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Autore: Knuckster    09/09/2011    4 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #18

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#18

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Per quante qualità possiamo possedere, neanche noi siamo estranei alla menzogna. Fa parte della nostra natura nascondere la realtà sotto un sottile velo intrecciato di falsità, spinti da una serie di motivazioni tra le più diverse. Si può mentire per superbia, per invidia, per nascondere eventi potenzialmente dolorosi per sé stessi o per gli altri, per celare precisi intenti finalizzati a scopi da preservare o per proteggere la propria vita. Giudicare sbagliato o immorale a priori l’atto del mentire non è confacente ad una mente bene organizzata, dato che la psiche di quelli come noi è così complessa da non poter essere incasellata in situazioni uniche e universalmente valide. Tuttavia, esiste chi è talmente inviluppato in una rete di menzogna, creata da sé o da altri, da erigere un sottile muro trasparente con il resto del mondo, da indossare una maschera il cui peso diventa soffocante ogni giorno di più. C’è chi volontariamente decide di portarla, ma ci sono altri che non hanno alternativa e proseguono nella loro fragile manfrina fino a rendere inevitabile lo svanire del confine tra maschera e volto. Il nostro salvatore è forse chi più di tutti ha dovuto imparare a convivere con la menzogna, dato che gran parte della sua vita è stata tale fino a poco prima del suo estremo sacrificio, fino al momento in cui i motivi per cui ha indossato quella maschera si sono fatti chiari come la luce del sole. Nulla aveva più senso in quel frangente, se non l’irradiante consapevolezza che nessuna menzogna poteva più nascondere la profonda verità che lo stava animando, l’innegabile certezza che ogni frammento della sua vita era stato predisposto per condurlo infine verso quella strada, l’ultima strada che avrebbe percorso. Una maschera non ha significato senza che le nostre azioni la supportino, perché chi siamo veramente, all’infuori della menzogna, appare evidente nel momento in cui siamo chiamati a fare la nostra scelta. La verità che hai cercato per tanto tempo era una sola: sei nato per salvarci”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO TOPAZIO

a.k.a.

Maschere


     Le prime ore della giornata erano state talmente frenetiche ed intense che sembrava assurdo non fossero trascorse via velocemente, quando quella gragnola di avvenimenti sembrava essersi srotolata nel corso di un periodo sterminato. Un deserto arido era stato trasformato di colpo nell’arena di un conflitto infuocato, protrattosi per un tempo sufficiente a far pensare a tutti i suoi contendenti di essere reduci da una lunga e faticosa maratona. Sarà stato a causa del caldo torrido, dei picchi di adrenalina o dell’ansia frenetica tipica della lotta, ma quando il paesaggio transitò da una cruda distesa di sabbia ad un fresco e fitto boschetto di pini non sembrò vero ai viandanti che fosse solo mezzogiorno.

     - Shadow si è sentito male? -

     Rouge, Drake ed Omega erano radunati attorno ad un piccolo fuoco da campo, i primi due intenti a consumare un pasto veloce preso dalle provviste di lei, mentre il robot era immobile e intento ad eseguire una scansione dei suoi sistemi interni. Avevano da poco trovato riparo all’ombra dei grandi alberi di quel boschetto, quando Drake decise di raccontare gli avvenimenti di quella mattina movimentata. Gli risultava strana la consapevolezza che appartenevano a diverse ore indietro, quando avvertiva ancora il brivido di eccitazione dello scontro. Dal momento in cui si era ricongiunto con Omega e Rouge e si era rimesso in marcia per raggiungere il campo base allestito nel boschetto quella stessa mattina, alle prime luci dell’alba, non aveva fatto cenno ai dettagli del suo confronto con Shadow. Si era limitato a sfoggiare in bella vista il frammento di pietra violetta che aveva rinvenuto e ad allontanarsi dal luogo il più in fretta possibile. Il sorriso a trentadue denti di Rouge, al rimirare l’oggetto dei suoi desideri, diventò di colpo una smorfia incredula quando seppe della sorte del riccio nero. Qualora se ne fosse resa conto, probabilmente avrebbe ricacciato quell’improvvisa sensibilità sotto la consueta maschera di frivolezza e distacco.

     - Non ho detto che si è sentito male, ho solo detto che è svenuto! - precisò Drake stranamente evasivo.

     Rouge sbuffò.

     - Al mio mondo chi sviene non scoppia di salute né va in giro saltellando! -

     - Tutto d’un tratto miss Perfezione ha deciso di pensare anche ad altri oltre che a sé stessa? La cosa mi commuove! -

     La ragazza voltò il capo con aria offesa, anche se era fin troppo evidente che si trattava di una posa.

     - Non ti conosco da tanto tempo ma ti ho capito, Rouge! - incalzò il lupo - E’ inutile che fai tutte queste scenette con me! Sono stato circondato da bugiardi per troppo tempo per non saperle riconoscere! -

     Aveva colpito decisamente nel segno. In pochi erano riusciti prima di quel momento a vedere oltre la superficiale apparenza del pipistrello e a non farsi abbindolare dai suoi modi esageratamente vezzosi. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, sentiva di provare un profondo rispetto per quel lupo, così acuto e virtuoso da non lasciarsi sedurre dalle sue pose sdolcinate.

     - Comunque non stavamo parlando di me, ma di Shadow! - continuò lei, facendo finta di niente - Che cosa gli è successo? -

     - Dopo che ha sventrato quel verme gigante è collassato sulla sabbia e non si è più mosso! Aveva solo perso conoscenza! -

     - Non hai tentato di rianimarlo? -

     - Ehi, mi hai per caso preso per un infermiere? Respirava ed era ancora vivo, è tutto quello che c’era bisogno di sapere! -

     - E così hai ben pensato di approfittare della situazione e di sottrargli gemma e radar, vero? -

     Lo sguardo di Rouge sfiorò il localizzatore da polso che portava Shadow, ora appoggiato accanto allo zaino. Drake si alzò di scatto e dal modo in cui fiammeggiavano i suoi pugni chiusi si capiva che non aveva preso bene l’ultima battuta. Le sue pupille lampeggiavano sinistre ed era come se dalle sue narici sprizzassero scintille.

     - Non osare darmi del volgare ladro! Non sono stato io a stendere Shadow, tanto meno con l’intento di derubarlo! Se quella gemma venisse ricomposta e finisse nelle mani sbagliate, nessuno su questo pianeta sarebbe più al sicuro! Anche se non conosco le sue intenzioni, non potevo correre rischi! Ma non per questo accetterò di essere chiamato ladro, né di essere paragonato a persone come te! -

     Solo al termine di quella sfuriata Drake si rese conto di avere un po’ esagerato, convinzione che si rafforzò quando la ragazza chinò il capo come se fosse mortificata. Si sarebbe aspettato una reazione battagliera, che avrebbe risposto a tono, ma a sorpresa rimase in silenzio per qualche minuto. Non avrebbe mai immaginato che dietro a quell’atteggiamento sfacciato e orgoglioso si celasse in realtà una donna fragile. Quando il lupo riprese il controllo dei nervi e si sedette di nuovo, sentì un vago senso di colpa bruciargli nello stomaco.

     - Ti chiedo perdono! - disse in tono calmo - Non avrei dovuto alzare la voce! -

     - E io non avrei dovuto darti del ladro! So che hai un forte senso della morale e lo rispetto più di quanto credi! Ho chiesto il tuo aiuto non solo perché conosco la tua forza, ma perché, da un certo punto di vista, condivido il tuo pensiero! Meglio usare quella pietra come stupido sfoggio di vanità femminile piuttosto che per un’estinzione di massa, no? -

     Drake rimase ancora più sbigottito. Stava decisamente scoprendo nuovi aspetti del carattere di Rouge di cui non aveva avuto il minimo sospetto. Nel deserto, era stato tentato di tenere per sé il frammento e nasconderlo alla ragazza in modo da fargli credere che se ne fosse appropriato Shadow. L’unico motivo per cui aveva desistito in questo proposito era l’impossibilità di sfuggire al radar di Omega. Adesso invece cominciava a capire che il vero volto di Rouge non era poi così egoista e superficiale come credeva. Se fosse riuscito ad entrare in contatto con lei, per quel che bastava a farle comprendere obiettivi che andassero oltre il denaro e la vanità, forse non sarebbe stato più necessario mentire. Si era unito a loro solo per rendere più facili le ricerche, ma se avesse potuto fare a meno di mentire, se avesse potuto coinvolgerli nel suo più ampio ideale, avrebbe avuto qualcun altro, oltre a sé stesso, su cui contare. Tuttavia, aveva bisogno di studiare di più quella ragazza prima di poter decidere se uscire o no allo scoperto.

     - Non avrei mai immaginato di sentirti dire una cosa del genere! - confessò Drake con una punta di sarcasmo.

     - Non faccio altro che ripeterlo a tutti, faccio anch’io delle buone azioni ogni tanto… e non solo quando mi conviene! - rispose lei con un debole sorriso.

     - Ti posso dare il merito di aver tirato Omega fuori dai guai, almeno! -

     - Strapparlo dalle grinfie di Metal Sonic è stata un’impresa! Ancora mi chiedo cosa ci facesse insieme a Shadow! -

     Drake giunse le mani e vi appoggiò il mento con fare meditativo. La sua espressione era seria e concentrata.

     - Non ne ho idea, ma è un’accoppiata che proprio non mi piace! Quei frammenti fanno gola a troppi ormai! Dobbiamo essere pronti… -

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     - …per quando li affronteremo di nuovo! -

     Levine continuava a parlare, ma quello che diceva non sembrava avere alcun impatto su Seth. Rimaneva semplicemente lì, seduto su quella fredda roccia con le gambe incrociate come se stesse meditando. Non un muscolo del suo corpo né della sua faccia si muoveva e sarebbe stato difficile distinguerlo da una statua per quanto rigida era la sua posa. I suoi occhi erano spalancati e fissi, senza che sbattessero mai le palpebre, e quelle sinistre iridi di acciaio rilucevano come punte di spilli. La ragazza, nel constatare che il suo ultimo tentativo di dialogo era andato sprecato come gli altri, perse del tutto la pazienza e si allontanò dallo sciacallo, ricacciandolo con un gesto secco della mano.

     Non sapeva perché si dava tanta pena per comunicare con lui quando il suo più grande desiderio era vederlo sprofondare fino agli occhi in un mare di rifiuti tossici. Forse riguardava il fatto che era diventato taciturno e scostante da quando lo aveva visto riemergere dalle profondità della terra il giorno precedente. Si era limitato a comunicare laconicamente il fallimento dell’operazione e ad allontanarsi dal luogo con passo lento, ma incalzante. Lo conosceva da tempo, ma raramente lo aveva visto così scosso, sebbene il suo atteggiamento tranquillo fungesse da abile copertura al suo nervosismo. Aveva tentato di progettare con lui un piano per recuperare il frammento rubato, ma evidentemente non era degna della minima risposta. Il resto di quella giornata e gran parte della mattinata di quest’ultima erano state spese in astruse meditazioni e nel silenzio più totale. La parte peggiore della faccenda era che senza di lui non avevano neanche la possibilità di rintracciare altri frammenti, dato che il suo zaffiro era l’unico mezzo di localizzazione di cui disponevano. A nulla valevano i tentativi della ragazza di informarsi sul da farsi e si disse che fino a quel momento aveva avuto fin troppa tolleranza. Il proposito di vendicarsi del loro vecchio maestro la allettava parecchio, ma non significava affatto che per quello avrebbe dovuto pendere dalle labbra di quello sciacallo doppiogiochista.

     Tornò sui suoi passi, pensando seriamente di lasciar perdere tutto e andare via, quando incrociò Getara, appena spuntato fuori dagli alberi lì vicino. Aveva uno sguardo annoiato e inespressivo.

     - Si fanno progressi qui? - domandò, scarsamente interessato.

     - Puoi guardarlo tu stesso! - replicò Levine indicando indietro con il pollice - Il sensitivo coi dentoni ha deciso di fossilizzarsi! E dato che ho di meglio da fare che aspettare i suoi sporchi comodi io me ne vado! Tanti auguri per la caccia al tesoro! -

     La ragazza spalancò le ali variopinte, con tutta l’intenzione di spiccare il volo e andare via, ma Getara la richiamò all’improvviso prima che si allontanasse troppo.

     - Non ti interessano neanche le informazioni che ho raccolto in città? -

     La farfalla si voltò e dall’espressione che aveva in viso sembrava combattuta sul da farsi.

     - Ti starò ad ascoltare solo per pura curiosità! Avanti, vuota il sacco! -

     - Mi hanno confermato che quei quattro mentecatti di ieri fanno parte di un’agenzia di detective e si fanno chiamare Chaotix! Penso che li possiamo rintracciare facilmente e recuperare quello che ci hanno sottratto! -

     Il lucertolone aveva un’aria fiera e sicura a dimostrazione della soddisfazione nel compito prefissatosi. Non era dello stesso avviso Levine che, sollevando un sopracciglio con espressione scettica, sfoderò l’occhiata più disinteressata del suo repertorio.

     - Davvero molto interessante! Lo segnerò sulla mia agenda, così quando avrò bisogno di bersagli per il tiro con l’arco saprò dove trovarli! -

     - Come? E’ un’occasione d’oro! Se sappiamo dove scovarli non avranno scampo contro tutti e tre noi! -

     - Senti, se volete continuare a giocare ai cercatori di diamanti, fate pure! Io me ne lavo le mani! -

     - E la vendetta contro Magorian? -

     - Magorian è storia passata! Non so tu, ma non ho la minima voglia di stare a rivangare rancori vecchi e sepolti! Non fa differenza per me se cammina ancora o se i suoi atomi sono sparsi per lo spazio! Ho la mia vita da gestire! -

     - La stessa vita con cui il nostro mentore ha giocato impunemente per anni? -

     Nessuno dei due si era accorto che Seth si era riscosso dal suo stato di trance e si era avvicinato senza farsi notare per ascoltare la conversazione. Sul muso scuro gli si allargava un sottile sorriso che sarebbe potuto sembrare cordiale a chi non lo conosceva, ma che in realtà nascondeva un fondo di aggressività. Aveva lo sguardo fisso nel cercare quello di Levine, la quale tentava di distoglierlo per non dargli l’illusione che lo stesse considerando, ma qualcosa di magnetico in quegli occhi la costringeva a desistere. Sapeva perfettamente del suo potere di scrutare nelle menti altrui tramite contatto visivo e non aveva la minima intenzione di offrirgli la propria in modo che potesse violarla a suo piacimento. Tuttavia, per quanto fosse forte la sua volontà, un senso di intorpidimento e di rilassamento fece lentamente crollare le sue barriere. Come potevano due pupille avere un simile effetto sulle persone su cui si posavano? La bizzarra comunicazione telepatica andò avanti per qualche rapido secondo, sottolineata da un silenzio carico di tensione, prima che Levine recuperasse i sensi con un brivido che le correva lungo la schiena.

     - Cosa hai cercato di fare? - domandò lei feroce.

     - Nulla che tu non sappia già! - fu la risposta enigmatica dello sciacallo.

     - Non c’è niente nella mia testa che ti possa interessare, quindi vedi di starne alla larga! -

     - Puoi tranquillizzarti! Ho già tutto quello che mi serve… adesso! -

     Levine aggrottò la fronte, ignara di ciò che il suo interlocutore aveva voluto dire. Per esperienza sapeva che non poteva fidarsi di lui e il suo ampio sorriso di certo non era utile a sopprimere un inquieto nervosismo. Avrebbe dato qualunque cosa pur di scoprire che cosa gli frullava in quel cervello diabolico e, per la prima volta, desiderò che Magorian avesse concesso a lei le abilità telepatiche.

     - Era ora che ti riprendessi! - intervenne Getara brusco - Sei stato imbambolato per un giorno intero! -

     - Oh, come mi dispiace! Vi eravate forse preoccupati? - rispose Seth, chiaramente sarcastico.

     - Non immagini quanto! - disse Levine - Ad ogni modo, cosa ti ha tenuto impegnato per così tanto? -

     - Avevo bisogno di recuperare il mio equilibrio! Ho usato tutte le energie che possedevo per venire fuori da quel vulcano! Spaccare tonnellate di roccia con la telepatia è qualcosa di estremo anche per me! E poi c’era un pensiero che mi frullava in testa… prima che ne avessi conferma! -

     Il fare di mistero in cui erano ammantate le sue parole lasciavano i presenti totalmente perplessi.

     - Perfetto! Così potrò dirti di persona che io mi chiamo fuori da tutta questa storia! Sono stanca di perdere tempo in giro con voi due a caccia di fantasmi, quindi cercati un altro pesce da accalappiare perché non mi rivedrai più! -

     Seth rise piano, apparentemente divertito da qualcosa.

     - Puoi anche andartene adesso, ma so benissimo che appena farai pochi passi lontano da me, ritornerai come un cagnolino, pregandomi di rientrare in questa squadra! -

     I pugni stretti della farfalla tremavano di rabbia di fronte a tale arroganza.

     - E cosa te lo fa credere con tanta convinzione? -

     Seth si picchiò un dito sul naso.

     - Questo è un mio piccolo segreto! -

     Dunque si voltò e si rivolse a Getara.

     - Quali notizie hai raccolto? -

     - Si dice che quei tre siano un gruppo di detective che si fa chiamare Chaotix! Non dovrebbe essere difficile scovarli! -

     - Su questo non c’è alcun dubbio! E’ ora che quel penoso branco di marmocchi impari che non si gioca con gli adulti! Prima spezzeremo i loro fragili colli come ramoscelli, vendicheremo l’affronto subito e poi recupereremo il frammento che ci hanno sottratto! -

     - Speravo di sentirtelo dire! - esclamò Getara sfregandosi le mani impaziente.

     - Non sapete pensare ad altro che al sangue e alla violenza voi due, vero? - sbottò Levine annoiata.

     - E’ per questo che siamo stati scelti da Magorian! - replicò Seth, ancora con quel sorriso raggelante - Esattamente come te! -

     - L’unica differenza è che io nell’uccidere ho stile! -

     - Uno stile che avrai modo di adoperare se continuerai a stare dalla nostra parte! -

     Levine non aveva la risposta pronta questa volta e, sebbene si potesse presumere che stesse pensando alla proposta, lo sguardo vacuo nelle sue pupille indicava il contrario.

     - Sono con voi! -

     - Non avevo dubbi! -

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     A chilometri di distanza, quella stessa mattina, una familiare casa a forma di volpe stava per diventare ancora una volta un luogo di incontro dove, probabilmente, si sarebbero decise le sorti del mondo. La riunione della sera precedente era stata aggiornata, data l’ora tarda, con l’accordo che sarebbe ripresa la mattina successiva a mente più fresca. Per evitare di far sparpagliare il gruppo e per rendere più rapida l’adunata, alcuni avevano deciso di rimanere in casa Prower per la notte. Tikal e Knuckles, dato che avrebbero speso troppo tempo per tornare ad Angel Island, approfittarono della disponibilità di Tails, sebbene l’echidna rossa, come suo solito, avrebbe preferito dormire all’aperto piuttosto che occupare la stanza degli ospiti. Cream aveva preferito dormire da Amy, sperando che la sua compagnia sarebbe potuta servire ad alleviare il dolore delle discussioni avute con Sonic. Per quanto riguarda gli altri due ricci, nessuno aveva notizia di loro, come del resto era naturale per due ragazzi dal carattere così simile, libero e indipendente.

     Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando, provenendo da due direzioni opposte ma diretti tutti verso l’imbocco del vialetto di casa Prower, arrivavano i tre ricci in questione, da una parte Sonic e Zephir, dall’altra Amy, con Cream e Cheese che trotterellavano sulla sua scia. L’espressione del ragazzo si pietrificò all’istante quando notò la sua compagna, maledicendo di averla incrociata proprio quando camminava insieme a Zephir. Amy non poteva fare a meno di accorgersene ma, nonostante tutto, non diede segno di alcuna reazione, esattamente come se quei due fossero stati invisibili. Anzi, esibì un sorriso a trentadue denti e si avvicinò alla porta di ingresso saltellando come una scolaretta. Sia Sonic che Cream rimasero sbalorditi da quello strano comportamento, tanto che si fermarono entrambi di fronte allo steccato, tentando di interpretare in modo razionale quella improvvisa allegria. Il riccio blu prese la coniglietta da parte, facendo cenno a Zephir di proseguire, e le parlò con tono serio.

     - Che cosa le è preso? -

     - Non lo so proprio! E’ da ieri sera che è così allegra e vivace! Ha insistito perché non andassimo a letto presto e siamo rimaste alzate a mangiare gelato e a guardare la tv! Rideva così forte che i vicini si sono lamentati per le urla nel cuore della notte! -

     - Quella ragazza non riesco proprio a capirla! - ammise Sonic grattandosi il capo.

     - Sai, dovresti davvero chiarire le cose con lei! Non è più la stessa da quando… bé, da quando avete dei problemi! -

     - Ma non so proprio da dove cominciare! Insomma, non mi fa neanche capire cosa le prende! E poi, tra parentesi, abbiamo ben altre grane a cui pensare in questo momento! Non posso mica mettermi a fare il principe azzurro con Eggman che ci alita sul collo! -

     - Penso che invece apprezzerebbe se lo facessi! Ha bisogno che le ricordi i motivi per cui ti ha inseguito per tanto tempo… o almeno è quello che io credo! -

     Cheese squittì e annuì con la piccola testa.

     Quando furono tutti entrati in casa, trovarono Tails in salotto e dal modo in cui le sue due code sbatacchiavano frementi intuirono che era piuttosto su di giri per qualche motivo. Sul tavolino di vetro erano ordinatamente poggiate le ricetrasmittenti da polso che avevano utilizzato più di una volta in precedenti occasioni. Erano tutti disposti attorno a lui, come dei soldati al richiamo delle armi e in attesa di ricevere istruzioni. C’era chi era serio e pronto all’azione, come Knuckles e Zephir, o che semplicemente attendeva con pazienza e curiosità, alla stregua di Cream e Tikal. Sonic ed Amy erano i soli ad essere distratti e scostanti, lui impegnato a lanciare occhiate interrogative a lei, e lei occupata ad ignorare con fermezza qualunque altro riccio presente nella stanza.

     Tails si schiarì la voce e cercò mentalmente le parole da usare. Non gli si addiceva molto la stoffa di leader ma, visto che era l’unico capace di utilizzare la tecnologia necessaria alla riuscita della missione, era anche il solo in grado di organizzare con efficacia le prossime mosse. Come se non bastasse, lo strano comportamento distante di Sonic gli diceva che se avesse affidato il comando a lui e al suo fare impulsivo non avrebbero cavato alcun ragno dal buco.

     - Ehm… allora! - cominciò il volpino cercando di mostrarsi sicuro - La situazione è la seguente! Ho lavorato quasi tutta la notte alla revisione delle nostre ricetrasmittenti! -

     - Ecco da dove veniva tutto quel fracasso di stanotte! - commentò Knuckles.

