I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Fourth track * And The shame
is enough to separate us *
*2oo6*July
Erano passati quattro giorni da quando Gabe era
arrivato in California. Quella mattina il Sole di Los Angeles sembrava
particolarmente aggressivo, tanto che il moro era insicuro se uscire davvero di
casa. Eppure era obbligato a farlo… Prima di tutto doveva pensare a trovare un
appartamento dove trasferirsi per non rompere le palle a Pete, anche se questo
continuava a dirgli che poteva restare per sempre. Ma non era sua intenzione
fare da sanguisuga: un trilocale da qualche parte poteva benissimo
permetterselo. Tanto non sarebbe rimasto lì per tutta la vita, aveva solo bisogno
di un appoggio mentre faceva avanti e indietro da New York a lì. Poi diciamola
tutta, non voleva essere d’intralcio negli affari di Pete… Va bene che la villa
era grande, ma erano entrambi adulti e single alla ricerca di qualcuno. Vivere
insieme non era l’ideale nel caso si fossero voluti portare a casa qualcuno… E
di certo affittarsi una stanza in un hotel ad ore disperso in città non era il
massimo.
Oltre ad avere appuntamento con l’agente
immobiliare nel primo pomeriggio, Saporta doveva presentarsi agli studi della
DecayDance per iniziare a lavorare al suo nuovo album. Ma soprattutto al
singolo che voleva lanciare subito. Bring
It. Una canzone che aveva scritto da solo, seduto sulla veranda della casa
dei suoi nonni a Montevideo. Proprio dopo la comparsa del Cobra in mezzo al
deserto… Pete voleva montare il featuring con Travie proprio su quella canzone.
Quest’ultimo la stava giusto ascoltando quando Gabe
entrò nel suo studio con in mano due enormi Double Chocolaty Frappuccino.
L’amico lo salutò agitando la mano, mentre la sua voce cantava “So kiss me goodnight, honey I’m gonna make it out
alive” sopra la chitarra acustica. Sorrise nel sentirsi e prese posto davanti
alla scrivania del più basso, dandogli il bicchiere bianco e verde di
Starbucks. Questo lo afferrò e ne prese un sorso, prima di spegnere la musica.
Puntò i suoi occhi in quelli stanchi del riccio e poi sorrise in quel suo modo
tanto birichino e dolce.
-Travie McCoy e Maja Ivarsson. Ecco i collaboratori
in…-
-E William Beckett?!-
Lo interruppe subito Saporta rischiando di versarsi
il frappuccino sui jeans chiari. Insomma,
dai, come poteva non mettere la bellissima voce di William in una sua canzone?!
Pensò agitato. Doveva assolutamente
esserci a cantare e far innamorare di lui mezzo mondo!!!
La sua fissa per la voce di Beckett era nata nei
giorni precendenti, da quando era entrato in contatto con EP ed album dei The
Academy Is e di quello dei Remember Maine. Diciamo anche che si era messo sul
web a cercare i video caricati sul canale della Fueled By Ramen, innamorandosi
di Slow Down e mettendolo subito fra i suoi preferiti. Non vedeva l’ora di
vedere pure The Phrase That Pays, dato che aveva saputo dal loro amato
produttore che l’avrebbero girato a giorni. Era altamente eccitato per tutto ciò
e non poteva trattenersi. William Beckett era diventato un’ossessione!
-…i collaboratori insieme a William Beckett. Se mi
lasciassi finire di parlare, magari.-
Alle parole di Wentz, Gabe si ricompose e tornò a
sorseggiare il frappuccino in tutta tranquillità, come se nulla fosse successo.
Forse era meglio trattenere tutto quell’entusiasmo che provava e pensare al
lavoro. Il produttore tuttavia aveva capito che il suo amico provava un certo
interesse verso Bill… Insomma, uno che impara subito a memoria “Classifieds” e
lo canta tutti i giorni sotto la doccia non disprezza di certo il frontman dei
The Academy is.
