L'ospedale dove era stato ricoverato Rei
si trovava nel più bel quartiere della città. Era pieno di giardini in fiore e
viali privi di macchine: anche la nostra vecchia scuola era in quel quartiere.
Mentre il taxi percorreva tranquillamente
la strada, vidi i giardini delle scuole elementari pieni di bambini che
correvano tra i petali e cercavano di prenderli. Sorrisi: sembrava tanto il
sogno di mia madre... avrei voluto che Vita fosse lì con me. Ero certa che
sarebbe partita più serenamente dopo aver visto quello spettacolo. Sospirai.
Il taxi parcheggiò, lo pagai e entrai nel
grande edificio bianco.
L'ingresso era pieno di gente diversa, chi
in ansia chi tranquilla, e io attirai subito la loro attenzione. Senza
curarmene, mi avvicinai al bancone dove si trovava l'infermiera. Tossii
lievemente e le chiesi.
-Scusi, in che reparto si trova Rei Kon?-
L'infermiera sorrise e indicò un corridoio
alla mia destra.
-Da quella parte, signorina: stanza 415.-
La ringraziai e intrapesi la via indicata.
Era molto emozionata. Ero certa che quando avrei visto Rei gli sarei saltata
adosso: chi sa se era cambiato... chi sa se era la stessa persona dolce che
avevo lasciato...
E chi sa lui come avrebbe reagito alla mia
presenza! Oddio...
Il silenzio, rotto solo dai miei passi,
era molto scenografico, dato il biancore intorno a me: sembrava il paradiso
(non perchè ci si stava bene, ma la conbinazione tra la tranquillità, il bianco
e il silenzio mi ricordava molto un luogo sacro). Avevo il cuore in gola...
Stanza 412...
Avevo paura di aver sbagliato ospedale, o
magari di aver capito male l'indicazione dell'infermiera, o ancora di prendere
la stanza sbagliata.
Avevo paura di tutto il possibile e tutto
l'impossibile.
Stanza 413...
Mi risistemai i capelli e i vestiti. Chi
sa che aspetto avevo?
Stanza 414...
E se Rei non mi avesse riconosciuto
subito? E se avessi dovuto spiegargli che ero la persona che l'aveva fatto
soffrire? Oddio!
Stanza 415!
Mi bloccai di colpo. Mancava un passo. E
io sapevo meglio di chiunque altro quanto un passo potesse essere determinante.
Sopratutto quel passo. Poteva portarmi via tutto o poteva darmi tutto.
Respirai profondamente e feci quel
maledetto passo...
-Rei...- sussurai.
E lo vidi. Là, immobile, sul letto.
Portava una maschera che aiutava a respirare e un paio di fili che, dalla
fronte, arrivavano a delle strane macchine. Sembrava stesse dormendo. Cercai di
avvicinarmi a lui, ma sentii qualcuno muoversi nella stanza. Mi girai e rimasi
incredula.
-Yu... Yuri...?!-