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Autore: callas d snape    11/09/2011    9 recensioni
"Eravamo giovani e tremendamente orgogliosi: tu troppo testardo per ammettere che stavi facendo le scelte sbagliate, io troppo fiera per accettare il tuo pentimento tardivo. Pensavamo di riuscire a sopravvivere ugualmente,soprattutto io, ma la lontananza stava uccidendo entrambi. Ci siamo fatti male a vicenda... la memoria porta ancora il segno della nostra sofferenza."
Una fanfiction sulla mia coppia preferita Lily/Severus. una storia su come sarebbero potute andare le cose se Lily avesse saputo perdonare e se Severus avesse avuto il coraggio di cambiare. La mia prima fanfiction su Harry Potter e la prima che ho il coraggio di pubblicare.
AGGIORNAMENTI MOLTO LENTI!!!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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1° Capitolo
 
La porta si aprì con un fastidioso cigolio. “Devo ricordare a papà di farla aggiustare.” pensò la ragazza appena arrivata. Lily Evans appoggiò l’enorme baule color cuoio vicino all’armadio a due ante in mogano e si sdraiò sul suo vecchio letto. Era arrivato luglio col suo caldo penetrante e per lei si prospettava un’estate molto noiosa a Privett Drive ora che lui non c’era più. Già… Non avrebbe mai pensato che Severus le sarebbe potuto mancare tanto! Ma dopo quello che era successo ai G.U.F.O. sapeva benissimo che nulla sarebbe tornato come prima tra loro. Sospirò rumorosamente. La porta si spalancò all’improvviso riproducendo quell’orrendo stridio che stava per rompere il delicato equilibrio emotivo della ragazza. “Ah! Sei già tornata!” disse Petunia con un’espressione tra la sorpresa e il disprezzo. “Anche per me è un piacere rivederti, Tunia.” rispose Lily con un mezzo sorriso. “Basta convenevoli, Lily, arriviamo al sodo. Questa sera verrà a cena il mio fantastico fidanzato, Vernon e mamma mi ha obbligato a presentartelo. Quindi inizia a prepararti, si cena alle sette. E mi raccomando: vedi di comportarti come la persona normale che in realtà, però, non sei.” Lily sbuffò:“Sai che fino al compimento dei 17 anni non posso fare magie….” “NON…. PRONUNCIARE…. QUELLA….PAROLA!” replicò Petunia con un espressione disgustata, diventando livida in volto. Era scossa da mille tremiti e il suo respiro si era fatto affannoso; le labbra di Lily si piegarono all’insù in un sorriso triste. “Cavolo Tunia, dopo tutti questi anni non ci hai ancora fatto l’abitudine. Sei proprio un’ottusa!” Gli occhi di Petunia si infiammarono, ma la rossa proseguì senza battere ciglio: “Perché non riesci a capire che tra di noi non ci sono differenze? Io sono un essere umano proprio come te. Quindi, ti prego, smettila di trattarmi come se fossi un mostro, perché non lo sono!” Le labbra della sorella si aprirono tremanti di collera e in un sussurro forzato, rispose: “Dì pure quello che vuoi, ma la mia opinione non cambia! E questa sera non crearmi problemi!” e uscì sbattendo la porta. Lily sprofondò la faccia nel cuscino e represse un grido di rabbia. Quando mai aveva dato noia a Tunia? Eppure da quando frequentava Hogwarts la sorella la trattava come una palla al piede o, peggio, come una matta scappata dal manicomio. E con gli anni la cosa andava peggiorando. Non si sentiva più a casa lì, ma continuava a tornarci ogni volta che era possibile per amore dei suoi genitori. E poi si rincuorava pensando che aveva Sev e lui aveva lei. Ma ora questo non lo poteva più dire.
