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Autore: Irine    10/09/2011    2 recensioni
La mia vita scorreva tranquilla, era semplice, normale, a volte anche un po’ noiosa, ma mi piaceva, mi lasciavo condurre da essa.
Finché non è arrivato lui. Quel ragazzo. Il ragazzo con gli occhi del mare, colui che mi ha fatto tornare indietro, in un mondo sconosciuto, nel quale avevo vissuto in passato.
Non ricordavo niente del mio passato, della mia vita prima di compiere sei anni.
Più cercavo di far luce su quel periodo, più la mia mente si confondeva.
Non avrei mai immaginato che fosse tanto cruento, tanto orribile.
Ma d’altronde, non avrei neanche mai immaginato che dopo dieci anni, il mio passato sarebbe tornato a cercarmi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi stiracchiai lentamente, sgranchendo i muscoli.
Mi sentivo tutta intorpidita.
Scesi dal letto in fretta.
Forse troppo in fretta.
Avevo pestato qualcosa.
Qualcuno.
Gridai.
Ma che ci faceva lì?
- Ma sei impazzito? – urlai. – Che ci fai qui?
Sdraiato a terra, accanto al mio letto, c’era Alex.
Alex si tirò su a sedere, con aria assonnata. Era completamente intontito. Io invece ero paonazza!
- Che ci fai qui? – ripetei per la terza volta.
- Ma ti sembra questo il modo di svegliarmi? – chiese, puntando i suoi occhi nei miei. Deglutii rumorosamente. Appena svegliato era ancora più bello. I capelli neri erano tutti arruffati, le guance leggermente rosse, e gli occhi erano più luminosi del solito, leggermente lucidi.
 
Smettila si guardarlo come se volessi mangiarlo!
 
- Che mal di orecchie. – disse, ridestandomi dai miei pensieri.
- Adesso mi spieghi, cosa ci fai qui nella mia camera? – esclamai. L’unica cosa che ricordavo era che era venuto a consolarmi e poi…..mi ero addormentata tra le se braccia. Avvampai.
- Ti prego non urlare. Abbi pietà, mi sono appena svegliato.  – mi chiese con un tono supplicante.
Per un po’ non fui più capace di dire niente.
Alla fine Alex si alzò, e mi guardò in modo strano. Forse gli si era acceso qualche neurone.
- Mi hai chiesto tu di restare qui. – disse.
Io, ho fatto cosa?
- Che cosa? – oddio, che figuraccia!
- Sì, forse eri sveglia, o forse stavi dormendo. Fatto sta, che ti sei afferrata al mio braccio e sussurravi il mio nome, e mi hai supplicato di non lasciarti sola. Probabilmente sognavi. – Ad ogni sua parola diventavo sempre più rossa. Merda! Perché avevo lo stupidissimo vizio di parlare nel sonno?
- Scusa io…… - mormorai imbarazzata. – Mi dispiace, non ero molto cosciente……credo. – al pensiero che aveva dormito per terra, solo per un mio capriccio, mi sentii in colpa.
- Non volevi farti dormire per terra. Scusa……
Alex mi interruppe.
- Tranquilla, ne ho passate di peggiori. – disse sorridendo.
Uscimmo entrambi dalla stanza nello stesso momento.
Sfortuna volle che in quell’istante passasse Kevin.
Ci guardò incuriosito, con un sopracciglio alzato.
- Forse è meglio che non vi chieda cosa avete fatto…… - arrossii ancora di più se possibile.
- No, no…..non è come credi. – dissi, per cercare di rimediare la situazione.
- Tranquilla Grace, non è un problema, sai? – Tranquilla un corno!
- No, no davvero non è successo nulla. – esclamai. Ma perché Alex non diceva nulla? Perché stava sempre zitto nei momenti meno opportuni?
- Ormai siete grandi. Potete fare quello che volete.
- Ma….. – cercai di replicare.
- Avete la mia benedizione. – mi interruppe Kevin, sorridendo.
- Grazie. – rispose Alex, passandomi un braccio intorno alle spalle.
Ma era impazzito?
Gli avevano dato una botta in testa quella mattina?
- Alex, se la fai soffrire te la vedi con me, chiaro?
- Ma certo. – Rispose facendo un sorrisone a trentadue denti.
Io lo ammazzo!
Appena Kevin si fu allontanato, mi ripresi dallo shock, e mi voltai verso Alex, furiosa.
