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Autore: Lely1441    17/09/2011    1 recensioni
Siamo ormai al sesto anno per Lily Evans e i Malandrini: James dedica come sempre troppe attenzioni alla ragazza di cui innamorato e lei, come al solito, cerca in tutti i modi di liberarsene... Ma non è l'unica a cui il modo di fare di Ramoso dia ai nervi.
James Potter si è totalmente dimenticato della componente gelosa del suo migliore amico e, purtroppo per lui, imparerà ben presto che sottovalutarla è stato uno sbaglio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cave canem!
 
 
Quarto capitolo ~ Chi fa falla, e chi non fa sfarfalla
 
«Quindi sei stato punito insieme a James?», sussurrò il pomeriggio seguente Lily, evitando di guardare il ragazzo stravaccato sulla sedia davanti a lei. «Però, anche tu… che bisogno avevi di creare tanto trambusto?»
«Non fare domande a cui non puoi avere risposta, Evans», mormorò l’altro, cercando di non far cadere la piuma che teneva sospesa sopra il labbro superiore a guisa di baffo.
La ragazza scosse la testa, ma continuò a scrivere il suo compito di Difesa contro le Arti Oscure in silenzio. Avevano preso l’abitudine di studiare insieme - o meglio, lei studiava, lui si distraeva tutto il pomeriggio, salvo fare in un’ora quello per cui lei ne aveva impiegate quattro - prediligendo la biblioteca come luogo dei loro ritrovi, a volte allietati dalla presenza di Remus. Il povero ragazzo aveva una gran pena di Peter, lasciato completamente solo in balia di James che gli impediva di studiare in santa pace a causa delle sue continue occhiate assassine - come poteva Codaliscia concentrarsi quando il suo più caro amico era in una situazione tanto infelice? -, e quindi il Prefetto approfittava degli allenamenti del più vanitoso Cacciatore della scuola per aiutare l’altro il più possibile in sala comune, proprio come in quel momento.
Intanto le ombre della sera si erano allungate sui tavoli e si avvicinava l’ora di chiusura; Lily posò la penna sul tavolo e allontanò la pergamena con aria vagamente disgustata.
«Pensavo che almeno durante il sesto anno fossimo risparmiati da un tale massacro, dato che non ci sono gli esami importanti come i G.U.F.O.  o i M.A.G.O… Eppure, non siamo ancora a dicembre che già siamo carichi come lo scorso aprile!»
«Ora non esagerare», la rabbonì Sirius, con aria serafica. «Nessuno del sesto ha ancora avuto un crollo nervoso come la piccola Webb».
Kelly Webb, infatti, Corvonero del quinto anno, durante l’ora di Trasfigurazione aveva accidentalmente distrutto il cappello preferito della McGranitt; attonita dalla sonora ramanzina che si era dovuta sorbire, era scappata dalla classe in lacrime e aveva incrociato Pix, che l’aveva rincorsa senza pietà. Vitious l’aveva recuperata sotto shock dietro un arazzo al secondo piano e le aveva imposto di rimanersene tre giorni in infermeria, per riaversi dal brutto colpo. La storia aveva fatto il giro di tutti i tavoli della Sala Grande quando un Serpeverde del suo anno le aveva sibilato all’orecchio qualcosa riguardante molto probabilmente un cappello da strega ed il suo improprio utilizzo: si era beccato una sonora sberla davanti a tutti gli studenti, tanto che Nevrotica Webb era diventata d’un tratto la mascotte dei Corvonero e quando i membri di Tassorosso e Grifondoro la incrociavano in giro non le risparmiavano affettuose pacche sulla schiena, complimenti o sorrisi di ringraziamento. La sua popolarità aveva subito una notevole impennata.
«Tu ovviamente hai già terminato tutto, dato che stasera sei in punizione…», mormorò Lily con tono rassegnato. Ormai non aveva neanche più la forza di sentirsi invidiosa di quella specie di Signore del Tempo (*) che non si vedeva mai studiare ma che era impossibile trovare impreparato. La ragazza aveva sentito parlare delle Giratempo, ma non era mai riuscita a intravvedergliene una addosso.
«Ho avuto un incontro decisamente coinvolgente con qualche rotolo di pergamena e dei libri, prima», ridacchiò lui. «Dopotutto, non voglio che tra me e la Foresta Proibita ci siano dei terzi incomodi».
La ragazza sussultò e lo fissò spaventata:
«Stai scherzando, vero? Non andrete davvero nella Foresta Proibita? Dovrebbe essere illegale, Silente dovrebbe fare qualcosa con quel mostro di Gazza, quel…»
«Lily, calma, tranquilla», la interruppe lui, sorpreso da quella sua reazione. «Non credo ci condurranno là dentro, non dopo l’ultima volta, perlomeno… Ma anche se fosse, ti assicuro che è decisamente sopravvalutata: non c’è niente di così terrificante. Peter affamato è più pericoloso di ogni creatura che potrebbe vivere in quella selva».
Lei annuì, ma non lo guardò negli occhi; Sirius aveva ormai capito che farla alterare era l’unico modo per alleggerire la tensione, anche se questo significava sempre qualche probabile fattura rivolta al suo indirizzo. «Oh, non mi dirai che sei preoccupata», cantilenò, prendendola in giro e rimanendo a studiare la sua replica.
«Per voi due? Penso che l’unico che dovrebbe sollevare il mio timore sia proprio Gazza», ribatté lei, fingendosi distaccata. Sirius sorrise e l’aiutò a mettere a posto la sua roba, prima di passarle un braccio attorno alle spalle e condurla verso il loro meritato pasto.
«Stai tranquilla per Ramoso… C’è pur sempre Pix a proteggerlo da quadri impertinenti e ragazzine elettrizzate».
«Idiota».
 