 
Dopo aver risistemato il suo baule, essersi fatta una doccia e aver indossato un vestito blu cobalto, Lily scese in soggiorno quando mancavano cinque minuti alle sette, si sedette sulla sua poltrona preferita accavallando elegantemente le gambe e si mise ad aspettare Vernon insieme al resto della sua famiglia. Lei non l’aveva mai visto, ma, da quanto aveva appreso dalle lettere che i suoi le avevano inviato, da un paio di mesi il ragazzo frequentava regolarmente la loro casa. I suoi genitori non avevano mai espresso giudizi su di lui via lettera, ma a Lily non importava un granché, anzi, avrebbe preferito qualsiasi cosa invece che quella stupida cena. Anche i suoi occhi tristi…. La mente volò a qualche mese prima, davanti al dormitorio dei Grifondoro. Severus la stava pregando di scusarlo, ma lei gli aveva voltato le spalle e se ne era andata. Si era detta che lo aveva fatto perché ormai erano diventati troppo diversi o perché gliene aveva già perdonate troppe. Ma ora, a mente fredda, sapeva bene che non l’aveva perdonato perché le aveva spezzato il cuore…… Scosse la testa lievemente tornando alla realtà e ripromettendosi di non pensare più a lui (se mai fosse stato possibile!).
In quel momento il campanello risuonò con forza nella stanza. “È arrivato!” squittì felice Petunia. Il signor Evans andò ad aprire la porta e fece il suo ingresso nella sala Vernon Dursley. Lily tentò di evitare una smorfia di disgusto: l’uomo sembrava il figlio brutto della Signora Grassa. Il volto rubicondo assomigliava ad un pentolone per pozioni e un grosso naso pieno di acne completava il ritratto. Era il completo opposto della sorella: magra, secca e con un lungo naso a punta. “È proprio vero che Dio prima li fa e poi li accoppia” pensò Lily. Tunia presentò con riluttanza la sorella al fidanzato che la salutò educatamente, ma alla rossa sembrò che l’avesse guardata dall’alto in basso come se avesse voluto inquadrarla con un solo sguardo. Poi si misero a tavola e iniziarono a cenare. Vernon intratteneva la conversazione interrotto ogni tanto dalla risatina stridula di Petunia. Lily si era completamente estraniata dalla discussione e rifletteva su come impegnare il tempo nei prossimi due mesi finchè una parola dell’ospite la riscossero dal suo stato di trance: “Spinner’s End……” “Scusa cosa hai detto?” chiese subito Lily. Vernon un po’ stupito dall’improvviso intervento della ragazza ripeté l’ultima parte del discorso: “Stavo dicendo che mentre venivo qui sono passato per Spinner’s End e mi stavo dispiacendo del fatto che vicino ad un quartiere così bello come il vostro se ne trovi un altro altrettanto brutto e malfamato, visto la gente che vi abita: tutti ubriaconi e delinquenti, tipi per nulla raccomandabili che non sono altro che un peso per la società!” “Questo non è vero! Tu pensi di dare giudizi su persone che nemmeno conosci, valutandole sulla base della povera vita che purtroppo conducono, spesso non per loro volontà, ma perché costretti dalle avversità, solo perché finora hai condotto un’esistenza invidiabile, sempre coccolato e viziato dai tuoi genitori che ti hanno insegnato a fermarti solo all’apparenza? Se è così, sei un arrogante pallone gonfiato che si crede superiore agli altri, ma in realtà sei l’ultimo degli uomini, il più viscido, arrogante, presuntuoso essere umano che io abbia mai conosciuto!” Lily era esplosa facendo fuoriuscire tutta la frustrazione degli ultimi mesi e lasciando tutti a bocca aperta. Dopo un attimo che parve ad ognuno di loro interminabile, Vernon Dursley, rosso per la vergogna, rispose con tono asciutto: “Senti, ragazzina, io non dico mai niente senza prima avere le prove di ciò che affermo. Mentre venivo qui ho visto un’ambulanza e una volante della polizia parcheggiate davanti ad una delle ultime case di Spinner’s End. Questo come lo giustifichi?” Lily rabbrividì; si alzò di scatto e si precipitò subito in strada senza dire una parola sotto lo sguardo atterrito di tutti. Un campanello le era suonato in testa: ultimamente Severus le aveva detto che le cose tra i suoi stavano andando sempre peggio, ma non si era preoccupata più di tanto. I genitori di Sev erano sempre dietro a litigare violentemente e ormai sia il suo amico che lei ci erano abituati. Ma, se per caso, questa volta il signor Piton avesse oltrepassato il limite? Lily continuava a correre senza pensare alle scarpe che le facevano male né tanto meno che con lui non si parlavano da un mese. Non era importante in quel momento: Sev aveva bisogno di lei.