     - Ho scaricato all’interno il sistema di localizzazione del robot di Eggman che abbiamo trovato! Prima servivano a rintracciare i Chaos Emeralds, ma adesso, con lo stesso sistema, sono in grado di tracciare i frammenti della Gemma! Ho anche aumentato la portata del loro segnale, in modo che potessimo comunicare anche se siamo molto lontani! -

     - Ottima pensata! - intervenne Zephir - Specialmente se, come dici tu, questi sassi sono sparsi per tutto il pianeta! -

     - Esatto! Sono riuscito già ad identificare la posizione di altri tre! L’unico inconveniente è che si trovano in zone non proprio dietro l’angolo! Se ci muovessimo tutti insieme saremmo troppo lenti e rischieremmo che Eggman arrivi prima di noi, quindi pensavo che avremmo potuto dividerci in due gruppi per coprire maggiore terreno… sempre se siete d’accordo! -

     - Mi sembra più che ragionevole! - acconsentì Amy con enfasi fin troppo esagerata.

     Si avvicinò a Knuckles e lo prese a braccetto con un gesto brusco, suscitando la sua incredulità e quella di tutti gli altri.

     - Io sto in squadra con Knuckles, vero? - civettò con un tono che ricordava molto Rouge.

     Tails era spiazzato.

     - Ehm… a dire il vero… avevo altri programmi per voi tre ricci! Visto che vi muovete più rapidamente di tutti pensavo che vi sareste potuti occupare dei due frammenti più vicini! -

     - Ma questo vuol dire che mi tocca stare in squadra con Sonic! - ribatté Amy scocciata - Che noia! -

     Il volpino cercò con lo sguardo l’aiuto di Sonic, il quale aggrottò la fronte serio e parlò con un tono piatto che lasciava trapelare la sua perplessità.

     - Afferrato, Scheggia! Faremo come hai suggerito senza problemi! Dov’è che si svolgerà la festa? -

     - Il primo frammento che ho rilevato si trova da qualche parte nella Leaf Forest! -

     - Ma è dove viviamo io e la mamma! - sussultò Cream preoccupata.

     - Proprio per questo dovrà essere la vostra priorità! Cream, tu potresti andare con loro per stare vicino a tua madre! L’ultima cosa che ci vuole adesso è che si ritrovi sulla strada di Eggman! -

     - Va bene, Tails! -

     - Se riuscirete a prendere quel pezzo senza problemi, la vostra prossima destinazione sarà Scarlet Plains! C’è un altro frammento disperso tra quelle distese di terra rossa! Non sarà facile ritrovarlo! -

     - E che gusto ci sarebbe se fosse facile? - disse Zephir sicura di sé.

     Tails si augurò mentalmente che Amy non avesse notato quanto l’atteggiamento fiero di lei fosse incredibilmente somigliante a quello di Sonic. Purtroppo per lui, il modo in cui si aggrappava al braccio di Knuckles, sebbene lui tentasse di ritrarsi, diceva il contrario. Sospirando e sperando che tutto filasse liscio, proseguì con la spiegazione.

     - Nel frattempo, io, Knuckles e Tikal dovremmo dirigerci nella zona di Palmtree Panic, nella parte ovest di Mobius! E’ un’area tropicale parecchio distante da qui, per questo ho fatto il pieno al Tornado e ho stivato tutto quello che ci occorrerà per il viaggio! -

     - E’ una strada lunga! - disse Sonic - Siete sicuri di farcela? -

     - Non ci saranno problemi! - rispose Knuckles - Sarà uno scherzo per me trovare quella pietra, anche nel cuore della giungla! -

     - Dividerci è l’unico sistema che abbiamo per battere Eggman sul tempo! Non sappiamo quanti robot abbia sguinzagliato alla ricerca dei frammenti, quindi dobbiamo darci da fare in fretta! -

     - Rimbocchiamoci le maniche, allora! - concluse il riccio blu sfregandosi le mani.

     Uno dopo l’altro, i membri del gruppo presero una ricetrasmittente dal tavolo e la legarono attorno al polso.

     - Teniamoci spesso in contatto e… non corriamo rischi inutili! - li avvertì Tails nervoso - Bene, conviene prepararci! -

     Il tono definitivo con cui il volpino aveva parlato li convinse ad abbandonare la stanza e a dirigersi all’esterno dell’abitazione. Gli ultimi ad uscire furono Sonic e Knuckles, finalmente libero dalla morsa insensata di Amy. L’echidna ne approfittò per bloccare il riccio prima che uscisse e per parlargli con aria seria.

     - Ascolta, non so quali problemi tu abbia con Amy e, in tutta sincerità, non mi interessa! Cerca solo di non farli interferire con quello che abbiamo da fare! Recuperare quei sassi infernali è più importante di tutto ora! -

     Sonic, però, non sembrava disposto ad accettare consigli da lui e rispose con fare indispettito.

     - Non devi essere certo tu a darmi lezioni, Knuckster! -

     - Smettila di blaterare e ascoltami per una buona volta! Ultimamente ti comporti come un lunatico e voglio sperare che non sia a causa di quella tipa che hai portato qui! Concentrati sulla missione e portala a termine, però non dimenticare che Amy non merita la tua indifferenza! Se in quella tua testa bacata ti è entrata l’idea di farle qualche torto… bé, non ci penserò due volte a darti una di quelle ripassate che non si scordano, ci siamo intesi? -

     Knuckles aveva sfoderato il suo atteggiamento più minaccioso, nella speranza di far tornare Sonic sui propri passi. L’occhiata che ricevette di rimando era indecifrabile.

     - Staremo a vedere quando io per primo avrò capito qual è l’idea che ho nella mia testa bacata! Fino ad allora bada a Tails e a Tikal! Ci si becca al ritorno! -

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     Sarebbe stato difficile dire se il vapore biancastro che aveva attorno a sé era il gas in cui era immersa la capsula o il suo respiro che si condensava in nuvolette. Non ricordava che prima di allora avesse sentito così tanto freddo durante il suo trattamento rigenerante. Era inconsueto se ci pensava, non era esattamente di casa nella fortezza di Eggman, eppure i macchinari costruiti per prendersi cura del suo corpo e del suo potere erano tutti lì. Non poteva definirlo esattamente un nemico, dato che il suo modo di fare non gli aveva mai consentito di prendere una solida posizione di ostilità né di alleanza nei suoi confronti. Tuttavia, la realtà permeata di ironia era che, nonostante i numerosi torti che quell’uomo gli aveva inflitto, lui continuava a tornare al suo capezzale più spesso di quanto avrebbe voluto. La motivazione più prosaica era forse che solo il dottore possedeva la strumentazione necessaria a rinvigorire il suo corpo, ma ancora più in fondo era probabile che si sentisse legato a lui. Costituiva un piccolo, flebile laccio collegato all’unica vera famiglia che avesse mai conosciuto, quindi era comprensibile che, in una maniera tutta sua, Shadow considerasse Eggman un punto di riferimento. Le fredde e sterili pareti del suo covo erano tanto somiglianti a quelle del suo luogo di nascita, tanto che, se si sforzava con la memoria, riusciva ancora a ricordare la disposizione precisa degli ambienti e a paragonarla a quella di ciò che aveva di fronte. Il suo posto non poteva assolutamente essere accanto al dottor Eggman, dato che non condivideva buona parte delle sue idee apocalittiche. Nonostante tutto, girovagare tra i corridoi della torre, toccare le apparecchiature lampeggianti, respirare l’asettico odore del metallo, lo aiutava a sentirsi un po’ meno malinconico circa la sua condizione. Prima di stringere il sodalizio con il dottore, l’idea di avere una speranza di rivedere Maria era sigillata in un’area remota del suo cervello. Fu solo quando gli capitò di incrociare con lo sguardo l’imponente Techno Base che una piccola scintilla fece capolino nella sua testa, per poi trasformarsi in un incendio man mano che ricordava una per una le risorse di cui disponeva il dottore. Non pretendeva certo che fosse capace di resuscitare i morti, ma anche una pallida ombra della sua più cara amica gli sarebbe stata sufficiente, anche l’inganno di una famiglia fantoccio sarebbe servito a restituirgli le convinzioni perdute lungo la strada. Sicuramente non avrebbe potuto prevedere che, in quattro e quattr’otto, la reale prospettiva di avere proprio lei, in carne ed ossa, si sarebbe presentata prepotentemente senza mezzi termini. E quando questo accadde, ogni suo sforzo, ogni suo gesto, ogni suo pensiero finirono con l’essere concentrati solo ed esclusivamente verso l’obiettivo che si era prefissato. Non aveva avuto né tempo né voglia di provare a metterlo in discussione, non c’erano obiezioni a quello che voleva fare, nessuna possibilità di errore, niente che potesse dissuaderlo né fermarlo. Finalmente aveva tra le mani uno scopo concreto, qualcosa che aveva aspettato per lungo tempo e si era ripromesso che nessuna forza, né in cielo né in terra, sarebbe stata tanto grande da strapparglielo via.

     Poi era successo. Proprio quando la sua cieca determinazione era esplosa in un unico grande impeto, quando aveva fatto un passo avanti nel suo proposito, scrollandosi di dosso ogni opposizione, era improvvisamente crollato. Stringeva nel palmo della mano quel cristallo violetto, tanto da poterne avvertire la sinistra energia, e di fronte a sé si dipanava già la visione dell’agognata riunione, cancellata in un lampo da una potente fitta lacerante. Senza preavviso, si era sentito squarciare le carni dall’interno, come se si fossero pietrificate e sgretolate al colpo di un martello. Era stato così atroce da occludergli la gola, impedendogli di emettere qualunque suono, e così intenso da fargli perdere i sensi. Al suo risveglio, il frammento di pietra per cui tanto aveva faticato non c’era più e non avrebbe dovuto faticare molto per capire chi se ne era impossessato. Tuttavia, l’emozione predominante in lui in quel momento non era, incredibile a dirsi, la rabbia cieca per essere stato derubato, ma lo sconcerto e la paura per quello che gli era capitato. Si era sentito morire nell’arco di un istante e, nel microscopico lasso di tempo in cui il suo cervello poté formulare un pensiero coerente, aveva creduto che fosse arrivata per lui la fine. Non poteva permettere che una cosa del genere lo ostacolasse ancora in futuro, perché il conseguimento del suo scopo era più importante di qualunque altra cosa, persino della sua vita.

     Aveva recuperato uno sbattuto Metal Sonic e, insieme a lui, aveva fatto ritorno alla Techno Base. Le critiche e i rimproveri di Eggman non riuscivano a scomporlo minimamente, né a turbarlo in qualunque modo. Si limitava a rimanere con le braccia conserte ad ascoltare distrattamente le verbose maledizioni del dottore, perfettamente sicuro che per lui non avrebbero avuto alcuna conseguenza. Finita la ramanzina, si precipitò immediatamente nella sua capsula per il trattamento, sperando che il malore fosse stato causato da un eccessivo sforzo o magari da qualche sostanza cancerogena contenuta nelle interiora di quel vermone. Una volta rimessosi in sesto non ci sarebbe stato più nessun problema, o almeno era quello che sperava. Una parte di sé si diceva che quello che gli era capitato era ben oltre l’essere un semplice svenimento. Aveva avvertito come un esplosione provenire dall’interno del suo corpo, talmente intensa da distruggere ogni cellula. Aveva pensato di chiedere ad Eggman di effettuare delle analisi su di lui, ma si era detto che non era un’ipotesi da prendere in seria considerazione. Non si fidava di lui e temeva che se si fosse concesso inerme ai suoi studi, sicuramente avrebbe finito col giocargli qualche brutto tiro o, peggio, fargli qualcosa che lo rendesse un suo schiavo al completo. Non poteva correre un simile rischio. Shadow doveva continuare a giocare la parte dell’alleato fin quando non avrebbe ottenuto quello che voleva. Doveva continuare a portare la maschera fiera e indomabile che aveva sempre portato, perché se anche una sola delle sue inquietudini o delle sue paure fosse trapelata, la serena riuscita del suo proposito vitale sarebbe stata compromessa.

     Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal suono intermittente del computer. Il trattamento era completato e il vetro della capsula si aprì con un scatto, lasciando fuoriuscire il gas biancastro fino ad allora intrappolato. Shadow si mise in piedi e lo scoppiare di energia e di forza che avvertiva nei muscoli lo rincuorò. Tornò nella sala principale e vi trovò il dottor Eggman concentrato a digitare informazioni sulla tastiera della plancia.

     - Dove sono tutti? - domandò il riccio, non vedendo nessuno dei suoi robot nella stanza.

     - Ah, ti sei svegliato! - replicò l’uomo, voltando la sua poltrona per guardarlo.

     - Non ha risposto alla domanda! -

     - Ho mandato Metal Sonic e Sparky in direzione Leaf Forest! C’è un altro frammento nascosto da quelle parti! -

     Le orecchie del riccio si rizzarono e le sue pupille si sgranarono.

     - Perché non mi ha chiamato? -

     - Non volevo disturbare il tuo riposino! E poi dopo la tua deludente performance nel deserto preferivo non correre altri rischi! -

     - Non intendo correrli neanche io, se ha affidato a due inetti un incarico così importante! -

     - Rilassati! Sono due delle mie migliori creazioni e sanno il fatto loro! E poi la Leaf Forest è molto più vicina e accessibile di un deserto! -

     - Crede che sia saggio fidarsi di Metal Sonic? -

     - Non più di quanto lo sia fidarsi di te! - fu la risposta secca di Eggman - Ma Sparky è con lui! E anche se così non fosse, sa benissimo cosa rischia a ribellarsi nuovamente! -

     - In ogni caso ci sono troppe incognite! Oltre a Sonic, quei frammenti fanno gola anche a Rouge e al suo gruppo! Non intendo lasciare questo compito in mano a quei due! -

     Il riccio nero si voltò di colpo, con l’intento di recarsi immediatamente nella Leaf Forest, ma non appena diede le spalle al dottore, una nuova fitta lancinante gli attraversò il fianco destro. Meno forte della precedente, ma lo stesso sufficiente a farlo piegare in due dal dolore e a fargli digrignare i denti. Questo segno di debolezza ad Eggman non sfuggì, tant’è che aggrottò la fronte, tentando di capire cosa fosse successo, e si lisciò i baffi, come tutte le volte in cui si trovava di fronte a qualcosa di nuovo e inaspettato.

     - Forse ti converrebbe riposare un altro po’! Non hai una bella cera! -

     Shadow respirava affannosamente, aspettando che il dolore passasse per poter parlare senza dare segno che fosse successo qualcosa.

     - Rimanga in contatto con Metal Sonic! Voglio assicurarmi che non ci siano problemi! -

     Detto questo, attraversò le doppie porte automatiche e abbandonò la sala principale. Si appoggiò con la schiena al freddo muro del corridoio, tentando di recuperare il controllo. Subito dopo, diede un pugno sul muro per sfogare tutta la sua frustrazione.

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     Il gruppo composto dai tre ricci e dalla coniglietta impiegò poco più di un’ora per arrivare nella Leaf Forest, la loro prima destinazione. Considerando che solo due di loro erano in grado di spostarsi rapidamente, dovettero escogitare un sistema che non lasciasse indietro nessuno della squadra. Cream accettò di buon grado di viaggiare in braccio a Zephir, tenendosi aggrappata al suo collo, ma per Amy non fu lo stesso. Di solito non ci avrebbe pensato due volte a saltare addosso a Sonic e a stringersi forte a lui, ma in quel frangente si mostrò incredibilmente riluttante. Quando il riccio blu le ricordò che era l’unico modo per accelerare i tempi, lei replicò con una smorfia scocciata, intrecciando le braccia come se la cosa le pesasse non poco. La perplessità di Sonic di fronte a quell’insolito atteggiamento indifferente non fece altro che aumentare passo dopo passo durante la corsa. Si ricordava molto bene gli occhi luccicanti e il sorriso beato di lei ogni volta che capitava di portarla in braccio mentre correva. Tutto quello si era improvvisamente trasformato in un coro di sospiri spazientiti e occhiate di sufficienza. Sonic sentiva di dover risolvere in fretta quel malinteso perché la freddezza con cui veniva trattato cominciava davvero a stufarlo. Credeva di dover ascoltare il consiglio di Cream e parlare a cuore aperto con Amy, solo che preferiva farlo in un momento in cui erano soli, quindi conveniva aspettare che avessero completato la missione nella Leaf Forest.

     La prima tappa del loro viaggio era la casa della coniglietta. Spiegarono in breve a sua madre qual’era la situazione e le raccomandarono di stare ben attenta fintantoché il pericolo non fosse cessato. Cream decise di rimanere con Vanilla nel caso in cui avesse avuto bisogno di aiuto, lasciando la ricerca del frammento ai tre ricci. Amy aveva quasi supplicato la coniglietta con sguardi eloquenti perché non la lasciasse da sola con Sonic e Zephir, ma Cream non poteva fare diversamente dato che doveva pensare prima alla salvaguardia di sua madre. E fu così che con malcelato fastidio la ragazza si trovò suo malgrado ad interpretare la parte di quel che credeva un terzo incomodo. Procedeva impettita lungo i sentieri alberati, dando le spalle agli altri due, senza nemmeno curarsi di seguire le indicazioni del radar. Più Sonic la guardava e più gli risultava difficile capire come fare breccia in quel comportamento altezzoso e tentare di risolvere la questione senza problemi. Zephir, che era la più estranea alla faccenda, si limitava a sbirciare di sottecchi il suo radar, vittima di un silenzio imbarazzato.

     La strana atmosfera tesa che si era venuta a creare li aveva completamente resi dimentichi del fatto che probabilmente avrebbero dovuto correre per raggiungere in fretta il loro obiettivo. Sonic decise di prendere coraggio e, in un primo debole tentativo, tentò un approccio tranquillo con Amy, avvicinandosi quel che bastava a camminarle di fianco.

     - Credi che sia stato saggio lasciarle sole in casa? - domandò fingendo un tono casuale.

     - Non hanno bisogno di protezione, sai? - replicò lei con un sorriso esagerato - Sanno badare a se stesse! Come me! -

     La risposta secca non lasciò aperti altri spunti di discussione, cosicché Sonic dovette scervellarsi per trovare un modo in cui continuare a parlarle.

     - Ehm… ascolta, Amy! A proposito di… sì, di quello che è successo… io… ehm… volevo chiederti scusa! -

     Gli angoli della bocca della ragazza si incurvarono in modo strano.

     - Non ce n’è bisogno! E’ tutto perdonato! -

     - Davvero? - esclamò Sonic, incredulo che fosse stato così facile.

     - Certo! Tu hai bisogno dei tuoi spazi, come io ho bisogno dei miei! Quindi puoi continuare a gironzolare per il mondo quanto vuoi! Solo che non ti sarà facile trovarmi quando sarai di ritorno! -

     - Cosa… cosa vuoi dire? -

     - Voglio dire che, come tu puoi andartene a spasso liberamente, posso farlo anche io senza alcun problema! Quindi se finiremo col non vederci per un bel po’… pazienza! -

     Sembrava quasi impossibile per il riccio blu che fosse la stessa ragazza che lo aveva rincorso per tanto tempo a parlare. Aveva un tono e un atteggiamento nei suoi confronti completamente opposti e, anche se pensava che probabilmente se l’era meritato, non poteva fare a meno di provare sconcerto e una punta di nostalgia per il passato.

     - E a te starebbe bene tutto questo? -

     - Da adesso sì! E credo che non ci sarebbe problema neanche per te! -

     Era evidente che quell’affermazione lasciava spazio ad una pronta contraddizione da parte di Sonic, ma lui, persistendo nel non comprendere i meccanismi della psiche femminile, si limitò a scoccare un’occhiata stupita che tendeva al supplichevole.

     - Non intendevo ferirti! - fu tutto quello che gli venne in mente di dire.

     - Eppure lo hai fatto, ma non te ne sei preso la responsabilità! Mi dispiace, Sonic, sai che ci tengo a te, ma non posso sprecare il resto della mia vita ad aspettare che tu ti decida a trattarmi in maniera diversa! -

     L’accento definitivo in quelle parole sembrò mettere fine al dialogo. Amy strinse forte i pugni e alzò il passo in modo da distanziarsi dal sempre più scioccato Sonic. Era stato difficile per lei affrontarlo a testa alta, considerando quanto era grande l’affetto che provava per lui, ma era decisamente il momento di pretendere il rispetto che sentiva di meritare.

     Per tutta la durata della conversazione, Zephir era rimasta nelle retrovie, nella più totale indecisione su come comportarsi con loro in seguito. Sebbene il suo intuito le dicesse che in minima parte era responsabile di quel diverbio, non avrebbe dovuto intromettersi, non solo perché non erano affari suoi, ma anche perché avrebbe potuto peggiorare la situazione. Decise di evitare abilmente l’argomento e si avvicinò a Sonic con l’intenzione di riportare la sua attenzione sulla ricerca.

     Aveva appena allungato la mano per posarla sulla spalla di lui quando un fragore improvviso la fece sobbalzare. Un lampo luminoso era sfrecciato in un istante di fronte ad Amy, mancandola per un soffio, e aveva colpito un pioppo lì vicino. Il tronco si spaccò con uno scricchiolio sinistro e andò in fiamme, sradicandosi dal terreno e precipitando inesorabilmente verso il basso. La riccia rosa fece appena in tempo a fare un balzo indietro verso la salvezza quando vide l’ombra dell’albero allungarsi sopra di lei. Gli altri due le furono subito accanto mentre guardava, con il cuore palpitante, i rami nodosi del pioppo spezzarsi.

     - E’ stato un fulmine? - domandò Zephir, sconcertata.

     - Il proverbiale fulmine a ciel sereno? - completò Sonic, di nuovo inopportuno.

     Alla loro destra, spuntando tra la fitta vegetazione, apparvero due sagome familiari. La prima era una lince dallo sguardo vacuo e dal braccio robotico, la seconda un riccio blu rivestito completamente di metallo. Il felino aveva ancora il polso protratto in avanti, con le aste metalliche che vi sbucavano fuori ancora fumanti. Non si accorsero della presenza di altri fino a quando non si avvicinarono ai resti del pioppo.

     - Tu! - dissero ad una sola voce Sonic e Metal Sonic, puntandosi il dito contro a vicenda.

     Non ci fu alcun ulteriore scambio di battute. Entrambi saettarono in avanti, pronti a scontrarsi, senza la minima esitazione. Sonic era sicuro di riuscire a sferrare il primo colpo, ma dovette ricredersi quando Metal fu più rapido di lui ed infranse il proprio pugno sul suo volto. Nell’istante in cui Sonic fu atterrato, Zephir si mosse alla velocità del lampo e ingaggiò un confronto a suon di calci con il robot. Il tutto si era svolto troppo velocemente per la povera Amy, che stava ancora cercando di razionalizzare cosa fosse successo. La sua attenzione fu catturata da Geoffrey, il quale era intento a frugare tra le foglie dell’albero abbattuto.

     - Geoffrey! - lo chiamò lei, rimettendosi subito in piedi e correndo verso di lui.

     La lince non diede però il minimo segno di averla sentita. Persistette nella sua ricerca e, infine, tirò fuori un piccolo pezzo di pietra dal colore giallo scintillante. Quando Amy lo notò, si diede della stupida per aver perso tempo a bisticciare con Sonic invece di prestare attenzione al radar sul suo polso. Tuttavia si disse che forse poteva ancora recuperarlo, se solo Geoffrey le avesse dato retta.

