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Autore: Astry_1971    10/05/2006    12 recensioni
Impietosamente le parole di Potter lo riportarono indietro, sentì la sua voce mentre pronunciava l’Avada Kedavra e vide il raggio verde scaturire dalla sua bacchetta con una potenza spropositata strappando via la vita del vecchio mago. In quel momento anche quello che restava della sua anima moriva con lui.
Seguito di “Traditore”; Piton sopravvissuto allo scontro con Voldemort decide di affrontare il processo per l’omicidio di Silente. Riuscirà ad evitare il bacio del Dissennatore? Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo la caduta di Voldemort, ma prescindono dal settimo libro, ancora inedito quando questa storia è stata scritta.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Remus Lupin, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ciao Lukk sì siamo proprio all’ultimo, dispiace anche a me lasciavi così presto, ma per questa fic ho maltrattato anche troppo il povero Severus. Grazie ancora per i complimenti
Ciao mavi no, pietà non uccidermi, aiuto. Spero che ti piaccia quest’ultimo capitolo e che mi perdonerai per averti fatta soffrire un po’
Ciao starliam su, su che la paura poi passa. Però sono contenta di averti spaventata un po’ vuol dire che sono riuscita nel mio intento, volevo che quella scena fosse terribile, doveva esserlo per spingere un uomo come Piton a preferire il suicidio.
Ciao Sevvy , wow il professor Piton in persona? Be’ caro prof se leggerò la tua recenzione dopo questo capitolo vorrà dire che sarai ancora vivo, spero tanto di sì, auguri ;-D

Buona lettura!




CAP. 6: la magia della fenice



La sala era immersa in un silenzio irreale, gli occhi di tutti erano fissi sulla cupola luminosa e sulla scena raccapricciante che si stava consumando al suo interno.
Improvvisamente qualcosa attirò l’attenzione di Harry.
Gli sembrò di aver visto un’ombra muoversi dietro di una delle piccole feritoie situate nella parte alta della sala.
Senza distogliere lo sguardo da quel punto, agguantò Hermione per i capelli sollevandole di scatto la testa e, prima ancora di riuscire a pronunciare una sola parola, l’aveva già costretta a guardare nella direzione indicata dal suo dito.
“Fanny?” sussurrò lei.
Harry continuava a guardare la creatura che svolazzava fuori dalle mura. Effettivamente, si trattava di una Fenice, ma perché Fanny avrebbe dovuto trovarsi ad Azkaban? Forse anche lei voleva vedere vendicato il suo padrone?
Improvvisamente il grosso uccello si tuffò in picchiata dentro la sala. “Quella non è Fanny,”gridò Harry. “E’ un'altra Fenice.” e, impugnando la sua bacchetta, si lanciò al centro dell’arena, lasciando indietro un’Hermione sconcertata.
Intanto, i Dissennatori avevano circondato Piton che stava per ingoiare il suo boccone, ma il trambusto sembrò trattenere sia vittima che carnefici dal loro intento.
Severus che aveva sentito le urla di Potter, sollevò faticosamente la testa e si guardò attorno, cercando di capire cosa stava succedendo.
La sensazione di vertigine non lo aveva abbandonato, ma respirava meglio: il Dissennatore lo aveva lasciato andare.
Il mago lasciò che l’aria tornasse a riempire piacevolmente i suoi polmoni, era una sensazione stupenda. Tentò di mettere a fuoco quelle immagini che si muovevano di fronte a lui, e distinguerle da quelle che ancora si agitavano nella sua mente, quando Harry Potter gli balzò davanti interponendosi tra lui e un Dissennatore.
Nello stesso momento la Fenice sembrava voler trattenere gli Auror che si erano mossi per intervenire.
Harry scagliò il suo Patronus e i Dissennatori che continuavano ostinatamente a reclamare il loro pasto furono costretti ad arretrare. Purtroppo, il cervo luminoso di Harry ebbe anche l’effetto di disorientare gli altri Patronus; la barriera si sgretolò in una miriade di corpuscoli luminosi e il panico si sparse per la sala.
