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Autore: Ciulla    17/09/2011    3 recensioni
Rabbrividisco al ricordo del triste incontro.
Rabbrividisco al pensiero di quei suoi occhi addolorati che mi guardano con disapprovazione mentre scherzo e rido con Rob.
Rabbrividisco mentre mi torna alla mente l’espressione che aveva mentre mi accusava di non averlo mai amato, di aver sempre giocato con lui.
Mi odio al pensiero di aver confermato la cosa.
E svengo nel ricordare il dolore lancinante di quando il proiettile del suo fucile da caccia mi ha perforato la pelle conficcandosi dentro di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La capanna a due piani dove io e Jude dovremo passare la notte non mi piace affatto. E’ una di quelle tipiche catapecchie in cui accadono le scene cruciali dei film dell’orrore, una di quelle dimore decadenti abitate da migliaia di ragni e schifosissimi insetti.
Dopotutto, però, non abbiamo altra scelta. Jude non può proseguire il viaggio in queste condizioni, deve riposarsi prima di continuare la ricerca di un villaggio abitato da un medico.
Maledetto il giorno in cui ho deciso di fare un’escursione nel bosco, cazzo. Ora siamo qui, costretti a passare la notte in questa maledetta capanna, senza campo sul cellulare, entrambi stanchi morti e lui con una ferita da arma da fuoco sulla gamba. Ferita, tra l’altro, in parte provocata da me. Ferita che non manca di ricordarmi, ogni volta che il mio sguardo si posa su di essa, quanto io sia incosciente, quanto sia incapace di prendermi cura di lui. Del mio Jude.
L’unica cosa utile ricavata da questa esperienza è l’aver capito quanto vale per me, quanto sia importante per me non perderlo. E d’ora in poi impiegherò la mia vita ad occuparmi di lui, a proteggere quel diciassettenne incosciente dall’alto dei miei ventiquattro anni.
Non so che effetto mi abbia fatto scoprire che è omosessuale. Gli avvenimenti seguiti a quella rivelazione mi hanno sconvolto e non ho avuto il tempo di rifletterci molto.  Insomma, sono un po’ ferito: continua a ripetermi che sono il suo migliore amico e poi mi tiene nascosta una cosa come questa?
Ma avrà avuto i suoi motivi, immagino. Motivi che, lo giuro sul mio onore, mi dovrà spiegare non appena si riprenderà da questa esperienza. Sempre ammesso che riusciremo a passare vivi la notte.
Forzo l’ingresso e lo aiuto a introdursi in questa maledetta casa degli orrori.


E’ stata davvero l’esperienza peggiore di tutta la mia vita. La peggiore e la più imbarazzante.
Quando i miei genitori mi vedranno con questo proiettile nella gamba, non mi faranno più andare in vacanza con Robert! E non potrei sopportarlo. Si erano fidati di me, e io ho tradito così la loro fiducia...
Perché è tutta colpa miase sono così gravemente ferito. Non avrei dovuto provocare così Ewan, ecco tutto. Ma le sue accuse mi hanno ferito nel profondo. Ma uffa, dovevo essere così sfortunato da decidere di fare una gita nel bosco proprio il giorno in cui era uscito per una delle sue stupide “battute di caccia”?
Rabbrividisco al ricordo del triste incontro.
Rabbrividisco al pensiero di quei suoi occhi addolorati che mi guardano con disapprovazione mentre scherzo e rido con Rob.
Rabbrividisco mentre mi torna alla mente l’espressione che aveva mentre mi accusava di non averlo mai amato, di aver sempre giocato con lui.
Mi odio al pensiero di aver confermato la cosa.
E svengo nel ricordare il dolore lancinante di quando il proiettile del suo fucile da caccia mi ha perforato la pelle conficcandosi dentro di me.


“JUDE!! JUDE!!” Lo schiaffeggio.
Mi è svenuto così, senza alcun apparente motivo, senza preavviso.
Ho paura che gli eventi di oggi siano stati troppo sconvolgenti per lui. Temo che l’aver incontrato quell’Ewan l’abbia profondamente scosso.
E la cosa peggiore è che non so come aiutarlo. Non so come aiutarlo perché tutto questo mi è nuovo. Non conosco questo lato della sua vita, non conosco questo suo ex-fidanzato, non so quale importanza abbia avuto per lui. L’unica cosa che so, non perché me l’ha detto lui, ma perché l’ho capito da solo, è che non è vero che, come ha affermato prima, non è mai contato niente.
Rinviene, aggrappandosi con foga al mio petto nudo.
Prima che qualcuno faccia commenti su questo particolare, la mia maglia l’ho dovuta stringere appena sopra il foro della sua ferita, per fermare l’emorragia. Cosa apparentemente inutile, visto che il proiettile, per grazia divina, è sistemato in una posizione tale da permettergli di funzionare come un tappo per il sangue. Comunque, Jude non può resistere a lungo in quelle condizioni, e io non posso farci niente.
Intendiamoci, studio medicina, sto per laurearmi, e so come estrarre il proiettile dal foro e come medicare la gamba, ma non ho gli strumenti necessari. E comunque sarebbe la prima volta che metto in pratica la teoria: non mi ispira l’idea di usare Judsie come cavia.
Alt. Come l’ho chiamato? JUDSIE?
Mmmm.... non riesco a usare bene il cervello, mi sa. L’avercelo tanto vicino, il sentire come si aggrappa a me come se fossi la sua unica speranza di salvezza mi deve aver mandato a morte i neuroni.
Perché mi vengono in mente pensieri perversi? Jude è appena svenuto e io mi permetto di osservare i suoi morbidi capelli, di contemplare il suo bel culo...
Oh mio Dio sono un pedofilo.
Basta, Jude ha bisogno di riposo. Lo sorreggo e lo aiuto ad avanzare nei bui corridoi. Lui si abbandona completamente a me.
Mi sento come se mi avesse affidato la sua vita. E mi piace.


