Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Vis    08/09/2011    6 recensioni
Avanzò nella notte e solo quando si ritrovò davanti l’enorme nave capì di essere arrivata.
Sorrise: un sorriso furbo, soddisfatto. Con un salto agile salì sul ponte della nave e si guardò in giro: non c’era nessuno; avanzò verso la cabina del capitano.
Sentì uno spostamento d’aria dietro di sé e si voltò all’istante. La mano sinistra scattò alla pistola che teneva al fianco. Scrutò gli angoli bui, ma non sentì i passi felpati che si spostavano alla sue spalle. Solo quando si ritrovò puntato al collo un pugnale si rese conto che era caduta nella trappola del suo nemico. Si concentrò per cercare di capire chi stava affrontando: sentiva la lama fredda del pugnale sfiorarle la pelle del collo, e una mano grande, di certo di un uomo, le teneva la testa all’indietro prendendola per i capelli biondi. Sentì il respiro caldo sulla fronte e constatò che l’uomo era molto più alto di lei. Capì anche che il corpo del ragazzo era ben allenato, lo sentiva, pigiato contro il suo, e solo i suoi vestiti la dividevano da degli addominali e dei muscoli allenati. Fece per prendere la pistola, ma il suo nemico
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Emerald... Obsidian



Tornarono alla nave dopo aver comprato un’altra borsa alla ragazza, e subito dopo, la nave sbarcò.
Quando salirono sul ponte, Marco a passo lento, si diresse verso i due. Sorrise, guardando Ace e poi rivolgendosi ad Hanabi disse:-Sai, quando sei andata…-
-Marco! Nostro Padre ha bisogno di te!- Satch lo chiamò, e lui dimenticandosi dei ragazzi se ne andò.
Ace tirò un sospiro di sollievo: per un secondo aveva pensato che Hanabi sarebbe venuta a sapere che quando non se l’era trovata fra i piedi era andato nel panico. Si girò nella direzione di Hanabi, ma la ragazza stava andando verso la loro cabina. Ace la seguì. Lui aprì la porta a si buttò sul suo letto. Hanabi aprì le ante dell’armadio e con una smorfia, scansò con un piede un altro paio di boxer di Ace che giacevano sul fondo. Erano neri, e sulla chiappa destra c’era una faccina sorridente, mentre sull’atra la faccina triste. Tutt’intorno, delle fiamme.
Lì, appoggiò il frutto e chiuse l’anta. Si diresse verso il tavolo, e appoggiandosi ad esso guardò Ace, steso sul letto ad occhi chiusi, le mani incrociate dietro la testa.
-Perché mi fissi, ragazzina?- le chiese Ace.
Hanabi sussultò: come faceva a sapere che lo stava guardando? E ragazzina a chi?
-Primo, non chiamarmi ragazzina, secondo volevo sapere… quando hai deciso di mangiare un Frutto Del Mare?-
-Non l’ho deciso: è successo e basta- rispose, aprendo un occhio per guardarla, e per poi richiuderlo.
Hanabi annuì, e fece un passo, poi tirò il piede di nuovo indietro. Un secondo dopo si spostò dal tavolo e guardando Ace, si sedette al bordo del suo letto. Il ragazzo si accorse di quel movimento sentendo il materasso abbassarsi. Aprì entrambi gli occhi e si mise a sedere. Hanabi fece per parlare.
Un forte rumore. La Moby Dick aveva urtato contro qualcosa. Una lieve scossa, che fece barcollare i due ragazzi.
Una botta. Qualcosa aveva urtato di nuovo la nave, ma sta volta la scossa fu più forte.
Ace prontamente afferrò lo stipite della porta, accanto al letto, ma Hanabi non fu così svelta: cadde dal letto e scivolò sul pavimento, andando a finire addosso all’armadio. Quello si spalancò ed il Frutto cadde fuori. La ragazza lo recuperò e lo strinse a sé, avendo paura di perderlo. Ace si avvicinò a lei e l’aiutò ad alzarsi. Insieme uscirono sul ponte e si affacciarono alla ringhiera: poco più in là, un Re Del Mare si immergeva. Ace chiese a Satch, accanto a lui:-Che è successo?-
-La nave è andata a sbattere contro quel bestione, che si irritato e si ci ha colpiti con una pinna-
-Ah- Ace tornò a guardare il mare e vide in faccia l’enorme pesce. Già, aveva proprio un espressione furiosa.
-Che si fa?- chiese Hanabi ad Ace.
-Vediamo cosa fa: se sembra avanzare verso di noi, lo attacchiamo, ma se si allontana lasciamo perdere-
Hanabi cercò di capire che intenzione avesse la bestia, ma quello era già tornato nelle profondità del mare. Tutti tornarono a fare il proprio lavoro, ed Ace si allontanò dalla ringhiera, per tornare in cabina; Hanabi, rimase a guardare il blu intenso dell’oceano, persa nei suoi pensieri. Passarono alcuni minuti, quando...