-Bene… Perché sai, è bravo quel ragazzo. Mi piace. Cioè…
Intendo come cantante, hai capito, no? Mi piacerebbe averlo con me nella
canzone perchè canta bene.-
Il riccio annuì alle sue stesse parole, pur non
capendo bene che cosa stesse dicendo. Non voleva far trasparire l’interesse che
stava nascendo in lui… Il problema era che questo interesse si limitava alla
voce, per intanto. Non aveva più visto il ragazzo in giro, quindi era difficile
decidere che cosa voleva da lui. A dirla tutta non poteva nemmeno dire che
fosse attratto da lui come persona, dato che non avevano avuto questo gran
dialogo. Bill aveva spiccicato sì e no cinque frasi in tutto, di cui la metà
erano balbettate. Come faceva a capire se gli piacesse o no?
-Sì GabeyBaby, ho capito che non ti piace in quel
senso! D’altronde lui sta con Travie e non ti guarderebbe, dato che sono così
carini insieme! Non sono carini?- Domandò Wentz mentre Gabe lo guardava un po’
contrariato. –Pensa che quando si sono conosciuti è stato amore a prima vista!-
-Pete, per favore… Non mettiamoci a spettegolare
come due vecchie zitelle.-
Lo interruppe Saporta, scuotendo la testa per non
pensare a quel discorso. La verità è che sì, li trovava anche carini insieme.
Non c’era nulla da dire, erano una coppia favolosa. Entrambi alti e belli,
tanto teneri quando stavano vicini. Anche se si notava benissimo che Travie
volesse tenersi stretto tutto quel bendidio, custodendolo gelosamente con le
unghie. Cioè, dai, allo Zanzibar era impossibile non vedere quanto marcasse il
territorio! Se solo avesse potuto gli avrebbe messo al collo una catenina con
il suo indirizzo ed il suo nome, tatuandoglieli pure dietro l’orecchio.
Quello che infastidiva maggiormente il riccio,
tuttavia, era il fatto che il rapper lo avesse preso in antipatia senza motivo.
Forse si sentiva minacciato dal suo irresistibile
ed innato fascino?
Pensava che gli avrebbe portato via Beckett solo parlandoci? Okay, di certo era un gran figo con il suo fascino
latino, ragionò Saporta, per non
parlare delle stragi di cuori che faceva ogni volta con tutta la sua avvenenza… Però
non andava di certo in giro a rubare i patner agli altri! Soprattutto ai
conoscenti!!! Poteva benissimo avere tutti quelli che voleva solo schioccando
le dita, madre de Dios, era
Gabe Saporta lui!! Quante volte doveva ripeterlo?!
Gabe prese un lungo sorso dal suo frappuccino,
sotto lo sguardo stranito e curioso del produttore. Fu in quel momento che
entrò tossicchiando Patrick, che sventolava il proprio cappellino per il caldo
che c’era nonostante l’aria condizionata accesa.
-Eccoci qui…-
Disse facendo voltare entrambi i mori in sua
direzione, così che videro William e Travis al suo seguito. Quest’ultimo aveva
tutta l’aria di chi aveva fatto le ore piccole dopo una sbronza colossale, al
contrario di Gabe che quella mattina non mostrava alcun segno di postumi. Si
scambiarono uno sguardo, così che si potè ancora captare tutto l’astio del rapper
nei suoi confronti. Bill, dal canto suo, era tutto placido e trasognato. Si
stropicciava felice la maglietta a righe bianche e nere, spostando lo sguardo
da Wentz a Gabe.
-Uh bene!! Maja non puo’ venire qui… è in
Inghilterra attualmente!- Fece sapere il produttore. –Quindi per ora ci siamo
tutti! Poi, beh, farò sapere a lei che cosa fare! Sapete, è occupata con il
tour! Ci stan dando dentro i The Sounds!!-
Mentre Pete sproloquiava allegramente, gli altri
presero posto nelle comode poltroncine davanti alla scrivania, dove Pat
appoggiò pure una confezione di cupcake appena comprati. Gabe non tardò a
rubarne uno, incidentandosi però con una mano pallida e ben disegnata. Capì
subito di chi era e quindi alzò lo sguardo per cercare il sorriso impacciato di
Beckett.
