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Autore: ElaCollins    13/09/2011    1 recensioni
Winona è ribelle, Winona non ascolta, preferisce fare di testa sua.
Josh è fin troppo maturo per la sua età e vorrebbe fermare il male che lo sta uccidendo.Possono due anime incontrarsi e cambiare il proprio destino? La travolgente storia di due ragazzi rinchiusi in un mondo di plastica.
Storia scritta con Giulia alias Poisoned_Eyes. Cap 1 scritto da lei, e a seguire alterneremo i capitoli.
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Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Dopo essere fuggita da quel senso di opprimenza che le procuravano le conversazioni con i suoi genitori e in particolar modo quando le veniva imposto qualcosa, Winone si lasciò cadere sul morbido materasso ricoperto di pizzo color panna e rimase immobile osservando il soffitto.
Gli anni le avevano insegnato che per superare questi momenti non c'era niente di meglio che fermarsi e lasciare che la mente si renda conto e riordini le emozioni.
In quel momento si sentiva arrabbiata, frustrata, oppressa.
Si sorprese ad osservare un piccolo uccello che si era posato sopra ad un ramo del grande albero di pesco e pensò che molto probabilmente lei ci assomigliava a quell'uccello, con l'unica differenza che a lei avevano tagliato le ali.
Jim Morrison diceva: " ti potranno tagliare le ali, ma non potranno impedirti di volare " .
Win non era completamente d'accordo con quella citazione. In effetti era vero, nessuno potrà mai e poi mai impedirti di spiccare il volo e goderti la tua meritata libertà ma se hai diciotto anni e vivi in una casa come la sua di sicuro le tue ali faranno fatica ad imparare a volare, chiuse come sono in un'orribile camicia di forza.
Spesso disegnava. Rappresentava piccole fata con mani e ali legate in camicie di forza e maschere sul volto. Lei si sentiva così. Si sentiva legata e sapeva che i suoi genitori le avevano costruito addosso una maschera che non era sicura di poter togliere, una volta indipendente. Molto probabilmente non si rendeva nemmeno più conto della maggior parte degli insegnamenti che le erano stati imposti e che applicava involontariamente.
La luce fioca e rosea del tramonto investì la camera di una debole luce e un caldo tepore estivo che costrinse Win a chiudere gli occhi e a lasciare che la sua mente fosse libera almeno nei suoi sogni.
Sognò se stessa nei panni di una bambina che correva felice in un campo di fiori.
Improvvisamente il campo sfiorì e si ritrovò sola in un ospedale.
Una dottoressa le si avvicinò , disse al ragazzo dietro di lei di seguirla e il ragazzo lo fece.
Winone fece lo stesso, e ben presto si ritrovò in una grande stanza grigia senza intonaco alle pareti e soltanto con un piccolo letto al centro.
Su quel letto era stesa una signora sulla cinquantina, capelli bianchi e radi, pelle pallida e appassita, simbolo di una gioventù ormai morta e sepolta, le dita e i polsi ossuti lasciavano intravedere ciò che rimaneva molto probabilmente di alcuni tatuaggi fatti in gioventù.
Vide il ragazzo avvicinarsi. Nessuno dei due parlò per un tempo che a Winone parve infinito e l'incontro terminò con la consegna da parte della donna al ragazzo di un grosso baule in legno con sopra incise due lettere: W. J.
A quali nomi corrispondessero quelle iniziali non lo sapeva, e di sicuro non l'avrebbe mai scoperto, ma Win aveva il vago sospetto che quella W iniziale avesse a che fare con lei.
Il ragazzo si voltò con il baule in mano e uscì dalla stanza. Winone lo seguì ignara del fatto che lui non poteva sentirla e cercò di fermarlo più volte, ma invano.
All'improvviso una luce le riempì gli occhi di un bagliore accecante e si risvegliò.
La sveglia segnava le tre di notte.
La sua mente si riempì di dubbi e incertezze alle quali non riusciva a dare una risposta e ben presto si convinse che qualsiasi cosa contenesse quel baule lei la doveva trovare e leggere, perchè molto probabilmente l'avrebbe aiutata a riordinare i mille pensieri confusi che le vagavano per la testa senza una meta.
