’ordine. Mi
sono semplicemente
domandata che parola avrei usato io,
e ho provato. Ed ecco che ha funzionato.”
“Sì, beh, non mi interessa quanto
tu abbia in comune con lei. Questo non ti da il diritto di leggere i
suoi
pensieri privati.”
“Vorresti leggerlo tu?”
gli
chiese, tendendogli il diario.
“No,”
disse Draco, strappandole
il libro dalle mani. “E voglio che neanche tu
lo legga. Non hai proprio rispetto per la privacy altrui?”
“Certo che rispetto la privacy degli
altri. Ero solo curiosa, ecco tutto. Sono
arrivata in un mondo così simile al mio, e ho scoperto che
qui c’era un’altra versione
di me stessa, e non ho potuto
conoscerla perché è..” La voce di
Hermione si spense. “Beh, lo sai. Ero solo
curiosa di scoprire quanto eravamo simili. Non preoccuparti, non ho
letto
molto. Non sono neanche andata oltre le pagine di settembre.”
Fece una breve
pausa, poi aggiunse, “Capisco cosa intendi quando dici che
era innamorata di
Harry, però.”
“Non voglio saperlo,”
sbottò Draco. Ritrovando velocemente la calma,
sospirò
e le lasciò cadere il diario in grembo. “Chi se ne frega. Non m’interessa. Leggi
quanto ti pare. Non è mio; non sono io che devo decider
se tu possa o meno leggerlo. Solo.. non parlarne con me, va
bene?”
“Va bene,” mormorò
Hermione. “Sono solo sorpresa che tu non voglia
leggerlo. In una delle prime pagine ha scritto che aveva fatto quel
potente
incantesimo per evitare che tu lo
leggessi. Sospettava che forse saresti stato interessato
alla lettura.”
Draco grugnì. “Sì,
okay, forse ad un certo punto sono stato
interessato. Ma non lo sono più.”
“E perché no?”
“Perché no e basta. Ti
dispiacerebbe lasciar correre?”
Hermione scrollò le spalle. “Okay, va
bene. Non c’è bisogno
di alzare la voce. Sai, comincio a capire perché non le
piacevi.”
Il suo commentò toccò un
nervo scoperto. Quindi Hermione aveva scritto nel
suo diario che lui non le piaceva? Cercò di non lasciare che
quel fatto lo
infastidisse, ma non ci riuscì. Allora mentre scriveva
quanto fosse fantastico
Harry, scriveva quanto Draco fosse
orribile. Una cosa del genere non avrebbe dovuto sorprenderlo. La
ragazza di
fronte a lui aveva detto che aveva letto solo le pagine di settembre,
quindi ovviamente Hermione aveva
scritto quanto
lo detestava in quel periodo. Allora si comportava ancora da idiota con
lei. Eppure,
gli faceva male comunque, e improvvisamente Draco sentiva il bisogno
urgente di
prendere il diario dalle mani della ragazza e leggere ogni singola
parola che
Hermione vi aveva scritto.
Invece, si sedette sul divano e disse,
“Ma davvero? E perché mai?”
“Beh, diciamo che sei un po’
scortese.”
“Grazie. Mi stai dicendo che non
sono scortese nel tuo mondo? O che
magari non ci sono neanche nel tuo
mondo?”
Hermione scosse la testa. “Oh no, ci sei
eccome nel mio mondo. E sei più o
meno uguale a come sei qui. Beh, tranne che per il fatto che sei un mezzosangue nel mio mondo.”
Draco spalancò la bocca immediatamente,
mentre guardava Hermione con un’espressione
di orrore.
La ragazza scoppiò a ridere.
“Sto scherzando. Caspita, sembravi davvero
mortificato, per un attimo. Fammi indovinare – essere
Purosangue per te vale
tanto quanto vale per il Malfoy del mio
mondo?”
Draco sogghignò. “Fammi
indovinare – sono stato un completo idiota con te
nel tuo mondo, perché io sono Purosangue e tu
mezzosangue?”
