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Autore: Clorinde    14/09/2011    4 recensioni
Quanto è difficile risalire la collina della felicità?
Quanto è difficile accettare la fine di un periodo della nostra vita e l'inizio di un nuovo percorso?
Ma fra i sopravvissuti della Seconda Guerra, c'è chi ha gettato la spugna, chi c'è la fatta, chi ci sta riuscendo grazie a un amico, chi ha dato una svolta decisiva alla propria esistenza.
Perchè la vita non è altro che un incastro mal riuscito di diversi puzzle.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelina/George, Audrey/Percy, Katie Bell, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prologo

 

  

 

Erano i piccoli gesti, quelli di tutti i giorni e per nulla particolari, che lo stavano riportando letteralmente in vita.

Alzarsi la mattina perché infastiditi dalla luce del giorno che entra con prepotenza dalle persiane invecchiate, ingurgitare la colazione con foga per poi salutare sua madre bofonchiando parole incomprensibili, ritrovarsi la sera seduti in veranda ad osservare le stelle, accompagnato solamente da una tazza di cioccolata bollente.

E poi c'era lei, Angelina.

Non sapeva quando fosse cominciata questa dipendenza, ma ogni giorno che passava diventava sempre più forte.

Non gli bastavano più i suoi rari sorrisi, le chiacchierate davanti al negozio, le poche e alquanto difficili serate passate insieme.

Di solito preferiva starsene seduto nel suo piccolo soggiorno, in silenzio, ad osservare fredde immagini che uscivano da una scatola Babbana. Si scambiavano sempre poche parole, intenti com'erano a non ferire l'altro.

George non voleva costringerla a ricordare il fratello e lei probabilmente non voleva parlargli dei suoi ricordi. Così finivano nel silenzio più totale, rotto dai loro sospiri e da parole sospese nell'aria e cariche di significato.

Eppure una sera di ottobre, qualcosa cambiò.

Aveva deciso di ritardare il suo ritorno a casa ed evitare le fin troppe attenzioni affettuose di sua madre, per sistemare qualche scartoffia amministrativa.

Stava sprofondando fra le carte dei conti e degli ordini sparsi in modo disordinato per il bancone, quando qualcuno bussò.

Per un attimo sperò che fosse Lee - era alquanto portato per sistemare fogli e documenti - ma non appena si avvicinò e la vide, il suo cuore si fermò giusto un attimo. Un solo secondo in grado di riportarlo a vivere di nuovo.

-Che ci fai qui?- gli domandò mentre apriva la porta. Il suo tono di voce era stato leggermente brusco, tant'è che lei lo fissò un poco corrucciata.

-Oh, niente.- sussurrò Angelina, attorcigliando le dita intorno a una sciarpa di cotone marrone.

-Niente?-rincarò lui sorridendo appena ma lasciandola entrare nel negozio.

-In realtà avevo visto la luce accesa e volevo salutarti.- disse guardandosi intorno. Sembrava quasi volesse scappare da un momento all'altro e George era consapevole che non avrebbe avuto la forza per fermarla. Forse si sarebbe pentito amaramente qualche minuto dopo, forse avrebbe trovato il coraggio di ricominciare sul serio, di togliere quel velo di solitudine e silenzio che l'avvolgeva. Forse.

-Che cosa vuoi dirmi, Angie?- chiese incrociando le braccia.

Angelina lo fissò a lungo prima di parlare. Tremava mentre cercava di non indugiare sui suoi occhi, su quelle due iridi simili a quelle di Fred ma allo stesso tempo diverse. Stessa forma e stesso colore, sì. La sola differenza stava però nel modo in cui gli occhi di George la osservavano.

Nel loro calore.

Nella loro sofferenza.

Angelina sospirò e si passò la mano fra i capelli più volte prima di parlare. -George, io non ci riesco. Non riesco ad andare avanti. Ho… Ho bisogno di andarmene. Devo farlo.-

Le ultime parole fecero crollare definitivamente il mondo pericolante in cui da tempo George cercava di sopravvivere.

-Devi farlo? È per Fred, vero? Non riesci a non vederlo in me?- ringhiò il ragazzo.

-Io... lo ammetto è anche per questo. La morte di Alicia però mi ha definitivamente uccisa.- sussurrò. -Non riesco più a vivere, a pensare al futuro, ad immaginare altro che non sia il passato. Alicia era la mia migliore amica, la mia migliore alleata, era tutto il mio mondo. Non c'è la faccio più.- concluse.

-Credi che andare in giro per il mondo servirà a qualcosa?-

-No, ma almeno potrò camminare senza ricordarmi di Alicia, di Fred o degli altri.-

George si avvicinò e l’abbracciò, respirò un'altra volta il delicato profumo e chiuse gli occhi.

-Tornerai?

-Tornerò.- rispose lei sommessamente. –Tornerò.

 

  
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