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Autore: AllysonW    17/09/2011    2 recensioni
La storia di una giovane strega, raccontata dalle parole della protagonista, Evelyn, e delle persone che le hanno, in un modo o nell'altro, riempito la turbolenta l'esistenza.
- E' la mia prima storia. Spero sia di vostro gradimento. Buona lettura a chi la leggerà ;) -
..Ci terrei a spiegare il titolo della storia:
La rosa simboleggia la bellezza.
In questo caso, per Evelyn, la sua rosa è George.
Il "giardino d'inverno" simboleggia la sua vita (quella di Evelyn, appunto) che nel suo caso non è sempre esattamene felice. Basti pensare a tutte le situazioni difficili che ha vissuto nel corso di essa.. ecco perchè il giardino d'inverno, perchè simboleggia la vita fredda e senza colori (come spesso è stata) della nostra protagonista... l'unica cosa che le ha dato colore è proprio quella rosa.
__
«Wow! Ti sono cresciuti in fretta i capelli!» Gli dissi con un gran sorriso.
Erano stupendi. Lucenti e morbidi gli arrivavano quasi sulle spalle. Improvvisamente mi accorsi di adorarlo ancora di più con i suoi lunghi capelli color rame.
Anche se lo amavo comunque.. in qualunque modo li portasse.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George e Fred Weasley, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 6E’ solo un’ incubo.

Per il resto del giorno non vidi più George, come neanche Fred.
Per qualche giorno, il primo non mi rivolgeva quasi nemmeno uno sguardo se lo incontravo per i corridoi; e il secondo aveva sempre un aria di forte imbarazzo, e quindi non riuscivo neanche a iniziare un dialogo con lui. Se capitavamo nella stessa stanza finivamo col stare per tutto il tempo in silenzio.
Cosi un giorno a pranzo decisi di parlarci. Non sopportavo ancora questa situazione.
Ero seduta dall’altra parte del tavolo, allora mi spostai e mi sedetti vicino a Fred.
Lui mi guardò avvicinarmi.
«Ok. Credo che dovremmo parlare, e smetterla con questa situazione, non la sopporto davvero più.»
«Nemmeno io. E.. bè, volevo dirti che mi dispiace molto. Davvero, non so perché l’abbia fatto.. forse ero posseduto da mio fratello!» sorrise.
Io lo guardai con occhi spalancati.
George che era accanto lui, subito disse la sua. «Che diavolo stai dicendo Fred? Negli incubi peggiori potrei sognare di baciarla!» mi rivolse un occhiataccia.
Fred si voltò verso di lui. Dall’espressione adirata di George, dedussi che il suo gemello l’avesse guardato come per dirgli “ma che diavolo dici?”
«Al massimo potresti essere stato posseduto da quell’idiota del suo accompagnatore, Michelle. Secondo me quel tipo è un pervertito.» continuò George, con un sorriso sprezzante e beffardo.
«Si chiama Michael, ed è più educato di te!» gli lancia uno sguardo di sfida.
«Ah, lascialo perdere!» Fred si voltò nuovamente verso di me. «Comunque sia, davvero mi dispiace. Spero mi perdonerai e ci passeremo su.» concluse con tono amichevole.
«Certamente. Come se non fosse successo nulla.» lo tranquillizzai.
«Oh si, assolutamente nulla..» s’intromise ancora una volta George col medesimo tono beffardo, guardando nel suo piatto.
«Ma si può sapere qual è il tuo problema?» dissi alquanto infastidita. Tanto lui era solo un mio amico, cosa diamine gliene poteva importare?
«Qual è il mio problema?? Ti sbagli! Io non ho nessun problema.» mi rivolse un sorriso palesemente finto.
«Idiota..» borbottai tra me.
George borbottò anche lui qualcosa sicuramente contro di me, che però non riuscii a capire, e sentii Fred in mezzo a noi due, che tornò a mangiare sospirando rassegnato.

*

Quella stessa notte il mio sonno fu abbastanza agitato. Ma ricordo perfettamente il sogno inquietante che lo accompagnò.
Ricordo che mi trovavo sempre nella scuola. Io ad Hogwarts mi sentivo come a casa ma le sensazioni che mi provocò quel sogno erano tutt’altre che positive.. Era buio, e c’era molto silenzio. La scuola sembrava deserta. Camminai per i corridoi bui e deserti fino alla biblioteca.
Lì mi ritrovai con un ragazzo dai capelli scuri e lo sguardo intenso.. aveva un’aria familiare. Sapevo con certezza di conoscerlo.
«Non dovresti metterci cosi tanto a venire fin qui.. potrebbero vederti.» mi disse, con la sua voce profonda.
«Sta tranquillo. Ormai non c’è più nessuno in giro a quest’ora.» risposi io. Non mi sembrò affatto che fui io a parlare. La mia voce era diversa. Il mio tono era pacato e profondo quasi quanto il suo.
«Dobbiamo andare nella sezione proibita.» continuò il ragazzo.
«Cosa stai cercando esattamente, Tom?» Anche il suo nome mi suonò molto familiare.
«Lo vedrai. Sai bene che mi piace curiosare tra i libri di arti oscure..»
«Credevo che avresti smesso di farlo Tom. Se qualche professore lo scoprisse..» il mio tono da pacato, diventò irritato e nervoso.
Lui fermò di colpo il suo passo, e si girò verso di me. «Ma non lo scopriranno.. Vero?» la sua voce profonda, diventò quasi minacciosa.
Credo poi, che capì dalla mia espressione, che non l’avrei detto a nessuno.
«Bene.» disse serio, e riprese a camminare davanti a me. Io continuai a seguirlo senza fiatare.
«Sento dei passi in lontananza» dissi preoccupata.
«Non è un problema.»
Un ragazzo fermo sulla porta ci vide. «Ehi voi!» Probabilmente un prefetto in giro a controllare. Si avvicinò a noi. «Non credete che sia un po’ tardi per andarvene in giro?»
Guardai la sua divisa, e notai il distintivo di Serpeverde. Come quello che indossava Tom.
«Non direi.» il ragazzo che chiamavo Tom, gli rivolse un sorriso sprezzante, quasi malvagio. Poi alzò la sua bacchetta puntandola contro il prefetto.
«Abbassa la bacchetta! Cosa pensi di fare!»
«Ma assolutamente niente.. Se ti toglierai di mezzo e non dirai nulla del nostro piccolo giretto notturno..» lo minacciò.
«Solo per questa volta, Riddle.» disse il ragazzo e si allontanò, continuando a perlustrare i corridoi.
«Andiamo.» mi disse poi, e proseguimmo.
Continuai a camminare osservandomi intorno.
Guardando in una vetrinetta notai il mio riflesso, illuminato dalla punta della bacchetta.
Mi avvicinai come per guardare meglio.
Il mio volto era diverso, così come i miei capelli e i miei occhi. I capelli erano di un rosso acceso e gli occhi erano color nocciola. Il mio sguardo sembrò quasi maligno.
In quel riflesso vidi un'altra persona, non potevo essere io.
La cosa che mi spaventò più di ogni cosa, fu la sensazione che tutto fosse cosi terribilmente reale.
Più che un sogno mi parve essere un ricordo che mi apparteneva.
Mi risvegliai da quel sogno abbastanza stordita e confusa. Non capii cosa volesse dirmi.
L’unica cosa che capii chiaramente fu che quel ragazzo si chiamava Tom Riddle.
   
 
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