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Autore: Beatrix Bonnie    12/09/2011    5 recensioni
-Seguito de La sorella perduta- Dopo aver assistito all'entusiasmante finale della Coppa del Mondo di Quidditch e dopo esser rimasti terrorizzati dalla comparsa del Marchio Nero, Mairead, Edmund e Laughlin torneranno al Trinity per affrontare il loro quarto anno, sperando, questa volta, di uscirne indenni. Ma non potranno certo immaginare che cosa è stato preparato per quell'anno! Tra altezzosi cugini purosangue, gelosie e invidie, misteriosi tornei, scuole di magia lontane e sconvolgenti novità, i tre amici metteranno a dura prova la loro amicizia...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 8

Festa in bianco





Reammon si stava ingozzando di ottimi plumcake preparati dall'elfo domestico Wolly, quando entrò in sala da pranzo il suo amico Septimius. Teneva in mano il Corriere di quel giorno e aveva una stana faccia, che non pareva dipendere dal fatto che la sera prima erano stati svegli fino alle quattro di mattina per finire la partita a biliardo da Boe's, il piccolo pub Babbano del paese vicino. No, era decisamente più strana che assonnata.

«Allora, abbiamo vinto?» domandò Reammon, come se le sorti della Nazionale di Quidditch irlandese gli interessassero davvero.

Septimius abbassò il giornale e lo guardò dritto negli occhi. «Tua figlia era alla partita, vero?» gli chiese in tono serio.

Reammon quasi si strangolò con il plumcake. Non gli piaceva per niente la faccia del suo amico. «Sì, perché?»

Non ci fu bisogno di parole. Septimius voltò la prima pagina del giornale verso di lui: una grossa foto mostrava un inquietante teschio di fumo verde che aleggiava sopra un bosco. “Caos e terrore alla Coppa del Mondo di Quidditch.” recitava il titolo in grande; e sotto: “Insufficiente la sicurezza del Ministero Britannico, i Mangiamorte scatenano il panico e il Marchio Nero di Voi-sapete-chi brilla nel cielo.

«Tu credi che...?» sussurrò Reammon, con il cuore in gola. Non riusciva nemmeno a pensare alla prospettiva che fosse successo qualcosa a Mairead. Non voleva nemmeno contemplare l'idea.

Septimius scosse la testa. «Nessun ferito grave, ma fossi in te, mi affretterei ad andare dai Maleficium.» gli consigliò in tono serio.

Non ci fu bisogno di ripeterlo una seconda volta. Reammon, per una volta incredibilmente lucido e attento, ficcò in valigia tutta la sua roba, salutò l'amico e si gettò nel metrombino dietro villa Saiminiu. Arrivato a casa Maleficium, si catapultò in ingresso senza troppi complimenti: non voleva essere maleducato, ma c'era in ballo sua figlia. Se li ritrovò tutti lì, appena tornati con la Passaporta dal campeggio della Coppa del Mondo.

Mairead, un po' scossa ma completamente incolume, gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo. «Sto bene, papà, non preoccuparti.» gli sussurrò. Reammon ricambiò la stretta, mentre lo spiacevole senso di oppressione che provava al petto sparì. Era tutto a posto.

«Signor Maleficium, grazie di avermela riportata a casa sana e salva.» mormorò, sciogliendosi dall'abbraccio.

Eoin pareva mortalmente mortificato per quello che era successo, come se fosse stata in qualche modo colpa sua. Non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa ai ragazzi. «Sono terribilmente dispiaciuto per quel maledetto incidente. Ci saremmo divertiti, non fosse stato per...» cominciò a dire.

«Ci siamo divertiti, signor Maleficium.» lo interruppe Mairead con un sorriso sincero.

Eoin annuì, un modo come un altro per ringraziarla della sua onestà. «È davvero una brava ragazza, Reammon. Dovresti essere fiero di lei.» aggiunse poco dopo, mettendo da parte le formalità. A Reammon parve che i suoi occhi azzurri brillassero di una luce di... onestà. E giustizia.

«Lo sono, infatti.» rispose con un sorriso di gratitudine.

«Bene!» esclamò Eoin, d'un tratto di nuovo allegro. Sembrava che fosse calato un sipario sullo spiacevole episodio della Coppa del Mondo e che i presenti avessero tacitamente deciso di lasciarselo alle spalle. Laughlin e Edmund si alzarono dal divano per salutare la loro amica.