-Scusa, prendilo tu… Io prendo l’altro.-
Sussurrò il castano, con le guance appena
arrossate, mentre Saporta sogghignava.
-Nono!!! Prego, prendi pure! Per me è uguale… sono
un gentiluomo io!- Disse con il petto gonfio, prima di accorgersi che non stava
parlando ad una donzella dell’ottocento, ma ad un ragazzo. –Cioè… Sono una
persona gentile ed educata. Quindi lascio decidere prima agli altri! Prendilo e
mangialo tranquillamente, che a me va bene tutto!!-
Per tutta risposta fu Travie a prendersi il dolce e
dargli un morso per primo, facendo spallucce. Gli altri due lo guardarono
esterrefatti, mentre i mebri dei FOB se la ridevano tranquilli.
-Almeno non continuate a discutere tutto il giorno.
Su, prendetevi il vostro cupcake che qui si deve parlare di lavoro…-
Mormorò indolente, costringendo Gabe e Bill a
prendersi altri due dolci e restare in silenzio. Sarebbe stata una mattinata lunga e straziante,
pensò Saporta, ma non si sarebbe
fatto rovinare la giornata da Travie! No! Sarebbe riuscito addirittura a
farselo amico prima di registrare la canzone… Se lo sentiva. Doveva
farcela!! E non dimentichiamoci che lui era Gabe Saporta!
* * *
Ryan stava osservando annoiato la vista dal balcone
della stanza d’hotel che occupava con Brendon. La scritta “Hollywood” era ben
visibile, illuminata da quel caldo sole mattutino. Piegò appena la testa di
lato, spostandosi la frangia piastrata dall’occhio. Lì l’aria era ferma, senza
un filo di vento proveniente dal Pacifico. La maglietta gli si era appiccicata
addosso e non vedeva l’ora di andare a piazzarsi di nuovo sotto il getto del
condizionatore. Stava morendo di caldo… e detto da uno che viene da Las Vegas,
voleva dire che la temperatura era seriamente troppo alta.
-…Pete ci vuole morti.-
Sbuffò, appoggiandosi con i gomiti alla balaustra.
La vita da musicista era dura, ma era tutto quello che aveva sempre sognato.
Aveva solo vent’anni, certo, ma aveva vissuto solo per arrivare lì e guardare
quella scritta bianca sulle colline un attimo prima di partire per il giro degli
States. Tutto si era avverato, forse era andata meglio di qualsiasi cosa avesse
mai sognato. Chi se lo immaginava che nel giro di un anno Pete Wentz avrebbe
preso il suo gruppo sotto la propria ala e lo avrebbe portato così in alto? Lui
di certo credeva nelle sue capacità di compositore e musicista, sì… Ma mai
quanto credeva in Brendon. No… Mai quanto vedeva tutto quel futuro splendente
nei suoi occhi e nella sua voce. Era lui il futuro… Era Brendon Urie la sua
speranza per continuare a vivere a quei livelli. Lui credeva in Bden. Che
cosa avrebbe mai potuto chiedere più di quella vista perfetta sulla città degli
angeli, nell’attesa di partecipare ai VMAs? Nulla. Aveva tutto, alla faccia di chi non aveva mai creduto nelle sue
capacità.
In quel momento avrebbe voluto pure Brent e Spence
al suo fianco, ma non erano potuti venire per il momento. Avrebbero raggiunto
gli amici in settimana, così da permettersi un paio di date in California
nell’intervallo prima della comparsa su mtv e del tour. Non vedeva l’ora… Ma
nonostante questo non era del tutto infelice della sua attuale situazione.
Restare solo con Brendon, a differenza di quanto tutti credevano, era piacevole
e divertente. Ogni tanto sì, era snervante. Troppo spesso, in effetti. Forse,
in conclusione, non è che fosse poi così
piacevole.
-Ryro!!!! Guarda che bello il mio nuovo stile!!!!-
Ross si voltò verso l’interno della stanza e si
ritrovò davanti Brendon con il suo gilet rosso, l’asciugamano in vita, delle
infradito ai piedi e… no, non poteva
crederci… delle mutande di Batman in testa.
