Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: EmmaAlicia79    10/09/2011    0 recensioni
Ho cominciato a scrivere questa storia nel lontano 2006, quando ero molto più gggiovàne, e poi, per vari motivi, l'ho lasciata da parte. Premetto subito che per la protagonista femminile mi sono mooolto ispirata a me stessa (tanto è vero che il suo nome è parte del mio nick), fisicamente e caratterialmente. Molta acqua è passata sotto i ponti dal lontano 2006, ma dato che ho già scritto diverse fanfiction ho voluto provare anche a dare una possibilità a questa storia originale, rimasta nel cassetto per troppo tempo. In sostanza, parla della vita di questa giovane donna che si affaccia piano piano all'età adulta, con varie ed eventuali di contorno. Diciamo che siamo sul "tragicomico"... Specifica: qua e là c'è volutamente qualche accenno di accento toscano, essendo io di Firenze, ma niente di troppo impegnativo ^_^. La pubblico così com'è nata, cercando, per quanto possibile, di non snaturarla troppo rispetto a com'era (ove necessario - leggi: orribile - apporterò qualche modifica...) e, soprattutto, cercherò di terminarla in qualche modo ^_^. Rating arancione in partenza (non si sa mai ^_^), modificabile in seguito. Grazie per l'attenzione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gustavo ed Emma si erano conosciuti circa due anni prima in palestra. Emma stava facendo il suo giro annuale di lezioni gratuite che tutte le strutture offrono agli inizi dei corsi per promuoverli. Esiste un tipo di persone che, per non spendere un centesimo, sfrutta questo periodo di intense offerte per fare un po’ di movimento “a gratis”. Emma, e non se ne vergognava affatto, era una di queste. Diceva sempre: “Con tutti i soldi che ci spillano, se non truffiamo un po’ anche noi, ci levano anche le mutande!”. Non faceva una piega…
Nella palestra in questione promuovevano in gran pompa un corso di kick boxing. Emma voleva provare perché le ispirava questo fatto della donna guerriera, dell’autodifesa e quant’altro (probabilmente stava facendo un mash up di più discipline orientali, ma non stiamo a sottilizzare: è l’entusiasmo che conta…). Alla reception le dissero che il corso stava giusto per iniziare, se voleva rimanere per dare un’occhiata…
Emma decise di rimanere, e in effetti per rimanere rimase, ma rimase anche estremamente affascinata dall’insegnante: un uomo adulto (per lei, gli uomini “adulti” erano quelli oltre i 35 anni e la sua stima l’aveva fatta bene), faccia non bella ma interessante, vissuta, testa rasata, fisico asciutto, non eccessivamente pompato, e sguardo molto penetrante. Niente di vistoso, pensò tra sé Emma, ma molto, molto interessante.

Emma comunque si concentrò anche sulla lezione e vide che procedeva spedita ma precisa, il maestro non perdeva un movimento degli allievi, e li correggeva dove sbagliavano, ma senza parlare. Spostava loro le braccia o le gambe nella posizione corretta, ma senza profferire parola. Si udiva solo la musica, vagamente stile New Age (ululati di cani, canne al vento fruscianti e rumori simili), che in una situazione cosiddetta “normale” avrebbe fatto venire sonno, o peggio, istigato al suicidio, ma in quel contesto, non si sapeva come, stimolava la concentrazione. Di contorno alla musica, si sentivano anche gli spostamenti d’aria che producevano gli allievi con i loro movimenti repentini, e i loro sospiri affannati. Infatti, stavano disputando dei mini-match a coppie, nel silenzio più completo. I loro movimenti, benché energici avevano comunque una certa grazia se osservati nel relativo ambito. Ogni movimento di uno era al tempo stesso conseguenza di un movimento precedente e causa di quello successivo dell’avversario, in un divenire molto affascinante. Questa l’impressione di Emma, che era ancora più decisa a provare a seguire una lezione, non solo per la disciplina, ma anche e soprattutto per il maestro.

Dato che era in giro per palestre per approfittare delle lezioni gratuite aveva con sé una borsa col necessario e si preparò nello spogliatoio con l’intento di seguire la lezione successiva. Si avvicinò alla stanza dove si svolgeva il corso e, timida com’era, non sapeva dove mettersi per non essere notata. Gli inconvenienti del voler per forza approfittare delle lezioni gratis…
Ad un certo punto, si sentì apostrofare da dietro:
“Ciao, sei qui per la lezione di prova?”
Si voltò e… Non ci poteva credere: era il maestro in persona che le rivolgeva la parola, la qual cosa la mandò nel pallone più totale!
