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Autore: xenascully    11/09/2011    2 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Tony rilasciò il fiato, e fu sollevato quando sentì che la medicina aveva già iniziato a funzionare. Il suo imbarazzo, tuttavia, lo obbligò a tenere gli occhi serrati. Dopo alcuni lunghi momenti, sentì una mano appoggiarglisi sulla schiena.

“Stai bene adesso?” Chiese Gibbs, lievemente. Tony annuì, ancora tenendo gli occhi chiusi. “Vado a prendere la nostra cena.” Gli disse. “Tu stai fermo.”

Lo sentì prendere i piatti e tornare in salotto, e aprì gli occhi per vederlo andarsene. Li serrò nuovamente, una lacrima traditrice gli sfuggì cercando di scorrergli lungo la guancia. Ma lui l’asciugò rapidamente con mano tremante, poi sollevò anche l’altra e ci seppellì dentro il viso, i gomiti appoggiati sulle cosce. “Sto bene, Capo.” Borbottò quando sentì ritornare Gibbs.

“Lo so.” Replicò lui appoggiando i piatti sul bancone. “Ti sei sforzato troppo.” Tony lo sentì attraversare la strada e sedersi davanti a lui. “Non eri ancora pronto, ecco tutto.” Tony alzò gli occhi su di lui allora, incontrando i suoi per un momento. Se Gibbs credeva fosse stato quello a scatenare l’episodio, Tony era più che disposto a continuare a farglielo credere. Era un po’ meno imbarazzante, e apparentemente accettabile per la sua condizione. “Non scoraggiarti.” Gibbs gli mise una mano sulla spalla. “Ci arriverai, Tony.”

Gibbs osservò come gli occhi di Tony si abbassarono. “Grazie, Capo.” Disse con voce piccola. Era chiaro a Gibbs che il suo Agente era ancora imbarazzato, che dovesse esserlo oppure no.

“Hai ancora fame?” Chiese, cercando di cambiare discorso per il suo bene.

“Sì.” Replicò lui, grato.

*~.~*

A metà cena, Gibbs alzò gli occhi dal suo piatto per fissare l’uomo seduto davanti a lui al tavolo. “Quando è già successo, prima di stasera?” Chiese.

Tony si fermò, mentre masticava, poi incontrò gli occhi del suo capo. “Cosa vuoi dire?”

“Eri preparato; per l’attacco.” Verificò. “Deve voler dire che ti aspettavi che potesse succedere. E visto che una cosa del genere non è mai successa durante il periodo che hai passato qui, e io non ho mai visto quell’inalatore, posso solo presumere che sia accaduta nel lasso di tempo fra io che ti lascio a casa tua, e ti vengo a prendere questa mattina.”

Tony deglutì il pezzo di bistecca che ancora aveva in bocca. “Ducky mi ha detto di portarlo a lavoro con me, in caso ne avessi avuto bisogno.” Gli disse. “A quanto pare sembra che si sia sbagliato sul quando ma ci abbia azzeccato sul fatto che ne avrei avuto bisogno.” Sorrise prima di riportare la sua attenzione sulla bistecca che aveva in piatto. Mentre cominciava a tagliarla, lanciò una rapida occhiata a Gibbs. “Stavo pensando al caso di Trelawney.”

Gibbs sollevò un sopracciglio prendendo un lungo sorso dalla sua bottiglia di birra. Tony stava cambiando discorso, e Gibbs lo aveva notato. Ma glielo lasciò fare per il momento. “Riguardo a cosa?”

“Qualcosa ti è sembrato strano riguardo Smith?” Chiese prima di mettersi in bocca un pezzo di bistecca. Gibbs chinò il capo curioso. “Solo,” disse Tony con la bocca piena, prima di fermarsi per deglutire e poi continuare “mi sembra che stia nascondendo qualcosa, sai? Come se sapesse più di quanto non abbia cercato di farti credere di sapere…”

“Credi che stesse mentendo quando ha detto che i due sono andati in licenza insieme?”

“No, non davvero.” Replicò infilzando con la forchetta l’ultimo pezzo di bistecca rimastogli in piatto. “Ma non credo che ignori sul serio dove siano quei due, come ci ha detto.”

“Perché non l’hai detto dopo l’interrogatorio?”

“Beh, era solo una sensazione, Capo.” Si difese sogghignando. “Volevo avere qualche prova; era quello che stavo cercando di fare prima che ce ne andassimo dall’ufficio.”

“Ma non hai trovato niente.” Ipotizzò lui.

“In mia difesha.” Disse Tony a bocca piena. “Shono shtato obbligato a lashar perdere prima di arrivare da nesshuna parte.”

“Era il tuo primo giorno a lavoro dopo un mese.” Si difese Gibbs. “E sei rimasto due ore più del previsto.”

“Dovevo rifarmi del tempo perduto.”

“Beh, lo hai fatto.” Annuì lui. “Hai fatto un ottimo lavoro oggi, Tony. Credo che persino McGee sia rimasto impressionato.” Sogghignò.

“Ah!” Sorrise Tony. “McGoo era di certo più frustrato che impressionato dal sapere che sono in grado di fare tutto quello che in genere fa lui.”