Rettifica: stare con Brendon era un tormento.
-Che cosa diavolo stai facendo?-
Chiese del tutto sconvolto, non riuscendo nemmeno a
muoversi per andare a prenderlo a sberle. Non poteva davvero credere ai suoi
occhi. Avevano appuntamento per un’intervista nel giro di un’ora e quello
stupido del suo cantante stava giocando a travestirsi in modo osceno. No,
davvero, non era possibile. Brendon dal canto suo era tutto contento ed
improvvisò pure un balletto con tanto di air guitar, decidendo di fermarsi solo
quando gli parve che al chitarrista stesse per uscire fumo dalle orecchie.
Forse –evidentemente- era
ora di darci un taglio. Sapeva che a Ryro prima o poi sarebbe partita la vena
della tempia e la rabbia gli avrebbe provocato un aneurisma, così che sarebbe
stato costretto a spiegare a tutti che i Panic! at The disco erano da
sciogliere per colpa del suo comportamento.
-Non ti piace? Il prossimo video lo potremmo
benissimo registrare così!!-
Disse il moro, lasciando cadere l’asciugamano e
sfilandosi le mutande dalla testa per metterle dove avrebbero dovuto stare. Senso del pudore zero,
constatò Ross agrottando la fronte, Bden
non poteva continuare a farsi vedere nudo in quel modo. I suoi ormoni sarebbero
impazziti… Il fratellino nei suoi boxer, poi, sembrava
apprezzare troppo spesso alcuni atteggiamenti dell’amico. Ed era assolutamente
sbagliato. Bden era il suo cantate. Stop. Non poteva immaginarselo in altre
situazioni assurde, come –per esempio- svegliarsi in piena notte con quelle
labbra carnose che gli scivolavano verso il basso ventre. No! Doveva essere
molto più discreto nei pensieri… E
Ryan George Ross era una persona seria e ragionevole, non si lasciava traviare
da simili fantasie da bifolchi. Si sistemò il colletto della
maglia e tossicchiò, cercando di riprendere la sua aria saccente da english gentleman, prima di rientrare in
stanza.
-Il prossimo video te lo faranno girare interamente
fra i carboni ardenti, Bden.- Mormorò, afferrando il gilet rosso che il moro si
era appena levato e riponendolo al suo posto. –Dovrai danzarci sopra a piedi
nudi.-
-Oh! Che bello!! Ho sempre sognato di farlo!
Finalmente Pete me ne da la possibilità!!-
I grandi occhi neri di Urie si illuminarono al solo
pensiero di fare una cosa tanto rischiosa e l’altro lo guardò allibito. Non
c’erano speranze di poter recuperare quel povero ragazzo ormai… Diciannove anni
di totale deficienza.
Ross –pur di non pensare- si sedette sul ciglio del
letto e s’infilò le scarpe, imitato alla svelta dal compagno di stanza.
Sarebbero andati in DecayDance, dove avevano appuntamento con una ragazza che
li avrebbe intervistati allegramente sul successo del loro album. Avevano già
studiato alcune risposte, per non essere colti di sorpresa. O meglio, il
castano ne aveva studiate abbastanza e le aveva ripetute al cantante, sperando
che se le ricordasse ed al momento opportuno non se ne fosse uscito con qualche
cazzata delle sue. Era inaffidabile… ormai non sapeva se sperare ancora che da
quelle labbra enormi potesse uscire qualcosa di intelligente. Beh, ma Ross sapeva benissimo per cosa avrebbe
potuto usare quella bocca se proprio… gliel’avrebbe tenuta occupata
lui per evitare che straparlasse. Fermo,
fermo lì Ryro, si ammonì mentalmente, non poteva pensare sempre a quello. Era un
fissato, cazzo.
Mentre era perso a fermare il suo cervello, Brendon
gli si appoggiò alle spalle con i gomiti e si sporse in avanti per guardarlo.
