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Autore: Heven Elphas    10/09/2011    1 recensioni
La morale è rimasta sempre quella, salda ed inalterata durante tutti questi anni: Tutti avrebbero voluto essere come Gabe Saporta.
-…è fantastico.- Mormorò quest’ultimo, con gli occhi che brillavano stregati. –Non penso ci sia nulla di così bello al mondo.-
Saporta lo osservò perso, esaminando come le luci del luna park gli illuminavano il volto.
-Ah no? Forse qualcosa di più bello c’è…-
Mormorò, bevendo ancora e sorridendo alla costa cosparsa di puntini luminosi che si riflettevano anche nelle onde.
-E cosa? La vodka? Il Cobra?-
La domanda di Bill era intrisa di un allegro cinismo che fece ridacchiare Saporta.
-…essere in un posto fantastico con una persona splendida.-
Avrebbe voluto che Bill capisse, ma quest’ultimo sembrò improvvisamente rattristirsi.
-Un giorno magari te la ritroverai a fianco.-
_____
2006
Gabe Saporta è arrivato a Los Angeles per dar forma al suo nuovo progetto musicale: i Cobra starship. Uscito da una storia d'amore di sei aanni con Bianca Duenas, si ritrova a cercare una via d'uscita... William Beckett è a Los Angeles da mesi con i The Academy Is e si è ritrovato a stare a casa di Travis McCoy con cui ha avviato una relazione. Ad entrambi viene proposto di lavorare al singolo "Bring It" di Gabe Saporta. William è attratto da Gabe da quando era ancora nei Midtown, mentre quest'ultimo pian piano sembra prendersi una cotta per il più giovane. Brendon Urie e Ryan Ross sono nel pieno del successo con i Panic! At The Disco. Il chitarrista, tuttavia, è innamorato perso del cantante che non pare accorgersene preso dall'innocente euforia dell'improvviso successo.
Pete e Patrick seguono le band come dei genitori e da bravi migliori amici, mentre la situazione tra di loro pare ancora sconosciuta.
2011
I legami sono tutti spezzati. Nessuno è più a contatto con chi amava un tempo... Manhattan diventa un punto di ritrovo per il quindicesimo anniversario della FBR. Ma nessuno vorrebbe essere lì. Tutte storie che girano attorno alla vita di Gabe ed un solo luogo in cui lui vorrebbe tornare: il molo di Santa Monica.
//Gabilliam (principalmente, ma non solo, si accennano anche Ryden, Treckett, Brallon,PetexPat)//
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Fourth track * And The shame is enough to separate us  *

 

 

*2oo6*July

 

Erano passati quattro giorni da quando Gabe era arrivato in California. Quella mattina il Sole di Los Angeles sembrava particolarmente aggressivo, tanto che il moro era insicuro se uscire davvero di casa. Eppure era obbligato a farlo… Prima di tutto doveva pensare a trovare un appartamento dove trasferirsi per non rompere le palle a Pete, anche se questo continuava a dirgli che poteva restare per sempre. Ma non era sua intenzione fare da sanguisuga: un trilocale da qualche parte poteva benissimo permetterselo. Tanto non sarebbe rimasto lì per tutta la vita, aveva solo bisogno di un appoggio mentre faceva avanti e indietro da New York a lì. Poi diciamola tutta, non voleva essere d’intralcio negli affari di Pete… Va bene che la villa era grande, ma erano entrambi adulti e single alla ricerca di qualcuno. Vivere insieme non era l’ideale nel caso si fossero voluti portare a casa qualcuno… E di certo affittarsi una stanza in un hotel ad ore disperso in città non era il massimo.

Oltre ad avere appuntamento con l’agente immobiliare nel primo pomeriggio, Saporta doveva presentarsi agli studi della DecayDance per iniziare a lavorare al suo nuovo album. Ma soprattutto al singolo che voleva lanciare subito. Bring It. Una canzone che aveva scritto da solo, seduto sulla veranda della casa dei suoi nonni a Montevideo. Proprio dopo la comparsa del Cobra in mezzo al deserto… Pete voleva montare il featuring con Travie proprio su quella canzone.