“Fuori! Tutti fuori! Uscite di qui!” Le grida di Malocchio sovrastarono tutte le altre, mentre gli Auror si schierarono per dirigere la folla urlante verso le uscite laterali.
Hermione, appena si rese conto delle intenzioni di Harry, lo seguì precipitosamente e, dopo aver schiantato due maghi che cercavano di trattenerla con la destrezza di un vecchio Auror, si lanciò verso Piton gridando: “Catena evanesco!”
Il mago fu di nuovo libero, sputò il suo scomodo boccone massaggiandosi i polsi poi, improvvisamente, sbarrò gli occhi, afferrò la ragazza e la trascinò a terra gettandosi sopra di lei.
Un Dissennatore era riuscito a superare il Patronus di Harry e si era lanciato su di loro.
Piton sentì il suo putrido sudario sfiorargli la schiena, mentre l’immonda creatura li oltrepassava, si sollevò sulle braccia e guardò Hermione.
“Tutto bene Granger?”
“S…sì… credo di sì.” balbettò, poi Piton allungò una mano e l’aiutò ad alzarsi.
Finalmente, gli Auror sembravano aver ripreso in mano la situazione e, una volta messe al sicuro tutte quelle persone, scatenarono i loro Patronus contro i Dissennatori.
Creature luminose di varie specie si affiancarono al cervo di Harry. Anche Moody appariva molto occupato e Piton ne approfittò per raggiungere l’uscita trascinando con sé la giovane Grifondoro.
Non capiva cosa stava succedendo, probabilmente tutto quel trambusto avrebbe solo ritardato l’inevitabile. Due ragazzini, un uccello e un mago disarmato contro un esercito di Auror e di Dissennatori, la situazione era talmente assurda che preferì non farsi domande e affidarsi all’istinto e, in quel momento, il suo istinto gli diceva di correre.
Qualcuno stava combattendo per lui, non sapeva perché, non sapeva se era giusto così, ma continuò a correre. Doveva procurarsi una bacchetta.
Dovette far appello ad ogni briciolo di energia rimastagli per raggiungere la gradinata trascinandosi dietro Hermione. Ma qualcuno li raggiunse.
“Fermati!”
Remus Lupin si parò davanti a loro puntando la bacchetta al petto di Piton.
Il mago spinse istintivamente Hermione da una parte e poi sollevò le braccia in segno di resa fissando ansante gli occhi del suo avversario.
Remus aveva uno sguardo di trionfo, fece un cenno al mago che teneva sotto tiro che indietreggiò spostandosi verso il centro dell’arena.
Intorno a loro infuriava ancora la battaglia. Moody stava rincorrendo un Dissennatore sulla gradinata, Harry era riuscito a respingerne due verso l’esterno, mentre la Fenice continuava a volteggiare sopra le loro teste.
Davanti ad un’Hermione terrorizzata, i due maghi si scambiarono uno sguardo di puro odio, Remus era irriconoscibile, abbassò lo sguardo sul pavimento e notò il boccone che Piton aveva sputato poco prima,
“Vedo che avevi optato per una morte rapida.” ghignò beffardamente. “Posso accontentarti”.
Piton s’irrigidì.
“Avad…”
“Expelliarmus!”
Harry, che si era sbarazzato dei due Dissennatori, ora puntava la bacchetta contro il suo ex professore.
Remus fu scaraventato a terra lontano dalla sua bacchetta.
“Harry, sei impazzito?” gridò, ma Piton non perse tempo e si lanciò addosso all’ex Malandrino con tutta la forza che gli era rimasta, cercando di metterlo fuori combattimento con sistemi molto babbani.
Harry ed Hermione assistettero alla scena con la bocca spalancata e non si accorsero di Moody che nel frattempo si era avvicinato ai due con la bacchetta in pugno e un’espressione furiosa.
“Impedimenta!” gridò e Piton si ritrovò supino ed immobilizzato da corde invisibili.
