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Autore: AllysonW    17/09/2011    1 recensioni
La storia di una giovane strega, raccontata dalle parole della protagonista, Evelyn, e delle persone che le hanno, in un modo o nell'altro, riempito la turbolenta l'esistenza.
- E' la mia prima storia. Spero sia di vostro gradimento. Buona lettura a chi la leggerà ;) -
..Ci terrei a spiegare il titolo della storia:
La rosa simboleggia la bellezza.
In questo caso, per Evelyn, la sua rosa è George.
Il "giardino d'inverno" simboleggia la sua vita (quella di Evelyn, appunto) che nel suo caso non è sempre esattamene felice. Basti pensare a tutte le situazioni difficili che ha vissuto nel corso di essa.. ecco perchè il giardino d'inverno, perchè simboleggia la vita fredda e senza colori (come spesso è stata) della nostra protagonista... l'unica cosa che le ha dato colore è proprio quella rosa.
__
«Wow! Ti sono cresciuti in fretta i capelli!» Gli dissi con un gran sorriso.
Erano stupendi. Lucenti e morbidi gli arrivavano quasi sulle spalle. Improvvisamente mi accorsi di adorarlo ancora di più con i suoi lunghi capelli color rame.
Anche se lo amavo comunque.. in qualunque modo li portasse.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George e Fred Weasley, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 5 - Qualcosa d’inaspettato.

Passarono poche settimane da quella chiacchierata con George. Dopo quel momento, per la maggior parte delle volte che eravamo nella stessa stanza, ci limitavano a salutarci o poco più, ma nient’altro. Lui non me lo chiese nuovamente, anche se io lo aspettavo tanto.
Io ero troppo orgogliosa per parlargli, e a quanto sembrasse, lui altrettanto.
Fred mi chiedeva sempre ‘Ma quando la finirete?’ Io non sapevo mai cosa rispondergli, mi limitavo solo ad un alzata di spalle.
La mia visione delle settimane precedenti tornò spesso a tormentarmi durante le notti. Era ancora più paurosa, e ogni volta c’erano sempre più dettagli che non c’erano la volta precedente.
Cercavo in ogni modo di non pensarci, immergendomi nella lettura dei miei libri preferiti, e chiacchierando con le mie amiche. E parlando con Fred, nella rare volte in cui non c’era George.
Poi un pomeriggio mentre ero al tavolo nella sala comune a leggere in tranquillità, sento arrivarmi alle spalle e sedersi accanto a me proprio lui, con aria abbastanza arrabbiata.
«Ok, basta!» sbottò.
Io lo guardai con occhi spalancati.
«Dai finiamola, vieni con me e basta..»
Era quasi dolce mentre lo diceva. «Ti sei svegliato di colpo?» risposi con un sorrisetto malizioso.
Ma poi il mio sguardo divenne triste. «Però io.. ecco non.. non posso. Me l’ha chiesto qualcun altro.»
«No, dai! Non dirmi che è quell’idiota? Quello del Tassorosso?! Michael.. qualcosa??»
«Si chiama Michael Cooper! E non è un’idiota. E’ un tipo gentile..»
«Certo, si! Però dai chi se ne frega! Mollalo!»
«Gli ho detto di si, non sarebbe educato nei suoi confronti! »
«Preferisci essere accompagnata da un cretino, che magari ti potrebbe anche dare fastidio, anziché dal tuo fidato migliore amico?!» disse cercando di convincermi. Già, il mio fidato migliore amico.
«Veramente tu sai essere più fastidioso di lui!»
«Bè, meglio che ti dia fastidio io che lui.. non lo conosci quasi. Non credi?» disse avvicinando il suo viso al mio, fissandomi negli occhi.
Io restai immobile a ricambiare il suo sguardo. Le mie parole furono come paralizzate.
Il suo braccio poggiato sulla spalliera della mia sedia e il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Poi d’improvviso sentii un rumore provenire dall’entrata, dietro il quadro.
«Fred!» dissi distogliendo lo sguardo da George.
«Oh, George sei qui!» rispose lui. Notai un certo imbarazzo nella sua voce. «Ehm, ti stavo cercando!»
«Si, l’avevamo capito!» gli scoccai uno sguardo fulminante.
Fred trascinò il fratello su nei dormitori, con il pretesto di parlare.
George mentre saliva le scale mi guardò sorridendo: il suo sguardo voleva chiaramente dire che ci avrebbe sicuramente riprovato.

