Crossover
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Autore: Cicciolgeiri    15/09/2011    7 recensioni
Un misterioso nemico sta seminando il caos nelle nostre fiabe preferite. Il suo scopo? Far sparire per sempre il "vissero tutti felici e contenti" a cui siamo tanto affezionati. Toccherà agli agenti del DRAF (Dipartimento Regolamentazione Attività Fiabesche), fondato nientemeno che da Walt Disney in persona, assicurare il furfante alla giustizia e salvare le fiabe prima che sia troppo tardi. Ce la faranno? Venite a scoprirlo...
Genere: Commedia, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Fumetti, Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Deposito delle Pellicole Disney era un enorme capannone che si trovava esattamente al centro dei Disney Studios: nonostante all’apparenza potesse sembrare semplicemente un enorme hangar di metallo, emanava un’aura di rispetto e magnificenza che portava tutti coloro che gli passavano davanti (anche i non addetti ai lavori) a voltarsi per lanciargli un’occhiata. All’interno del Deposito delle Pellicole, i ragazzi della Disney depositavano le pellicole originali di tutti i film mai prodotti fino ad allora: da Pinocchio al Re Leone, da La Sirenetta a Robin Hood, da Taron e la Pentola magica fino ai Tre Caballeros e via discorrendo. Certo, il nome non era granché originale, ma la fantasia tipica della Disney in quel caso non era richiesta, perché orientarsi all’interno degli Studios era già di per sé piuttosto difficile con nomi semplici, figurarsi se gli avessero dato un nome tipo “astanteria cinematografica storica” o cose del genere … sarebbero finiti tutti in Groenlandia nel tentativo di raggiungerlo e le operazioni di salvataggio per riportare indietro disegnatori e registi sarebbero costate troppo, così Lasseter il Grande Capo aveva deciso di optare per la semplicità.
L’interno del deposito era organizzato in file e file di altissimi scaffali che sfioravano il soffitto, stipati di una miriade di grandi nastri da pellicola, ognuno numerato e con una targhetta con inciso il nome del film sotto. Qua e là erano state disegnate liane, aereoplanini dai colori sgargianti e altri bizzarri mezzi di trasporto per aiutare gli impiegati a raggiungere più velocemente il film che desideravano; non si poteva certo dire che  lì dentro regnasse la calma, insomma: c’erano disegnatori che saltellavano da una liana all’altra in perfetto stile Tarzan sorseggiando il loro caffè come se nulla fosse, registi alla ricerca d’ispirazione che sfrecciavano per aria a bordo del loro aeroplano e musicisti che dovevano lavorare su una nuova colonna sonora che cavalcavano tromboni volanti vagando allegramente per gli scaffali.
Quel giorno, però, la tipica atmosfera festosa e rilassata che si respirava all’interno del Deposito e degli Studios in generale, sembrava essersi presa una vacanza: da quando la principessa Tiana era stata rapita nessuno, neanche i più giocherelloni, aveva voglia di ridere o di fare lo spiritoso ed ogni volta che da qualche parte riecheggiava una risata, essa risuonava stridula e inattuale e veniva subito soffocata.
Gli agenti del DRAF stavano lavorando ed indagando in giro come non mai per ritrovare la principessa perduta, ma, nonostante tutti i loro sforzi, non erano ancora riusciti ad arrivare a nulla: neanche il brillante Seto, che era l’addetto alle intercettazioni telefoniche dei cattivi, era riuscito a cavare un ragno dal buco. Quel branco di poco di buono si stava comportando in maniera disgustosamente sdolcinata.
Il giorno prima, il ragazzo aveva intercettato una conversazione tra Jafar ed Ade, convinto che si sarebbero lasciati sfuggire qualcosa, e invece quei due impiastri si erano messi a chiacchierare amabilmente della ricetta per le tortine di mele greca.
<< Carissimo vicino! >> aveva salutato Ade alla cornetta.
<< Vicino carissimo! >> gli aveva risposto Jafar.