Quest’ultimo la stava giusto ascoltando quando Gabe entrò nel suo studio con in mano due enormi Double Chocolaty Frappuccino. L’amico lo salutò agitando la mano, mentre la sua voce cantava “So kiss me goodnight, honey I’m gonna make it out alive” sopra la chitarra acustica. Sorrise nel sentirsi e prese posto davanti alla scrivania del più basso, dandogli il bicchiere bianco e verde di Starbucks. Questo lo afferrò e ne prese un sorso, prima di spegnere la musica. Puntò i suoi occhi in quelli stanchi del riccio e poi sorrise in quel suo modo tanto birichino e dolce.

-Travie McCoy e Maja Ivarsson. Ecco i collaboratori in…-

-E William Beckett?!-

Lo interruppe subito Saporta rischiando di versarsi il frappuccino sui jeans chiari. Insomma, dai, come poteva non mettere la bellissima voce di William in una sua canzone?! Pensò agitato. Doveva assolutamente esserci a cantare e far innamorare di lui mezzo mondo!!!

La sua fissa per la voce di Beckett era nata nei giorni precendenti, da quando era entrato in contatto con EP ed album dei The Academy Is e di quello dei Remember Maine. Diciamo anche che si era messo sul web a cercare i video caricati sul canale della Fueled By Ramen, innamorandosi di Slow Down e mettendolo subito fra i suoi preferiti. Non vedeva l’ora di vedere pure The Phrase That Pays, dato che aveva saputo dal loro amato produttore che l’avrebbero girato a giorni. Era altamente eccitato per tutto ciò e non poteva trattenersi. William Beckett era diventato un’ossessione!

-…i collaboratori insieme a William Beckett. Se mi lasciassi finire di parlare, magari.-

Alle parole di Wentz, Gabe si ricompose e tornò a sorseggiare il frappuccino in tutta tranquillità, come se nulla fosse successo. Forse era meglio trattenere tutto quell’entusiasmo che provava e pensare al lavoro. Il produttore tuttavia aveva capito che il suo amico provava un certo interesse verso Bill… Insomma, uno che impara subito a memoria “Classifieds” e lo canta tutti i giorni sotto la doccia non disprezza di certo il frontman dei The Academy is.

-Bene… Perché sai, è bravo quel ragazzo. Mi piace. Cioè… Intendo come cantante, hai capito, no? Mi piacerebbe averlo con me nella canzone perchè canta bene.-

Il riccio annuì alle sue stesse parole, pur non capendo bene che cosa stesse dicendo. Non voleva far trasparire l’interesse che stava nascendo in lui… Il problema era che questo interesse si limitava alla voce, per intanto. Non aveva più visto il ragazzo in giro, quindi era difficile decidere che cosa voleva da lui. A dirla tutta non poteva nemmeno dire che fosse attratto da lui come persona, dato che non avevano avuto questo gran dialogo. Bill aveva spiccicato sì e no cinque frasi in tutto, di cui la metà erano balbettate. Come faceva a capire se gli piacesse o no?

-Sì GabeyBaby, ho capito che non ti piace in quel senso! D’altronde lui sta con Travie e non ti guarderebbe, dato che sono così carini insieme! Non sono carini?- Domandò Wentz mentre Gabe lo guardava un po’ contrariato. –Pensa che quando si sono conosciuti è stato amore a prima vista!-

-Pete, per favore… Non mettiamoci a spettegolare come due vecchie zitelle.-

Lo interruppe Saporta, scuotendo la testa per non pensare a quel discorso. La verità è che sì, li trovava anche carini insieme. Non c’era nulla da dire, erano una coppia favolosa. Entrambi alti e belli, tanto teneri quando stavano vicini. Anche se si notava benissimo che Travie volesse tenersi stretto tutto quel bendidio, custodendolo gelosamente con le unghie. Cioè, dai, allo Zanzibar era impossibile non vedere quanto marcasse il territorio! Se solo avesse potuto gli avrebbe messo al collo una catenina con il suo indirizzo ed il suo nome, tatuandoglieli pure dietro l’orecchio.

