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Autore: Sybeoil    08/09/2011    5 recensioni
Come dovrebbe essere una ragazza? Dolce, aggrazziata, sensibile e schiva. Beh, io sono l'esatto opposto. Il mio nome è Amalia e faccio parte della Gilda, la più grande congrega di assassini di tutto il regno. Vivo in questo modo da quando ho quattro anni, vale a dire, dal momento in cui Shiack mi trovò per le vie della capitale a chiedere l'elemosima. Sono stata cresciuta da una banda di uomini che di mestiere fanno gli assassini, perciò fossi in voi non mi stupirei se vedeste in me una specie di maschiaccio imprigionato nel corpo di una donna.Quando voglio so essere piuttosto spietata e crudele e decisamente non assomiglio a quelle oche giulive che fanno da protagoniste nelle favole per bambini. Io, al contrario loro, non ho bisogno di essere salvata, anzi forse dovrei salvare gli altri, ma da me stessa. Ah,e per finire. Ho diciotto anni, capelli biondo lucente, occhi azzurro lapislazzuli e questa è la mia storia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26

 

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"Sapete, credo che nulla abbia
mai veramente una fine. E' vero, tutto comincia
e tutto finisce, eppure sono convinta che
qualcosa rimanga sempre dentro di noi, come uno strascico
di ciò che ci è accaduto. Questo fa sì, che nulla
finisca mai per davvero"

 

 

 

Finalmente la riunione con i vecchi membri del Senato era terminata e Amalia sarebbe potuta tornarsene a casa sua, alla Gilda. Sembrerà strano ma quel palazzo nero e spigoloso le mancava da morire. Per quanto brutto e spaventoso potesse apparire all’esterno, Amalia sapeva che all’interno, avrebbe sempre trovato casa sua e una parte di se stessa. Era come se fosse legata indissolubilmente a quel posto da una sorta di incantesimo e oltretutto era l’unico luogo nel quale riusciva ancora a percepire la sua presenza. Sì, perché da quando Shiack l’aveva abbandonata lasciandola a capo della Gilda, Amalia sembrava aver dimenticato il suo viso, che riusciva a ritrovare solo quando stava entro le mura del castello. Tornando all’interno della sua mente con un unico fluido tuffo, la bella bionda si alzò rapida dal suo scranno cominciando a scendere veloce nella speranza di non incrociare nessuno e risparmiarsi così i convenevoli. Per sua sfortuna però un vecchio membro del Senato che conosceva i suoi genitori la intercettò e prima che lei potesse anche solo scendere il primo gradino, le si parò davanti allargandosi in un sorriso benevolo. < Signorina Murderess > salutò prendendole la mano e portandosela alle labbra. < Signor, Dowson > replicò lei senza alcuna inflessione nella voce. < Soddisfatta della decisone presa? > domandò vivamente curioso. < Molto > assentì la bionda spostandosi di qualche centimetro in modo da posizionarsi accanto all’uomo e non di fronte.

< Sinceramente credevo ne rimanesse delusa, dopotutto sappiamo entrambi quale possibilità avrebbe potuto avere nel caso avessimo deciso per l’altra opzione > replicò misterioso l’uomo. < Già > fu la semplice e disarmante risposta di Amalia, che dopo averlo salutato andò ad affiancarsi alla rossa per salvarla dalle grinfie di una particolarmente loquace Miss Belverout. < Buongiorno Miss > salutò educatamente la bionda < Posso rapirle la nostra Neifel? > domandò poi accennando un occhiolino alla ragazza la quale le rivolse un silenzioso ringraziamento.

< Ma certo cara, certo > disse la donna sorridendo affettuosamente. Le due finalmente libere, si allontanarono dalla donna rifugiandosi in un angolo nascosto della sala e cominciando a cercare i loro due accompagnatori. Mentre lo sguardo della bionda vagava per il grande stanzone, superando abiti di fattura estremamente pregiata e cappelli bizzarri, i suoi pensieri tornarono a qualche giorno prima quando con inaspettato stupore scoprì la verità sui suoi antenati e sulla rossa.

