Serie TV > Gossip Girl
Segui la storia  |       
Autore: LonelyBoy    09/09/2011    4 recensioni
"Thoughts of a Humphrey" è una raccolta delle riflessioni e dei ricordi che Dan decide di scrivere durante l'estate (seguente alla Quarta Stagione della Serie TV), isolandosi da tutto e da tutti in una piccola dimora degli Hamptons, sulla costa.
La raccolta è introspettiva e presenta, inoltre, diversi momenti di missing moments e flashfic.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dan Humphrey
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

If I have to exploit people to be a good writer, then maybe I don’t want to be a good writer. Thank you very much Chuck Bass for introducing me to notice such things.

Capita a ciascuno di noi, prima o poi, di essere catapultati in relazioni del tutto impensate con le persone che meno ci interessano, o perlomeno apparentemente. Episodi di questo genere possono verificarsi in due maniere distinte; l’una è data dalla casualità dell’evento stesso, l’altra, invece, dalla volontà di entrambe le parti nel voler compiere un passo in avanti.
Ora, nonostante voi abbiate attivato i sempre-funzionanti congegni della vostra mente per giungere all’affrettata conclusione che si tratti di un’inaspettata relazione d’amore, devo essere pronto a smentirvi e, probabilmente, a lasciarvi delusi. Infatti è di me e Chuck Bass che stiamo parlando, e di certo io e Chuck Bass non possiamo avere nessun tipo di relazione che coinvolga sentimentalismi. Eppure, per quanto strana possa sembrare la faccenda, il più ricco rampollo dell’Upper East Side - nonché erede delle Bass Industries - ed io finimmo davvero per frequentarci in modo quasi amichevole, seppur per un breve periodo di tempo.
Ricollegandomi alla breve parentesi iniziale, l’episodio introduttivo dal quale tutto scaturì fu favorito dal secondo metodo; e con esso si intende dalla volontà di entrambe le parti di compiere un passo in avanti. Per l’appunto, agli inizi del mio ultimo anno al St. Jude, potei cogliere l’occasione di incontrare Noah Shapiro, il quale mi avrebbe permesso di apprendere qualcosa dalle sue stesse esperienze di noto scrittore e critico. Ad ogni modo, c’è da dire che i miei scritti, presentati su suo stesso consiglio, non si dimostrarono del tutto soddisfacenti, anzi, non lo furono affatto. Shapiro è uno di quei tipi che desidera essere sorpreso, nelle sue letture, da qualcosa di bizzarro, irriverente, del tutto fuori luogo e contro ogni schema; ma io non gli avevo offerto niente di tutto ciò. La soluzione al problema si dimostrò essere una ed una sola: per soddisfare le aspettative di uno come Shapiro, infatti, bisogna fare qualcosa di pericoloso se si è troppo cauti; in caso contrario i rappresentanti delle migliori facoltà di lettere non salteranno di certo dalle loro poltrone per l’eccitazione di averti con loro nelle rispettive università.

Che mi piacesse o meno, l’unico vero personaggio di mia conoscenza che mi avrebbe permesso di uscire dagli schemi era Chuck Bass; e lo stesso Chuck Bass, con mio grande stupore, fu capace di accettare la mia richiesta, perché seccato dalla monotonia del suo ruolo di dongiovanni.
Per quanto la cosa potesse dimostrarsi interessante, avevo già figurato nella mia contorta mente il tipo di serata che avremmo trascorso: io e Chuck Bass che sedevamo sulle piccole poltroncine del Sex Club nel retro del White Castle, l’uno di fronte all’altro, separati da un tavolo tondo sul quale erano ben visibili una serie di piccoli bicchieri di cristallo, riempiti fino all’orlo da un denso e rossastro liquore. Niente di più azzeccato Humphrey, eppure dimentichi quella strana compressa biancastra che il tuo pseudo compagno ha prepotentemente posto nella tua mano.
Sapete, non mi ero mai sbronzato prima della suddetta occasione. Mi trovavo in uno stato tale da non poter distinguere le cose futili da quelle rilevanti, perché tutto sembrava così superficialmente interessante, come i mocassini color indaco di Chuck e le vetrate adombrate del locale. Chuck, al contrario, sembrava reggere alla grande, con lo sguardo rivolto prima all’esausto e delirante Humphrey quale ero e poi alle gemelle dai capelli fintamente biondi, con i seni prominenti rivolti al medesimo ragazzo.
Come concluse la serata? Lasciandomi senza scarpe e senza testa a centinaia di metri  da casa, umiliato dal suo sguardo di mefistofele e dalla pioggia apprestatasi a cadere in mia presenza.

