XXIII Capitolo
“Siccome Jared si sta abbuffando come un tipico rappresentate
della razza suina inizio io” cominciai “Questa leggenda proviene da una ballata
delle Isole Orkney e si chiama La foca di Sule Skerry”
Sophie si mise più comoda sul divano, il suo sguardo divenne
attento mentre Jared sorrise e prese un altro panino.
“Una giovane donna giaceva in lacrime con un bambino tra le
braccia perché il padre di suo figlio le era sconosciuto. Il padre del piccolo
era in realtà una foca che era tornata al mare subito dopo l'incontro amoroso
con la donna”
“Non capisco perché piangesse … diamine era una facile! Ma dico io
… con una foca!” m’interruppe Jared
“Chiudi il becco Jared” lo tacitai
Soph sorrise e gli tirò un pacca affettuosa sul braccio
“Comunque, un giorno, mentre la donna era intenta a cullare il suo
bambino, una foca le apparve e disse << Sono il padre di tuo figlio ma
non posso sposarti. Fornirò il necessario per provvedere a lui ma quando il
bimbo raggiungerà il settimo anno di età, tornerò e lo porterò via con me al
mondo a cui appartiene>>. La foca gettò vicino alla donna un sacchetto pieno
di monete e scomparve subito dopo nel mare. Fu così che la donna crebbe e curò
il piccolo da sola, dall'infanzia alla fanciullezza. Il bambino crebbe forte,
felice e in salute ma la madre sapeva che più cresceva più s’accorciava il
tempo che rimaneva ad entrambi.
Alla fine il giorno tanto temuto arrivò: si trovavano in riva al
mare, intenti a giocare, quando la foca apparve di nuovo. << Per me è
giunto il tempo di reclamare mio figlio - disse la foca - Prendi questo denaro
come ricompensa per averlo curato fino ad oggi>>. E mise nelle mani della
donna un altro sacchetto di monete; poi prese il bambino e gli mise una catena
d'oro attorno al collo. << Se ti dovessi trovare qui sulla spiaggia e
vedere un gruppo di foche, guarda quella che avrà questo collare: sarà il segno
che tuo figlio sta bene >>.
<< Ma cosa ne sarà di me? >> Domandò la donna <<
Non ho un marito ed ora nemmeno più un figlio. Cosa farò? >>
<< Troverai un altro da amare - rispose la foca - un uomo
buono verrà, un soldato, e passerai molti anni felici assieme a lui. Ma una
mattina d’estate, quando tuo marito scenderà sulla spiaggia, ucciderà due
foche. Una sarà tuo figlio e l'altra sarò io>>. Detto ciò, la foca e il
piccolo si tuffarono in mare e scomparvero.
Gli anni passarono e proprio come aveva predetto la foca, la donna
trovò un soldato da amare, un uomo onesto e leale, ma non dimenticò mai la foca
e suo figlio. Trascorse anni felici con il suo compagno ma una mattina il
soldato uscì da casa con la sua pistola e al ritorno raccontò di avere ucciso
due foche; una di esse aveva al collo una catena d'oro. Quando la donna vide il
gioiello il suo cuore si spezzò: aveva capito che anche le ultime parole della
profezia della foca si erano avverate.”
“Oh, che storia triste. Povere foche“ fece Sophie tristemente
“Io non ho ancora capito quale sia la morale di questa storia. E’
non uccidere le foche o per le donne, non darla via al primo che passa?” ghignò
Jared
Scossi la testa mentre Sophie ridacchiò allegra “Io dico che è contro la caccia”
“Non tutte le storie devono avere una morale. Questa è solo una
leggenda, tutto qui!” risposi
“Secondo me è invece un monito per noi uomini: usate il
preservativo altrimenti vi faranno la pelle!”
Scoppiammo tutti a ridere. Jared era sempre il solito. Trovava il
lato divertente in tutte le situazioni.
“Va bene. Ora tocca a me” disse il mio amico alzandosi in piedi
Si mise al centro della stanza e cominciò a fare il buffone
mimando la storia.
Io ne approfittai e mi sedetti accanto a Soph che mi accolse con
un sorriso luminoso.
“Sophie, questa è la storia di come Eilean Donan fu costruito. Meglio
nota con il nome de Il cinguettio degli uccelli“
“Il castello di Eilean Donan è uno dei castelli più conosciuti e
amati della Scozia. Secondo la leggenda,
vi era un condottiero che viveva a Kintail, padre orgoglioso di un bel bambino.
