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Autore: AlexysBlack    14/09/2011    1 recensioni
Era bella, Elena Gilbert, eppure sapeva che il suo esile corpo avrebbe contenuto presto la dannazione, per quanto in quell'abito troppo candido desse l'impressione di essere un magnifico cigno bianco. Pensandoci meglio oltre ad essere decisamente troppo canidido, era anche troppo merlettato -per i suoi gusti- e, cavolo, troppo stretto.
Aveva i capelli acconciati in stile milleottocento, ricci come quelli della sua acerrima sosia; a differenza sua però, lei non aveva abusato di nessuno che non fosse se' stessa, rimanendo fedele alla sua idea di integrità. Integrità che però aveva dovuto mettere da parte, la piccola Elena, per un fine decisamente più grande ed importante della sua libertà, dettaglio che risultava infinitesimalmente piccolo ed insignificante rispetto a ciò che aveva impedito. Era rimasta fedele ai propri principi, la giovane donna che sarebbe sempre rimasta tale per...cosa? Una casa gremita, un sorriso di plastica che si finge di diamante, un banchetto prelibato, tanti doni da parte di una folla felice e, dulcis in fundo, un marito.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Balck Swan
The Black Swan


La ragazza si guardò allo specchio, convincendosi di essere pronta ad affrontare la scelta che aveva compiuto.
Non che "scelta" fosse poi la parola adatta, considerando come era giunta a quel punto.
Era bella, Elena Gilbert, eppure sapeva che il suo esile corpo avrebbe contenuto presto la dannazione, per quanto in quell'abito troppo candido desse l'impressione di essere un magnifico cigno bianco. Pensandoci meglio oltre ad essere decisamente troppo canidido, era anche troppo merlettato -per i suoi gusti- e, cavolo, troppo stretto.
Aveva i capelli acconciati in stile milleottocento, ricci come quelli della sua acerrima sosia; a differenza sua però, lei non aveva abusato di nessuno che non fosse se' stessa, rimanendo fedele alla sua idea di integrità. Integrità che però aveva dovuto mettere da parte, la piccola Elena, per un fine decisamente più grande ed importante della sua libertà, dettaglio che risultava infinitesimalmente piccolo ed insignificante rispetto a ciò che aveva impedito. Era rimasta fedele ai propri principi, la giovane donna che sarebbe sempre rimasta tale per...cosa? Una casa gremita, un sorriso di plastica che si finge di diamante, un banchetto prelibato, tanti doni da parte di una folla felice e, dulcis in fundo, un marito.
Lei, Elena, che si sposava in perfetto stile 1864, nonostante fossero ormai nel ventunesimo secolo più che inoltrato.
Si dette un'occhiata generale: una cosa blu, una cosa prestata, una cosa nuova, una cosa vecchia...Le mancava a questo punto solo la cosa regalata: se lui lo avesse scoperto avrebbe dato i numeri, ma Elena nutriva ancora speranza che quanlcuno sarebbe venuto, nonostante tutto.
Si rese conto che per certe cose il suo fiancé -chiamarlo Promesso Sposo le sarebbe sembrato davvero troppo antico- era molto più attento ai dettagli di lei e per un certo verso anche paranoico: inizialmente erano state le sue attenzioni a farla innamorare, i suoi gesti carini e le sue manie di protezione che aveva trovato così romantiche...Ma ben presto le sue paranoie possessivo-ossessivo-compulsive si erano rivelate tutt'altro che carine, fino ad arrivare qui, in una stanza lasciata vuota, di fronte ad uno specchio, con un pomposissimo abito nuziale fasciato sul corpo.
Il fatto della gelosia lo aveva sopportato fino ad un certo momento, aveva tutti i diritti di "rivendicare" una sorta di possesso nei suoi confronti, ma arrivare al punto di comportarsi da...
Elena scosse la testa, cancellando quel ricordo dalla sua memoria e tentando di trovare un lato positivo in tutta quella sfarzosa pagliacciata.
Si lisciò le pieghe del largo abito con centinaia di strati di tulle degno di una principessa Disney quando la sua attenzione fu catturata dall'anello, quel grosso brilocco di diamante scintillante che faceva bella mostra di sé al suo anulare sinistro - come da tradizione italiana. Ricordava bene come lui  glielo avesse dato, con un romanticisimo che francamente Elena non si aspettava più dopo tutto ciò che era successo, e ricordò di come quel giorno -di parecchi mesi prima- avesse compreso di aver sbagliato davvero tutto nella sua vita, fin dal principio. Ed ora, sentendosi solamente la copia di se' stessa, sperava che quel giorno terminasse mettendo la parola "Fine" ai suoi sentimenti  e anche alla sua attuale natura.