     - Sei ancora tutto intero per fortuna! - esclamò con una punta di tremore nella voce - Avevo paura che Eggman avesse completato il lavoro su di te, Geoffrey! -

     Il felino inclinò la testa da un lato in modo meccanico, non facendo presagire niente di buono.

     - Il mio nome è Sparky! - recitò come una registrazione.

     Con uno scatto metallico, le aste sul suo polso metallico si aprirono e furono attraversate da un fascio di elettricità.

     - Non farlo, Geoffrey! Ti prego, non puoi lasciarti controllare da Eggman! -

     Il felino non volle sentire ragioni e avvolse il suo pugno in un bozzolo luminoso di elettricità prima di sferrarlo contro la riccia rosa, la quale fece appena in tempo ad allungare il martello di gomma per pararsi dal colpo.

     - Amy! - esclamò Sonic, ancora bloccato tra le grinfie di Metal.

     Fu Zephir ad intervenire prontamente e a caricare Geoffrey con la spalla, mettendolo temporaneamente al tappeto. Poi porse la mano ad Amy per aiutarla a rialzarsi, ma lei la rifiutò, scoccandole uno sguardo di sfida.

     - Niente di rotto? -

     - Potevo farcela anche da sola! -

     - Di solito si dice: “Grazie per avermi salvato!” -

     - Si dice anche: “Non rubare il ragazzo delle altre!” -

     La situazione cominciava a farsi confusa su tutti i fronti. Un grosso tonfo interruppe il breve battibecco tra le due ragazze. Era Sonic che finiva a terra per l’ennesima volta, incredibilmente incapace di tenere testa al suo avversario. Gli corsero incontro, ma lui intimò loro con un braccio di farsi indietro. Il fuoco del combattimento si era risvegliato nelle sue pupille.

     - Che ti succede, riccio? Hai perso il tuo spirito combattivo? - lo schernì il robot, inebriato dal potere che aveva su di lui.

     - Quando è l’ora di rottamare i ferrivecchi sono sempre in prima linea! - replicò Sonic sorridendo.

     - A guardarti non si direbbe! Stai combattendo come una mammoletta! Cosa ti prende? Non ti va di fare a pugni con i vecchi nemici? -

     - Sei talmente vecchio che finirai con l’ammuffire! Non ti stancherai mai di darmi la caccia? -

     - Eliminarti è il motivo per cui sono nato! E’ il mio scopo nella vita e tutto quello che ha senso per me! -

     - Spiacente di deluderti, allora, ma finirai alla discarica prima di poterci riuscire! -

     Proprio mentre i due si preparavano a sferrare un nuovo attacco, con un veloce balzo Geoffrey si frappose fra loro puntandogli contro i pugni chiusi.

     - Il dottor Eggman ha comandato di fare rientro al termine della missione! - disse in tono piatto a Metal Sonic - Il frammento è stato recuperato! La missione è completata! -

     - Forse lo sarà la tua, ma la mia è ancora in sospeso! - dichiarò il robot e una lama dorata spuntò dal suo polso. Tuttavia Geoffrey non si lasciò intimidire.

     - Gli ordini sono molto chiari! Dobbiamo rientrare! -

     - Gli ordini sono fatti per i burattini come te! Levati di mezzo! -

     Una veloce falciata con lo spadino e la mano meccanica del felino venne danneggiata. Sparò un getto di scintille accompagnato da uno scoppio e cominciò a tremare senza controllo. Il pugno chiuso si spalancò e il frammento giallo di Gemma rotolò sul prato con un tintinnio. Era l’occasione che Sonic stava aspettando. Approfittando della schermaglia tra i due avversari, scattò rapidamente verso di loro, rotolò sul terreno e afferrò la pietra con un veloce movimento.

     - Non oggi, riccio! - ringhiò Metal, furente.

     Una seconda lama spuntò dall’avambraccio del robot, il quale la utilizzò subito per sferrare una sforbiciata potente. Sonic si spostò dalla traiettoria dell’attacco appena in tempo, ma non poté evitare di essere ferito ad un braccio dalla spada e perdere l’equilibrio. Il frammento gli sfuggì di mano e finì tra l’erbetta ancora una volta. Gli istanti successivi scorsero così veloci che in seguito tutti avrebbero dovuto faticare per rimetterli mentalmente in ordine.

     Sia Metal Sonic che Geoffrey piombarono come due aquile alla volta della pietra, bramosi di impossessarsene per primi. Ebbe la meglio il robot, che posò il palmo aperto sul sassolino ma, in contemporanea, anche la lince raggiunse l’obiettivo, mettendo la mano danneggiata su quella del riccio metallico. L’elettricità nel braccio di Geoffrey si sprigionò tutta insieme, investendo sia la pietra che Metal Sonic con un fulmine ad alto voltaggio. Il robot barcollò stordito, stringendo nel pugno il pezzo di Gemma. Per qualche strana reazione innescatasi, adesso l’energia elettrica che lo avvolgeva veniva prodotta dal frammento, quasi come se fosse diventato un generatore di corrente. L’energia luminosa strisciò su di lui come un’anguilla, penetrando nei suoi circuiti interni e facendo brillare i suoi occhi bionici. Sonic, Amy e Zephir osservavano l’inquietante spettacolo con gli occhi sgranati.

     Ci fu un forte rimbombo e i lampi prodotti dalla pietra finirono con l’essere assorbiti interamente dalla struttura metallica di Metal Sonic. Scrollò le spalle come in preda ad una grande stanchezza e lasciò le braccia penzoloni ai suoi fianchi. Le sue pupille avevano assunto una spaventosa colorazione viola. Spalancò la mano, ancora calda e guizzante di elettricità, e notò con sconcerto che la piccola pietra era incastonata con precisione nell’acciaio.

     - Mi sento… diverso! - mormorò il robot, ancora stordito dal colpo.

     - Cosa gli è successo? - domandò Zephir, preoccupata.

     - Non ne ho idea! - rispose Sonic - Speriamo solo che quel fulmine lo abbia tostato ben bene! -

     - Cos’è questa strana sensazione? E’ come se… di colpo fossi… no, non è possibile… eppure non sento più… devo verificare! Unità Metal Sonic, accesso al sistema centrale! -

     Dei suoni cibernetici risuonarono nella sua cassa toracica per qualche secondo. La sua risata trionfante al termine della verifica fece dedurre a Sonic che probabilmente l’esito era stato positivo per lui… ma quanto poteva esserlo per loro?

     - Cosa ci trovi di tanto divertente? - chiese Zephir sprezzante.

     - Semplicemente il gusto della dolce libertà! Non so come sia potuto succedere, non so come questa pietra sia riuscita in quello per cui ho lottato tanto, ma adesso non sono più schiavo di nessuno! -

     - Quel lampo deve averti fritto il cervello! - lo schernì Sonic, mal celando il suo nervosismo.

     - Sono sicuro che ti piacerebbe se fosse così, non è vero? Per anni sono stato alla mercé di Eggman, sprecando il dono della mia intelligenza artificiale facendogli da lacchè! E quando ho tentato di ribellarmi ridisegnando il mio corpo in metallo liquido e organizzando il piano della mia vittoria, sono stato sconfitto da te e punito da lui(1)! Mi ha privato del mio cervello e mi ha reso una facile preda per i giochi spudorati di Magorian(2)! E quando ha deciso di sfruttarmi ancora per i suoi ridicoli propositi, mi ha fatto quanto di peggio si possa immaginare! Mi ha restituito l’intelligenza solo per farmi osservare quanto fosse degradante essere privato del libero arbitrio! Il dispositivo che mi ha impiantato gli permette di distruggere i miei circuiti con un click se solo provassi a ribellarmi… ma questo fino ad oggi! -

     Metal Sonic afferrò il comunicatore sul suo petto e lo strappò con violenza, frantumandolo nel palmo della mano.

     - Questa pietra ha annullato il suo controllo su di me e mi ha dato il potere necessario a conseguire il mio scopo! -

     - Se provi a torcere un aculeo a Sonic, finirai in una frittata di transistor! - esclamò Amy brandendo il suo martello.

     L’inaspettato impeto protettivo che aveva avuto nei suoi confronti, colpì molto la sensibilità del riccio, tanto che per un attimo un moto di affetto e di sollievo sostituì la preoccupazione per lo stato di Metal Sonic.

     - Puoi stare tranquilla, ragazzina! - replicò il robot - Non ho ancora intenzione di ucciderlo! Prima voglio dargli un assaggio di quanto possono essere grandi le mie risorse! E’ passato un po’ di tempo e il mio corpo è molto diverso, tuttavia possiedo ancora i codici necessari al mio grande ritorno e grazie a questa pietra sono in grado di fare qualunque cosa! -

     - Allora vedi di tenere a freno la linguaccia! - commentò Sonic, improvvisamente più sicuro di sé - Stai annoiando tutti con questo comizio! -

     - Hai ancora il coraggio di prendermi in giro? Povero patetico istrice! Non hai idea di quello a cui andrai incontro! Osserva… il ritorno di Metal Overlord! -

     Metal Sonic strinse il pugno e un fascio di energia proruppe in un bagliore intenso. Tutto il metallo del suo corpo divenne incandescente e cominciò a deformarsi come plastilina. Gli aculei sulla sua testa si spaccarono a metà, facendone sgusciare fuori degli altri più lunghi e appuntiti. Le placche sulle sue spalle si separarono dal collo e si sollevarono più in alto. Dalle sue ginocchia e lungo tutto le gambe proruppero degli spuntoni metallici, così come dalle sue scarpe, che divennero più affusolate e appuntite. Delle borchie e delle lastre sottili di acciaio contornarono il suo torace, a mo di armatura medioevale. Il motore per la velocità supersonica sulla sua schiena si divise di netto in due parti che si posizionarono in orizzontale più in basso sulla sua schiena. Una lamina di metallo penzolante si allungò con plasticità fino a formare un rigido mantello.

     - Cosa ne dici di prendermi in giro adesso? - urlò Metal Sonic, trionfante dopo la trasformazione - Coraggio, mostrami il tuo famoso sarcasmo adesso! -

     Un lampo elettrico abbagliante sgorgò dal frammento di Gemma fuso con la sua mano, ma non fu abbastanza rapido da centrare il bersaglio. Sonic afferrò per i fianchi Amy e Zephir e si gettò con loro da un lato, scansando la saetta che, nel frattempo, era stata così potente da creare un piccolo fosso nel terreno.

     - Ottima mossa! - giudicò il robot - Sei un degno avversario, ma nulla ti potrà salvare da quello che ho in serbo per te! Per te e per tutti quanti! -

     I reattori sulla sua schiena si attivarono, producendo un forte rombo e un fitta nube di fumo. Metal Sonic prese il volo in un istante e si allontanò dalla scena del combattimento, addentrandosi ancora di più nella foresta. Poi fu il silenzio.

     - Nella classifica delle cose che non ci volevano adesso, questa stravince al primo posto! - sentenziò Sonic, preoccupato.

     - Geoffrey! -

     Amy si precipitò al capezzale della lince, rimasta a terra e priva di sensi. Si erano completamente dimenticati che anche lui aveva assorbito in pieno la scossa elettrica provocata dal frammento di Gemma. La riccia si chinò su di lui, lo prese per le spalle e gli diede un forte scossone.

     - Fai attenzione! - si raccomandò Zephir - Potrebbe attaccarti se si sveglia! -

     Come se non l’avesse sentita, Amy persistette nel tentativo di rianimarlo. Prese a schiaffeggiargli la faccia fin quando non notò una debole reazione delle sue palpebre.

     - Potresti schiaffeggiarmi più forte, Sheila? Ho ancora un po’ di sensibilità rimasta! - mugugnò confusamente.

     - Geoffrey? -

     La lince aprì gli occhi e li sbatté un paio di volte prima di focalizzare l’immagine che aveva davanti.

     - Miss Amy? Sei tu? -

     - Geoffrey! Sei tornato in te finalmente! -

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     Il tragitto percorso in volo da Metal Sonic attraverso tutta la foresta terminò quando il labirinto alberato in cui era immerso si aprì in una piccola radura quadrangolare spazzata dal vento. Sembrò che per lui fosse il posto giusto per fermarsi, poiché puntò i piedi verso il terreno, smorzò la carica dei reattori e atterrò dolcemente. Si guardò per un attimo intorno, come per verificare che nessuno lo avesse seguito e che non ci fossero occhi indiscreti ad osservarlo. Dunque premette un piccolo pulsante sul suo petto e, da una fessura circolare apertasi sul prato, spuntò come un fungo una torretta metallica dalla testa sferica e dotata di un minuscolo laser ottico.

     - Unità Metal Sonic! Codice di identificazione: 07487! - recitò il robot.

     Un segnale acustico di accettazione gli fece capire che i suoi dati erano stati confermati. La torretta sparì inghiottita dal prato e fu seguita da un sonoro click. Una grande piastra metallica, mimetizzata nel terreno grazie ai fili d’erba che la ricoprivano, si spalancò all’improvviso, discendendo nel sottosuolo e formando una lunga rampa che conduceva all’interno di una galleria. Metal Sonic la discese, percorrendo uno stretto sentiero scarsamente illuminato e arrivando ad un portone a tenuta stagna. Immise gli stessi dati di fronte ad un pannello luminoso e la porta gli si spalancò di fronte.

     Il locale in cui si fece strada era una sorta di magazzino sotterraneo, ampio e squadrato, illuminato da luci al neon azzurre appese alle pareti. Un ronzio fastidioso riempiva l’aria stantia, causato da un enorme generatore elettrico nell’angolo, collegato a tutte le apparecchiature presenti nel salone, che lavorava incessantemente. Oltre ad attrezzi da lavoro e casse impilate, colme di parti meccaniche, l’intero spazio era occupato da centinaia e centinaia di robot rossastri, fermi sull’attenti e privi di vita. Ce n’erano di piccoli e rotondi, simili nella corporatura al dottor Eggman, alcuni più alti e più pesantemente corazzati, ed alcuni di dimensioni notevoli, armati fino ai denti e dall’aspetto decisamente minaccioso. Sul soffitto sovrastava un’enorme calamita di forma circolare, collegata alla trave di una gru i cui comandi si trovavano su di una piattaforma sopraelevata. Il magnete serviva probabilmente per spostare con più facilità i robot più grandi da una parte all’altra del magazzino.

     - Suppongo di doverti ringraziare, Eggman! - disse Metal Sonic tra sé e sé ammirando lo spettacolo - Senza questo tuo arsenale avrei dovuto ritardare la mia gloriosa rinascita! -

     Si avvicinò con spavalderia ad uno dei robot soldato panciuti e lo accarezzò brevemente sulla testa. Dopodiché gli coprì gli occhi con la mano e la lama nel suo polso scattò di colpo, tranciandogli il capo di netto, in una marea di scintille e scariche elettriche. Senza nessuna pietà, fece scorrere la spada lungo tutto il suo corpo, tagliandolo a metà e riducendolo in un cumulo di rottami. La gemma incastonata nella sua mano brillò e sparò un getto di energia che avvolse i poveri resti dell’automa, scomponendoli come in un gioco di costruzioni e facendoli fluttuare nell’aria. Alcune parti ibride volarono in direzione del braccio di Metal Sonic e lì vi si fusero, rinforzandone la struttura protettiva.

     - E’ ora di rispolverare le vecchie abitudini! -

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     Nel frattempo, la situazione di puro pericolo aveva assunto una piega del tutto insolita quando i quattro che dapprima stavano combattendo tra di loro, si ritrovarono seduti sul prato a conversare placidamente.

     - Vuoi dire che ti ricordi tutto quello che è successo? - ripeté Amy Rose, quasi del tutto incredula.

     - Ogni cosa! - confermò Geoffrey con un sorriso incoraggiante - So del piano del dottor Eggman per raccogliere questi frammenti di pietra! Ero perfettamente cosciente di tutto, ma non riuscivo a controllare il mio corpo né a fermarmi! Sono davvero molto dispiaciuto! -

     - Non è stata colpa tua! - disse Sonic - Anzi, sei stato fortunato a non finire completamente robotizzato! Solo non riesco a capire come sia possibile che adesso sia tornato in te! -

     - Penso che sia stata l’energia di quella pietra! L’elettricità del mio braccio deve averla stimolata a tal punto da farle liberare il suo potere residuo, liberando Metal Sonic e me dalle nostre rispettive schiavitù! -

     - Quei frammenti sono davvero in grado di fare una cosa del genere? - domandò Zephir impressionata - Cavolo! Riesco a capire perché il dottor Panzone ci voglia mettere le mani sopra! -

     - Almeno questo fortunato incidente ci ha dato un paio di zampe in più! - esclamò Amy ottimista.

     - Non per romperti le uova nel paniere! - replicò Sonic - Possiamo davvero fidarci? Insomma, fino a qualche minuto fa stava cercando di arrostirci e adesso fa la parte dell’amicone! -

     - Ci avrei messo la mano sul fuoco che avresti detto così! - ribatté la riccia, seccata.

     Sonic avrebbe voluto incalzare nel dialogo per sostenere la sua teoria, ma l’argomento era stato già discusso in precedenza e non aveva fatto altro che incrementare la gravità del suo litigio con lei, per cui esitò prima di parlare e tentò di trovare parole più temperate. Fu proprio Geoffrey a risparmiargli la fatica di intervenire in merito.

     - Tranquilla, miss Amy! Non posso certo biasimare il tuo amico! Non pretendo che vi fidiate ciecamente di me, specialmente quando non sappiamo se questa situazione è permanente o meno! -

     - Bé, se Eggman non è riuscito a robotizzarti completamente, come ci hai raccontato, avrà fatto qualcos’altro per mantenere il controllo su di te! -

     La lince sorrise in segno di consenso.

     - Ero semicosciente quando il dottore ha verificato il mio stato dopo che l’operazione non è andata a buon fine! Se ben ricordo, è l’effetto di questa piastra che mi ha applicato sul petto a rendermi suo schiavo! -

     - Ottimo! - disse Amy, alzando in aria il suo martello di gomma - Quindi dobbiamo solo togliertela da lì e tutto sarà a posto! Resta fermo, ci vorrà solo un secondo per farla a pezzi! -

     - Ehm… ti ringrazio per la gentilezza, ma credo che sia preferibile usare un po’ più di… tatto! Del resto non sappiamo se danneggiandola si risolve il problema o si rischia di peggiorare la situazione! -

     Convinta dalla risposta, la riccia abbassò l’arma e assunse un’aria pensosa.

     - Dovremmo farti dare un’occhiata da Tails! Solo che non sappiamo quando tornerà dal viaggio con gli altri! -

     - Al momento abbiamo cose più importanti di cui occuparci! - affermò Geoffrey determinato - Metal Sonic! Ha acquisito un potere spaventoso e di certo non lo userà per qualcosa di buono! -

     - Se sapessimo dove è andato potremmo inseguirlo e recuperare la pietra! - disse Zephir.

     - Fortunatamente c’è un modo efficace per localizzarlo! Prima di partire per questa missione, il dottor Eggman mi ha installato un dispositivo capace di tracciare i suoi movimenti! Voleva che io lo tenessi d’occhio, in caso decidesse di giocare qualche brutto tiro! Parole profetiche, direi! -

     - Wow! Per una volta testa d’uovo ha avuto una pensata a nostro vantaggio! - commentò Sonic soddisfatto.

     Geoffrey si mise in piedi e armeggiò con un piccolo quadrante verde sul suo avambraccio. Il polso e la mano robotica erano ancora danneggiati dopo l’attacco di Metal Sonic, e ogni tanto sprizzavano qualche debole scintilla e qualche filo di fumo, ma fortunatamente il resto del braccio era rimasto illeso.

     - Credo di sapere dove sia diretto! E non mi piace per niente! - borbottò la lince, fattasi di colpo seria.

     - Cosa succede? -

     - Poco lontano da qui c’è uno degli arsenali sotterranei di Eggman! E’ uno dei covi in cui stipa i suoi robot da combattimento in attesa di poterli usare! Se Metal Sonic riuscisse ad attivarli… bé, diciamo che le nostre possibilità di sconfiggerlo sarebbero molto ridotte! -

     - Il primo passo di un pazzo che vuole potere è farsi un esercito! - sentenziò Zephir.

     - Allora bisogna intervenire subito! - concluse Amy, determinata - Facci strada, Geoffrey! -

     - Un momento! - li fermò Sonic.

     Amy fece roteare gli occhi, segno che stava perdendo la pazienza.

     - Ascolta, io non ho niente contro di te né voglio mettere in dubbio la fiducia che ha Amy in te! Voglio solo capire perché stai facendo tutto questo! Insomma, sei stato rapito e schiavizzato da Eggman, ti risvegli all’improvviso insieme ad un gruppo di sconosciuti che stavi tentando di eliminare, non sei per niente confuso e adesso vuoi andare a muovere guerra ad uno dei tuoi aguzzini senza neanche riordinare le idee? Cavolo, amico, sei anche più pazzo di me! -

     - Evidentemente abbiamo qualcosa in comune! - rispose lui con un sorriso - Posso capire cosa ti ha spinto a chiedermelo! Mi risveglio all’improvviso e, come per magia, vi so indirizzare verso il vostro nemico! Puzza tanto di trappola, non è vero? Non ho prove a conferma di quello che ti dico, né posso spiegarti perché miss Amy si fidi tanto di me sebbene ci conosciamo poco! Tuttavia so che fermare quell’invasato ammasso di lamiere è la cosa giusta da fare e, anche se sono stordito, contuso e ho urgente bisogno di un bagno, non posso perdermi il divertimento! -

     Il sorriso fiducioso, i suoi modi cordiali e la sua risposta amichevole non poterono non convincere Sonic della lealtà della lince. Aveva detto esattamente quello che avrebbe detto anche lui, senza magari quel tono da supereroe dei fumetti, ma il principio era lo stesso. Forse era troppo avventato, forse stava spingendo se stesso e le due ragazze in una trappola, forse stava dando troppo poco peso alla gelosia nei suoi confronti per quanto riguardava Amy, ma decise di fidarsi comunque.

     - Che posso dire! - disse infine con un ghigno - Il tuo toccante discorso da supereroe mi ha convinto, Capitan Felino! -

     Il sorriso di Geoffrey non fu tanto appagante quanto quello di Amy per il riccio blu.

     - E’ il suo modo per dirti che sei dei nostri! - spiegò lei - Io so che hai salvato me e Cream una volta, e non ho bisogno di sapere altro! -

     - Io non so chi sei neanche alla lontana! - intervenne Zephir in tono pratico - Però più siamo e più calci possiamo dare al sedere di Eggman! -

     - Il che vuol dire che possiamo cominciare daccapo! - disse Geoffrey soddisfatto e porse la mano di metallo a Sonic - Piacere! Sergente Geoffrey Van Marten! -

     - Sonic the hedgehog, fratello! E non te la prendere se non ti stringo quella mano, ma la stretta con la scossa è un trucco vecchio e superato! -

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     Si era fatto pomeriggio inoltrato quando il quartetto sbucò nella radura, seguendo i passi di Metal Sonic.