- Ma che ti è venuto in mente? Non solo non hai fatto niente per aiutarmi, ma hai anche fatto credere a Kevin che noi……che noi…..
Alex inarcò un sopracciglio.
- Che noi? – chiese, trafiggendomi con lo sguardo.
Mi dimenticai immediatamente quello che dovevo dire.
- Niente. – mormorai, certa ormai che, sarei svenuta entro tre secondi per la sua vicinanza.
- È divertente farti arrabbiare. – disse sornione.
- Sbruffone. – dissi, spingendolo con il braccio.
Ovviamente non riuscii neanche a spostarlo di un millimetro, ma Alex mi afferrò il braccio e mi spinse vicino a sé.
Occhi negli occhi.
I nostri visi vicini.
Alex passò una mano dietro la mia nuca e avvicinò ancora di più il suo viso al mio.
I nostri nasi quasi si sfioravano.
I nostri respiri si rubavano l’aria a vicenda.
- Ehm…….Scusate. – qualcuno si schiarì la voce.
Maledizione!
Mi voltai verso la voce, trucidando chiunque fosse accanto a noi, con lo sguardo.
Spalancai gli occhi quando vidi che era Katie.
Alex si irrigidì, ma non disse niente.
- Vi ho disturbati? – chiese Katie, a disagio.
- Assolutamente no. – rispose io, nello stesso istante, in cui Alex rispose: - Assolutamente sì!
- Mi dispiace. – sussurrò Katie. Cercava di non guardarci. Il suo sguardo si posava su qualunque oggetto della stanza tranne che su di noi.
- Volevo solo sapere come……come stavi. – mormorò Katie rivolgendosi a me.
- Sta benissimo, ora ti sarei grato se tu te ne andassi. – sibilò Alex.
- Alex! – esclamai. Non sapevo quale fosse il problema tra loro, ma io non avevo nessun problema con Katie. Non poteva trattarla così.
- No….. – disse Katie. – Non fa niente……me ne vado.
- Ecco, brava. Vai via. – guardai Alex, furiosa. Perché si comportava così?
- No! – esclamai. – Resta qui, per favore. Avevi detto che dovevi parlarmi, no? – Alex mi afferrò per un braccio.
- Tu non ci parli con lei! – mi guardò minaccioso, dritto negli occhi. Presa da un impeto di rabbia gridai:
- Alex smettila! Tu non sei nessuno per dirmi quello che posso o non posso fare! – I suoi occhi si fecero vuoti. L’avevo ferito.
Più di quanto potessi immaginare.
Desiderai mordermi la lingua. Ma ormai era fatta.
Alex lasciò il mio braccio e se ne andò in un’altra stanza.
- Io……io non volevo farvi litigare……mi dispiace, io….
- Non fa niente. – la interruppi. – Stavolta ha esagerato. Non può trattarti così. – il tono della mia voce era leggermente incrinato. Mi sentivo in colpa. Da morire.
- Voi due….state insieme, vero? – chiese.
- No! – Esclamai, rossa come un peperone.
- Oh…..scusa è che…..mi sembrava……beh, niente. Forse mi sono sbagliata. – concluse alzando le spalle.
- Cosa ti sembrava?
- No è che…..beh, si vede che……insomma che siete innamorati……anche se non state insieme. – disse, mordicchiandosi il labbro.
- Ma io non…. – non riuscivo a finire la frase. Eppure era facile: Io non sono innamorata di lui.
Ma allora perché quelle parole risultavano false, persino nella mia mente?
- Grace…… - mi chiamò dolcemente Katie.
- Sì?
- Tu lo ami, vero? – non sapevo cosa rispondere. Era amore quello che provavo? Quelle scariche elettriche che avvertivo, ogni volta che lui mi era vicino, quel rossore che mi imporporava le guance ogni volta che mi stregava con i suoi occhi. Quel senso di sicurezza e conforto che trovavo sempre in sua compagnia…….era amore?
- Io….non lo so. – risposi sinceramente.
- Grace, ho visto come lo guardi. E ho visto come ti guarda lui. – Disse sicura, Katie. Il suo sguardo era dolce e materno. Rassicurante.
- Grazie. – mormorai.
- Grace?
- Sì?
- Posso…….. – si interruppe un secondo. – Posso abbracciarti per favore? – gli occhi erano supplicanti e pieni di lacrime.