Horne era appena uscito dal grande capannone che ospitava i feriti e i morti di quella insulsa guerra quando Xavier le si affiancò con sguardo preoccupato e ansioso. Leggermente intimorito le passò un braccio attorno alla vita nel tentativo di avvicinarla al suo petto per poterla stringere e consolare, ma la rigidità della ragazza il cui sguardo era perso nel vuoto, lo costrinse a cambiare piano. Non avendo il coraggio di distoglierla dai suoi pensieri si limitò ad accarezzarle una guancia che scoprì essere bagnata. Doveva aver pianto mentre suo padre le raccontava la storia della sua vita e di come tutto ciò che Shiack aveva fatto, lo aveva fatto per lei e per lei solamente. Ogni piccolo gesto o bugia era sempre stato dettato dal bene che l’uomo provava verso la bionda. Ancora non riusciva a credere che tutto quello fosse vero. Già era difficile accettare il fatto di essere coinvolto irrimediabilmente nel destino del Mondo Conosciuto, ma sapere che la sua ragazza, la donna che amava da sempre, era stata costretta a vivere nelle bugie per colpa di un pazzo… beh, quello era troppo. Se solo avesse potuto avrebbe riesumato il cadavere di Hoord per ucciderlo ancora, ancora e ancora con le sue stesse mani.

Tornando alla tragica realtà, il ragazzo si mosse a disagio sulla sedia decidendosi poi a parlare. < Come ti senti? > chiese timidamente alla bionda, dalla cui bocca però non uscì alcun fiato. Continuava a mantenere lo sguardo vitreo perso nel vuoto mentre le mani poggiate molto dolcemente sul grembo, erano scosse da un leggero tremore. Distrutto dalla visione della sua donna ridotta in quello stato Xavier, balzò in piedi per piegarsi poi sulle ginocchia in modo da riuscire a fissare il suo sguardo in quello di lei. La bionda continuò a fissare il suo sguardo nel vuoto ancora per qualche istante, fino a quando l’immagine sfocata del viso del suo uomo, non la costrinse a fissare i suoi occhi sul viso del ragazzo. < Come ti senti? > ripeté dolcemente il ragazzo. < Sola > rispose con un filo di voce. < Non sei sola > replicò pacato il ragazzo prima di stringerla tra le braccia e lasciare che lei si sfogasse. Senza rendersene conto la bionda cominciò a singhiozzare sentendo il suo corpo come percorso da scariche elettriche pungenti e fastidiose. Ancora senza rendersene conto le sua braccia che fino a poco tempo prima erano impegnate a sostenere il peso della sua spada, andarono a serrarsi attorno al collo di Xavier, che contraccambiò lo slancio affettuoso andando a serrare le sue robuste braccia dietro la schiena della ragazza. Rimasero qualche minuto così, stretti l’uno con l’altra, mentre la vita e la morte scorrevano attorno a loro. Fu Amalia a rompere quel momento staccandosi dolcemente dall’abbraccio di Xavier e asciugandosi frettolosamente le lacrime. Il ragazzo la lasciò fare continuando però a mantenere il contatto fisico attraverso piccole carezze tracciate delicatamente sulla coscia marmorea della bionda, che debolmente sorrise al suo ragazzo. < Pronta? > domandò quest’ultimo. < Pronta > assentì lei alzandosi e dirigendosi verso l’uscita del capanno. Accortasi che il moro era rimasto nella stessa identica posizione e non accennava a volersi muovere la bionda si voltò e guardandolo con sguardo interrogativo parlò. < Non vieni? >

Xavier sospirò tornando nella posizione eretta. < Sì, certo > rispose. I due uscirono dal capanno mano nella mano, dirigendosi a passo svelto verso il centro del campo di battaglia, dove ancora erano seduti Neifel e Jason. Notando la vicinanza dei due e i sorrisetti civettuoli che la rossa rivolgeva al bel biondino Amalia si insospettì e non poté non chiedere a Xavier se tra quei due ci fosse del tenero.

< Cosa è successo mentre ero via? > domandò alquanto sconvolta. < A quanto pare i due hanno deciso di dichiararsi subito dopo la fine della battaglia con l’esercito rimasto nel deserto > rispose disinvolto il ragazzo. < Oh > fu la sola risposta della bionda. < Amalia! > esclamò la rossa un attimo prima di balzare al collo della bionda e soffocarla con un abbraccio davvero potente. < Ok, va bene > tentò di dire la ragazza < Così mi soffochi > aggiunse quasi senza fiato. < Scusa > sussurrò la rossa. < Dobbiamo parlare > aggiunse poi la bionda rabbuiandosi. Non ci fu bisogno di parole in più perché la rossa capisse, infatti senza aggiungere altro, le due si allontanarono dai ragazzi per poter finalmente parlare.