“Sì, cioè… ero venuta sì, per questo, per il kick, poi ho anche visto la lezione precedente, mi è piaciuta e… insomma, eccomi qua!” Ce l’aveva fatta, aveva pronunciato una frase di senso compiuto e senza impappinarsi più di tanto.
“È la prima volta che pratichi kick boxing?”
“Sì…” rispose Emma sognante: il maestro aveva una bella voce: non limpida, ma bassa e roca, insomma, sensualissima!
“Allora, scusami, ma non puoi partecipare a questa lezione, è di livello avanzato: se fosse stata una lezione per principianti ti avrei rimediato un paio di fascette e dei guantoni, ma così no, è troppo pericoloso… Mi dispiace.”
Ma come?!?!? Era o non era una lezione gratuita?!?!? Se qualcuno si presentava non potevano certo mandarlo via… o sì? Ad ogni modo, ricordando i colpi energici della lezione precedente, Emma chiese:
“Quale livello era la lezione precedente?”
“Intermedio…”
Il maestro aveva assolutamente ragione: se al livello intermedio si tiravano quelle botte, al livello avanzato doveva essere una cosa tipo “Walker Texas Ranger”…
Emma decise quindi di non insistere, ma al pensiero di andarsene e non vedere più il maestro le venne un groppo in gola.
“Posso restare a guardare comunque?” chiese.
Il maestro le rivolse un sorriso decisamente amichevole “Certo che sì, guardare non è proibito…” e si avviò verso gli allievi che stavano arrivando per la lezione.
Emma lo guardò, e anche da dietro prometteva bene…
A prescindere dal maestro, la lezione le piacque e si segnò al corso, anche perché si svolgeva in un orario decente per i suoi ritmi lavorativi.
Il maestro si rivelò essere Gustavo, ma Emma non aveva ancora idea dell’orientamento sessuale del suo non ancora amico maestro di kick boxing.
Il corso, o meglio, Emma in quella palestra durò due mesi: non era fatta per darle: le prendeva e basta e dopo le lezioni arrivava a casa tutta pesta… e pagava, anche!
L’avventura nel kick boxing dopo sessanta giorni era quindi arrivata al capolinea, ma non il suo rapporto con Gustavo, che si era evoluto da semplice conoscenza ad una promettente amicizia.
Da inguaribile romantica qual era, Emma immaginava Gustavo che la aspettava sotto casa con un fascio di rose in mano, innamorato perso le dichiarava il suo amore e le chiedeva di sposarlo.
Ma, nonostante le fantasticherie, Emma non era innamorata di Gustavo: lo vedeva sfuggente, intuiva che c’era un lato della sua vita che Gustavo teneva ben nascosto, perlomeno a lei, e questo non avere le idee chiare le rendeva difficile innamorarsi di lui. In certi momenti era davvero molto spaesata: ad esempio, quando erano insieme e riceveva telefonate contraddistinte da una suoneria particolare si allontanava da lei con espressione colpevole lasciandola come una fessa in mezzo alla strada. Dopo pochi minuti si ripresentava col sorriso sulle labbra come se niente fosse successo.
Altre volte, se magari era uscito la sera precedente, aveva lo sguardo “all’orizzonte”, come diceva Emma, cioè non era concentrato sul momento presente, ma su qualche sua fantasia. Per carità, succedeva anche a lei, ma in presenza di altri aveva quantomeno la decenza di portare avanti la conversazione.
Decisamente, pensava Emma, ha una relazione…
Quanto aveva ragione! Anche se si sbagliava completamente sul sesso dell’altra persona…
Una sera, Emma doveva passare a prenderlo sotto casa sua, perché nella zona dove Gustavo viveva in affitto durante la notte ci sarebbe stata la pulizia stradale e lui quindi non poteva prendere l’auto. Emma decise di anticipare il suo arrivo di una decina di minuti: stranamente, era più che puntuale e per una volta voleva stupire l’amico con un arrivo in anticipo sui tempi.
Arrivò sotto casa di Gustavo ed i parcheggi erano quasi tutti liberi in previsione della pulizia notturna.
Si piazzò una decina di metri più indietro rispetto al portone di Gustavo, decisa a fargli una sorpresa. Emma fece appena in tempo a spengere il motore ed i fari che il portone si aprì e ne uscirono Gustavo ed un altro uomo (che poi si sarebbe rivelato essere Mariano), poco più giovane di lui. I due ridevano insieme e si fermarono davanti al portone. Dopo un altro scambio di battute (era troppo lontana per capire cosa si dicessero), Emma rimase a bocca aperta vedendo Gustavo e l’altro uomo che si baciavano.