Mi sento bene aggrappato a Rob. E’ confortevole, ha una stretta rassicurante. Come se volesse farmi capire che non mi lascerebbe mai cadere. Non da solo.
Pensavo mi avrebbe evitato, dopo aver scoperto che sono... sì, insomma.... Gay. Pensavo si sarebbe offeso perché gliel’ho tenuto nascosto. Ma non sapevo se fosse omofobico o no, e non potevo rischiare di perderlo, perché io... io... lo amo.
E sono spaventato. Non dai miei sentimenti, ho accettato già tempo fa di essere omosessuale, ma sono spaventato dal pensiero che forse lui ora si comporta così con me solo perché sono ferito. Forse, quando non avrò più FISICAMENTE bisogno di lui... sparirà. O forse vorrà delle spiegazioni che io non potrò dargli.
Mentre vago aggrappato a Rob e scortato da questi pensieri, le lacrime mi rigano il viso, che io nascondo nella spalla del mio amico. Lui mi stringe ancora di più a sé e riconferma quanto dicevo prima. Non posso permettermi di perderlo.
Non mi piace questo posto. E’ così buio... Mi sembra di essere nel tunnel degli orrori in cui ero andato con Ewan quando avevo sei anni.
Ewan... sospiro. E Rob aumenta la stretta.
Mi lascio andare completamente tra le sue braccia. Mi affido a lui, in modo che la mia vita sia in buone mani.



 
Jude è esausto. Deve dormire. A fatica lo trascino su per la traballante scala di legno per arrivare alle camere da letto. Lo sento borbottare qualcosa che assomiglia tanto a un “violazione di proprietà privata”, ma non lo ascolto. Tanto qui non ci viene nessuno da almeno mezzo secolo. A chi vuole che interessi una capanna abbandonata nel bosco?
Appena entriamo in una stanza, si lascia piombare sul materasso, dal quale si solleva una nuvola di polvere. Tossisco, sono allergico. Jude mi fissa, assonato, con lo sguardo preoccupato. Come se fossi io quello con la salute più compromessa, qui. Gli sorrido rassicurante, non sia mai che si inquieti inutilmente. In fondo sto bene, rischio solo un attacco d’asma... ma non posso permettermelo cazzo! Abbiamo già un morente, qua, un secondo sarebbe assolutamente superfluo.
“Hey Jude...” mi avvicino piano a lui per accarezzargli dolcemente i capelli. Sono morbidissimi, soffici, e non vorrei più staccare la mia mano dalla sua testa. Son costretto a farlo, purtroppo, quindi faccio scivolare la mia mano fino alla sua, stringendogliela forte. Il mio Jude ricambia la stretta, e poi fa sentir la sua voce. Mi era mancata così tanto...
“Rob...” E’ un mormorio appena accennato, quasi inudibile, ma almeno ha la forza di parlare.
“Rob...” Ancora. Aspetto un po’, forse deve dirmi qualcosa. Ma vedendo che non continua, lo guardo meglio, e mi accorgo che si è già addormentato. Quindi... Quindi stava dicendo il mio nome nel sonno... Non sono mai stato un tipo sentimentale, ma non posso impedire a una lacrima di solcarmi il viso. E’ stata una giornata difficile, devo riposarmi anch’io. Tento di alzarmi per andare a cercare un’altra camera, ma nel sonno la sua stretta sulla mia mano si fa ancora più forte. Lo guardo, commosso. E penso che in fondo non ci sia niente di male se solo per stanotte resto con lui.
Mi sdraio al suo fianco, sempre tenendogli la mano, stando attento a non sfiorargli la gamba ferita, e così, in pace col mondo e con me stesso, mi addormento insieme a lui. 




Angolo dell'autore
Rompo ancora :-)
L'ispirazione per questa specie di fic mi è venuta leggendo "il ritratto ovale" di Edgar Allan Poe xD Penso che la aggiornerò presto :-/ E spero non sia tanto male, anche se non ho uno straccio di idea su come farla continuare xDxD
   
 
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