Sembrava proprio un bel cigno bianco, Elena,  con tutto quel tulle, i pizzi, i merletti e solo lui sapeva cos'altro, ma scosse la testa, odiandosi profondamente.
Per quanto si ricoprisse di stoffa perlacea, in fondo -nelle profondità di se' stessa esplorate solamente da qualcun'altro- sapeva di essere un cigno nero.
Quando Katherine aveva fatto la sua comparsa in città pensava di aver trovato il suo opposto, il suo Mister Hyde personale, il suo "double-dealer", il suo cigno nero.
Ma la realtà era piuttosto distante da quella: lei stessa era la propria antitesi e solamente ora si rendeva conto che per quanto lei fingesse di essere la vecchia Elena, l'Elena pura, semplice, delicata e fragile come le foglie d'autunno, era cambiata. Perchè lei, a differenza di coloro che la circondavano in modo più stretto, poteva ancora cambiare nella sua mutevole natura umana e ciò era accaduto, nonostante il suo adorato fiancé adorasse l'idea che lei fosse la bellissima rosa rossa alla quale deve essere impedito appassire custodendola dentro una teca di vetro.
Ma la realtà era nuovamente piuttosto distante da quella: il gelo invernale era pentrato, facendosi sempre più spazio nelle sottili intercapedini di quella casa trasparente che era stato  il loro amore, e l'aveva avvolta con la sua freddezza, avvizzendola e rendendola diversa. Perchè si sa, il freddo penetra all'interno della ossa, e così era stato per lei, rosa rossa, e se inizialmente aveva combattuto difendendo strenuamente quella che riteneva la sua perfezione, era stata poi lei a lasciare che la tormenta gelida sgretolasse a mano a mano il diamante protettivo che si erano costruiti intorno, fino a  farsi avvolgere completamente da qualcos'altro, dimenticando quanto bene un tempo fosse stata al riparo dalle intemperie.
Le intemperie le erano sempre piaciute, come aveva dimostrato la sua forza d'animo in situazioni passate non certo piacevoli, ma lui era stata la sua più grande intemperia: l'aveva avvolta con le sue lunghe mani ghiacciate, assuefacendola al suo tocco mortale, un tocco che ora bramava  ancora con lo stesso bruciante calore di prima.
Una folata di vento nella stanza e la presenza di qualcun altro lì dentro la fece sentire improvvisamente bene.
"Damon", mugugnò senza voltarsi verso di lui, guardandolo attraverso lo specchio.
Lui non disse il suo nome, non era ancora pronto: era passato parecchio tempo dall'ultima volta che lo aveva fatto, e sarebbe stato un duro colpo sentire quel suono cristallino e così carico di significato espandersi nella stanza vuota. "Sono qui per te", evitò di aggiungere un "come promesso", tentando di dimenticare il loro ultimo giorno insieme.
Sorrise debolmente quando vide l'espressione di Elena indurirsi, quel viso che solo lui aveva conosciuto. "No, Damon", lei invece non faceva che ricordare, che riportare alla mente il suo nome, quel nome che aveva custodito per tutti quei mesi di lontanaza nei sogni, strozzato nella gola mentre era fra le braccia del fratello, soffiato insieme all'anidride carbonica di ogni suo respiro. "Sei qui per te. Adori ancora vedermi soffrire."
Il loro era stato un rapporto conflittuale fin dall'inizio, e lo era diventato sempre di più: era qualcosa di ossessivo, maniacale ed incredibilmente autodistruttivo. Ma era per questo, forse, che sarebbe stato inscindibile per il resto dell'eternità.
"Anche tu sei qui per la stessa ragione, mi pare. Per vedermi soffrire." Damon pensò che non si toccavano più da...circa un anno esatto. Era passato un anno da quel bacio d'addio che lui le aveva riservato, il loro primo ed ultimo vero bacio. Forse quando si dice "l'inizio della fine" si intende proprio questo: il momento esatto in cui la situazione raggiunge il culmine, cominciando, e poi decadendo sequenzialmente, a velocità supersonica, fino a farti schiantare al suolo. Il loro inizio era stato la loro fine, fine costante e perpetua. Si avvicinò di un passo, il corvo nero, senza smettere di guardarla riflessa. I loro occhi incatenati anche attraverso la fredda superficie di vetro riflettente. "Sei così..."
"Candida?", continuò lei, una punta di disgusto nella voce che a Damon non sfuggì: non erano poi così diversi, loro due, entrambi divisi in due nature non sempre in grado di controllare. Damon annuì. "Appropriato al mio fratellino, direi"
"Credo di sì. Vi siete già rivisti?"