Alzò così il volto incontrando quegli occhi profondi ed ilari, dove si perse
per un attimo. Dannato Effetto-Brendon.
-Sembri nervoso Ryro!! Riprenditi, dai! Siamo a Los
Angeles e stiamo andando da Petey… La vita ti sorride!!-
Ryan sbuffò, ma il sorriso gli piegò le labbra
contro la sua volontà. Voleva fare il cinico insensibile, ma a volte con
Brendon –in privato- gli riusciva davvero difficile.
-…questa tua filosofia di vita hippie nel vedere
rose e sorrisi ovunque inizia a farmi venir voglia di comprare camicie a fiori
e cantare “I Wanna Hold Your Hand” a tutte le ragazze che incontro.-
Al moro scoppiò una risata felice e, a parere di
Ryan, davvero bella e rasserenante. Quasi quasi venne voglia di ridere pure a
quest’ultimo… Ma alla domanda di Brend riuscì a riacquisire l’apatia.
-Ma è fantastico! …ma davvero pensi di farlo?-
-No.-
Con questa risposta secca si alzò dal materasso e
si avviò alla porta, seguito dal suo cantante nel giro di pochi secondi. Lo
guardò scettico, prima di calarsi gli occhiali da sole sul volto ed andare
all’ascensore. No, decisamente era meglio che si controllasse ed uccidesse
tutti i suoi istinti verso quel ragazzo.
Arrivarono in DecayDance nel giro di venti minuti,
grazie al traffico cittadino in quel giorno scorrevole. Ad accoglierli fu Zach,
quel simpatico omone che li aveva accompagnati già qualche volta ad alcuni
concerti. Brendon andò subito a saltellargli attorno iniziando a raccontargli
della serata precedente e di come si era divertito a ballare con un sosia di
Michael Jackson sulla Walk Of Fame… Cosa accaduta veramente e filmata pure da
Wentz che li aveva accompagnati lì. Ryan aveva avuto il buon senso di
eclissarsi per evitare di fare figuracce e troncarsi la carriera musicale sul
nascere. Anche in quell’istante, ebbe la fantastica idea di gettarsi nel
cucinino a disposizione delle band e prepararsi un thè caldo, dato che ne aveva
assoluto bisogno. Non voleva assolutamente essere preso in mezzo a quel
discorso sulle figuracce fatte in una delle vie principali di Los Angeles… Ma
cosa?! Una delle vie principali del mondo!! Tutto quello che passava per la
Walk of Fame poi arrivava negli angoli remoti dell’emisfero attraverso
internet.
Si trascinò abbattuto davanti al bollitore
elettrico e preparò il tutto per il suo thè di metà mattina, prendendo dei
lunghi respiri. Brent e Spencer sarebbero arrivati nel giro di giorni e avrebbero
sopportato Brendon al posto suo. Doveva solo calmarsi e schiarirsi le idee… In
modo da non pensare costantemente al suo cantante in atteggiamenti intimi.
Avrebbe potuto farcela. Sì, sarebbe
stato forte, pensò stringendo il pungo ed alzandolo a mezz’aria
combattivo, avrebbe sbollito questa
cotta per Brendon Urie e sarebbe diventato il chitarrista migliore del mondo.
Questi erano i suoi scopi.
La porta alle sue spalle si aprì all’improvviso e
venne sorpreso in quella posizione assurda, mentre il bollitore iniziava a
suonare per avvisarlo che l’acqua era calda. Sulla soglia c’era Saporta con
un’espressione di stupore sul volto. Ecco, ci mancava che apparisse quella pertica! Pensò
Ross, un altro stupido con vari
problemi con le droghe e con l’alcool. Non aveva voglia di passare
il suo tempo in mezzo a tutti quei buffoni… Gli unici con cui era riuscito a
fare un discorso intelligente erano stati Beckett, McCoy e Patrick. Per il
resto aveva solo constatato che tutte le persone che giravano da quelle parti
avevano battuto la testa cadendo dal seggiolone. E dire che Gabe era un
personaggio famoso e di rilievo, che nei Midtown sembrava anche dotato di
comprendonio. Scoprire che era rimasto sotto con degli allucinogeni in mezzo al
deserto lo aveva lasciato senza parole. Senza speranze… ma avrebbe sopportato
tutto questo, pur di poter suonare! Perché era un ragazzo serio, lui, e avrebbe pensato ai suoi
doveri di musicista fino alla fine!!