< Immagino tu voglia sapere dei tuoi antenati > cominciò Neifel. < Sì > annuì la bionda. < Bene, allora ti conviene sederti, la storia potrebbe essere lunga >

< Chi sei? > domandò Amalia rompendo il silenzio carico di tensione che si era creato tra le due. < In che senso? > chiese Neifel non riuscendo a capire. < Chi sei? > ripeté Amalia. < Sono una maga > rispose confusa la rossa. < No, intendo chi sei veramente > replicò placidamente la bionda curvando le labbra verso l’alto in un sorriso carico di fatica. < Vedo che hai capito > rispose la rossa sorridendo a sua volta. < Non del tutto, ma sicuramente ho capito che non sei chi dici di essere, per cui ripeto: chi sei? >

La sincerità e l’intelligenza della ragazza disarmarono la rossa che sorridendo colpevole decise di raccontare tutta la storia alla ragazza che le stava di fronte.

< Sai, mi avevano detto che eri intelligente e forte e anche molto, ma molto fredda ma credo si sbagliassero, almeno sull’ultima parte > sorrise sardonica sedendosi sul terreno sabbioso. < Hai ragione > riprese poi sospirando < Non sono chi dico di essere, ma giuro che non ho mai voluto farti del male anzi, sono stata mandata per proteggerti. Non sono una maga o più correttamente non sono una maga di origini umane. Sono una Ninfa > Le parole si frantumarono sulle orecchie della bionda che non riuscì a credere a ciò che aveva udito. Gli occhi le si dilatarono dalla sorpresa mentre il cervello lavorava freneticamente per mettere insieme gli indizi che sicuramente la rossa doveva aver lasciato lungo la strada, ma nulla venne a galla in quel mare confuso di ricordi. < So quanto questo possa sembrati strano ma devi sapere che il mio popolo, come anche quello degli Elfi, non ti hanno mai perso di vista e se non siamo intervenuti prima è solo perché pensavamo tu fossi al sicuro, ma quando tu hai scoperto le tue vere origini e hai deciso di partire, beh ci siamo dovuti muovere anche noi. Capisci anche tu che non potevamo lasciarti senza protezione, anche se con te c’era Xavier, così il Consiglio Superiore delle Ninfe mi ha incaricato di controllarti e proteggerti. Così eccomi qui > disse allargando le braccia come a voler indicare l’intera città prima di riprendere il racconto. < Quando venne creato il Mondo Conosciuto, insieme a lui vennero creati anche due popoli che potessero abitarlo e custodirlo: Ninfe ed Elfi. I due popoli furono creati per coesistere e unirsi al fine di popolare il mondo con una nuova razza più equilibrata e lo fecero ma qualcosa andò storto. Un mezz’elfo, figlio di una famiglia di nobili origini cominciò a provare emozioni troppo forti da cui si lasciò dominare causando così la rottura dei sui poteri. Essi infatti, sentendosi oppressi da tali emozioni, decisero di abbandonare il ragazzo tramutandolo da essere ricco di magia a semplice umano >

< Fu così che si crearono gli umani? > domandò stupita Amalia. < Sì > assentì la rossa prima di riprendere il racconto. < Non riuscendo a capacitarsi di tale tragedia il ragazzo si rivolse agli Dei, coloro che sapeva avevano creato il mondo e le creature che lo popolavano. Allora, commossi per la supplica del ragazzo, gli Dei gli si manifestarono e gli spiegarono a cosa era dovuto il suo stato di umano e decisero che per non lasciarlo solo gli avrebbero affiancato una donna che potesse amarlo e scaldarlo nelle notti in cui il freddo diveniva pungente. Il ragazzo commosso ringraziò gli dei e promise loro fedeltà eterna >

