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Autore: euryale_    12/09/2011    0 recensioni
Nuova generazione. Ormai Voldemort è stato sconfitto, e il mondo dei maghi vive il suo periodo di prosperità e pace. Ma se all'interno della scuola di Hogwarts, crescesse una nuova minaccia rappresentata da una ragazzina Serpeverde?
Un padre ad Azkaban, un segreto custodito e un piano per far tornare in vita l'Oscuro Signore. Ma siamo sicuri che sia tutta devozione? O qualcosa più come amore ossessivo? Questa volta il male riuscirà a prendere il sopravvento e le cose saranno molto più difficili da sistemare.
"In compenso Juliet era sempre curiosa di sapere riguardo a lui. Così aveva scoperto che avevano molte cose in comune: entrambi erano nati nel mese di dicembre, entrambi erano in grado di parlare Serpentese ed entrambi facevano parte dei Serpeverde, la casa che aveva sfornato più maghi malvagi di qualunque altra."
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Serpeverde, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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‹‹Dovreste vergognarvi! A quest’ora in giro per il castello! Che vi è saltato in testa?›› La McGranitt era su tutte le furie.
‹‹Ci scusi professoressa.›› sussurrò Laurence ‹‹Eravamo ad una cena del Lumaclub, ma poi è successo un disastro e…ci siamo attardati.››
‹‹Che disastro? Spero che ci sia un buon motivo signorina Wilde, per non farvi finire dritti in punizione!››
Juliet le lanciò un’occhiata implorante sperando che capisse che non avrebbe dovuto dire una sola parola riguardo alla scena nel bagno di Mirtilla. Laurence ricambiò con un rapido cenno di testa.
‹‹Lumacorno…ha offeso il padre di Juliet. Lei si è arrabbiata ed è andata via, andandosi a chiudere in bagno dove siamo rimasti a consolarla. Poi ci siamo resi conto che era molto tardi…e purtroppo le scale ci hanno portato nel posto sbagliato! Siamo finiti in quella sala da brivido…››
‹‹La Stanza delle Tenebre.››
‹‹Come scusi?›› domandò perplessa Juliet.
La McGranitt sospirò e si sedette sulla sedia dietro alla scrivania del suo ufficio. ‹‹Anni fa, il giorno stesso in cui Harry sconfisse Voldemort, il suo corpo venne portato in una stanza adiacente alla Sala Grande. Successivamente fu spostato in un’aula vuota ai piani superiori, che è proprio la stanza che voi avete aperto stanotte. Quando noi professori tornammo, per riprenderlo e portarlo in un posto più “degno” per lui, trovammo la porta chiusa e ci mettemmo giorni a riuscire a riaprirla! Nel momento in cui ci riuscimmo, la vecchia aula aveva l’aspetto che avete visto voi, mentre del cadavere di Lord Voldemort nessuna traccia. Nessuno ce l’ha fatta ad aprire quello scrigno. Da quel giorno è chiamata la Stanza delle Tenebre, perché è completamente costituita di Magia Oscura.››
Un tuffo al cuore. Il cadavere dell’Oscuro Signore era stato nella stanza e da lì non era uscito.
‹‹Ma perché è diventata così? Insomma…come avrebbe potuto Voldemort fare questo essendo morto?›› chiese Scorpius.
Con lo sguardo perso a terra la professoressa negò con il capo ‹‹Non lo sappiamo.›› Poi si rialzò, si avvolse di più nella camicia da notte e ritornò al suo tono severo ‹‹Comunque, siete in punizione, tutti e tre. Non mi pare un valido motivo per trovarvi in giro a quell’ora! Lunedì sera recatevi da Gazza, vi affiderà lui la punizione che dovrete scontare. Ed ora…immediatamente ai dormitori!››
I tre ragazzi uscirono rapidamente dall’ufficio e scesero nei sotterranei, dove ognuno si diresse ai dormitori dopo aver attraversato la sala comune vuota.
Il giorno dopo, l’acqua del lago sbatteva incessante contro i vetri della sala comune Serpeverde, evidentemente fuori pioveva, ma Juliet non ne aveva la più pallida idea siccome era rimasta lì dentro per quasi tutta la mattinata ed era uscita solo a pranzo, per poi tornarci subito. Per poter vedere meglio, erano state accese torce e candele, che creavano un’atmosfera soffusa e leggermente soporifera.
