Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Euterpe95    11/09/2011    1 recensioni
(...)Esistono persone nate da quell’esplosione di straordinaria energia che ardono del sottile fuoco dell’inquietudine e sono sempre alla ricerca di qualcosa che hanno perduto;così passano la vita a cercare disperatamente qualcosa che non troveranno mai. Sono uomini e donne straordinari, eternamente spronati a partire, andare, fuggire, sperando di acquietare quel continuo senso di angoscia cucito sotto al capo.Queste persone sono sulla terra per portare a compimento tre missioni : amare, guidare, vincere.
(...)Aveva appena messo in moto e stava facendo manovra per uscire dal parcheggio quando vide una conosciuta chioma ricciuta sfrecciare sulla strada e fermarsi davanti a lui.
Adesso la uccido, pensò ancora arrabbiato.
Fiamma fece finta di nulla e salì in auto al suo fianco.
- Cosa ti fa credere che io abbia intenzione di darti un passaggio? - sbottò risentito
- Il fatto che debba sdebitarti per avere iniziato tu a litigare.
Alessandro odiava ammettere che qualcun altro avesse ragione.
- Io non mi devo sdebitare di un bel niente.
Lei lo fissò inarcando un sopracciglio.
- Comunque ti porterò a casa lo stesso perché ho buon cuore - disse con il naso per aria.
- Ma stai zitto! - rise lei abbandonandosi contro il sedile e abbassando la capotte.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 

 

Una cosa bella è una gioia eterna.
Cresce di grazia, mai passerà nel nulla
Ma sempre terrà una silente pergola per noi
Di dolci sogni e salute
E quieto respiro.
Perciò, malgrado tutto, una forma bella
Il drappo funereo toglie allo spirito triste.
 
- John Keats, Endymion -
 
A Viola,
perché ho perso la mia prima scommessa
e ancora non mi è andata giù, puoi giurarci.
A Martina, Ludovica, Francesca e Valeria ovvero i miei punti cardinali,
a cui ho letto i messaggi di Ale fino alla nausea.
Ed ora li sanno a memoria anche al contrario.
 
Maria Fiamma Villoresi era in ritardo assurdo quel giorno.
È curioso come la maggior parte delle storie inizino con la protagonista in ritardo, personalmente trovo i ritardatari persone fortunatissime che si prendono sempre il meglio della vita, rubandole una manciata di secondi con il sorriso sulle labbra e i capelli in disordine.
Capita molto spesso di essere in ritardo in un giorno importante ma nulla è più appagante di esserlo in un giorno qualsiasi; si potrebbe addirittura dire che arrivare tardi in un giorno qualunque renda quel giorno qualunque un giorno speciale.
 