     - Unità Sparky! Codice di identificazione: 08175! -

     Al trillo di accettazione del computer, il terreno cominciò a sprofondare, rivelando una rampa metallica che conduceva ad un locale sotterraneo.

     - Hai persino un tuo codice di identificazione! - considerò Sonic, dopo un fischio ammirato - Testa d’uovo deve averti preso molto in simpatia se ti ha dato da subito tutte le sue informazioni private! -

     - Credo che punti molto su di me! - confessò Geoffrey con una scrollata di spalle - Peccato per lui quando gli darò la mia lettera di dimissioni! -

     Si inoltrarono nel corridoio, guardinghi e attenti ad ogni movimento, mentre la luce del sole spariva per lasciare spazio a quella azzurrina e angosciante dei neon. Gli unici suoni che rompevano il silenzio erano i loro passi sulla superficie di pietra liscia del pavimento, almeno finché Amy non allungò il passo per arrivare accanto a Geoffrey. Nel fare questo, un suo spontaneo istinto fu di prendere la mano penzolante di Sonic ed intrecciarne le dita con le sue. Non avrebbe saputo dire se era un suo modo per ringraziarlo di aver avuto fiducia in Geoffrey, o semplicemente l’espressione del desiderio che quella lite finisse e che tutto tornasse a posto. Il sollievo procurato dal ritorno ai sensi della lince l’aveva resa molto più incline a sventolare la bandiera di pace e propensa ad offrire a Sonic un’occasione di rimediare ai suoi errori.

     Il riccio blu, del resto, rimase colpito da quel piccolo gesto, dato che da parecchio la ragazza non le rivolgeva un cenno affettuoso, vuoi per la lontananza, vuoi per il recente litigio tra di loro. Non era né il tempo né il luogo per replicare, ma Sonic non poté fare a meno di sorridere contento, sicuro che, non appena quella storia fosse finita, sarebbe riuscito a mettere le cose a posto.

     - Ho conservato la tua sciarpa! - disse Amy porgendo alla lince il pezzo di stoffa rossa - Ho pensato che volessi riaverla! -

     - Molto gentile da parte tua! Allora ti chiedo di tenerla per me, almeno fin quando non sarò sicuro di essere di nuovo padrone di me! -

     La riccia rosa accettò senza obiezioni. Avvertiva una strana sensazione di familiarità quando era in sua compagnia, come se lo avesse già conosciuto molto tempo fa e fossero stati grandi amici.

     - Chi è Sheila? - chiese senza pensarci.

     - Come, scusa? -

     - Sheila! Prima, quando stavo tentando di farti riprendere, hai nominato una certa Sheila! -

     - Oh! - mormorò Geoffrey, e per la prima volta un’occhiata malinconica trasparì attraverso la sua maschera tranquilla e cordiale - E’ una storia molto lunga! Forse te la racconterò quando tutto sarà finito! -

     Il corridoio terminava in un grande e lucido portone. Geoffrey si accostò al pannello quadrato lì accanto e recitò nuovamente i suoi dati d’accesso. La porta si aprì e lo spettacolo che li attendeva oltre l’uscio si presentò in tutta la sua impressione.

     Il pavimento dell’ampio salone era ricoperto da rottami, pezzi contorti, parti di robot distrutte, sparpagliate lungo tutta la superficie in uno spettacolo agghiacciante. Troneggiava in mezzo all’ammasso di ferraglia, un gigantesco robot, composto da parti ricavate alla rinfusa da quelli gettati sul pavimento. Una gamba era formata da un lungo pistone corazzato, mentre l’altra era un cilindro di acciaio ricoperto di spuntoni. Se un braccio, grande più di un argano, possedeva una mano artigliata, l’altro terminava con un paio di cannoni fumanti. Le due gigantesche piastre sulle spalle erano scheggiate e sproporzionate l’una in confronto all’altra, tuttavia avevano entrambe dei mitragliatori a rotazione a renderle minacciose. La testa era la parte più piccola in confronto al resto del corpo… ed era quella di Metal Sonic!

     Fu un serio colpo per il quartetto ritrovarsi di fronte ad una versione extralarge del nemico che erano andati a combattere. L’automa non si accorse della loro presenza fin quando non si chinò per afferrare un piccolo robot panciuto e frantumarlo nel palmo della mano.

     - Qualcosa mi dice che abbiamo un grosso, enorme problema! - disse Sonic, con un rivolo di sudore che gli colava lungo la fronte.

     - Ah, siete qui! - esclamò Metal dall’alto del suo esoscheletro - Gentili a venire qui! Mi avete risparmiato la fatica di venirvi a cercare! -

     - Non volevamo scomodarti ad alzare il tuo sederone da dieci tonnellate! Immagino dev’essere stressante trascinarlo ovunque! -

     - Sei sempre stato bravo a farmi ridere! Vediamo quanto riesci a ridere in faccia alla morte! -

     - Facciamola semplice, Metal Sonic! - intervenne Geoffrey diplomaticamente - Restituisci il frammento di Gemma e potrai andartene da qui sulle tue gambe! -

     - Ma guarda! Il piccolo Sparky ha recuperato il cervello perduto! Ti faccio le mie condoglianze, ragazzo! Se sei venuto qui con Sonic a morire, non apprezzi a sufficienza la fortuna di aver recuperato la tua volontà propria! Se fossi in te tornerei a casa con tutte le ossa intatte, prima che te ne penta amaramente! -

     - Oh, ma io adoro il rumore delle ossa frantumate! - ribatté la lince, sicura di sé.

     Sonic decise di prendere un po’ di tempo, in attesa di studiare un sistema per buttare giù quel gigante velocemente.

     - Come hai fatto a costruire quel “coso” gigantesco? - domandò.

     - Hai una memoria precaria, riccio! E’ da quando sono stato costruito che ho la facoltà di assorbire altre parti metalliche per incrementare la mia forza! Te lo avrei mostrato anche prima se il tuo irritante amico echidna e la sua patetica banda non avessero distrutto la mia prima incarnazione, Metal Sonic Kai(3)! E anche nel nostro scontro più grande, la fatica di aver copiato i vostri codici genetici e quello di Chaos non ha dato alcun risultato! Ma adesso, con questa pietra tra le mani, è tutta un’altra storia! -

     L’enorme esoscheletro chiuse la mano con la forza di una tenaglia, come a voler mostrare la sua forza.

     - Sai, ho deciso di fare un altro importante cambiamento! Portare il tuo stesso nome non è solo umiliante, ma è anche un rimando alla tua persona! Dopo che ti avrò eliminato, intendo cancellare ogni traccia del tuo passaggio su questo pianeta, siano quelli che ti conoscono o le azioni che hai compiuto! Ogni singolo segno della tua presenza verrà perso per sempre e Sonic the hedgehog sarà solo un lontano ricordo! Quindi che cosa ne dici se inauguro la mia rinascita con un nuovo nome? Cosa ne dici di… Emperor Metallix? -

     La reazione immediata del suo nemico mortale non fu esattamente quella che si aspettava. Scoppiò a ridere senza preavviso, piegato in due sotto gli occhi sbalorditi dei suoi compagni.

     - Metallix? - diceva tra una risata e l’altra - Cos’è? La marca di un tostapane? -

     Tuttavia, Metal non fu irritato dalla sprezzante indifferenza dell’avversario, anzi, sentiva quasi l’impulso di mettersi a ridere con lui, sicuro al cento percento di avere la vittoria in tasca. Inclinò la testa da un lato, come a voler considerare bene quale dovesse essere la prossima mossa e, rapido come un gatto, distese il braccio armato e fece fuoco con i cannoni. L’attacco arrivò così veloce da superare anche i riflessi pronti di Sonic, il quale si trovò impreparato a schivare il colpo. Fu Geoffrey che, non avendo abbassato mai la guardia, poté gettarsi su di lui e spostarlo dalla traiettoria del colpo.

     - Bella mossa, micetto! Stavolta me la sono proprio cercata! - confessò Sonic, fattosi di colpo serio.

     L’esoscheletro di Metal Sonic cominciava ad avanzare ad una velocità allarmante.

     - Ascoltami! - intimò il riccio blu con tono che non ammetteva repliche - Tieni lontana Amy da quel coso, almeno fin quando non l’avremo buttato giù! Conto su di te! -

     - Sissignore! - replicò Geoffrey scattando sull’attenti.

     Il robot gigante vibrò una martellata a pugno chiuso per schiacciare Sonic, ma questa volta era pronto a tutto. Con un agile balzo a destra, schivò la mazzata e aggirò l’avversario, arrivando alle sue spalle.

     - Zephir! Tieniti pronta ad aprire questa scatola di sardine! -

     - Non vedevo l’ora che lo dicessi! -

     I due ricci supersonici cominciarono a correre attorno ai piedi del robot e in mezzo alle sue gambe, con l’intento di disorientarlo e fargli perdere l’equilibrio.

     - Vecchio trucco! - mormorò Metal, preparandosi alla contromossa.

     Sollevò una delle sue gambe mastodontiche e premette il piede sul terreno, con un tonfo così pauroso da far vibrare il pavimento. Come prevedeva, lo scossone rallentò la corsa dei due porcospini quel tanto che bastava affinché lui li individuasse chiaramente. Estrasse i fucili sulle spalle e scaricò una raffica di proiettili verso il basso. I bossoli rimbalzarono al suolo e schizzarono dappertutto, mettendo Sonic e Zephir in grave pericolo. Fortunatamente trovarono riparo sotto un grande scudo circolare, appartenuto ad uno dei robot distrutti. Convinto dell’inefficacia di quella mossa, Metal Sonic cessò il fuoco e iniziò una marcia in direzione dei suoi bersagli.

     - Bisogna cercare di raggiungere la testa di Metal! - esclamò Sonic, mentre correva accanto a Zephir, schivando i rottami sparsi sul pavimento.

     - Ricevuto! Io provo a distrarlo, tu cerca di prenderlo alle spalle! -

     La riccia azzurra afferrò l’estremità di una fune di ferro estensibile, arrotolata in cima ad una cassa di legno e schizzò verso l’esoscheletro. Dribblando agilmente le raffiche di mitragliatore in sua direzione, tentò di avvolgere stretto i suoi piedi in modo da farlo cadere. Il filo di ferro era però troppo fragile in confronto alla potenza del mostro di ferro, tant’è vero che gli bastò tirare in avanti la gamba per sfaldarlo. Nel frattempo, Sonic aveva preso una lunga rincorsa per lanciarsi sulla schiena del robot e arrampicarsi a denti stretti verso la testa.

     - Non oggi, Sonic! - esclamò Metal, accortosi incredibilmente del suo tentativo di assedio.

     Il torso dell’esoscheletro si separò dalla piastra del bacino e cominciò a ruotare vorticosamente a trecentosessanta gradi. Preso nella velocità del turbine, il riccio blu lasciò andare la presa e cadde dolorosamente di schiena a terra. Prima che si potesse rimettere in carreggiata, Metal Sonic diede un colpo ad una pila di casse di legno nell’angolo facendole precipitare sul corpo dell’avversario.

     - Non posso più guardare! - strillò Amy da lontano - Vado a dargli una mano! -

     Geoffrey la bloccò con un braccio ed un’espressione categorica.

     - Non sei veloce come loro e rischieresti di farti molto male! -

     - Ma non possiamo rimanere qui con le mani in mano! Bisogna aiutarli! -

     La lince si fece di colpo pensierosa e si guardò intorno con attenzione.

     - Questo è sicuro! - disse infine con una calma impressionante - E credo anche di aver trovato il modo! Seguimi! -

     Attraversarono tutto il salone in corsa, costeggiando la parete in modo da non essere individuati, fino ad arrivare alla scaletta che conduceva al pannello di controllo della gru.

     - Credi di saperla manovrare? - domandò Geoffrey.

     - Sono un drago al gioco del braccio meccanico al luna park! -

     - Bene! Io tento di attirare la sua attenzione! Quando è abbastanza vicino, sposta il magnete sopra di lui e mettilo a tutta potenza! -

     Nel frattempo, Sonic e Zephir erano sommersi da una pioggia di fuoco e cercavano in tutti i modi di trovare un’area sicura in cui ripararsi e pianificare il prossimo attacco. Trovarono rifugio dietro ad un grosso container di metallo ed ebbero modo di riprendere fiato.

     - Cerchiamo di colpirgli il ginocchio con due azioni rotanti alla massima potenza e vediamo se riusciamo a farlo crollare! - propose Sonic.

     - Con due cosa alla massima potenza? -

     Zephir replicò come se gli fosse stato parlato in una lingua aliena.

     - Azione rotante! Chinati in avanti, prendi mira e velocità e datti la spinta per rotolare! -

     - E’ una cosa impossibile! -

     - Fidati! La tua velocità supersonica te lo renderà facile! -

     - La mia non è velocità supersonica… io non mi so muovere come fai tu! -

     Sonic era incredulo.

     - Cosa? Ma se in spiaggia… -

     Fu interrotto dall’enorme braccio dell’esoscheletro che si infrangeva sul container e lo accartocciava come un pezzo di carta. I due ricci si diedero una mossa e sfrecciarono fuori dal nascondiglio, arrivando rapidamente alla sinistra dell’avversario.

     - Va bene, tagliamo la testa al toro! Ci penso io a buttare a terra quel cialtrone meccanico! -

     Con uno scatto felino, Sonic si slanciò in avanti, saltando molto in avanti grazie alla grande forza delle gambe e appallottolandosi in un proiettile rotante. Pensò che probabilmente avrebbe dovuto avere un Ring per incrementare la forza dell’attacco, ma si sforzo di tendere ogni muscolo per rendere l’impatto quanto più devastante possibile. Sebbene però il colpo fosse stato considerevole, la giuntura del ginocchio non cedette e Sonic finì sbalzato a terra con un dolore acuto alla spalla.

     - Bel tentativo, riccio, ma a quanto pare non è la tua giornata fortunata! - lo schernì Metal Sonic.

     Geoffrey, intanto, apparve alle sue spalle, protese il braccio meccanico e tentò in tutti i modi di costringerlo a scagliare il suo attacco elettrico. Ci provò una prima volta, ma le aste sul polso emisero solo piccoli fili di fumo e scintille. Tentò ancora con maggiore forza e produsse solo un debole lampo di corrente.

     - Datti una mossa, ferrovecchio! -

     Al terzo tentativo, un prorompente fascio di energia saettò fuori dal suo polso e fu così violento che per poco non lo mandava gambe all’aria. Il lampo si infranse sulla spalla dell’esoscheletro, assestando un danno così potente da far vibrare l’intera struttura. Il mostro meccanico si voltò immediatamente e gli occhi di Metal Sonic lampeggiarono furiosi.

     - Non hai un briciolo di attaccamento alla tua vita, vero, Sparky? -

     - Se fosse così, credi che mi priverei del piacere di divertirmi a darti fastidio? -

     - Non sarà un burattino come te ad ostacolare la mia gloria! -

     Contrariamente alle previsioni, Metal Sonic non corse in direzione di Geoffrey per attaccarlo, ma preferì caricare i suoi cannoni per disintegrarlo dalla distanza. Sfortunatamente per lui, Amy aveva previsto questa eventualità e aveva piazzato la calamita proprio sopra la sua testa.

     - Rinfrescati le idee, Metal-locco! - esclamò prima di tirare la leva di comando - Wow! Con un simile umorismo potrei essere l’eroina di un film d’azione! -

     Un forte ronzio segnalò che il magnete era stato attivato e subito i cannoni puntati e pronti a sparare presero a vibrare senza controllo.

     - Cosa? No! - sbraitò Metal Sonic quando si accorse di aver perso mobilità.

     Nel tentativo di sfuggire al campo magnetico, l’esoscheletro tentò di correre, col risultato di perdere l’equilibrio e cadere in avanti. Tuttavia, non toccò mai il suolo perché prima di schiantarsi, l’attrazione della calamita catturò l’ampia zona metallica della schiena e cominciò a farlo levitare verso l’alto. In un singolare vortice ferroso, tutti i rottami sparpagliati nella sala fluttuarono verso l’alto, descrivendo dei cerchi nell’aria e convogliandosi in direzione del punto di origine del campo. Geoffrey dovette tenersi stretto ad un condotto del metano per evitare che il suo braccio metallico lo facesse volare via.

     Ci fu un tintinnio rimbombante e l’enorme colosso di metallo si attaccò alla piastra del magnete, rimanendo con le braccia e le gambe penzoloni nell’aria. Quando Amy sollevò la calamita alla massima altezza e la disattivò, l’esoscheletro precipitò in tutta la sua grandezza e si schiantò tremendamente finendo smembrato nei singoli pezzi con cui era stato assemblato. Tutti gli altri detriti ferrosi piovvero a terra all’unisono e sollevarono un polverone che si diradò dopo qualche secondo.

     - Questa sì che si chiama pesca grossa! - commentò Sonic con un largo sorriso.

     Subito dopo, un sonoro crack si diffuse nel magazzino. La base dell’enorme magnete andò in tilt per l’enorme sforzo sostenuto a sollevare tutto quel peso ed esplose in un carnevale di luci e scintille per poi piombare verso il basso. Il generatore di corrente più in là sostenne anch’esso un sovraccarico e alcuni cavi si staccarono di netto e serpeggiarono a terra incontrollati. Le luci si fecero intermittenti per un minuto, ma ritornarono subito intense, riuscendo probabilmente ad essere sorrette con la corrente rimasta.

     Da sotto un cumulo di rottami, spuntò Metal Sonic che corse in direzione di Sonic con un urlo rabbioso. Si gettò sul suo corpo e lo tenne stretto per la gola, trascinandolo per qualche metro in avanti.

     - Non riuscirai ad averla vinta! - ringhiava, completamente fuori di sé - Non questa volta! -

     Zephir corse in aiuto del suo compagno, ma con un veloce calcio in pieno petto venne rispedita indietro.

     - Sonic! -

     Amy si era precipitata incontro all’automa impazzito, brandendo minacciosamente il martello. Metal, sempre più rapido e vendicativo, lasciò per un momento la gola del riccio blu e afferrò il manico dell’arma che stava piombando su di lui. Strattonò la riccia rosa e la mandò gambe all’aria senza ritegno.

     - Ehi, bifolco! - esclamò Geoffrey, per la prima volta davvero arrabbiato - Non sta bene picchiare una donna! -

     A stento comprendendo quello che aveva detto a causa della sua furia cieca, Metal Sonic saltò addosso alla lince afferrandogli la trachea come aveva fatto prima con il riccio. La stretta era soffocante, ma Geoffrey fu lo stesso capace di stringere i polsi dell’aggressore e tentare di allentare quella morsa implacabile. Le forze dei due si scontrarono violentemente col risultato di far perdere ad entrambi l’equilibrio. Privi di controllo, andarono a scontrarsi con la recinzione metallica che circondava il generatore del magazzino, così forte da infrangerla e finire a terra. La lotta proseguì accanita sopra alla retina sfaldata con Metal Sonic che non intendeva mollare la presa e Geoffrey che, sentendosi strangolare, tentava di scrollarsi il robot di dosso.

     - Allontanatevi da lì! - strillò Amy col cuore in gola, ma l’avvertimento arrivò troppo tardi.

     Uno dei cavi dell’alta tensione divelto dal sovraccarico, strisciò verso di loro fino a toccare la rete metallica. Una massiccia scarica si diffuse lungo tutto l’intreccio ferroso e li investì in pieno, amplificata dal metallo presente in entrambi i loro corpi. Urlarono all’unisono per il dolore mentre sentivano il bruciore della corrente pervadere ogni centimetro di sé. Utilizzando le ultime forze residue e approfittando della momentanea debolezza del suo aguzzino, Geoffrey si sollevò con un colpo di reni e rotolò per terra con il robot, scampando all’incenerimento. Poi più nulla. Nessun movimento. Solo una piccola pietra gialla che scivolava via.

     I tre ricci corsero immediatamente al capezzale di Geoffrey per sincerarsi delle sue condizioni.

     - Geoffrey! Geoffrey, rispondi! - ripeteva Amy con le lacrime agli occhi.

     - Respira ancora! - osservò Sonic, preoccupato a sua volta.

     - Geoffrey! Apri gli occhi! -

     Per la seconda volta quel giorno, la lince recuperò i sensi e spalancò di colpo gli occhi. Solo che questa volta erano diversi. Il solito amichevole calore era scomparso per fare posto ad uno sguardo vuoto e freddo.

     - Il mio nome è… Sparky! -

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(1) Fa riferimento a Sonic Heroes
(2) Fa riferimento alla saga “Sins Of Purity”, “Full Speed Ahead #01-13”
(3) Fa riferimento a Knuckles’ Chaotix
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ART GALLERY

Geoffrey Concept Art
Geoffrey Van Marten Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Geoffrey Van Marten come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO QUATTRO:

Facciamo rumore!

     Il vento spazza i lucidi e curati prati di cui è tappezzata la zona chiamata, da chi la conosce bene, Green Hill. Un silenzio tombale ammanta l’atmosfera circostante, così densa di elettricità e tensione da potersi tagliare con un coltello. Sguardi fugaci serpeggiano nell’aria, sguardi pieni di significato, sguardi di sfida, occhiate pesanti, ma tutte provenienti dallo stesso identico individuo.

     Sono lì, di fronte a lui, più persone di quante aveva pensato di incontrare in quella prateria sconfinata. Sono lì che lo giudicano, che lo osservano, che pensano di lui cose che, per quanto si fosse sforzato, non sarebbe mai riuscito a cancellare. Non un dito si muove nella sua postura, non un sopracciglio, non un qualunque muscolo. E’ in attesa, è all’erta, è ansioso di verificare se la minaccia roboante di poco prima sia servita a bloccare sul nascere qualunque commento su quanto accaduto. Un sottofondo di chitarra in stile western sarebbe stato l’ideale per sottolineare quel momento di tensione e, di quei tempi, non è neanche escluso che, all’improvviso, un motivo del genere sarebbe potuto rimbombare nell’aria.

     Poi qualcosa succede. Un tremolare di labbra, una bocca che si incurva, un ventre che lotta per trattenere qualcosa che proviene dal profondo e la furia di Shadow comincia a montare fino a livelli allarmanti. Lo sguardo in cagnesco che sta rivolgendo a Sonic non è stato sufficiente ad avvertirlo delle conseguenze in caso avesse voluto fare quello che proprio in quel momento sta per fare.

     Il riccio blu si piega in avanti e, tenendosi la pancia, esplode in una sonora e chiassosa risata. Contagiato da quell’improvviso attacco di ilarità, anche Knuckles inizia a ridere, talmente di gusto da fargli venire le lacrime agli occhi. Tails, , Cream, Amy e Tikal si uniscono ben presto al coro, con risate più contenute e leggere. Ramon e la ragazza scoiattolo che Shadow non conosce, rimangono per un secondo in disparte da tutto quello, salvo poi lasciarsi prendere dall’impeto e seguire la corrente. Gli unici che non trovano nulla di spiritoso sono Nack e la iena in cilindro, ancora in cima alla collinetta con i suoi scagnozzi. Anzi, la donnola vede quell’attimo di distrazione come l’occasione perfetta per sgattaiolare lontano dalla morsa dell’agente che lo aveva preso in custodia. Rouge, accanto a Shadow, si guarda bene dall’esprimere anche un solo briciolo di divertimento, perfettamente conscia del rischio che correrebbe.