“Una cosa del genere,” disse
Hermione con un’alzata di spalle. “Sai, non
sono molto sorpresa del fatto che tu sia lo stesso qui.
Onestamente, non riesco ad immaginare un mondo in cui Draco
Malfoy non è altro che un pomposo deficiente.”
“Magari dovresti lasciar correre la tua
immaginazione, ogni tanto,” disse
Draco. “Saresti sorpresa delle cose che potresti
immaginare.”
Hermione lo guardò scettica.
“Che rapporto avevi con Hermione qui?”
Gli occhi di Draco divennero appena più
scuri al suo improvviso cambio di
argomento e disse, quasi sulla difensiva,
“Non avevamo nessun tipo
di rapporto.”
“Non ci credo,” disse Hermione,
scuotendo leggermente la testa. “Voglio dire,
sei Caposcuola.. e lei era Caposcuola. Dividevate un dormitorio.
Facevate le
ronde notturne insieme. Di certo dovevi avere qualche
tipo di rapporto con lei, che fosse buono o no.”
“Siamo stati costretti
a vivere
insieme,” disse Draco, “e per la maggior parte del
tempo, facevamo il possibile
per evitarci. Avevamo appena qualcosa che potresti definire rapporto. A
mala
pena ci parlavamo.” Draco evitò lo sguardo della
ragazza. Sentiva che se l’avesse
guardata negli occhi, lei sarebbe stata in grado di capire che stava
mentendo.
“Va bene,” disse lei. “Se lo
dici tu.” Sorrise e si
fece una pausa prima di dire, “Allora, ti schiarito le
idee?”
Draco la guardò senza capire,
chiedendosi cosa volesse dire. E allora si
ricordò che era andato via prima per fare quello –
chiarirsi lei idee. Quello che aveva
fatto in realtà era stato
cercare Pansy, sperando che magari lei potesse aiutarlo a non pensarci
per un
po’. Ad ogni modo, non era riuscito a trovarla, come nessuno dei suoi amici, a dirla tutta, e
alla fine era andato ai Tre
Manici di Scopa per farsi qualche bicchierino da solo.
“Sì,” rispose con voce
piatta.
“Che hai fatto?”
Draco stava per ribattere che non erano affari
suoi, ma un colpo alla porta
glielo impedì. Grugnì. “Non dirmi che
Potter e la Donnola sono già
tornati.”
“Spero di no”, disse Hermione
aggrottando le sopracciglia.
Draco non poteva fare a meno che essere divertito
dal suo atteggiamento
distaccato da Harry e Ron. Sperava che Hermione
avesse avuto lo stesso atteggiamento nei loro confronti, quando era
viva. Gli avrebbe
risparmiato parecchia esasperazione.
“Beh se sono loro,” disse
Draco, avvicinandosi al buco del ritratto, “gli
dirò semplicemente di andarsene, in maniera molto poco
educata.”
Sorrise e aprì il buco del ritratto. Con
sua immensa sorpresa, non c’erano
Harry e Ron dall’altro lato della porta –
c’era Ginny Weasley. Non doveva
neanche far caso alla sua espressione scontrosa per sapere il motivo
della sua
visita – di certo non era andata a trovare lui.
“Wow, giusto per mantenere il
segreto,” borbottò Draco. “Scommetto che
Potter e la Donnola ci hanno messo, quanto, venti secondi a dirti
quello che Silente
ci aveva specificamente
detto di non dire a nessuno?”
Guardando Draco, Ginny lo fece da parte per
passare. “Dov’è?” chiese.
“Non ricordo di averti invitata ad
entrare,
donnoletta,” sbottò Draco.
“Hermione?”
chiamò mentre entrava nella
sala comune. Si fermò subito quando vide la ragazza seduta
sulla poltrona, dall’altro
lato della stanza.
Hermione si alzò immediatamente; il
diario
che teneva in grembo cadde sul pavimento con un tonfo leggero, ma lo
ignorò. “Ginny?”