- Certo.
Katie mi abbracciò, come si abbraccia qualcosa di prezioso, che eri sicura di aver perso. La sua pelle era fredda a contatto con la mia, e impercettibilmente, rabbrividii.
- Ti voglio bene. – disse, ad un tratto. – Ti voglio bene, Grace.
- Anche io ti voglio bene. – risposi. Non so perché dissi quelle parole. Non la conoscevo neanche da un giorno. Ma era vero.
Le volevo bene.
Katie si staccò da me.
Il suo abbraccio mi aveva dato un po’ di quel calore che cercavo.
Adesso senza di lei, mi sentivo vuota.
Fredda.
 
La giornata passò più velocemente di quella prima.
Katie dopo avermi abbracciata, era corsa via, con gli occhi pieni di lacrime. Non capivo perché. E forse, era meglio così.
Alex se ne era andato, senza salutarmi. Non potevo biasimarlo d’altronde.
Lo avevo ferito.
Gli avevo detto che per me lui non contava nulla. Mentivo.
Lui era importante per me.
Io lo…….io cosa? Era vero quello che aveva detto Katie?
Lo amavo?
Quando quella sera mi addormentai, avevo ancora quella domanda fissa in mente.
 
Buio. Fu la prima cosa che notai, ci misi parecchi minuti prima di rendermi conto che ero in una stanza, avvolta dalla penombra. Non vedevo quasi niente. Poi i miei occhi si abituarono.
Ero al centro di un vero e proprio labirinto, tante stanze si diramavano in direzioni diverse dal punto in cui mi trovavo.
I corridoi sembravano tutti uguali, ne imboccai uno a caso, sperando di risvegliarmi al più presto.
I miei passi stranamente non rimbombavano nel silenzio di quel luogo, come se non toccassero terra. Il mio respiro era impercettibile, non ero neanche sicura di respirare. Se qualcuno non fosse stato lì accanto a me, non mi avrebbe mai potuto sentire. Non sapevo se la cosa era rassicurante oppure no.
Sentii delle voci rumorose provenire da una stanza accanto, specialmente c’era una voce che sovrastava le altre.
Due uomini discutevano. Il loro abbigliamento rassomigliava molto con il luogo in cui mi trovavo. I loro abiti erano completamente neri, e mi terrificavano.
- Ma come hai potuto? – urlò il primo. La sua voce rimbombò nei miei pensieri.
- Io . . . io non volevo.
- Come hai potuto? – ripeté l’uomo infuriato.
- Non l’ho fatto di proposito . . .
- Smettila di giustificarti!
- Mi . . . mi dispiace è stato un errore. . .
- UN ERRORE? HAI FATTO DI MOLTO PEGGIO! – lo sguardo del primo uomo era furioso, non riuscivo a vederlo in volto perché aveva un cappuccio, calato sul viso. Rabbrividii.
Che posto era quello?
L’uomo con il cappuccio gettò violentemente a terra il primo e lo trafisse con lo sguardo.
Il secondo uomo strisciava a terra per mettersi al riparo.
Cominciai a tremare.
Sentii un groppo salirmi in gola e il mio respiro si bloccò.
- Tu non ti rendi conto! – continuò l’uomo a gridare.
- Per favore mi perdoni, io . .
- TU COSA?
- Io non lo farò più, io . . .
- Ma certo che non lo farai più. Questa cosa è certa. – disse l’uomo arrabbiato con voce improvvisamente bassa, ma tagliente.
- Non lo farai mai più, perché ti ucciderò prima!
- No....….no la prego.
- Dammi una ragione per la quale non dovrei ucciderti, e che sia una buona ragione.
- Beh, è un errore che potevano fare tutti, io . . .
- Tu non dovevi commettere un simile errore!
- Lo so, non avrei dovuto, ma. . .
- Per poterti far andare nel mondo umano abbiamo dovuto compiere il rito, e milioni di persone sono morte, perché tu potessi attraversare la barriera, ed è così che le ripaghi?
UNA COSA DOVEVI FARE! E NON NE SEI STATO CAPACE!
- Ma io. . . ho solo sbagliato persona! – gridò l’uomo a terra in preda alla disperazione e alla paura.
- Non azzardarti ad alzare la voce con me! L’unica cosa che dovevi fare era portare qui quella mocciosa, e tu invece che hai fatto? Hai preso la persona sbagliata!