Altra botta, molto più forte delle altre due. A quanto pare il Re Del Mare voleva vendetta.
Hanabi perse l’equilibro, come il resto dalla ciurma, e il Frutto le cadde dalle mani. Spalancò la bocca per urlare ma la voce non arrivava. La scena le sembrò andare a rallentatore: il Frutto del Diavolo, il suo Frutto, stava cadendo nel vuoto. D’istinto si buttò, allungando le braccia e il Frutto fu di nuovo al sicuro fra le sua braccia. Con la coda dell’occhio vide Ace correre alla ringhiera e imitare con una mano una pistola. Dall’indice e dal medio partì una pallottola infuocata e lo sentì urlare:-Sta lontano da lei!- Si voltò e vide l’enorme pesce accanto a lei. Solo ora la voce le tornò ed iniziò ad urlare.
-Qualcuno la salvi!- urlò Ace, rivolto agli altri. Marco, per una volta, fece quello che disse Ace. Al posto delle braccia fece comparire due immense ali azzurre e dorate e si fiondò da Hanabi. Non avendo a disposizione le braccia, l’unico modo che aveva per afferrarla, e per portarla al sicuro erano gli artigli. Trasformò anche i piedi e afferrò Hanabi per la vita.
-Scusa Hanabi, ma è l’unico modo!- urlò, vedendo l’espressione di dolore comparsa sul viso di lei. Sentì i suoi artigli lacerare la tenera carne della ragazza.
Intanto, Ace, fuori di se, scagliò sul Re Del Mare il suo Pugno Di Fuoco, per cui era tanto famoso. Il pesce batté in ritirata, facendo tornare così la calma sulla Moby Dick.
Marco più in fretta che potè depositò fra le braccia di Pugno Di Fuoco Hanabi, agonizzante, e il moro corse subito nell’infermeria seguito dal medico di bordo. Lì la ragazza fu adagiata su un letto dalle candide lenzuola, che però diventarono subito rosse. Ace a quella vista impallidì, ed esclamò:-Su, presto, fa qualcosa! Non vedi quanto sangue perde!?-
-Si, si, ecco! Tu intanto valle a prendere un cambio, devo toglierle questo vestito!- Ace annuì deciso, e mentre correva verso la cabina arrossì. Vedere Hanabi solo in biancheria intima… solo il pensiero lo faceva impazzire. Scuoté la testa per cacciare quei pensieri: quello non era proprio il momento.
Quando entrò nella camera si fiondò verso l’armadio e prese i primi vestiti della ragazza che trovò.
Arrivò nell’infermeria e in quel momento la ragazza aveva solo il reggiseno e le mutande. Il medico le stava medicando la ferita al fianco destro. Ace spostò lo sguardo sul volto di Hanabi e vide che la ragazza dormiva, ed era molto pallida. Il frutto era rotolato al suo fianco. Ace si appoggiò al muro, fra le mani ancora gli indumenti della ragazza, e osservò la medicazione della prima ferita.
-Ace, vieni, aiutami a girarla, devo medicarle l’altro fianco-
Ace accorse e prendendo per le spalle la biondina, la fece stendere a pancia sotto. Il medico senza perdere altro tempo si dedicò al fianco e fece lo stesso procedimento che aveva usato per l’altro profondo taglio.
Ace rimase accanto ad Hanabi e con una mano le accarezzò una guancia, cercando di farle capire che lui era lì, con lei. Minuti dopo finalmente le ferite erano pulite e fasciate.
-Ace, per sicurezza le fascio tutta la vita: sollevala leggermente-
Ace prese di nuovo Hanabi per le spalle e attese che il dottore passasse più volte la benda intorno alla vita della ragazza. Quando ci mise un cerotto, fu il momento di vestirla. Il medico non sembrava provare nessuna emozione, mentre Ace tremava al solo pensiero di toccarla. Si limitò a passare i vestiti e minuti dopo, la ragazza poteva riposare in pace.
Ace si sedette su una sedia e per tutto il tempo in cui lei dormì, la fissò. Quando Hanabi aprì gli occhi, vide il soffitto bianco, e sentì il dolore delle ferite. Provò a muoversi, ma una voce calda e familiare le disse:-Ti conviene stare ferma. So per esperienza che gli artigli di Marco non sono uno scherzo-
Hanabi voltò la testa versò Ace e ci mise un po’ a focalizzare la sua figura.
-Come stai?-
-Mi fa male- disse lei. Poi si ricordò del Frutto e tastò frenetica sul letto. Quando lo trovò, tirò un sospiro di sollievo.