“Expelliarmus!” aggiunse l’Auror e, prima che potessero reagire, i due giovani furono disarmati.
“Bel tentativo, ragazzi! Credo che questa bravata vi costerà molto cara.”
Hermione si strinse al suo amico che le posò una mano sulla spalla, mentre i suoi occhi erano fissi sull’uomo che si dibatteva sul pavimento come un pesce fuor d’acqua.
Remus, intanto, si era rialzato barcollando, Piton doveva avergli rotto il naso perché la sua faccia era coperta di sangue.
“Tu, sporco Mangiamorte! Io ti…”
Si scagliò verso il mago a terra, ma fu bloccato da Malocchio che lo trattenne per un braccio. Poi Moody, rivolgendosi ai Guardiamaghi, ordinò: “Qualcuno catturi quell’uccello.” indicando la Fenice che continuava a volteggiare sopra di loro.
Decine di maghi puntarono in alto le loro bacchette, quando, tra lo stupore dei presenti, il grosso volatile, come richiamato dalle parole del vecchio Auror, planò elegantemente e si posò ai suoi piedi.
“Che dia…”
Moody non riuscì neppure a finire la frase che Hermione cominciò a gridare rivolta a Piton:
“La tocchi, presto! La deve toccare!” e, schivando Malocchio che si era voltato per fermarla, s’inginocchiò vicino a Piton, incitandolo.
Severus non era sicuro di aver capito le intenzioni della ragazza come, del resto, neppure Harry che continuava a guardare l’amica, come se si fosse trasformata improvvisamente nella nonna di Neville.
Tuttavia, l’ex Mangiamorte, mago oscuro e burbero professore capo della Casa dei Serpeverde, decise che, per una volta nella sua vita, avrebbe potuto seguire i consigli di una secchiona Grifondoro; tentò di muovere la mano destra per toccare la Fenice, ma le sue dita riuscirono appena a sfiorare le sue penne rosso fuoco.
L’incantesimo di Malocchio era ancora attivo e, nonostante l’impegno, la sua mano restò saldamente legata a terra, e fu allora che la bellissima bestia, tra gli sguardi attoniti dei presenti zampettò verso di lui e si accoccolò, posando la testa sulla sua mano.
Un lampo di luce accecante si sprigionò dal suo corpo. La luminosità fu tale che l’occhio magico di Moody schizzò in alto come impazzito, mentre tutti si portarono istintivamente le mani sul viso per proteggersi.
Quando riaprirono gli occhi, ciò che gli si presentò davanti aveva dell’incredibile.


* * *



Albus Silente, inginocchiato vicino ad un Piton incredulo e pallido come un cencio, sorrideva sornione paludato in uno strano mantello fatto di piume. Dato che ai presenti sembrava essere caduta la lingua, il vecchio preside si rivolse all’uomo a terra. “Scusa il ritardo amico mio.” e poi, alzando semplicemente una mano, enunciò:
“Finite incantatem!” e Piton fu libero di muoversi. Harry, appena fu in grado di richiudere la bocca e di riconnettere il cervello al resto del suo corpo, si precipitò verso Silente aiutandolo ad alzarsi. I suoi occhi erano puntati su Hermione che sembrava l’unica ad aver intuito quello che sarebbe successo.
Anche Moody si mosse, ma verso Piton e, porgendogli una mano, lo sollevò da terra.
Il gruppetto ora si era riunito in cerchio intorno al vecchio mago, mendicando una spiegazione. Anche gli altri Auror e le guardie presenti nella sala si erano avvicinati, pronti ad ascoltare una storia certamente incredibile.
Con loro erano sopraggiunti Hagrid e la professoressa McGranitt che, appena riavutasi dallo svenimento, era stata informata di quello che era avvenuto nella sala.
Quando scorse la figura di Silente da lontano, si affrettò a raggiungerlo, anche se fu anticipata dal goffo gigante. Hagrid si precipitò ad abbracciare l’anziano mago e per poco non lo stritolò con le sue manone, mentre singhiozzava rumorosamente.