- Non è stata colpa mia.
- Ah no, ma certo e invece è colpa mia, vero?
- Io non l’ho mai vista e credevo fosse lei, come potevo sapere che non lo era? Si assomigliano!
- Anche se si assomigliassero, ma ti assicuro che non è vero, avresti dovuto percepire la sua aurea, COME HAI FATTO A NON RENDERTI CONTO DI AVER PRELEVATO UN INUTILE ESSERE UMANO?
- Io . . io  non lo so come ho fatto a sbagliare, ma . . .
- No, lo so io come hai fatto. Sei un incapace, una nullità, e per questo devi essere eliminato, saresti solo d’impiccio.
- No . . . no la prego.
- Tu meriti di morire!
- Ma mio . . . mio signore anche lei le avrebbe confuse . . .
- Che cosa stai insinuando? Pensi che io non la saprei riconoscere? Pensi che io potrei commettere i tuoi stessi errori? Non osare paragonarmi a un essere in’utile come te!
- La . . . la prego mi dia un’altra possibilità . . .
- Io non do mai una seconda possibilità, dovresti saperlo.
- Posso riuscire a trovarla, se potessi tornare nel mondo umano . . .
- Ma sei sordo oltre che idiota? Per attraversare la barriera abbiamo dovuto compiere un rito che riesce solo nel 50% dei casi. Durante questo rito milioni di persone sono morte, per permetterti di andare nel mondo umano. E tu hai fallito!
- Non . . . non c’è un altro modo per andare nel mondo umano? – chiese l’uomo a terra disperato. Non capivo perché continuava a rivolgere quelle domande all’uomo con la maschera, sapendo che in questo modo lo faceva solo arrabbiare di più. Forse voleva solo posticipare di qualche minuto la sua morte imminente.
- Credi che se ci fosse stato un altro modo, allora non avremo già provato a metterlo in pratica imbecille che non sei altro?
- Quindi non resta che toglierti di mezzo.
- No . . . la prego non mi uccida!
- Oh, ma non sarò io a farlo, credi che oserei insozzare le mie mani con il tuo sangue sporco? – ebbi un fremito.
Quelle parole così crudeli…..
Quel disprezzo nella voce…...
- Ordinerò ad una delle guardie di ucciderti.
- Nigel! – sentii gridare. Silenzio di tomba. Nessuno si mosse. L’uomo che prima era infuriato e crudele, adesso sembrava letteralmente terrorizzato.
Nella stanza entrò un altro uomo, indossava una maschera. Non riuscivo a vederlo bene, ma dai suoi lineamenti si capiva che era giovane, molto più giovane dell’uomo con la maschera. Non capivo come quest’ultimo potesse avere paura di una persona più giovane di lui.
- Che sta succedendo? – disse l’ultimo arrivato con voce gelida e priva di ogni emozione. Aveva una voce…..familiare, quasi. Ne ero ipnotizzata. Da una parte mi rafforzava, dall’altra mi indeboliva.
- Oh . . . mi-mio signore, voi non dovreste essere qui, v -voi . . .
- Non dirmi cosa dovrei fare! Ti ho fatto una domanda, ora rispondi, prima che perda la pazienza.
- Questo stupido individuo ha prelevato la persona sbagliata dal mondo umano, e un sacco di vite sono andate sprecate per colpa sua.
L’uomo con la maschera guardò quello in basso, come avrebbe potuto guardare un cestino della spazzatura.
- Capisco. – mormorò, semplicemente.
- Dobbiamo ucciderlo, ci sarà solo d’impiccio.
- No!
- Ma mio signore . . .
- Qui decido io! – l’uomo con il cappuccio si zittì all’istante. – Tu puoi andare. – disse poi rivolto all’uomo per terra.
- Ma, con tutto il rispetto, non può lasciarlo andare! – l’uomo con il cappuccio continuava ad insistere.
- NIGEL! SO COSA DEVO FARE!
- Ma . . . ma certo, come vuole lei.
L’uomo per terra, colmo di gratitudine si avvicinò:
- Grazie mio signore, grazie.
- Non mi ringraziare.Tu puoi andare, ma le tue mani restano qui.
Lessi la paura nel volto dell’uomo che prima era così felice.
- Non è forse con le tue sporche mani, che hai portato qui quell’umana?