«Il diciotto agosto, Laughlin compirà i suoi quindici anni.» spiegò Eoin, in tono gioviale. «Pensavamo di organizzare una piccola festa. Niente di serio, ma così, per incontrarsi un po' con gli amici. Saremmo lieti se voi voleste partecipare.»

Reammon annuì, leggermente a disagio: dopo quello slancio di sincera commozione, Eoin pareva tornato tutto cordialità e modi formali. «Volentieri.» mormorò infine.

Allora Eoin allungò la sua mano verso di lui. Reammon esitò un attimo, poi gliela strinse. Guardando i suoi luminosi occhi azzurri, capì che qualcosa si era spezzato tra di loro: non erano più i rispettivi genitori di due amici. Erano entrambi padri preoccupati e questo li rendeva in un certo senso simili. Quasi amici.

Eoin gli sorrise. Reammon era davvero un po' strambo, ma, in fin dei conti, era un brav'uomo.


Edmund si accostò il prezioso completino di sartoria che Laughlin gli aveva portato e osservò la sua immagine riflessa allo specchio. Sembrava un pinguino caduto nella neve. E quell'abito di seta doveva valere più di tutti i suoi vestiti messi assieme. «Davvero, Laugh, non posso accettare.» mormorò, scuotendo il capo e porgendo il completo all'amico.

«Avanti, Ed. Almeno provalo!» lo incoraggiò Laughlin, con un sorriso. «Ti starà un po' stretto perché l'ho indossato un paio di anni fa, ma la mamma te lo aggiusterà con la magia in meno di un secondo.»

Edmund tornò a fissare lo specchio. Si sentiva a disagio a dover chiedere in prestito un abito ai suoi ospiti per il compleanno di Laughlin, solo perché lui non aveva altro che la divisa dell'orfanotrofio e il completo scolastico. Fino a quel momento non gli era importato proprio nulla di quello che indossava, ma ora gli era richiesto di partecipare ad una festa dell'alta società magica e non voleva sembrare un poveraccio Babbano.

«Senti, è il mio quindicesimo compleanno.» decretò Laughlin con un tono che voleva essere pomposo. «La Signoria Vostra è pregata di attenersi alle tradizioni e di indossare l'abito bianco come richiesto.»

Edmund rise. «Va bene, va bene. Metterò l'abito bianco.» si arrese alla fine, provando il vecchio completo di Laughlin. Non aveva mai partecipato ad una festa del genere ed era rimasto stupito quando aveva scoperto che la tradizione prevedeva che si festeggiasse il quindicesimo compleanno dei giovani maghi, come soglia importante prima del raggiungimento della maggiore età, vestiti di bianco.

L'abito che gli aveva prestato Laughlin gli era stretto e corto, ma Daire Maleficium glielo aggiustò con pochi colpi di bacchetta, tanto che pareva cucito apposta per lui. Dopodiché i due amici si recarono in ingresso ad accogliere gli ospiti.

I primi ad arrivare furono dei parenti di Laughlin che Edmund non aveva mai visto: un giovane signore di nome Wollace MacLuan con la moglie e la figlia, una bimbetta con dei lunghi capelli biondi e gli occhi vispi. Tutti e tre, ovviamente, vestiti di bianco. La bambina gettò le braccia intorno alla vita di Laughlin ed esclamò: «Buon compleanno, ciccione!»

«Ehi, grazie Eileen, ma così mi stritoli.» bofonchiò Laughlin con un mezzo sorriso. Arruffò i capelli della bambina finché quella non si sciolse dall'abbraccio e gli porse il pacchetto regalo che la madre teneva in mano. Laughlin ringraziò a dovere e solo quando i suoi ospiti furono invitati dal signor Maleficium a raggiungere il salotto, osò sussurrare all'orecchio dell'amico: «Wollace è il cugino di mio padre. Ed Eileen è una peste peggio di Bearach, il che è tutto dire...»

Edmund ridacchio. Ma l'arrivo di un nuovo ospite gli impedì di commentare la cosa. Per una frazione di secondo, Edmund fu convinto di conoscere il mago dal volto scavato che si presentò alla porta, infagottato in un goffo abito bianco da mago. E poi realizzò: lo conosceva davvero. Era il professor Saiminiu.

Solo che... be', non sembrava affatto lui. Innanzitutto il suo vestito non era nero come suo solito e la sua espressione non era torva o dannata; sembrava... imbarazzata.

«Septimius è qui su mio invito.» intervenne il signor Maleficium, tornando in ingresso.