La ragazza correva per le vie del centro con i libri di matematica sottobraccio, incurante della lieve pioggerellina primaverile che le bagnava i lunghi capelli ramati, ma lei era così trafelata che nemmeno se ne accorse. Si rese conto, specchiandosi per un nanosecondo nella vetrina del panettiere di essere uscita di casa  in shorts di jeans e Converse, le scarpe inadatte ad un acquazzone per antonomasia, ma cosa vuoi farci, la calma non era certo una sua virtù.
Vi starete chiedendo di certo cosa ci facesse Fiamma in shorts e Converse a correre sotto la pioggia con i libri di Algebra stretti al petto ma anche se non ve lo state chiedendo ve lo diremo lo stesso: ripetizioni.
La ragazza era un’ autentico genio nelle materie umanistiche e questa sua fama non derivava da chissà che qualità eccelsa, semplicemente era in grado di ricordare qualsiasi cosa leggesse nei minimi particolari, sapeva imbastire una discussione di senso compiuto basandosi sui pochi elementi studiati ed era in grado di dedurre o inventare gli altri (e la seconda avveniva molto più spesso); la sua era ciò che si diceva intelligenza viva e intuitiva ed è anche la mente preferita da ogni insegnante, tranne ovviamente da quelle di matematica che invece apprezzano le menti più razionali e salde.
Maria Fiamma aveva recitato per due anni consecutivi nello spettacolo del “Progetto Teatro e Scienza” tenuto dalla sua insegnante di matematica per guadagnare un dignitoso sei in pagella; tanto frequentava il liceo classico, quindi non vedeva perché avrebbe dovuto impegnarsi più di tanto. L’unico inconveniente era sua madre, che riteneva semplicemente vergognoso il sei in pagella che la figlia definiva dignitoso. Valle a capire le madri. La signora Villoresi aveva imposto alla figlia di raggiungere un sette, almeno. Grosso modo era questo il motivo principale per il quale alla ragazza sarebbe toccato raggiungere la casa dell’insegnante a nuoto.
Il problema erano le scarpe, Maria Fiamma pensò che avrebbe dovuto ricordarsi di buttarle: la suola di gomma era bucata e quando pioveva e lei affondava in una pozzanghera, si formava fra la calza e l’asfalto un piccolo cerchio gelido e fradicio, per cui ad un certo punto ti sembrava di avere una moneta nella scarpa.
La ragazza superò un capannello di ragazzi che correvano in direzione del collettivo politico che frequentava anche lei e un paio la salutarono anche; a Fiamma parve di riconoscere i ragazzi che avevano tenuto lo striscione nell’ultima manifestazione ma non ne era sicura. Meglio non rischiare. Lo sbagliare i nomi della gente era qualcosa che aveva sempre giudicato umiliante, anche se non le capitava mai.
In fin dei conti c’erano molte cose di lei che la ragazza giudicava improprie, prese da qualcun altro o futili, come se le fossero state cucite addosso per convenienza, del tipo: “capita molto spesso che gli adolescenti sbaglino i nomi o confondano i volti” ma per una fisionomista così attenta come lo era lei era assolutamente un’affermazione fuori luogo; i ragazzi che fingevano di non ricordarsi i nomi della gente potevano farlo per diversi motivi: dimostrare di avere così vaste conoscenze da non riuscire nemmeno a tenerne il conto, prendere distacco dalle persone per sembrare superiori, darsi arie di importanza per risultare arroganti e liberarsi dagli scocciatori o da coloro che venivano definiti ingloriosamente sfigati.
Questo era uno dei prezzi da pagare per essere popolare nel dorato mondo del liceo.
Ma aveva davvero importanza esserlo? Maria Fiamma non avrebbe saputo dirlo, o sì, perché in realtà il sembrare indecisi o insicuri era la più efficace maschera di sicurezza. Maria Fiamma sapeva benissimo che non aveva importanza l’essere popolari ma le veniva così facile recitare e fingere indolenza, sicurezza e gioia briosa che non provava, da non chiederselo nemmeno più se non nelle grigie giornate di pioggia come quella di quel giorno. Pensava che le venisse così semplice persino mentire da non doversi più nemmeno chiedere il perché: mentiva e basta. Se per caso incontrava un suo amico mentre si dirigeva in gelateria e questi le chiedeva dove stesse andando, lei rispondeva tranquillamente che andava in libreria, il che calzava davvero a pennello sulla figura di intellettuale che si era cucita addosso; nessuno faceva domande, tutti la ammiravano come si ammira un essere non appartenente a questa terra con una sorta di timore reverenziale, tutti avevano un debole per lei e ritenevano che fosse davvero nata con la stoffa della leader.
Lei sorrideva senza mostrare né i denti né quel velo di malinconia che le si posava sugli occhi, sorrideva facendo sentire speciale ogni singola persona che incontrava informandosi sulla loro  vita scolastica o sentimentale, ricordandosi alla perfezione ora la media in filosofia di una ragazza bionda e riccia, ora il nome e il viso della ragazza che quel tale bruno aveva conosciuto ad una festa dove lei era stata ovviamente invitata. Sorrideva Maria Fiamma, e cercava di non notare la pila di libri mai aperti sul suo comodino.
 