La ragazza era distesa sul tappeto, con la testa appoggiata ad un cuscino e teneva spalancata la sua copia di “Gli animali fantastici: dove trovarli” aperta alla pagina dei Jobberknoll e cercava invano di memorizzare la descrizione, ripetendola ad alta voce a Laurence.
‹‹Il Jobberknoll abita il Nord Europa e il Nord America. E’ un uccellino azzurro a macchie e si nutre di insetti. Non emette alcun suono fino alla sua morte, quando si esibisce in un urlo composto da tutti i suoni ascoltati durante la sua vita alla rovescia. Le sue penne vengono utilizzate per il Veritaserum e per le Pozioni Mnemoniche.›› Sbuffò lasciando cadere il libro sulla faccia e da sotto sospirò ‹‹Non me lo ricorderò mai! Per di più ha un nome impronunciabile…e mi mancano ancora un paio di creature da ricordare.››
Laurence le strappò il libro dal viso ‹‹E’ semplice Juliet! Non so perché non dovresti ricordartelo quando sei una delle migliori nella materia…››
‹‹Ho in testa solo la Stanza delle Tenebre. E’ da ieri notte che ci penso...qualcosa non torna no?››
‹‹Smettila di pensarci Juliet! E studia invece. A quella penseremo più tardi.›› E ficcandole il libro in mano, si alzò andando da Susan McGregor, che chiacchierava con Annabeth davanti ad una finestra.
Si rimise a ripassare domandandosi perché Laurence ci tenesse tanto al fatto che lei studiasse. Venti minuti dopo, aveva lasciato perdere e fissava le fiamme verdognole alzarsi nel camino.
‹‹Juliet? Juliet Drake?››
La voce giunse alle sue spalle improvvisa. Si voltò velocemente sbattendo in faccia i capelli allo sconosciuto dai capelli color sabbia e gli occhi neri.
‹‹Si, sono io. Cosa c’è?››
‹‹Piacere, sono Dimitri Sokolov, terzo anno. La McGranitt mi ha detto di dirti che ha anticipato la punizione a stanotte, perché per lunedì c’è qualche problema. Alle otto vi vuole tutti e tre giù…ho già informato gli altri. Comunque sono contento di fare la tua conoscenza!››
‹‹Grazie, sono contenta anch’io. Come mai non ti ho mai visto qui?››
Il ragazzo mostrò un sorriso a trentadue denti ‹‹Sono nuovo. Sono appena stato trasferito a Hogwarts da Durmstrang…la conosci no?››
‹‹Mh…Russia giusto?›› chiese Juliet e il ragazzo annuì. ‹‹So che studiate molto le Arti Oscure…davvero?››
‹‹Si. Le studiamo molto approfonditamente!››
‹‹Mi sarebbe piaciuto studiare lì.››
Dimitri le diede un’occhiata rapida e aggiunse ‹‹Saresti stata la benvenuta.›› Ed infine si allontanò.
Arrivò l’ora di cena e Juliet scese da sola in Sala Grande, andandosi a sedere al tavolo Serpeverde. Con la pioggia che fuori continuava a scrosciare e che il finto cielo in cima alla Sala riproduceva, l’atmosfera era piuttosto cupa e tutto sarebbe parso grigio se non ci fossero state le numerose candele che volteggiavano sopra alle loro teste ad illuminare con una vaga luce dorata tutto.
Per la prima volta dopo settimane, la ragazza si ritrovò di nuovo a stonare con gli altri studenti e si soffermò con i pensieri sull’essere lì. Le piaceva. L’idea di essere assieme a persone più o meno nuove, di avere compagnia e di essere lontana da casa sua, Villa Drake. Non voleva tornarci mai più. Senza suo padre con cui passava il tempo, non ne valeva la pena. E poi senza…senza Robin sarebbe stato anche peggio. Già, chissà dov’era in quel momento. Dall’attacco era passato già un bel po’ di tempo, era strano che non fosse ancora tornato a lei. Cenò e poi in completo silenzio e seguita da Laurence e Scorpius, si diresse verso l’ufficio di Gazza.
Si fermarono sulla porta, mentre con uno sguardo soddisfatto, il guardiano prendeva una lanterna e ordinava loro di seguirlo.
Uscirono nel cortile esterno, diretti alla capanna di Hagrid. Il cielo era già scuro e la luna svettava pallida tra le tenebre. Il gigante li aspettava sulla soglia della sua casa e nonostante fossero lì per una punizione, li accolse salutandoli con una mano e con un sorriso raggiante. ‹‹Buonasera ragazzi!››
In tutta risposta tre facce stralunate ricambiarono il saluto con poco entusiasmo ‹‹Buonasera.››
‹‹Hagrid, non sono qui per prendere un tè con i pasticcini ma per una punizione!›› si intromise Gazza.