-Uh, ciao… …Ryan, giusto?- Chiese il riccio e lui
annuì noncurante. –Devo fare qualche caffè, per evitare di addormentarci là
dentro, sai… McCoy sta facendo di tutto per farmi venire un attacco di sonno.-
Disse alzando gli occhi al cielo e rimanendo con la
bocca aperta in un’espressione di scazzo. Forse non aveva capito che a Ryan non
interessava nulla di quello che stava dicendo. Tuttavia il chitarrista cercò di
sembrare giusto un minimo cordiale e allora sorrise appena.
-Come va con la canzone?-
Chiese a voce bassa, versandosi l’acqua calda nella
tazza ed iniziando a girare il filtro. Osservò l’acqua tingersi di ambrato,
come rapito, mentre Gabe cercava il caffè nell’armadietto. Quest’ultimo guardò
all’interno della tazza cercando di capire se ci fosse dentro qualcosa di
interessante, prima di decidersi a rispondere.
-Bene, bene. La stanno ascoltando adesso e
decidendo come dividersi le parti… anche se ho già idea di quel che farà Bill,
sai, c’è una parte che gli calza a pennello.-
Ross esaminò quel luccichio negli occhi del
cantante, ma evitò di dire qualsiasi cosa. Non voleva di certo azzardarsi a
presumere che questo avesse una cotta per William. Però, diavolo, era così
evidente! E probabilmente era talmente idiota da non accorgersene nemmeno. Non
che lui dovesse pronunciarsi a riguardo, dato che con Brendon non stava combinando
alcunchè e la sua vita sentimentale era pari a quella di un cactus in mezzo al
deserto del Nevada. Cioè nulla.
-Aha… E come si chiama questa canzone?-
-Bring it! Anche se c’è Petey che vuole modificarlo
per far riferimento ad un film che deve uscire… Sai, Snakes On A Plane! Siccome
dice che io sono dalla parte del Cobra e… Ah! Non te l’ho mica detto che
chiamerò la mia band Cobra Starship, vero? L’ho deciso da un po’ e Pete ha
detto che è stupendo, sai! Gli piace la mia idea… credo che anche il Cobra ne sarà
fiero! E poi sai che pure a Beckett piacciono i serpenti? Ha scritto una
canzone che si chiama Black Mamba! Voi Panic nulla?-
Per tutto lo sproloquio cantilenoso di Gabe, Ross
non aveva fatto altro che fissare quegli occhi sporgenti iniettati di pazzia,
senza comprendere una sola parola di tutto quello che aveva detto. O meglio…
Aveva preferito non ascoltare nulla da “Petey” in poi, non riuscendo a reggere
quella cantilena. Aveva dubbi di trovare qualcuno al mondo peggio di Brendon,
eppure ce l’aveva davanti… E non aveva nemmeno un motivo per fingersi
interessato, dato che non voleva portarselo a letto.
Fortuna volle che il bollitore iniziò a protestare,
attirando l’attenzione di Saporta e salvando il chitarrista. Questo vide così
di filarsela con il suo thè, ritrovandosi da Brendon che stava ancora
tormentando quel colosso di Zach. Quasi gli faceva pena ed aveva voglia di
salvarlo da quella tortura… magari baciando Brendon e tenendolo occupato. No.
Doveva evitare di pensare a certe cose… Doveva prendere un lungo respiro e
calmarsi.
Quel giorno pareva che la fortuna lo assistesse,
perché l’intervistatrice si decise ad arrivare e quindi sia lui che Urie
dovettero chiudersi in una stanza con divanetti per parlare dell’album.