Finalmente arrivò a Spinner’s End e vide una folla di gente proprio davanti alla casa dell’amico. Chiese a uno spettatore che cose fosse successo. “Sembra che quel beone di Piton sia tornato a casa più ubriaco del solito , abbia picchiato a sangue il figlio e la moglie per salvarlo sia rimasta uccisa. Povera donna, ha finito di soffrire. Dicono che stesse ancora con quel bruto solo per il figlio, per dargli un tetto sulla testa. Chissà che ne sarà di lui ora. Che io sappia non ha altri parenti in vita. ” A Lily non sembrava vero, si sentiva mancare, ma con le poche forze che le erano rimaste, si fece largo tra la folla. In quel momento vide uscire dalla casa una barella coperta da un panno bianco che lasciava intravedere la sagoma di un corpo femminile. Sulla soglia della porta stava un ragazzo dai capelli neri, la carnagione olivastra e gli occhi neri fissi nel vuoto.  Aveva un braccio fasciato, due tagli superficiali sulla faccia e sul collo e una serie indefinita di lividi. Accanto a lui un uomo vecchio con una lunga barba bianca e degli abiti stravaganti color melanzana: Silente. All’improvviso dalla casa uscì il padre di Severus in manette scortato da due poliziotti. Appena vide il figlio, iniziò a dimenarsi e a gridare: Demonio! Non sei mio figlio, sei figlio del diavolo! Sei un mostro proprio come tua madre!” Silente mise un braccio intorno alla spalla del ragazzo per tranquillizzarlo e poi lo portò via da quel luogo. Sev non aveva versato una lacrima, ma Lily aveva visto nei suoi vacui occhi neri la sua profonda disperazione e il suo infinito dolore e pianse per lui.
 
Tornata a casa, Lily spiegò ai suoi genitori a sommi capi cos’era successo ascoltando in silenzio la ramanzina per come si era comportata a cena, poi andò in camera sua a stendersi sul letto. Ma aveva appena chiuso la porta che entrò Petunia, tremante di rabbia, gridando: “Neanche per una sera puoi evitare di fare la pazza! Chissà cos’avrà pensato Vernon! Possibile che non puoi mai farmi un favore! Hai preferito quel pezzente a tua sorella! Sei un’insensibile, un’egoista!” A questo punto, Lily esplose, spinse la sorella contro l’armadio, estrasse la bacchetta e disse a denti stretti: “Io egoista e insensibile? È da quando ho scoperto di essere una strega che mi insulti e mi ferisci. Non ti ho mai dato fastidio né ti ho mai messa in imbarazzo. Non mi sono mai lamentata per come mi tratti. E anche questa sera sarei stata zitta senza mai metterti in imbarazzo. Ma il tuo ‘fantastico fidanzato’ ha esagerato e non potevo più tollerare quelle offese indirette a Severus. E, per quanto riguarda il fatto della mia fuga, me ne sono andata via perché Sev aveva più bisogno di me di quanto ne avessi tu. E smettila di offenderlo: ha sempre avuto una vita difficile e infelice e ora che ha perso entrambi i genitori, hai pensato a cosa farà da solo? E tu ti lamenti per una cena andata male?!” A quel punto Lily abbassò la bacchetta e iniziò a regolare il respiro che fino ad allora era stato affannoso. Petunia ne approfittò per lasciare la stanza spaventata e sconvolta. Lily si sedette per terra e riniziò a piangere. Questa volta Tunia aveva passato il limite sia con lei che con Severus. Ma perché lo continuava a difendere? “Perché lo amo ancora” disse in un sussurro. Era vero da un po’ di tempo il sentimento che provava per Severus si era trasformato da amicizia in amore, ma a lui non l’aveva mai detto dato che anche con se stessa era difficile ammetterlo e ormai era troppo tardi per cambiare le cose visto che non erano neanche più amici. E continuò a piangere per tutta la notte.