<< Spero di non disturbarti, mio buonissimo e senza dubbio non immischiato in loschi affari amico! >>
<< Ma non che non mi disturbi, mio vecchio amico che so per certo non ha nulla a che fare con gli atti criminosi che hanno avuto luogo in questi giorni! Tu non mi disturbi mai! >>
<< Oh, bene, allora! Sono felice di sentirlo! Ti chiamo per darti quella ricetta delle tortine greche che ti era piaciuta tanto, Jafy! Questi sono gli ingredienti: mele zuccherose, zucchero a grani, zucchero a velo, zucchero filato, zucchero caramellato … >>
E a questo punto Seto aveva interrotto l’intercettazione, perché quei due erano più zuccherosi delle tortine alle mele di Ade e gli stava venendo la nausea.
Neanche Spike e Charlie avevano avuto più fortuna con Scar, il cattivo che dovevano tenere d’occhio: quella specie di gattone troppo cresciuto trascorreva le sue oziose giornate pigramente spaparanzato su una roccia a rosicchiare ossicini e cosciotti di zebra con l’indolenza che lo caratterizzava, ma anche lui, stranamente, si comportava in maniera più buona del solito.
<< To’! >> aveva esclamato a gran voce quella mattina, facendo sobbalzare Sparkie e Charlie, che lo stavano spiando da un cespuglio in giardino. << Essendo io un individuo nobile e dalla grande dirittura morale, sento l’improvvisa e assolutamente elogiabile impellenza di fare una telefonata al mio adorato fratello e di comprare un regalo al mio nipote preferito. Ah! E poi dicono che sono cattivo! >> parlava a voce alta e con tono teatrale, come se si aspettasse che qualcuno lo stesse ascoltando e, prima di andarsene, aveva lanciato uno strano sguardo ammiccante in direzione del nascondiglio dei due agenti del DRAF.
<< Brutto sacco di pulci spelacchiato>> aveva mormorato Charlie a mezza bocca.
  Selena e Silver, dal canto loro, avevano avuto gli stessi miseri risultati col principe Giovanni.
<< Ma, andiamo! >> aveva sbuffato Selena tutta infastidita. << Giovanni è un povero babbeo! Che bisogno c’è di tenerlo sotto controllo? >>
<< Il capo ci ha detto di farlo e noi lo faremo >> aveva ribattuto Silver con la sua tipica compostezza. << E poi, Selena, lo dovresti sapere che quelli come lui sono i criminali più pericolosi e imprevedibili. Mai fidarsi delle apparenze, ricorda >>.
<< Ok, ok >> aveva ribattuto Selena alzando gli occhi al cielo. << Ma io continuo a credere che sia una perdita di tempo. E dai, passa tutto il giorno a lucidarsi la corona! Non mi sembra davvero una grande minaccia! >>
Alla fine, si scoprì che Selena aveva perfettamente ragione: Giovanni non fece un singolo passo falso per tutta la giornata. Andò a far visita al Principe Azzurro per scongiurarlo di farlo entrare nel club dei Principi.
<< Ti prego, ti scongiuro! Io sono un principe, no? Che ti costa? >> aveva piagnucolato in modo pietoso.
Il principe Azzurro aveva scosso il capo con fare categorico.
<< No! >> aveva replicato deciso. << Non sei quel tipo di principe. Non soddisfi i nostri requisiti, tanto per cominciare! Mi spiace, ma no. Anzi >> si era corretto inarcando le sopracciglia, << Non mi spiace e no! >>
<< E dai! >> Giovanni sembrava tenere proprio tanto ad entrare a far parte di quel club. << Malefica mi ha cacciato dal club di scacchi perché dice che rosicchio tutti i re. Stupidi re … >> aveva borbottato rabbiosamente.
Per tutta risposta, il Principe Azzurro gli aveva chiusa la porta in faccia appiattendogli il muso. Silver e Selena dovettero far ricorso a tutto il loro sangue freddo per non scoppiare a ridere.
Nowell e Karen, che invece stavano tenendo d’occhio Facilier con un binocolo, erano rimasti appostati nella loro macchine davanti alla casa dell’Uomo Ombra per gran parte del giorno, armati di ricetrasmittenti ed antenne che servivano a captare le voci che provenivano da dentro la casa, ma quel tipaccio si era limitato ad ascoltare musica classica per ore ed ore filate e adesso stava guardando un vecchio film muto come gli strumenti degli agenti.
<< Furfanti >> commentò Nowell di malumore. << E quel che è peggio è che non riusciamo ad incastrarli >>.
Karen annui grevemente, scura in volto, sfilandosi le inutili cuffie.