Fu uno sfacelo… come al solito Brendon sparò
stupidaggini e lo smerdò pure. Tuttavia, nonostante questo, il pensiero fisso
di Ryan tornava alla loro stanza d’hotel e al moro che si spogliava
l’asciugamano. …stava per impazzire. Se lo sentiva… doveva tornare a Las Vegas
e darsi al giardinaggio, basta con la musica. Doveva solo prendere coraggio e
filarsela…
* * *
La mattinata di Saporta era stata un’inferno, ma
nonostante tutto uscì dalla DecayDance felice. Era riuscito a dare il
ritornello della canzone a Bill proprio come voleva. Non gli importava della
rappata di Travis o dei “oh i’m ready for it” di Maja. Sì, okay, era contento
che partecipassero al progetto… Ma lui vedeva solo William. Avrebbe accettato
qualsiasi compromesso, purchè cantasse lui.
Riuscì ad andarsene un attimo prima degli altri con
la scusa che aveva da ritirare una giacca in lavanderia che voleva mettere
quella sera. La verità è che doveva essere in Santa Monica per le due di
pomeriggio e doveva sbrigarsi, giusto per permettersi una pannocchia bollita
sulla spiaggia. Diciamo che questo pranzo avrebbe preferito farlo in compagnia,
ma si accontentò lo stesso nel godersi quell’attimo di solitudine e distacco. D’altronde
stava per prendere una decisione importante…
Aveva già visto sul catalogo in internet
l’appartamento che voleva comprare. Voleva solo metterci piede e vedere se era
come le foto lo mostravano… Era dubbioso, dato che poteva benissimo capitargli
un cesso al posto di una casa… Certo, bastava che fosse sulla costa, poi quasi
gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa.
Si era così recato all’indirizzo a cui aveva
appuntamento e trovò questa donna dai capelli castani raccolti una coda, che
gli mostrò subito il miglior sorriso.
-Lei è il signor Gabriel Saporta, giusto? Sono
Rachel Jordan.-
-Sì sono io… Piacere.-
Si presentò, ricambiando il sorriso e seguendola
verso la porta di una palazzina residenziale. Il portiere sorrise loro
cordialmente, da dietro il vetro della sua cabina. L’atrio era spazioso e di un
bianco candido che era quasi accecante. Una piccola palma stava nell’angolo,
piantata in un vaso di terra cotta con bassorilievi floreali. Salirono in
ascensore fino all’ultimo dei tre piani e quando le porte si aprirono si
trovarono in un lungo corridoio dalle tinte chiare. A terra un pavimento in
linoleum color sabbia, proprio intonato all’esterno. Lei tirò fuori il mazzo di
chiavi ed aprì l’appartamento “3-C”, così che entrarono in un grande salotto
ammobiliato. Gabe osservò con poco interesse l’enorme divano bianco ed il tavolino
in vetro, non fece quasi caso al lungo mobile in legno e vetro opaco alla sua
destra… Corse dritto alla finestra ed aprì i tendaggi bianchi per poter
guardare fuori.
I suoi occhi si illuminarono, mentre le labbra si
spiegavano in un sorriso mostrando i denti perfetti. Fuori dai vetri si vedeva
tutta la spiaggia, in direzione di Venice Beach. Ma non bastava… No. Si staccò
da quella finestra sotto lo sguardo perplesso della donna, poi corse in stanza
ed aprì anche quelle tende. Fu lì che quasi una lacrima gli sfuggì… Lì, dove la
ruota panoramica del molo si mostrava in tutta la sua bellezza, con la costa
verso Malibù a farle da sfondo. Gli scappò una risatina divertita… Era un uomo
fortunato. Il Cobra doveva di certo adorarlo per assisterlo in quel modo. E lì,
davanti a quella finestra, un deja-vù… Ma i lineamenti che vedeva sembravano
più chiari, anche se ancora irriconoscibili.
Questa persona
sorrideva dolcemente, il corpo nudo a contatto con il vetro freddo…
-Signor Saporta…?
L’agente immobiliare arrivò dietro di lui,
tentennante. Si girò a guardarla e le regalò uno dei più bei sorrisi che lei
avesse mai visto.