Non dovete pensare che avesse un esistenza triste, al contrario, era molto felice; felice come può esserlo un essere apparentemente perfetto in ogni dettaglio: era comunista ma più organizzava manifestazioni più si convinceva di non credere a tutto quello in cui credevano i suoi compagni di lotta. Era molto pigra e questa sua naturale pigrizia contrastava con la volontà ferrea e con l’indole propositiva, frizzante e un po’ folle che aveva acquisito leggendo poesie e ostinandosi a voler vivere poeticamente.
Certo, era piena di amici maschi, alcuni fidanzati e altri no, ma tutti comunque un filino innamorati di lei e delle sue idee pazze, che lei pensava solo per non annoiarsi, come l’inscenare rapimenti di altri compagni di scuola il primo Aprile, battaglie con le bombe di vernice o i tuffi nella fontana della scuola travestiti da hawaiane. Si può dire che fosse il carisma la sua principale arma; esso le permetteva di convincere i funzionari della DIGOS di essere una bravissima ragazza capitata in manifestazione per puro caso, gli uomini la lasciavano andare sorridendo e scusandosi non sospettando minimamente di avere avuto a che fare con la rappresentate di uno dei collettivi di lotta studentesca più importanti e forti della città.
L’unica cosa che le mancava era un ragazzo. Di storie ne aveva avute molte, ma tutti alla fine erano intimoriti dalla sua enorme popolarità, mal sopportavano che lei fosse più bella, più intelligente, più forte...più tutto e ciò causava a volte dei veri e propri complessi di inferiorità che sfociavano in tradimenti o in abbandoni che lasciavano Maria Fiamma sempre più inquieta. Le era capitato una sola volta di essere stata lasciata e da quel momento aveva giurato a sé stessa di lasciare sempre i ragazzi che si stavano troppo affezionando a lei prima che la lasciassero loro, sfuggendo le storie serie come se fossero grandi forbici pronte a tagliarle le ali per sempre. Maria Fiamma aveva paura di amare. Già si vedeva grassa, brutta, incinta, con due bambini in braccio e dieci che correvano in giardino. Le veniva la nausea. E vomitava. E dopo aver lavato la faccia tornava a sorridere a tutti, cercando di ignorare l’urlo di rabbia, paura e dolore feroce che le rimbalzava senza tregua contro le ossa del cranio. E giurava a sé stessa di leggere, prima o poi, i libri che aveva sul comodino.
 
Finalmente giunse sotto il portone della sua insegnante e si aggrappò al campanello come alla scaletta della piscina.
- Merda - sibilò cercando di legare i capelli che le si arricciavano morbidamente sulla schiena, incuranti della moda che li imponeva scalati e rigorosamente lisci.
Maria Fiamma sorrise fra sé pensando che il giorno dopo avrebbe lanciato una nuova moda: capelli ricci e bagnati; i ricci le ispiravano un sacco.
Giunta con questi pensieri sul pianerottolo dell’insegnante, non fece nemmeno in tempo a poggiare i libri sulla ringhiera che la donna aprì la porta sorridendo.
- Vieni pure cara, ti presento mio nipote Alessandro.
Maria Fiamma alzò gli occhi e vide che al tavolo della grande cucina disordinata era seduto un ragazzo bellissimo, biondo con gli occhi grigio azzurro fiammeggianti, una camicia azzurra, jeans stretti e converse bianche.
Sorrideva arrossendo vagamente.
- Ha 15 anni anche lui e frequenta la prima allo scientifico del “Sacro Cuore”.
Il ragazzo si avvicinò a lei e le porse la mano destra grande, forte e con le dita affusolate.
- Piacere, Alessandro.
Mentre parlava la ragazza si avvicinò e inspirò per la prima volta il suo odore: bucato, sapone, Colonia e aria fresca.
- Piacere, Maria Fiamma vado in quarta ginnasio al Dante Alighieri - rispose lei guardandolo negli occhi.
- Complimenti. Anche mia madre è andata lì. In che sezione sei?
- Nella “D”
- Conosci Viola Toscanini? Eravamo insieme alle medie.
Lei sorrise.
- Sì, siamo vicine di banco.
- Salutamela allora, Fiamma - disse lui sorridendo, poi si rivolse alla zia - Bene, io vado, ti saluto la nonna.
- Sì, ciao caro.
E se ne andò lanciando un ultimo sguardo alla ragazza che si era seduta al tavolo squadrando con aria critica ciò che rimaneva dei libri di Algebra ma si stava in realtà chiedendo come facesse un ragazzo che frequentava una scuola privata ad avere un profumo così buono.
 
