Capitolo 1
Un incontro non proprio felice.
La grande nazione russa controllò per l'ultima volta la lista degli oggetti per il viaggio:
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Vodka: ok
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Girasoli:ok
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Chiavi di casa della onee-chan: ok
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Valigia: ok
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Rubinetto: ok
Contento di non aver dimenticato nulla, spense le luci e uscì fuori di casa. Nevicava quel giorno, le strade di Mosca erano completamente bianche; il suono degli stivali attutito dalla neve e l'aria fredda che pizzicava i polmoni.
Respirò ad occhi chiusi godendosi la piacevole temperatura di -9 gradi; notò poco più distante un gruppo di italiani infreddoliti e smarriti. Ivan, visibilmente di buon umore, si avvicinò al gruppo che guardò spaventato quella specie di armadio. Un ragazzino, doveva avere circa 8 anni, si avvicinò al russo ignorando le proteste della madre spaventata.
“Signor Armadio ci saprebbe indicare la strada per la Piazza rossa...?” chiese in un italiano tremolante.
Intorno ad Ivan si creò un' inquietante aura violace che non preannunciava nulla di buono.
“Signor Armadio...?” il bambino tentò di nuovo, questa volta avvicinandosi e toccando il rubinetto che impugnava lo slavo.
Con voce fin troppo falsa quello rispose:”Continuate per circa 500 metri su questa strada, poi svoltate a destra e siete arrivati...”
Il bambino ringraziò e ritornò dalla madre, la quale continuava a guardare spaventata l'uomo; il gruppo si allontanò chiedendosi per quale motivo un russo conoscesse l'italiano.
“Italiani...un giorno farete parte tutti della Grande Madre Russia, Da!” pensò sorridente; intensificò la presa sul manico della valigia e si avviò verso l'aeroporto di Mosca.
Inutile dire che al check-in i poliziotti cercarono di sequestrare l'amato rubinetto al russo; inutile descrivere ciò che fece il russo ,che alla fine riuscì a portare con sé “l'arma” sull'aereo.
Il viaggio sarebbe stato piacevole se non si fosse seduto vicino a lui un rumoroso americano.
“Damn! Questi russi non hanno un minimo di buon senso!? Tutti sanno che si offre qualcosa sull'aereo, tsk! Bastard...!” bofonchiava, quando percepì affianco a lui un aurea minacciosa. Subito calò il silenzio interrotto da agghiaccianti “kolkolkolkol” da parte della nazione.
All'arrivo nell' aeroporto di Kiev, Ivan scese dall'aereo con un sorriso fanciullesco sulle labbra; mentre, a pochi metri di distanza, l'americano si massaggiava il bernoccolo sulla testa frutto dell'incontro con il rubinetto dello slavo.
“Non insulterò mai più la Grande Madre Russia, Non insulterò mai...” ripeteva come un mantra a bassa voce; il russo soddisfatto si incamminò per raggiungere la casa di sua sorella Yekaterina.
Quando arrivò davanti all'ingresso poté udire una triste melodia, provenire dall'interno dell'abitazione; girò le chiavi e la serratura scattò. Entrò in casa, percorrendo il corridoio la musica si intensificò ed Ivan riuscì ad ascoltare un canto malinconico:
Polyushko-poliesteri
Polyushko Shiroko poliesteri
Yedut da Po Polyù gyeroi
Proshlogo vryemyeni gyeroi
Vyetyer razvyeyet
Eh, da Po zelyenu Polyù
Ih udalyye pyesni
Proshlogo vryemeni pyesni
Conosceva quella canzone. Una stretta strinse il suo cuore, nella sua mente riemersero i ricordi di quella terribile guerra: sangue, morte e distruzione avevano invaso la steppa russa.
Come incantato, Ivan chiuse gli occhi e continuò ad ascoltare in religioso silenzio:
Tolko ostavit
Im boyevuyu slavu
I zapylyennuyu dorogu
Vdal uhodyashuyu dorogu
Polyushko-poliesteri
Vidyelo nyealo gorya
Bylo propitano krovyu
Proshlogo vryemyeni krovyu
La voce proveniva dalla cucina; lo slavo si avvicinò alla porta appoggiandovisi contro, esausto come se ricordare il passato lo uccidesse dall'interno.
Gettò uno sguardo alla stanza e vide una ragazza: lunghi capelli argentei, leggermente mossi; indossava dei jeans sporchi e strappati ed una t-shirt grigia semplice.
In quel momento si voltò con un piatto in mano ed alla vista dell'uomo gridò facendolo cadere.
“Un maniaco!”
Ivan sorrise divertito:”Priviet, Nik-” ma prima che potesse terminare la frase, la ragazza gli diede un calcio ben assestato nello stomaco facendolo barcollare. Il sorriso si trasformò in una smorfia di dolore:”kolkolkolkolkolkolkolkol....!”
SDENG!
Un estintore si abbatté sulla testa del povero Ivan ,che perse i sensi. Nika sorrise compiaciuta poi però notò con orrore una foto dell'uomo, appesa al frigorifero, dove veniva abbracciato da Yekaterina.
“Ah...! Quest'uomo è il fratello di Yeka-chan...tsk! Quando si risveglierà mi toccherà pure chiedergli scusa...che seccatura!” Mormorò contrariata Nika, afferrando il russo per la sciarpa e trascinandolo nella camera degli ospiti.
Angolino inutile di Selly:
Ed ecco finalmente il primo capitolo! *esulta*
Povero Ivan! Lui credeva di divertirsi ed invece...^^
Comunque la canzone che canta Nika si chiama Polyushko Pole e ne hanno tratto anche un video su Ivan, se siete interessati a vederlo, questo è il link:
http://www.youtube.com/watch?v=w77NPYI_yRM&feature=related
Mentre lei è Nika: