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Autore: Ciulla    19/09/2011    3 recensioni
Rabbrividisco al ricordo del triste incontro.
Rabbrividisco al pensiero di quei suoi occhi addolorati che mi guardano con disapprovazione mentre scherzo e rido con Rob.
Rabbrividisco mentre mi torna alla mente l’espressione che aveva mentre mi accusava di non averlo mai amato, di aver sempre giocato con lui.
Mi odio al pensiero di aver confermato la cosa.
E svengo nel ricordare il dolore lancinante di quando il proiettile del suo fucile da caccia mi ha perforato la pelle conficcandosi dentro di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sveglio di scatto, con un dolore lancinante alla gamba. Mi ci vuole un po’ di tempo prima di realizzare dove sono e cosa mi sia successo. E’ strano, sento una presenza al mio fianco. Oh mio Dio, ti prego, fa che questa casa non sia infestata dagli spiriti...
Ma la mano che stringe la mia non appartiene certamente a uno spirito, quindi mi faccio coraggio e do un’occhiata.  Sospiro di sollievo, è solo Rob.
Un momento, non è SOLO Rob! E’ Rob! Rob che mi sta stringendo la mano, che sta dormendo con me come se fossimo una coppia sposata! Mi piace, accidenti se mi piace!
Ok, facciamo ordine nei pensieri. Rimarrei volentieri a dormire con Rob -e non pensate male -  ma la gamba fa troppo male! Non riesco a riaddormentarmi in queste condizioni.
Rimango un po’ sdraiato a fissare il soffitto e riflettere. Riflettere su questa vacanza, su come la sto vivendo e su come l’avevo immaginata.
Pensavo sarei stato benissimo con Rob, ma... Mi manca la mamma. Se lei fosse stata qui niente di tutto ciò sarebbe successo. Lei ha un ottimo senso dell’orientamento, e non si sarebbe persa nel bosco. Lei avrebbe tirato fuori dal suo zainetto di Mary Poppins una valigetta del pronto soccorso e avrebbe fatto qualcosa per abbassare il dolore. E mi avrebbe portato di peso nell’ospedale più vicino.
 Chissà se si è preoccupata di non avermi sentito ieri sera... No, avrà pensato che si è scaricato il cellulare o cazzate simili.  Che motivo ci sarebbe di preoccuparsi, dopotutto? Sono con un adulto responsabile.
Mi stupisco dell’acidità con cui ho pensato quest’ultima frase, come se fossi arrabbiato con lui. Ma lui non  ha colpe. Non poteva immaginare che Ewan mi volesse ferire. E non è certo colpa sua se ha un pessimo senso dell’orientamento.
Improvvisamente mi ricordo il giorno in cui ci siamo conosciuti. Figlio di una collega di mamma, me l’ero ritrovato in casa durante una “visita di piacere”... E che piacere!! Siamo diventati subito amici, nonostante i sette anni di differenza, e abbiamo cominciato a raccontarci la storia della nostra vita. Mi raccontò quasi subito delle gare di orienteering nei boschi che faceva da piccolo, in cui arrivava sempre ultimo. Mi ricordo che io ridevo; non ho mai pensato che un giorno ne avrei risentito.
Sento che Rob si muove, forse si è svegliato. Chiudo gli occhi, non voglio parlare con lui in questo momento. Non so neanche il perché, ma non voglio.




Lo sento muoversi accanto a me, sento il suo sguardo addosso. Si è svegliato, ma faccio finta di niente. Lui si volta sulla schiena, immagino stia riflettendo fissando il soffitto. Lo fa spesso, anche di giorno quando siamo insieme. Mentre stiamo parlando, capita che lui all’improvviso si sdrai e si metta a pensare. E’ sempre tenerissimo quando lo fa... Con quegli occhioni luccicanti, che quasi puoi specchiartici dentro... Quegli occhi che riflettono la sua anima, i suoi pensieri, che sembrano vagare per mondi sconosciuti. Quegli occhi così... sognanti. Quegli occhi che amo.
 Quasi non resisto alla tentazione di “svegliarmi” e guardarlo...
Ma non faccio niente,  sto fermo e lui pure, le mani sempre allacciate.
Non so quanto tempo passi, fatto sta che dopo un po’ mi muovo, mi stiracchio simulando un risveglio, e lo sento irrigidirsi accanto a me. Lo guardo, ha gli occhi chiusi, il respiro irregolare.
“Jude?” Non mi risponde.
“Jude, guarda che lo so che sei sveglio..”
Sono ferito, capisco che non mi vuole guardare, ma non so il perché.
Lo vedo aprire un occhio, poi l’altro. Mi guarda, poi si volta dall’altra parte e serra le palpebre.
Beh, se non vuole la mia presenza non sarò certo io ad imporgliela. Lascio la sua mano, mi alzo, me ne vado a cercare un’altra stanza. Mentre esco mi sembra di sentire un singhiozzo, ma non mi fermo ad accertarmene. Se lui non mi vuole, lui non mi avrà.
 
 
Se ne è andato. Se ne è andato, cazzo! E io non ho fatto niente per fermarlo.
Lo capisco, in fondo, me ne sarei andato anche io se lui si fosse comportato così con me. Non so perché non voglio incrociare il suo sguardo, non so perché non voglio più parlargli. Son confuso, sono stanco. Singhiozzo, nascondendo il volto nel cuscino. Sto piangendo. Non so da quanto tempo non piangevo, l’ho sempre ritenuta una cosa da femminucce.
Basta, ora mi alzo e vado a cercarlo.
Certo che la gamba fa un male cane. Non c’è più Rob a sorreggermi, e appoggiarci sopra tutto il peso del mio corpo mi provoca un dolore assurdo. Mi ritrovo a chiedermi se a Rob farebbe piacere sapere quanto stia soffrendo per cercarlo. Probabilmente non gliene fregherebbe un tubo.
Aspetta un attimo... Cosa ho pensato?
Davvero son convinto che a Rob non importi niente di me?
‘Sì che lo sei’, mi dice una stupida vocina nella mia testa. ‘Pensi che se gliene fosse importato qualcosa, ti avrebbe protetto da Ewan. E’ per questo che non vuoi parlargli... Ti ha deluso...’
Stai zitta, stupida vocina, stai zitta. Ora devo cercare Robert, dopo faremo i conti anche con questa cosa.




