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Autore: SimmyLu    11/09/2011    3 recensioni
Mosca, Monastero Vorkof. Yuri Ivanov si trova costretto a richiedere l'aiuto di Kai Hiwatari, a causa di problemi economici riguardanti proprio il monastero che si è trasformato in un ricovero per gli orfani e i ragazzi senza fissa dimora della capitale russa. Ma non è solo questo problema che toglie il sonno a Yuri, il ragazzo presenta i sintomi di ferite più gravi e profonde che scavano nell'anima e nel cuore, fino a portare alla luce segreti mai rivelati. Il giovane russo è l'origine di misteriosi e inspiegabili fenomeni e l'unico che sembra poterlo capire è proprio Kai. Fra paure, incubi, ricordi del passato e un'infanzia dimenticata, cadono silenziose le piume rosse della fenice sul bianco lucente della neve moscovita.
[ Personaggi: Yuri, Kai, Boris, Sergej, Vorkof, altri ]
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AMORE BIANCO

… di SimmyLu …


Capitolo TRENTADUESIMO: CAPOVOLGIMENTO




Yuri aveva camminato a qualche metro da terra per quasi tutto il resto della giornata.
I suoi piedi si muovevano leggeri, mentre il cuore veleggiava sul mare della felicità e le labbra erano piegate in un tenue sorriso.
Nella sua mente non c'era spazio se non per Irina, se non per rimirare costantemente la sua immagine e fantasticare su cosa avrebbero potuto fare insieme.
L'umore si incrinò leggermente solo verso sera, quando l'ora della partenza fu ormai prossima.
Boris si era chiuso in un improbabile mutismo e Sergej aveva dato sfogo al suo estro in cucina, cercando di rimpinzarlo il più possibile prima che partisse.
Sorrise quando li salutò, seguendo Kai fuori dal Monastero.
Le cose sarebbero andate per il meglio.
Avrebbero risolto i loro problemi.
Avrebbero dato una casa ai bambini.
Stava affrontando tutto con troppa leggerezza.
Se ne rendeva conto.
Ma con l'amore che gli offuscava ogni pensiero, sembrava impossibile fare diversamente.

* * *

L'hostess stava segnalando ai passeggeri l'ubicazione delle uscite di sicurezza.
Era una donna giovane, ma c'era in lei qualcosa di spossato e tirato, come se sotto il trucco si nascondessero rughe profonde.
Forse, pensò Yuri, era la stanchezza di troppe ore di volo consecutive. Ripetere quelle istruzioni mille e mille volte non doveva essere il massimo del divertimento a giudicare dalla sua espressione annoiata sotto la frangetta castana, specialmente se i passeggeri facevano soltanto finta di ascoltarti oppure non ti prestavano direttamente nessuna attenzione.
Yuri cercò di immaginare se, nell'eventualità di un disastro aereo, fosse stato in grado di mantenere il sangue freddo e ricordare le indicazioni dell'hostess su salvagente, mascherina ed uscite di sicurezza.
No, non avrebbe ricordato un bel nulla e sarebbe stato preda del panico come tutti gli altri.
Odiava volare.
L'idea di essere sospeso nel vuoto a svariati chilometri di altezza non lo esaltava.
Kai, seduto al suo fianco, sonnecchiava indisturbato.
Faceva parte di quella categoria di passeggeri che non si preoccupa di fingere interesse per la spiegazione di routine.
«Smettila di fissarmi e stai attento.» disse senza aprire gli occhi, «Non gonfierò il tuo giubbotto di salvataggio.»
«Invece di dormire, potresti aiutarmi a ripassare un po' di giapponese. Ci sono alcune cose che non ricordo.»
Kai sbuffò, muovendo pigramente una mano come per allontanarlo.
«Il tuo giapponese va bene così com'è. L'altro giorno hai parlato in modo corretto. Hai una memoria di ferro per i vocaboli...io non ricordo nemmeno cosa ho mangiato oggi. Dovresti studiare lingue straniere all'università.»
«Oggi non hai mangiato nulla, hai solo dormito. E non essere assurdo... non potrei mai andare all'università.» sibilò a denti stretti il russo.
Kai non rispose, sembrava essersi di nuovo appisolato.
L'hostess concluse il suo monologo.
Yuri non riuscì a chiudere occhio.
Detestava volare.
I motori dell'aereo si accesero e il velivolo si spostò raggiungendo la pista per il decollo.
Aumento di potenza.
Accelerazione.
Corsa.
Volo.
Yuri strinse Wolborg nella tasca della giacca.
Qualcosa nel suo stomaco sembrò per un poco trattenerlo a terra.
Poi le case e gli edifici si fecero piccoli.
Le luci solo puntini colorati nella notte.
Lontano.
Tutto era ormai lontano.
Irina.
Sergej e Boris.
Il Monastero.
Tutto.
Il dolore, la felicità, l'amore.
Tutto sembrava lontano e inafferrabile ora che lo era fisicamente da Mosca.
Dalla sua casa.
Cosa poteva definirsi reale, così lontano dalla terra?
Il passato, la sofferenza, gli abusi.
Forse erano solo ricordi.
Di un'altra vita.
Ma non erano spariti.
Erano solo sepolti più a fondo dove era più difficile vederli, ma dove, forse, era più facile ascoltarli.


Kai aprì pigramente un occhio e lo osservò contrariato.
«Che cosa hai fatto ai capelli?»


* * *

Quando finalmente rimise i piedi sulla terraferma, tirò un sospiro di sollievo.
Si sentiva inspiegabilmente leggero e sicuro.
Controllò Wolborg nelle sue tasche.
Sembrava un oggetto completamente inanimato, come se avesse perso qualcosa durante quella lunga traversata.
Non era a Mosca e qualcosa era cambiato.
Così come per Kai.
Il giapponese, dopo quel breve dialogo prima del volo, non aveva aperto bocca e dalla sua espressione pareva non avere intenzione di farlo ancora per diverso tempo.
Sembrava turbato.
Estraniato dal mondo presente e immerso in una propria dimensione.
Qualcosa era cambiato.
Qualcosa si era invertito.
Come in una partita in cui le squadre si scambiano il terreno di gioco.
«Seguimi.» disse Hiwatari nella sua lingua madre.
Era un ordine.
E fu l'unica parola che Yuri gli sentì pronunciare fino a qualche giorno dopo.
Non gli piacque.
Fuori dall'aeroporto li aspettava una grossa macchina scura.
L'autista li salutò con un inchino, prese i loro bagagli e li fece accomodare nell'auto.
Kai si rintanò in un angolo della vettura, la testa sorretta stancamente dal braccio appoggiato alla portiera. Gli occhi chiusi. La fronte contratta, indice di sofferenza.
Non gli piacque.
Non gli piacque per niente.



FINE TRENTADUESIMO CAPITOLO, continua...


Beyblade © Takao Aoki
   
 
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