Quello che infastidiva maggiormente il riccio, tuttavia, era il fatto che il rapper lo avesse preso in antipatia senza motivo. Forse si sentiva minacciato dal suo irresistibile ed innato fascino? Pensava che gli avrebbe portato via Beckett solo parlandoci? Okay, di certo era un gran figo con il suo fascino latino, ragionò Saporta, per non parlare delle stragi di cuori che faceva ogni volta con tutta la sua avvenenza… Però non andava di certo in giro a rubare i patner agli altri! Soprattutto ai conoscenti!!! Poteva benissimo avere tutti quelli che voleva solo schioccando le dita, madre de Dios, era Gabe Saporta lui!! Quante volte doveva ripeterlo?!

Gabe prese un lungo sorso dal suo frappuccino, sotto lo sguardo stranito e curioso del produttore. Fu in quel momento che entrò tossicchiando Patrick, che sventolava il proprio cappellino per il caldo che c’era nonostante l’aria condizionata accesa.

-Eccoci qui…-

Disse facendo voltare entrambi i mori in sua direzione, così che videro William e Travis al suo seguito. Quest’ultimo aveva tutta l’aria di chi aveva fatto le ore piccole dopo una sbronza colossale, al contrario di Gabe che quella mattina non mostrava alcun segno di postumi. Si scambiarono uno sguardo, così che si potè ancora captare tutto l’astio del rapper nei suoi confronti. Bill, dal canto suo, era tutto placido e trasognato. Si stropicciava felice la maglietta a righe bianche e nere, spostando lo sguardo da Wentz a Gabe.

-Uh bene!! Maja non puo’ venire qui… è in Inghilterra attualmente!- Fece sapere il produttore. –Quindi per ora ci siamo tutti! Poi, beh, farò sapere a lei che cosa fare! Sapete, è occupata con il tour! Ci stan dando dentro i The Sounds!!-

Mentre Pete sproloquiava allegramente, gli altri presero posto nelle comode poltroncine davanti alla scrivania, dove Pat appoggiò pure una confezione di cupcake appena comprati. Gabe non tardò a rubarne uno, incidentandosi però con una mano pallida e ben disegnata. Capì subito di chi era e quindi alzò lo sguardo per cercare il sorriso impacciato di Beckett.

-Scusa, prendilo tu… Io prendo l’altro.-

Sussurrò il castano, con le guance appena arrossate, mentre Saporta sogghignava.

-Nono!!! Prego, prendi pure! Per me è uguale… sono un gentiluomo io!- Disse con il petto gonfio, prima di accorgersi che non stava parlando ad una donzella dell’ottocento, ma ad un ragazzo. –Cioè… Sono una persona gentile ed educata. Quindi lascio decidere prima agli altri! Prendilo e mangialo tranquillamente, che a me va bene tutto!!-

Per tutta risposta fu Travie a prendersi il dolce e dargli un morso per primo, facendo spallucce. Gli altri due lo guardarono esterrefatti, mentre i mebri dei FOB se la ridevano tranquilli.

-Almeno non continuate a discutere tutto il giorno. Su, prendetevi il vostro cupcake che qui si deve parlare di lavoro…-

Mormorò indolente, costringendo Gabe e Bill a prendersi altri due dolci e restare in silenzio. Sarebbe stata una mattinata lunga e straziante, pensò Saporta, ma non si sarebbe fatto rovinare la giornata da Travie! No! Sarebbe riuscito addirittura a farselo amico prima di registrare la canzone… Se lo sentiva. Doveva farcela!! E non dimentichiamoci che lui era Gabe Saporta!

 

*  *  *

 

Ryan stava osservando annoiato la vista dal balcone della stanza d’hotel che occupava con Brendon. La scritta “Hollywood” era ben visibile, illuminata da quel caldo sole mattutino. Piegò appena la testa di lato, spostandosi la frangia piastrata dall’occhio. Lì l’aria era ferma, senza un filo di vento proveniente dal Pacifico. La maglietta gli si era appiccicata addosso e non vedeva l’ora di andare a piazzarsi di nuovo sotto il getto del condizionatore. Stava morendo di caldo… e detto da uno che viene da Las Vegas, voleva dire che la temperatura era seriamente troppo alta.