Rimasero così per un lasso di tempo indefinito, lui a fissare Hanabi, e lei a fissare il soffitto, cercando di rilassarsi il più possibile.
-Se ti fa tanto male, posso farti dare un antidolorifico-
Lei sorrise e disse:-Sarebbe fantastico-
Il ragazzo si alzò e andò a cercare il medico. Tornò seguito da lui minuti dopo. Il medico quando la vide le chiese, sorridendo:-Allora, come va?-
-Mi fa un sacco male la vita-
Il medico annuì e rovistò negli scaffali colmi di libri e medicine. Prese una fiala e svuotò il contenuto in una siringa. Poi si avvicinò alla ragazza e le iniettò il liquido sul braccio destro. Hanabi attese, e minuti dopo sentì il dolore affievolirsi. Il medico li lasciò di nuovo soli e Hanabi si mise a sedere. Ace le sistemò i cuscini dietro la schiena, come fa un padre alla figlia, e avvicinò alla sedia.
Hanabi si rigirava fra le mani il Frutto, quel Frutto che stava per essere la causa della sua morte. Aveva il colore del sangue, intenso, con sfumature sull’arancione. Di colpo Hanabi prese a mangiarlo. Ace rimase a bocca aperta. Non disse niente finché Hanabi non finì e lei sorridendo disse:-Mi ci è voluta una’esperienza del genere per convicermi-
-Come ti senti?-
-Mmm… normale…-
Stettero qualche minuto in silenzio e Ace disse:-Ho notato che quando ti sei trovata in quella situazione… eri atterrita… ti era mai successo?-
-Certo, proprio la settimana scorsa! Solo che sta volta a salvarmi c’era mio padre! Ma fammi il piacere, Ace…-
-Intendevo dire che… un pirata avrebbe subito saputo reagire, invece tu… oh, lasciamo stare i giri di parole… sto cercando di chiederti, tu cosa facevi prima di arrivare qui quella notte?-
Hanabi rimase colpita da quella domanda. Rimanendo impassibile disse:
-Niente, non facevo niente-
-Come niente?-
-Niente! Passavo le giornate senza un vero scopo!-
-Ah, quindi hai pensato bene di diventare un pirata!-
Hanabi si alterò:-Scusa se volevo dimostrare che non ero inutile!-
Ace la guardò con tanto d’occhi:-Ti sentivi inutile?-
Hanabi annuì e iniziò a parlare:-Questi anni della mia vita li ho passati così, ritenendoli solo una gran perdita di tempo. Avevo tutto quello volevo, ed i miei genitori non si aspettavano grandi cose da me: allora decisi di dimostrare che valevo qualcosa, che sarei riuscita a fare grandi cose. Partii di casa, e iniziai a frequentare i porti, e le locande. Una sera poi, in una di esse intravidi Barbabianca e facendomi coraggio mi presentai… Bhé, il resto lo sai, no?-
Ace annuì. Si alzò e abbracciò la ragazza stringendola a sé:
-Tu non sei inutile… non lo pensare mai più…- bisbigliò al suo orecchio. Il cuore di Hanabi iniziò a battere all’impazzata. Sentì una vampata di calore crescerle nel petto e qualcosa cambiò. Ace fu sbalzato a terra, e quando si rialzò sgranò gli occhi. Hanabi si guardò la schiena e vide… due magnifiche ali di drago, rosse.
-Fantastiche…- provò a sbatterle. Erano come un braccio o una gamba.
Ace si avvicinò e disse:-Chissà cos’altro puoi fare…-
Hanabi era radiosa. Provò ad alzarsi: l’antidolorifico aveva fatto effetto. Si alzò e abbracciò Ace:-Grazie…-
Ace non resistette, non ora che la sentiva così vicina. L’allontanò e alzandole il mento con un mano la baciò. Hanabi rimase paralizzata. Che cosa credeva Ace? Che le piacesse? … ridicolo!
Provò a staccarsi, ma non ci riuscì. Si arrabbiò e sentì la stessa vampata di prima nel petto. Il braccio scattò. Ace si spostò, evitando così il colpo della ragazza.
Guardò la sua mano: era… era… un artiglio. Le squame erano rosse, e si fondevano con la pelle pallida. Al posto delle dita, degli artigli affilatissimi.
Hanabi si portò la mano, o meglio, la zampa all’altezza del volto e se la studiò. Provò a fare lo stesso con l’altra mano e ci riuscì. Era entusiasta di questo potere. Ace corse a chiamare Marco. Di sicuro sapeva che frutto era.
-Frutto Ryu-Ryu- rispose, infatti Marco, guardando Hanabi, che si divertiva a trasformare le mani ed i piedi in artigli.
Ace guardò un’ultima volta Hanabi e lasciò l’infermeria. Aveva superato il limite. 

 
   
 
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