Il sorriso tirato del professore divenne più disteso. «Eoin.» mormorò, varcando la porta d'ingresso. Erano secoli che non si vedevano, ed erano invecchiati, certo, eppure gli pareva che Eoin emanasse lo stesso etereo fascino. Non c'era nulla da fare: era un ottima persona, nobile d'animo oltre che anagraficamente.

«Professor Saiminiu.» mormorò invece Laughlin, a disagio. Aveva sempre odiato la sua materia. Noiosamente inutile.

«Cerca di essere educato, Laughlin. Non fosse stato per lui, tu non saresti qui.» replicò il signor Maleficium, con un sorrisetto. Tutti lo guardarono con aria piuttosto perplessa, cosicché fu costretto a spiegarsi: «È stato grazie a Septimius che io e tua madre ci siamo conosciuti.»

«Niente smancerie, ragazzo. Non ho voglia di commuovermi questa sera.» intervenne una voce un po' roca. Era appena entrato in casa un mago anziano, che sembrava la copia invecchiata del signor Maleficium.

A braccetto aveva una signora distinta con i capelli grigi tagliati corti e un sorriso dolce. «Smettila di fare il mammoletto, Abharrach. Tu piangi davvero per qualsiasi cosa.» gli rispose la moglie, con un risolino divertito. Tutti risero per la battuta della anziana strega e Abharrach si finse decisamente offeso.

«Nonno!» esclamò allora Laughlin, abbracciando il vecchio mago con entusiasmo. «Ehi, ti ricordo che mi avevi promesso il regalo più grosso del mondo?»

«Piccolo subdolo arrivista.» commentò Abharrach Maleficium, ma i suoi occhi stavano ridando.

«Nagard.» rispose Laughlin, con un sorrisetto furbo.

In effetti, il regalo dei nonni per Laughlin fu palesemente il più grosso di tutti: gli avevano portato un pianoforte verticale per la sua stanza, in cambio della promessa che avrebbe imparato a tenerla sempre in ordine.

Edmund ridacchiò. Dubitava seriamente che sarebbe riuscito a mantenerla.

Il signor Maleficium guardò il suo orologio d'oro con aria perplessa: ormai, all'appello mancavano solo Mairead e suo padre. «Dove si sono cacciati i Boenisolius?» domandò a nessuno in particolare.

Il professor Saiminiu gli mise una mano sulla spalla con fare rassegnato. «Sinceramente, non sperare che Reammon possa arrivare in orario.» mormorò, in tono di chi la sapeva lunga.

E aveva ragione: i Boenisolius arrivarono quasi mezz'ora dopo. Ad accoglierli in ingresso c'erano solo Edmund e il signor Maleficium: videro che Reammon aveva l'aria decisamente colpevole, di qualcuno che ha combinato qualche grosso guaio.

«Vi assicuro, preferite non saperlo.» annunciò Mairead in tono piatto. Anche perché in quella storia c'entravano il water e la bacchetta di Reammon. Che c'era finita dentro. E lui aveva tirato l'acqua.

«No, davvero, non vogliamo saperlo. Comunque, benvenuti.» esclamò il signor Maleficium, con un sorriso, facendosi consegnare i mantelli.

«A Boyle piove.» spiegò Mairead, spiegando il motivo per cui erano bagnati. Sotto il mantello, indossava un abitino alla greca, stretto sotto il seno da un nastro dorato, completato da un paio di sandali incrociati sul polpaccio. Aveva i capelli raccolti da una mezzacoda e un leggero trucco sugli occhi. L'esagitata bambina Mairead era stata nascosta, e quasi sparita, sotto quella ragazza aggraziata.

Edmund pensò che stesse decisamente bene. Avrebbe dovuto dirglielo.

Avanti, dille che sta bene. gli sussurrò una vocina dentro la testa, che assomigliava molto a quella di Laughlin. Edmund aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. No, davvero. Non poteva farlo.

Avanti, diglielo!

«Sei davvero carina, Mairead.» intervenne Laughlin, sopraggiunto in ingresso proprio in quel momento.

Edmund serrò la bocca di scatto. Idiota.

«Grazie, Laugh.» replico Mairead con un gran sorriso. «Buon compleanno!» aggiunse; e poi si lasciò scortare verso il salotto.

La festa fu un gran successo. L'elfo domestico Lappy aveva davvero dato il meglio di sé con le decorazioni bianche come fiocchi di neve e con le ricche pietanze servite a buffet. Aveva un certo fascino vedere tutti quei maghi vestiti di colori chiari aggirarsi per l'immenso salone illuminato da preziosi lampadari. Edmund ebbe come l'impressione di essere stato risucchiato in un film in costume ambientato nella corte dello zar di Russia.