-…Pete ci vuole morti.-

Sbuffò, appoggiandosi con i gomiti alla balaustra. La vita da musicista era dura, ma era tutto quello che aveva sempre sognato. Aveva solo vent’anni, certo, ma aveva vissuto solo per arrivare lì e guardare quella scritta bianca sulle colline un attimo prima di partire per il giro degli States. Tutto si era avverato, forse era andata meglio di qualsiasi cosa avesse mai sognato. Chi se lo immaginava che nel giro di un anno Pete Wentz avrebbe preso il suo gruppo sotto la propria ala e lo avrebbe portato così in alto? Lui di certo credeva nelle sue capacità di compositore e musicista, sì… Ma mai quanto credeva in Brendon. No… Mai quanto vedeva tutto quel futuro splendente nei suoi occhi e nella sua voce. Era lui il futuro… Era Brendon Urie la sua speranza per continuare a vivere a quei livelli.  Lui credeva in Bden. Che cosa avrebbe mai potuto chiedere più di quella vista perfetta sulla città degli angeli, nell’attesa di partecipare ai VMAs? Nulla. Aveva tutto, alla faccia di chi non aveva mai creduto nelle sue capacità.

In quel momento avrebbe voluto pure Brent e Spence al suo fianco, ma non erano potuti venire per il momento. Avrebbero raggiunto gli amici in settimana, così da permettersi un paio di date in California nell’intervallo prima della comparsa su mtv e del tour. Non vedeva l’ora… Ma nonostante questo non era del tutto infelice della sua attuale situazione. Restare solo con Brendon, a differenza di quanto tutti credevano, era piacevole e divertente. Ogni tanto sì, era snervante. Troppo spesso, in effetti. Forse, in conclusione, non è che fosse poi così piacevole.

-Ryro!!!! Guarda che bello il mio nuovo stile!!!!-

Ross si voltò verso l’interno della stanza e si ritrovò davanti Brendon con il suo gilet rosso, l’asciugamano in vita, delle infradito ai piedi e… no, non poteva crederci… delle mutande di Batman in testa.

Rettifica: stare con Brendon era un tormento.

-Che cosa diavolo stai facendo?-

Chiese del tutto sconvolto, non riuscendo nemmeno a muoversi per andare a prenderlo a sberle. Non poteva davvero credere ai suoi occhi. Avevano appuntamento per un’intervista nel giro di un’ora e quello stupido del suo cantante stava giocando a travestirsi in modo osceno. No, davvero, non era possibile. Brendon dal canto suo era tutto contento ed improvvisò pure un balletto con tanto di air guitar, decidendo di fermarsi solo quando gli parve che al chitarrista stesse per uscire fumo dalle orecchie. Forse –evidentemente- era ora di darci un taglio. Sapeva che a Ryro prima o poi sarebbe partita la vena della tempia e la rabbia gli avrebbe provocato un aneurisma, così che sarebbe stato costretto a spiegare a tutti che i Panic! at The disco erano da sciogliere per colpa del suo comportamento.

-Non ti piace? Il prossimo video lo potremmo benissimo registrare così!!-

Disse il moro, lasciando cadere l’asciugamano e sfilandosi le mutande dalla testa per metterle dove avrebbero dovuto stare. Senso del pudore zero, constatò Ross agrottando la fronte, Bden non poteva continuare a farsi vedere nudo in quel modo. I suoi ormoni sarebbero impazziti… Il fratellino nei suoi boxer, poi, sembrava apprezzare troppo spesso alcuni atteggiamenti dell’amico. Ed era assolutamente sbagliato. Bden era il suo cantate. Stop. Non poteva immaginarselo in altre situazioni assurde, come –per esempio- svegliarsi in piena notte con quelle labbra carnose che gli scivolavano verso il basso ventre. No! Doveva essere molto più discreto nei pensieri… E Ryan George Ross era una persona seria e ragionevole, non si lasciava traviare da simili fantasie da bifolchi. Si sistemò il colletto della maglia e tossicchiò, cercando di riprendere la sua aria saccente da english gentleman, prima di rientrare in stanza.

-Il prossimo video te lo faranno girare interamente fra i carboni ardenti, Bden.- Mormorò, afferrando il gilet rosso che il moro si era appena levato e riponendolo al suo posto. –Dovrai danzarci sopra a piedi nudi.-

-Oh! Che bello!! Ho sempre sognato di farlo! Finalmente Pete me ne da la possibilità!!-

I grandi occhi neri di Urie si illuminarono al solo pensiero di fare una cosa tanto rischiosa e l’altro lo guardò allibito. Non c’erano speranze di poter recuperare quel povero ragazzo ormai… Diciannove anni di totale deficienza.

