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Autore: _Key    09/09/2011    2 recensioni
Quanto potrebbe valere un determinato respiro?
Qualcosa per cui vivere, e per cui morire.
La lacerante paura di dire la verità; la necissità di nasconderla a tutti i costi. Sì, paura. La paura di non essere creduta, e di essere abbandonata. Di rimanere sola. Di nuovo.
Lui era qualcosa che riusciva a scaldarle l'anima ormai gelida col passare degli anni, e le mani.
Qualcosa di vero, e di estremamente puro.
Lui riusciva a vederle il fuoco negli occhi.
I battiti del suo cuore seguivano i respiri di lui.
-
Tutto iniziato, dove un inizio vero e proprio non c'era mai stato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quel correttore era fantastico! Faceva sparire del tutto quelle occhiaie sotto gli occhi causate dal poco dormire. Ma non ricordava dove l'avesse comprato precisamente.
I capelli di Hayley, quella mattina erano più mossi del solito, ma stavano bene. Non voleva lisciarli, ma lo fece comunque. A Tom piacevano così. Li aveva lisci quando si diedero quel primo e lungo bacio sotto quella luna di ghiaccio. Quando sentì per la prima volta il suo respiro sulla faccia.
Il jeans scuro che indossava era stretto, mentre la felpa nera sopra era decisamente più larga; aveva anche qualche scritta sul petto di grigio. E gli stivali erano grigi.
Arrivò uno squillo sul cellulare. Era Tom che era già sotto casa.
Prese velocemente la borsa - che era rimasta come l'aveva lasciata l'ultimo giorno di scuola - e scese altrettanto velocemente le scale, poiché non aveva intenzione di aspettare l'ascensore.
Giù faceva decisamente più freddo, e le si irrigidì il naso. Si guardò le mani, anch'esse infreddolite, e le coprì con le maniche del giubbotto entrambe.
Ma appena vide il sorriso di Tom venirle in contro, dall'interno percepì espandersi un bel calore.
Appena entrata in macchina, salutò Tom con un bacio che stavolta però, durò un po' di più. Ed Hayley gli poggiò una mano sulla guancia. Sentì il metallo gelido del piercing di Tom, e ad un certo punto rabbrividì.
«Hai la mano freddissima.» mormorò Tom.
«Ma ora non sento così freddo.» rispose ricomponendosi.
In effetti, una volta con Tom, lo stesso calore che gli diede il suo sorriso sembrava essersi impossessata di tutto il suo corpo. E non sentiva così freddo. Può darsi anche che era fredda, ma che però non lo sentisse il freddo. Una sensazione strana, insomma.
Tom mise in moto e subito proseguì verso la strada scura di quella mattina. Il tempo era così brutto che sembrava volesse piovere anche da un momento all'altro.
«A che ora hai staccato ieri notte?»
«Tardi, erano le tre quando sono tornata a casa.» spiegò. «Tu cos'hai fatto?»
«Niente. Quando sono uscito dal Niken's mi è venuto un mal di testa così forte, che appena sono arrivato a casa mi sono addormentato.»
«Bella serata per entrambi allora!» esclamò. «Come ti senti 'stamattina invece, Tom?»
«Come?»
«Come ti senti 'stamattina?»
«No, quello che hai detto dopo.»
«Non ho detto nient'altro.»
«Sì, hai detto Tom.»
«Non è così che ti chiami, scusa?» mormorò stranita.
«Mi piace come suona il mio nome detto da te.» voltandosi verso di lei per un secondo.
«Tom
«Ora no.»
Lei rispose con una faccia super-interrogativa.
«Ora no perché ora sai che mi piace come lo dici. E quindi non lo dici in quel modo così naturale.»
«Ah.» guardandolo.
«Vorrà dire che aspetterò, per sentirtelo dire di nuovo.»
«Tu.. cioè.. va beh, lascia stare!»
«Oh, siamo arrivati.» terminando l'argomento.
«Senti.. nonvogliodireiltuonome.» sorrise. «Cerchiamo di non fare cazzate.»
«Oh, e basta.» mormorò. «Scendi!» esclamò.
Hayley lo imitò ironicamente per un momento, e poi scese dall'auto.
Mentre Tom parcheggiava, lei si aggiustava capelli, giubbotto, stese per bene i jeans, i stivali, e di nuovo i capelli.