 
Quella mattina il cielo londinese minacciava pioggia. Lily si mise un abito nero lungo fino al ginocchio, calze scure e scarpe nere. In testa un cerchietto con un fiocchetto laterale per tenere in ordine i lunghi capelli mossi come fiamme al vento. Si infilò un cappottino leggero, prese l’ombrello e uscì di casa. I suoi le avevano proposto di accompagnarla al funerale, ma lei aveva preferito andarci da sola. Se avessero visto che lei e Severus non si rivolgevano la parola, avrebbero iniziato a fare domande e sarebbe stato troppo complicato spiegare perché non erano più amici. Il vento si era alzato e qualche gocciolina di pioggia iniziava a scendere dal cielo plumbeo. Lily alzò il colletto del suo cappotto senza aprire l’ombrello e accennò a un sorriso malinconico. Quel tempo le ricordava una giornata di un anno e mezzo fa.
 
Era il suo compleanno e le sue amiche le avevano preparato una festicciola ai Tre manici di scopa. Era felice di quella sorpresa, ma allo stesso tempo le dispiaceva perché Sev non sarebbe stato presente. Aveva addotto come scusa una forte emicrania, ma in fondo Lily sapeva che in mezzo a tutti quei Grifondoro non si sarebbe sentito a suo agio. Entrò nel locale e subito alcune ragazze corsero ad abbracciarla gridandole auguri. Poi tra la folla scorse una persona che non si aspettava di vedere, dato che aveva chiesto espressamente che non fosse presente. “Ehi, Evans! Happy birthday! Non sei stata molto carina a non invitarci. Fortunatamente abbiamo incontrato Mary che lo ha fatto al posto tuo.” Il viso compiaciuto di James Potter le si parò davanti e subito al suo fianco comparve il suo fidato, inseparabile amico Sirius Black. Questo le arruffò i capelli e disse: “Buon compleanno rossa!”  Da dietro spuntarono anche Remus Lupin e Peter Minus che le rinnovarono gli auguri ai quali Lily rispose con un lievissimo cenno del capo. James riprese: “ Visto che ci hai invitati all’ultimo momento, non abbiamo un regalo. Ma, in compenso, posso offrirti un appuntamento o, meglio ancora…. un bacio!” e le strizzò l’occhio con fare malandrino. La ragazza fece una smorfia e si allontanò. Da quel momento Potter tentava di starle il più attaccato possibile svicolando dalle altre ragazze che, non meno entusiaste, ripiegavano su Black. In un attimo di tregua Lily appoggiò la fronte a una finestra per trovare sollievo al mal di testa che le era venuto e si mise a guardare la strada innevata. In mezzo alla folla trafelata, scorse un ragazzo tutto vestito di nero con in mano un paio di pacchetti. Se non avesse saputo che si trovava al castello, Lily avrebbe detto di aver visto Severus fuori dalla finestra. Ma non poteva essere: perché sarebbe dovuto venire ad Hogsmade e non alla sua festa?
 
“Quante volte ti devo ripetere che mi dispiace, Lily? Questa sarà la trentesima!” Mary stava tentando di farsi perdonare, ma l’amica lo aveva già fatto, anche se le piaceva vederla sulle spine. Sapeva quanto Mary tenesse a James, quanto la facesse star male il fatto che fosse l’unica ragazza Grifondoro a non essere corteggiata dal ragazzo. Non che Mary fosse brutta (anzi, era una delle ragazze più belle della scuola con i suoi occhi verdi, molto simili a quelli di Lily, e i lunghi capelli biondi come il grano maturo), ma entrambi facevano parte della squadra di Quiddich e lui la considerava soltanto una compagna di squadra. In più Lily era la migliore amica di Mary ed anche la ragazza che piaceva più a Potter.