“Va bene, va bene Hagrid! Anch’io sono felice di vederti.” disse Silente, mentre tentava di divincolarsi dalla stretta dell’uomo.
Poi rivolgendosi alla donna: “Minerva cara, potrai mai perdonarmi?”
Lei lo abbracciò piangendo.
Silente allora si lisciò la barba e si rivolse prima a Moody con aria solenne e un po’ divertita.
“Dato che non sono più… morto…” fece una lunga pausa gustando le espressioni dei suoi ascoltatori. “Credo che le accuse contro il nostro amico debbano essere… ehm … rivedute.”
Alla parola amico la faccia di Piton si contrasse in una smorfia, tuttavia dai suoi occhi neri le lacrime premevano per uscire.
Improvvisamente la consapevolezza si fece strada nella mente di Severus.
“Un Horcrux!”
Tutti si voltarono verso di lui, Silente sorrise, mentre Hermione assumeva un’espressione soddisfatta.
“Io sono stato il suo Horcrux per tutto questo tempo?” disse non nascondendo una certa irritazione.
“Sì… e no!” Rispose l’altro, continuando a lisciarsi la lunga barba. “Sei stato qualcosa di molto simile ad un’Horcrux, una magia molto antica, una magia possibile solo fra due persone legate da grande amicizia e lealtà.”
Gli occhi del mago dai capelli bianchi divennero lucidi.
“Nel momento in cui l’incantesimo si è realizzato ho capito veramente chi era l’uomo che era stato al mio fianco per tanti anni, non potevo scegliere amico migliore.
“Perché non me lo ha detto?” lo incalzò Piton.
“Probabilmente perché temevo che non avresti compiuto il tuo dovere fino in fondo sapendo di avere la mia anima dentro di te, inoltre sarebbe stata una cosa troppo difficile da nascondere a Voldemort nonostante il tuo talento in Occlumanzia.”
“Ma la Fenice? Cosa c’entra la Fenice?” s’intromise Lupin che fino a quel momento era rimasto un po’ in disparte.
Silente lo guardò con un’espressione di falsa colpevolezza.
“Vedi caro Remus, i tuoi amici non erano gli unici Animagus non registrati… Ahimè!” sospirò.
“Birichinate di gioventù!” Poi, posando una mano sulla spalla di Piton:
“Inoltre, a difesa del mio collega, nonché stimato membro dell’ordine della Fenice, devo dirvi che sono stato io a costringere Piton a fare quello che ha fatto. Era necessario in quel momento che Voldemort mi credesse morto, ma, soprattutto, che la sua fiducia in Severus fosse piena, solo così è stato possibile minare dall’interno il suo potere malvagio. Poi scoppiò in una risata colpendo sulla schiena un Piton non ancora del tutto saldo sulle gambe.
“Purtroppo, dopo essere rinato come Fenice dalle mie ceneri, per riavere i miei pieni poteri e quindi il mio vecchio corpo, dovevo recuperare la parte della mia anima che avevo trasferito in te, quando mi hai lanciato quell’Avada Kedavra.” disse rivolto al mago bruno.
“Ma è stato impossibile trovarti finora.”
Piton ghignò.
“Era naturale che mi nascondessi.” poi, lanciando un’occhiata sbieca all’Auror più anziano:
“Questo vecchio pazzo mi ha sguinzagliato contro l’intero Ordine della Fenice.”
Tutti risero.
Ciò nonostante non c’era gioia negli occhi di Piton, Malocchio lo squadrò per qualche istante con l’occhio magico, mentre l’altro era perso nel voto inseguendo chissà quali pensieri, infine, passandosi un dito sul mento considerò:
“Beh, penso che la questione di Severus possa essere riesaminata, certo bisognerà sbrigare qualche faccenda burocratica, in fondo non vi sono casi precedenti. Parlerò io al giudice…” Il suo sguardo cercò l’approvazione dei presenti, il loro silenzio lo invitò a proseguire.
“Nel frattempo… mi dispiace Severus,” disse rivolto al Mago. “Ma, dovrai usufruire ancora dell’ospitalità della nostra prigione.”