Maria Fiamma si era innamorata a prima vista, ma non era stato come descrivono nei libri, semplicemente lei lo aveva guardato e aveva capito serenamente che lui era l’uomo della sua vita. Niente parole di troppo o plateali dichiarazioni. Semplicemente lei non riusciva già a fare a meno del suo profumo.
  
 
Una cosa bella è una gioia eterna.

Cresce di grazia, mai passerà nel nulla

Ma sempre terrà una silente pergola per noi
Di dolci sogni e salute
E quieto respiro.
Perciò, malgrado tutto, una forma bella
Il drappo funereo toglie allo spirito triste.

- John Keats, Endymion -
 
A Viola,
perché ho perso la mia prima scommessa
e ancora non mi è andata giù, puoi giurarci.
A Martina, Ludovica, Francesca e Valeria ovvero i miei punti cardinali,
a cui ho letto i messaggi di Ale fino alla nausea.
Ed ora li sanno a memoria anche al contrario.
 

Maria Fiamma Villoresi era in ritardo assurdo quel giorno.
È curioso come la maggior parte delle storie inizino con la protagonista in ritardo, personalmente trovo i ritardatari persone fortunatissime che si prendono sempre il meglio della vita, rubandole una manciata di secondi con il sorriso sulle labbra e i capelli in disordine.
Capita molto spesso di essere in ritardo in un giorno importante ma nulla è più appagante di esserlo in un giorno qualsiasi; si potrebbe addirittura dire che arrivare tardi in un giorno qualunque renda quel giorno qualunque un giorno speciale.
 