Ricadde quasi subito in un sonno profondo e venne svegliata la mattina seguente dal cinguettio di un piccolo uccellino che si era posato sulla sua finestra e che era evidente, non era intenzionato ad andarsene.
Si alzò, si vestì e scese per la colazione.
Seduta di fronte al padre rifletteva su come porgli qualche domanda senza farlo insospettire o innervosire.
E soprattutto, senza rimetterci lei, più di quanto ci aveva rimesso in tutti quegli anni.
" Senti papà ma..la nonna mi aveva lasciato solo quel grosso baule che mi hai dato l'altro giorno? "
" Si, win..perchè? - rispose freddo e senza degnarla di uno sguardo. "
" No, così. Era interessante e speravo ce ne fossero altri. " rispose vaga.
" Adesso che ci penso ne aveva lasciato un altro ma non ricordo esattamente dove sia, credo in cantina..dovresti andare a vedere " .
Sorpresa dalla risposta del padre, più tardi corse in cantina per cercarlo e non appena entrò si rese conto che trovare un ago in un pagliaio sarebbe stato più semplice.
La cantina era un luogo buio, umido e che odorava di un aroma che era un miscuglio tra polvere e aria rafferma.
Nonostante i numerosi scatoloni non fu difficile notare un baule in legno. Quasi incredula per come la sorte l'avesse aiutata nelle ultime ore lo prese senza far caso alle ragnatele e alla polvere che l'avevano ricoperto negli ultimi anni e lo portò in camera.
Lo aprì e versò il contenuto sul letto.
La maggior parte erano fogli scritti, lettere e foto. Esaminandole una per una si rese conto che la nonna si chiamava come lei, Winone, e che tutti quei documenti non erano altro che lettere e foto di Jonathan, il marito, che le inviava ogni genere di missiva per ricordarle che non esisteva nulla di più solido del loro amore, che sarebbe durato per l'eternità anche se lui era in guerra, lontano dagli occhi di lei, quelli di cui lui si era follemente innamorato, così grandi, luminosi e allo stesso tempo profondi. Ogni volta lui terminava la sua lettera con una frase dal significato profondo, sapendo che la sua donna non avrebbe saputo apprezzare la bellezza che invece lui era in grando di vedere in lei. Una delle sue frasi preferite era: si vede bene solo con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi.
Le foto lo ritraevano in luoghi lontani, in terre straniere. Durante il corso degli anni i suoi lineamenti erano mutati ma il suo sguardo era sempre quello, sempre pieno d'amore come la prima volta che si erano incontrati.
Win si accorse che l'ultima sua lettera risaliva al 1965. Un mese dopo,in un caldo pomeriggio estivo, o almeno da quello che si poteva leggere da piccole pagine ingiallite e strappate che probabilmente appartenevano a un diario della nonna, un ufficiale bussò alla porta e le portò la triste notizia. Jonathan era rimasto vittima di una sparatoria durante una missione in un piccolo paese dove era stato mandato.
Fu un duro colpo per lei, che la pose in bilico tra la pazzia e un'eterna disperazione che le chiusero gli occhi per sempre vent'anni dopo.
Winone chiuse anche quel baule e lo posò di fianco a quello che aveva sbirciato la mattina precedente. Era ormai quasi ora di pranzo e non si sentiva pronta ad affrontare i suoi genitori al piano di sotto, anche se sapeva che sarebbe stata costretta ad assecondare ogni loro richiesta.
Ma in quel momento non le importava. Ancora una volta sua nonna le aveva riacceso un piccolo barlume di speranza e il sogno che aveva vissuto la notte precedente l'aveva convinta che la nonna non l'aveva abbandonata ma che anzi, da quel momento in poi avrebbe sempre cercato di aiutarla.
Ora toccava a lei trovare la sua " J " e una piccola voce dal profondo del suo cuore le diceva che sarebbe stato soltanto questione di tempo.

Ecco il terzo capitolo scritto da Poisoned_Eyes.

Il quarto sarà scritto da Dogenigia_Luna.


 
  
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