<< Spero davvero che Tiana stia bene. La Macchia non vuole farle del male, ho studiato attentamente il suo profilo e posso dirlo con certezza, ma con un cattivo non si può mai sapere … qualcosa potrebbe andare storto … >> la voce dell’agente si spense e Karen deglutì sonoramente.
Nowell picchiettò con le mani sul volante dell’auto, nervoso.
<< La ritroveremo >> disse infine, deciso. << La ritroveremo e tutto andrà per il meglio. Noi siamo i migliori agenti del DRAF. Non ci faremo mettere nel sacco da una banda di lestofanti >>.
Karen sorrise debolmente.
<< Lo spero, Justin. Lo spero >>.
Nel frattempo, Rick Macki era più depresso che mai: se, da una parte, stava morendo dalla voglia di rendersi utile e dalla preoccupazione che lo attangliava, dall’altra era preda di una profonda apatia e si sentiva depresso e svuotato, come se qualcuno gli avesse aspirato le budella.
Nonostante Bruce ed il resto dei suoi colleghi facessero di tutto per consolarlo, il senso di colpa che Rick avvertiva dentro di sé, e che ogni volta gli faceva venire un doloroso groppo in gola al pensiero, non gli dava pace: si sentiva responsabile per ciò ch era accaduto. Era stato lui a creare la Macchia, era stata solo per colpa sua e della sua sbadataggine se adesso Tiana era in pericolo e questo pensiero lo teneva sveglio ogni notte.
Tu mi hai rinnegato, Macki, e sei stato proprio tua creare il mostro! E adesso che tutti lo sanno, potranno agire di conseguenza!
Era questo ciò che la Macchia aveva detto e Rick sapeva che aveva ragione: non era più degno di stare ai Disney Studios, di lavorare dove tante persone meritevoli prima di lui avevano lavorato. Lui, Rick, aveva rischiato di distruggere quel luogo meraviglioso e non era detto che la Macchia, il mostro che lui stesso aveva creato, non ci sarebbe presto riuscito.
Così, con la morte nel cuore, aveva stipato in una consunta borsa da lavoro tutti i suoi strumenti da disegno, le sue cose, e aveva deciso di andarsene.
Diede un ultimo sguardo al suo ufficio, adesso mezzo svuotato, ed appoggiò una mano tremante sulla maniglia della porta. Ma la porta si aprì prima che lui potesse fare nulla e lo investì in pieno facendolo finire per terra.
<< RICK! >> esclamò una voce femminile che lui conosceva fin troppo bene, una voce che gli faceva venire le farfalle nello stomaco: era l’agente Elyn. Si chinò per aiutarlo e gli diede una mano a tirarsi su; Rick barcollò massaggiandosi la testa.
<< Sai, dovremmo smetterla di incontrarci così >> borbottò lui tutto dolorante.
<< Oh mio Dio, mi dispiace … stai … stai … >> Elyn si guardò attorno << … andando via?! >>
Rick abbassò lo sguardo.
<< Già >> commentò lapidario.
Elyn aggrottò la fronte, seria.
<< E’ per quello che ti ha detto la Macchia, non è vero? >> domandò cupa.
Rick avrebbe voluto che la moquette lo inghiottisse come delle sabbie mobili per farlo sparire, ma il pavimento rimase ben solido sotto ai suoi piedi così fu costretto a rispondere.
<< Anche >> disse piano. << So che penserai che sia sciocco da parte mia, ma credo che la Macchia abbia ragione: è tutta colpa mia >>.
Elyn gli appoggiò una mano sulla spalla; Rick alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Lei era così bella … e nei suoi occhi non si leggeva né pietà, né rimprovero: i suoi occhi risplendevano di coraggio e fiducia e Rick si sentì come se una tenue fiammella di speranza si fosse accesa nel suo cuore.
<< Niente di quello che è successo è stata colpa tua, mi hai capito bene, Rick? >> chiese Elyn scuotendolo per la spalla. << Niente. E se pensi che Tiana vorrebbe vederti andare via, allora ti sbagli di grosso. Nessuno vuole che tu te ne vada, tutti ti vogliamo bene. Io ti voglio bene >> aggiunse guardandolo negli occhi.
Rick, suo malgrado, sorrise.
<< Grazie, Elyn >> disse piano. << Per me è molto importante saperlo >>.