La piccola rossa spalancò gli occhi
mentre
guarda la ragazza con stupore. “Wow,” disse in un
soffio. “Sei identica a lei.”
Draco sollevò un sopracciglio a
quelle
parole. Nonostante i lineamenti della ragazza rispecchiasse davvero quello di Hermione,
c’erano
comunque alcune piccole differenze nell’aspetto –
anche se Draco pensò che la
ragazza probabilmente non le avesse ancora notate, per via dello shock.
Le due ragazze rimasero in piedi a
guardarsi per alcuni secondi finché,
all’improvviso, Ginny si allungò verso
Hermione e la strinse fra le braccia, abbracciandola.
Nonostante Hermione fosse stupida da
quell’azione
improvvisa, reagì velocemente, ricambiando
l’abbraccio.
“Abbracci come lei, pure,”
disse Ginny
dolcemente. Velocemente come l’aveva abbracciata, la
lasciò andare e si tenne
ad un braccio di distanza dalla ragazza. “Harry e Ronald
avevano ragione – è veramente
strano, ma.. è così bello rivedere la tua faccia.
Le assomigli
tantissimo.”
“Me l’hanno
detto,” disse Hermione,
sorridendo. I suoi occhi volarono verso Draco.
“Vuoi che se ne vada?”
chiese questi,
indicando Ginny con un cenno del capo.
“Assolutamente no,” rispose
Hermione. “Questa
ragazza era una mia buona amica, nel mio mondo. Anche per me
è bello vedere la
tua faccia, Ginny.”
Ginny sorrise. “Abbiamo tanto di cui
parlare. Voglio sapere tutto di te
–
tutto sul tuo mondo. Tutto su di me nel tuo mondo.”
Hermione
ridacchiò. “Hm,
okay..” Ancora una volta,
guardò verso Draco. “Penso che possiamo andare a
parlare nella stanza. Per te
va bene se resta, Malfoy?”
No, non gli andava affatto bene, ma Draco
le disse comunque di sì. Sentiva che anche se avesse provato
a cacciare Ginny,
non se ne sarebbe andata – e onestamente, in quel momento si
sentiva troppo
svuotato emotivamente anche solo per discutere con lei.
Ginny strillò di gioia. Prese
Hermione per
la mano e la condusse nella camera, parlando eccitata –
qualcosa riguardo al
sospetto che i ragazzi di Hogwarts fossero più carini
nell’altra dimensione che
in quella. Draco alzò gli occhi al cielo.
Mentre le guardava andare nella stanza e
chiudere la porta, Draco cominciò ad avere un brutto
presentimento riguardo
questa faccenda del doppione di Hermione. La reazione che aveva avuto
Ginny era
esattamente l’opposto di quella che si era aspettato
– ed esattamente l’opposto
di quella di Harry. Invece che essere shockata, rattristata o stranita, Ginny era felice ed eccitata
–
come se fosse appena entrata nella stanza con la vera
Hermione, per parlare di roba da ragazze. Questa cosa lo
rendeva nervoso. Con questa ragazza che somigliava e sembrava
così simile alla
vera Hermione, sarebbe stato facile per le persone dimenticarsi chi era
davvero
– o meglio, chi non era.
Nella sua
mente, non aveva dubbi che Ginny Weasley sarebbe stata una di queste
persone.
Comunque, non poteva lasciare che questo gli
desse fastidio. Non era un problema suo. Se la piccola donnola voleva
fare
finta che quella ragazza fosse davvero la sua migliore amica, buon per
lei. Se lo
Sfregiato voleva evitarla, anche meglio. A Draco, onestamente, non
interessava come
tutti loro avrebbero affrontato la storia della nuova
Hermione. Per lui era più importante concentrarsi
su come l’avrebbe
affrontata lui.
Ma la cosa più importante, capì Draco quando il suo sguardo cadde sul diario che Hermione aveva lasciato sul pavimento, era concentrarsi per trovare un posto dove lasciare il diario, un posto in cui non lo sarebbe stato tentato di leggerlo.