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Autore: irene862    10/09/2011    2 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Cap. 23

XXIII Capitolo

 

 

“Siccome Jared si sta abbuffando come un tipico rappresentate della razza suina inizio io” cominciai “Questa leggenda proviene da una ballata delle Isole Orkney e si chiama La foca di Sule Skerry”

Sophie si mise più comoda sul divano, il suo sguardo divenne attento mentre Jared sorrise e prese un altro panino.

“Una giovane donna giaceva in lacrime con un bambino tra le braccia perché il padre di suo figlio le era sconosciuto. Il padre del piccolo era in realtà una foca che era tornata al mare subito dopo l'incontro amoroso con la donna”

“Non capisco perché piangesse … diamine era una facile! Ma dico io … con una foca!” m’interruppe Jared

“Chiudi il becco Jared” lo tacitai

Soph sorrise e gli tirò un pacca affettuosa sul braccio

“Comunque, un giorno, mentre la donna era intenta a cullare il suo bambino, una foca le apparve e disse << Sono il padre di tuo figlio ma non posso sposarti. Fornirò il necessario per provvedere a lui ma quando il bimbo raggiungerà il settimo anno di età, tornerò e lo porterò via con me al mondo a cui appartiene>>. La foca gettò vicino alla donna un sacchetto pieno di monete e scomparve subito dopo nel mare. Fu così che la donna crebbe e curò il piccolo da sola, dall'infanzia alla fanciullezza. Il bambino crebbe forte, felice e in salute ma la madre sapeva che più cresceva più s’accorciava il tempo che rimaneva ad entrambi.

Alla fine il giorno tanto temuto arrivò: si trovavano in riva al mare, intenti a giocare, quando la foca apparve di nuovo. << Per me è giunto il tempo di reclamare mio figlio - disse la foca - Prendi questo denaro come ricompensa per averlo curato fino ad oggi>>. E mise nelle mani della donna un altro sacchetto di monete; poi prese il bambino e gli mise una catena d'oro attorno al collo. << Se ti dovessi trovare qui sulla spiaggia e vedere un gruppo di foche, guarda quella che avrà questo collare: sarà il segno che tuo figlio sta bene >>.

<< Ma cosa ne sarà di me? >> Domandò la donna << Non ho un marito ed ora nemmeno più un figlio. Cosa farò? >>

<< Troverai un altro da amare - rispose la foca - un uomo buono verrà, un soldato, e passerai molti anni felici assieme a lui. Ma una mattina d’estate, quando tuo marito scenderà sulla spiaggia, ucciderà due foche. Una sarà tuo figlio e l'altra sarò io>>. Detto ciò, la foca e il piccolo si tuffarono in mare e scomparvero.

Gli anni passarono e proprio come aveva predetto la foca, la donna trovò un soldato da amare, un uomo onesto e leale, ma non dimenticò mai la foca e suo figlio. Trascorse anni felici con il suo compagno ma una mattina il soldato uscì da casa con la sua pistola e al ritorno raccontò di avere ucciso due foche; una di esse aveva al collo una catena d'oro. Quando la donna vide il gioiello il suo cuore si spezzò: aveva capito che anche le ultime parole della profezia della foca si erano avverate.”

 

 

“Oh, che storia triste. Povere foche“ fece Sophie tristemente

“Io non ho ancora capito quale sia la morale di questa storia. E’ non uccidere le foche o per le donne, non darla via al primo che passa?” ghignò Jared

Scossi la testa mentre Sophie ridacchiò allegra  “Io dico che è contro la caccia”

“Non tutte le storie devono avere una morale. Questa è solo una leggenda, tutto qui!” risposi

“Secondo me è invece un monito per noi uomini: usate il preservativo altrimenti vi faranno la pelle!”

Scoppiammo tutti a ridere. Jared era sempre il solito. Trovava il lato divertente in tutte le situazioni.

“Va bene. Ora tocca a me” disse il mio amico alzandosi in piedi

Si mise al centro della stanza e cominciò a fare il buffone mimando la storia.

Io ne approfittai e mi sedetti accanto a Soph che mi accolse con un sorriso luminoso.