La ragazza correva per le vie del centro con i libri di matematica sottobraccio, incurante della lieve pioggerellina primaverile che le bagnava i lunghi capelli ramati, ma lei era così trafelata che nemmeno se ne accorse. Si rese conto, specchiandosi per un nanosecondo nella vetrina del panettiere di essere uscita di casa  in shorts di jeans e Converse, le scarpe inadatte ad un acquazzone per antonomasia, ma cosa vuoi farci, la calma non era certo una sua virtù.
Vi starete chiedendo di certo cosa ci facesse Fiamma in shorts e Converse a correre sotto la pioggia con i libri di Algebra stretti al petto ma anche se non ve lo state chiedendo ve lo diremo lo stesso: ripetizioni.
La ragazza era un’ autentico genio nelle materie umanistiche e questa sua fama non derivava da chissà che qualità eccelsa, semplicemente era in grado di ricordare qualsiasi cosa leggesse nei minimi particolari, sapeva imbastire una discussione di senso compiuto basandosi sui pochi elementi studiati ed era in grado di dedurre o inventare gli altri (e la seconda avveniva molto più spesso); la sua era ciò che si diceva intelligenza viva e intuitiva ed è anche la mente preferita da ogni insegnante, tranne ovviamente da quelle di matematica che invece apprezzano le menti più razionali e salde.
Maria Fiamma aveva recitato per due anni consecutivi nello spettacolo del “Progetto Teatro e Scienza” tenuto dalla sua insegnante di matematica per guadagnare un dignitoso sei in pagella; tanto frequentava il liceo classico, quindi non vedeva perché avrebbe dovuto impegnarsi più di tanto. L’unico inconveniente era sua madre, che riteneva semplicemente vergognoso il sei in pagella che la figlia definiva dignitoso. Valle a capire le madri. La signora Villoresi aveva imposto alla figlia di raggiungere un sette, almeno. Grosso modo era questo il motivo principale per il quale alla ragazza sarebbe toccato raggiungere la casa dell’insegnante a nuoto.
Il problema erano le scarpe, Maria Fiamma pensò che avrebbe dovuto ricordarsi di buttarle: la suola di gomma era bucata e quando pioveva e lei affondava in una pozzanghera, si formava fra la calza e l’asfalto un piccolo cerchio gelido e fradicio, per cui ad un certo punto ti sembrava di avere una moneta nella scarpa.
La ragazza superò un capannello di ragazzi che correvano in direzione del collettivo politico che frequentava anche lei e un paio la salutarono anche; a Fiamma parve di riconoscere i ragazzi che avevano tenuto lo striscione nell’ultima manifestazione ma non ne era sicura. Meglio non rischiare. Lo sbagliare i nomi della gente era qualcosa che aveva sempre giudicato umiliante, anche se non le capitava mai.
In fin dei conti c’erano molte cose di lei che la ragazza giudicava improprie, prese da qualcun altro o futili, come se le fossero state cucite addosso per convenienza, del tipo: “capita molto spesso che gli adolescenti sbaglino i nomi o confondano i volti” ma per una fisionomista così attenta come lo era lei era assolutamente un’affermazione fuori luogo; i ragazzi che fingevano di non ricordarsi i nomi della gente potevano farlo per diversi motivi: dimostrare di avere così vaste conoscenze da non riuscire nemmeno a tenerne il conto, prendere distacco dalle persone per sembrare superiori, darsi arie di importanza per risultare arroganti e liberarsi dagli scocciatori o da coloro che venivano definiti ingloriosamente sfigati.
Questo era uno dei prezzi da pagare per essere popolare nel dorato mondo del liceo.
Ma aveva davvero importanza esserlo? Maria Fiamma non avrebbe saputo dirlo, o sì, perché in realtà il sembrare indecisi o insicuri era la più efficace maschera di sicurezza. Maria Fiamma sapeva benissimo che non aveva importanza l’essere popolari ma le veniva così facile recitare e fingere indolenza, sicurezza e gioia briosa che non provava, da non chiederselo nemmeno più se non nelle grigie giornate di pioggia come quella di quel giorno. Pensava che le venisse così semplice persino mentire da non doversi più nemmeno chiedere il perché: mentiva e basta. Se per caso incontrava un suo amico mentre si dirigeva in gelateria e questi le chiedeva dove stesse andando, lei rispondeva tranquillamente che andava in libreria, il che calzava davvero a pennello sulla figura di intellettuale che si era cucita addosso; nessuno faceva domande, tutti la ammiravano come si ammira un essere non appartenente a questa terra con una sorta di timore reverenziale, tutti avevano un debole per lei e ritenevano che fosse davvero nata con la stoffa della leader.
Lei sorrideva senza mostrare né i denti né quel velo di malinconia che le si posava sugli occhi, sorrideva facendo sentire speciale ogni singola persona che incontrava informandosi sulla loro  vita scolastica o sentimentale, ricordandosi alla perfezione ora la media in filosofia di una ragazza bionda e riccia, ora il nome e il viso della ragazza che quel tale bruno aveva conosciuto ad una festa dove lei era stata ovviamente invitata. Sorrideva Maria Fiamma, e cercava di non notare la pila di libri mai aperti sul suo comodino.
 