“O forse quello che gli facciamo fare anche se tu sei sempre stato in grado di farlo.” Gibbs sollevò le sopracciglia.

“Sono sempre stato pieno di sorprese, Capo.” Sorrise lui.

“Non ero sorpreso, DiNozzo.” Gli disse alzandosi e prendendo entrambi i piatti ormai vuoti. “Ho solo detto che sei stato bravo.”

Lo sguardo di Tony cadde sulla superficie del tavolo mentre Gibbs andava a lavare i piatti. Gibbs gli aveva detto la verità in ospedale, quando gli aveva detto che era un bravo Agente, anche se avesse dovuto fare lavoro d’ufficio…anche se avesse dovuto essere una sistemazione permanente. Certo, Tony non voleva che la cosa fosse permanente. Il fatto era che Gibbs era stato sincero con lui. Ed eccolo là, a non essere onesto col suo capo…

Una volta chiusa l’acqua, dopo che Gibbs ebbe risciacquato i piatti, Tony approfittò dell’attimo di silenzio per parlare. “Non è stata la corsa.”

Gibbs si voltò asciugandosi le mani su un canovaccio. “Cosa?”

“Non è stata la corsa a provocare l’attacco…almeno, non credo.”

Gibbs appoggiò il canovaccio sul bancone e tornò al tavolo, sedendosi vicino a Tony. “Cosa vuoi dire?”

Tony prese un profondo respiro dal naso e lo rilasciò lentamente, preparandosi a confessare. “Questa mattina…mi sono svegliato dopo un incubo piuttosto intenso.” Cominciò. “E non riuscivo a respirare; mi sembrava che il petto mi si fosse chiuso o qualcosa. Ho chiamato Ducky. Mi ha detto di usare l’inalatore ed è venuto a controllarmi. Ha detto che non possiamo essere certi di cosa si tratta, e se è solo una cosa temporanea. Forse è asma o qualcosa di simile, causata dai ripetuti danni ai miei polmoni…”

“Non stavi correndo mentre dormivi.” Pensò Gibbs a voce alta.

“No…non stavo correndo. Ero spaventato, però. Ero nel panico.”

“E in cucina, prima?”

“L’incubo ha avuto luogo qui.” Abbassò gli occhi sul tavolo. “È cominciato come una normale cena con la squadra. È finito con McWithey che arriva e vi uccide tutti.” Deglutì, ancora disturbato da quell’immagine. “So che è solo uno stupido sogno.” Sogghignò alzando di nuovo gli occhi su Gibbs. “Non avrebbe dovuto colpirmi così tanto. Ma invece è stato così…e credo, forse, che assieme allo sforzo fisico, ripensare a quelle immagini abbia scatenato l’attacco.”

Gibbs ci pensò per un momento. “Perché non me ne hai parlato?”

Tony spostò gli occhi, preso alla sprovvista dalla domanda. “C- Io…” Incespicò sulle sue parole, incapace o forse riluttante ad ammettere la verità.

“Avevi paura che non ti avrei permesso di tornare.” Replicò Gibbs per lui. Gli occhi di Tony saettarono il più distante possibile dai suoi. “Non hai creduto a quello che ti ho detto in ospedale; pensavi che ti avessi raccontato delle balle?”

“Capo…” Scosse la testa, chiudendo gli occhi per un momento cercando di calmarsi prima di incontrare gli occhi di Gibbs. “Non posso perdere questo lavoro.” Disse a voce bassa. “Non è…solo un lavoro per me; è…tutto. Se questa cosa che ho è veramente asma, sono finito. Non potrò essere un Agente.”

“Non è neanche la verità, Tony.” Strinse gli occhi. “Ci sono medicine per prevenire gli attacchi. E non è neanche quello il punto. Ti ho detto che hai un posto nella mia squadra, in qualunque caso. Non dico cose che non penso.” Quando Tony ancora non incontrò i suoi occhi, Gibbs gli picchiettò il mento con un dito per fargli alzare lo sguardo. “Non ti fidi di me?”

Tony corrugò le sopracciglia. “Certo che mi fido, Capo. Ti affiderei la mia vita.”

“Allora perché non ti fidi di quello che ti sto dicendo in questo momento?”

Gli occhi di Tony saettarono fra quelli di Gibbs mentre ponderava la domanda. Quando capì la risposta, dovette sbattere le palpebre per ricacciare indietro le lacrime. “Immagino…che la paura faccia fare cose stupide…”

Gibbs mantenne il suo sguardo assorbendo la verità di ciò che Tony gli aveva appena detto. Poi annuì d’accordo. “Sì, è così. Ma ce la faremo; non sarai da solo. Capito, DiNozzo?”

Tony cominciò a respirare meglio. Quella, in realtà, era l’unica risposta di cui aveva bisogno…

                                                                                                                                     11 00 11 00 11

Ed ecco che Tony ha trovato il coraggio di dire a Gibbs la verità! Bisogna dire che stavolta Gibbs se l'è cavata bene senza sbraitare né alzare la voce anche se di poco! XD

  
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