Hermione aprì la bocca come per rispondere, ma non pronunciò alcun suono, i suoi occhi tuttavia si erano posati speranzosi su Silente che, rispondendo alla sua muta richiesta, disse ostentando sicurezza:
“Sono certo che sarà per poco tempo.” Poi rivolto a Moody: “Non sei d’accordo, Alastor?”
L’Auror annuì.
Nel frattempo, Severus aveva assistito alla discussione a testa bassa come se il peso di quell’ultimo anno gli fosse improvvisamente piombato sulle spalle. Aveva fatto qualche passo indietro in modo da potersi appoggiare al palo dove poco prima era stato legato.
Silente lo notò e, con un lieve cenno del capo, comunicò ai suoi interlocutori la sua intenzione di voler restare solo con Piton. Infatti, come se avessero ricevuto un ordine telepatico, i maghi si spostarono continuando la loro conversazione qualche metro più in là.
“Stai bene Severus?” lo interrogò Silente.
Piton alzò lo sguardo carico di dolore.
“Per un istante, ho creduto che il suo ritorno avrebbe potuto in qualche modo cancellare quello che ho fatto, ma non è così.”
Silente lo fissò comprensivo.
“Severus, io…” protese una mano verso l’uomo più giovane, ma questo si allontano di scatto.
“Io ho ucciso, l’ho fatto volontariamente.” strinse i pugni fino a farsi sanguinare i palmi con le unghie.
“Io non sapevo della Fenice e dell’Horcrux… No! Io resto sempre un assassino, checché ne dirà questa corte.”
Silente abbassò lo sguardo.
“Non lo siamo stati tutti, Severus? C’era una guerra: un soldato in guerra uccide. So di averti chiesto un grosso sacrificio, non me lo perdonerò mai, ma se mi ritrovassi nella stessa situazione agirei nello stesso modo. Entrambi sappiamo come potevano andare le cose se ti fossi rifiutato di obbedirmi.”
Si voltò e chiuse gli occhi riportando alla mente gli avvenimenti di quel giorno.
“Draco probabilmente avrebbe fallito la sua missione e Voldemort avrebbe ucciso lui e la sua famiglia per vendicarsi. Tu saresti morto a causa del giuramento, quindi non avresti potuto aiutare Harry che sarebbe stato ucciso da quel Mangiamorte e, senza di lui, non avremmo vinto questa guerra.”
Poi con un luccichio negli occhi si rivolse nuovamente a Severus.
“Ed io … sarei morto in ogni caso.”
Fece un cenno a Moody di avvicinarsi e poi continuò.
“Siamo stati entrambi delle pedine in mano al destino.” Sorrise. “Ci vedremo presto amico mio, credo che a Hogwarts abbiano bisogno di un professore per la cattedra di Difesa.”
Anche Severus abbozzò un sorriso.
Silente fece per andarsene poi tornò sui suoi passi e bisbigliò.
“Ah… Dimenticavo… visto che i Malfoy saranno ospitati qui ancora per molto tempo credo che Draco avrà bisogno di un tutore, tu che ne pensi?”
Il volto di Piton s’illuminò e lo guardò, mentre si allontanava. Due guardie gli si avvicinarono per accompagnarlo in cella. Severus sperò di essere trasferito in un ambiente più confortevole, ma poi ne esistevano ad Azkaban? Seguì la sua scorta senza farsi pregare, quando Harry Potter li bloccò, i due si squadrarono per qualche istante poi il ragazzo disse con la voce rotta dall’emozione:
“Mi …. mi dispiace!”
Lupin gli si avvicinò posandogli la mano sulla spalla.
“Credo che Severus dovrà perdonarci entrambi.” disse, rivolgendosi prima a Potter poi a Piton. “Non deve essere stato facile per te essere considerato da tutti un traditore.”