Non dovete pensare che avesse un esistenza triste, al contrario, era molto felice; felice come può esserlo un essere apparentemente perfetto in ogni dettaglio: era comunista ma più organizzava manifestazioni più si convinceva di non credere a tutto quello in cui credevano i suoi compagni di lotta. Era molto pigra e questa sua naturale pigrizia contrastava con la volontà ferrea e con l’indole propositiva, frizzante e un po’ folle che aveva acquisito leggendo poesie e ostinandosi a voler vivere poeticamente.
Certo, era piena di amici maschi, alcuni fidanzati e altri no, ma tutti comunque un filino innamorati di lei e delle sue idee pazze, che lei pensava solo per non annoiarsi, come l’inscenare rapimenti di altri compagni di scuola il primo Aprile, battaglie con le bombe di vernice o i tuffi nella fontana della scuola travestiti da hawaiane. Si può dire che fosse il carisma la sua principale arma; esso le permetteva di convincere i funzionari della DIGOS di essere una bravissima ragazza capitata in manifestazione per puro caso, gli uomini la lasciavano andare sorridendo e scusandosi non sospettando minimamente di avere avuto a che fare con la rappresentate di uno dei collettivi di lotta studentesca più importanti e forti della città.
L’unica cosa che le mancava era un ragazzo. Di storie ne aveva avute molte, ma tutti alla fine erano intimoriti dalla sua enorme popolarità, mal sopportavano che lei fosse più bella, più intelligente, più forte...più tutto e ciò causava a volte dei veri e propri complessi di inferiorità che sfociavano in tradimenti o in abbandoni che lasciavano Maria Fiamma sempre più inquieta. Le era capitato una sola volta di essere stata lasciata e da quel momento aveva giurato a sé stessa di lasciare sempre i ragazzi che si stavano troppo affezionando a lei prima che la lasciassero loro, sfuggendo le storie serie come se fossero grandi forbici pronte a tagliarle le ali per sempre. Maria Fiamma aveva paura di amare. Già si vedeva grassa, brutta, incinta, con due bambini in braccio e dieci che correvano in giardino. Le veniva la nausea. E vomitava. E dopo aver lavato la faccia tornava a sorridere a tutti, cercando di ignorare l’urlo di rabbia, paura e dolore feroce che le rimbalzava senza tregua contro le ossa del cranio. E giurava a sé stessa di leggere, prima o poi, i libri che aveva sul comodino.
 
Finalmente giunse sotto il portone della sua insegnante e si aggrappò al campanello come alla scaletta della piscina.
- Merda - sibilò cercando di legare i capelli che le si arricciavano morbidamente sulla schiena, incuranti della moda che li imponeva scalati e rigorosamente lisci.
Maria Fiamma sorrise fra sé pensando che il giorno dopo avrebbe lanciato una nuova moda: capelli ricci e bagnati; i ricci le ispiravano un sacco.
Giunta con questi pensieri sul pianerottolo dell’insegnante, non fece nemmeno in tempo a poggiare i libri sulla ringhiera che la donna aprì la porta sorridendo.
- Vieni pure cara, ti presento mio nipote Alessandro.
Maria Fiamma alzò gli occhi e vide che al tavolo della grande cucina disordinata era seduto un ragazzo bellissimo, biondo con gli occhi grigio azzurro fiammeggianti, una camicia azzurra, jeans stretti e converse bianche.
Sorrideva arrossendo vagamente.
- Ha 15 anni anche lui e frequenta la prima allo scientifico del “Sacro Cuore”.
Il ragazzo si avvicinò a lei e le porse la mano destra grande, forte e con le dita affusolate.
- Piacere, Alessandro.
Mentre parlava la ragazza si avvicinò e inspirò per la prima volta il suo odore: bucato, sapone, Colonia e aria fresca.
- Piacere, Maria Fiamma vado in quarta ginnasio al Dante Alighieri - rispose lei guardandolo negli occhi.
- Complimenti. Anche mia madre è andata lì. In che sezione sei?
- Nella “D”
- Conosci Viola Toscanini? Eravamo insieme alle medie.
Lei sorrise.
- Sì, siamo vicine di banco.
- Salutamela allora, Fiamma - disse lui sorridendo, poi si rivolse alla zia - Bene, io vado, ti saluto la nonna.
- Sì, ciao caro.
E se ne andò lanciando un ultimo sguardo alla ragazza che si era seduta al tavolo squadrando con aria critica ciò che rimaneva dei libri di Algebra ma si stava in realtà chiedendo come facesse un ragazzo che frequentava una scuola privata ad avere un profumo così buono.
 
Maria Fiamma si era innamorata a prima vista, ma non era stato come descrivono nei libri, semplicemente lei lo aveva guardato e aveva capito serenamente che lui era l’uomo della sua vita. Niente parole di troppo o plateali dichiarazioni. Semplicemente un'euforica e consapevole calma.
  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Euterpe95