Non l'aveva visto proprio bene poco prima, ma adesso lo stava vedendo più che bene. Anche se non lo faceva notare.
Adorava i suoi jeans, e adorava il suo giubbotto gigante. Adorava i suoi cornrows coperti da fascia e cappello, e adorava il suo sorriso. E il piercing che lo accompagnava.
La scuola a pochi metri, e Tom quando le si avvicinò le legò un braccio intorno al collo, e lei.. beh, lei si sentì la ragazza più felice del mondo. Da quanto non provava una sensazione del genere. Da quanto? Forse troppo.
«Tranquilla.»
Più tranquilla di così. Mentì a se stessa.
La folla fuori scuola ora riusciva ad intravedersi, e tutti cominciarono a guardare.. brutto, bruttissimo da dire. Ma guardavano la coppia del momento.
Tom Kaulitz, e la ragazza nuova.
Ora sì che si sentiva il casino, gente che parlava tra loro per inventare o confermare chi sa cosa, e altra che invece guardava stranita.
Hayley stava così a suo agio tra le braccia di Tom, ma così a disagio contemporaneamente.
«Hey» qualche ragazzo verso Tom stringendogli la mano.
«Come va?» qualcun'altro ancora. Mentre ormai, erano già per i corridoi stra-pieni. Aspettavano tutti il suono della campanella per dirigersi nella propria classe, nessuno sarebbe stato disposto ad entrarci anche dieci secondi prima. Perché farlo?
Gli sguardi prima andavano a Tom, e poi alla ragazza che aveva di fianco. Alcuni non l'avevano ancora nemmeno mai vista. L'unica cosa certa, era che da quel momento lo sarebbe stata eccome. Non è da tutti giorni essere anche solo amica di.. che brutto ripeterlo ancora. Insomma, di Tom Kaulitz.
Da abbastanza lontano poi, intravide tre ragazze che si stavano avvicinando. Tre bionde. Quella al centro, era Katrina. Le due al suo fianco venivano solo chiamate 'le amiche di Katrina', giusto per citarle.
«E chi sarebbe..» esclamò ancora con quella voce da cartone animato indicando varie volte e in diverse parti del corpo Hayley. Masticava fastidiosamente una gomma.
«Senti» cominciò a scaldarsi la ragazza, quando Tom la bloccò sia la parola, sia il movimento verso Katrina. Un pugno in piena faccia come le sarebbe stato bene con i capelli biondi e il rossetto rosa.
«E' la mia ragazza.» rispose secco Tom, ritornando a legarle un braccio attorno al collo.
Hayley rimase muta. Come Katrina. E come tutto il resto dei ragazzi che erano interessati a quella conversazione.
«Lei sarebbe la tua nuova ragazza, quindi?» dopo un po', sotto il suono della campanella.
«Ciao Katrina.» rispose Tom, incamminandosi lungo il corridoio.
«L'hai vista com'è rimasta?!» esclamò Hayley cominciando a ridere.
Tom sorrise: «E tu che ti preoccupavi tanto.»
«Dai» si fermò per un attimo. «Io vado in classe.»
«Se non ci vediamo all'intervallo, ci vediamo all'uscita. Ok?»
«Ok.»
Stava quasi andando via, quando si avvicina a Tom un gruppo di ragazzi a lei familiari.  Forse erano i ragazzi di quel fottuto primo giorno di scuola.
«Hey ragazzi» cominciò Tom.
Hayley doveva andare, fece un cenno a quest'ultimo con la mano e si diresse in classe.
«Buongiorno.» disse appena entrata mentre la classe si stava riempendo.
Dimenticandosi completamente di tutto, si stava dirigendo al suo vecchio posto; quello vicino ad Andy. Ma appena vide la Hoften che sul naso aveva appoggiato un paio di occhiali forse troppo grandi, le si scosse la mente. E così, si diresse verso il suo ultimo banco sulla destra.

Durante l'intervallo, Hayley si diresse direttamente verso il distributore accanto alla I N. Prese una barretta al cioccolato, e poi s'incamminò verso il bagno delle ragazze sotto gli occhi di tutti che la squadravano da testa a piedi.
Girò l'angolo, e s'infilò nel bagno con l'intento di lavare semplicemente le mani.