*
 
Gazza aveva portato i due Grifondoro nel corridoio principale del sesto piano, indicando loro le armature che li fissavano senza espressione.
«Dovete ripulirle. Tutte. Al mio ritorno voglio che risplendano come il sole».
Sirius roteò gli occhi al cielo e James sbuffò sonoramente, ma l’uomo sembrò non badarci. «Solo olio di gomito, niente incantesimi. E state attenti agli elmi… Non vorrei che perdeste una mano come un Tassorosso di mia conoscenza».
Appoggiò la lanterna che aveva portato con sé sul pavimento di pietra insieme al secchio con i detergenti, girò le spalle e se ne andò zoppicando verso le scale, con il solito orribile ghigno a deformargli il volto.
«Quella del Tassorosso se l’è sicuramente inventata…», borbottò Ramoso, afferrando di malavoglia uno straccio unto quasi quanto i capelli di Mocciosus e versandoci sopra una considerevole dose di “Ruggi-NO!”, guardando disgustato il liquido color diarrea di gufo venire immediatamente assorbito dal tessuto.
«Puoi sempre provare. Magari sono armature a prova di stupido, captano l’idiozia altrui e si mettono in moto per eliminarla», rispose seccamente il suo ex-migliore amico, che si era già portato avanti col lavoro.
James ebbe la fortissima tentazione di afferrare il secchio e tirarglielo in testa; quella fugace immagine riuscì a risollevargli appena lo spirito, quel tanto, perlomeno, che serviva a tentare di non commettere un omicidio dentro le mura di Hogwarts.
Lavorarono in silenzio, di buona lena, per i primi tre quarti d’ora, lasciando che l’energico strofinio fosse l’unico rumore di sottofondo. Mano a mano che il tempo passava, James approfondiva tra sé e sé il discorso che voleva condurre con l’altro, calibrando le domande da porgli. Sirius era permaloso quanto un centauro, quando ci si metteva, quindi pregò Merlino che un minimo di savoir faire di Remus fosse riuscito a contagiare anche il ramo Potter, dopo sei anni che si conoscevano.
«Senti, mi spiace».
«Per essere un emerito cretino? Sono d’accordo».
Sì, va bene, al diavolo il savoir faire e tutti i francesismi annessi e connessi!
«Mi spiace della situazione», ringhiò a labbra strette, rischiando di staccare una placca di ferro dal suo supporto con una passata troppo violenta. «Ma dato che sei tu quello che sta uscendo con la mia ragazza, non penso di dovermi scusare».
«Ah, era la tua ragazza? Perdonami, penso di essermi perso il momento in cui lei ti ha detto di sì», ribatté l’altro causticamente. Se Ramoso voleva battaglia, lui di certo non si sarebbe tirato indietro.
«Be’, quasi, prima che qualcuno non decidesse di uscirci insieme!», alzò il tono di voce l’altro, buttando stizzito lo straccio a terra.
«E a me non ha detto no!»
«L’avrai drogata!»
«Cosa?!»
«Ehi, voi due!», strillò una voce dalle tenebre. Sirius e James continuarono a guardarsi in cagnesco anche all’arrivo di Mastro Gazza, che passò ad analizzare il lavoro svolto con occhio critico. «Direi che ancora non ci siamo, prevedo molte altre serate di punizione… Parlerò con la professoressa McGranitt di questo», annunciò, gongolando come un bambino davanti ai regali di Natale.
