Always. Epilogo

Quella sera la pioggia batteva forte sui vetri di New York facendo imprecare pendolari, turisti e abitanti della Grande Mela. Era la settimana di Natale e un freddo pungente tagliava l'aria festosa.
Gli agenti dell'NYPD erano appena ritornati a casa dopo un estenuante caso e Beckett era stata riaccompagnata a casa dal suo scrittore, che però l'aveva salutata solo con un gesto del capo.
Era triste e non era una bella cosa, per Castle. Spense il motore della sua macchina e non si mosse di un millimetro osservando il mondo che scorreva al di fuori di quei pezzi di lamiera.
L'aveva accompagnata a casa e poi l'aveva fatta scendere.
Lui a casa sarebbe stato da solo con un albero di Natale abbellito da sua figlia Alexis e l'ultima bottiglia di vino rosso lasciato dalla madre.
Nonostante la brutta avventura la copertura sarebbe dovuta durare una settimana e mezzo e invece erano stati via solo sette giorni.
Nel corso di quella settimana e mezzo Alexis sarebbe stata ospite di una sua amica, mentre Martha...chissà.
Sarebbe stato a casa da solo e non gli andava, doveva riflettere.
I pro e i contro di quella relazione. Avrebbe dovuto analizzare i pro e i contro di quella storia che era iniziata tre anni fa oppure non lo aveva mai fatto.
Lei non era mai stata pronta e ora che lo era, forse lui non se la sentiva.
Eppure con lei tutte le canzoni prendevano senso.
Eppure lei lo avrebbe lo avrebbe tirato fuori dalla prigione.
Eppure lei è armata e non ti ha mai sparato. Non ti ha mai sparato perchè ti ama e per una volta che te l'ha detto, tu ti sei tirato indietro.
Castle aveva paura in quel momento, paura di essere pronto per l'unica relazione seria della sua vita. Paura che lui non sarebbe stato alla sua altezza. Paura che l'avrebbe persa.
Scese correndo fra le sue paure e si infilò nel palazzo di Beckett coprendosi bene dal freddo.
*
Kate Beckett era triste in quel momento, più triste del solito. Si era infilata i pantacollant blu e una maglietta per casa. Aveva tirato su i capelli in una coda lunghissima che le lasciava cadere i boccoli sulle spalle e poi si era diretta in cucina. Aveva fame ma neanche il suo tempio di polistirolo era in frigo questa volta. Solo una bottiglia di latte. Le venne in mente sua madre che quanod era piccola le dava latte e biscotti quando era triste e decise di fare lo stesso.
Prese una ciotola grande e vi versò del latte poi dei biscotti al cioccolato e li intinse.
Venti minuti e tante incertezze dopo il latte era finito, ma i biscotti no.
Lei era pronta per quel bambinone miliardario che l'amava. L'amava perchè era era sempre stato lì con lei. Always.
Portandosi un biscotto in bocca e tenendolo stretto fra le labbra andò a lavare la ciotola di latte.
Quando il campanello suonò ebbe un sussulto. Si chiese chi potesse essere dato che era tornata dalla "missione" prima del solito e che nessuno lo sapeva. Forse Lanie?
Aprì con il biscotto anche in mano e si trovò un Castle affannato per le scale davanti agli occhi: il cuore perse un battito.
"Beckett" era affascinato dalla visione di Kate con i capelli legati.
Lei fece un cenno con il capo mozzicando il biscotto e facendolo entrare.
Lui deglutì sonoramente e poi cominciò a parlare.
"Beckett.."
Lei si stranì sentendo quel nome, odiava ultimamente quando lui la chiamava per cognome. Finì il biscotto poi andl in cucina a prendere due bicchieri d'acqua.
Lui la seguì. Bevvero tutto di un sorso e si guardarono negli occhi per tanto tempo.
Era rimasto a bocca aperta cercando di far uscire qualche parola ma non c'era riuscito.
Mandò a quel paese i convenevoli e imprigionando il viso di lei con le sue mani diminuì la distanza fra di loro. La baciò delicatamente carezzandole con le dita.
Lei riusciva solo a sorridere.
"E se fossi pronto?"
"Ne sarei felice"
"Perchè hai scelto me?"
"Non me lo chiedere Castle, non lo so"
Fece finta di rsentirsi, lui.
"Castle?"
"Oh...Richard." sottilineò il nome.
Si spostarono sul divano e la abbracciò stretta.
"La mia Musa mi ama, cosa voglio di più dalla vita?"
Sollevandosi dal divano e posizionandosi a cavalcioni su di lui le sussurrò sensualmente all'orecchio:
"Chiamami ancora Musa e ti spezzo le gambe. Ricorda che sono armata."
Il suo viso si era illuminato.
"She's armed, he's dangerous. non ti sembra un bellissimo slogan?"
"CASTLE" richiamò lui picchiando un piccolo pugno sulla spalla.
"Ahio!" esclamò facendo una faccia da cucciolo bastonato.
Lei esplose in una risata, la più bella che lui abbia mai visto.
La baciò ancora. E poi una volta ancora.
Si guardarono ancora.
"Ti sono passate tutte le incertezze?" disse lei seria.
"Si"
"Perchè?"
"Perchè ho capito il valore della parola Always."
Lei sorrise quasi commossa. Poi lo abbracciò.
"Always" dissero quasi in un sussurro per poi immergersi nelle loro emozioni.
In quella serata piovosa, durante la settimana di Natale i due si erano finalmente trovati dopo tanti anni.
Ora erano felici, loro. Finalmente.


Angolino Mio.

Questa è finita. Con grande rammarico spunto la casellina "finito" e vi ringrazio di cuore per avermi seguito.
Un grazie di cuore a 1Rebeccam che mi ha seguito dalla prima parola fino all'ultimo punto.
Poi a tutte quelle che hanno recensito e seguito.

Ho voluto fare il capitolo corto proprio perchè voleva essere un epilogo e in quanto tale doveva solo chiudere una situazione.
Vi ringrazio di cuore, ragazze, siete stupende.

Alla prossima storia, ragazze.
Grazie ancora.

Pomodori e recensioni? Sempre ben gradite!

Baci

Rebecca.