< Si ma questo cosa centra con me? > la interruppe nuovamente la bionda. < Centra perché passarono molti secoli prima che i due popoli, troppo sconvolti per ciò che era accaduto tornassero a parlarsi e ciò avvenne solo quando una minaccia troppo grande perché gli uomini potessero sconfiggerla, minacciò il Mondo Conosciuto. Ma quel nuovo contatto non fece altro che far scattare nuovamente la passione tra i due regnanti che diedero appunto vita ai tuoi antenati. Essi essendo gli esseri più potenti dell’intero pianeta trasmisero ai loro discendenti tali poteri e tale forza che però andò persa, quando una nuova minaccia portò alla morte i regnanti di allora e fece perdere le tracce della loro unica figlia. Solo molti anni dopo fu rintracciata e da allora un gruppo di Ninfe ed Elfi, votati alla salvezza della loro sola regina, vive per proteggerla. Abbiamo vegliato per molti secoli fino a giungere a te. Capimmo subito che eri diversa dalle altre, perché c’era una luce particolare nei tuoi occhi azzurri come il mare. Eri determinata, consapevole ed estremamente intelligente. Eri decisa e testarda, forte e sicura, eri una sovrana nata e sapevamo che prima o poi queste tue doti sarebbero venute fuori, ma dovevamo attendere, gli Dei non volevano ci immischiassimo. Sai anche loro sono molto interessati a te, in particolare uno di loro ma tu questo lo sai > si fermò un secondo per riprendere fiato e poi tornò a concentrarsi sul racconto. < Quando ci giunse notizia della tua fuga dalla Gilda, capimmo che dovevamo intervenire e così fui mandata in quella casa affinché potessi unirmi alla vostra squadra e proteggerti e anche se ora tu mi odierai sappi che io ti voglio bene. Non ho mai pensato di provare qualcosa del genere per qualcuno, dopotutto noi Ninfe non dovremmo provare sentimenti, eppure mi sono affezionata a te e ai tuoi modi scorbutici > < E non solo > Ghignò la bionda. < Sì è vero mi sono anche innamorata di Jason, però so anche che non dovrei e che presto dovrò dire addio a tutto ciò e tornare dalle mie sorelle >

La bionda la guardò sorridendo tristemente per chiedere poi qualcosa che mai avrebbe immaginato di sentir uscire dalle sue labbra. < Resta con me, in fondo se sono la vostra regina qualche diritto di decidere lo avrò, no? >

Le labbra della rossa non poterono che curvarsi in un sorriso ampio e sincero corredato da un forte abbracciò che lasciò Amalia interdetta per qualche secondo. Alla fine, corrotta dall’emozione del momento, si lasciò andare e circondò le spalle della rossa in un grosso e soffocante abbraccio.

< Come si chiamavano i miei genitori? > domandò improvvisamente. < Tua madre si chiamava Ginevra mentre tuo padre si chiamava Egan >

Al sentire i nomi dei suoi genitori un groppo sembrò prendere possesso del petto di Amalia. < Ed erano brave persone? > domandò esitante. < Le più brave avessi mai conosciuto > rispose dolcemente la rossa passando ad accarezzare la testa bionda della ragazza. < Allora io dovrò essere alla loro altezza, voglio che siano orgogliosi di me > Detto questo le due ragazze tornarono dai due ragazzi che le accolsero con calorosi e sinceri sorrisi.

Mancavano poche ore al tramonto ormai e Amalia sarebbe voluta tornare a casa prima che il buio calasse a coprire con il suo velo le terre del Mondo Conosciuto, ma a quanto pare i membri del Senato non erano dello stesso avviso. Senza farsi scrupoli, su cosa la Salvatrice potesse desiderare, l’avevano quasi costretta ad attendere fino all’ultimo momento per farle fare un bagno di folla. Il cortile del Palazzo del Potere era stato infatti aperto al pubblico ed ora era ricolmo di persone urlanti e felici che attendevano con ansia la comparsa della loro Salvatrice. Amalia detestava certe manifestazioni, soprattutto se estese a tali livelli, ma purtroppo il fatto di essere riuscita a liberare il mondo dalle spire velenose di Hoord, l’aveva portata a divenire famosa e benvoluta da tutti. Persino coloro che vedevano gli assassini come persone indegne di essere chiamate uomini avevano cambiato idea. Era incredibile come la gente potesse cambiare opinione in fretta. Sorridendo rigida Amalia, si lasciò guidare dalla mano sicura di Xavier, verso la grande balconata arredata a festa. Come la sua testa bionda fece capolino fuori dal grande stanzone un boato immenso risuonò sotto di lei, portandola a sorridere. Nessuno l’aveva mai accolta con così tanto calore, beh nessuno a parte Xavier che detto tra noi era un vero mago nell’accogliere calorosamente la bionda. Scoprendosi a pensare a certe cose arrossì violentemente, non perché si sentisse in imbarazzo, ma perché era molto riservata e conoscendo le doti di Neifel aveva paura che la rossa potesse sbirciare tra i suoi pensieri e captare qualcosa che non avrebbe dovuto.