‹‹Lo so Argus. Ora puoi andare.››
Con un grugnito il guardiano si allontanò da loro e si diresse nuovamente al castello. Pochi minuti dopo, l’unico segno della sua presenza era una luce che si allontanava e che poi si inoltrava nel portone.
Ci fu ancora qualche istante di silenzio, poi la voce possente di Hagrid, interruppe i pensieri dei Serpeverde. ‹‹Aspettatemi qui, arrivo subito!›› E si allontanò di nuovo verso la capanna.
I tre ragazzi si guardarono ‹‹E stasera ci tocca stare con quello? Io mi rifiuto.›› sussurrò Laurence.
‹‹Dobbiamo. Non possiamo farci niente Lau.››
Juliet era l’unica in silenzio, che fissava a terra. A lei Hagrid non era dispiaciuto tanto. Era rimbambito si, ma non era una cattiva persona. Pure Harry ci aveva fatto amicizia assieme a Ron e Hermione. Già, Harry. Il nemico di Tom. ‹‹Non è poi tanto male. E’ simpatico a volte.›› poi si interruppe, per continuare con voce ancora più bassa e che lasciava intendere qualcosa ‹‹E potrebbe esserci pure utile.››
‹‹Intendi per…›› ma Scorpius non riuscì a terminare la frase, dato che il gigante stava tornando con in mano un grosso sacco. Era tutto bitorzoluto e qualcosa lì dentro si muoveva anche se doveva essere molto piccolo…forse ce n’erano tanti di quei ‘qualcosa’.
‹‹Per la prossima lezione con voi, ci avrò in mente una cosa davvero carina! Dovete darmi una mano a catturarli però. E questa sera scontate la punizione aiutandomi.››
‹‹Esattamente..›› domandò dubbiosa Laurence con una smorfia ‹‹Cos’è che dovremo aiutarla a catturare?››
Hagrid la squadrò da capo a piedi perché evidentemente aveva già capito che la ragazzina non aveva molta simpatia per lui. ‹‹Bowtruckle.›› E poi gettò a terra il pesante sacco.
‹‹Li conosco! Sono una specie di…guardiani degli alberi vero?›› La voce di Juliet era titubante. Non voleva sembrare una che aveva già letto tutto il libro, anche se in effetti era proprio così.
La Serpeverde notò che gli occhi del gigante si socchiudevano. Stava sorridendo. ‹‹Esatto Juliet! E sai per caso come si attirano?››
‹‹Con…porcellini di terra! E’ un trucco spesso utilizzato dai fabbricatori di bacchette.›› rispose la ragazza con un largo sorriso.
Compiaciuto, Hagrid aprì il sacco sufficientemente per mostrare loro il contenuto: tantissimi porcellini di terra, dalle corazze lucide. ‹‹Dovete prendere una manciata, poi quando arriveremo al posto dove di solito stanno i Bowtruckle, basterà farne dei piccoli cumuli e poi noi dobbiamo nasconderci, così che appena compariranno, salteremo fuori e li immobilizzeremo…capito?››
Scorpius e Laurence annuirono schifati, mentre Juliet era già con le mani nel sacco che prendeva più porcellini di terra che poteva. ‹‹Calma, calma! Prima dobbiamo attraversare la Foresta Proibita!›› borbottò il gigante facendole riversare gli insetti e chiudendo nuovamente il sacco, che rimise in spalla. Guardava la Foresta con sguardo critico e poi senza dire parola, iniziò a dirigersi verso questa, con grandi passi.
I tre si affrettarono a seguirlo, ma dovevano addirittura correre per poter seguire la sua camminata ampia. I mantelli svolazzavano nella notte mentre un venticello fresco sferzava le loro facce. L’aria era riempita dai fruscii delle chiome degli alberi.
Davanti a loro solo il buio, ogni tanto interrotto da scie di luce lunare ma perennemente illuminato dalla fioca lanterna di Hagrid. I tronchi si susseguivano uno dietro all’altro quasi fossero stati piantati da mano umana, ma si notava che non era così…qualcosa di misterioso era celato lì dentro e sicuramente non si sarebbe rivelato per secoli, sopratutto non a occhi umani che non l’avrebbero saputo capire.