     - Devi davvero ammetterlo, Shadow! - riesce ad esclamare Sonic, tra una risata e l’altra - Non stavi affatto malaccio con il sombrero e le maracas! -

     Il volto del riccio nero è talmente contratto per la rabbia da risultare quasi irriconoscibile. I suoi pugni stretti vibrano come in preda ad una scossa elettrica e il digrignare dei suoi denti è così forte da essere udito anche a parecchi metri di distanza. Completamente fuori di sé per l’imbarazzo e il fastidio dell’essere preso in giro come uno zimbello, Shadow divarica le gambe e si prepara a lasciare andare tutta la collera accumulata.

     - Poi non dite che non siete stati avvertiti! - grida, con gli occhi iniettati di sangue - CHAOS BLA…!!! -

     Rouge balza addosso a Shadow, tappandogli la bocca e bloccando sul nascere l’onda d’urto. I due cadono entrambi scompostamente sul prato, tanto che il riccio pensa che la sua amica abbia solo voluto chiudere la sua unica valvola di sfogo. Poi però avverte il calore di una piccola esplosione provenire dal punto in cui si trovava prima in piedi. Guarda verso l’alto e si accorge di un filo di fumo provenire dalla base del bastione della iena in cilindro. Non gli ci vuole altro per fare due più due e per capire di essere stato quasi colpito a morte.

     - A cuccia, Shadow! - lo ammonisce Rouge, aiutandolo a rialzarsi - Non è questo il momento! -

     - Spero non lo prenderai sul personale, Carbonella! - dice tranquillo Mr. Trick a Shadow - Non volevo che interrompessi questo delizioso coro di risate! Non lo sai che la risata ha un potere terapeutico? Cura la Musonite, la Tristoporosi ed è un toccasana contro la Sindrome da “Sono Troppo Serio e Pomposo Per Ridere” Cronica! -

     - Senti tu quest’altra, damerino! - ribatte Sonic, puntandogli un dito contro - Hai mai sentito l’espressione “Ride bene, chi ride l’ultimo”? Ebbene, preparati a ricevere i ringraziamenti di tutti noi al suono di calci del sedere… e al suono di maracas! -

     Quando il riccio blu sente distintamente un feroce - Brutto piccolo… - provenire da uno Shadow soffocato in tempo da Rouge, capisce che la frecciatina è andata a segno.

     In tutta risposta, Trick emette una risata sguaiata e batte le mani in un sentito applauso.

     - Questo sì che si chiama senso dell’umorismo! Tu sì che mi piaci! - commenta, prima di rivolgersi ai suoi accoliti - Ragazzi, perché non andate anche voi a farvi due risate? Che ne dite di una gara di freddure? Comincio io! Se la valigia si porta, perché la porta non si valigia? Perché prima di valigiarla bisogna… svaligiarla! Buona, eh? -

     Sonic e gli altri non sanno se stare in guardia o meno, perché non hanno ben capito l’ordine impartito da Trick ai suoi scagnozzi. Quando però questi scendono con veloci balzi dalla collinetta e si avvicinano con intenzioni evidentemente non troppo pacifiche, sono costretti a cambiare atteggiamento.

     - Non vedevo l’ora di mettere in pratica le nostre lezioni di autodifesa! - commenta Sydia, accantonando la sua apparente timidezza.

     - Tikal, tieni Cream al sicuro! - intima Amy all’echidna, impugnando il fidato martello - Pare che sia arrivata l’ora di ballare… e non in senso letterale… almeno spero! -

     - Fermi tutti, in nome della legge! - interviene Ramon, mettendosi in mezzo tra il gruppo e lo squadrone di sgherri - Rappresento la SQ2 e vi dichiaro tutti in arresto! Ora, mettete le mani sopra la testa e inginocchiatevi! -

     I sicari in occhiali da sole si scambiano occhiate perplesse. Alcuni di loro ridacchiano con fare di scherno e continuano ad avanzare lentamente.

     - Non per essere polemico - dice Knuckles, ormai per niente stupito dallo scoiattolo - Ma ti sei soffermato a fare un po’ di conti? Sempre che nella polizia te lo abbiamo insegnato! -

     - Che domanda sciocca! Certo che so… fare… i… conti! -

     Giusto in quel momento, Ramon si accorge di aver sventolato la bandiera di guerra completamente da solo contro più di una ventina di sicari grandi quanto armadi.

     - Ehm… a pensarci bene, non mi dispiacerebbe un aiutino! -

     - Vediamo se siete in grado di farmi ridere! - commenta Trick - Tocca a voi, ragazzi! -

     Nell’istante in cui gli sgherri si avventano sul gruppetto, Sonic si fionda loro incontro. Purtroppo per lui, è anche l’istante in cui un nuovo ritmo si fa largo nell’aria, un ritmo cantilenante che sembra uscito da una sessione di aerobica e che si impossessa delle membra del riccio blu senza indugi. Mentre Knuckles, Tails, Amy, Sydia, Shadow e Rouge si preparano a combattere, Sonic si aggiusta la benda di spugna attorno alla fronte e stringe l’asciugamano alle sue spalle. Il sudore cola sul suo viso, solleticandogli la pelle, ma il riccio non se ne cura, preferendo continuare a salire e a scendere dallo step seguendo il ritmo della musica.


     “What are you waiting for? Nobody’s gonna show you how
     Why work for someone else to do what you can do right now?
     Got no boundaries and no limits, if there’s excitement, put me in it
     If it’s against the law, arrest me, if you can handle it, undress me”
     
     I tre scagnozzi di Trick che Sonic ha davanti sono incerti su come procedere. Loro non sono affetti dallo strano incantesimo musicale e potrebbero attaccare in ogni momento. Sonic è consapevole di quello che sta facendo, ma il suo corpo va avanti per inerzia, senza che lui possa prenderne il controllo. Green Hill si è improvvisamente trasformata in una palestra, dove il riccio blu, da atleta perfettamente allenato, si esercita alla sbarra di fronte ad uno specchio.
    
     “They say that a good thing never lasts and then it has to fall
     Those are the people that did not amount to much at all
     Give me the bass line and I’ll shake it, give me a record and I’ll break it
     There’s no beginning and no ending, give me a chance to go and I’ll take it”     
    
     I tre sgherri in giacca e occhiali sembrano aver deciso come muoversi. Si allargano per guadagnare spazio e si preparano ad attaccare Sonic da tre lati diversi. Il riccio continua il suo allenamento, sebbene in cuor suo vorrebbe tirare fuori le unghie e sferrare un’offensiva. Quello che non si aspetta è che la musica e il ritmo gli possano comunque essere di aiuto. Sonic solleva un peso atletico e lo fa ruotare sempre più veloce attorno a sé stesso. Il risultato è inevitabile: uno, due, tre colpi e gli avversari finiscono a gambe all’aria.

     “Don’t stop me now, don’t need to catch my breath
     I can go on and on and on
     When the lights go down and there’s no one left
     I can go on and on and on
     Give it to me, yeah, no one’s gonna show me how
     Give it to me, yeah, no one’s gonna stop me now”

     Sonic continua a far roteare il peso, senza che lo sforzo pregiudichi il suo cantare. Non una nota della sua canzone è stonata, nonostante il suo corpo e i suoi polmoni siano in continuo e febbrile movimento. I suoi tre avversari tentano faticosamente di rialzarsi, ma Sonic, inebriato dal chorus della sua canzone, si sfila la canotta da ginnastica, si riscalda i muscoli delle gambe e si tuffa sullo stomaco dei malcapitati, rimbalzando dall’uno all’altro.

     Quando le ultime note di pianoforte si diluiscono nell’aria, Sonic si riappropria del suo corpo e si guarda intorno per rendersi conto di quanto avvenuto. I tre scagnozzi che doveva affrontare sono riversi per terra doloranti, tanto che Sonic deve riconoscere che, almeno per una volta, una sua canzone ha avuto un’utilità pratica. Anche gli altri suoi compagni sono impegnati a lottare: Tails e Knuckles tengono a bada un paio di avversari con un efficace gioco di squadra, mentre Amy si fa spazio tra tutti agitando il suo martello. Sydia, invece, sfreccia come una saetta da una parte all’altra, menando calci e pugni all’impazzata contro chiunque le intralci la strada. La sua espressione di solito tranquilla e serena si è trasformata in una smorfia di collera selvaggia. Shadow e Rouge combattono spalla a spalla. Tra tutti sono i due che si ritrovano a fronteggiare più nemici insieme. Tikal e Cream, invece, rimangono in disparte, attendendo con ansia l’esito dello scontro. Quello che però attira maggiormente l’attenzione di Sonic è il modo di combattere di Ramon. Le sue orecchie sono tappate dalle cuffie che prima portava al collo e ogni sua mossa, calcio o pugno, segue un ritmo strano e ripetitivo. Sembra quasi che stia lottando a tempo di musica, il che, pensa Sonic, è perfettamente plausibile considerando i grossi auricolari sulle sue orecchie.

     Senza indugiare oltre, Sonic si scaglia in azione rotante contro la schiena di un sicario ansioso di ghermire la gola di Tails.

     - Mi hai visto, Scheggia? Ho cantato un’altra volta! Anche se Shadow ha distrutto quell’affare continuiamo lo stesso a cantare! -

     - Sono sicuro che c’è una spiegazione anche per questo! - replica il volpino, asciugandosi il sudore - Ma prima di tutto dobbiamo liberarci di questi sicari! -

     - Non credo che siamo molto simpatici al pagliaccio in cilindro! - commenta il riccio, apprestandosi ad andare in soccorso degli altri.

     Mr. Trick osserva con interesse tutta la scena, senza staccare gli occhi neanche una volta dal combattimento in corso. Nack è accanto a lui, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore.

     - Ci stanno facendo a pezzi, boss! - esclama - Non sarebbe il caso di tagliare la corda? -

     - Te l’hanno mai detto che sei terribilmente scortese, compare mio dentone? - ribatte bruscamente la iena - Non si va mai via senza salutare! Specialmente se si tratta di un bocconcino così aggressivo come quello! -

     - Cosa? Ma di cosa stai parl… -

     Nack interrompe la sua flebile protesta nel momento in cui si accorge che il suo capo ha gli occhi incollati su Rouge the bat. Le braccia gli cascano flosce sui fianchi e sospira rumorosamente, ben consapevole di quello che sta per succedere.

     - Non credo sia il caso di perdere altro tempo, boss! Quelli ci fanno tutti secchi se non ce la filiamo! -

     - Allora raduna i ragazzi e filatevela con le moto! Ho una squisita signora da corteggiare! Lucidati il berrettino, Sponky! Si va in scena! -

     - “I’m too sexy for my hat! Too sexy for my hat” - canticchia il peluche in falsetto.

     Mr. Trick cammina saltellando piano in direzione di Rouge, impegnata in quel momento a prendere a calci uno dei sicari in occhiali da sole. Niente di quello che succede attorno a lui lo può interessare, dato che il suo sguardo è puntato unicamente sulla ragazza che ha di fronte. Nack, intanto, seguendo con una certa punta di irritazione gli ordini del suo superiore, raduna silenziosamente i Ring Leaders sconfitti e li indirizza, attento a non farsi notare, dall’altro lato della collinetta, dove sono parcheggiate le moto che hanno utilizzato per arrivare a Green Hill e tendere l’imboscata.

     Rouge, intanto, ha appena terminato di stendere l’ultimo dei suoi problemi, quando si volta e sussulta alla vista dell’inquietante sorriso di Trick. E’ lì, in ginocchio di fronte a lei, che le porge un fiore rinsecchito con la mano posata sul cuore.

     - Oh, mia dolce damigella alata! Sai risplendere sotto l’influsso di una polvere fatata? Te la prendi se ti schizzo con dell’acqua salata? O più semplicemente dovrei regalarti una patata? -

     - Di che cosa stai blaterando? - domanda Rouge, confusa da quelle chiacchiere insensate.

     - Allontanati da lui! - le intima Shadow, impegnato a prendere a pugni uno scagnozzo particolarmente grosso di stazza.

     La ragazza pipistrello è incerta sul da farsi. La iena non sembra costituire neanche un minimo di pericolo, ma il modo in cui la guarda le fa venire la pelle d’oca. Non è abituata a trattare con criminali che le offrono fiori e le dicono parole dolci, o almeno gentili, quindi non può evitare di lasciarsi ingannare dalla cortesia di questo bizzarro spasimante.

     - Non ti sottrarre al nostro amore al sapor di frittata! Potrei reagire male e gettarmi da una cascata! Vieni insieme a me, zuccherino, sarà la nostra serata! -

    
     “Haven't we met? You're some kind of beautiful stranger
     You could be good for me, I've had the taste for danger
     If I'm smart then I'll run away but I'm not so, I guess I'll stay
     Heaven forbid, I'll take my chance on a beautiful stranger”

     Un allegro coro di chitarre suona per lui. E’ il suono che sancisce l’inizio della sua grande occasione. La melodia è intensa e quasi ipnotica, l’ideale per rilassare i sensi della ragazza e per permettergli di andare a colpo sicuro. Il locale in cui si trovano è gremito di gente. Le luci del palcoscenico sono di un intenso verde smeraldo. La iena è sul palco, in giacca blu, parrucca rossa e un paio di occhiali dalla montatura scura esageratamente grandi. Rouge è tra la folla, intenta ad osservare lo spettacolo con blando interesse. E’ per lei che Trick canta la sua canzone, ma i suoi tentativi di seduzione pare che non siano proprio quelli giusti.

     “I looked into your eyes and my world came tumbling down
     You're the devil in disguise that's why I'm singing this song
     To know you is to love you, you're everywhere I go
     And everybody knows to love you is to be part of you
     I've paid for you with tears and swallowed all my pride
     Beautiful stranger, beautiful stranger”

     La iena saltella, strepita, sbatte forte i piedi sul palco, ulula e si comporta nel modo più chiassoso possibile con l’unico intento di attirare l’attenzione di un’annoiata Rouge. E’ una tattica che non funziona, nonostante la musica sia stata scelta proprio per suscitare una trance quasi ipnotica e il suo modo di fare sia quanto di più affascinante si possa desiderare. E’ il momento per lui di ricorrere a misure drastiche. Salta giù dal palco, prende per mano la ragazza e la conduce all’esterno, dove li attende un forte rullare di batteria che introduce un nuovo brano.

     “Hey, pretty baby with the high heels on
     You give me fever like I've never, ever known
     You're just a product of loveliness
     I like the groove of your walk, your talk, your dress
     I feel your fever from miles around
     I'll pick you up in my car and we'll paint the town
     Just kiss me baby and tell me twice that you're the one for me”

     Delle scarpe con tacchi alti, nere e lucide, appaiono ai piedi di Rouge. La ragazza cammina lungo il marciapiede che c’è all’esterno del locale, ma sente una presenza alle sue spalle. Si tratta naturalmente di Trick che, per l’occasione, sfoggia una maglia bianca, una giacchetta blu e, soprattutto, un nuovo taglio di capelli scuro e riccioluto. La canzone che sta cantando è dedicata a quell’attraente ragazza che fa di tutto per ignorarlo, ma la iena sa benissimo che quel corteggiamento sta dando i suoi frutti. Basta notare il sorriso nascosto e compiaciuto della ragazza, mentre procede lungo la strada come se niente fosse.

     “The way you make me feel (The way you make me feel)
     You really turn me on (You really turn me on)
     You knock me off of my feet (You knock me off of my feet)
     My lonely days are gone (My lonely days are gone)”

     Mr. Trick non può negare che quel gioco gli faccia piacere. E’ abbastanza soddisfacente per lui accettare la sfida di una ragazza così reticente, ma il tempo dei giochi sta per volgere al termine. La iena decide di passare al contrattacco, appendendosi ad un lampione e ruotando elegantemente su di esso fino a ritrovarsi faccia a faccia con Rouge. La reazione di quest’ultima è leggera e contenuta, ma senza ombra di dubbio compiacente. Senza però degnare il suo corteggiatore di una parola, continua per la sua strada. La canzone starà anche per volgere al termine, ma Trick è determinato ad ottenere quello che sta desiderando.

     Lo scenario si dissolve nuovamente per lasciar spazio a Green Hill. Anche se Rouge, durante la canzone, è rimasta vittima dello strano incantesimo musicale e non ha potuto reagire in nessun modo, c’è chi durante lo spettacolo non è rimasto con le mani in mano. Approfittando del fatto che l’attenzione di tutti era rivolta a Mr. Trick, Nack è riuscito a radunare tutti i Ring Leaders finiti al tappeto e a portarli fino ai loro mezzi di trasporto. Una volta assicuratosi che tutto è pronto per la fuga, si arrampica di nuovo sulla collinetta e aspetta il segnale del suo boss.

     - Tieni giù le zampacce! - esclama Rouge, dando uno schiaffo sulle mani della iena.

     Sonic e gli altri rimangono ad assistere alla scena paradossale, senza sapere se è il caso o meno di intervenire. Di per sé, Trick non ha per niente l’aria di costituire un pericolo per Rouge o, quanto meno, non è niente che la ragazza da sola non possa gestire.

     - Per i calcoli renali di mia nonna, non hai forse sentito la mia canzone d’amore? - insiste la iena in cilindro - Siamo destinati a stare insieme, mia tenera topolina volante! Non senti un coro di angeli che strimpellano dolci melodie d’arpa? -

     - Sento solo che se non ti togli di torno nel giro di un secondo ti farò passare un brutto quarto d’ora! -

     - Che bello! Ho sempre adorato i giochi violenti! Te ne propongo uno io! Si chiama: “Attenta a non farti tirare le coda mentre dormi”! -

     Trick tende un braccio come a voler dare una pacca sulla spalla di Rouge. Dal suo polsino spunta uno sbuffo di fumo incolore che prende la ragazza in pieno viso. Dapprima tossisce, irritata per quello scherzo di cattivo gusto, ma subito dopo, mentre tenta di protestare vivamente, le sue palpebre diventano pesanti e il suo corpo cede sotto il suo stesso peso. Trick l’afferra per la schiena prima che finisca distesa sul prato e si assicura, con un sorriso, che il pipistrello sia effettivamente piombato in un sonno profondo.

     - Che cosa le hai fatto? - sbotta Shadow, allarmato.

     - Puoi tenere a freno le unghie, Carbonella, sarà trattata come una regina nella mia sontuosa magione! Nel frattempo posso solo consigliarti di prendertela comoda e di goderti il piccolo regalo che ho fatto a tutta Mobius, cioè la gioia della musica! -

     Trick schiocca le dita e invia il segnale prestabilito a Nack. All’istante, la donnola scaglia in aria tre piccole sfere che, rompendosi sul terreno, sprigionano una grossa cortina di fumo nero. La nuvola scura si spande in fretta nei dintorni, grazie alla brezza che soffia a Green Hill, oscurando completamente la visuale di tutti i presenti.

     - Se la sta dando a gambe con Rouge! - urla Knuckles, accecato dal fumo e incapace di muoversi.

     Sonic e Shadow si muovono a tentoni nella cortina, ma questa è talmente ampia da non permettere loro di venirne fuori tanto presto. Nei secondi successivi, un coro di rombi di motore sferza nell’aria e i due ricci capiscono che Trick e la sua compagnia se la stanno filando a bordo di qualche veicolo. Purtroppo per loro, però, il tempo che impiegano a riacquistare la visibilità è sufficiente ai loro nemici per sparire a tutta birra.

     - Alza i tacchi, Shadow! - gli intima Sonic - Possiamo recuperare terreno in un nanosecondo! -

     - Non sappiamo da che parte siano andati, genio! - ribatte il riccio nero.

     - E con questo? Quello se la sta filando con Rouge! Vuoi rimanere qui a fare un picnic e ad aspettare il suo ritorno? -

     - Se la sa cavare da sola! Nel frattempo dovresti impiegare le tue forze per capire che diamine sta succedendo! -

     - Fammi capire bene! - si intromette Knuckles, con fare battagliero - Vuoi lasciare Rouge in balia di quello psicopatico in cilindro senza muovere un dito? -

     - Hai capito bene! Non abbiamo indizi su dove cercarla, tanto per cominciare! -

     - Questo per te è sufficiente ad abbandonarla? -

     - Hai scelto la persona sbagliata su cui scaricare la rabbia! - ribatte Shadow in tutta tranquillità

- Non sono io quello che le ha cantato di togliersi dai piedi! -

     A giudicare dal rossore sul suo volto, la collera di Knuckles raggiunge livelli preoccupanti. Si avvicina sempre di più ad un impassibile Shadow, con la mezza idea di sferrare sul suo viso uno di quei pugni che si ricordano per tutta la vita, ma fortunatamente per entrambi Tails si intromette nella discussione e tenta di placare gli animi.

     - Ragazzi, non c’è motivo di perdere la testa! L’unica cosa che possiamo fare adesso è riflettere con calma e cercare di capire come risolvere tutta la faccenda! -

     - Hai qualche suggerimento, Tails? - domanda Amy - Sinceramente non saprei da dove cominciare! -

     - Credo che dovremmo cominciare dall’inizio! Siamo stati attirati qui seguendo le tracce del macchinario che Shadow ha distrutto! A quanto pare non era quello la causa dell’epidemia musicale, considerando che anche dopo il suo spegnimento non è cambiato nulla! Forse dando un’occhiata ai suoi componenti potrò ottenere qualche informazione! -

     - Mi sembra evidente che si è trattato di un’imboscata! - spiega Shadow, con un tono di superiorità che infastidisce Knuckles - Degli informatori che io e Rouge abbiamo strapazzato ci hanno parlato di movimenti sospetti in questa zona! E’ chiaro che quel pagliaccio stava cercando di attirare l’attenzione di tutti qui… forse per distoglierla da qualche altro posto! -

     - Sì, ma che senso ha tutto questo? - interviene Sonic - Che cosa ci guadagna a far diventare tutti delle popstar? -

     - Non potrebbe importarmi di meno! - risponde Knuckles - La mia priorità è dare un taglio a questa grande farsa e… riprendere Rouge! -

     - Va bene… ehm… penso che dovremmo tornare alla mia officina! - propone Tails - Proverò ad esaminare quell’aggeggio, sperando di venirne a capo in qualche modo! -

     - Perfetto! - si intromette Ramon, improvvisamente.

     Tutti gli rivolgono uno sguardo interrogativo mentre si rivolge all’intero gruppo sfoggiando l’espressione tipica di chi la sa lunga, o di chi fa finta che sia così.

     - Dato che sono l’agente incaricato ufficialmente del caso Ring Leaders e che quei criminali hanno aggredito anche voi, siete tutti sotto la mia custodia! Non avete nulla da temere! -

     Nessuna trova di che replicare a quell’affermazione, ma è Knuckles a togliere agli altri la fatica di arrovellarsi.