In quel momento un gufo bussò ai vetri del dormitorio. Lily aprì leggermente un’anta della finestra e l’animale gli allungò la zampa a cui era legato un piccolo pezzo di pergamena. La ragazza lo sfilò delicatamente e il volatile se ne andò. Sul foglietto c’era scritto “Ci vediamo tra 10 minuti nel sottoscala in fondo alla torre dei Grifondoro. Ti aspetto.” Non era firmato, ma la rossa avrebbe riconosciuto quella calligrafia tra mille. Prese il mantello e si accinse a uscire. “Dove vai?” le chiese Mary. Si era completamente dimenticata della discussione che stavano avendo. “Scusa Mary, ma devo vedere una persona. Cerca di coprirmi ti prego. E per quello che è successo oggi, ti avevo già perdonato ventinove tentativi di scuse fa.” E uscì lasciando l’amica tra il felice e l’indignato.
Scese rapidamente le scale e più di una volta rischiò, inciampando, di rompersi l’osso del collo. Arrivata alla fine della gradinata si guardò intorno tentando di scorgere qualcuno o qualcosa nell’oscurità più assoluta. Nella fretta si era dimenticata la bacchetta sul suo letto e non c’era neanche una torcia accesa a quell’ora di notte: erano circa le undici e mezza e il coprifuoco era scattato già da un bel po’. “Lily, sono qui” una voce si fece spazio flebilmente nel buio seguita da una fioca luce di una bacchetta. “Sev!” Lily scorse finalmente il viso dell’amico che le sorrideva. Gli si avvicinò, lui la prese per mano e la guidò verso il “loro” sottoscala dove a volte si incontravano la notte dopo il coprifuoco. Nella tenue luce la ragazza vide che sul pavimento era stata stesa una tovaglietta con sopra un paio di muffin e vicino c’era un piccolo pacchettino. Si voltò verso Severus che un po’ imbarazzato le disse: “Buon compleanno Lily!” “Sev….. non so cosa dire. Grazie!” e gli buttò le braccia al collo facendolo diventare rosso come un pomodoro. “Allora il ragazzo che ho visto oggi eri proprio tu. Perché non sei entrato da madama Rosmerta?” “E farmi massacrare da Potter e compagni? No grazie!” Calò il silenzio ed entrambi si guardarono negli occhi in una maniera nuova, più intensa e profonda che li mise a disagio. Poi Sev accese una piccola candela su uno dei muffin e disse: “Esprimi un desiderio!” Lily chiuse gli occhi, si concentrò e soffiò con più foga del necessario investendo il povero Severus con fumo e zucchero a velo. Tutti e due si misero a ridere e la tensione si attenuò. L’orologio suonò la mezzanotte, ma loro erano ancora lì a ridere e a divertirsi insieme. Avevano mangiato i muffin e Lily aveva aperto il regalo dell’amico: un fermacapelli a forma di giglio. Fuori stava iniziando a piovere. All’improvviso Lily scoppiò a ridere e allo sguardo interrogativo dell’amico rispose: “Ti è rimasta dello zucchero in faccia. Aspetta, ti pulisco io.” Tirò fuori dalla tasca un fazzolettino e si avvicinò alla faccia del ragazzo. I loro occhi si incontrarono, non erano mai stati così vicini. Poi accadde: Lily si avvicinò ancora e le loro labbra si unirono in un bacio delicato e inesperto. Si staccarono dopo pochi secondi. Lily guardava Sev in attesa che dicesse qualcosa visto che era stata lei a fare la prima mossa. Ma l’unica cosa che il ragazzo disse fu: “Ora è meglio andare”. Lily annuì delusa e si diedero la buona notte. Il giorno dopo si comportarono come se non fosse successo niente. Ma Lily non aveva mai dimenticato il suo primo bacio e a volte sentiva ancora il dolce sapore delle labbra di Severus sulle sue.