Rimase di sasso, non per l’orientamento sessuale dell’amico, quanto per il fatto che lui non gliene avesse mai parlato (ad Emma, chi andava a letto con chi non importava assolutamente, le cose importanti erano altre), o meglio, che glielo avesse tenuto nascosto, il che era ben diverso.
Emma era profondamente delusa.
Lasciò andare via l’altro, attese una decina di secondi, uscì dall’auto e si avvicino quanto più compassata poté all’amico.
“Emy, ciao!”
“Ciao Gustavo… Carino il tuo amico…”
Queste semplici parole ebbero il potere di lasciare Gustavo senza parole, il che era tutto dire…
“Emma, senti…”
“Perché non me l’hai detto? O meglio” – come prima aveva pensato – “Perché me l’hai tenuto nascosto? Pensavi che non fossi all’altezza della situazione? Oppure… oppure… ti vergognavi di me? Non volevi presentarmi nel tuo giro? Devo esserne lasciata fuori perché sono etero?” Non si era nemmeno accorta di stare urlando.
Gustavo le piazzò una mano sulla bocca intimandole di stare zitta e la pilotò verso il portone; Emma si lasciò trascinare docile: dopo le grida si sentiva impotente: aveva solo voglia di piangere; si sentiva usata (magari lui usciva con lei solo quando non aveva altri impegni) e tradita (magari lui rideva di lei con i suoi amici).
La serata che seguì fu lunga: Emma sfogò tutta la sua amarezza per essersi sentita esclusa: pensava fossero amici veri. Ribadì il concetto che non era il fatto stesso dell’omosessualità di lui a sconvolgerla tanto: sarebbe stato lo stesso se lui non le avesse detto di avere un figlio segreto, o di avere una qualsivoglia relazione con qualsiasi sesso. Si era semplicemente sentita tagliata fuori. Lei della sua vita sentimentale gli aveva raccontato tutto, da parte sua di sicuro non gli aveva mai fatto domande specifiche perché non erano cavoli suoi, ma se lui fosse stato disposto a confidarsi, lei sarebbe stata ben contenta di ascoltarlo, anche se le avesse detto di essere un agente segreto in incognito o cose del genere. Il punto non era l’argomento tenuto nascosto, ma il motivo per cui era stato tenuto nascosto! Il problema era proprio quello ed Emma fece in modo di farglielo capire bene.
Gustavo raccontò di quando lo aveva detto per la prima volta a quelli che credeva essere i suoi amici: raccontò loro che si era messo con un ragazzo, e lo raccontava perché era felice e voleva condividere la sua gioia con coloro che considerava come dei fratelli. Queste stesse persone reagirono lì per lì in modo abbastanza freddo e distaccato, lasciando Gustavo un po’ amareggiato; dopodichè, nel corso dei mesi, chi più, chi meno, si allontanarono tutti da lui con varie scuse, ma la vera motivazione la sapevano bene tutti quanti.
Gustavo era rimasto solo.
Gustavo non voleva fare lo stesso errore.
Gustavo non voleva perdere Emma.
Gustavo le voleva troppo bene.
Gustavo la considerava una sorella e Emma, a discapito di tutto, in quel momento lo considerava come il fratello che non aveva mai avuto, anche se ci teneva a dissociarsi da quei cretini degli ex amici di lui il quale a sua volta, poverino, era convinto di aver fatto un errore lasciandoli andare, anziché pensare che avessero sbagliato loro, che se lo erano lasciati scappare.
Si chiesero scusa un sacco di volte, e alla fine per una cretinata scoppiarono in una bella risata liberatoria. Era stata una serata stancante, ma costruttiva, e i due avevano rinnovato la forte amicizia che li legava.
Da lì a pochi mesi ad Emma sarebbe successo quello che poi successe, e l’unico tetto dove riparare sembrò naturalmente essere quello di Gustavo.
Dai tempi del kick boxing Gustavo la intrigava: era molto misterioso, affascinante e introverso, ma non le piaceva al punto di innamorarsene naturalmente non corrisposta (come aveva scoperto quella famosa sera), il che sarebbe equivalso ad un suicidio sentimentale; ma con la convivenza, la semplice attrazione peraltro anch’essa senza speranza (idem come sopra) – come Emma sapeva bene – si era trasformata in una forma strana, bella e “stortignaccola” di amore.