     - Le presentazioni a dopo, per favore! -

     - Su, doppia coda! Sei tu il cervellone del gruppo, no? - continua lo scoiattolo cingendo il collo di Tails con un braccio - Prendi un po’ di quella ferraglia e datti da fare! Ti nomino ufficialmente collaboratore delle indagini! -

     Se il desiderio di Ramon era di mostrarsi fiero e sicuro di sé di fronte agli altri, una qualità naturale per un agente di polizia, il modo in cui capitombola sul prato, dopo essere inciampato sui suoi stessi piedi, non può che avere l’effetto di far rovinare i suoi progetti.

     - Io questo non lo conosco! - commenta Sonic - E voi? -


     Un’ora dopo i frenetici avvenimenti di Green Hill, il gruppo allargato che ha assistito alla paradossale presentazione della mente criminale dietro a tutto quanto si ritrova, come di consueto, nel retro di casa Prower. Gran parte dei rottami del macchinario che aveva tutti attirato in quell’imboscata semi-seria si trova sul bancone da lavoro di Tails, sottoposto ad un accurato esame sotto la grande lente d’ingrandimento a muro del volpino. Sonic è accanto a lui, ansioso più di prima di sapere come muoversi. Era stato difficile nascondere il suo sollievo nel momento in cui Shadow aveva distrutto quella che si pensava essere la causa dell’epidemia musicale, ma, purtroppo per lui, era stato il primo a verificare di persona quanto l’intervento del suo sosia non fosse servito a un bel niente. Più tempo passa e più Sonic si sente con le spalle al muro. Curioso, si ritrova a pensare, se si considera che più di una volta ha rischiato di rimetterci gli aculei combattendo contro Eggman, ma nessuna sua infernale macchina da guerra gli ha mai fatto più paura dell’idea di cantare e ballare come un idiota.

     Se non altro, dice tra sé e sé, non è solo a recitare la parte dello stupido. Lancia uno sguardo di sottecchi a Shadow, a poca distanza da lui, pietrificato nella sua consueta posa severa, con le braccia conserte e il volto corrucciato. Ogni volta che qualcuno gli avrebbe rinfacciato le sue doti canore poteva sempre rifarsi su Shadow. Il riccio blu ghigna perfidamente, inebriato dalla soddisfazione di poter scaricare su qualcun altro l’imbarazzo semplicemente parlando di sombrero e maracas.

     Anche Knuckles e Ramon si trovano nell’officina, in paziente attesa di un responso da parte del, come era stato chiamato dallo scoiattolo, “cervellone”. Non può esserci che silenzio tra i due, considerando l’atteggiamento restio dell’echidna ad aprire bocca. La sua mente è impegnata altrove, come risulta evidente per chiunque dei presenti che gli getti uno sguardo addosso. E’ molto probabile che gli bruci ancora il battibecco avuto con Shadow, pensa Ramon mentre tenta di concentrarsi su qualunque cosa abbia intorno per sconfiggere la noia dell’attesa.

     - Ancora niente, Scheggia? - domanda Sonic, avvicinando la testa al tavolo per dare una sbirciatina.

     - E’ la quarta volta che me lo chiedi! - ribatte Tails, seccato - Non è un lavoro facile esaminare uno per uno tutti i circuiti di questo aggeggio! -

     - Oh, ne sono sicuro! E scommetto anche che Wave sarebbe riuscita a scoprire qualcosa in metà del tuo tempo! -

     Le sopracciglia del volpino si incurvano per conferirgli un’espressione profondamente offesa. Si meraviglia della mancanza di tatto del suo amico, più grave del solito, considerando poi che è perfettamente a conoscenza della rivalità che c’è tra di lui e la ragazza meccanico dei Babylon Rogues.

     - Questo non puoi dirlo, Sonic! Sei ingiusto! Io… io sto facendo del mio meglio! -   

     Degli allegri accordi fanno capolino nella stanza, suggerendo che la magia musicale non intende dare tregua a nessuno di loro.


     “Oh, I see what she do but I can do it better
     And the talk of the town be true that I’ll make you forget her
     How can you hate something that you ain't have tried?
     You got to lose control almost every night, yeah
     See what they do, but we can do it better, yeah, I'm talking to you”

     Tails è al centro di un palco illuminato da tenui luci blu elettrico. Affiancato da due affascinanti coriste, dà sfogo al potere della sua ugola nel microfono retto dall’asta di fronte a lui. Il suo abbigliamento può essere definito casual, una veste in cui il volpino si sente decisamente a suo agio. Maglietta bianca con una grande “K” rossa stampata in bella vista sul petto e larghi e comodi jeans da tempo libero. Le sue due code sbatacchiano dalla contentezza, mentre segue il ritmo allegro della canzone tenendo il tempo con il piede.

     “Oh, I know life is hard so we’ll live it for the weekend
     You can hurt or take heart, I guess it really deepens
     What's the point of worrying about being cool?
     When there's a million things to learn they never teach you at school
     I don't believe what they say
     We just want tomorrow to be better than today”

     Tails inclina l’asta del microfono verso destra e la utilizza come un’immaginaria chitarra, talmente preso dal ritmo da non poterne fare a meno. In realtà, c’è una vera band alle sue spalle, su di una parte sopraelevata del palco. I chitarristi, il pianista e il batterista sfoggiano un look molto curioso. La giacca e la cravatta fanno parte di un tipo di abbigliamento ordinario, questo è vero, ma è decisamente particolare notare dei copricapo gialli a forma di Pac-Man.

     “Fabrications complicate the world in a web
     Too much useless information plays with your head
     Very clever people know we all need a chance
     To stop our clever busyness and let go and dance”

     Ad uno schioccare di dita del cantante, dai lati del palco spuntano dei fantasmini colorati con tanto di occhiali da sole e cuffie da deejay. In un allegro e surreale girotondo, questi cominciano a ballare intorno a Tails e alle sue due coriste.

     “You’ve got to feel it, see it, know how much you need it
     What's the point of livin' if you don't take a chance?
     You’ve got to use it, lose it, know the chance to do it
     What's the point of livin' if you don't wanna dance?
     Everybody, everybody wanna dance now”

     Nel momento di cantare il chorus, il punto più importante di tutta la canzone, la musica aumenta di volume, così come l’emozione di Tails nel sentirsi trascinato da una melodia che adora. Accanto a lui appaiono due ologrammi di diversi colori che lo replicano alla perfezione. Fingendo che siano persone in carne e ossa, pone le braccia sulle loro spalle e così fanno loro. Cantando insieme, con un’unica voce, ma moltiplicata per tre, accompagnano la canzone verso la sua fine, chiudendo con uno spettacolo di fuochi d’artificio alle spalle della band.

     Insieme alla rassicurante visione della sua officina, in Tails ritorna anche il dispiacere per le parole di Sonic, ma si stupisce nel notare che il suo più grande amico ride sotto i baffi, battendogli dei colpetti affettuosi sulla spalla.

     - Sei stato grande, Scheggia! - dice - Non te la prendere per quello che ho detto! Stavo solo facendo una prova! -

     - Una prova? - ripete il volpino, in una delle rare volte in cui non afferra le cose al volo.

     - Ti ho provocato di proposito perché volevo vedere se il tuo dispiacere ti costringesse a cantare! E a quanto pare ho avuto ragione! Questa roba che Trick ha scatenato adesso trasforma in musica non solo i nostri pensieri, ma anche i nostri stati d’animo più forti! -

     - E come sei arrivato a questa brillante deduzione? - domanda Shadow, leggermente scettico.

     - Quando eravamo a Green Hill ho cominciato a cantare una volta che mi sentivo pieno di grinta e pronto a combattere! E tu, ballerino di samba, hai cominciato ad agitare le tue belle maracas quando eri pronto a scatenarti… anche se non so se intendessi scatenarti proprio in quel modo! -

     - Dì solo un’altra parola, Sonic, e io… -

     - Questo però non accadeva prima! - interviene Knuckles, alzando la voce per sovrastare le minacce del riccio nero - O meglio, non con questa frequenza! -

     - Credo che Sonic abbia ragione! - conclude Tails - Di qualunque cosa si tratti credo che stia aumentando sempre di più! -

     - Questa sì che è una buona notizia! - commenta Ramon, bonariamente.

     Tre occhiate fulminanti serpeggiano nella stanza e lo centrano in pieno, facendolo sentire vagamente in soggezione.

     - Ehi, che cosa c’è? A me piace la musica! -

     - E come al solito i “mucho macho” sono impegnati a gestire le sorti del mondo, lasciando noi ragazze qui fuori ad aspettarli! -

     Le parole pronunciate da Amy evidenziano in tutta sincerità il suo fastidio. Seduta con le gambe incrociate sull’erbetta del prato di casa Prower, è impegnata a sforzarsi di mantenere un evidente broncio per quando gli altri sarebbero usciti dall’officina. Cream e Cheese sono seduti accanto a lei e la guardano con un sorriso divertito.

     - Però devi ammetterlo! - le risponde Tikal, in piedi di fronte a lei - Non ci hanno affatto vietato di entrare con loro! -

     - Lo so, ma mi dà fastidio quell’atteggiamento da: “Noi siamo i maschi qui e ce la dobbiamo sbrigare noi”! Siamo stati attaccati anche noi da quei sicari, abbiamo rischiato la pelle esattamente come loro! -

     - Penso che abbiano semplicemente voluto tenerci fuori dai guai! Insomma, chi poteva immaginarsi che dietro a queste canzoni ci fosse l’opera di una banda di criminali? -

     - Di certo non io! - afferma Amy, per poi rivolgersi a Sydia - Mi dispiace che tu ti sia trovata in mezzo a tutto questo! -

     - Stai scherzando? - ribatte la ragazza scoiattolo, con gli occhi luccicanti - Mi sono divertita un mondo a prendere a calci quei tizi con gli occhiali da sole! Dopo tutta quella pratica in palestra non vedevo l’ora di fare un po’ di esercizio sul campo! -

     - Bé, sì! Questa è tutta ordinaria amministrazione quando si è amici di Sonic the hedgehog! -

     - Sonic e Knuckles mi sono sembrati preoccupati prima! - dice Cream - Spero che le cose si aggiustino in fretta! -

     - Bisogna solo guardare al futuro con un senso di speranza! - afferma Tikal con un sorriso incoraggiante - E’ così che le situazioni difficili si risolvono! Pensando positivo! -

     Strano, Tikal avrebbe giurato che il sole fosse già alto. Perché allora lo vede sorgere in lontananza? E’ proprio lì, una sfera di fuoco che avanza nel cielo per fondersi con i toni caldi giallo-arancione tipici di una meravigliosa alba. Poi, degli accordi di chitarra risuonano intorno a lei e la sua mente, già rilassata dal consueto sortilegio musicale, realizza che nelle sue parole c’è stato evidentemente qualcosa che ha fatto scattare l’incantesimo. L’echidna, però, deve ammettere di provare una sensazione magnifica ogni volta che si abbandona al richiamo della musica. E così sarebbe stato anche questa volta.


     “Zephyr in the sky at night I wonder
     Do my tears of mourning sink beneath the sun?
     She's got herself a universe gone quickly
     For the call of thunder threatens everyone
     And I feel like I just got home, and I feel”

     Tikal avverte un senso di libertà, avverte un senso di completezza, una sensazione inebriante di essere in contatto con ogni parte del mondo. Si trova sospesa nell’alto del cielo, avvolta da un banco di nuvole vaporose, con il vento che spira tra i lembi della sua leggera giacca e i suoi lunghi riccioli biondi che ondeggiano in una soave danza. La realtà del pianeta a cui appartiene è sotto di lei, così lontana ma allo stesso tempo così vicina da poter essere abbracciata.

     “Faster than the speeding light she's flying
     Trying to remember where it all began
     She's got herself a little piece of heaven
     Waiting for the time when Earth shall be as one
     And I feel like I just got home, and I feel”

     L’eco del suo canto viaggia attraverso lo spazio sconfinato del cielo, raggiungendo angoli remoti che nessun occhio è mai riuscito a scrutare. La vita pulsante del pianeta vibra incessantemente sotto Tikal, ad un ritmo sempre più frenetico e inarrestabile. Le automobili sfrecciano alla velocità della luce, le persone si accalcano come formiche operaie in ogni spazio delle grandi città e il pianeta continua a girare vorticosamente.

     “Quicker than a ray of light she's flying
     Quicker than a ray of light I'm flying”

     Un altro giorno è volto al suo termine. Come in un video dalle immagini velocizzate, la realtà attorno a Tikal si muove ad un ritmo che è impossibile da sostenere. Le nuvole sfrecciano nella volta celeste e la luce del sole viene pian piano soffocata, per lasciare spazio al suggestivo buio della sera, illuminato solo dalle stelle più lontane. Per Tikal è come rimettere i piedi per terra dopo un viaggio durato anni nei confini dell’universo. Si sente in pace con sé stessa e incredibilmente emozionata.

     Quando riapre gli occhi si ritrova a sostenere lo sguardo delle tre ragazze, ma non si cura di nascondere l’imbarazzo, perché, anche se grazie ad uno strano sortilegio, si è sentita per qualche minuto come ha sempre desiderato essere: libera!


     Al suo risveglio, Rouge the bat viene assalita da una serie di fastidiose sensazioni che contribuiscono all’unisono a gettarla in uno stato di confusione mai provato prima. Avverte la testa pesante, la vista appannata e la bocca impastata da un sonno profondo. La prima cosa di cui si rende conto è di essere seduta, sebbene non si ricordi dove si trovi con precisione né come ci sia arrivata. Continua a strizzare gli occhi nella speranza che il sottile velo che li copre sparisca gradualmente, permettendole di mettere a fuoco i particolari che la circondano. Non appena ci riesce, però, desidera non averlo mai fatto. Il suo cuore sussulta e trattiene a stento un gridolino quando l’inquietante sguardo sgranato di una iena in cilindro si rivela essere ad un soffio da lei.

     - Spaventata, mia cara? - domanda con leggerezza Mr. Trick - Non intendevo farlo! Oh, ma a chi la do a bere! Era proprio quello che intendevo fare! Non c’è niente di meglio di un bello spavento una volta svegli! -

     Rouge si guarda allarmata intorno, cercando di trovare qualcosa che possa sembrarle familiare e rassicurante. La stanza in cui si trova risalta subito per il suo sfarzo e per la sua esagerata eleganza. Ampia e squadrata, sfoggia un soffitto dipinto di un intenso blu mare e pareti ricoperte di una carta da parati con motivi tigrati. La ragazza si trova all’angolo di un lungo divano antico foderato con cuscini scarlatti. Un lungo tappeto decorato di motivi astratti e vivacemente colorati si srotola sotto ai suoi piedi. Il muro che ha di fronte è occupato da un lucido bancone da bar, con tanto di scaffalature dove sono riposte varie bottiglie di liquori ambrati. Vari tipi di piante tropicali sono adagiate per tutta la stanza su tavoli in mogano, in vasi di marmo pregiato o persino appese a catenelle dal soffitto.

     - Ti piace, zucchero? - chiede ancora la iena - E’ il mio piccolo rifugio dalla monotonia della vita quotidiana! Pensavo sarebbe stato carino condividerlo con te! -

     - Che cosa vuoi da me? - ribatte Rouge, per niente a suo agio - Perché mi hai portato qui? -

     - E’ la prima domanda che ti è saltata in quella graziosa testolina, non è vero? Perché ti trovi qui? Sarebbe estremamente scortese da parte mia non fornirti un’esauriente risposta, ma temo che per questa volta dovrò mostrarti il mio lato più maleducato! Io sono una persona che agisce d’impulso, tesoro, e diamine se mi piace farlo! Tutto questo piccolo insignificante mondo è dominato dal caos, dolcezza, e io sono il più grande ammiratore del caos! Sono il suo supporter urlante allo stadio, sono il suo avvocato, sono la ciliegina sulla sua immensa e confusionaria torta! E, ammettiamolo, pure… non si è mai vista una ciliegina più affascinante di questa! -

     - Non hai risposto alla mia domanda! - insiste la ragazza, decisa a reagire con fermezza - Che cosa ci faccio qui? -

     Trick sorride come un bambino con un giocattolo nuovo.

     - Adoro la tenacia in una donna con le ali! - commenta, sedendosi accanto a lei - Devi sapere, mio pasticcino svolazzante, che il mio più grande interesse è l’arte, è l’estetica, è la bellezza in tutte le sue forme! Non c’è fascino più grande di quello della risata! E’ la forza che permette a tutti di trovare il lato comico di ogni situazione, è la forza che ci spinge a goderci ogni attimo della nostra insulsa vita, è la forza più grande dell’universo, più grande persino del caos! E’ l’opera a cui mi dedico sin dal momento della mia sbellosissima rinascita intellettuale, trovare il lato comico del caos! Tu sei notevolmente affascinante, bisogna riconoscerlo, anche se un tantino demodé per i miei gusti! Non c’è persona più adatta di una musa come te per ispirare e ammirare il mio capolavoro da crepapelle! -

     - Insomma, mi hai rapito perché vuoi che assista ai tuoi folli progetti? -

     - Molto di più di così, madama! - replica la iena, sporgendosi verso il viso di Rouge con aria schizofrenica - Voglio mostrarti il mio mondo! Voglio che tu comprenda l’unica vera verità! Non esiste bianco o nero, giusto o sbagliato, carne o pesce, mutandine a palline o mutandine a righe! Esiste solo il caos, la totale sregolatezza, il fascino libertino della follia! Ti farò vedere un mondo dove l’unica vera ragione, l’unica vera credenza, l’unico vero dio… è quanto riusciamo a prenderci gioco del caos che ci circonda! -

    
     “I'm gonna show you that good guys don't always win
     I'm gonna show you the brighter side of living in sin.
     So when you're six feet under, you won't wonder why
     Just 'cause you got a halo don't mean that you can fly.
     If you thought it was over, you're way off track
     You made a blunder…”

     L’atmosfera è così carica di emozione e di sentimento, anche se unicamente da parte di Trick, che diventa inevitabile contornare un discorso sentito con suoni lenti e armonici, accompagnati dalla calda magia di un sassofono. La voce della iena è molto seducente e carica di passione, tanto che pensa bene di cantare in un soffio per non rovinare l’atmosfera rilassante che si è venuta a creare.

     “I'm gonna show you good guys always finish last
     Speaking of virtue, being nice is a thing of the past.
     When I want something done, I'll say it with a gun
     Just 'cause you're an angel don't mean you're having fun.
     I just wanted to thank you for what you lack
     Hope they don't hang you”

     La magia musicale non ha trasformato in alcun modo l’abbigliamento di Mr. Trick. Indossa sempre una delle sue giacche di velluto, questa volta rossa con striature porpora, e il lucido cilindro nero, privo però del suo criceto peluche preferito. Un riflettore è puntato su di lui, indicando che a lui appartiene tutta la scena. Mentre un gruppo di corvi fin troppo cresciuti suona una sezione di sassofoni e trombe, la iena dà sfogo alla sua vena musicale con un microfono vecchio stile di forma rettangolare.

     “You put me back, back in business,
     This ain't no hit or miss, I'm gonna get my way
     Cause you put me back, back in business,
     You're my first witness, and I'm here to stay
     He's back in business now, give me a hand and I'll take a bow.
     He's coming back in style, give me an inch and I'll take a mile”

     La musica esplode in un tripudio di strumenti quando è il momento del chorus. Il sipario dorato alle spalle di Trick si solleva, lasciando intravedere l’intero palco di colore bianco latte. Un gruppo di coriste è nell’angolo. Tengono il tempo muovendosi sensualmente al ritmo della musica e forniscono tutti i controcampi di voce di cui Trick ha bisogno. Tenendo stretto a sé il microfono e dando fondo alla portata delle sue corde vocali, si esibisce in uno sfrenato numero di tiptap, per poi inchinarsi e ricevere i meritati applausi.

     Nella stanza privata di Mr. Trick cala nuovamente il silenzio. Rouge ha assistito con un’aria interessata a tutto il numero musicale del suo rapitore e, cosa ancora più strana, accoglie il termine dell’esibizione con un leggero applauso. La iena si inchina nuovamente, soddisfatto di una performance che avrebbe giudicato eccezionale. Torna a sedersi accanto alla ragazza e cerca di decifrare le sue intenzioni a partire dall’espressione.

     - Che cosa ne dici, dolcezza? Mi permetterai di mostrarti il mio mondo? Sei della partita? -

     Rouge gli sorride di rimando.

     - Sono della partita! - esclama convinta - Voglio solo mettere una cosa in chiaro, Trick! Non sono il tipo di ragazza che accetta ben volentieri di essere usata e poi scaricata! Mi presterò al tuo gioco, ma se proverai a prendermi in giro ne rimarrai davvero molto spiacente! -

     - Era quello che speravo sentirti dire! - ribatte la iena, emozionata all’idea proposta - Che cosa mi aspetta se il mio interesse per la tua bella presenza dovesse scemare? -

    
     “Oops, I guess I shot ya, my finger's on the trigger
     I had a bullet with your name on it, click-click
     I'm a sex pistol, my love should be illegal
     Real deal, baby, I'm no counterfeit, click-click
     Line 'em up, knock 'em down, if looks could kill
     My body's fully loaded and I've got more ammo
     Line 'em up, knock 'em down, if looks could kill
     You're an accessory to murder, 'cause…”

     La risposta arriva su di un piatto d’argento per Mr. Trick, non appena la realtà si deforma ancora una volta per trasportare tutti nell’affollato ingresso di un saloon. Tutti gli occhi dei clienti sono puntati sulla stella della serata. Rouge, con un lungo vestito rosso scintillante e dei vertiginosi tacchi, canta in cima ad un pianoforte sulle note di un ritmo elettronico. I suoi numerosi fan le dedicano fischi di apprezzamento e urla di giubilo, cosa di cui lei però si cura solo in parte.

     “My love's a revolver, my sex is a killer, do you wanna die happy?
     My love's a revolver, my sex is a killer, do you wanna die happy?
     I let it bang, bang, I shoot 'em bang, bang
     Mirror, mirror on the wall, who's the baddest of them all?
     I shoot 'em bang, bang, I line 'em up and watch them fall”

     Un cappello da cowboy è calato sugli occhi di Rouge, unicamente per non dare soddisfazione a nessuno dei suoi ammiratori. Nessuno di loro verrà degnato di un solo sguardo perché è lei quella che ha il potere, quella che tiene il guinzaglio, il leader in carica. Nella mano destra, quella non occupata a reggere il microfono, regge una vecchia pistola arrugginita. Conosce il momento più giusto per sparare un colpo in alto e intimare alla band di fermarsi… ma solo per cambiare ritmo!

     “All the lonely nights I spend alone never around to love me
     You're always gone, cause you're hangin out breakin' the rules
     Oh the man has come looking for you, you're a rebel now
     Don't give a damn, always carrying on with the gang
     I'm trying to tell you boy it's a mistake
     You won't realize til it's too late”

     Tutto il saloon è scosso da un potente terremoto. Una potentissima vibrazione sta facendo scuotere tutte la pareti. E’ solo il ritmo rock che un chitarrista solitario sta producendo in fondo al locale. L’unica a non esserne intimorita è Rouge, tanto che corre verso di lui per far sì che le note penetrino fin dentro le sue ossa. Nel momento in cui le onde sonore la investono, il suo abbigliamento si trasforma come per incanto. Camicia bianca, jeans sporchi di terra e una voce nuova di zecca, carica di potenza al punto giusto.