“Sophie, questa è la storia di come Eilean Donan fu costruito. Meglio nota con il nome de Il cinguettio degli uccelli“

 

 

 

“Il castello di Eilean Donan è uno dei castelli più conosciuti e amati della Scozia.  Secondo la leggenda, vi era un condottiero che viveva a Kintail, padre orgoglioso di un bel bambino. L'uomo soffriva di un borioso senso d’importanza, proprio come Gerard!”

 

Sophie scoppiò a ridere mentre io guardai male lui e con sguardo offeso lei.

 

“Si sentiva come su un piedistallo ben al di sopra delle classi inferiori, che liquidava come gente stupida e superstiziosa. Avendo sentito di una credenza popolare, secondo la quale se un bambino avesse bevuto la sua prima volta dal teschio di un corvo avrebbe sviluppato poteri sovrumani, il comandante decise, per divertimento, di testare la leggenda su suo figlio, per dimostrarne la falsità. Non appena il fanciullo fu in grado di essere allontanato dal seno materno, la nutrice venne provvista di un teschio di corvo e le fu ordinato di farlo bere da quel macabro calice. Una volta preso il primo sorso, il figlio del comandante divenne subito capace di capire il linguaggio degli uccelli e di conversare con loro. Essendo il bambino ancora molto piccolo, il padre non si accorse subito del cambiamento. Il bimbo crebbe fino a diventare adulto. Un giorno il comandante domandò al figlio come mai tanti uccelli stavano cinguettando intorno alla loro casa e di che cosa stavano parlando. Il figlio rispose che lo stormo parlava di un giorno che doveva venire, quando il padre avrebbe servito suo figlio a tavola. Il comandante, offeso da un tale insulto, bandì il figlio da casa e dalla sua terra, condannandolo a vita vagabonda.

Così egli s’imbarcò e dopo diversi giorni sbarcò in Francia. Lì venne a sapere che la pace del palazzo reale era disturbata da uno stormo di passeri che causava un rumore continuo alle finestre degli appartamenti reali. Il giovane decise di offrire i suoi servigi al re, vista la sua capacità di comunicare con gli uccelli. Si scoprì allora che il motivo di tanto baccano era una disputa scoppiata all'interno dello stormo. Il giovane, dopo vari tentativi, riuscì a negoziare la pace tra gli uccelli. Il sovrano fu talmente grato al ragazzo che lo ricompensò con una nave e una ciurma per la navigazione; il giovane continuò così la sua vita vagabonda in mare, facendo ogni giorno nuove esperienze. Ovunque andava la sua abilità suscitava meraviglia e la sua fama percorreva città e nazioni. Il figlio del comandante veniva ricoperto di doni in tutti i posti che visitava. Dopo molti anni venne il giorno in cui, avendo visitato abbastanza luoghi del mondo, il figlio del condottiero desiderò rivedere la sua terra natale. Partì perciò alla volta della Scozia e attraccò presso Loch Alsh. La vista di una nave così grande suscitò la sorpresa generale nella regione e il vanitoso, vecchio re deciso a fare bella figura, offrì ospitalità al capitano della nave e al suo equipaggio. E così il figlio del comandante e i suoi uomini sedettero alla tavola con l’anziano re; così come lo stormo aveva profetizzato molti anni prima, il padre servì il proprio figlio a tavola. Una volta rivelatasi la verità, mancò poco che il comandante impazzisse dallo shock. L'abilità del giovane, unita all'esperienza acquisita con i suoi numerosi viaggi, lo rese unico in tutto il territorio, tanto che lo stesso Re Alessandro gli concesse l'onore di essere uno dei supervisori della costruzione del castello di Eilean Donan, a difesa di Kintail e delle terre intorno dagli attacchi dei Norvegesi” concluse Jared

 

 

“Oh, che bella. Questa storia mi è piaciuta molto più della prima” ammise Sophie colpita

“Naturale! Non è la storia in sé ad essere bella ma è chi la racconta a fare la differenza” ammise compiaciuto l’idiota

“Io non sono d’accordo. Comunque, in questa storia quale sarebbe la morale?” chiesi alzando un sopracciglio

Vediamo ora che diavolo si inventa …

“Secondo me, la storia è un monito agli altezzosi e ai i superbi. L’umiltà è base di ogni cosa” disse Sophie guardandoci

“Io la penso diversamente”

“Sarebbe?” chiesi curioso

“Beh, la morale è: ognuno pensi agli uccelli propri!” chiarì Jared con un’alzata di spalle

Scoppiammo di nuovo a ridere tutti assieme.