“Infatti, non lo è stato.” rispose brusco poi, osservando soddisfatto il naso rotto di Lupin, aggiunse:
“Comunque, ora è finita, Mannaro, spero che avrai un comportamento più professionale in futuro.” Lupin e Harry si scambiarono uno sguardo stupito, e lui continuò con un ghigno dipinto sul volto magro. “Sai, credo che accetterò la cattedra di Difesa e poiché, non credo che Minerva abbia mai trovato un sostituto valido in Pozioni… pensavo…”
Indugiò volutamente. “…di proporre te.”
Gli Occhi di Lupin si spalancarono.
“Cosi finalmente potrai insegnare ai tuoi allievi a prepararti quel tuo intruglio, chissà che non si dimostrino più capaci dell’insegnante!” concluse, acido, Piton, mentre si allontanava.
“Severus!” Lupin lo fermò afferrandolo per un braccio, poi cominciò a frugarsi nelle tasche sotto lo sguardo incuriosito di Piton. Felice come un bambino tirò fuori un pezzetto di cioccolato.
“Sapevo di averne ancora.” disse porgendolo all’altro che rimase a fissare quel dolcetto come se non avesse mai visto qualcosa di così bello. “Credo proprio che tu ne abbia bisogno dopo questa giornataccia.” sorrise.
Piton lo guardò arricciando le labbra.
“Grazie!” borbottò, appropriandosi di quel piccolo tesoro, con qualche esitazione.
I due maghi lo seguirono con lo sguardo, mentre veniva portato via.


* * *



Improvvisamente, però, un forte rumore li fece voltare di scatto verso il portale di legno dal quale, poco prima, avevano fatto il loro ingresso i Dissennatori.
La porta era divelta. Nonostante fosse rinforzata con la magia, era stata scardinata con estrema facilità e quella che somigliava ad una fiammata rossa abbagliò la loro vista.
Anche Piton e le guardie che lo scortavano si bloccarono e fissarono stupiti ciò che era appena piombato nella stanza, volando attraverso il varco che si era creato: un magnifico uccello.
Riconobbero la bellissima Fenice di Silente, le sue ali sembrarono lasciare una scia di fuoco, un turbinio di polvere e fumo li avvolse.
Lupin, che era più vicino alla porta, dovette abbassarsi di scatto per non essere travolto da Fanny. Tuttavia, l’attenzione di tutti si rivolse immediatamente alla persona che seguiva a poca distanza la Fenice: Draco Malfoy, trafelato e bagnato fradicio era lì in piedi sulla soglia.
Sembrava più sorpreso degli altri per quella situazione, si guardò attorno, e il suo sguardo si posò su Silente, il preside ricambiò con un sorriso. Fanny ora era appollaiata sulla sua spalla e il mago le accarezzava il morbido piumaggio.
“Ottimo lavoro, mia cara Fanny, un tempismo perfetto.” sussurrò alla Fenice che mostrò di gradire le coccole del vecchio mago.
Silente, intanto, continuava a fissare Draco con un’espressione divertita. Intorno a loro un assoluto silenzio, nessuno osò intromettersi, neppure le guardie si mossero per intervenire.
Il ragazzo sembrava spaventato, non riusciva a capire; Fanny lo aveva afferrato per il mantello e trascinato lì senza troppo garbo e senza il suo consenso.
Continuò a fissare Silente, e il suo cuore prese a battere all’impazzata.
Il preside era vivo e, se lui era vivo allora…
Improvvisamente si rese conto di quello che poteva essere successo. Guardò ancora il vecchio mago, come per accertarsi che fosse tutto vero, e poi i suoi occhi incrociarono quelli di Severus Piton.
Era lì che lo guardava, i suoi occhi neri erano quelli di sempre, il suo sguardo era quello di sempre, no, forse era uno sguardo più sereno.
Non era stato dissennato, il suo professore era ancora lì, la sua anima era ancora lì.
Draco si precipitò verso di lui gettandogli le braccia al collo, lasciando i presenti a bocca aperta. Il mago bruno s’irrigidì: non era abituato a simili dimostrazioni d’affetto. Trattenne il respiro, e non si mosse, ma il giovane Malfoy si era praticamente aggrappato alla sua tunica e affondava il volto rigato dalle lacrime nella stoffa logora.