Ross –pur di non pensare- si sedette sul ciglio del letto e s’infilò le scarpe, imitato alla svelta dal compagno di stanza. Sarebbero andati in DecayDance, dove avevano appuntamento con una ragazza che li avrebbe intervistati allegramente sul successo del loro album. Avevano già studiato alcune risposte, per non essere colti di sorpresa. O meglio, il castano ne aveva studiate abbastanza e le aveva ripetute al cantante, sperando che se le ricordasse ed al momento opportuno non se ne fosse uscito con qualche cazzata delle sue. Era inaffidabile… ormai non sapeva se sperare ancora che da quelle labbra enormi potesse uscire qualcosa di intelligente. Beh, ma Ross sapeva benissimo per cosa avrebbe potuto usare quella bocca se proprio… gliel’avrebbe tenuta occupata lui per evitare che straparlasse. Fermo, fermo lì Ryro, si ammonì mentalmente, non poteva pensare sempre a quello. Era un fissato, cazzo.

Mentre era perso a fermare il suo cervello, Brendon gli si appoggiò alle spalle con i gomiti e si sporse in avanti per guardarlo. Alzò così il volto incontrando quegli occhi profondi ed ilari, dove si perse per un attimo. Dannato Effetto-Brendon.

-Sembri nervoso Ryro!! Riprenditi, dai! Siamo a Los Angeles e stiamo andando da Petey… La vita ti sorride!!-

Ryan sbuffò, ma il sorriso gli piegò le labbra contro la sua volontà. Voleva fare il cinico insensibile, ma a volte con Brendon –in privato- gli riusciva davvero difficile.

-…questa tua filosofia di vita hippie nel vedere rose e sorrisi ovunque inizia a farmi venir voglia di comprare camicie a fiori e cantare “I Wanna Hold Your Hand” a tutte le ragazze che incontro.-

Al moro scoppiò una risata felice e, a parere di Ryan, davvero bella e rasserenante. Quasi quasi venne voglia di ridere pure a quest’ultimo… Ma alla domanda di Brend riuscì a riacquisire l’apatia.

-Ma è fantastico! …ma davvero pensi di farlo?-

-No.-

Con questa risposta secca si alzò dal materasso e si avviò alla porta, seguito dal suo cantante nel giro di pochi secondi. Lo guardò scettico, prima di calarsi gli occhiali da sole sul volto ed andare all’ascensore. No, decisamente era meglio che si controllasse ed uccidesse tutti i suoi istinti verso quel ragazzo.

Arrivarono in DecayDance nel giro di venti minuti, grazie al traffico cittadino in quel giorno scorrevole. Ad accoglierli fu Zach, quel simpatico omone che li aveva accompagnati già qualche volta ad alcuni concerti. Brendon andò subito a saltellargli attorno iniziando a raccontargli della serata precedente e di come si era divertito a ballare con un sosia di Michael Jackson sulla Walk Of Fame… Cosa accaduta veramente e filmata pure da Wentz che li aveva accompagnati lì. Ryan aveva avuto il buon senso di eclissarsi per evitare di fare figuracce e troncarsi la carriera musicale sul nascere. Anche in quell’istante, ebbe la fantastica idea di gettarsi nel cucinino a disposizione delle band e prepararsi un thè caldo, dato che ne aveva assoluto bisogno. Non voleva assolutamente essere preso in mezzo a quel discorso sulle figuracce fatte in una delle vie principali di Los Angeles… Ma cosa?! Una delle vie principali del mondo!! Tutto quello che passava per la Walk of Fame poi arrivava negli angoli remoti dell’emisfero attraverso internet.

Si trascinò abbattuto davanti al bollitore elettrico e preparò il tutto per il suo thè di metà mattina, prendendo dei lunghi respiri. Brent e Spencer sarebbero arrivati nel giro di giorni e avrebbero sopportato Brendon al posto suo. Doveva solo calmarsi e schiarirsi le idee… In modo da non pensare costantemente al suo cantante in atteggiamenti intimi. Avrebbe potuto farcela. Sì, sarebbe stato forte, pensò stringendo il pungo ed alzandolo a mezz’aria combattivo, avrebbe sbollito questa cotta per Brendon Urie e sarebbe diventato il chitarrista migliore del mondo. Questi erano i suoi scopi.