"Io ho visto lui, ma non sono in grado di sopportarlo oltre. E' euforico."
Elena alzò gli occhi al cielo, passandosi una mano sul viso, segno che ormai era giunta al limite di sopportazione. "Non me lo ricordare, ti prego. E' talmente preso da non rendersi conto che sto seriamente iniziando ad odiarlo."
Lui alzò un sopracciglio, un pizzico di soddisfazione negli occhi cerulei e più vitrei dell'ultima volta in cui Elena li aveva visti. "Pensavo lo odiassi da più tempo", disse facendo riferimento ad eventi passati, a quel famoso giorno di svolta del loro triangolo amoroso in cui Elena aveva dovuto scegliere. Stava facendo tutto questo per lui,  per salvarlo dal suo stesso fratello, eppure non riusciva a non odiarla per averlo anteposto a lui: sarebbe morto molto volentieri per lei, e sarebbe sempre stato così, fino alla fine dei suoi giorni. Sarebbe morto per un secondo con lei, figuriamoci per un giorno. Elena respirò a pieni polmoni. "Lo facevo, ma se possibile la situazione va peggiorando. E la cosa incredibile è che a lui non importa", disse stancamente la ragazza, prendendone coscienza per la prima volta.
"Ti ama", ammise Damon, abbassando lo sguardo. La donna si voltò verso di lui, con un'espressione sicura dipinta sul volto.
"Non ha ancora realizzato di non amarmi. Il che è tutta un'altra storia."
Damon alzò lo sguardo su di lei, bianca e bellissima, nera e crudele al tempo stesso.
"Ma te lo sposi comunque." Elena si stupiva ancora di quanto il vampiro potesse essere cocciuto ed ostinato nel desiderarla per se' nonostante le implicite -anzi, nemmeno poi tanto implicite- minacce di Stefan. "Me lo sposo, sì, e sono stanca di ripeterti il perché."
Lui ghignò, perché sapeva che al suo cigno nero quelle attenzioni che lui le riservava piacevano. "Piuttosto che vederti salire su quell'altare con lui ti ucciderei, Elena."
Lei fece un passo verso di lui, di riflesso a quello del vampiro. "Piuttosto che vedermi salire su quell'altare con te mi ucciderei, Damon."
"Quindi è ufficiale, vi sposate", si erano avvicinati di un altro passo, magneti, elementi chimici che reagiscono insieme.
"Speravi ancora di no?"
Lui estrasse una scatolina nera dalla giacca di pelle, sua fedele compagna di avventure, non proprio adatta ad un matrimonio ma di certo adatta a colui che solo non è stato invitato. "Speravo di sì così da linerarmi anche della Elena che conoscevo."
"Bene", commentò Elena, sapendo che aveva ragione. Sarebbe stata una nuova Elena rispetto a quella che lui aveva amato, eppure sarebbe stata anche più vicina a lui, uguale in tutto e per tutto a lui.
Lui alzò le mani, esasperato. "Bene!"
"Non diventare emotivo, sai che può sentirti." Elena aveva acquisito una certa freddezza, constatò il vampiro, forse anche per merito suo.
"Lo so, ma ormai è consapevole del fatto che resterai per sempre il mio cigno nero, così come per lui non sarai mai più il cigno bianco che oggi è convinto di sposare."
Damon le sorrise debolmente, malignamente soddisfatto della veridicità delle sue parole. Elena allungò la mano olivastra verso quella pallida tesa di lui, che lasciò cadere il cofanetto sul suo palmo con un gesto secco. "Grazie di avermi portato un regalo", disse aprendo il cofanetto e trovandovi all'interno un anello nero da pollice -come quello che Elena notò a quello del vampiro- posato su bianca stoffa di raso. "Una promessa è una promessa, Elena." Rispose lui, prendendolo e infilandolo alla mano destra della ragazza, come una fede, ma sbagliata. "E' bellissimo..."
"Come me", disse lui ammiccando e facendo sorridere Elena per la prima volta, quel giorno.
"Non cambierai mai", constatò la ragazza, ormai una donna, affondando nell'azzurro dei suoi occhi.
Lo sguardo di lui si indurì. "Fra poco nemmeno tu", le prese delicatamente la mano e vi posò un bacio sopra, delicato e bruciante come un tempo.
Elena fremette, e gli fissò il polso, domandogli con uno sguardo un ultimo favore prima di andarsene via di nuovo per chissà quanto.
Lui fece spuntare i canini e si morse, porgendole le vene lacerate, sulle quali lei si gettò avidamente. Il suo sangue dolce e con un sapore forte le era mancato, forse anche di più della sua semplice presenza fisica vicino a lei.