Scrissi il mio racconto nei giorni seguenti; sei pagine di tormenti mentali, limiti superati e affronti subiti da uno stupido, abbiente rampollo privo di valori che finirono per costituire la classica ciliegina sulla torta del mio completo fallimento come uomo e scrittore. Noah Schapiro era – per non dire disgustato – deluso dal mio lavoro. «C’è tanto zucchero che mi sta facendo venire il diabete» aveva detto. Per giunta, Shapiro aveva trovato nel personaggio di Charlie Trout - pseudonimo di mia invenzione per menzionare Chuck Bass – l’unico elemento di interessante fattura. E’ per questo che dovetti scrivere un vero racconto ponendomi nei medesimi panni di Charlie, con il difficile obbligo di non giudicare il personaggio che più di chiunque altro avevo odiato.

Tornai da Chuck proprio nel momento in cui si trovava coinvolto in una chiamata con suo padre. Aveva la voce quasi straziata, inquieta, più roca del solito. Probabilmente era quello il segreto di cui parlava Shapiro, il lato umano di cui nessuno è privo. Il mio compito era carpirlo, quel lato umano, senza alcuno scrupolo.
«Allora, come ci si sente ad essere Chuck Bass?». «Hai avuto un’infanzia felice?». «Quando hai incominciato a bere da solo nei bar?». «Che tipo è tuo padre?». Già, Chuck, che tipo? Voltava spesso il volto ed esitava quando menzionavo Bart. Lo aveva persino definito come lui, col difetto di essere più meschino.
Tutt’un tratto si era alzato per dirigersi verso il bar, nel tentativo di abbordare una giovane e splendida creatura dai capelli ricci e luminosamente vermigli. Peccato per lui che non era quel che credeva. Una puttana di classe, così l’aveva definita d’avanti al suo alto ragazzo, rivestito da quel blazer e cravatta non troppo pretenziosi, con i capelli maldestramente bagnati da una qualunque cera. Bam! Quel tipo capitombolò sul pavimento freddo e lucido del Sex Club. Non avevo avuto altra scelta, se non gli avessi assestato un pugno con ogni probabilità lui avrebbe fatto lo stesso con Chuck. Roba da matti, quella è roba che solo Dan Humphrey può permettersi di fare.

Quella notte finimmo in prigione. Chuck mi ringraziò per avergli coperto le spalle. Io mi sarei preso le prediche di mio padre e i rischi di non poter frequentare Yale, mentre Chuck le noie del suo di padre, che si sarebbe dovuto scomodare nel chiamare il suo avvocato. Niente di più vero, per quanto tutto ciò potesse sembrare strano; perché Chuck Bass era stato accusato dal suo stesso padre di aver ucciso con la sua nascita la magnifica donna che lo aveva messo al mondo. Quello era il suo segreto, il particolare che lo rendeva umano. Quei suoi occhi scuri, che sembravano squadrare  il muro opposto della cella, in realtà erano assenti, persi nella dimensione del ricordo. Non avreva mai voluto, neanche per un solo istante, che le cose andassero in quel verso, senza però essere accontentato.
Chuck uscì di prigione in tempo record; certo, con un avvocato che difende la causa dei Bass non ci si può aspettare diversametne. Mi disse che avrebbe fatto il possibile per far scarcerare anche me. Lo ringraziai.
Tuttavia, come ognuno di noi sa, le cose non vanno mai come ci aspettiamo che vadano. In qualche modo Chuck aveva trovato gli appunti del mio racconto, era quasi furente. Mi lasciò marcire in quella cella; me lo meritavo, dopotutto. Non posso carpire il segreto più intimo di una persona per il mio fine, forse futile, di divenire uno scrittore di successo.
Shapiro riuscì a farmi scarcerare, dimostratosi visibilmente eccitato dalla mia folle esperienza controbilanciata, naturalmente, dal mio traguardo raggiunto. Tuttavia gli parlai, rinfacciandogli per filo e per segno il mio desiderio di non voler diventare – prima che scrittore – un uomo meschino, incapace di far valere lealmente le proprie qualità. Shapiro non avrebbe mai condiviso il mio “fin troppo sano” punto di vista, anzi, nessuno appartenente a quel mondo patinato l’avrebbe mai fatto. In ogni caso, ciò che più mi interessava era preservare l’integrità della gente che mi circondava e mantenere quei valori che tanto fiera avrebbero reso la mia famiglia.



Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: LonelyBoy