Lei ricambiò il sorriso, rivelando un paio di deliziose fossette sulle guance.
<< Sono qui per questo, Rick. Tutto andrà per il meglio. Ed ora andiamo! >> esclamò, improvvisamente energica.
Rick spalancò gli occhi.
<< Dove? >>
<< A cercare la principessa, no? >> replicò Elyn afferrandolo per un braccio e trascinandolo con sé. << Mi pare ovvio! Vieni, andiamo dal capo per farci dare nuovi ordini! >>
<< Andiamo? >> ripeté Rick allibito.
<< Sicuro >> assicurò lei. << Tu ci aiuterai nelle indagini >>.
Rick avvertì una strana sensazione allo stomaco, come se il masso che lo opprimeva da quando Tiana era stata rapita fosse stato sollevato di qualche centimetro: quella era la sua possibilità per riscattarsi. Elyn aveva ragione: avrebbero ritrovato Tiana e tutto sarebbe andato per il meglio.
 
Se c’era una cosa che alla Macchia riusciva perfettamente era strisciare, strisciare sinuoso come un serpente d’inchiostro senza farsi vedere o sentire da nessuno, infilarsi nei cunicoli e negli anfratti più tenebrosi, invisibile e silenzioso, abile e letale.
Assumendo la stessa colorazione delle pareti, si era intrufolato nel Deposito delle Pellicole Disney; nessuno degli addetti ai lavori aveva fatto caso a lui, nessuno si era curato di un misero, inoffensivo scarabocchio.
Stolti, ecco cos’erano. Un branco di sciocchi stolti, che gli avevano servito la rivincita su un piatto d’argento. Sorrise all’ironia della sorte: avrebbe dovuto ringraziare i suoi nemici della loro stupidità.
Si mosse sinuosamente fino allo scaffale che cercava e lì si arrampicò sottoforma di zampettante ragnetto d’inchiostro: aveva trovato il ripiano in cui erano conservate le pellicole dei Classici Disney degli anni Novanta … sarebbe partito da quelli, tanto per iniziare.
Si tuffò dentro alla prima pellicola che gli capitò a tiro e, quando si ritrovò immerso in una lussureggiante savana, sorrise, pregustando il dolce sapore della vendetta nella sua bocca d’inchiostro …
 
Elyn e Rick correvano per i corridoi alla volta dell’ufficio degli agenti DRAF.
<< Di sicuro avranno scoperto qualcosa >> stava dicendo l’agente De Marchi, << e anche se così non fosse, il capo avrà di certo qualche nuova missione da affidarci! >>
Arrivarono dinnanzi alla porta che cercavano e lì si bloccarono: si erano tenuti per mano lungo tutto il tragitto, senza neppure accorgersene. Quando se ne resero conto, imbarazzati, entrambi fecero subito un passo di lato, separandosi e schiarendosi la voce con fare impacciato.
Elyn stava per bussare, quando alle sue spalle provenne un urlo … poi un altro, e un altro ancora.
<< Ma cosa … >> mormorò Rick guardandosi attorno e chiedendosi cosa stesse succedendo.
Una serie di disegnatori schizzarono fuori dai loro studi strillando, tutti con aria davvero sconvolta, e all’improvviso tutti i telefoni degli Studios sembrarono impazzire, trillando come forsennati: milioni di persone stavano telefonando ai Disney Studios in contemporanea. Ma cos’era successo?
Gli agenti schizzarono fuori dal loro ufficio, allertati da tutto quel trambusto e, alla vista di Elyn e Rick, Nowell chiese: << Cosa sta succedendo? >>
<< Non ne ho idea! >> rispose Elyn guardandosi attorno atterrita, mentre attorno a loro un marasma di gente correva in giro sbraitando. << E’ successo tutto così in fretta … >>
Nella confusione, Nowell fece un cenno a Spike, che annuì e afferrò per le spalle la prima persona che gli capitò abbastanza vicino: era il disegnatore Andreas Deja, pallido in volto e tremante.
<< Mister Deja, si sente bene? >> gli chiese Sparkie preoccupato, mettendolo giù.
Andreas boccheggiò.
