Che poi era finito tutto infondo, sembrava autunno ed era solo settembre, le foglie
erano già cadute, io ero verde e tu quasi arancione, eri un
po’ opaco e ti si vedevano le vene nelle tempie.
Sembra
tutto un triste resoconto di crimini commessi, che poi non ricordavo mai i tuoi, infatti era curioso, ci
pensavo mentre contemplavo il latte con la cioccolata, avevo
voglia di sporcarlo, stamani. Perché poi era troppo bianco, comunque.
Sinceramente
non ho mai capito la differenza fra inizio e fine, che poi quando finisce il
tempo che si fa? “ Fare finta di niente” non mi piace come termine, perché
finta? Facciamo niente! Facciamo il possibile! In qualche modo faremo!
Sì e
come? Devo anche imparare a volare?
Che poi
se un giorno fossi felice,
metti caso, insomma che dovrei farmene? Mica ci compro
niente accidenti!
Io volevo una casa e la volevo di cristallo,
perché poi le finestre se ti ci butti addosso non si rompono, potevo anche
chiuderti nella cucina e vederti invecchiare. Tanto sei già vecchio, non puoi
che peggiorare.
Sembrava delirante
ma alla fine era
piacevole.
Giochiamo
a piangere? Non l’abbiamo mai fatto e stavo pensando che poteva anche essere coinvolgente. Sai che
noia, piangere da soli dico, o si piange insieme o non si piange proprio!
Quando le cose
le facevano gli altri ti facevano schifo, come la nicotina e alla fine eravamo grigi a giorni alterni.
Ma ci pensi mai a tutti quei fazzoletti? Troppo
bianchi. Bianchi maledizione!
Non siamo
più nel mondo delle meraviglie.
C’era qualcosa nelle vene e scorreva al
contrario perché a volte mi si accavallavano le lettere, e poi tutti quei mal
di testa e le malattie psicosomatiche e la mia bilirubina che era sempre troppo alta.
Me lo
ricordo l’ospedale, con gli occhi gialli.
E nel frattempo tu finivi i tuoi studi. Che tanto non ci farai mai niente con quel pezzo di carta.
Quando prendevo
il telefono e lo sbattevo
forte contro
il muro
forte contro il muro
forte contro il muro
e intasavo la segreteria. Quando a giorni pari
il pesce sembrava anfetaminizzato e l’acqua
una palude.
E dove sono
finiti i salici piangenti?
Ci sono trecentosessantacinque
fogli in nero e io ho perso il conto perché ho i capelli pieni di nodi.