Lo ammetto, ci son rimasto male. Speravo che si alzasse e mi fermasse, mi chiedesse scusa, mi spiegasse il perché del suo comportamento... Ma così non è stato.
Ho capito che è arrabbiato con me. Il perché, non lo so. E odio il fatto di non saperlo.
Sono entrato nella camera di fronte alla sua. Non gli imporrò la mia presenza, se non la vuole, ma la mia vicinanza sì, nel caso avesse bisogno di qualcosa. E poi non è che possa allontanarmi più di tanto, dopotutto sono costretto a dormire sotto il suo stesso tetto...
Mmm, forse costretto ha un’accezione troppo negativa. Non è affatto un peso per me dormire dove dorme lui. Anzi, è un piacere, finchè Jude non diventa intrattabile. Lunatico. Prima mi abbraccia e poi mi ignora.
Pfff.
Non riesco a riaddormentarmi. Mi manca la sensazione della sua mano nella mia, del mio corpo attaccato al suo.
Mi manca LUI. Dopo solo mezz’ora che non lo vedo.
Sono un caso disperato.
Sono un uomo innamorato.
 
Maledetta gamba! Fa un male boia, e come se non bastasse penso di avere la febbre. La testa sta per scoppiarmi, ho frequenti capogiri e una nausea assurda. Spero che Rob non sia lontano, io non rinuncio a cercarlo. Ho bisogno di lui. Solo che me ne rendo sempre conto in situazioni critiche. Perché, perché diamine sono così impulsivo?
E’ in momenti come questi che odio il mio schifo di carattere.
Entro nella camera subito accanto alla mia. Il letto e vuoto. Proverò nella stanza successiva.
Sto per uscire, zoppicando visibilmente, quando lo noto. Un armadio, un semplice armadio, con un’anta socchiusa.
Quell’armadio mi attrae. Sembra agire come una calamita su di me, sembra trascinarmi verso di sé, e io non posso fare a meno di muovere un passo dopo l’altro verso quel meraviglioso mobile. Me lo ritrovo davanti senza accorgermi di aver compiuto tutta quella strada. La mia mano si solleva da sola, come se il mio subconscio sapesse che quell’armadio contiene segreti che aspettano solo di essere svelati. Da ME.
Con un gesto repentino, spalanco l’armadio, giusto per avere un’idea del contenuto.
Urlo, e svengo. Perché è Rob che mi sta guardando dall’interno dell’armadio senza in realtà potermi vedere. Perche quelle labbra fredde, quegli occhi spenti appartengono a lui. Perché quello è il SUO cadavere.

 
Un urlo mi ha distratto dai miei pensieri. Cazzo, quella era la voce di Jude!
“JUDE! JUDE!” Comincio a urlare precipitandomi fuori dalla stanza per piombare nella sua. VUOTA.
“JUDE!!”
Esco dalla stanza, vado su e giù per il corridoio gridando come un pazzo, finché non noto una porta socchiusa. Mi precipito dentro e lo vedo steso per terra, bianco come un fantasma, davanti a un armadio vuoto.
“JUDE!” comincio a schiaffeggiarlo, finché non rinviene, sbattendo le palpebre, visibilmente confuso. Appena mette a fuoco il mio volto, assume un’espressione terrorizzata. Mi afferra per le spalle, stringendo forte, e in lacrime mi urla: “Rob!! Tu!! Il tuo cadavere!! Nell’armadio!!”
Sollevato, scoppio a ridere. La mia risata ha un che di isterico, devo dire.
“Jude, tu deliri. Hai le allucinazioni. E’ la stanchezza... Dai, ti accompagno a letto e poi vad...”
Non mi fa neanche finire la frase che è di nuovo in lacrime. “No, Rob, non lasciarmi, non lasciarmi...”
Ok, ricapitoliamo. Prima mi abbraccia come se fossi la sua unica speranza, poi la notte non mi risponde, non mi guarda, mi fa capire che vuole che io me ne vada; poi si alza, presumibilmente per venire a cercarmi, sostiene di aver visto il mio cadavere nell’armadio e sviene; infine mi prega di non lasciarlo.
Sì, comprensibile, direi. Lo prendo in braccio, gli lascio un breve bacio sulla fronte, lo accompagno a letto, mi stendo accanto a lui.
Lui mi abbraccia stretto. Penso abbia paura che io me ne vada.
Non può sapere che è l’ultima cosa che farei, in questo momento. 




Angolo dell'autore
Ciaooooo! Ecco il secondo capitolo :D
Non ho molte osservazioni da fare, a parte che non so da dove mi sia venuta l'idea del delirio della malatia. Probabilmente ancora da Edgar Allan Poe, mi sta influenzando troppo, devo smetterla di leggerlo. Sarà meno macabro dal prossimo capitolo. Anche perchè le vicende si svolgeranno di giorno :-)
Beh, grazie a tutti quelli che hanno recensito, grazie a tutti quelli che recensiranno, Grazie a Rob e Jude perchè esistono!!!
   
 
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