-Lo compro…-
Disse semplicemente, lasciandola completamente
sconvolta. Cercò di chiedergli se era sicuro, dato che non aveva visto ancora
nulla, ma lui non l’ascoltò. Si limitò a guardare fuori dai vetri puliti,
osservando la ruota girare.
Non avrebbe potuto chiedere di meglio che quell’appartamento… Ed ora? Ora non c’è più nulla che lo faccia sentire a casa come la vista da quella stanza…
* * *
*2o11*September
Un ragazzo sta camminando lentamente sul
marciapiede, attorniato da gente frettolosa che scappa per le vie della Grande
Mela. Si guarda attorno, insicuro, stando attento a non scontrarsi con nessuno
per evitare di stropicciarsi la giacca. Oh, il solito sofisticato… Si ferma
all’improvviso davanti ad una locandina appesa al muro e la osserva,
assottigliando gli occhi. C’è una scodellina bianca di ramen con appoggiate
sopra due bacchette. Un “15” di spaghettini colorati di magenta spicca nel
mezzo… Sotto, ben visibili bianco su nero, la lista di band headliner di due
serate. Sette e nove Settembre 2011, giusto tra qualche giorno. Paramore, Cobra
Starship e Gym Class Heroes, i nomi che spiccano tra tutti gli altri. Il
giovane si chiede perché non sia possibile leggere “Panic! At The Disco” nel
mezzo… Avrebbe tanto voluto fossero lì anche loro. O forse no… Certo, se solo
fosse stato a Central Park tre giorni prima, allora li avrebbe visti. Ma non ha
mai avuto tutto questo coraggio, lui. Non ha nemmeno un orologio puntato avanti
di qualche minuto solo per non arrivare in ritardo ad occasioni che avvengono
una volta sola… Ormai è abituato a perderle tutte quante. Così sospira e,
infilandosi le mani in tasca, continua a camminare.
-…non sarebbe nemmeno valsa la pena di andarci, tanto.-
Mormora rivolto al vento, tanto nessuno starebbe a
sentirlo… è solo. Pensa che, tuttavia, farà un salto al concerto di venerdì
sera, giusto per rivedere qualche vecchio e caro amico. Giusto per sapere se
almeno loro ce
la faranno a sorridere ancora, ritornando a passeggiare mano nella mano su quel
molo. Se così fosse, forse troverebbe il coraggio di tornare indietro anche
lui.
Davvero
riusciresti a farlo? Ora che dormi a malapena, con il senso di colpa
schiacciante per non essere più al suo fianco. Ce la faresti? La vergogna che
provi per quel che sei, vi terrebbe comunque separati?
Continua…
_____________
Ce l’ho fatta!
Dopo lo smatto totale di ieri sera –venerdì 9 settembre 2011, data memorabile per il Gabilliam- ecco qui il quarto capitolo **
Allora… C’è un po’ di Ryden come avevo detto in precedenza… Dato che pure loro sono presenti nella stooria! XD Ed il povero Ross impazzisce lentamente non potendo fare nulla con quel pazzo di Brendon Urie… Mi dispiace per lui!!! Ahahahahah
Comunque li adoro insieme **
Il nostro caro Gabey –protagonista indiscusso- nel frattempo si sta infatuando di qualcuno… eh?? Ma no, lui? Figuriamoci!!!
Gli piace solo la voce di William… Certo, ovviamente.
…però, finalmente, si è comprato una casa a Santa Monica –beato lui- e… chissà che accadrà tra quelle mura!
Chissà se questi strani “deja-vù” –che non sono deja-vù ma allucinazioni di gente alcolizzata rimasta sotto dal peyote- prima o poi si faranno reali e chi sarà la persona! Bah!!! Grandi misteri, eh???
XD
Comunque, per chi non l’avesse capito “E non dimentichiamoci che lui
era Gabe Saporta!” è la frase più usata in questa storia!! XD
ahahahahah Ma ovviamente è quella più intelligente.
Anyway grazie come al solito a chi legge e a chi lascia un commento!!! Il
Cobra vi ama… Pete vi ama!!! <3
Fangs up, Cobras!
Xoxo
Miky