Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: TooLateForU    14/09/2011    1 recensioni
Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro, e lo fissavo negli occhi nocciola, contornati da lunghissime ciglia. Avanti Georgia, pensa a qualcosa di epico da dire..Dai, dai, dai!
“Sai che ogni numero periodico ha la propria frazione generatrice?”
Oddio, che cazzo avevo detto?!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vado a realizzare il mio sogno.”
Sì, vaffanculo. Tra un sogno e l’altro magari avresti potuto chiamarmi, non credi?
“Prometto che ci terremo in contatto. Sempre.
Certo, come no! Infatti ormai un giornale scandalistico di turno sa molto più della tua vita di quanto ne sappia io.
Tra parentesi, il tuo colore preferito non è viola, è verde. Idiota!
“Resterai per sempre la mia migliore amica.”
Raccontalo a qualcun’altra, Bieber.
Eri il mio migliore amico, eri il mio kidrahul, ora sei solo l’ennesimo sogno sfumato.
Ed è per questo che se anche ora bussassi alla mia porta con un mazzo di rose rosse in mano, io non ti aprirei.

Va bene, sono una bugiarda. Non solo ti aprirei, ti salterei anche addosso. Però poi ti mollerei uno schiaffo, questo è certo.
Ma quando mai le cose vanno come io le programmo?
 
 
 