 
La pioggia aumentò di intensità. Lily sotto il suo ombrello a pallini blu e bianchi stava nascosta dietro un alto faggio che di funerali ne doveva aver visti tanti, ma forse mai uno così solitario. Intorno a una bara senza fiori stavano un ragazzo con in volto più anni di quanti ne avesse in realtà, un vecchio signore dagli occhiali a mezzaluna e una signora di mezz’età che Lily non aveva mai visto prima. Il sacerdote, un ragazzo che non poteva avere più di trent’anni, si trovava in grande imbarazzo e non sapeva cosa dire. Dopo aver biascicato qualche parola,benedì la bara e fece segno ad un paio di uomini di interrarla e di ricoprirla. Poi se ne andò.
Albus Silente prese Severus per un braccio e iniziò a parlare con la donna che era con loro. Lily non riusciva a sentire cosa il preside le stesse dicendo, poi vide Sev allontanarsi dal preside per mettersi sotto l’ombrello della signora.
La ragazza capì che era il momento di andarsene, ma da dietro qualcuna la richiamò. “Lily Evans!” “Buongiorno professor Silente” la rossa si voltò per vedere in faccia il suo interlocutore. “Potevi unirti a noi durante la funzione, ma suppongo che la folla numerosa te lo abbia impedito!” prosegui il preside con un dolce sorriso sulle labbra. Lily abbassò lo sguardo e iniziò a torturarsi una ciocca di capelli: “No… è che….. io e Severus non ci parliamo da settimane.”
“Eppure tieni ancora molto a lui, se no non si spiegherebbe la tua presenza qui oggi.”
“Mmm… forse…. a proposito, cosa gli succederà adesso?”
“Da come la guardavi, direi che la presenza di Mrs Jhons non ti è passata inosservata. È la direttrice di un orfanotrofio qui vicino. Severus vivrà lì per un anno fino al compimento dei suoi diciotto anni. Poi erediterà la casa a Spinner’s End e quel poco che sua madre gli ha lasciato.”
Tra i due cadde un profondo silenzio. Fu di nuovo Silente a parlare: “È ora che tu vada adesso. I tuoi genitori saranno in pensiero e la signora Jhons mi starà cercando per firmare le ultime pratiche per il trasferimento di Severus.”
“Sì, meglio che mi avvii. Arrivederci professore.” Lily se ne stava andando, ma Silente la richiamò ancora una volta: “Signorina Evans! Non so perché voi due abbiate litigato, ma Severus in questo momento ha bisogno di un amico e lei è l’unica che potrebbe aiutarlo a non fare una scelta sbagliata che potreste rimpiangere entrambi.”
La ragazza sapeva che il vecchio mago aveva ragione, ma il suo orgoglio ebbe la meglio su ciò che sentiva nel cuore: “Gli sono venuta incontro fin troppe volte. E poi lui ha altri amici come Avery e Mulciber. Io non gli servo.”
“Forse ha ragione, ma, a meno che non abbiano un mantello dell’invisibilità ciascuno, i cosiddetti ‘amici’ di Severus oggi non c’erano. E lei invece sì, perché? Ci rifletta su! Buone vacanze!” e l’anziano preside si allontanò canticchiando sottovoce.
 Lily rimase un attimo impietrita. La pioggia stava cessando. Chiuse l’ombrello e si allontanò da quel luogo pensando che non era stata una buona idea venire.
Silente intanto aveva raggiunto Severus e Mrs Jhons che si erano avvicinati al parcheggio auto del cimitero. Il ragazzo si era domandato con chi fosse andato a parlare il vecchio mago, ma la posizione in cui lo aveva trascinato quella arpia arrogante per evitare che le sue scarpe si sporcassero ulteriormente, aveva completamente mandato in fumo i suoi tentativi. Era tentato di chiederlo al professore, ma questi con un sorriso che mal si adeguava alla situazione, lo prese da una parte e gli disse: “Guarda!” indicandogli una ragazza che si stava allontanando di corsa. Avrebbe riconosciuto quei capelli rossi tra mille. “Lily” sussurrò. E senza chiedere il permesso si mise all’inseguimento dell’amica lasciando Mrs Jhons in preda a un attacco di nervi.