«Sai che roba…», borbottò Sirius, avviandosi ai dormitori, con James che lo seguiva a debita distanza. Gli animi erano ancora incandescenti, ma il magico momento era stato spezzato e nessuno dei due aveva più voglia di parlare, preferendo rimanere ciascuno sulla propria livida posizione.
Quando entrarono nella sala comune, James lo superò di corsa e si diresse verso il suo letto, senza badare al fatto che dal bracciolo di un divanetto spuntava una ciocca di capelli rossi ben nota, cosa che invece l’altro non mancò di notare.
Lily si era addormentata sul divano, rannicchiandosi come il suo grasso gatto peloso contro lo schienale; sul tavolino era rimasto aperto un libro che Sirius prese in mano, prima di sedersi sulla poltroncina accanto e distendere le gambe in maniera poco consona al galateo a cui era stato abituato fin da piccolo. Chiuse di scatto le pagine e dovette soffocare una risata con una mano, vedendo che faceva parte della stessa serie che la signora Potter collezionava con cura e che il marito non mancava di etichettare spesso come “spazzatura”: uno di quei romanzetti rosa da cui solitamente i maschi si tengono alla larga come fossero infetti da qualche strana malattia incurabile.
«Non ti facevo tipo da leggere questa roba, Evans», esordì, rimanendo a godersi lo scatto repentino che fece la ragazza, destandosi di soprassalto.
«Chi… Cosa… Ah, sei tu», mormorò lei, passandosi una mano sulla faccia e scuotendo con forza la testa per svegliarsi definitivamente. «La punizione è già finita?»
«Sì… Ma ripeto la mia osservazione: pensavo che l’integerrimo Prefetto Lily Evans disdegnasse letture di questo tipo», proseguì lui, ben deciso a mettere un dito nella piaga - o magari una mano intera.
Difatti, lei arrossì paurosamente, non sapendo bene cosa rispondere.
«Non è mio, è di Mary… Non sapevo cosa fare mentre ti aspettavo e gliel’ho chiesto in prestito, tanto per fare qualcosa».
«Mi stavi aspettando?», le domandò Sirius con un guizzo d’interesse negli occhi grigi, solamente per ricevere come risposta un’occhiata di rimprovero.
«Sappi che mi sento direttamente responsabile di tutta la faccenda, e non intendo rimanere con le mani in mano».
«Quindi ti proporrai a Gazza come inserviente sostitutiva?»
«In realtà pensavo più a un supporto di tipo morale», ribatté lei con tono sostenuto, «dato che non sono stata io a rifilare un pugno a quell’altro stupido».
«Già te ne vai?», chiese Sirius con una punta di delusione, osservandola alzarsi in piedi e rassettarsi la gonna. Lei lo fissò e allargò le braccia, come a voler dire: “cos’altro potrei fare?”
«Dobbiamo alzarci presto domattina, se te ne sei dimenticato».
«Lo so, lo so», si arrese lui, seguendola fino alle scale che portavano ai dormitori; la ragazza aveva già un piede sul primo scalino, quando la richiamò. «Ehi, Evans. Dimentichi una cosa».
«Cosa?»
Aveva girato la testa, e Sirius ne aveva approfittato per posarle una mano sulla guancia e baciarla.
«Il bacio della buonanotte. Sogni d’oro, Lily».
 