     “Don't understand why you insist on ways of living such a dangerous life
     Time after time you stay away and I just know that you're telling me lies
     Black cat, nine lives, short days, long nights
     Livin’ on the edge, not afraid to die
     Heart beat real strong but not for long
     Better watch your step or you're gonna die”

     Dei fiotti di vapore caldo invadono ogni centimetro del saloon, costringendo tutti i presenti a sgombrare la sala e a darsi alla fuga. Solo Rouge e il chitarrista rimangono fermi al loro posto, la prima impegnata a cantare con tutta la forza di cui dispone, il secondo a pizzicare le corde della sua chitarra con movimenti così rapidi da sembrare quasi impossibili. All’ultimo accordo, però, la musica non accenna a volersi fermare, anzi, subisce un’altra trasformazione, sfociando ancora una volta nel campo dei battiti elettronici.

     “S.O.S she is in disguise, S.O.S she is in disguise
     There's a she wolf in disguise, coming out, coming out, coming out
     A domesticated girl that's all you ask of me,
     Darling it is no joke, this is lycanthropy
     Moon's awake now with eyes wide open
     My body is craving so feed the hungry”

     Le pareti di legno e il soffitto del saloon crollano su se stessi in un grande polverone bianco. Dietro di questi si trova la volta di pietra di una caverna, la cui roccia possiede una colorazione rosso sangue così intensa da abbagliare gli occhi. Le poche persone rimaste nonostante il terremoto possono, così, assistere ad una danza sfrenata di Rouge all’interno di una gabbia dorata. I raggi della luna filtrano da un’apertura sul soffitto, come un naturale riflettore sulla stella dello spettacolo.

     “I've been devoting myself to you Monday to Monday and Friday to Friday
     Not getting enough retribution or decent incentives to keep me at it
     Starting to feel just a little abused like a coffee machine in an office
     So I'm gonna go somewhere closer to get me a lover and tell you about it
     There's a she wolf in the closet, open up and set her free
     There's a she wolf in the closet, let it out so it can breathe” 

     La voce di Rouge raggiunge picchi più elevati di quanto potesse immaginare. Il suo completo di tuta nero aderente le dona un’aria animalesca, un requisito fondamentale per dare un senso alla sua canzone. Le sue dita si stringono attorno alle sbarre della gabbia, mettendo bene in evidenza le lunghe unghie laccate di rosso, come artigli pronti a ghermire un maschio imprudente. Nell’istante immediatamente precedente al termine della canzone, la ragazza sferra un pugno alla gabbia dorata, mandandola in frantumi in mille schegge. E’ libera e pronta a solcare le strade del mondo!
    

     Dall’altra parte della città, una figura silenziosa è intenta a fissare il cielo terso e sereno, con la mente immersa in una folla di pensieri come raramente, dall’inizio della storia, gli è capitato di fare. Sul retro di casa Prower, Knuckles the echidna ha preferito attendere in solitudine il responso dell’esame di Tails ai rottami recuperati da Green Hill. La sua scelta non è dettata solo dal suo inossidabile istinto solitario, ma anche dall’esigenza di soffermarsi per un momento a riflettere su quanto accaduto fino a quel momento.

     La sente palpabile la lontananza. Avverte in tutta la sua forza la distanza tra lui e Rouge, una distanza creata non solo dal suo rapimento, ma volontariamente anche da lui, una frattura che lui stesso ha contribuito a creare. E’ buffo come le cose a cui teniamo, pensa Knuckles, impariamo ad apprezzarle solo quando queste non ci sono più, o quando un litigio con Shadow riesce a rinfacciarcele in tutta la loro importanza. Sebbene non sia del tutto sicuro di quanto potesse significare un’irritante ladra pipistrello nella sua vita, è da parecchio che non può più negare di tenere molto a lei. Si è rifiutato per troppo tempo di affrontare l’evidenza, di ricomporre i frammenti confusi dei suoi sentimenti e di dare un nome a tutto quello che c’è stato e che ci sarebbe stato tra di loro. Sempre se il suo pessimo carattere e il suo orgoglio granitico glielo avrebbero permesso. E’ proprio nel momento in cui non può raggiungerla, se non con il pensiero, che il peso della sua mancanza comincia a soffocarlo come una lenta e dolorosa stretta alla gola.

     A dare voce ai suoi pensieri malinconici ci pensano le corde di chitarra che sembrano provenire dal profondo del suo cuore. Una nuova melodia sta per nascere, solo che Knuckles non si cura, questa volta, di combatterla né di nascondere quello che il suo animo gli sta comunicando. Preferisce abbandonarsi al lento ritmo di chitarra, chiudendo gli occhi e lasciando che le sue emozioni vaghino nell’aria fino a raggiungere, almeno così spera, la persona a cui sono rivolte.


     “I just woke up from a fuzzy dream
     You never would believe those things that I had seen
     I looked in the mirror and I saw your face
     You looked right through me, you were miles away
     All my dreams they fade away, I'll never be the same
     If you could see me the way you see yourself
     I can't pretend to be someone else”

     La sua voce si disperde nello spazio sconfinato che ha intorno. La melodia incalzante che risuona nelle sue orecchie proviene dalla chitarra che ha appesa al collo. Sebbene non abbia mai saputo come si suona una chitarra, a Knuckles viene naturale strimpellare malinconici accordi con lo sguardo perso nel vuoto. Avverte molta confusione intorno a lui, un viavai di persone e una girandola di suoni e rumori, ma lui è perso nelle sue riflessioni, perso nella musica.

     “When no one's around then I have you here
     I begin to see the picture, it becomes so clear
     You always have the biggest heart,
     When we're six thousand miles apart
     Too much of no sound uncomfortable silence can be so loud
     Those three words are never enough when it's long distance love”

     Sul suo petto Knuckles sfoggia una giacca di pelle consumata dall’usura sulla quale sono attaccate diverse etichette con il nome di differenti luoghi e nazioni. Il suo viaggio attorno al mondo alla ricerca di qualcosa che neanche lui conosce bene continua anche durante il suo canto echeggiante. Suona la sua chitarra fendendo la folla a passi lenti, mentre il sole cala rapidamente dipingendo il cielo di colori così intensi da farlo sembrare un quadro ad olio.

     “You always love me more, miles away
     I hear it in your voice, we're miles away
     You're not afraid to tell me, miles away
     I guess we’re at our best when we're miles away
     So far away”

     Uno stormo di rondini sorvola il cielo che si sta tingendo di crepuscolo. Knuckles lo osserva con aria assorta, attendendo che la gente che gli passa accanto si allontani e lo lasci da solo con la sua chitarra e con i suoi pensieri. Le ultime parole della sua canzone riecheggiano lontano, come un coro perso nella solitudine, proprio nel momento in cui l’echidna mette i piedi in un terreno desolato… che sia questo il luogo che sta cercando? La chitarra diventa obsoleta quando una melodia melanconica sostituisce il suo accompagnamento e lo mette di fronte alla sua anima.
 
    “You only see what your eyes want to see
     How can life be what you want it to be
     You're frozen when your heart's not open
     You're so consumed with how much you get
     You waste your time with hate and regret
     You're broken when your heart's not open”

     Il cielo è diventato cupo, ma la notte non è ancora arrivata. Un’insolita figura nera fluttua in direzione di Knuckles. Assomiglia molto ad un mantello da pioggia trascinato dal vento, ma le forme che descrive nell’aria e il modo in cui si sposta gli fanno quasi credere che sia vivo. Knuckles è pietrificato. Non sa dove si trova, se nelle intime regioni del suo animo o in un luogo fuori dal tempo. Ha solo la sua voce e le note della sua canzone a tenergli compagnia e a infondergli coraggio.

     “Now there's no point in placing the blame
     And you should know I suffer the same
     If I lose you my heart will be broken
     Love is a bird, she needs to fly
     Let all the hurt inside of you die
     You're frozen when your heart's not open”

     Lo strano essere dalla forma di mantello fluttua e levita attorno all’echidna, descrivendo un lento cerchio dal significato oscuro. Un’ombra si affaccia su di lui, proiettandolo nel buio più assoluto. Avverte il gelo nel suo petto, avverte il suo cuore diventare freddo e sa che sarebbe sufficiente un raggio di sole per scioglierlo… ma è qualcosa che deve provenire da lui. E’ lui che deve fare il primo passo.

     “Mmmmmm, if I could melt your heart
     Mmmmmm, we'd never be apart
     Mmmmmm, give yourself to me
     Mmmmmm, you hold the key”

     Il mantello scuro prende forma nella carne e si trasforma in un grosso levriero nero dallo sguardo d’acciaio. E’ lì per giudicarlo, è lì per osservare Knuckles, per verificare se il gelo che ammanta la sua anima possa essere annientato dal calore puro del suo amore. Una luce abbagliante comincia a splendere nel petto del guardiano. E’ il primo raggio di sole, è la luce della comprensione di quanto il gelo possa paralizzarlo, di quanto lui stesso possa essere la causa del suo congelamento. Ora ha capito. Proprio quando la voce gli muore in petto e la musica viene meno, ha compreso cosa fare del tempo che gli rimane.

     Knuckles non avrebbe saputo dire se si era trattato tutto di un’illusione, di una distorsione ottica provocata dall’epidemia musicale, o piuttosto di un sogno ad occhi aperti. Quello di cui è grato è che grazie a quella musica ha fatto un passo avanti verso la sincerità con sé stesso. Il guardiano si osserva i palmi aperti delle mani, apparentemente interessato all’imbottitura dei suoi guanti, ma in realtà in un sottile tentativo di guardare dentro di sé. La strada da percorrere era sempre stata davanti a lui, ma non era mai riuscito davvero a vederla. Ora sa cosa deve fare, o almeno cosa deve provare a fare. Non è sicuro che nel momento culminante sarebbe riuscito ad essere sincero, ma nessuno avrebbe potuto biasimarlo per averci provato.


     - Mi ha colpito molto il modo in cui stavi combattendo questa mattina! - dice Sydia, rivolgendosi a Ramon con un sorriso timido - Non avevo mai visto uno stile del genere! -

     - Ci credo che non lo hai mai visto! E’ uno stile di mia invenzione! - le spiega lo scoiattolo poliziotto, con l’aria di chi si vanta di un importante traguardo - L’ho chiamato “Kung Hop Fu” perché combina passi di danza a mosse di arti marziali! E’ uno stile che si può adottare solo in presenza di musica, ecco perché porto sempre queste cuffie con me! -

     - Caspita, sembra qualcosa di molto particolare! Sarebbe divertente provare! -

     - Non lo so, ragazzina! C’è bisogno di molta concentrazione e di molto allenamento per combattere a tempo di musica! -

     Sydia incurva la bocca in un broncio molto irritato. I suoi occhi si stringono in due fessure incollerite e per il fastidio si ritrova ad agitare il pugno chiuso sotto il naso di Ramon.

     - Ehi, stai insinuando che non ne sarei capace? -

     - Ehm… no, no! Ti ho visto anche’io mentre combattevi! Non… ehm… non sei affatto male! -

     - Bene, allora cosa aspetti? - dice Sydia, tornata di nuovo sorridente - Insegnami come si fa! -

     Ramon pensa che se non c’è un modo migliore per ingannare l’attesa di sapere qualcosa dal volpino con due code, tanto vale provare a calarsi nei panni dell’insegnante. Effettivamente, ci stava pensando proprio prima che Sydia si avvicinasse a lui che la ragazza aveva una furia combattiva da lui mai vista prima. Il modo aggressivo, ma allo stesso tempo efficace e bilanciato, con cui quella mattina aveva atterrato i Ring Leaders erano delle qualità davvero notevoli, che non tutti possono vantare di avere. Una certa idea gli frulla in testa e forse quella è proprio l’occasione giusta per studiare più da vicino se vale la pena metterla in pratica.

     - E’ tutto un gioco di fianchi! - spiega Ramon, mettendosi di fronte a lei - I colpi di fianchi mentre segui il ritmo della musica ti danno la spinta necessaria a sferrare un calcio o a schivare un colpo! Per iniziare è necessario imparare a muoverli seguendo un ritmo scandito! Uno, due, tre quattro! Mi segui? -

     - Una questione di fianchi, eh? - ripete la ragazza, concentrata sull’apprendimento - Va bene! Adesso ci provo! Uno, due, tre quattro! Uno, due, tre quattro! -

     Senza che se ne renda conto, Sydia si ritrova a scuotere i fianchi sulle note di un coro di trombe. I due scoiattoli si scambiano un’occhiata stranita prima di venire catturati dal ritmo.


     “Ladies up in here tonight
     No fighting, no fighting
     We got the refugees up in here
     No fighting, no fighting”

     “Hey Girl, I can see your body moving and it's driving me crazy
     And I didn't have the slightest idea until I saw you dancing
     And when you walk up on the dance floor
     Nobody cannot ignore the way you move your body, girl
     And everything so unexpected - the way you right and left it
     So you can keep on shaking it”

     Ramon si ritrova catapultato nelle vesti di un rapper nel bel mezzo di una colorata e animata festa di paese. I bambini ballano sventolando lunghi nastri e i più anziani tengono il ritmo della canzone battendo le mani. Ramon sa di essere solo una figura di contorno rispetto alla stella della festa, che è poi la ragazza per cui sta cantando. Così raddrizza il suo cappello di paglia in testa e procede tutto d’un fiato nel suo rap, senza chiedersi come sia arrivato in quel tripudio di gioia, ma godendosi solo il pulsare della festa.

     “Oh baby when you talk like that you make a woman go mad
     So be wise and keep on reading the signs of my body
     And I'm on tonight you know my hips don't lie
     And I am starting to feel you boy
     Come on lets go, real slow don't you see baby asi es perfecto
     Oh I know I am on tonight my hips don't lie
     And I am starting to feel it's right all the attraction, the tension
     Don't you see baby, this is perfection”

     Al centro del grande gruppo di persone che sta festeggiando c’è lei, la stella della serata, la profonda voce che adesso ha preso il posto di Ramon nel cantare. E’ naturalmente Sydia che, alla stregua di una ballerina professionista, si scatena in una sfrenata danza a piedi scalzi scuotendo i fianchi al massimo delle sue capacità. I filamenti verdi del suo gonnellino hawaiano oscillano senza fermarsi mai, esattamente come il suo corpo che avverte il brivido della musica dalla punta dei piedi fino a quella dei capelli.

     La breve parentesi musicale volge al termine quando Ramon scivola all’indietro e travolge Sydia con il peso del suo corpo, facendo svanire di colpo la festa, la gente gioiosa e tutto l’incanto. I due scoiattoli si rimettono in piedi, leggermente doloranti per lo schianto avuto con il prato. Ramon, nonostante tutto, è euforico per quello che è appena successo e si esibisce in uno strano balletto festoso che suscita in Sydia uno spontaneo sorriso.

     - Adoro tutto questo! - esclama l’agente, alzando le braccia al cielo - Adoro la musica e adoro l’idea di cantare in ogni parte del mondo semplicemente con un pensiero! -

     - Neanche a me dispiace, se devo dirla tutta! - ribatte Sydia - Però vedi di non abituarti! Credo che Sonic e Tails riusciranno a trovare presto il modo di risolvere tutto! -

     - Che peccato! Allora penso che dovrò godermi il gioco finché dura! -

     - Presumo di sì! Oh, a proposito, io sono Sydia! -

     - Ramon! Chiamami pure Ramon! -


     Il tintinnio dei due bicchieri che si avvicinano per un formale brindisi riscuote Rouge dai suoi pensieri assorti. A quanto pare, fortunatamente, Trick non si è accorto che aveva la testa altrove, impegnata ad organizzare il modo più efficace per trarre il maggior vantaggio da una situazione decisamente poco favorevole.

     Si trova sempre sul divano della sontuosa stanza nel palazzo della iena, con un bicchiere di liquore in una mano e un senso di guardinga allerta addosso. Trick è più tranquillo che mai, preso com’è dalla placida discussione che ha ormai ingaggiato da quasi un’ora con la ragazza. Rouge si ritrova a pensare che lo avrebbe considerato un perfetto gentiluomo e una compagnia più che gradevole se non avesse saputo che era totalmente pazzo. Facendo finta di essere interessata alla chiacchierata, il pipistrello si guarda intorno, tentando di carpire un qualunque tipo di indizio che suggerisse dove si trovasse, considerando che non si era ancora presentata l’occasione di uscire da quella stanza e di visitare il palazzo. Forse, con un tantino di astuzia, sarebbe potuta riuscire a raggirare per bene Mr. Trick. In fondo, gli ha già fatto credere di essere consenziente ai suoi progetti, quindi si tratta solo di lavorarselo un altro po’.

     - Ma tu non hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto, vero? - domanda la iena, interrompendo un discorso quasi senza fine.

     Rouge, che fino a poco prima si stava limitando ad annuire con il capo, viene colta di sorpresa e non riesce a trovare una spiegazione plausibile per la sua distrazione, almeno non prima che Trick intervenga per toglierla dall’imbarazzo.

     - Puoi stare tranquilla, cara, ero consapevole che il mio discorso non suscitava il tuo interesse, ma adoro troppo sentirmi parlare! Eh-eh! -

     - Ti chiedo scusa! - si giustifica la ragazza, tentando di sembrare calma - Ero semplicemente immersa nei miei pensieri! Non intendevo distrarmi! -

     - Non c’è offesa, zuccherino! So perfettamente quali sono i pensieri che ti hanno distolto dal mio interessantissimo monologo sulla musica contemporanea! -

     - Non mi avevi detto che sai anche leggere nel pensiero! - commenta lei, con un sorriso incoraggiante.

     - Sono abbastanza geniale per intuirlo! - ribatte la iena, sistemandosi meglio sul divano - E abbastanza sicuro di me da potertelo dire! Vedi, mia astuta donzella, sono sicuro che tu non abbia affatto intenzione di assistere al mio lavoro, né di concedermi il privilegio della tua compagnia! Un uccellino nella mia testa mi dice che stai studiando un modo per dartela a gambe, o che stai semplicemente attendendo che i tuoi amichetti ti vengano a salvare dalla brutta iena cattiva! Dovrei consigliare loro un buon oculista! Bisognerebbe essere pazzi per ritenermi brutto, non ti pare? -

     La schiena di Rouge viene attraversata da un brivido freddo per essersi ritrovata di fronte all’ultima cosa che si sarebbe aspettata.

     - Cosa te lo fa pensare? - domanda, tentando di temporeggiare.

     - E’ molto semplice capire al volo le persone, bellezza! Avevo comunque intenzione di trascorrere del tempo con te prima della tua eventuale fuga e di spiattellarti tutti i dettagli del mio grandioso progetto! Sai perché lo faccio? -

     Rouge scuote lentamente la testa, attenta a non abbassare la guardia.

     - Perché se fosse troppo facile non varrebbe la pena farlo! Se manca anche un solo briciolo di sfida, manca tutto! Una vittoria senza sudore è come un delitto senza sangue! Non c’è fascino, non c’è classe, non c’è divertimento! E poi, senza di te, non avrei avuto nessuno con cui vantarmi! -

     Il ridere di gusto della iena ha il potere di intimorire Rouge più di qualunque altra cosa abbia mai fatto.

     - Così ecco tutto quello che volevi sapere, cocca! Ti risparmio la fatica di trovare un modo per farmi parlare! Devi sapere che quand’ero ad Adabat ho messo a punto un brevetto decisamente originale! L’ho chiamato “Trick ‘n’ Roll”, mica male, vero? E’ l’unico dispositivo attualmente esistente in grado di mettere in contatto due Zone distanti nel tempo e nello spazio e di fonderle insieme come una cosa sola! Esiste una Zona magnifica che viene chiamata Music Plant, un luogo dove nell’aria risuona musica perenne e dove tutti comunicano con canzoni e coreografie! Ah, che meraviglia! Sono venuto qui ad Emerald Town per testare sul campo il mio sbellosissimo nuovo giocattolo! Ho incaricato i miei soci di fare una scorpacciata di magnetite, cosicché il “Trick ‘n’ Roll” potesse raggiungere la sua potenza massima nel giro di pochi giorni! Quello che abbiamo sperimentato fino ad ora non è che l’inizio di tutto! Una volta ingranata la marcia più alta, la nostra realtà si fonderà con la Zona Music Plant e trascorreremo il resto dei nostri giorni in uno spettacolare musical globale! -

     - A che scopo tutto questo? - chiede Rouge, perplessa più che mai.

     - Naturalmente stampare un sorriso sui volti tristi della gente! - risponde la iena, come se stesse dicendo che due più due fa quattro - Sei stata distratta anche quando ti ho parlato del caos e delle risate? -

     In quel preciso istante, la grande porta in legno della stanza si apre e il passo impaziente di un nuovo visitatore si fa strada al suo interno.

     - Ascolta, Trick, ci ho pensato a lungo e ho deciso che… -

     La decisione di Levine sarebbe rimasta ignota. Non appena la farfalla si accorge della presenza di Rouge nella stanza, i suoi occhi si sgranano e la sua bocca si contorce in una smorfia di collera pura.

     - Che cosa ci fai tu qui? - sbraita con il dito puntato verso il pipistrello e la mano tremante - E tu cosa ci fai con lei? -

     - Noto con piacere che vi conoscete già, signore! - commenta la iena, soddisfatta.

     - Conoscerci? - ripete Rouge, sul chi vive esattamente come Levine - Mi piacerebbe davvero che si tratti solo di questo! Non c’era dubbio che una come te sarebbe finita in una gang di criminali! -

     - E che mi dici di te? - replica la farfalla - Mi pare che anche tu sia in questo palazzo esattamente come me! I tuoi furti da quattro soldi non rendono più, così hai deciso di tentare la scalata in grande stile? -

     - Sono stato io a portarla qui, dolcezza! - interviene Trick, stranamente euforico di fronte alla situazione delicata - Cosa ne dici di cantarmi qualcosa in proposito? -

     - E’ opera tua? E’… davvero opera tua? Una sola ragazza non ti basta, per caso? Hai deciso di fare il doppiogioco con me? Bene, lascia che ti dica come la penso! -

     Un potente ritmo elettronico echeggia tra le pareti della stanza e Rouge pensa che forse non è quello ciò che Levine ha da dire in merito. E’ come una sirena d’allarme impreziosita dal suono di un sintetizzatore quella che si avverte provenire dalle pareti e sta perfettamente a simboleggiare i grossi guai a cui Trick sta andando incontro a causa della furia cieca di una ragazza che si sente tradita. La realtà subisce una radicale metamorfosi e una macchia di colore sfocato si imprime sulle pupille di Rouge, mentre attende di assistere ad una scena che, sicuramente, non avrebbe dimenticato tanto facilmente.