*

Il giorno seguente mi svegliai abbastanza presto grazie a Fred che venne a tormentarmi per aiutarlo con alcuni compiti che ovviamente non aveva alcuna voglia di fare.
«Fred devi imparare a fare da solo, senza venire ogni volta da me!»
«No, non ci capisco nulla io qui.» rispose sbuffando.
«Non è che non ci capisci nulla! E’ che non vuoi capirci nulla! Pigro.» dissi scuotendo la testa.
«Ok, dai aiutami! Basta blaterare.»
«Prendi il libro..» lo fulminai con lo sguardo.
C’era molta calma quella mattina nel cortile. Un leggero venticello sfiorava i miei capelli, cosi come quelli di Fred. Si poteva stare tranquillamente li seduti a studiare e parlare. Io aprii il mio libro sulle gambe.
«Uh, ma cos’è questa? Una letterina d’amore?» Fred prese un foglio di carta piegato a metà che era nel mio libro. C’era disegnato su un cuore.
«Fred! Fred! Ridammelo immediatamente!» Urlai buttandomi addosso a lui, cercando di prendere il foglio dalle sue mani.
«Che cos’è? Una lettera d’amore per mio fratello?» disse con il suo sorrisetto malizioso.
«Eddai ti prego smettila! Se dovesse arrivare George..» aveva il foglietto in mano dietro la sua schiena, ed io buttandomi su di lui mi allungavo cercando di prenderlo. E proprio in quell’istante il suo gemello si avvicinò a noi. Io mi bloccai di colpo.
«Oh! Vedo che stai aiutando Fred a studiare.» disse sardonico.
Fred senza farsi notare mi ridiede quel pezzo di carta, ed io lo rimisi nel libro, richiudendolo velocemente.
«Ehm.. si, certo!» lo fissai imbarazzata. «Vuoi stare.. qui con noi?»
«No grazie.» disse serio. «Preferisco andare dentro, cosi voi potrete studiare in pace.» strizzò l’occhio con uno strano sorriso e si allontanò.
Io e Fred per un attimo ci guardammo in viso confusi. Poi tornammo a pensare ai libri, sicuramente più seriamente di prima, quel momento imbarazzante col suo gemello.
Sapevo che Fred pensò la stessa cosa che pensai io: George aveva creduto che noi eravamo lì da soli a far tutt’altro che studiare.
Mentre facevamo i compiti Fred si accorse della mia aria malinconica.
«Dai, non pensarci! E’ solo uno stupido.» mi sorrise.
«Sei carino.. ma sono comunque un po’ giù..» cercai di ricambiare il suo sorriso.
Poi d’un colpo il sorriso di Fred sparì, lasciando posto ad un’espressione più seria ed a uno sguardo più intenso. Con le dita mi spostò un ciuffo dei miei capelli scuri che scendeva morbido sul mio viso.
Inaspettatamente la sua bocca toccò la mia. Così come la sua mano toccò la mia gamba e salì su, fino al mio fianco.
In un primo momento ricambiai il suo bacio, senza rendermene conto di quello che stava accadendo. Portai le mie mani sul suo viso, accarezzando poi i suoi morbidi capelli rossi. La sua mano ormai era poggiata sulla mia schiena, che mi spingeva sempre più verso di lui. Il suo bacio diventava sempre più intenso.
Mi sembrò di baciare George per un pò. Poi sconvolta inquadrai che stavo baciando Fred e mi distaccai subito da lui.
«Io.. ehm.. non so cosa mi sia preso, mi dispiace..» disse lui mortificato.
Io non riuscii a dir nulla, mi sentivo solo confusa. Cosi presi le mie cose e me andai.
Quando mi avvicinai all’arco per rientrare George era li davanti. Aveva visto tutto.
«Vedo che avete socializzato bene..» disse voltandomi le spalle e camminando.
«No aspetta, quello che hai visto non è stato nulla. E’ stato solo uno errore momentaneo..» cercavo di tenere il suo passo veloce restandogli affianco.
Si girò di scatto verso di me: «Ascolta, non devi darmi nessuno spiegazione! Io non sono il tuo ragazzo, sono solo tuo amico e se vuoi baciare mio fratello o chiunque altro della scuola, sei libera di farlo!» il tono con cui lo disse sembrò quasi arrabbiato.
Lo lasciai andar via. Del resto era vero: lui era solo il mio migliore amico.
   
 
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