Eccolo, il mio cigno nero, si ritrovò a pensare Damon, mentre la vedeva e la sentiva deglutire il suo fluido vitale, sporcandosi di esso i lati della bocca già rosea e perfetta. Era il loro primo contatto fisico, e lui non avrebbe saputo immaginare niente di meglio come addio: Elena che lo accoglieva in se' e che diventava come lui grazie a lui.
Lei si staccò da lui di botto, pulendosi precipitsamente per tornare ciò che tutti si aspettavano.
"Ti rivedrò, dopo oggi?"
Lui le aveva sorriso enigmaticamente, come faceva spesso. "Venti passi prima dell'alba, bambina."
Lei aveva sorriso di rimando. "Come ai vecchi tempi, eh?"
Lui era andato verso la finestra alta scostando le tende. "Io sono i vecchi tempi", ed era scomparso in un vento raggelante così come era venuto.
Jenna, con una puntualità degna di un orologio svizzero, aveva fatto la sua comparsa per aggiustarle il trucco.
Adesso -con Damon a scorrere dentro di lei- sorrise di fronte allo specchio, cigno infelice, pronta ad incontrarlo "venti passi prima dell'alba", come soleva dirle un tempo. Forse poteva resistere un'eternità accanto a Stefan: con lui non c'era mai stato nulla da combattere, non c'era mai stata quella sensazione di riflesso guardando i suoi occhi verdi e rassicuranti. Lui era la sicurezza, era il giusto, colui che tutti avrebbero sempre accettato.
Lui sarebbe stato la metà perfetta della sua mela probabilmente per sempre.
Peccato che a sua "insaputa" lei fosse diventata un'arancia.
Lei, Elena, il cigno nero.
 


Angolo Autrice:
Bene, se siete arrivati fino a qui significa che non avete sclerato leggendo questa Shot xD
E' forse la più enigmatica, delle tre che ho postato, e anche la più esagerata e lontana da quelle che sono le prospettive del telefilm, ma volevo scrivere qualcosa di...strano e anche cattivo (chiedo scusa a tutte le Stelena di questo mondo).
Direi che c'è qualcosa da mettere in luce.
Punto primo: ovviamente Elena e Stefan si sposano ma in circostanze alquanto dubbie, che inizialmente avrei preferito non lasciar trapelare per niente, ma dovevo dare  anche solo un accenno di quello che nella mia mente malata si è costruito. Come probabilmente avrete capito (se non sono pessimissima nello scrivere) il rapporto tra Damon ed Elena è cresciuto parecchio, e Stefan, geloso in modo folle, ha praticamente dato un ultimatum ad Elena, che pur di non far fare una brutta fine a Damon, a preferito fare la brava ragazza e rimanere con lui.
Punto secondo: il rapporto tra Damon ed Elena non è propriamente come quello del telefilm, nè penso come quello dei libri (che in tutta sincerità non ho letto perchè ho un profondo astio per le protagoniste bionde, chiedo scusa xD). E' contorto e tira fuori il "peggio" di Elena, elemento che volevo sottolineare con il titolo "The Black Swan", film che mi è piaciuto moltissimo e che consiglio di vedere. Elena non è solamente la brava e docile ragazzina che vediamo -o leggiamo- ma deve avere come tutti noi un lato oscuro a cui ha accesso -per come l'ho vista io- solo Damon, forse per il fatto che il suo lato buono è accessibile solo ad Elena.
Punto terzo: come detto nella Shot, questi due sono autodistruttivi, e se da un lato non vorrebbero che stare insieme, combattono strenuamente per "resistersi" a vicenda. Se da una parte Damon non riuscirebbe a vederla fra le braccia di suo fratello, Elena sa benissimo che fra le braccia di Damon finirebbe per impazzire completamente, lasciandosi dominare da quel Cigno Nero che nessuno -a parte Damon- conosce e ama.
Punto quarto: "Venti passi prima dell'alba", ovvero Twenty paces at dawn, è un'espressione incredibilmente poetica a mio parere che dicevano i gentiluomini riferendosi al duellare. Essi si incontravano al sorgere del nuovo giorno, prima che sceriffi o simili potessero interroperli, e i venti passi sono quelli che contavano prima di voltarsi e sparare con la rivoltella. Non so bene neanche io cosa ho voluto dire con quella frase, ma suonava bene e ho una mezza idea di scrivere un'altra shot chiamandola appunto Twenty paces at Dawn per cercare di spiegarvi meglio alcune dinamiche che ci sono nella mia testa. Che ne pensate?
Dopo questo sproloquio, chiedo scusa e...
Hope you liked it (:
  -Alexys-

 


  
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