“Georgia, alzati! E’ TARDI!”
Vai mamma, supera la barriera del suono, tanto io non stavo dormendo. Stavo solo aspettando che tu e le tue urla isteriche mi perforaste i timpani.
Mugugnai qualcosa di sconnesso, mentre cacciavo le coperte con un calcio. Posai i piedi sul freddo pavimento in marmo, e finalmente riuscii ad alzarmi. Era stato davvero difficile.
Mi stropicciai gli occhi con una mano, e gettai uno sguardo disinteressato alla finestra. Indovina indovinello, diluviava! Ma che cosa strana eh? Qui a Stratford, poi, città famosa per il suo clima favorevole di cinque gradi centigradi tutto l’anno. Ma a volte, ad Agosto, si raggiungevano persino i dodici gradi. E allora sì che era festa!
Camminai ad occhi semichiusi fino all’armadio. A malapena vidi cosa indossai, ma tanto non faceva differenza. Brutta ero brutta, che indossassi Armani o dei jeans sdruciti. E dato che ero anche una mezza morta di fame, di Armani in casa mia c’era solo la borsa finta di mia madre.
Scesi lentamente le scale, un gradino alla volta. Sapevo che appena entrata in cucina sarebbe ricominciato Il Delirio, noto anche come la mia famiglia.
“Georgia, mi dai una mano? Tua sorella fa i capricci, le puoi dare tu da mangiare?” cominciò subito mia madre, posando la mini forchetta con cui stava tentando di imboccare quella sottospecie di essere umano di mia sorella.
“Mica sono io sua madre!” risposi, sgarbata. Che cavolo, non glielo aveva certo ordinato il dottore, due anni fa, di sfornare un altro figlio.
Nel frattempo Maddie batteva le mani sul seggiolone, ridendo. Quando tra dieci anni il tuo migliore amico se ne andrà per diventare una superstar non riderai più così, cara poppante.
Ma sto divagando.
“Ma ti pare il modo di rispondere, signorina?!” strillò l’Aquila (alias mia madre) gesticolando, e muovendo la testa così bruscamente che i capelli biondi le svolazzarono ovunque.
Capelli biondi che Miss Sfigata Duemila (io) non aveva ereditato. Mentre la poppante sì.
Non risposi, continuando a far girare i cereali nel latte. Facevano davvero schifo, credo fossero scaduti, o qualcosa del genere. Allontanai la tazza con una mano, e mi alzai.
“Io vado, madre. Occupati di mia sorella, e soprattutto non dimenticare di stirare la mia roba.” Mi congedai neanche troppo ironicamente, prendendo in spalla lo zaino lasciato accanto al tavolo.
Lei non si prese la briga neanche di rispondermi, troppo occupata a pulire la bocca di Maddie, la quale gorgogliò qualcosa di indistinto verso di me che mi allontanavo.
“Ciao Maddie, prenditi cura di mamma, sai mi servono i soldi per andare al cinema questo venerdì..”
“GEORGIA, SPARISCI!” sbraitò l’Aquila, lanciandomi uno sguardo di fuoco.
Uscii da quella gabbia di matti, nota come casa mia, e mi incamminai verso la Sweet Stratford High School (nome patetico, vero?).
Appena svoltai l’angolo mi scontrai con un misterioso uomo che poi scoprii essere Orlando Bloom, che guardandomi dritto negli occhi mi disse.. No, magari. Appena svoltai l’angolo riprese a diluviare, e io non avevo neanche un fottuto ombrello dietro.
“Cazzo..” borbottai, mettendomi a correre. Tu guarda se tutte le sfighe del mondo dovevo attirarle io! Adesso mi si sarebbero bagnati tutti capelli, e poi avrebbero preso la forma di un pallone aerostatico. Perfetto. Fantastico.
Le Converse nere e rovinate facevano splash splash sull’asfalto bagnato, mentre sentivo i jeans stringere di più attorno alle gambe a causa dell’acqua.
Che schifo di giornata che si prospetta. Ho imparato che se qualcosa inizia male, può solo finire peggio.
Finalmente arrivai nel cortile del liceo, completamente fradicia, però almeno ero arrivata. Individuai Sallie farmi cenni improbabili da sotto un enorme ombrello fucsia a pois azzurri. Alzai gli occhi al cielo: il suo cattivo gusto era una cosa con lui lottavo quotidianamente.
“Oddio, sei zuppa come una mollica nel brodo di tortellini!” commentò con la sua voce acuta, accogliendomi sotto al suo ombrello.
“Sallie, ti prego, questi paragoni..Tieniteli per te, okay?” replicai. Lei alzò gli enormi occhi azzurri al cielo, e piegò in una smorfia le labbra lucide di lipgloss rosa.
Vorrei essere un decimo bella come lei. Che palle.
“Comunque.” Continuò, sventolandomi davanti agli occhi una rivista. “Ho letto un articolo, qua dentro, che dice..”
“Se si tratta del piatto preferito, della marca di cravatte preferita o del numero di scarpe da bowling di Robert Pattinson sappi che non mi interessa.” La interruppi. Sallie aveva una malsana cotta per questo Pattinson. Più che cotta era una ossessione, in realtà.
“Sushi, Roberto Cavalli e 45, se proprio ci tieni a saperlo.” Replicò, guardandomi con aria di sfida. “Ma non si trattava di questo! L’articolo che ho letto diceva che..”
“Sanders, come va la vita?” Mark Johnson, capitano della squadra di Football, si era avvicinato al nostro ombrello, e aveva lanciato il classico sorriso stile Mentadent White a Sallie.
Chiaramente, io ero diventata della stessa materia dell’aria.
“Mark!” cinguettò lei, mentre le sue guance si tingevano di un delicato..rosso fuoco tendente al vermiglio.
Persino le pozzanghere qui per terra sapevano che Mark aveva puntato Sallie da un paio di settimane, e che lei ovviamente era cotta di lui da secoli.
“Senti, che ne dici di vederci venerdì sera?” propose Mister Sono uno Strafigo alla mia migliore amica.
Venerdì?! No, venerdì lei doveva uscire con me. Peccato, Johnson, prenderai il primo bidone della tua vit..
“Certo, perché no?” rispose Sallie, senza smettere di sorridere. Io strabuzzai gli occhi, guardandola come se venisse da Marte.
“Che?! Ma venerdì è..” mi intromisi indignata, dandole un colpo alla spalla.
“..Perfetto! Venerdì è perfetto!” concluse lei, lanciandomi un’occhiataccia. Strinsi le labbra, infuriata, e la piantai lì con quel coglione di Mark Johnson.
Perfetto, ci mancava solo che la mia migliore amica cominciasse a mollarmi per quel cretino, e avevo fatto bingo.
Cosa poteva esserci di peggio?
“Ehi, Justin Bieber ha appena finito il tour mondiale e torna qui a Stratford! AH!” urlò eccitata una ragazzina rossa all’amica accanto a lei.
Mi paralizzai nel mezzo del cortile.
Ecco cosa poteva esserci di peggio.
 
 
Ma buon pomeriggio, bonazze (?)
Questo è l’inizio di una nuova FF che avevo in mente da un po’..Fatemi sapere se vale la pena continuarla!
Alla prossima!
   
 
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