Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Irine    15/09/2011    1 recensioni
La mia vita scorreva tranquilla, era semplice, normale, a volte anche un po’ noiosa, ma mi piaceva, mi lasciavo condurre da essa.
Finché non è arrivato lui. Quel ragazzo. Il ragazzo con gli occhi del mare, colui che mi ha fatto tornare indietro, in un mondo sconosciuto, nel quale avevo vissuto in passato.
Non ricordavo niente del mio passato, della mia vita prima di compiere sei anni.
Più cercavo di far luce su quel periodo, più la mia mente si confondeva.
Non avrei mai immaginato che fosse tanto cruento, tanto orribile.
Ma d’altronde, non avrei neanche mai immaginato che dopo dieci anni, il mio passato sarebbe tornato a cercarmi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Grace ti prego, calmati! – Kevin mi afferrò per le braccia. Io continuavo a dimenarmi.
- Grace, per favore! Non sei in pericolo! – gli occhi di Kevin era apprensivi e preoccupati, ma niente avrebbe potuto farmi stare meglio in quel momento.
- Devo andare da lei! – urlai. – Subito.
Le lacrime scendevano prepotenti e si impastavano con le mie parole.
Perché?
Perché proprio lei?
- Hanno preso Christine. L’hanno presa. – tremavo.
- Grace, che stai dicendo?
- È colpa mia. È tutta colpa mia. – mi presi la testa tra le mani. Kevin accanto a me, mi guardavo con uno sguardo pieno di frustrazione e incomprensione.
- Devo andare da lei. – esclamai, in preda alle lacrime. Mi liberai dalla presa di Kevin, ma lui mi riafferrò prontamente. Il dolore continuava a stringermi nella sua morsa e non mi faceva respirare.
- Grace, ora calmati. – disse, guardandomi negli occhi. – Calmati e dimmi cosa è successo.
Presi un bel respiro e raccontai tutto.
Ad ogni parola i singhiozzi mi scuotevano, ma gli occhi di Kevin mi davano la sicurezza di cui avevo bisogno in quel momento. Anche se sapevo che in realtà avrei voluto che ci fosse qualcun altro al posto di Kevin. Non avrei voluto vedere gli occhi di Kevin, marrone scuro, ma i suoi occhi blu. Ricacciai indietro quel pensiero. Ero sicura che non mi avrebbe più rivolto la parola, dopo quello che gli avevo detto.
Appena finii di parlare Kevin mi guardò perplesso.
- Che devo fare? È in pericolo, vero? – sussurrai con la voce strozzata.
- Sì. – Kevin non provò neanche a negare. Forse aveva compreso la gravità della situazione.
- Io devo andare da lei! – dissi, divincolandomi.
- No, Grace. È troppo pericoloso. Tu non vai da nessuna parte.
- Che cosa? – chiesi, completamente incredula. Come poteva anche solo pensare che me ne stessi lì, tranquilla con le mani in mano?
- Grace, è pericoloso per te. Non ti sei allenata abbastanza e poi…….
- È mia amica! Non posso lasciarla lì! – come osava anche solo pensare una cosa simile?
- La stanno usando come esca. – mi spiegò Kevin. – Sanno che con lei, possono arrivare a te.
- Non mi interessa! – urlai, sempre più arrabbiata. – Io non la lascerò lì!
- Tu non vai da nessuna parte! – e lui chi era per dirmi cosa fare?
- Io faccio quello che voglio! Non lascerò lì! Non puoi dirmi cosa fare! – Kevin si arrabbiò.
- Tu resti qui e basta! non te lo permetto!
- Tu non sei mio padre! – gridai. – Io vado da lei! – chi si credeva di essere? Come poteva anche solo pensare di avere qualche pretesa su di me?
- Grace, no. – Disse Kevin, strattonandomi un braccio. Nonostante fosse abbastanza vecchio, la sua presa era ferrea, e non riuscii a liberarmi. – Questo è un ordine Grace! – tuonò.
Lui. Osava. Darmi. Ordini.
Dopo tutto quello che era successo.
Dopo che mi avevano allontanato dal loro mondo e dopo che mi avevano spedito nel mondo umano.
Dopo che mi avevano brutalmente strappato dalla vita, che ero riuscita finalmente a ricostruire.
Dopo tutto questo, osava darmi ordini?
La mia mente si annebbiò.
I contorni cominciarono a sfumare.
Lo guardai con astio.
- E allora? Cosa dovrei fare? Dovrei lasciarla morire? – sputai. Strinsi i pugni per la rabbia.
Kevin alzò le spalle e guardò per terra.
- Non possiamo metterti in pericolo Grace. – sentenziò.
- Quindi dovrei lasciarla morire? – urlai.
La rabbia mi accecava.
La sentivo espandersi in tutto il corpo, si propagava all’interno della mia pelle, intingendo le ossa della sua forza letale e distruttiva.
- È solo un umana. Il suo sacrificio, servirà per proteggerti.
 
Il suo sacrificio servirà per proteggerti.
 
Quante persone dovevano ancora morire per me?
I miei genitori non erano abbastanza?
Ma non furono quelle le parole che fecero traboccare il vaso.
Non furono quelle le parole che mi fecero perdere letteralmente il controllo.
 