I quattro camminavano a passo svelto, meno di prima però dato che Hagrid aveva rallentato per poter superare più facilmente gli ostacoli naturali. Non avevano la più pallida idea di dove stessero andando ma il gigante sembrava ben sicuro della strada e a loro bastava averlo davanti, per il resto non avrebbero avuto paura.
Solo Juliet era irrequieta. Chiudeva la fila e non si fidava di dare le spalle al buio. Non che ne avesse paura, davvero, ma non si sapeva mai. Continuava a guardarsi dietro, molte volte rischiando di perdere la loro guida che cambiava direzione in fretta. E l’ennesima volta che si girò dopo aver sentito un fruscio, gli altri erano già svoltati da qualche altra parte e lei non li vedeva più. Cercò di concentrarsi per riuscire a sentire almeno i loro passi, ma il silenzio avvolgeva tutto.
‹‹Scorpius? Laurence?›› gridò. In tutta risposta solo il frullar d’ali di un gufo in lontananza. Il buio ora, senza la lanterna di Hagrid, si era fatto più intenso e non ci vedeva ad un palmo dal naso, mentre saliva su un vecchio tronco caduto a terra. Da sotto alla divisa estrasse la bacchetta che al solo bisbigliare ‹‹Lumos!›› si accese di luce propria. Ora vedeva a sufficienza da non inciampare su qualcosa.
Aveva preso la sinistra, sperando di aver scelto la direzione esatta e di incontrarli dopo qualche tratto di strada, ma non fu così. Continuava ad andare avanti alla cieca, svoltando ogni tanto e allontanandosi un po’ dalla traiettoria che aveva preso fin dall’inizio.
La sensazione di essere osservata e seguita non l’abbandonava mai, da quando l’aveva provata per la prima volta dopo aver superato un grosso masso che sporgeva dal terreno. Era sicura che lì dietro un’ombra si fosse mossa e per un attimo aveva sperato che fossero i suoi amici e Hagrid ad averle fatto un brutto scherzo.
Aveva già inciampato un paio di volte su delle radici e ormai era tutta piena di graffi, quando arrivò ad una piccola radura in mezzo ad alti alberi. Si guardò intorno un paio di volte. E poi lo sentì.
Un fruscio familiare di un mantello e un leggero rumore di passi. Dalla chioma di abeti davanti a lei spuntò la figura di un uomo di circa trent’anni, dal naso adunco e dalla pelle pallida. Due occhi di un azzurro chiarissimo spiccavano in quel viso e la ragazza appena li vide ebbe un brivido. Era vestito elegantemente e sopra allo smoking nero indossava un mantello da mago dello stesso colore.
‹‹Finalmente ti sei decisa a fermarti Juliet.›› La sua voce aveva qualcosa di autoritario che la mise in guardia.
Fece per dire qualcosa ma le parole non le erano rimaste in gola e prima di parlare passarono una decina di secondi. ‹‹Chi è lei? Come sa il mio nome?›› Con una punta di coraggio in più puntò la bacchetta che ora non emanava più luce, verso lo sconosciuto che intanto aveva iniziato ad avanzare in modo tranquillo.
‹‹Oh non saresti in grado di farmi nulla…figurarsi, una ragazzina di undici anni come te?›› Domandò con un sorriso beffardo.
‹‹Conosco le maledizioni senza perdono, e non ho paura di usarle!›› Rispose Juliet iniziando a indietreggiare, ma continuando a puntare con fermezza la bacchetta contro l’uomo. Sul suo volto si era dipinta sorpresa, evidentemente non se lo aspettava.
‹‹Davvero? Tuo padre aveva ragione…hai proprio un bel caratterino. Ed era tutto vero anche riguardo alle tua abilità.››
‹‹Che ne sa lei di mio padre?›› La Serpeverde si era fermata adesso e guardava lo sconosciuto negli occhi con dubbio. Chissà perché quell’uomo non le piaceva. Sapeva di traditore e codardo.
L’uomo sorrise. ‹‹Metti giù quella bacchetta ragazzina, detesto quando mi si fanno troppe domande lo sai?›› Juliet degluttì e con riluttanza abbassò il braccio teso fino a far sparire la bacchetta nella tasca della divisa. ‹‹Ed ora…mi risponda! Chi è lei? Cosa vuole da me? L’ha mandata mio padre?››
Sempre sorridendo lo sconosciuto fece cenno di no con la testa. ‹‹Vedo che non sono stato chiaro. Non posso rispondere né alla prima né all’ultima domanda. Ma alla seconda posso rispondere subito.›› Alzò il bordo della giacca e ne estrasse qualcosa che sembrava una busta tutta stropicciata. La tese verso la ragazzina che la guardò sospettosa.