     “Superstar, where you from, how's it going?
     I know you, gotta clue whatcha doing
     You can play brand new to all the other chicks out here
     But I know what you are, what you are, baby
     Look at you, getting more than just a re-up
     Baby you, got all the puppets with their strings up
     Faking like a good one, but I call 'em like I see 'em
     I know what you are, what you are, baby”

     In un ufficio dalle pareti bianche all’ultimo piano di un grattacielo, Mr. Trick è seduto ad una scrivania di fronte ad un computer, in giacca e cravatta scure, per una volta con un abbinamento di colori ordinario. Levine si avvicina a lui cantando, in veste di segretaria con minigonna, occhiali bordati di tartaruga e capelli a caschetto corvini. Per qualche motivo è molto irritata con il suo capo, tanto che lo afferra per la cravatta e lo trascina per l’ufficio fino ad arrivare ad una grossa fotocopiatrice. Nel frattempo le sue colleghe nel resto del locale, ballando sulle note di una musica che risuona negli altoparlanti sul soffitto.

     “Daddy-o, you've got the swagger of a champion
     Too bad for you, you just can't find the right companion
     I guess when you have one too many, makes it hard, it could be easy
     Who you are, that's just who you are, baby
     Lollipop, you must mistake me, you're a sucker
     To think that I, would be a victim, not another
     Say it, play how you want it
     But no way I'm never gonna fall for you, never you, baby”

     Levine apre il coperchio della fotocopiatrice e spinge il viso di Trick sul vetro, per poi azionare il meccanismo. Una serie di fogli con l’immagine stampata in bianco e nero del volto atterrito della iena cominciano ad accumularsi in un angolo. La ragazza ha ottenuto quello che voleva, così si allontana a passi veloci sui suoi vertiginosi tacchi alti, continuando però a cantare la sua canzone carica di rabbia vendicativa.

     “Womanizer, woman-womanizer, you're a womanizer
     Boy don't try to front, I know just what you are
     You got me going, you're oh so charming but I can't do it
     You womanizer
     You say I'm crazy, I got your crazy, you're nothing but a
     Womanizer”

     Se Trick credeva di essere al sicuro nel bar in cui di solito si ferma dopo il lavoro, si deve ricredere. Quella cameriera con i capelli lunghi e rossi è in realtà Levine, venuta in incognito a perpetrare la sua vendetta di donna tradita. Allora, la iena si rifugia nella sua lussuosa limousine, ma la ragazza bionda alla guida… indovina un po’! E’ sempre Levine, con occhiali da sole e cappello da conducente. E’ sufficiente una corsa sfrenata per le strade della città per far spaventare la iena talmente tanto da farla urlare. Levine ripete il chorus della canzone, decisa com’è di schiantarsi contro la fiancata di un palazzo.

     Prima che questo succeda, il mondo ritorna come è sempre stato e Mr. Trick esprime tutta la sua contentezza per aver fatto parte dell’ennesima canzone con un balletto goffo e scoordinato. Rouge e Levine si guardano in cagnesco, quasi pronte a venire alle mani, con l’odio palpitante tra di loro che si fa sentire nell’atmosfera che hanno contribuito a creare. Contrariamente alle aspettative, Levine gira i tacchi e si dirige verso la porta, senza aggiungere nulla a quanto già detto nella canzone.

     Trick tenta di starle dietro, ma si ritrova la porta sbattuta violentemente in faccia, una cosa che, paradossalmente, gli suscita una raffica di risate.

     - Adoro voi ragazze! Siete così squisitamente imprevedibili! - commenta.

     - Suppongo che lei faccia parte della tua banda se si trova qui! - dice Rouge, ancora sovreccitata.

     - E’ quello che lei vorrebbe, ma preferisco tenerla sulle spine per il momento! Non mi piace che siano le ragazze a venire da me, preferisco essere io a cogliere la sfida di portarle dalla mia parte! Per questo ho scelto te, crostatina! Lei non sa quanto ti ho rivelato e, di sicuro, non ne saprebbe fare il tuo buon uso! Se mai tu riuscissi a sgattaiolare fuori dal mio palazzo, corri pure dai tuoi amici a vuotare il sacco e provate pure a fermarmi! Non vedo l’ora di divertirmi nel vedervi provare! Ci sarà da ridere! -

     Con queste ultime parole, la iena in cilindro oltrepassa la soglia della stanza e lascia Rouge da sola a rimuginare su quanto accaduto fino a quel momento.


     E’ colpa del ritmo lento e vagamente cantilenante se Amy si ritrova a vagare in un mondo dove il linguaggio universale è la musica. Un attimo prima era di fronte a Sonic, decisa ad attendere che un accordo familiare lo spingesse a cantarle qualcosa, un attimo dopo si è rivelata essere proprio lei la stella dello spettacolo. E nell’attesa che il suo mondo assuma forme del tutto diverse, si gode il ritmo accattivante che risuona nelle sue orecchie, preparandosi a cantare al massimo delle sue capacità.

     “Count backwards 5, 4, 3, 2, 1 before you get too heated and turned on
     You should've learned your lesson all in times before
     You've been bruised, you've been broken
     And there’s my mind saying think before you go
     Through that door that takes me to nowhere
     I stopped you all romantic crazy in your head
     You think I listen, no I don't care”

     L’aria è arroventata da un’afa come mai si è vista prima. L’abitacolo dell’auto che sta guidando Amy è caldo e asfissiante. L’ingorgo in cui è bloccata non accenna a volersi sbloccare. L’unico modo che ha per fuggire da quella stressante realtà è rifugiarsi nelle note soavi della sua canzone. Apre la portiera dell’auto e scende in strada, camminando lentamente tra le altre vetture e richiamando a sé tutti quelli che ha intorno.

     “My conscious saying, get down off the streets, it's too dangerous and deadly
     Has got you talking around and circles got you see, all for the sake of sexy
     And as my friends say, stop before you fall, I dont wanna pick you up again 
     He's got you all romantic and crazier each day
     You think I listen, there's no way
     Can't focus I can't stop, you got me spinning round, round, round, round
     Can't focus it's too hot, you'll never get to Heaven if you’re scared of getting’ high”

     Tutti gli altri automobilisti decidono di scendere dalle macchine impantanate nel traffico per seguire quella ragazza impegnata a cantare una canzone che esercita uno strano magnetismo su di loro. Ben presto, Amy si ritrova a capeggiare una lunga fila di persone rapite dal ritmo, diretta verso un’ignota destinazione. Di fronte a lei c’è una grossa cisterna che ostacola il percorso… non è affatto un problema!

     “Let me keep freaking around, I wanna get down
     And I'm a red-blooded woman
     what's the point of hanging around?
     I wanna keep turning it down
     when this girl wants to rock with you, yeah...”

     Quando la musica aumenta di volume ed è il momento di far vibrare al massimo l’ugola per cantare il chorus, Amy si arrampica sulla scaletta di metallo della cisterna, seguita a ruota dagli altri automobilisti. In un battito di ciglio, si ritrovano tutti sul tetto del camion, radunati in cerchio attorno ad Amy, anche se ammassati l’uno all’altro per il poco spazio, con il solo intento di sentirla cantare. Invidiano la sua voce e invidiano il modo in cui danza lentamente ancheggiando al ritmo delle note.

     - Ci sono novità! Venite tutti dentro! -

     L’esclamazione di giubilo di Tails interrompe l’incantesimo ed Amy si ritrova nel giardino di casa Prower, con le mani alzate verso il cielo, di fronte ad un Sonic con l’espressione imbambolata. Al richiamo del volpino, il riccio blu fa per correre verso casa, ma Amy, ripresasi appena in tempo dall’impeto della musica, lo prende per un polso e lo trascina verso di sé.

     - Tutto qui? Non hai niente da dire in merito? -

     - Ehm… volevi forse un applauso? -

     - Non stavo parlando di questo! Stavo aspettando che mi cantassi una serenata, ma alla fine sono io quella che ha cantato per te… di nuovo! -

     - Ecco, brava! - replica Sonic, battendole una mano su una spalla - Continua ad aspettare mentre io vado a sentire cosa ha scoperto Tails! -

     Prima che Amy Rose riesca a fulminarlo con uno sguardo, Sonic sfreccia in un lampo all’interno della casa, lasciandola impalata lì come un sacco di patate.

     - Non pensare di sfuggirmi così facilmente! - mormora la ragazza tra sé e sé, sicura che sarebbe riuscita nel suo intento.

     Sollevati finalmente dalla fine dell’attesa, si riuniscono tutti quanti nell’officina sul retro, anche se un po’ stretti a causa dello spazio ridotto. Un po’ a disagio per essere al centro dell’attenzione di tutti, Tails si schiarisce la voce e si ripromette mentalmente di essere quanto più esauriente possibile. Non è la prima volta che si ritrova nel ruolo di leader e, di sicuro, sarebbe di nuovo stato all’altezza del compito.

     - Scusate se vi ho fatto attendere, ma ho dovuto fare un esame molto accurato perché la maggior parte dei componenti erano seriamente danneggiati! -

     - Già, chissà grazie a chi! - commenta Sonic con un ghigno.

     - Tu ti saresti forse comportato diversamente? - ribatte Shadow, indifferente.

     - Non credo che il sombrero e le maracas mi avrebbero donato quanto donano a te! -

     - Ad ogni modo - interviene Tails, riprendendo in mano la situazione prima che precipiti a causa di quella provocazione - Ho studiato con accuratezza quel poco che sono riuscito a recuperare e ho scoperto che si trattava di un semplice ripetitore di frequenza! Emetteva un semplice segnale radio molto potente, senza nessun altro effetto! Questo mi fa pensare che si trattasse solo di uno specchietto per le allodole, un pretesto per attirarci a Green Hill! -

     - E’ stato Nack! - sbotta Knuckles, furente - Quando lo scoiattolo se l’è lasciato sfuggire ieri sera deve aver avvertito Trick e insieme ci hanno teso quella trappola! -

     - Ehi, io non mi sono mai lasciato sfuggire nessuno! - ribatte Ramon, offeso - Nessuno riesce a farla in barba a me! - quindi urta involontariamente con il gomito una cassetta degli attrezzi, facendola quasi cadere prima che Cream e Tikal la blocchino e la spingano lontano dal bordo del tavolo.

     - Non hai trovato altri indizi che possano essere utili? - domanda Sydia.

     - C’è qualcosa in realtà, ma non sono sicuro che ci possa condurre sulla giusta strada! -

     Tails prende dal bancone di lavoro un pezzo di lamiera contorta e indica con il dito una piccola incisione scolpita nell’angolo. Sonic, il più vicino, aguzza lo sguardo e riconosce quello che ha l’aria di essere un logo con tre lettere ben in vista più delle altre.

     - TRL Corporation! - legge il riccio blu prima di sfoggiare un’aria perplessa - E che roba è? -

     - Ma certo! E’ una delle più importanti imprese di telecomunicazioni di Adabat! - spiega Ramon a tutto il gruppo - Le indagini che ho condotto con la mia squadra mi hanno portato alla conclusione che potrebbe essere di proprietà di Trick e dei Ring Leaders! La mia ipotesi è che la utilizzi come copertura per le sue attività criminose! Quando ho saputo che si era trasferito qui ad Emerald Town non credevo che avesse qualcosa a che fare con la TRL! -

     - Sai se ci sono delle filiali ad Apotos? - domanda Shadow.

     - Non mi risulta! Le loro attività sono sempre state ristrette entro i confini di Adabat, ma potrebbero anche aver cambiato musica… in tutti i sensi! -

     - Ora ricordo! - esclama Amy, attirando l’attenzione di tutti - Ieri mattina alla radio! Ho sentito una notizia che riguardava questa TRL Corporation! Adesso mi sfuggono i particolari, ma so che un famoso attore è in città per questioni che hanno fare con la TRL! Come si chiamava? Ehm… un attimo… Miney… Minny… -

     - Manny! - dice Ramon - Michael Monkey, l’attore che interpreta Manny in “Let’s Get Loud”! Capperi, sono un suo grandissimo fan! E’ qui ad Emerald Town ed io non ne sapevo niente? -

     Gli occhi dello scoiattolo brillano di una luce quasi fanatica mentre fissa Amy con la bocca spalancata.

     - Direi che questa è un’ottima pista! - conclude Sonic - Hai capito tutto, Shadow? O vuoi che ti faccia un disegnino? -

     - Sarò anche simile a te, ma non per questo sono altrettanto tonto! -

     - Bene, perché mi servi sveglio e scattante! Andremo a fare un giretto in città e a fare due chiacchiere con questo tizio! -

     - Io lavoro da solo, nel caso te lo fossi dimenticato! -

     - Ma dai, in due faremo molto più velocemente! E poi siamo sempre noi che risolviamo questo genere di cose! Siamo come Starsky ed Hutch, Stanlio ed Ollio, Tom e Jerry! -

     - Di cosa stai blaterando? -

     - Oh, sono modi di dire che ho imparato sulla Terra! -

     - E’ perché vuoi continuare a prendermi in giro fino alla morte, vero? -

     - Sei molto perspicace! -

     La risposta di Shadow si rivela essere un sonoro e sincero verso di disappunto.

     - E’ ora di andare a fare un po’ di giustizia! - esclama Sonic in tono solenne - Ho sempre desiderato dirlo! -

     Un colpo di chitarra esplode nell’officina, come è quasi d’obbligo che doveva essere, accompagnato da veloci battiti di batteria. L’ennesima melodia sta per cominciare, ma questa volta è tutta per Sonic e Shadow. I due ricci sono fermi immobili nella penombra di un grande edificio sgombro illuminato solo da fiochi raggi di luce provenienti dalle ampie finestre impolverate. Quello che si riesce a scorgere in lontananza sono solo le loro due silhouette, quasi due statue di pietra tanta è la fissità della loro immagine.


     “Nation to nation all the world must come together
     Face the problems that we see then maybe somehow we can work it out
     I asked my neighbour for a favour, she said later
     What has come of all the people have we lost love or what it's about
     I have to find my peace cause no one seems to let me be
     False prophets cry of doom what are the possibilities
     I told my brother there'll be problems, times and tears for fears,
    But we must live each day like it's the last”

     Il veloce rap che si sente nell’aria proviene da Sonic, il primo a venire fuori dall’ombra, correndo verso la porta di legno marcito dell’edificio e saltando fuori dall’uscio con un agile balzo. Shadow è immediatamente dietro di lui. Entrambi sfoggiano dei berretti da baseball con la visiera rivolta all’indietro e diversi medaglioni hip hop dorati.

     “The world keeps changing, rearranging minds and thoughts
     Predictions fly of doom the baby boom has come of age
     We'll work it out, I told my brother don't you ask me for no favors
     I'm conditioned by the system don't you taught to me
     Don't scream and shout, she pray to God, to Buddah
     Then she sings a Talmud song, confusions contradict the self
     Do we know right from wrong, I just want you to recognize me
     In the temple you can't hurt me I found peace within myself”

     La seconda strofa è tutta per Shadow. Il riccio nero scalza Sonic dalla sua via con una gomitata, quindi incalza con il suo rap mentre entrambi continuano a proseguire lungo la strada. I marciapiedi ai loro due lati sono semideserti e visibilmente abbandonati a giudicare dalle cartacce che fluttuano ad ogni alito di vento. E’ un mondo che ai due ricci non piace, è un mondo che hanno il compito di cambiare.

     “Go with it, go with it, jam
     It ain't too much stuff, it ain't too much
     It ain't too much for me
     Jam, it ain't too much stuff
     It ain't, don't you, it ain't too much for me”

     Arrivati in una piazza vuota, i due ricci cantano il chorus mentre si esibiscono in una coreografia snodata e tremendamente complicata. Sonic e Shadow, però, sono molto esperti nel muoversi a tempo con la musica e a tempo con i movimenti dell’altro. Man mano che la loro voce raggiunge ogni angolo della città, tanti ragazzi si fanno curiosi. Tante teste curiose spuntano dai vicoli e qualcuno corre verso i due ricci per ballare insieme a loro. E’ solo l’inizio, il mondo può essere reso migliore dalla musica. Sonic e Shadow lo sanno, quindi continueranno a ballare fino a quando ci sarà ritmo nell’aria.

     Le note spariscono rapide come sono arrivate, facendo ritornare il silenzio nell’officina di Tails. Sonic e Shadow, tornati nuovamente nei loro panni consueti, si scambiano un’occhiata di sfida, il modo più spontaneo che hanno per affrontare l’idea di un duetto insieme.

     - Sei fortunato, vendicatore! - dice Sonic in tono leggero - Qualunque cosa ti dicessi potresti ritorcermela contro! -

     - Ecco, bravo! Tappati la bocca allora! - ribatte Shadow.

     Nessuno è in vena di esprimere la propria opinione in proposito, quindi preferiscono attendere che Sonic e Shadow escano dalla stanza, diretti verso il vialetto, seguiti da tutto il resto del gruppo. Ramon è l’unico che li precede in corsa, fermandosi proprio davanti a loro due con le braccia spalancate e l’espressione determinata.

     - Che cosa vuoi adesso? - interviene il riccio nero, infastidito.

     - Lasciatemi venire con voi! - li supplica Ramon, quasi piagnucolando - Non posso lasciarmi sfuggire questa occasione di conoscere Manny! -

     - Non per guastarti la festa, fratello, ma ci rallenteresti troppo! - spiega Sonic, tentando di essere ragionevole - Non puoi correre alla nostra velocità e il tempo non è proprio dalla nostra parte! -

     - Rouge potrebbe essere ovunque adesso! - gli fa eco Knuckles - Prima raccogliamo informazioni e prima riusciremo a sapere dove si trova, quindi levati di mezzo! -

     - Vi seguirò con la mia auto e non vi intralcerò in nessun modo! Ve lo prometto! -

     - Hai problemi di udito, roditore? - incalza Shadow, al limite della sopportazione - Fatti da parte! E’ l’ultima volta che te lo dico, dopo saranno dolori per te! -

     - Va bene, se la mettete così allora mi metto a canticchiare la sigla di “Let’s Get Loud”! - minaccia Ramon.

     - Vuoi farci venire l’emicrania per caso? - replica Sonic.

     - Non proprio! Facendo così magari sento qualche accordo che mi ispira e… e… e iniziamo tutti quanti a ballare! -

     - Oh, no, non oserai farlo! - sbraita Shadow.

     - Davvero? Allora proviamo! Let’s Get Loud! Let’s Get Loud! LET’S GET LOUD!!! -

     - BASTA! -

     Proprio nel momento in cui Shadow sta per sfogare la sua frustrazione con un pugno sul muso di Ramon, ciò che tutti temevano si avvera nel giro di un secondo. Un’allegra melodia di stampo caraibico comincia ad animare l’ambiente, trasportando tutti i presenti su una spiaggia assolata. L’aria frizzante di mare riempie i polmoni del gruppo e il coro di trombe avvolge la mente di chiunque si trovi nei dintorni, instillando in loro la voglia irrefrenabile di cominciare a ballare. Per quanto Shadow resista, è impossibile per lui sottrarsi al richiamo del suo corpo, ma si ripromette di vendicarsi amaramente del responsabile di tutto quello.


     “If you wanna live your life live it all the way and don't you waste it
     Every feelin' every beat can be so very sweet you gotta taste it
     You gotta do it, you gotta do it your way
     You gotta prove it, you gotta mean what you say
     Life's a party, make it hot, dance don't ever stop, whatever rhythm
     Every minute, every day take them all the way you gotta live 'em”

     Una colorata pista da ballo fa capolino tra la sabbia della spiaggia, illuminandosi ad intermittenza come in un seducente invito per chi desidera scatenarsi su di lei. E’ di Ramon la voce dietro all’accattivante canzone, l’inno alla gioia della danza che, come un’irresistibile droga, penetra nel corpo di chiunque la ascolta. Sonic e tutti gli altri non si fanno attendere oltre e si tuffano nelle danze più sfrenate.

     “Life is meant to be big fun, you're not hurtin' anyone, nobody loses
     let the music make you free, be what you wanna be, make no excuses
     Do what you wanna do, say what you wanna say
     Go where you wanna go, just do it!”

     I maschi indossano una camicia aperta e dei pantaloni neri aderenti, mentre le femmine portano dei vaporosi abiti da ballerine di flamenco. Sembra che siano tutti diventati grandi esperti di balli caraibici, considerando la destrezza con cui si muovono, ballando un tipo di salsa che più senza freni è impossibile da immaginare. Sonic volteggia insieme ad Amy, Sydia danza a due mani con Tails, Knuckles fa ruotare Tikal in un veloce intreccio di braccia e Shadow, con un grandissimo rammarico che non riesce in alcun modo ad esprimere, solleva Cream e balla con lei.

     “Let's get loud, let's get loud
     Turn the music up to hear that sound
     Let's get loud, let's get loud
     Ain't nobody gotta tell you
     What you gotta do”

     Agli angoli della pista un gruppo di chao svolazza festoso, agitando dei nastri colorati e delle bandierine variopinte. Una pioggia di coriandoli assale i riluttanti ballerini, i quali si ritrovano ad avere molta compagnia quando tanta altra gente, proveniente da chissà dove, si unisce a loro nel festeggiare rumorosamente. Ramon si unisce a tutti quanti quando è il momento di cantare il chorus, stringendo il microfono in mano perché tutti, anche i più lontani, possano sentire come stanno facendo rumore… e che rumore!

     A malincuore, Ramon riapre gli occhi, anche se avrebbe desiderato rimanere a ballare e cantare su quella spiaggia per ore e ore tanto si stava divertendo. La prima occhiata che incrocia è quella furente di Shadow, così fuori di sé da suscitargli una tremarella incontrollata.

     - Ehm… ripensandoci… forse è meglio che rimanga qui a… a tenere d’occhio la situazione! Sono… sono pur sempre un agente e il… il mio compito è di proteggere e servire, v-vero? -

     Shadow si avvicina al malcapitato a passi lenti. Ramon indietreggia, sentendo i dolori da pugno anticipati.

     - Ehi… a cuccia, bello! T-Ti ricordo che sono un rappresentante della legge! P-Potresti essere perseguito pesantemente! S-Stai indietro! -

     Il riccio nero è così vicino allo scoiattolo da poter quasi contare ogni singolo pelo del suo muso. Ramon suda freddo e comincia a prepararsi mentalmente all’inevitabile.

     - Buh! - dice semplicemente Shadow.

     Lo scoiattolo si affloscia e finisce a terra, completamente svenuto.


FINE QUARTO ATTO
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Colonna sonora:
- “Give It 2 Me” by Madonna, Hard Candy (2008)
- “Beautiful Stranger” by Madonna, GHV2 (2001)
- “The Way You Make Me Feel” by Michael Jackson, Bad (1987)
- “Better Than Today” by Kylie Minogue, Aphrodite (2010)
- “Ray Of Light” by Madonna, Ray Of Light (1998)
- “Back In Business” by Madonna, I’m Breathless (1990)
- “Revolver” by Madonna, Celebration (2009)
- “Black Cat” by Janet Jackson, Janet Jackson’s Rhythm Nation 1814 (1989)
- “She Wolf” by Shakira, She Wolf (2009)
- “Miles Away” by Madonna, Hard Candy (2008)
- “Frozen” by Madonna, Ray Of Light (1998)
- “Hips Don’t Lie” by Shakira feat. Wyclef Jean, Oral Fixation Vol. 2 (2006)
- “Womanizer” by Britney Spears, Circus (2008)
- “Red Blooded Woman” by Kylie Minogue, Body Language (2003)
- “Jam” by Michael Jackson, Dangerous (1991)
- “Let’s Get Loud” by Jennifer Lopez, On The 6 (1999)
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