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Autore: Dobhran    16/09/2011    2 recensioni
Sfregai il naso contro la pelle delicata. Poi leccai la gola laddove sentivo il pulsare del sangue.
Sentii la ragazza dibattersi, ma non poteva assolutamente niente contro di me. Niente.
Si lamentò, ma la sua agitazione, la sua paura non placarono la mia sete. Semmai la aumentarono perché contro la lingua sentivo le sue pulsazioni farsi sempre più frenetiche.
Raschiai con i denti la sua pelle, ma ancora non morsi. Volevo farlo, ma allo stesso tempo sapevo che l’attesa sarebbe stata eccitante. Sarebbe stata quasi un’estasi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille per le recensioni a YukiMoon, Edward96 e alla unica e inimitabile VeryGood. :D


28.



Posai silenziosamente i piedi sul parapetto, imitando Robert e raccogliendo il corpo in modo da mantenere l’equilibrio.
Non mi ero mai mossa tanto armonicamente in vita mia ed era ormai chiaro che i tempi di goffaggine erano finiti.
Avevamo superato la bianca insegna che indicava il nome dell’Hotel, che ora ci stava alle spalle. Non riuscivamo più a scorgere il disegno di Babbo Natale e per un secondo ne fui dispiaciuta. Mi avrebbe tranquillizzato almeno un po'.
Alzai la testa con gli occhi chiusi e come un buon segugio sniffai l’aria inspirando ed espirando velocemente. Era impregnata di un odore forte e disgustoso che conoscevo alla perfezione e che ormai avevo imparato ad odiare e temere. Aglio.
-è qui…-
Dichiarai, con voce piatta. Aprii gli occhi e mossi lo sguardo di fronte a me.
Ad una decina di metri, al centro del tetto, una figura scura ci fissava immobile.
Riconobbi il lungo soprabito nero e, aguzzando la vista vidi quei particolari del viso che mi inquietavano tanto.
I suoi occhi incavati e intrisi di folle eccitazione si mossero velocemente da me ai miei compagni.
-Siete in ritardo.-
Disse, in un tono di voce piuttosto basso, ma che noi udimmo alla perfezione.
Robert con un piccolo salto scese dal parapetto ed iniziò a camminare verso il cacciatore, imitato subito da me ed Eireen.
-Ci dispiace, abbiamo avuto un contrattempo.-
Fece Robert alzando le mani in segno di resa. Il cacciatore sorrise, mentre noi ci fermavano a un paio di metri da lui. Il puzzo divenne sempre più forte, ma resistetti all’impulso di fare una smorfia di disgusto.
Quando l’uomo posò su di me il suo sguardo, rabbrividii.
-è un piacere vederti qui, piccola succhiasangue.-
Fece, ridacchiando.
-Come va la mano?-
Vidi Robert irrigidirsi, ma resistere alla voglia di saltargli addosso. Sapevo cosa stava provando, perché era la stessa cosa che sentivo anche io. Inspirai a fondo, per calmarmi e rinunciare alla vendetta.
-La ringrazio per l’interessamento, sto molto meglio. Devo dire che questo bel marchio mi dona.-
Feci, con la voce intrisa di scherno. Dovevo solo calmarmi e non abbassarmi al suo livello. Perdere il controllo significava fare il suo gioco e io non volevo dargliela vinta.
-Lo sai che croce è?-
-Una croce. Mi basta sapere questo.-
Lui scosse la testa.
-Questi giovani, rifiutano sempre i buoni insegnamenti!-
Commentò divertito. Si mosse di un paio di passi verso di noi, che non ci schiodammo da lì. Era un buon modo per dimostrare che non avevamo paura di lui, anche se non era vero.
-è una croce gigliata. È uno dei tanti simboli templari e ciò indica che quella di noi cacciatori è una crociata per liberare la terra dalle Bestie. Voi siete avanzi di inferno, i figli del demonio e come tali dovete essere eliminati tutti.-
Mi guardai la mano fasciata, resistendo all’impulso di strapparmi di dosso le bende e di osservare quel simbolo di odio nei nostri confronti. Non volevo dimostrargli di avere il terrore di lui e dei suoi metodi, perché in fondo noi eravamo in tre ed eravamo mille volte più forti di lui.
-Lei non ha il diritto di minacciarci!-
Robert alzò la voce.
-Noi non le abbiamo dato nessun pretesto per attaccarci e spaventarci. Non abbiamo fatto del male a nessuno e non succederà mai. Non siamo pericolosi!-
-Questo lo dite voi. Io non crederò nemmeno ad una delle vostre menzogne. Nessuna creatura come voi rinuncia al sangue. È questa la vostra natura.-
Robert scosse la testa.
-Se lei fosse davvero un esperto di vampiri, saprebbe che non siamo cattivi.-
-Qualunque esperto di vampiri saprebbe che nessuna Bestia è innocua.-
Eireen si avvicinò.