- Sì . . .sì . . .ma . . .ma io . .
- Bene, siamo d’accordo. Saranno le tue mani ad essere punite, tutto il resto del tuo corpo resterà integro, dovresti ringraziarmi. – mi salì un groppo in gola. L’unico vero motivo che poteva spingerlo a tagliargli le mani era perché in questo modo avrebbe sofferto molto di più. Come poteva un persona essere tanto cattiva?
- Nigel, avanti muoviti. – l’uomo con il cappuccio avanzò ghignando, tirando fuori una spada lunga e affilata.
- No, no per favore!
- NO! – gridò l’uomo, disperato.
Non ebbi il coraggio di guardare, chiusi gli occhi. Sentii solo un grido acuto e dolorante, che mi penetrò la pelle, come se fossi stata io la persona alla quale avevano tagliato le mani.
Quando riaprii gli occhi, vidi grosse macchie di sangue riversate sul pavimento, il volto dell’uomo straziato e terrorizzato. Continuava a gridare. Feci del mio meglio per non piangere.
- Nigel.
- Sì, mio signore?
- Fai sparire queste tracce di sangue.
- Certo.
- Un’altra cosa. Trovala e portamela qui, al più presto. Tu sai a chi mi riferisco.
- Certo mio signore, sarà fatto.
- Sarà meglio per te. E ricordati, voglio che tu me la porti viva. Hai capito?
- Certo mio signore. – i due uomini si avviarono verso un’altra stanza, costrinsi i miei piedi a seguirli, tanto ero sicura che quello fosse tutto un incubo. Quasi sicura.
- Potrebbe non essere sola. – disse l’uomo con il cappuccio.
- Già. - affermò l’altro.
- Secondo lei, l’hanno già portata qui? Cioè in questo mondo? – chiese ancora l’uomo con la maschera.
- Cosa vorresti dire?
- E se non fosse più nel mondo umano? E se fosse nel nostro mondo?
- Sia che sia nel mondo umano o che sia in questo mondo, tu trovala.
- Quel ragazzo col potere dell’acqua potrebbe essere con lei, potrebbe causarci molti problemi.
- Non nominare quel ficcanaso! L’ultima volta ci ha causato un mucchio di problemi. Portami anche lui. Che sia vivo o morto non fa differenza.
- E dell’umana cosa ne facciamo?
- Non so.
- Io propongo di ucciderla.
- No, non è una buona idea.
- Ma, mio signore . . .
- HO DETTO DI NO! – rispose furiosamente.
- Mi . . . mi scusi, ma cosa vuole farne? Non ci porterà alcun vantaggio.
- Non ti preoccupare. – i due uomini continuarono ad avanzare per la sala fino ad arrivare davanti ad una sagoma riversata a terra. Non riuscivo a vederla perché c’era troppo buio.
- Credo che in fondo potrebbe tornarci utile per il nostro scopo. – disse l’uomo con la maschera. Quello che doveva essere il capo. Si piegò sulla figura, che cercò di arretrare spaventata, ma venne bloccata dal muro.
- Sì, penso proprio che mi sarai molto utile. – disse ghignando. Afferrò il mento della persona a terra, e la strattonò.
- Hai paura? Fai bene ad averne. – Poi si rivolse all’uomo che si chiamava Nigel.
- Se entro un mese non l’avrai trovata, allora uccidi anche lei. – disse riferendosi alla persona per terra.
Gli occhi cominciavano a bruciarmi, i contorni sfumavano, mi stavo svegliando.
L’uomo con la maschera spinse la persona in avanti in modo di portare il volto alla luce.
In modo che potessi finalmente vedere chi era.
Fu una cosa orrenda.
 Il mio respiro si bloccò, e dovetti aggrapparmi al muro per non cadere.
Cercai di non piangere, senza riuscirci, mentre dentro di me si espandeva un lago di dolore.
Davanti a me, accasciata a terra e sanguinante, c’era Christine.

 
 
Angolo Autrice
 
Ciao a tutti!!
Finalmente sono riuscita a completare questo capitolo!! :D
Spero che vi piaccia e che lascerete una piccola recensione, anche negativa.
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, e anche tutti coloro che leggono la mia storia in silenzio.
Ma un GRAZIE speciale a Nedynadietta e a Lilly 67 =D
Grazie per le vostre recensioni!! ;D
  
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