Stava buttando la carta della barretta che aveva appena finito di mangiare nel cestino nello stesso bagno, quando una voce cominciò a.. starnazzare.
«Allora.» le spuntò Katrina alle spalle. Con le sue due solite amiche come accompagnatrici del cazzo.
«Cosa vuoi?» esclamò Hayley voltandosi verso di lei.
Erano uguali in altezza.
Katrina cominciò a distogliere lo sguardo dalla faccia della ragazza. Quando ad un tratto le sue due amiche la presero violentemente per le braccia e la spinsero meno violentemente al muro. Velocemente Katrina le si avvicinò, le alzò la manica sinistra della felpa nera, e poi la destra. Al polso del braccio destro le tirò l'unico bracciale che aveva. Quello dai ciondoli rossi. E si sentì la caduta di uno dei ciondoli rossi sul bianco di quel pavimento.
«Dammelo!!» quasi urlò con il fuoco negli occhi, e liberandosi violentemente dal tatto di quelle due bionde che la stavano mantenendo.
Poi entrambe si ricomposero. Si aggiustarono i capelli e controllarono se non si fosse spezzata qualche unghia.
A questo punto Hayley si avvicinò a Katrina come se volesse spingerla contro il muro opposto. Era furiosa.
«Aspetta un momento.» mormorò mantenendo ancora il bracciale chiuso in pugno.
«Dammi quel bracciale.»
«Amber. Kathlyn.» disse poi, facendo segno loro di andare fuori.
Una volta da sole, Katrina cominciò ad espandere la sua cattiveria nel modo che più le piaceva al momento.
«Cosa vuoi da me?» esclamò subito Hayley.
«Da te proprio nulla.»
«Dammi quel bracciale, cazzo!» le si buttò nuovamente contro.
Quel bracciale valeva più di qualunque altra cosa per Hayley. Era come se gliel'avesse dato veramente e realmente la madre. Ed era la cosa più importante che le rimanesse di lei.
Katrina si spostò velocemente, e altrettanto velocemente prese il bracciale con entrambe le mani come se volesse spezzarlo.
A quel punto, Hayley si pietrificò.
«Non voglio romperlo, però almeno ascoltami, no?» facendo anche qualche faccia come provocazione.
«Non ti ho fatto niente, io.»
«Non so perché, ma ho la netta sensazione che questo bracciale sia molto importante per te. Non è così?»
«Cosa, vuoi, da me?» mormorò scandendo bene le parole subito dopo.
«Andrò direttamente al punto, visto che ripeti sempre le stesse e ridicole cose.»
Un pugno. Ma no, rimaneva ferma.
«Lo vedi questo bracciale?» prendendolo per un capo e ben guardandolo. «Lo terrò io per qualche giorno, finché non farai quello che ti dico.» infilandolo in una tasca.
«Cosa cazzo potrei mai fare io per te?!» esclamò.
Qualche istante di silenzio, e qualche sorrisino nascosto per Katrina.
«Tom.» mormorò poi. «Dovrai lasciarlo nel giro di qualche giorno.»
Ora si sentì morire.
«E se non lo farai. Beh, non lo riavrai più.» battendo due tocchi sulla tasca dove aveva appena infilato il bracciale.
«Allora è Tom che vuoi.» cominciando quasi a capire.
«Sì, e lo avrò.» rispose. «Non è così?»
«Non vorrai mica, che tutti sappiano che hai lasciato Tom per uno stupido bracciale?»
I suoi occhi divennero lucidi. E una lacrima stava per scendere, ma non voleva che scorresse davanti agli occhi cattivi di quella puttana.
«Ciao.. Hayley.» mormorò sotto il suono della campanella.
«Ah, e un’ altra cosa.» stava per aggiungere. Ancora.
Hayley non si mosse.
«Cerca di fregarmi, e ti giuro che oltre a questo fottuto bracciale non ti darò nemmeno la possibilità di tornare fra questi corridoi.» mormorò. «Come ho fatto anche con quella sfigata della tua amica.» continuò. «Ah, scusa. Dimenticavo: non è più tua amica.» chiudendo finalmente la porta.
Andy, pensò ancora immobile.
Abbassò il capo, e ora sì che quella stessa lacrima le rigò la guancia.
  
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