 
Lily camminava spedita continuando a ripensare alle parole di Silente. Perché il vecchio preside non si faceva gli affari suoi invece di andare in giro spargendo perle di saggezza a destra e a manca? Come se lei non avesse altro a cui pensare! Ma forse era sempre la sua dannata testardaggine a parlare così. Forse lei voleva andare da Severus, dirgli che gli dispiaceva e abbracciarlo facendo tornare tutto come prima. No, niente sarebbe stato più come prima. Lui l’aveva tradita, ferita e gli aveva mentito. Non poteva perdonarlo….. O forse non voleva per il suo orgoglio di Grifondoro? La testa le stava scoppiando. Tirò un calcio ad un sasso che rimbalzò sopra un oggetto in metallo producendo un suono sordo e lungo. Senza accorgersene era arrivata al vecchio parco giochi dove aveva conosciuto Severus, dove aveva scoperto di essere una strega. Si avvicinò alle vecchie altalene. I seggiolini erano bagnati, quindi la ragazza ci salì in piedi iniziando a farsi dondolare lentamente. Non si era accorta che come quel giorno di tanti anni fa, qualcuno la stava osservando nascosto tra i cespugli pensando a quanto fosse bella e a quanto fosse stato stupido a rovinare il loro rapporto. Non si meritava non persona così speciale. Severus stava per andarsene, ma inciampò in una radice sollevata finendo disteso a terra allo scoperto. Lily a quel rumore ebbe un sussulto, poi riconobbe il ragazzo disteso a terra e disse: “Perché mi stavi spiando?”
“Scusa, non volevo. Ho visto che eri al funerale e volevo solo ringraziarti.” Si rialzò da terra con tutto il vestito che aveva noleggiato con Silente per l’occasione sporco di fango. Chissà cosa avrebbero detto quelli del negozio.
La ragazza saltò a terra con eleganza e iniziò ad allontanarsi. “Non era necessario. Condoglianze per la tua perdita.”
“Lily, aspetta!” Il ragazzo ora la teneva per un braccio costringendola a guardarlo negli occhi. “Non so quante volte ho provato a chiederti scusa, ma tu non mi hai ascoltato. Ti prego. Perdonami. Non volevo dire quello che ho detto. Sai che non ti ferirei mai!”
“Non mi interessa! Tu, oltre avermi insultata, mi hai anche mentito. Quando eravamo piccoli mi dicesti che non c’erano differenze tra purosangue e mezzosangue. Eppure oggi tu credi in questa differenza e miri a distruggere chi non ha i genitori maghi. Sei diventato come Avery e gli altri Serpeverde.”
“Se è questo il problema, ti giurò che cambierò. Non frequenterò più Avery e gli altri, smetterò di difendere lo stereotipo della razza pura di maghi. Ma ti prego, Lily, torna ad essere mia amica!” Avevano entrambi le lacrime agli occhi.
La ragazza scosse lentamente la testa: “Proprio non ci arrivi? Non devi cambiare per me, ma perché sai che è la cosa giusta. E tu non sei convinto di cambiare. Perciò non fare promesse che non puoi mantenere e, per favore, non cercarmi più. Addio Severus.” Si divincolò dalla stretta del ragazzo e iniziò a correre verso casa, piangendo. Severus rimase immobile, le lacrime gli uscivano senza che lui riuscisse a fermarle. Aveva cercato di non piangere per la perdita di sua madre: si continuava a ripetere che un uomo non esterna i suoi sentimenti come una donnetta, specie un Serpeverde. Ma quelle parole erano state come una lancia che gli aveva trapassato il cuore e gli aveva tolto il respiro. Sapeva che la sua vita da quel momento sarebbe stata veramente sola e vuota senza Lily, lei che era il suo sole, la sua aria, il suo cuore, l’amore della sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ecco il primo capitolo di “E così il serpente si innamorò del giglio”. Spero vi sia piaciuto e spero di riuscire a pubblicare il 2° capitolo prima dell’inizio dell’università. Dopo sarò più impegnata e il lavoro procederà più a rilento. Ma non preoccupatevi, non vi abbandonerò! Nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Saluti. C.S.
P.s. io sono una frana nei titoli, quindi non darò titoli ai vari capitoli….. per ora. Scusate!
  
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