Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: TooLateForU    14/09/2011    1 recensioni
Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro, e lo fissavo negli occhi nocciola, contornati da lunghissime ciglia. Avanti Georgia, pensa a qualcosa di epico da dire..Dai, dai, dai!
“Sai che ogni numero periodico ha la propria frazione generatrice?”
Oddio, che cazzo avevo detto?!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia vita stava per fare la stessa fine della matita che tenevo tra le mani: andava in pezzi.
Che voleva dire ‘Ha finito il tour mondiale e torna a Stratford’?! Ma non dovrebbe avere i milioni, questo stronzetto? Perché non si compra una bella casetta, che so.. in Papuasia, invece di tornare qui a rovinare la mia vita (ancora una volta)?
Dio, Bieber è un disastro. È come una fottuta mina vagante, o il ciclo. Quando pensi di essertene liberata, eccolo che torna pronto all’attacco.
“A che pensi?” mi domandò Sallie, sedendosi accanto a me.
“Che Bieber è come il ciclo.”
“Rosso e appiccicoso?”
“No, però ti fa girare le ovaie.”
Mi girai per controllare la sua reazione, e la vidi intenta a fissare un punto imprecisato davanti a sé. Ma che cavolo, oggi non mi ascolta nessuno! La mia vita sta per sprofondare (e per arrivare più in basso di quanto già sia ce ne vuole) e non gliene frega nulla a nessuno!
“Sallie, mi stai ascoltando?” le chiesi irritata, spintonandola per farla tornare sulla Terra. Lei finalmente si girò, rivolgendomi un sorrisetto di scuse.
“Scusa, mi ero imbambolata.” Si giustificò, mettendo a posto una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Lanciai un’occhiata ai banchi più avanti, e notai Mark seduto insieme ai suoi amichetti a ridacchiare da idioti quali erano.
“Io non capisco proprio come faccia a piacerti Johnson! Ho conosciuto porcellini d’India più intelligenti!” esclamai, guardandola in modo eloquente.
Lei fece spallucce, sempre senza distogliere lo sguardo da Mark “E allora? A te piace Bieber da quarant’anni.”
Aprii la bocca in una ‘O’ muta, veramente sconvolta. Nessuna delle due aveva mai apertamente accennato a.. questo! Ed inoltre non era vero, cazzo!
E poi come si permette? Dio, la detestavo quando faceva così! Che vada al quel paese, lei e la sua stupida frangetta bionda che non fa altro che toccarsi ogni sei secondi. Frangettona del cazzo.
Non feci in tempo a darle una risposta abbastanza acida, perché il prof. di Storia entrò in classe.
Dannazione.
 
Tenevo saldo tra le mani il vassoio pieno di cose disgustose che la mensa voleva spacciare per ‘cibo’.  Bah, che schifezze.
 Mi guardai intorno, e notai Sallie seduta insieme a due altre ragazze del nostro corso, qualche tavolo più in là. Ma non mi andava di sedermi vicino a lei, non dopo quella frase durante l’ora di Storia. Lo so, era una reazione stupida ed infantile, ma lei non avrebbe dovuto nominarlo. Nessuno doveva nominarlo, in mia presenza, tantomeno lei che neanche lo conosceva!
Mollai il vassoio su un tavolo vuoto accanto a me e diedi un’occhiata in giro, per controllare se nei paraggi ci fosse qualche prof., ma non vidi altro che un’orda di studenti rumorosi e affamati.
Perfetto, potevo uscire da quel manicomio e tornare solo per la fine della pausa pranzo, giusto in tempo per l’inizio delle lezioni pomeridiane. Non lo facevo da un sacco di tempo, in verità. Avevo smesso di farlo quando.. lui se ne era andato. Non era divertente trasgredire le regole da sola, o andare da McDonald’s da sola, e Sallie era troppo santarellina per farlo.
Mi infilai furtivamente nell’uscita secondaria della mensa, uscii dall’edificio, mi nascosi dietro una macchina per non essere vista dal bidello e correndo uscii dal cancello, fino a trovarmi sul marciapiede opposto alla scuola.
Alzai lo sguardo verso il cielo, che ora era coperto da pesanti nuvole nere, e vidi un aereo sbucare fuori da tutta quella coltre di nubi. Mi domandai se ci fosse Justin sopra..
Sospirai, e scossi la testa, come a scacciare tutti quei pensieri fastidiosi. Cosa me ne importava di Justin? Lui era il passato, McDonald’s tra due isolati, invece, era il mio presente.
Il familiare rombo di un autobus in arrivo mi fece voltare, e notai che ero proprio davanti alla fermata. Le porte si aprirono davanti al mio naso, e senza pensarci due volte saltai su. Alle brutte mi sarei persa e non sarei più potuta tornare in quel buco di cittadina che era Stratford. Tanto di guadagnato!
Non c’era nessuno sul bus, a parte un ragazzo seduto nel fondo, con tanto di capello con visiera e degli enormi occhiali da sole.
Occhiali da sole? A Stratford? A Settembre inoltrato? E chi era questo demente? Allungai un po’ il collo per osservarlo meglio, e strizzai gli occhi. Indossava una felpa molto larga grigia, e dei jeans strappati ad arte. Aveva la testa rivolta verso il finestrino, e non sembrava essersi accorto che io fossi salita.
Era curioso, quel ragazzo. Perché mettersi all’ultimo posto a sedere di un autobus vuoto? Sembrava quasi si stesse nascondendo. E aveva un non so che di familiare..
Improvvisamente si girò verso di me, e mi sentii arrossire. Che razza di figura, si sarà accorto che lo stavo fissando! Cretina. Volsi lo sguardo fuori dal finestrino, velocemente.
Lo sentii alzarsi, e camminare verso di me. Oddio, e ora che cavolo stava facendo? Il cuore prese a battermi all’impazzata, come il tamburo di una batteria.
E se fosse stato un pazzo? Un criminale? Uno stupratore adolescente? O Santo Cielo!
“Georgia? Oddio, ma sei tu?”
Fu strano quello che accadde in quell’attimo. Fu come se sentissi qualcosa spezzarsi, incrinarsi, emettere un sonoro crack  al centro esatto del mio petto. Come se si fosse scheggiata una perfetta lastra di ghiaccio, creando milioni e milioni di piccole crepe.
Puntai lo sguardo sul ragazzo davanti a me, e mi scontrai con i suoi occhi color nocciola fuso.
“Ciao, stronzo.”
   
 
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