“E’ stata tutta colpa mia, mi perdoni, la prego mi perdoni.” gemette.
Severus abbassò lo sguardo, il ragazzo era così pallido e i capelli bagnati erano scomposti in piccole ciocche gocciolanti.
Alzò una mano e, con fare un po’ incerto, scansò dalla fronte del giovane un ciuffo di capelli e gli sollevò il viso. Lo guardò negli occhi. Gli voleva bene, non aveva mai voluto ammetterlo, ma gli voleva bene: Draco era il figlio che non aveva mai avuto, il figlio del suo miglior amico e, nello stesso tempo, figlio del suo peggior nemico. Un ragazzino che, come lui, si era trovato dalla parte sbagliata di una guerra, non per colpa sua, ma a causa di un nome, il suo nome, “Malfoy”. Un destino già segnato fin dalla sua nascita, al quale però era riuscito ad opporsi con coraggio e determinazione.
Gli occhi di Severus divennero lucidi e una lacrima scivolò pigra sulle sue guance. Era la prima dopo tanto tempo, non aveva più pianto, forse da quando era ancora un bambino. Troppo il dolore, l’orrore che aveva visto in quegli anni. Le lacrime non sarebbero bastate a lavare il sangue dalle sue mani. Le aveva relegate nella parte più nascosta del suo animo ed era semplicemente andato avanti.
Ora quel giovane uomo, stava riportando alla luce il suo cuore. Sì c’era ancora il suo cuore, Severus Piton era ancora un uomo, con dei sentimenti e tanto amore e affetto da offrire e lo avrebbe fatto, si sarebbe preso cura del ragazzo come se fosse stato suo figlio e insieme avrebbero dimenticato il dolore. Lo strinse a sé e si lasciò andare in un tenero abbraccio.
Intorno a loro si era formato un cerchio, la professoressa McGranitt singhiozzava affondando il naso in un fazzoletto di pizzo, mentre Silente gustava soddisfatto la scena come un pittore che ammira la sua opera. Nessuno voleva interrompere quell’abbraccio, nessuno se lo sarebbe aspettato dal burbero professore.
Harry più di tutti guardava i due maghi con un pizzico di malinconia, avrebbe voluto essere Malfoy in quel momento, avrebbe voluto che Sirius fosse lì e lo stringesse ancora fra le sue braccia. Avrebbe voluto un padre. Ma ora che Silente era tornato non si sentiva più così solo. Ora poteva finalmente vivere una vita normale.
Remus si avvicinò ad Harry, posandogli con affetto la mano sulla spalla.
Silente e Minerva si scambiarono uno sguardo complice, anche ad Hermione non era sfuggito il significato di quel gesto: ora tutto sarebbe andato a posto, anche per Harry.
Lupin, l’ultimo dei malandrini, era quello che più si avvicinava ad un padre per il ragazzo, dopo Sirius. Sorrise: sì, ora tutto sarebbe andato bene, Harry e Draco avrebbero avuto finalmente quella vita serena che gli era stata negata per troppo tempo.
Alle sue spalle la voce di Silente sembrò confermare i suoi pensieri.
“Ora la guerra è finita davvero.” sussurrò.


FINE


E con questo saluto tutti, spero che mia soluzione finale, certo un po’ bizzarra, non vi abbia scioccato troppo. In realtà non credo affatto che Silente non sia morto, ma il mio Severus andava salvato in qualche modo. Dopo tutto quello che gli ho fatto passare, mi sarei sentita davvero in colpa se l’avessi pure dissennato.
Non so se scriverò ancora, non si può mai dire, probabilmente riprenderò in mano “Traditore” che va sistemato e forse, visto che i vostri commenti mi hanno incoraggiata tenterò di scrivere una nuova ff, ovviamente il protagonista sarà sempre lui, il misterioso, affascinante e sempre più iellato, Severus Piton
Un abbraccio

Astry

  
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