“Jared sei incorreggibile!” esclamò Sophie tra le risate

Stavamo ancora ridendo quando, all’improvviso, un rombo di tuono fece tremare i vetri delle finestre. Sussultammo di sorpresa e Soph, un po’ intimorita, si avvicinò di più a me mentre, di riflesso, l’abbracciavo.

Avevo scoperto, solo da poco, che i temporali forti la spaventavano. Ci scherzammo su, quando me lo disse, ed io la presi in giro. In Scozia avrebbe dovuto farci l’abitudine.

“Oh, Sophie che fifona … hai paura del temporale?”

“Jared, smettila!” lo rimproverai

“Non importa Gerard”  

Si sollevò un poco dal mio abbraccio per guardarlo in faccia e con voce serena rispose

“Ebbene si, Jared. Nonostante i miei ventiquattro anni, i temporali mi spaventano ancora. Lo facevano quando ero piccola e lo fanno anche ora. Non mi vergogno ad ammetterlo e non m’infastidisco quando mi prendono in giro per questo. John lo fa sempre. Tutti noi abbiamo paura di qualcosa, credo. Anche tu, sicuramente. Mi spaventano i temporali, soprattutto dopo l’esperienza di una settimana fa. Non mi importa di quello che pensi. Mi ritieni una fifona? Bene. Non lo pensi? Bene ugualmente“ e con un’alzata di spalle concluse sempre guardandolo fisso

“Ora vado a dormire. E’ tardi ed ho sonno. Buonanotte”

L’augurò ad entrambi e con passo fiero uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

“Bravo! Ben fatto…” mi congratulai ironicamente

“Cazzo!”

“Sei un idiota ma questo lo sapevamo già!”

“Ah-ah” rise ironico ma il suo sguardo era ancora fermo sulla porta da cui Soph era appena uscita

Notai che i suoi occhi parevano dispiaciuti. Conoscevo Sophie da un po’ e sapevo che non se la fosse presa poi molto. In caso contrario avrebbe tirato fuori le unghie invece di incassare come aveva fatto questa volta.

“Stai tranquillo, domattina le sarà passato e sarà bella pimpante e sorridente come la conosciamo. Sophie non è capace di portare rancore”

“Davvero?”

“Si, stai tranquillo” lo rassicurai con un sorriso

“Ci tieni davvero molto a lei”

“Si, direi di si” ammisi

“E ti piace? Sul serio intendo!”

“Credo di si ” ammisi nuovamente

“Bene, mi fa piacere. Hai bisogno di una come lei”

“Una come lei, In che senso?”

“Una ragazza sveglia e simpatica. Sempre sorridente e gentile. Sembra non avere peli sulla lingua ed è testarda … per questo è adatta a te. Sei molto testardo anche tu. E poi è anche molto bella!” mi fece l’occhiolino

“Non è questo il punto”

“Oh, tranquillo … anche tu le piaci” sorrideva sornione.

Come diavolo fa a sapere cosa ho in testa?

“Ti conosco” aggiunse come se avesse letto nei miei pensieri “Ti conosco e so cosa ti passa per la testa. Tu sembri tanto spavaldo ed arrogante ma dentro sei un’ insicuro e un tenerone!”

“Ah, davvero?”

“Si, esatto. E fidati quando ti dico che le piaci molto”

“Come fai ad esserne così sicuro?” 

“Beh, mi sembra chiaro, ha scelto te quando poteva avere lo strafigo qui presente” annunciò indicandosi vanitosamente

“Vai al diavolo!”esclamai irritato

Ed io che pensavo di poter fare un discorso serio e sensato…

“Scherzi?! Sono un ragazzo d’oro … bello come il sole, anzi bellissimo! Alto, affascinante, interessante, bello, intelligente. Disponibile, divertente … e potrei continuare all’infinito ma non voglio vantarmi. Lo sai no? Sono modesto…”

“Ma certo! Beh, ti saluto modesto!”

Jared scoppiò a ridere. “Ti seguo allora“

Salimmo le scale e gli indicai la porta di camera sua.

“Buonanotte, amico”

“Buonanotte idiota” borbottai

 

  
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