È solo un umana.
 
L’aveva detto con un disprezzo nella voce, molto evidente.
Era solo un umana?
E quindi poteva benissimo morire, come se fosse un animale? Come se fosse un oggetto?
Strinsi i pugni talmente forte che sentii le unghie penetrarmi nella carne. Il sangue cominciò a scorrere tra le mie mani, ma la ferità si rimarginò immediatamente.
- Che. Cosa. Hai detto? – Guardai Kevin. Il mio corpo tremava. I miei occhi erano pieni di odio e rabbia. Percepivo una forza dentro di me, che chiedeva solo di poter uscire.
La rabbia infuriava come fuoco, la vista si appannò e non riuscii più a distinguere la sagoma di Kevin.
La mia pelle bruciava, a tal punto che Kevin ritirò la mano. La guardò incredulo, quando si accorse di essersi bruciato la pelle.
Calore.
Tanto calore.
Sentivo solo questo.
Rabbia.
Resisterle era diventato quasi un dolore fisico.
Percepii la mia pelle lacerarsi sotto il calore che si espandeva sul mio corpo.
Cominciai a vedere rosso.
- Solo perché è umana, merita di morire? – gridai. – È questo che vuoi dire? – tremavo.
Non ce la facevo.
Non riuscivo più a controllare quella forza che mi premeva nel petto.
Quella forza che se avessi fatto uscire sarebbe stata distruttiva.
Lo sguardo di Kevin era terrorizzato.
Aveva capito l’inferno che si stava infuriando dentro di me?
- Grace, per favore, calmati. – Calmarmi? Calmarmi?
 
È solo un umana.
 
Come se fosse un oggetto. Come se si potesse buttare via, come se nulla fosse. Come se la sua vita non fosse importante, almeno quanto la mia.
 
Il suo sacrificio servirà per proteggerti.
 
Ero stanca di coloro che mi proteggevano.
Potevano andarsene tutti a quel paese.
 
Grace, è un ordine.
 
La furia aumentò sempre di più.
Un ordine. Un ordine. Un ordine.
Da quando ero arrivata lì non facevo altro che fare tutto quello che mi dicevano.
Le mie orecchie si aguzzarono.
Un sibilo.
Un ringhio spaventoso impregnò l’aria intorno a noi.
Pieno di crudeltà e odio.
Non avrei mai immaginato che quel suono proveniva da me.
Non avrei mai immaginato che la forza dentro di me, avrebbe potuto essere tanto distruttiva, se liberata.
Ma non lo sapevo.
Era questo il problema.
Liberai la forza che sentivo dentro di me, poi precipitai nel nero più profondo.
 
 
 
Alex
 
Una strana sensazione si attanagliò dentro di me.
Stava succedendo qualcosa di strano.
Era in pericolo. Il mio primo istinto fu quello di andare a casa di Kevin, per controllare che lei stesse bene.
Poi ci ripensai.
Cosa ero io per lei?
Niente, esattamente come mi aveva detto. Io non ero niente per lei. Non sarei mai stato niente. Non capii perché mi dispiacessi di una cosa del genere. Cosa mi importava di quello che lei mi diceva? Perché con quella frase, mi faceva stare tanto male?
Sentii la rabbia montarmi nel petto ripensando che avevamo litigato per colpa di Katie. Quella donna l’avrei uccisa un giorno o l’altro.
Eppure nonostante fossi arrabbiato, il mio istinto mi urlava di andare a casa di Kevin.
Tentennai un po’, non avevo voglia di rivederla, ma il mio istinto non si sbagliava mai.
Impiegai poco più di qualche minuto ad arrivare a casa di Kevin.
Ma quei pochi minuti furono letali.
Era in piedi davanti a me. Il suo sguardo furioso era rivolto a Kevin che la guardava terrorizzato.
I suoi capelli dorati avevano assunto una sfumatura rossiccia e sembravano elettrici.
Si voltò verso di me e puntò il suo sguardo nel mio.
Gli occhi iniettati di sangue. Rossi come il fuoco.
Pieni di rabbia e crudeltà.
Quello sguardo non era il suo.
Quegli occhi non erano quelli di lei.
Erano quelli della furia.
Merda.
Era troppo presto.
Non doveva succedere. Non ora.
I suoi occhi erano ancora fissi nei miei e dal suo sguardo, capii che non mi aveva riconosciuto.
Accecata dalla rabbia e dall’odio non avrebbe riconosciuto nessuno.
Sapevo cosa sarebbe successo da lì a poco.
E non potevo farci niente, stavolta.
Ormai era tardi.
Troppo tardi.
La forza si era risvegliata e sarebbe stato impossibile opprimerla e rinchiuderla nello stesso modo in cui era prima.
Era tardi.
Troppo tardi per poterla salvare.

 
 
 
Angolo Autrice
 
Ciao a tutti!!
Finalmente ce l’ho fatta a scrivere anche questo capitolo :D
So che è un po’ corto, ma prometto che il prossimo capitolo sarà più lungo :)
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, e anche tutti coloro che leggono la mia storia in silenzio.
Ma un GRAZIE speciale a Nedynadietta e Lilly 67!! =D
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Irine