‹‹Da parte di chi?››
‹‹Prendila e lo saprai.›› Rispose l’uomo con un cenno. Poi alzò la testa verso il cielo guardando la luna. ‹‹Ora io devo andare. Leggila, lì dentro c’è scritto tutto quel che devi sapere. Appena lo avrai fatto, contattami.››
Juliet osservò la busta e stava per chiedere all’uomo come contattarlo, ma quando alzò lo sguardo, quello era sparito, dissolto dalla tenebra della Foresta Proibita.
Il silenzio era di nuovo calato sulla foresta e sembrava accompagnarla nel suo ritorno verso Hogwarts. Dopo l’incontro con il misterioso sconosciuto aveva deciso di tornarsene indietro e sperava che gli altri la aspettassero.
Stranamente riusciva a ricordare vari punti di riferimento e quando rivide il masso dove sapeva che l’uomo aveva iniziato a seguirla, seppe di essere sulla strada giusta. Finchè, girando attorno al tronco di una quercia, notò dalla parte opposta, lo scintillio di quella che sicuramente era una lanterna.
Con un ultimo sforzo si mise a correre in quella direzione, inciampando più volte e graffiandosi con rami sporgenti di alberi. Mentre correva sentiva il cuore batterle all’impazzata e teneva una mano sulla tasca dove stava la lettera.
Appena giunse di nuovo ai suoi amici non potè fare a meno di sentirsi sollevata. Erano lì e nell’istante in cui l’avevano vista arrivare, si erano precipitati ad abbracciarla.
‹‹Oddio Juliet! Ma che ti è successo? Dove sei stata?››
Non rispose a nessuna di quelle domande, ma biascicò un qualcosa come ‹‹Mi sono persa…››
Hagrid la guardava come se la colpa fosse stata sua e quando Juliet gli chiese se qualcosa non andava, lui borbottò con lo sguardo basso ‹‹Se solo fossi andato più piano…ci siamo accorti dopo tanto che non c’eri più. E che dirò al Preside ora?››
La Serpeverde gli assicurò che sarebbe benissimo potuto rimanere tra loro quattro e che le bastava solo un po’ di essenza di dittamo per sistemare un paio di graffi più profondi degli altri. Inoltre non serviva nemmeno che gliela fornissero Madama Chips o Lumacorno, dato che ne possedeva personalmente una certa quantità.
Non fece parola con nessuno sull’incontro dell’uomo ma appena tornarono in sala comune Serpeverde, troppo tardi per poter mettersi a dormire di nuovo, raccontò tutto a Laurence e Scorpius.
‹‹Ma non lo avevi mai visto?›› domandò Laurence. Juliet negò.
Quando i due le chiesero di leggere la lettera lei disse di no. Non voleva che qualcuno fosse presente quando l’avrebbe letta. Sentiva che era una cosa personale e gli alti nonostante morissero dalla curiosità, si arresero.
Il giorno dopo il sole splendeva alto nel cielo e Juliet sedeva sotto ad una quercia nel giardino, osservando l’acqua del lago che sbatteva sulle sponde. Qua e là gruppetti di ragazzi giravano e scherzavano durante la pausa.
Corse rapidamente alla tasca e vi tirò fuori la lettera. La rigirò tra le mani per un po’, indecisa se aprirla o no. Un sigillo di ceralacca ancora integro nonostante la busta fosse tanto spiegazzata, ne chiudeva il contenuto. Portava inciso sopra il simbolo di un drago che tra le zampe recava la lettera maiuscola “M”. Chissà cosa diavolo stava a significare.
Con un gesto deciso la aprì.