La porta alle sue spalle si aprì all’improvviso e venne sorpreso in quella posizione assurda, mentre il bollitore iniziava a suonare per avvisarlo che l’acqua era calda. Sulla soglia c’era Saporta con un’espressione di stupore sul volto. Ecco, ci mancava che apparisse quella pertica! Pensò Ross, un altro stupido con vari problemi con le droghe e con l’alcool. Non aveva voglia di passare il suo tempo in mezzo a tutti quei buffoni… Gli unici con cui era riuscito a fare un discorso intelligente erano stati Beckett, McCoy e Patrick. Per il resto aveva solo constatato che tutte le persone che giravano da quelle parti avevano battuto la testa cadendo dal seggiolone. E dire che Gabe era un personaggio famoso e di rilievo, che nei Midtown sembrava anche dotato di comprendonio. Scoprire che era rimasto sotto con degli allucinogeni in mezzo al deserto lo aveva lasciato senza parole. Senza speranze… ma avrebbe sopportato tutto questo, pur di poter suonare! Perché era un ragazzo serio, lui, e avrebbe pensato ai suoi doveri di musicista fino alla fine!!

-Uh, ciao… …Ryan, giusto?- Chiese il riccio e lui annuì noncurante. –Devo fare qualche caffè, per evitare di addormentarci là dentro, sai… McCoy sta facendo di tutto per farmi venire un attacco di sonno.-

Disse alzando gli occhi al cielo e rimanendo con la bocca aperta in un’espressione di scazzo. Forse non aveva capito che a Ryan non interessava nulla di quello che stava dicendo. Tuttavia il chitarrista cercò di sembrare giusto un minimo cordiale e allora sorrise appena.

-Come va con la canzone?-

Chiese a voce bassa, versandosi l’acqua calda nella tazza ed iniziando a girare il filtro. Osservò l’acqua tingersi di ambrato, come rapito, mentre Gabe cercava il caffè nell’armadietto. Quest’ultimo guardò all’interno della tazza cercando di capire se ci fosse dentro qualcosa di interessante, prima di decidersi a rispondere.

-Bene, bene. La stanno ascoltando adesso e decidendo come dividersi le parti… anche se ho già idea di quel che farà Bill, sai, c’è una parte che gli calza a pennello.-

Ross esaminò quel luccichio negli occhi del cantante, ma evitò di dire qualsiasi cosa. Non voleva di certo azzardarsi a presumere che questo avesse una cotta per William. Però, diavolo, era così evidente! E probabilmente era talmente idiota da non accorgersene nemmeno. Non che lui dovesse pronunciarsi a riguardo, dato che con Brendon non stava combinando alcunchè e la sua vita sentimentale era pari a quella di un cactus in mezzo al deserto del Nevada. Cioè nulla.

-Aha… E come si chiama questa canzone?-

-Bring it! Anche se c’è Petey che vuole modificarlo per far riferimento ad un film che deve uscire… Sai, Snakes On A Plane! Siccome dice che io sono dalla parte del Cobra e… Ah! Non te l’ho mica detto che chiamerò la mia band Cobra Starship, vero? L’ho deciso da un po’ e Pete ha detto che è stupendo, sai! Gli piace la mia idea… credo che anche il Cobra ne sarà fiero! E poi sai che pure a Beckett piacciono i serpenti? Ha scritto una canzone che si chiama Black Mamba! Voi Panic nulla?-

Per tutto lo sproloquio cantilenoso di Gabe, Ross non aveva fatto altro che fissare quegli occhi sporgenti iniettati di pazzia, senza comprendere una sola parola di tutto quello che aveva detto. O meglio… Aveva preferito non ascoltare nulla da “Petey” in poi, non riuscendo a reggere quella cantilena. Aveva dubbi di trovare qualcuno al mondo peggio di Brendon, eppure ce l’aveva davanti… E non aveva nemmeno un motivo per fingersi interessato, dato che non voleva portarselo a letto.