L'uomo soffriva di un borioso senso d’importanza, proprio come Gerard!”
Sophie scoppiò a ridere mentre io guardai male lui e con sguardo
offeso lei.
“Si sentiva come su un piedistallo ben al di sopra delle classi
inferiori, che liquidava come gente stupida e superstiziosa. Avendo sentito di
una credenza popolare, secondo la quale se un bambino avesse bevuto la sua
prima volta dal teschio di un corvo avrebbe sviluppato poteri sovrumani, il
comandante decise, per divertimento, di testare la leggenda su suo figlio, per
dimostrarne la falsità. Non appena il fanciullo fu in grado di essere
allontanato dal seno materno, la nutrice venne provvista di un teschio di corvo
e le fu ordinato di farlo bere da quel macabro calice. Una volta preso il primo
sorso, il figlio del comandante divenne subito capace di capire il linguaggio
degli uccelli e di conversare con loro. Essendo il bambino ancora molto
piccolo, il padre non si accorse subito del cambiamento. Il bimbo crebbe fino a
diventare adulto. Un giorno il comandante domandò al figlio come mai tanti
uccelli stavano cinguettando intorno alla loro casa e di che cosa stavano
parlando. Il figlio rispose che lo stormo parlava di un giorno che doveva
venire, quando il padre avrebbe servito suo figlio a tavola. Il comandante,
offeso da un tale insulto, bandì il figlio da casa e dalla sua terra, condannandolo
a vita vagabonda.
Così egli s’imbarcò e dopo diversi giorni sbarcò in Francia. Lì
venne a sapere che la pace del palazzo reale era disturbata da uno stormo di
passeri che causava un rumore continuo alle finestre degli appartamenti reali.
Il giovane decise di offrire i suoi servigi al re, vista la sua capacità di
comunicare con gli uccelli. Si scoprì allora che il motivo di tanto baccano era
una disputa scoppiata all'interno dello stormo. Il giovane, dopo vari
tentativi, riuscì a negoziare la pace tra gli uccelli. Il sovrano fu talmente
grato al ragazzo che lo ricompensò con una nave e una ciurma per la
navigazione; il giovane continuò così la sua vita vagabonda in mare, facendo
ogni giorno nuove esperienze. Ovunque andava la sua abilità suscitava
meraviglia e la sua fama percorreva città e nazioni. Il figlio del comandante
veniva ricoperto di doni in tutti i posti che visitava. Dopo molti anni venne
il giorno in cui, avendo visitato abbastanza luoghi del mondo, il figlio del
condottiero desiderò rivedere la sua terra natale. Partì perciò alla volta
della Scozia e attraccò presso Loch Alsh. La vista di una nave così grande
suscitò la sorpresa generale nella regione e il vanitoso, vecchio re deciso a
fare bella figura, offrì ospitalità al capitano della nave e al suo equipaggio.
E così il figlio del comandante e i suoi uomini sedettero alla tavola con
l’anziano re; così come lo stormo aveva profetizzato molti anni prima, il padre
servì il proprio figlio a tavola. Una volta rivelatasi la verità, mancò poco
che il comandante impazzisse dallo shock. L'abilità del giovane, unita
all'esperienza acquisita con i suoi numerosi viaggi, lo rese unico in tutto il
territorio, tanto che lo stesso Re Alessandro gli concesse l'onore di essere
uno dei supervisori della costruzione del castello di Eilean Donan, a difesa di
Kintail e delle terre intorno dagli attacchi dei Norvegesi” concluse Jared
“Oh, che bella. Questa storia mi è piaciuta molto più della prima”
ammise Sophie colpita
“Naturale! Non è la storia in sé ad essere bella ma è chi la racconta
a fare la differenza” ammise compiaciuto l’idiota
“Io non sono d’accordo. Comunque, in questa storia quale sarebbe
la morale?” chiesi alzando un sopracciglio
Vediamo ora che diavolo si inventa …
“Secondo me, la storia è un monito agli altezzosi e ai i superbi.
L’umiltà è base di ogni cosa” disse Sophie guardandoci
“Io la penso diversamente”
“Sarebbe?” chiesi curioso
“Beh, la morale è: ognuno pensi agli uccelli propri!” chiarì Jared
con un’alzata di spalle
Scoppiammo di nuovo a ridere tutti assieme.