<< Io … no, per niente! >> replicò affannato. << E’ successo qualcosa … sta succedendo qualcosa! Lui … lui non avrebbe dovuto vincere, non aveva mai vinto … io non so cosa sia potuto accadere … >> era a dir poco sconvolto e le sue farneticazioni insensate erano rese ancora più incomprensibili dal trambusto e dagli squilli di telefono che riecheggiavano tutt’intorno.
<< Mister Deja, si calmi! >> ingiunse Nowell autoritario. << Ora prenda un bel respiro e ci dica cosa diavolo … >> ma Justin non fece in tempo a finire la frase, perché in fondo al corridoio comparve John Lasseter, più trafelato che mai, annodato in una moltitudine di fili del telefono.
<< Grazie al cielo vi ho trovati! >> esclamò correndo loro incontro, mentre i telefoni in cui era avvinghiato continuavano a squillare. << Dio mio, deve essere stata quella Macchia, ci scommetto tutti gli Oscar che abbiamo vinto! >>
<< Signor Lasseter! >> sbottò Nowell. << Cosa c’è che non va? Parli! >>
<< Ho … ho ricevuto  all’improvviso tutte quelle telefonate … di madri inferocite che volevano spiegazioni … del perché all’improvviso il finale del film fosse cambiato … e tutti  qui bambini in lacrime … oh, cielo che cosa terribile! >> la voce di Lasseter s’incrinò e Sparkie e Charlie corsero a sorreggerlo per non farlo cadere a terra come un sacco di patate, tant’era sconvolto.
<< Non faccia così, signor Lasseter! >> ingiunse Selena preoccupatissima.
<< Sì, signor Lasseter, venga con noi >> disse Karen indicando lo studio del DRAF. << Si sieda, andiamo a parlarne in un luogo più tranquillo.
Gli agenti più Lasseter, Andreas e Rick entrarono nell’ufficio del DRAF e lì fecero mettere su una poltrona il povero John e gli tolsero di dosso tutto quell’intrico di telefoni. Poi Karen gli portò un bicchiere d’acqua ed il direttore della Disney bevette tutto tremante.
<< Ecco, va meglio, adesso? >> tagliò corto Nowell, impaziente. << Qualcuno potrebbe essere così gentile da spiegarmi cosa sta succedendo? >>
<< Il Re Leone! >> riuscì a rispondere John tra un sorso e l’altro. << Il finale … è cambiato! >>
Tutti trattennero il fiato, orripilanti.
<< Cambiato? >> gracchiò Charlie con tanto d’occhi. << Che accidenti significa cambiato? >>
Lasseter scosse il capo e singhiozzò affranto.
<< Ehi, ragazzi … mi sono collegato al sito ufficiale della Disney dove si possono vedere tutti i film e ho trovato questo … >> fece una pausa orripilata. <<  Penso di sapere com’è che è cambiato >> comunicò Seto all’improvviso; si era seduto alla sua scrivania, mettendosi a battere freneticamente sulla tastiera del computer, e adesso indicava lo schermo con aria impaurita.
Gli agenti e Rick corsero a guardare che cosa mai avesse avuto la capacità di scatenare tutta quella baraonda e ciò che videro li lasciò a bocca aperta dall’orrore.
Stavano guardando la scena finale del film in cui Simba prendeva la decisione di tornare alla Rupe dei Re per compiere il suo destino, ma c’era qualcosa di sbagliato … qualcosa di terribilmente sbagliato.
<< Simba >> stava dicendo una nuvola a forma di Mufasa alta nel cielo, ma con una voce brusca e artificiosa, che non gli apparteneva, << è stata tutta colpa tua, tu sai che è così. Perché tornare, non risolveresti nulla. E’ stata tutta colpa tua, Simba … e tu lo sai … tutta colpa tua … tutta colpa tua … >> la strana voce riecheggiò sempre più lontana, finché l’immagine di Mufasa non sparì dal cielo. Simba crollò a terra, distrutto dal dolore. Rafiki aveva un’aria decisamente sconvolta.
<< Ma … ma … che gli è preso a Mufasa? >> urlò la scimmia sbracciandosi.
<< Signori >> disse Nowell con calma, spegnendo il computer e voltandosi a guardare i suoi colleghi. << Abbiamo un codice fuxia a pallini verdi alla Rupe dei Re >> fece una pausa e ridusse gli occhi a minacciose fessure. << Si va in scena >>.

  
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