Fortuna volle che il bollitore iniziò a protestare, attirando l’attenzione di Saporta e salvando il chitarrista. Questo vide così di filarsela con il suo thè, ritrovandosi da Brendon che stava ancora tormentando quel colosso di Zach. Quasi gli faceva pena ed aveva voglia di salvarlo da quella tortura… magari baciando Brendon e tenendolo occupato. No. Doveva evitare di pensare a certe cose… Doveva prendere un lungo respiro e calmarsi.

Quel giorno pareva che la fortuna lo assistesse, perché l’intervistatrice si decise ad arrivare e quindi sia lui che Urie dovettero chiudersi in una stanza con divanetti per parlare dell’album.

Fu uno sfacelo… come al solito Brendon sparò stupidaggini e lo smerdò pure. Tuttavia, nonostante questo, il pensiero fisso di Ryan tornava alla loro stanza d’hotel e al moro che si spogliava l’asciugamano. …stava per impazzire. Se lo sentiva… doveva tornare a Las Vegas e darsi al giardinaggio, basta con la musica. Doveva solo prendere coraggio e filarsela…

 

*  *  *

 

La mattinata di Saporta era stata un’inferno, ma nonostante tutto uscì dalla DecayDance felice. Era riuscito a dare il ritornello della canzone a Bill proprio come voleva. Non gli importava della rappata di Travis o dei “oh i’m ready for it” di Maja. Sì, okay, era contento che partecipassero al progetto… Ma lui vedeva solo William. Avrebbe accettato qualsiasi compromesso, purchè cantasse lui.

Riuscì ad andarsene un attimo prima degli altri con la scusa che aveva da ritirare una giacca in lavanderia che voleva mettere quella sera. La verità è che doveva essere in Santa Monica per le due di pomeriggio e doveva sbrigarsi, giusto per permettersi una pannocchia bollita sulla spiaggia. Diciamo che questo pranzo avrebbe preferito farlo in compagnia, ma si accontentò lo stesso nel godersi quell’attimo di solitudine e distacco. D’altronde stava per prendere una decisione importante…

Aveva già visto sul catalogo in internet l’appartamento che voleva comprare. Voleva solo metterci piede e vedere se era come le foto lo mostravano… Era dubbioso, dato che poteva benissimo capitargli un cesso al posto di una casa… Certo, bastava che fosse sulla costa, poi quasi gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa.

Si era così recato all’indirizzo a cui aveva appuntamento e trovò questa donna dai capelli castani raccolti una coda, che gli mostrò subito il miglior sorriso.

-Lei è il signor Gabriel Saporta, giusto? Sono Rachel Jordan.-

-Sì sono io… Piacere.-

Si presentò, ricambiando il sorriso e seguendola verso la porta di una palazzina residenziale. Il portiere sorrise loro cordialmente, da dietro il vetro della sua cabina. L’atrio era spazioso e di un bianco candido che era quasi accecante. Una piccola palma stava nell’angolo, piantata in un vaso di terra cotta con bassorilievi floreali. Salirono in ascensore fino all’ultimo dei tre piani e quando le porte si aprirono si trovarono in un lungo corridoio dalle tinte chiare. A terra un pavimento in linoleum color sabbia, proprio intonato all’esterno. Lei tirò fuori il mazzo di chiavi ed aprì l’appartamento “3-C”, così che entrarono in un grande salotto ammobiliato. Gabe osservò con poco interesse l’enorme divano bianco ed il tavolino in vetro, non fece quasi caso al lungo mobile in legno e vetro opaco alla sua destra… Corse dritto alla finestra ed aprì i tendaggi bianchi per poter guardare fuori.

I suoi occhi si illuminarono, mentre le labbra si spiegavano in un sorriso mostrando i denti perfetti. Fuori dai vetri si vedeva tutta la spiaggia, in direzione di Venice Beach. Ma non bastava… No. Si staccò da quella finestra sotto lo sguardo perplesso della donna, poi corse in stanza ed aprì anche quelle tende. Fu lì che quasi una lacrima gli sfuggì… Lì, dove la ruota panoramica del molo si mostrava in tutta la sua bellezza, con la costa verso Malibù a farle da sfondo. Gli scappò una risatina divertita… Era un uomo fortunato. Il Cobra doveva di certo adorarlo per assisterlo in quel modo. E lì, davanti a quella finestra, un deja-vù… Ma i lineamenti che vedeva sembravano più chiari, anche se ancora irriconoscibili.