Quando fu portata la faraonica torta con la panna montata e le fragole, Laughlin spense con entusiasmo le sue quindici candeline che, a differenza di quelle Babbane, ardevano con fiamme di tutti i colori alte almeno dieci centimetri.

Bearach tuffò la testa nella sua fetta di torta con tale entusiasmo che si riempì naso e baffi di panna montata. Nonna Helvia, la moglie di Abharrach, si divertiva a scattare foto a tutti i momenti migliori della serata e, ovviamente, non si lasciò sfuggire il nipotino ricoperto di panna.

Abharrach Maleficium era un'ottima compagna: uomo di cultura istruito e raffinato, amante del bello e dell'arte, rendeva piacevole qualsiasi conversazione. Raccontava aneddoti divertenti sulla sua giovinezza o buffe storie che aveva sentito dai maghi e streghe dipinti nei ritratti che aveva restaurato.

Solo verso metà serata Edmund riuscì ad ottenere di parlare con i suoi amici senza che nessuno li interrompesse. «Avete saputo?» domandò loro in un sussurro. «Erano Mangiamorte quelli alla Coppa del Mondo. I sostenitori di Lord Voldemort!»

«Non pronunciare il suo nome!» lo rimbeccò Laughlin.

«E comunque li leggiamo anche noi i giornali, Edmund.» rincarò la dose Mairead, con un tono stizzito.

Edmund decise di ignorarli entrambi: aveva come l'impressione che ci fosse qualcosa di strano nell'aria e voleva che i suoi amici gli credessero. «Sì, ma non vi pare strano che si siano presentati proprio alla Coppa del Mondo, quando la sicurezza era altissima?»

«Saranno stati ubriachi.» replicò Mairead, osservando la festa con aria vogliosa, come se non desiderasse altro che ritornarvi e lasciar perdere quelle inutili speculazioni.

«Ma allora perché sono scappati tutti alla vista del Marchio Nero? Voglio dire, è il loro simbolo! Perché sarebbero dovuti fuggire? La cosa non vi puzza?» li incalzò Edmund, scrutandoli in volto con aria seria.

«Sinceramente, no, Edmund.» rispose Mairead in tono duro. «E siamo al compleanno di Laugh, quindi piantala con queste macchinazioni.» e con quelle parole si affrettò a raggiungere la festa.

Laughlin gli rivolse un sorrisetto a mo' di scusa, come se fosse in qualche modo colpa sua. «Mairead ha ragione, sai? Siamo qui per divertirci.» mormorò, alzandosi dal divanetto di velluto sul quale erano sprofondati. «Vieni?»

Edmund sbuffò. «Tu vai, io vi raggiungo subito.» rispose dirigendosi verso il corridoio.

Perché non volevano mai dargli ascolto? Stava davvero succedendo qualcosa di strano: aveva letto sul giornale che erano tredici anni che non si vedeva comparire quel marchio in cielo. Possibile che nessuno si preoccupasse della cosa?

«Che è quel muso lungo, giovanotto?» esclamò qualcuno con una voce profonda.

Edmund si voltò, ma non c'era nessuno alle sue spalle. Chi diavolo aveva parlato?

«Ehi, sono qui.» continuò a voce. «Nel quadro.»

Edmund si ritrovò di fronte il ritratto di un uomo biondo, sulla quarantina, con numerose cicatrici che gli attraversavano il volto e la manica destra annodata all'altezza del gomito. Portava orgogliosamente appuntata al petto una spilla nera, circolare, con disegnata la Croce Celtica in verde. Edmund la osservò meglio, stupito. Eppure, non c'erano dubbi, quello era il simbolo dell'EIF.

«Signore... portate al petto il marchio dell'EIF.» gli fece notare Edmund, in tono ragionevole. Era assolutamente impossibile che i Maleficium avessero in casa il quadro di un membro di quella setta di assassini.

«Per le mutande di Merlino, giovanotto, per cosa credi che abbia perso la vita Aelredus Maleficium? Per un indigestione di dolcetti?» tuonò l'uomo ritratto, agitando il braccio come un predicatore dell'antica Roma.

«Ehm... no?» provò a dire Edmund.

«Certo che no, per Giove!» replicò il mago. Ma poi si fece più piccino, avvicinandosi alla cornice con fare circospetto, come se dovesse rivelare un gran segreto. «Quello fu mio cognato Chretien, in effetti. Morì per aver mangiato troppa cioccolata... era diabetico, sai. Una morte davvero imbarazzante.» confessò in un sussurro.