< Ti adorano > soffiò al suo orecchio il moro prima di stampargli un grosso e umido bacio sulla guancia. Quel gesto non fece che aumentare gli urli di giubilo provenienti dalla folla radunata sotto il balcone.

< Dai ci guardano tutti > replicò imbarazzata Amalia. < E allora? > rispose Xavier alzando le spalle e stampandoli un altro grosso bacio sulle labbra.

< Possiamo andarcene ora? > sussurrò a Mr. Dowson cercando di non farsi vedere dagli altri. < Certo cara, certo > assentì quest’ultimo facendole segno di accomodarsi nuovamente dentro.

< Bene ora che la riunione è terminata, il bagno di folla è stato fatto e le decisioni importanti sono state prese noi torniamo alla Gilda > esclamò Amalia una volta all’interno del grande stanzone arredato completamente in legno. L’uomo dagli occhi piccoli e vivaci annuì andando ad accomodarsi su una sedia posta intorno al grande tavolo ovale. < Allora siamo d’accordo? > chiese prima che i quattro potessero lasciare l’edificio. < Certo, io presiederò il Senato attraverso lo specchio incantato > L’uomo sorrise soddisfatto prima di aggiungere < Volevo solo esserne sicuro >

< Stia tranquillo > lo rassicurò Xavier < Ci si può fidare di Amalia ed ora se non le spiace dovremmo davvero andare, è stato un piacere >

Anche al moro quell’uomo non ispirava molta simpatia, ma dopotutto faceva parte del vecchio Senato perciò avrebbero dovuto sopportarlo.

Finalmente liberi dalle sue chiacchere i quattro si avviarono lungo il corridoio rivestito da dipinti antichi e molto preziosi, dove inaspettatamente, trovarono schierati tutti i membri del Senato e la servitù. Cercando di non fare caso a tutte le persone che con sguardo ammirato si inchinavano al loro passaggio i ragazzi proseguirono lungo il corridoio e poi giù per la grande scalinata in marmo bianco fino ad arrivare alla porta d’uscita. Qui ad attenderli c’erano quattro maggiordomi che reggevano quattro medaglie d’oro da consegnare ai liberatori del mondo come segno di riconoscenza. Un po’ intimiditi i quattro piegarono la testa lasciando e lasciarono che i maggiordomi facessero ciò che dovevano fare. Salutando per l’ultima volta i membri del Senato e la servitù i quattro uscirono nel grande cortile ancora gremito di persone festose, dove ad attenderli trovarono i loro cavalli. Sorridenti salirono in groppo alle loro cavalcature e dopo averli spronati partirono al piccolo trotto, per aumentare poi l’andatura quando il deserto si affacciò ai loro occhi.

In lontananza il sole cominciò a scendere tingendo il cielo dei colori del tramonto e trasmettendo in Amalia un senso di calore e familiarità che mai avrebbe potuto scordare.

 

 Angolo autrice:

Bentornati cari assassini! Ebbene sì, siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio. Purtroppo
anche questa storia è giunta al termine e se a voi piange il cuore, beh a me ancora di più. 
Amalia è stata la mia creazione più ben riuscita e sapere che ha conquistato tanti cuori, non fa che 
riempirmi di gioia. Una cosa però voglio dirvela: credo proprio ci sarà un sequel, sempre che voi lo
vogliate e per farmelo capire c'è solo un modo, ovvero secensire.
Spero che questo ultimo capitolo vi soddisfi e possa farvi provare emozioni come ha fatto con me, vi chiedo anche
un altra piccola cosa. Recensite tutti quanti. In fondo e l'ultimo e mi piacerebbe sentire le varie opinioni
di color che hanno seguito la storia.
In ogni caso vi ho già annoiato troppo, perciò per ora vi saluto.
Alla prossima storia, la vostra affezionata Sybeoil!

Per poco me ne dimenticavo. Un GRAZIE enorme a S_Anonima_E, Squall99, Irine e tutti coloro che hanno commentato, 
inserito la storia tra le preferite, le ricordate o la seguite. Senza di voi non sarei riuscita a terminarla
Per cui ancora Grazieeeeee!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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