Questa persona sorrideva dolcemente, il corpo nudo a contatto con il vetro freddo…

-Signor Saporta…?

L’agente immobiliare arrivò dietro di lui, tentennante. Si girò a guardarla e le regalò uno dei più bei sorrisi che lei avesse mai visto.

-Lo compro…-

Disse semplicemente, lasciandola completamente sconvolta. Cercò di chiedergli se era sicuro, dato che non aveva visto ancora nulla, ma lui non l’ascoltò. Si limitò a guardare fuori dai vetri puliti, osservando la ruota girare.

Non avrebbe potuto chiedere di meglio che quell’appartamento… Ed ora? Ora non c’è più nulla che lo faccia sentire a casa come la vista da quella stanza…

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Un ragazzo sta camminando lentamente sul marciapiede, attorniato da gente frettolosa che scappa per le vie della Grande Mela. Si guarda attorno, insicuro, stando attento a non scontrarsi con nessuno per evitare di stropicciarsi la giacca. Oh, il solito sofisticato… Si ferma all’improvviso davanti ad una locandina appesa al muro e la osserva, assottigliando gli occhi. C’è una scodellina bianca di ramen con appoggiate sopra due bacchette. Un “15” di spaghettini colorati di magenta spicca nel mezzo… Sotto, ben visibili bianco su nero, la lista di band headliner di due serate. Sette e nove Settembre 2011, giusto tra qualche giorno. Paramore, Cobra Starship e Gym Class Heroes, i nomi che spiccano tra tutti gli altri. Il giovane si chiede perché non sia possibile leggere “Panic! At The Disco” nel mezzo… Avrebbe tanto voluto fossero lì anche loro. O forse no… Certo, se solo fosse stato a Central Park tre giorni prima, allora li avrebbe visti. Ma non ha mai avuto tutto questo coraggio, lui. Non ha nemmeno un orologio puntato avanti di qualche minuto solo per non arrivare in ritardo ad occasioni che avvengono una volta sola… Ormai è abituato a perderle tutte quante. Così sospira e, infilandosi le mani in tasca, continua a camminare.

-…non sarebbe nemmeno valsa la pena di andarci, tanto.-

Mormora rivolto al vento, tanto nessuno starebbe a sentirlo… è solo. Pensa che, tuttavia, farà un salto al concerto di venerdì sera, giusto per rivedere qualche vecchio e caro amico. Giusto per sapere se almeno loro ce la faranno a sorridere ancora, ritornando a passeggiare mano nella mano su quel molo. Se così fosse, forse troverebbe il coraggio di tornare indietro anche lui.

Davvero riusciresti a farlo? Ora che dormi a malapena, con il senso di colpa schiacciante per non essere più al suo fianco. Ce la faresti? La vergogna che provi per quel che sei, vi terrebbe comunque separati?

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

_____________

 

Ce l’ho fatta!
Dopo lo smatto totale di ieri sera –venerdì 9 settembre 2011, data memorabile per il Gabilliam-  ecco qui il quarto capitolo **

 

Allora… C’è un po’ di Ryden come avevo detto in precedenza… Dato che pure loro sono presenti nella stooria! XD Ed il povero Ross impazzisce lentamente non potendo fare nulla con quel pazzo di Brendon Urie… Mi dispiace per lui!!! Ahahahahah

Comunque li adoro insieme **

 

Il nostro caro Gabey –protagonista indiscusso- nel frattempo si sta infatuando di qualcuno… eh?? Ma no, lui? Figuriamoci!!!

Gli piace solo la voce di William… Certo, ovviamente.

…però, finalmente, si è comprato una casa a Santa Monica –beato lui- e… chissà che accadrà tra quelle mura!

Chissà se questi strani “deja-vù” –che non sono deja-vù ma allucinazioni di gente alcolizzata rimasta sotto dal peyote- prima o poi si faranno reali e chi sarà la persona! Bah!!! Grandi misteri, eh???

XD

 

Comunque, per chi non l’avesse capito “E non dimentichiamoci che lui era Gabe Saporta!”  è la frase più usata in questa storia!! XD ahahahahah Ma ovviamente è quella più intelligente.

 

Anyway grazie come al solito a chi legge e a chi lascia un commento!!! Il Cobra vi ama… Pete vi ama!!! <3

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

   
 
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