Di questo Emma si era accorta la mattina successiva alla loro “notte folle”, quando si era svegliata nel letto di Gustavo, sola, ma con un post-it attaccato alla sveglia: “Torno presto, così parliamo. Un bacio. Gus”.
 L’abitudine di Gustavo di segnare l’ora sui bigliettini che lasciava in giro alla sua coinquilina in quel frangente si rivelò molto utile. Emma, ancora assonnata, con i capelli sparati da tutte le parti, in un letto non suo, cercava di raccapezzarsi su dove potesse essere il suo orologio. Dopo aver rivoltato il letto, si rese conto che c’era una sveglia a disposizione… Oh beh, l’orologio lo avrebbe cercato dopo. Quel giorno era sabato ed erano esattamente le dieci meno un quarto. Il biglietto era stato scritto alle nove, quindi era ancora presto per preoccuparsi. Preoccuparsi di che, poi? Nonostante Emma fosse ancora assonnata, mentre girava per la camera per raccogliere idee e vestiti, era pienamente consapevole del fatto che quella notte era stata “unatantum”, di sicuro Gustavo non aveva cambiato gusti nel vederla vestita col pigiamino celeste la sera prima… E allora perché? Si era lasciata andare tra le braccia dell’amico perché in fondo lo desiderava ma, ancora più in fondo, sapeva che per loro o meglio, per lei, non ci sarebbe stato posto. E allora, di nuovo… perché? Ah-ah: trovato! Ecco perché Gustavo si era comportato così: era ubriaco fradicio. Ubriaco lo aveva visto altre volte, ma non così tanto. Estraniato lo era come sempre quando era sbronzo, ma questa volta lo era di più, per cui una reazione diversa era perfettamente plausibile. Mentre aspettava che il bollitore fischiasse, Emma si era un po’ tranquillizzata. In fondo, non era successo niente di irreparabile, anzi: avevano usato le precauzioni, quindi incinta non era, avevano fatto qualcosa di bello che, ad occhio era piaciuto a tutt’e due (a lei di sicuro!), ed Emma aveva realizzato un suo piccolo sogno. Sì, decisamente quella notte era stata un guadagno. Adesso bisognava solo superare lo scoglio dell’imbarazzo, aspettare che Gustavo si calmasse per la fine della sua storia con Mariano (anzi, bisognava che, con calma, gli chiedesse come fosse andata la sera precedente), e poi avrebbero ripreso il solito tran tran di sempre.
Mentre Emma sorseggiava il suo thè, le chiavi girarono nella toppa della porta, ed entrò Gustavo. Al vederlo, Emma arrossì leggermente: le tornavano infatti in mente certe carezze della notte appena passata… Solo in quel momento notò che durante tutto il tempo in cui avevano fatto l’amore, non si erano detti neanche una parola. In compenso, che sguardi…!
Gustavo dapprima sorrise un po’ forzatamente poi, vedendo che Emma sorrideva di rimando, sorrise più genuinamente, le andò incontro e l’abbracciò. Lei rispose all’abbraccio, ancora leggermente imbarazzata sentendo sotto le mani i muscoli che l’avevano sostenuta durante la notte.
Sciogliendosi dall’abbraccio, Emma partì in quarta (o così, o nulla, e allora… così!):
“Senti Gus, ho pensato a tutto: so che non devo aspettarmi nulla, so che è stata una specie di botta e via con qualcosa in più e… detto così, è brutto, non è quello che volevo dire, cioè forse è successo perché eri più ubriaco di altre volte… insomma! – Emma non riprendeva nemmeno fiato - ... e so che non hai cambiato gusti nell’arco di una serata; ti ringrazio per le belle sensazioni e giuro che se vuoi non ne parlerò più però voglio solo che tu sappia che sono tranquillissima, sono una donna matura e non mi aspetto niente di più di quello che già mi hai dato, aspettiamo solo che passi questo momento strano, e poi torniamo ad essere la famiglia di prima!” Emma concluse la sua arringa con un sorriso stampato.
Anche Gustavo sorrideva, ma il suo era un sorriso triste.
C’era decisamente qualcosa che non andava.
Prima che Emma potesse elaborare qualsiasi pensiero, Gustavo semplicemente disse:
“Emma, io parto”

Eccomi col secondo capitolo di questa storia un po' "sui generis": ho aggiornato adesso perché sono arrivate anche per me le tanto sospirate ferie, e preferivo non lasciarvi troppo a bocca asciutta (???).
Ringrazio chi ha letto la storia e, se volete lasciare un commentino, anche solo per dire che la ff vi fa schifo, ne sarei felice!
A presto!

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: EmmaAlicia79