‹‹Juliet!›› la voce di Nicole giunse inaspettata alle sue spalle e le fece cadere la lettera di mano. Si affrettò a infilarla di nuovo sotto al mantello. ‹‹E’ vero quello che mi hanno detto Scorpius e Laurence?››
La Serpeverde annuì stringendo il mantello ancora di più. ‹‹L’hai..già letta?››
‹‹No Nicole. E penso che per un po’ se ne rimarrà chiusa da qualche parte. Non voglio avere ancora pensieri per la testa al momento.››
La Grifondoro parve leggermente delusa, ma solo per un momento, perché poi tornò subito a mostrare un sorriso entusiasta. ‹‹Hai sentito della novità ad Halloween?››
‹‹No…che grande novità è?››
‹‹Lumacorno ha deciso di organizzare una festa e ci parteciperanno tutti gli studenti! E’ permesso anche a noi del primo anno! E bisogna essere accompagnati da qualcuno.›› Lo sguardo perso di Juliet però la fece zittire all’istante. Detestava le feste e l’ultima volta che era andata alla cena organizzata dal tricheco non si era divertita per niente, anzi…non si trovava pienamente a suo agio sotto gli occhi di tanta gente. L’idea che da lì a pochi giorni tutta la scuola fosse stata lì, non le piaceva per niente.
‹‹Non mi va…››
Nicole si mise le mani sui fianchi e con sguardo severo ‹‹Avanti Juliet! Se non ci verrai sembrerai una specie di emarginata sociale. Inoltre ho sentito dire che Scorpius ha proprio intenzione di invitarti…››
L’ultima frase le arrivò come un pugno allo stomaco. ‹‹Che?›› domandò sperando di aver capito male. Non poteva essere..aveva già pensato di piacere un pochino a Scorpius ma pensava che si trattasse solo di amicizia. Con quella proposta gli sembrava già qualcosa di più.
‹‹Hai capito! Scorpius ti vuole invitare alla festa di Halloween!››
Iniziò a sentire come un nodo allo stomaco e la nausea iniziò a salirgli ‹‹Ne sei sicura? Insomma, io lo ritengo solamente un amico.››
Nicole sbuffò. ‹‹Non vuol dire per forza che tu gli piaci…magari non aveva voglia di invitare Laurence e ha scelto te!››
‹‹Tra tutte le studentesse del primo anno?››
‹‹Be’, siete migliori amici no?››
Juliet si morse un labbro e iniziò a strappare dei ciuffetti d’erba da terra. ‹‹Non mi piacciono le feste…quelle con troppa gente intendo. Mi fanno sentire a disagio.››
Nicole non aveva abbandonato per un attimo la sua aria severa e la fissava insistentemente. Juliet stava iniziando a trovarla fastidiosa. ‹‹Ma che ti costa? Lumacorno poi ha detto che forse questo sarà l’unico anno in cui la farà…è una cosa speciale Juliet!››
La Serpeverde si alzò sistemandosi la divisa e continuando a tenere stretta la lettera sotto al mantello. Aveva voglia di andare via da lì e comunque doveva fare un salto in biblioteca prima, tra i libri si sentiva piuttosto bene. ‹‹Senti…ci penserò va bene? Ora›› disse allontanandosi verso l’edificio ‹‹devo andare! Ciao.››
A passo svelto si inoltrò tra gli archi della scuola e salì su per le scale. Stranamente la biblioteca era vuota e le luci sulle torce brillavano tremule. Superò gli scaffali diretta alla postazione dove di solito sedeva. Dalla borsa che portava a tracolla tirò fuori una mela verde. Sapeva che mangiare in biblioteca era proibito ma lo aveva già fatto molte volte, ed era abbastanza furba.
Superò lo scaffale ‘S’, l’ultimo prima del suo posto. Ma proprio quando vide la scintillante targhetta che portava scritto ‘R’, un soffio di aria gelida penetrò dalla finestra aperta, spegnendo tutte le torce. Al posto dove di solito sedeva, le sembrò di vedere l’ombra un ragazzo chino su di un libro, ma forse era solo un gioco di luce. Eppure era così reale.
Il frullar d’ali di un gufo che entrava dalla finestra, fece svanire quel che le era parso un profilo familiare.
Scosse la testa e le torce si accesero misteriosamente.
Il gufo la fissava con due strani occhi color rubino. In vita sua non aveva mai visto un volatile del genere. Era sicura che si trattasse di un gufo, ma il piumaggio era nero come l’inchiostro.
Rimase a fissarla per qualche minuto inutilmente dato che non portava né lettere né pacchi da parte di qualcuno. Poi, com’era arrivato, tornò ad uscire dalla finestra, risaltando fortemente con il cielo chiaro.

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Eccomi qui...questo l'ho sfornato molto più velocemente xD
Spero di aver reso un po' l'idea di mistero e non saprei che altro dire. :3 Spero che vi piaccia, anche se noto che le visualizzazioni si sono abbassate di tanto...
E dai...susu commentate >w< accetto anche critiche, basta che siano costruttive!
Un bacio, Amber ♥
   
 
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