*
 
«Sei un idiota», sbottò Remus, tagliando con troppa foga le lumache poste sul tagliere e rischiando di amputarsi un dito. «Avevi detto “relazione senza implicazioni”, e questa non è assolutamente una relazione senza implicazioni, razza d’imbecille!»
«Sai, comincio davvero a stancarmi di tutta la gente che si diverte ad insultarmi, questi giorni», rispose piccato Sirius. Era in torto, torto marcio, e questo lo rendeva nervoso ed irritabile.
«Be’, hanno tutti ragione, Felpato! Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Sai meglio di me-»
«Che la Evans è off-limits. Senti, non lo so cosa mi è preso, va bene? Era lì, e io… Io…»
«L’hai baciata! Sapendo bene quanto Ramoso sia cotto di lei, hai baciato la quasi-ragazza del tuo migliore amico!», sibilò Lunastorta, controllando che nessuna orecchia indiscreta riuscisse a captare qualcosa nel rumore prodotto dal sobbollire dei calderoni.
«Oh, ma volete piantarla di considerarla tutti la sua ragazza? Non mi sembra che intorno al suo collo ci sia il cartello “Occupata”, “Fidanzata” o “Fregata per sempre da quell’idiota di Potter”».
Remus finì di leggere l’ultima parte delle istruzioni e cominciò a girare la pozione in senso anti-orario; il suo blu scuro era ben lontano dall’essere anche lontanamente paragonabile all’azzurro chiaro che era sicuro ci fosse nei calderoni di Lily o Severus, ma aveva smesso di fare delle lezioni di Lumacorno un eccessivo cruccio. Pozioni non sarebbe mai stato il suo mestiere, dopotutto.
«Sei perfettamente a conoscenza di come funzioni tra noi. La donna di un Malandrino non può essere toccata da nessuno, tantomeno da un altro Malandrino».
«Oh, ti prego», sbuffò Sirius, dedicandosi alle sue radici di valeriana come se volesse polverizzarle con la sola forza del pensiero. «È una stupida regola che si è inventato Ramoso, e l’ha fatto solo perché in quel periodo le ronzava attorno Harvey».
«Tu eri comunque d’accordo».
«Non è la sua donna!»
«Avanti, è come se lo fosse. Lei è innamorata di lui».
Sirius rischiò di compromettere la sua decente carriera da pozionista scambiando le parti scartate con quelle buone, ma riuscì a salvarsi in extremis.
«Questa è la più grossa… fandonia… che abbia mai sentito in quasi diciassette anni di vita».
«Avanti, apri gli occhi: l’unica cosa che ancora la frena è il suo orgoglio, dato che ha passato mesi e mesi a rifiutare di ammettere con sé stessa che quell’essere immaturo potesse davvero amarla».
Felpato riprese a macinare gli ingredienti pensierosamente: non esisteva che Lily fosse presa da Ramoso, no davvero. «Magari non a livello conscio, ma ti assicuro che è solo questione di tempo».
«Lunastorta, con tutto il bene che ti voglio… Sicuro che la luna piena non cominci ad avere anche altri generi di effetti, su di te? Non so, un qualche tipo di minorazione mentale. Magari ti sta lentamente risucchiando il cervello».
«Non essere maleducato, Sirius», lo rimproverò seccato Remus. Era lui il primo a scherzare sopra la sua condizione di lupo mannaro, ma non quando le frecciatine si facevano pesanti e sgarbate. L’altro se ne pentì subito, e decise di riparare come poteva:
«Scusami. Ammetto di aver esagerato. È che è tutta questa situazione… Non so più come comportarmi».
«Be’, sappiamo entrambi che Lily è un capriccio… Potresti finirla qui, così da non arrecare ulteriori danni».
Remus si aspettava una risposta, ma il silenzio andrò prolungandosi in maniera direttamente proporzionale alla sua preoccupazione. «Perché per te Lily è un capriccio, vero?»
Sirius non sapeva, in tutta onestà, cosa rispondere. La ragazza non gli era mai andata particolarmente a genio perché era schifosamente geloso del suo migliore amico - e gli costava molto ammetterlo, perché questo faceva di lui una femminuccia melensa - e non si era mai curato granché di conoscerla meglio. Però doveva riconoscere che era una brava ragazza, dolce, bella, intelligente e sarcastica, a volte disarmante… La sera prima l’aveva baciata per una rivincita personale contro James oppure perché davvero l’aveva voluto?
«Ci devo pensare».
«Felpato…»
«Ci devo pensare».
Lunastorta scosse il capo e si preparò a versare in una provetta il contenuto necessario per riempirla, meditando sul fatto che, se le conseguenze erano quelle, era meglio non innamorarsi mai di nessuno.
Tantomeno di una Evans.
 
 
 
 
(*) Riferimento al Doctor Who ♥
   
 
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