-Ha la testa dura questo tizio.-
Mi sussurrò all’orecchio.
-Non sarà facile convincerlo.-
Certo, ero d’accordo con lei.
-Come ha fatto a capire chi siamo?-
Chiesi a voce alta, tentando di guadagnare più tempo possibile per escogitare qualcos’altro. Se mi fossero venute in mente argomentazioni decenti per convincerlo a lasciarsi in pace, forse avremmo potuto tornare a letto prima dell’alba. Forse.
Il cacciatore rise, stringendosi nelle spalle.
-Non è stato tanto difficile. Siete pallidi, affascinanti, mangiate poco o niente. Ho avuto la conferma quando mi hai urtato, signorina. Una bella botta! Ecco…non ero certo che anche lei lo fosse…-
Fece, indicando Eireen con una mano guantata d’argento. Mi chiese se se li era cuciti da solo, quei guanti. In ogni caso chiunque li avessi creati era stato in gamba e non doveva essere costato poco.
-Immagino lei non voglia lasciarci in pace, vero?-
Chiese ancora Robert. Quando il cacciatore scosse la testa, il ragazzo sospirò e si voltò verso di noi.
-Andiamocene.-
Annuii, perfettamente d’accordo con lui. Era inutile continuare a tentare se era troppo testardo da darci ascolto.
-Piacere di averla conosciuta!-
Esclamò Eireen sbracciandosi, poi tutti e tre ci voltammo verso la casa da dove avevamo saltato e ci preparammo ad una nuova falcata.
Come avevo già fatto due volte, raccolsi il peso sulle gambe. Arcuai le spalle e caricai la forza, ma un rapido rumore metallico seguito subito da un lamento strozzato, attirò l’attenzione mia e di Robert.
Il cuore mi finì in gola, quando vidi che Eireen era stata afferrata alla gola da dietro da quella che sembrava essere una lunga catena d’argento e sbalzata via verso il cacciatore.
-Rob!-
Strillò, con la voce strozzata, tentando di slegarsi e di liberarsi.
-Eireen! Merda...-
Il cacciatore l’aveva tirata a se e la stringeva come se avesse voluto spezzarle il collo. Vista la pazzia che gli lessi negli occhi, lo avrebbe fatto senza esitare.
Quasi senza pensare, spinsi con forza le gambe contro il parapetto e balzai verso lui e la ragazza, all’indietro.
In volo ruotai il corpo come un felino con i piedi atterrai sulle spalle del cacciatore, facendo rotolare me e lui a terra.
Premendogli una mano sul petto lo costrinsi a stare giù, ma feci il possibile per non esagerare perché nelle mie condizioni una pressione maggiore avrebbe potuto fracassargli la cassa toracica.
-Eireen, stai bene?-
Sentii dire la voce di Robert. Lo udii armeggiare con la catena ed infine liberare la sorella, con un sospiro di sollievo.
-Sì…tutto okay. Grazie.-
Tossì un paio di volte, per recuperare aria, poi strappò con forza la catena dalle mani dell’uomo e la gettò via, lontana.
-Provaci ancora e ti ammazzo, vecchio.-
Ringhiò.
-La mia crociata non avrà mai fine. Finché avrò vita seguirò la parola di Dio.-
Mi alzai in piedi, lasciandolo andare. Lui strisciò all’indietro per un po’, poi si tirò su e ci fissò con il solito sorriso e il folle sguardo che lo contraddistingueva.
-Lei non può ucciderci! Dio non vuole gli omicidi!-
-“se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di peccato, taglialo e gettalo lontano da te: è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo che essere gettato nel fuoco eterno con tutt’e e due le mani o con tutt’e due i piedi. E se il tuo occhio ti è occasione di peccato, strappalo e gettalo via da te: è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che essere gettato nella geenna del fuoco con ambedue gli occhi”! Macchiarsi di delitti per me è un sacrificio, ma è Dio che lo vuole, è necessario farlo.-
Lo guardai incredula, scuotendo la testa.
-Lei è pazzo, completamente pazzo! So qual è il posto giusto per lei: Il manicomio!-
-Ci sono azioni giudicate sbagliate per gli uomini, ma ritenute necessarie per il divino!-
-Jackie, lascialo perdere. Andiamo via.-
Mi suggerì Robert. Indietreggiai, senza perdere di vista un secondo l’uomo, ma mi bloccai, quando lo vidi infilare una mano guantata nel soprabito.
Intravidi la canna di una pistola, scattai in avanti con una velocità a cui ancora non ero abituata e lo afferrai prima che puntasse l’arma verso di noi.
Non ero sicura che ci avrebbe potuto ferire, ma conoscendolo i proiettili erano probabilmente rivestiti d’argento, o qualcosa del genere.
Puntò la pistola in alto, senza potere nulla contro la mia forza nettamente superiore e nella foga sparò un colpo al cielo.
Con un colpo della mano lo costrinsi a gettare via la pistola, ma non fui abbastanza veloce per impedire che estraessi di nuovo qualcosa dal soprabito.