“Jared sei incorreggibile!” esclamò Sophie tra le risate
Stavamo ancora ridendo quando, all’improvviso, un rombo di tuono
fece tremare i vetri delle finestre. Sussultammo di sorpresa e Soph, un po’
intimorita, si avvicinò di più a me mentre, di riflesso, l’abbracciavo.
Avevo scoperto, solo da poco, che i temporali forti la
spaventavano. Ci scherzammo su, quando me lo disse, ed io la presi in giro. In
Scozia avrebbe dovuto farci l’abitudine.
“Oh, Sophie che fifona … hai paura del temporale?”
“Jared, smettila!” lo rimproverai
“Non importa Gerard”
Si sollevò un poco dal mio abbraccio per guardarlo in faccia e con
voce serena rispose
“Ebbene si, Jared. Nonostante i miei ventiquattro anni, i
temporali mi spaventano ancora. Lo facevano quando ero piccola e lo fanno anche
ora. Non mi vergogno ad ammetterlo e non m’infastidisco quando mi prendono in
giro per questo. John lo fa sempre. Tutti noi abbiamo paura di qualcosa, credo.
Anche tu, sicuramente. Mi spaventano i temporali, soprattutto dopo l’esperienza
di una settimana fa. Non mi importa di quello che pensi. Mi ritieni una fifona?
Bene. Non lo pensi? Bene ugualmente“ e con un’alzata di spalle concluse sempre
guardandolo fisso
“Ora vado a dormire. E’ tardi ed ho sonno. Buonanotte”
L’augurò ad entrambi e con passo fiero uscì dalla stanza
chiudendosi la porta alle spalle.
“Bravo! Ben fatto…” mi congratulai ironicamente
“Cazzo!”
“Sei un idiota ma questo lo sapevamo già!”
“Ah-ah” rise ironico ma il suo sguardo era ancora fermo sulla
porta da cui Soph era appena uscita
Notai che i suoi occhi parevano dispiaciuti. Conoscevo Sophie da
un po’ e sapevo che non se la fosse presa poi molto. In caso contrario avrebbe
tirato fuori le unghie invece di incassare come aveva fatto questa volta.
“Stai tranquillo, domattina le sarà passato e sarà bella pimpante
e sorridente come la conosciamo. Sophie non è capace di portare rancore”
“Davvero?”
“Si, stai tranquillo” lo rassicurai con un sorriso
“Ci tieni davvero molto a lei”
“Si, direi di si” ammisi
“E ti piace? Sul serio intendo!”
“Credo di si ” ammisi nuovamente
“Bene, mi fa piacere. Hai bisogno di una come lei”
“Una come lei, In che senso?”
“Una ragazza sveglia e simpatica. Sempre sorridente e gentile.
Sembra non avere peli sulla lingua ed è testarda … per questo è adatta a te. Sei
molto testardo anche tu. E poi è anche molto bella!” mi fece l’occhiolino
“Non è questo il punto”
“Oh, tranquillo … anche tu le piaci” sorrideva sornione.
Come diavolo fa a sapere cosa ho in testa?
“Ti conosco” aggiunse come se avesse letto nei miei pensieri “Ti
conosco e so cosa ti passa per la testa. Tu sembri tanto spavaldo ed arrogante ma
dentro sei un’ insicuro e un tenerone!”
“Ah, davvero?”
“Si, esatto. E fidati quando ti dico che le piaci molto”
“Come fai ad esserne così sicuro?”
“Beh, mi sembra chiaro, ha scelto te quando poteva avere lo
strafigo qui presente” annunciò indicandosi vanitosamente
“Vai al diavolo!”esclamai irritato
Ed io che pensavo di poter fare un discorso
serio e sensato…
“Scherzi?! Sono un ragazzo d’oro … bello come il sole, anzi
bellissimo! Alto, affascinante, interessante, bello, intelligente. Disponibile,
divertente … e potrei continuare all’infinito ma non voglio vantarmi. Lo sai
no? Sono modesto…”
“Ma certo! Beh, ti saluto modesto!”
Jared scoppiò a ridere. “Ti seguo allora“
Salimmo le scale e gli indicai la porta di camera sua.
“Buonanotte, amico”
“Buonanotte idiota” borbottai