«Oh.» commentò Edmund, che non sapeva se doveva essere dispiaciuto o divertito dalla faccenda.

«Ah, Edmund.» esclamò Abharrach, con un sorriso gioviale, apparendo in corridoio. «Hai fatto conoscenza con mio nonno Aelredus.» commentò, accennando con il capo al mago ritratto nel quadro.

Edmun annuì, poi domandò con aria circospetta: «Perché suo nonno indossa la spilla dell'EIF, signore?»

«Perché era un membro dell'EIF, ovviamente.» rispose Abharrach Maleficium, con evidente orgoglio. Ma, nel vedere la faccia esterrefatta del ragazzo, fu costretto a spiegarsi. «Non l'EIF che pensi tu. Sai, quello originale fondato da...» si interruppe e si accostò quatto quatto a Edmund. «Zaocoonte O'Saoirse.» rivelò in un sussurro.

«Oh.» mormorò Edmund di rimando, curioso di saperne di più ma preoccupato dall'improvviso atteggiamento sospettoso del signor Maleficium. «Fu lui a fondare l'EIF?» sussurrò lentamente.

«Certo.» rispose Abharrach, sempre sussurrando. «E non si trattava affatto di un gruppo di folli assassini, ma di maghi irlandesi pronti a combattere per la loro libertà. Non usavano la violenza se non quando era necessaria e il loro unico scopo era rendere indipendente la loro amata patria.» proclamò icon serietà, ma sempre in un tono poco più che udibile. «Ciò che è diventato adesso l'EIF è uno obbrobrioso stupro del ricordo di quegli eroi che hanno combattuto e sono morti per darci la libertà.» sussurrò ancora Abharrach.

«Signore, ma... perché stiamo bisbigliando?» domandò Edmund perplesso.

Abharrach rispose con un sorrisetto tirato. «Be', sai, mio nonno è un po' infiammato da queste cose, visto che lui stesso morì nel 1897, l'anno dell'Indipendenza. Quando sente parlare di... tu-sai-chi e della fondazione di tu-sai-cosa si scalda un pochino e comincia a predicare.» rispose saggiamente il vecchio mago, ammiccando in direzione dell'uomo rappresentato nel quadro, che li stava scrutando con interesse per carpire i loro discorsi.

Edmund si voltò verso il ritratto e rivolse un sorrisetto innocente ad Aelredus Maleficium.

«Per fortuna è un po' sordo.» bisbigliò infine Abharrach, con un sospiro. Dopodiché mise una mano sulla spalla di Edmund. «Comunque, giovanotto, sento della buona musica provenire dalla sala. Che ne dici di unirsi alle danze?»

«Io non ballo, signor Maleficium.» rispose educatamente Edmund, lasciandosi condurre verso il salone dall'anziano mago.

La sua mente era catturata dalle informazioni che aveva ricevuto: aveva come l'impressione che Abharrach Maleficium fosse un po' troppo infervorato e avesse un'idea decisamente troppo nobile dell'EIF originario. Forse, era vero, avevano pagato con il sangue e il sudore la libertà dell'Irlanda, ma non dovevano certo essersi risparmiati nel contraccambiare le maledizioni degli oppressori inglesi. Edmund si ritrovò a chiedersi fino a che punto fosse lecito usare la violenza per nobili ideali.

Il professor Captatio, una volta, gli aveva detto che il fine non giustificava mai i mezzi.

E, grazie al cielo, lui ne era ancora convinto.



Ecco a voi il nuovo capitolo!

La vesta di compleanno biancovestiti è una mia completa invenzione! Ma, ho pensato, se gli americani hanno la fissa di festeggiare i 16 anni prima dei 18, se nel mondo magico si diventa maggiorenni a 17, bisogna festeggiare i 15! Il ragionamento fila, no? XD

In realtà volevo una scusa per inserire un po' di personaggi, come nonno Abharrach e la piccola Eileen MacLuan, che mi servirà più avanti. Inoltre, avevo bisogno di una scusa per parlare delle origini dell'EIF. Ho pensato che, come l'IRA Babbana, potesse essere nato come fronte di liberazione con ideali anche nobili, ma che poi sia degenerato in ciò che tutti ben sappiamo. E, anche alle origini, comunque, erano un po' dei terroristi. Mossi da nobili ideali, sì, ma non poi così pacifici...

Comunque, qui le foto scattate da nonna Helvia per il compleanno di Laughlin! Spero che vi piacciano!

Lunedì prossimo si torna al Trinity, promesso, con una new entry davvero interessante! A presto!

Beatrix

   
 
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