Qualcosa di brillante scattò verso di me ed un dolore pungente mi invase il volto. Parai il secondo fendente, sentendo qualcosa di caldo colarmi lungo la guancia, mentre Robert ed Eireen si avvicinavano e circondavano l’uomo.
-La smetta!-
Esclamò il ragazzo.
-Siamo tre contro uno, come può pensare di avere la meglio?-
-Dio mi da coraggio. Dio mi da forza!-
Continuava a colpire alla cieca, fendendo l’aria con il coltello d’argento. Quell’equipaggiamento doveva essergli costato parecchio.
Io e i miei compagni ci acquattammo il posizione di attacco, spinti solo dall’istinto, come animali pronti a balzare sulla preda.
Non volevo fargli del male, ma il cacciatore mi stava solo facendo innervosire.
-è ora che finisca ciò che ho iniziato.-
Dichiarò l’uomo, muovendo lo sguardo da me agli altri con occhio vigile, mentre noi ci muovevamo in cerchio, come avvoltoi.
La guancia mi pulsava, ma era un dolore sordo, quasi inesistente. Sapevo che era reso tale dall’afflusso di adrenalina.
Mi tersi il sangue dalla pelle e lo leccai via dalle dita. Era dolce e buono, ma era il mio e sapevo che non era nulla in confronto a quello umano.
Di colpo mi resi conto di avere una fame terribile. In fondo avevo di fronte una preda.
Un balzo e gli sarei stata addosso e allora avrei potuto fare ciò che volevo.
No. Non ero una criminale, non volevo fare del male a nessuno!
-La smetta! La smetta e la lasceremo in pace!-
Esclamai, tentando di dissuaderlo da ogni suo tentativo di ucciderci. Non si stava difendendo da noi, ci stava attaccando.
Tentò di colpire di punta Robert, che evitò quell’affondo e il montante seguente.
Fece un altro paio di finte, poi altri fendenti e montanti, così veloci che in poco tempo sentii il respiro dell’uomo farsi più affannoso e l’odore del suo sudore, misto a quello dell’aglio.
Lo vidi rallentare i suoi movimenti, perciò indietreggiai velocemente di qualche passo.
Pensai che non ce la facesse più, perciò feci cenno a Robert e alla sorella di allontanarsi, mentre lui ci fissava quasi incredulo.
-Che fate? Avete paura di un vecchio? Potete scappare dove volete, io vi troverò perché Dio è la mia guida!-
Esclamò. Era solo un fanatico, un invasato e io ero stufa marcia di sentirlo parlare di Dio come se ogni cosa facesse andasse giustificata con leggi e decisioni divine.
-Mi tolga una curiosità, signore, come ha deciso di diventare cacciatore? Chi le ha detto che i vampiri esistono davvero?-
Chiesi, sinceramente interessata, ma anche ben decisa a finirla lì. Volevo solo farlo ragionare.
L’uomo chinò il capo, poi quando tornò a puntare i suoi occhi scavati nei miei, vi lessi un dolore e una rabbia che non mi aspettavo.
-Il mio amico…-
Mormorò soltanto.
-Il suo amico è stato…ucciso da un vampiro?-
Annuì, aggrottando la fronte in un’espressione furiosa ed iniziando a tremare.
-Mi dispiace.-
Feci, sinceramente addolorata. Ecco perché era talmente deciso a farci fuori tutti. Allora, lo potevo quasi capire.
-Non ti permetto di insultare così la sua memoria fingendoti dispiaciuta!-
Gridò. Si scagliò contro di me, con una furia che probabilmente con qualche altro vampiro lo avrebbe soltanto condannato a morte.
Con la mano armata tentò di darmi un colpo orizzontale e con l’altra un pugno, ma evitai entrambi gli attacchi, mi chinai e feci da perno con il mio corpo, prendendolo per il soprabito, puntandogli le spalle allo stomaco e scaraventandolo via con poca forza.
Ogni mio movimento era limitato per non fargli male, ma ancora dovevo decidere se quella era una cosa buona o se avrebbe finito per ammazzarmi.
Non appena l’uomo toccò terra con un tonfo, accanto al parapetto, rimase immobile, rannicchiato su se stesso in posizione fetale.
Per un secondo ebbi paura di avergli fatto male sul serio, ma poi mi dissi che era impossibile. In fondo, non avevo esagerato.
Guardai Robert, come per aver risposta ad una mia domanda invisibile.
-Forse ha battuto la testa.-
Suggerii Eireen. Già…forse.
Robert azzardò un paio di passi nella mia direzione. Poi si avvicinò all’uomo e si chinò.
-Respira.-
Dichiarò alzando la testa verso di noi.
Fu un secondo.
Vidi lo scintillio della lama, troppo tardi per poter fare qualcosa.
-Robert!-
Strillai, ma non riuscii ad avvertirlo abbastanza in fretta.
  
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